diciamo - il quindicinale indipendente
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di Annibale Elia
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di Cesare Lia
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di Lucio Vergari
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In questo numeroIn questo numeroIn questo numeroIn questo numero
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SOTTO A CHI TOCCA
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“AH, FORS ’È LUI!”
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Quindicinale Indipendente Anno IV n. 85 06 FEBBRAIO 2010
VINCI SUBITO UNA RICARICA TELEFONICA DI 10 € DEL L’ OPERATO-RE PREFERITO CON I NOSTRI DICICRUCI
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ANNA E GLI ALTRI
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SCHIAVI DELLA TEC-NOLOGIA
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EOLICO E FOTOVOL-TAICO ALL’ASSALTO DEL SALENTO
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C A S A R A N O -SANT ’ANT ONI O, UN ALTRO RINVIO
PUGLIA: REGIONALI 2010 Il 28 e il 29 marzo prossimi siamo chiamati a sce-gliere il nuovo governatore della Regione Puglia, ma già in questi giorni stiamo vivendo una campa-gna elettorale calda, nonostante il clima inverna-le, a causa di una situazione politica disastrata, che va ad aggiungersi a quella economico-sociale già di per sé naufragata tra le rovine di questa lunga e interminabile crisi.
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RICORDARE
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INSIDIE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO PER IL TRICASE
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CHI È IL FANNULLONE?
AGENZIA DELLE EN-TRATE: BONUS SICU-REZZA E BONUS AS-SUNZIONI
CONSIGLIO COMUNALE CON SORPRESA
GIUSEPPE CODACCI PISANELLI: L’UOMO DI SEMPRE
Sembra che il nostro giornale, piccolo che sia, abbia finalmente fatto breccia sulla decisone di dedicare maggiore attenzione agli uomini che hanno reso grande la provincia di Lecce e la puglia inte-ra. GIUSEPPE CODACCI PISANELLI darà il suo nome all’Università del Salento. E’ una delle richieste avanzate da DICIAMO attraverso un mio arti-colo e presa in seria considerazio-ne da l prof. Pank iewich dell’Università del Salento, ha trovato il primo concreto SI da parte del Sindaco di Tricase Anto-nio Musarò. E’ giusto che il padre dell’attuale Università del Salento, ideatore dell’iniziativa culturale, abbia que-sto primo riconoscimento se si pensa agli anni ’50 ed a quando, partendo da una situazione vera-mente precaria ideò l’iniziativa di creare un Consorzio Universitario Salentino per dare vigore a sfogo a tutta una cultura che, partendo dalla nostra terra, riusciva ad im-porsi all’Italia ed al mondo attra-verso istituzioni che in Puglia ave-vano solo una sparuta presenza
nell’Università di Bari. Ricordo ancora quando l’idea pre-se piede ed investì tutte le ammi-nistrazioni comunali del Salento,
quelle provinciali e semplici citta-dini. Ricordo ancora quando, a-vendo avuto l’equiparazione alle istituzioni statali, furono chiamati a raccolta giovani e meno giovani, pronti ad abbracciare un corso di studi umanistici, per iscriversi al corso istituito presso il Consorzio U n i v e r s i ta r i o . R i c o r d o l’entusiasmo che l’iniziativa deter-minò. Pensavamo di aver raggiun-to già in capolinea e parlavamo di vera e propria Università degli
Studi quando ancora era un tenta-tivo di dimostrare allo Stato che tante menti qui da noi avevano la volontà e la capacità di esprimere in loco le loro possibilità scientifi-che. L’On.le Giuseppe Codacci-Pisanelli, da buon cattolico, era sin dall’inizio fiducioso di giungere al traguardo. Era un uomo che sape-va leggere nel futuro ed era un uomo dalle grandi capacità non solo intellettive ma politiche che non si fermava di fronte al primo ostacolo. Molti nella nuova Università vede-vano il proprio posto di lavoro ma Egli vedeva lo sviluppo di una ter-ra, emarginata dal resto della Na-zione, ma piena di intelligenze fertili e capaci di imporsi nel futu-ro. Tanti altri sacrifici ha dovuto af-frontare, però, prima di raggiun-gere la meta. E non solo Lui! Ma chi gli è succeduto nell’incarico di Rettore dell’Ateneo, dopo il decre-to di istituzione dell’Università promossa dal Consorzio. Sacrifici per l’istituzione, sacrifici per l’ampliamento, sacrif ici per l’autonomia.
POLITICA & SOCIETA’ Reciprocità e g ra tuità de ntro il m e rca to
Qualche tempo fa abbiamo riflettuto sul ruolo dei cat-tolici nell’Italia di oggi, sulla loro laicità e sulla loro de-mocraticità. Oggi vogliamo occuparci della questione sociale e del mercato alla luce dell’enciclica Caritas in Veritate, con la quale Benedetto XVI ha voluto impri-mere un nuovo corso all’insegnamento sociale della Chiesa.
ASTICE AL FORNO
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ALZATI E CAMMINA
Lucio Vergari
pag. 2 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima A sfidarsi saranno il presidente uscente Nichi Vendola, ex membro del PRC e attua-le anima ed esponente di spicco della Sini-stra Ecologia Libertà, il candidato del PDL Rocco Palese, braccio destro e uomo di fiducia di Raffaele Fitto, Adriana Poli Borto-ne, la cui candidatura autonoma è appog-giata dall'Unione di Centro, Michele Rizzi coordinatore regionale di Alternativa Co-munista e l'imprenditore Pasquale Bacco di Fiamma Tricolore. Il presidente uscente, che ha stravinto le primarie con il 73% di preferenze, è appog-giato dal Partito Democratico, Italia dei Valori, Sinistra Ecologia Libertà, Partito Socialista Italiano, la Federazione della Sinistra e la Lista Bonino Pannella, ma ha perso il sostegno dell'UDC, che sarebbe scesa in campo con il centrosinistra solo se le primarie fossero state vinte da Francesco Boccia. Il centrodestra, dopo aver pensato di can-didare uno tra il magistrato Stefano Dam-bruoso e il giornalista Rai Attilio Romita o, addirittura, la senatrice Adriana Poli Borto-ne, converge, dunque, verso il consigliere regionale Rocco Palese, che però non piace all'UDC e, a quanto pare, neanche a Silvio Berlusconi che cerca invano, almeno per il momento, una strada alternativa. Ma la candidatura che fa più rumore di tutte è sicuramente quella della senatrice Poli Bortone, una figura imponente, appog-giata in pieno dall'UDC di Pierferdinando Casini che incassa anche il sostegno di Mo-vimento per le Autonomie, Partito Pensio-nati, Rifondazione Democristiana, Rinascita Popolare, Democristiani e Libertà, Lista Per il Sud e Lega Meridionale.
A queste tre figure di spicco, si sono ag-giunte due altre candidature che rappre-sentano, a loro modo di dire, l'alternativa a questa nuova-vecchia politica: si tratta di Michele Rizzi, a quanto sembra in forte contrapposizione con Nichi Vendola, per-ché «rappresenta la continuità con il suo primo governo», dice il giovane operatore precario in un call center di Bari, caratteriz-zato da «finanziamenti alle scuole private, un padronato che delocalizza dopo aver depredato soldi pubblici, uno sfascio della sanità», mentre per la destra e, nello speci-fico, Fiamma Tricolore, il candidato giusto è Pasquale Bacco, medico del Lavoro, in contrasto con il PDL perché troppo centrista e per aver atteso molto pri-ma di ufficializzare la propria scelta. Da questo quadro sembre-rebbe tutto ben chiaro e definito, ma trovandoci in politica tutto ancora potreb-be succedere. Tante e trop-pe sono le voci che circolano circa i tentativi di persuasio-ne da parte del Pdl nei confronti della sena-trice di Io Sud perché, se tanto mi da tanto, è inutile prendersi in giro, Nichi Vendola esce fortissimo dalle primarie e super favo-rito nella corsa alla presidenza, con tutto il centrosinistra (a parte i franchi tiratori!!!) con lui, mentre l'elettorato opposto indeci-so su chi dirigere il proprio voto, con Rocco Palese che rischia di trovarsi a capo di una coalizione di centrodestra formata solo da tanti piccoli gruppi locali. Ma, appunto, siamo in politica, quindi Rocco Palese po-
trebbe stravincere, Nichi Vendola uscirne sconfitto, così come potrebbe spuntarla la senatrice, sconfiggendo le due potenze politiche... Ipotesi, che fanno pensare, pe-rò, come questa politica vada sempre più a deteriorarsi, guardando il proprio elettora-to come dei numeri da cui attingere voti, come se tutti hanno un prezzo e possono essere comprati (o presi in comodato d'uso gratuito, cosa più probabile!!!), solo per raggiungere quell'ambita vittoria, a volte più per ripicca che per sistemare veramen-te una popolazione in degrado. Una cosa è certa, i cittadini si stanno ribel-
lando, non vogliono più le decisioni prese a ta-volino ma desiderano essere parte attiva ed integrante di un proget-to politico che parta dalla base, da una con-sulta libera e democrati-ca, come appunto legit-timato dalle primarie del centrosinistra. Le persone, anche se non lo ammettono,
credono ancora nei politici, anche se nelle occasioni che contano dimostrano per lo più di essere solo politicanti; prova ne è l'incontro chiesto dai cassintegrati del Clu-ster Adelchi con i tre massimi candidati alla regione, con la speranza e l'auspicio che qualcosa si possa muovere. Il Salento, ma il meridione in generale, è considerato il motore dell'Italia ma, cari politici, da tempo questo motore ha termi-nato la benzina e senza carburante non si accenderà mai.
segue da pag. 1 PUGLIA: REGIONALI 2010
SOTTO A CHI TOCCA di Rita De Iaco
Ricomincia la bagarre elettorale. Dopo il delinearsi degli schiera-menti in campo e l’indicazione dei candidati alla presidenza della Regione, si apre la corsa alla composizione delle liste. Il toto-nomi vorrebbe in lizza numerosi assessori, sindaci e consiglieri, che dopo aver conquistato gli scranni di comuni e province, nella scorsa tornata, sarebbero già pronti ad affilare le armi per la prossima compe-tizione. Ormai l’attività del politico è diventata un continuo rincorrere la carica più prestigiosa. Se le indiscrezioni di questi giorni dovessero essere confermate, molte amministrazioni ver-rebbero “decimate” dalle nuove candidature a cominciare da quella della Provincia di Lecce. Numerosi sarebbero i componenti consiglio ed esecutivo impegnati nelle prossime regionali. Fenomeno che si riverbererebbe in molte altre Amministrazioni locali. Sono passati appena sette mesi dall’insediamento dei nuovi governi, se si considera la pausa estiva e quella natalizia, si ha contezza di quanto esiguo sia stato il tempo a loro disposizione per conoscere il territorio. Una realtà complessa e problematica che esige risposte ed interventi concreti. Eppure, sono già pronti a nuove conquiste. A farne le spese, come sempre, i cittadini. Se, infatti, amministrare significa programmare e realizzare interventi che diano soluzioni ai quesiti della comunità e ne favoriscano la crescita e lo sviluppo, ci si ren-de conto di come il tempo e gli sforzi profusi nelle competizioni
elettorali costituiscano energie sottratte all’attività amministrati-va. Le elezioni sono certo un grande strumento di democrazia, ma se a correre sono sempre gli stessi è inevitabile che, di campagna elettorale in campagna elettorale, le istanze dei cittadini vengono
accantonate e rinviate al dopo votazioni. D’altronde il fenomeno delle recentissime pri-marie in Puglia è la riconferma, se ancora ce ne fosse bisogno, del divario sempre maggiore che esiste tra casta politica e società civile. La prima, arroccandosi ed avviluppandosi sempre di più in se stessa, non è ormai in grado di rappresentare gli amministrati. I giochi di potere e le trame di palazzo sono lontane anni luce da questioni so-ciali ed aspettative della gente. La politica diven-ta, ogni giorno di più, alternativa a se stessa, fenomeno confermato dal “nuovo nepotismo”. Sempre nel toto-nomi molti sarebbero i “figli
d’arte” pronti a cogliere l’eredità di padri o parenti, camuffando di democrazia e svecchiamento quella che appare più come una “successione monarchica”, che va a rinforzare il tanto vituperato fenomeno clientelare, piaga della società salentina. La politica continuerà dunque il suo penoso show. Ricominceranno a compa-rire le gigantografie sui muri, i santini invaderanno le strade, la demagogia farà bella mostra di se nelle piazze. E la crisi, i proble-mi dei lavoratori, le emergenze sociali, la disperazione della gen-te, la società che arranca? ADESSO CI SONO LE ELEZIONI!!
Annibale Elia
pag. 3 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima segue da pag. 1 POLITICA & SOCIETA’
Reciprocità e g ra tuità de ntro il m e rca to Il S. Padre ci aiuta con la nuova Enciclica a comprendere come la questione sociale si sia trasformata in questione antropologi-ca. Egli parla di sviluppo umano integrale. Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è voca-zione. E’ questo il presupposto sul quale il Papa costruisce la CV. Proprio perché lo sviluppo è risposta dell’uomo alla sua vocazione trascendente –spiega- è necessario che il progresso sia confor-me alla dignità dell’uomo. Se dunque il vero progresso consiste nella realizzazione libera e responsabile della vocazione che l’uomo ha ricevuto, ne consegue che “lo sviluppo umano integrale” non può non fare riferimento a Colui che chiama, cioè non può che essere trascendente. E’ questa la ragio-ne per cui Dio e la religione non si pos-sono escludere dall’orizzonte umano. Il secondo principio fondamentale è che lo sviluppo, per essere veramente uma-no, ha bisogno di fraternità. Le gravi si-tuazioni pers istenti, se non addirittura aggravate, nel mondo globalizzato quali, per esempio, l’attività finanziaria utilizza-ta male, in modo prevalentemente specu-lativo, i flussi mig ratori abbandonati drammaticamente a se stessi, lo sfrutta-mento sregolato delle risorse della terra, la corruzione e l’illegalità sono la prova per Benedetto XVI che senza carità nella verità non si dà fraternità, né sviluppo vero, umano e integrale; sono la dimo-strazione che le strutture economiche e le istituzioni da sole non bastano, se manca l’attenzione alle componenti umane e umanizzanti dello sviluppo. Infine il S. Padre ins iste che le riforme vanno affrontate in una prospettiva in-terdisciplinare, collegando i vari aspetti dello sviluppo in una visione d’insieme. Molti problemi posti dalla “questione antropologica” sono collegati tra loro; i diritti individuali non si possono svincola-re da una visione complessiva di diritti e doveri, altrimenti la rivendicazione dei diritti diviene l’occasione per mantenere i privilegi di pochi. A questo punto è necessario interpretare i segni dei tempi alla luce della rivelazione cristiana e del magistero della Chiesa. Il Papa muove dalla verità incontrovertibile che la vita è un dono. Ogni persona è essenzialmente una “vocazione”, un pro-getto di Dio da accogliere con gratitudine e da realizzare liberamente e responsabil-mente. Se si vuole che le relazioni umane siano solide –sia quelle personali private, sia quelle pubbliche-, esse si dovranno fondare su una carità vera. Va sottolineata quindi l’esigenza di solu-zioni nuove. Perseguire il bene comune vuol dire crea-
re le condizioni socioeconomiche affinché possano essere rimosse tutte le condizio-ni che ostacolano o impediscono che l’uomo possa sperimentare questo per-corso e sperimentare la pienezza di sé. Più concretamente una prima indicazione è che la vera carità implica non il fare l’elemosina ma il dare dignità, il creare
condizioni che mettano chi è nel bisogno in grado di reggersi sulle proprie gambe. E’ evidente che questo nuovo approccio domanda un impegno maggiore ai “donatori”. Il riferimento è a tante buone pratiche di successo già in essere (microfinanza, Cees ecc) E’ la riscoperta del terzo principio della rivoluzione francese, non realizzato, la fraternità. Se libertà ed eguaglianza si affidavano alle istituzioni, alle regole, all’ingegneria sociale, l’enciclica ci offre un modello caldo nel quale le persone cercano il bene comune e si coinvolgono in relazioni di fraternità creando ponti fra diverse realtà (associazioni, imprese so-ciali), ed al contempo i cittadini divengo-no protagonisti con le loro diverse scelte di consumo e di risparmio. Ne discende che non possiamo più affi-darci esclusivamente alle Istituzioni per soddisfare quel diritto allo sviluppo cui tende l’umanità tutta intera. Nella CV si parla di gratuità e di dono co-me di parole riguardanti il mercato, “possono e devono trovare posto entro la normale attività economica” (n.36). Il dono che troviamo nell’enciclica è un “darsi”, una modalità dell’azione, un “come” si agisce. Il sistema economico funziona su accordi tra individui aventi interessi contrapposti che decidono di fidarsi reciprocamente, anche in presenza di informazioni incomplete e di conse-guenze contrattuali non sempre prevedi-bili. L’enciclica invita a superare la dicotomia non profit – for profit, a favore di un’idea di economia civile, che considera l’intero mercato e ogni forma di impresa come realtà umane a tutto tondo, chiamate ad aprirsi al loro interno al dono-gratuità. Contratto e dono sono considerate forme di reciprocità alleate per una società più civile, e non in conflitto tra loro. Se
l’economia è attività umana, non è mai eticamente e antropologicamente neutra-le: o costruisce rapporti di giustizia e di caritas, o li dis trugge. Non c’è alternativa. Insomma il mercato viene richiamato a lla sua dimensione originaria di inclusione sociale, ed il contratto è sussidiario alla autentica promozione umana e al bene
comune. La rivoluzione culturale che intendiamo compiere come cristiani passa attraver-so un supplemento d’anima da immet-tere nelle relazioni che vanno persegui-te come bene in sé, così avranno l’effetto indiretto della loro fecondità anche nella dimensione economica. L’esempio dei nuovi attori identif icati dall’enciclica mostra come la relazione accresce il bene della persona renden-do feconde due povertà: la povertà di
senso di chi ha e rischia di non condivide-re e non aprirsi all’altro e la povertà ma-teriale o la condizione di bisogno di chi chiede non elemosina ma pari opportuni-tà ovvero una mano per poter recuperare la propria dignità ed essere titolare di diritti e di doveri. L’incontro tra queste due povertà è il se-greto che porterebbe alla soluzione delle tre dimensioni del problema che oggi affligge l’umanità (povertà materiale di fasce ancora troppo ampie della popola-zione, degrado ambientale e crisi di senso e di felicità). Non assisteremmo allora alle scene strazianti, se volete, di operai sui tetti delle fabbriche, se l’economia e la società riconquistassero il rapporto con la gratuità, recuperando quindi il rapporto con l’umano nella sua interezza.
PERIODICO ISCRITTO AL NR. 1005 DEL REGISTRO DELL A ST AMPA DEL
TRIBUNALE DI LECCE IN D ATA 26.11.2008
Direttore Editoriale Salv atore Giannuzzi
d.editoriale@diciamo.it
Redazione Sal vatore D’Elia, C esare Lia, Barbara F errari,
Rita De Iaco, Antoni o Baglivo, Daniel e Baglivo, Vito Accogli, Rosanna M astria, Rocco Chiri vì,
Maria Soledad Laraia, R oberto Mol entino, Francesca Cesari, Anni bale Elia, Laura Longo, Donato Nuzzaci, Lucio Vergari, Pietro Russo,
Sal vatore Errico, C arlo Pasca, Attilio Palma, Rita Lia, Francesco Elia, Er melinda Placì,
Francesca De Marco, Sil via Lubello.
Stampato c /o Associazi one Cultur ale Diciamo in Tricase, alla via G. Garibaldi, 60
Tel./Fax: 0833/784126 redazione@diciamo.it
Distribuito gratuitamente in una tiratura di 20.000 copie
La collaborazione a questa rivista sotto qualsiasi forma è gratuita. La direzione si riserva di rifiutare insindacabilmente qualsiasi testo e qualsiasi inserzio-ne. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
RICORDARE
pag. 4 AttualitàAttualitàAttualitàAttualità di Silvia Lubello
Ormai è passata quasi una settimana dalle commemorazioni della Giornata della Memoria; il coro di mille voci ha già detto tutto quello che c’era da dire,e questa altro non vuole essere se non una semplice riflessione sul valore di quan-to è stato visto e scritto a questo proposito … c’è sempre un ‘ombra che si trascina lenta dietro la pietà e la commozione di questi giorni: quella de l presente. Perché è facile parlare di Memoria, ma cosa assai più difficile è ricordare.
Sono passati dieci a nni dall’ultima vol-ta che ho visto A u s c h w i t z , dall’ultima che ho visto quella scritta troneg-giare su quel cancello nero, quello schiaffo alla dignità perdu-ta dell’uomo; ricordo la pioggia che batteva legge-ra sui capannoni e sulle pozzanghere, quel silenzio che sapeva di abbandono e indifferenza … quelle pie-tre che avevano visto trop-
po e che nulla volevano dire, e quel mazzolino di ma rgherite finte posate sulla bocca del forno crematorio … l’eco dei passi in quei viali vuoti. La campagna intorno era spoglia, e i contadini continuavano a vivere la loro vita di sempre: convivevano con il passato, allon-tanandolo quanto più possibile da loro. Ma il passato non è un punto morto della storia, un qualcosa da relegare alle velleità intellettuali di qualche scrittore. Oggi mi chiedo quale s ia il senso di questo ricorda re, in un mondo dove ancora l’antisemitismo regna sovrano, e quando l’unica cosa che si è veramente in grado di fare è quella di mettere confini tra sé e gli altri. Perché il mondo (occidentale sopra t-tutto) non finisce mai di ghettizzare l’altro, considerandolo diverso. Non sono state solo le frontiere geog rafiche a dividere i popoli: ognuno di noi è il vero confine che impedisce il viag-gio verso l’altro. Ho sentito pronunciare molto spesso una fra-se in questi giorni, ne i vari servizi televisivi: “ quando il 27 gen-naio 1945 le truppe Alleate entrarono ad Auschwitz fecero
conoscere al mondo intero qua li orrori si perpetrassero al suo interno” … perché? Perché vi entrarono i fotografi, i reporter, e perché i loro documenti fecero il giro del mondo.
E c c o l a , a l l o r a , l’importanza dello sguar-do: la presa di coscienza di un evento avviene solo quando gli obiettivi della stampa, e dei me-dia in generale, si pog-giano su di lui; diversa-mente, ne viene addirit-tura negata l’esistenza. A distanza di 65 anni non molto è cambia to: la nostra capacità di posse-dere la “totalità” delle informazioni è solo ap-
parente, cosicché poco o niente s i sa di quello che succede nell’Africa sub sahariana, in Medioriente, in India, in Cina … i genocidi, le cosiddette operazioni di pulizia etnica, le guerre tribali … vedere un bambino imbracciare un fucile davanti alla propria casa distrutta, lì, davanti ad una pila di cadaveri, non deve essere meno sconvolgente del vedere un volto scavato dalla morte che si aggira, perso, nel viale di un campo. Ma noi tutto questo non lo vediamo e quindi non è poi così importan-te, è lontano da noi, dalla nostra realtà, dal nostro mondo; noi non ne siamo coinvolti. Sbagliato. Il ricordare è un atto che proietta verso il futuro, che aiuta a non macchiare ancora di rosso altre pagine della nostra storia. Sì, perché la storia non è una questione personale: è la storia di tutti, la s toria dell’umanità, quella con la “S” maiuscola, quella che noi facciamo scorrere sotto le dita, come se fosse un filo, e che prima o poi fa remo spezzare, perché pretendia-mo che, da solo, sopporti il peso degli anni. Le immagini, i vi-deo, quelli che vediamo, ma anche quelli che non vediamo sono tiranni. Vincolano i nostri pensieri. Uno non pretende che bisogna vedere Shoah di Lanzmann in lingua originale, ma nep-pure assis tere a queste forme di banalizzazione del male, dove la storia puoi smontarla e rimontarla come vuoi … come ave-vano fatto i ladri di A ushwitz il 17 dicembre scorso. Per loro quello era un furto come un altro. ARBEIT. MACHT. FREI. “Il lavoro rende liberi”, e il lavoro è sfor-zo, e lo sforzo è quello di impara re a ricordare. Per a ccetta re un passato soffocante, ed essere liberi veramente.
“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia via una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fu-mo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi tras formarsi in volute di fumo sotto un cielo muto […]” Elie Wiesel, La notte
GIUSEPPE CODACCI PISANELLI: L’UOMO DI SEMPRE di Cesare Lia
Oggi la nostra Università ha vita autonoma e dimostra non solo alll’Italia ma al Mondo intero che l’idea di Giuseppe Codacci-Pisanelli non era campanilistica ma basata su un presupposto di rilancio della cultura salentina nelle grandi arterie della cultura mondiale. Oggi non solo la nostra Università sforna idee, proposte, iniziative culturali e scientifiche di alto livello ma nella scia di un progetto culturalmente avanzato sta trascinando scuole medie superiodi, come il Liceo Scientifico “Stampacchia” di Tricase ma anche altri della nostra provincia, che sfornano annualmente progetti di pri-mario interesse internazionale e di riconosciuto valore scientifico e sociale. Dare il nome di Giuseppe Codacci-Pisanelli all’Ateneo Salentino non è sbagliato, anzi è obbligatorio se vogliamo una volta tanto lasciare in disparte le diatribe personali e le invidiuzze di provincia.
L’uomo merita molto di più! Ma già questo denota riconoscenza in quanti hanno seguito la Sua grandiosa opera politica e sociale, in quanti hanno riconosciuto la Sua lungimiranza ed hanno riposto in Lui la fiducia che avrebbe portato la nostra terra molto più al di là dei suoi confini naturali. Ma non è tutto! Come dicevo nel mio precedente articolo, a Lui Tricase deve erigere un monumento perché le nuove generazioni si chiedano, s’interroghino, ricordino la Sua grandezza, la Sua ma-gnificenza, la Sua predilezione per questa terra. Tricase deve pre-tendere che le Sue spoglie, unitamente a quelle dei Suoi antenati riposino nel Cimitero di Tricase, in un Mausoleo che possa ricevere la riconoscenza dei cittadini che li hanno amati e sostenuti, chie-dendo alla famiglia di aderire alla richiesta avanzata per un’esigenza sentimentale e di riconoscenza, non per ofaneria e lecchinaggio.
segue da pag. 1
di Ermelinda Placì
di Rita Lia
pag. 5 AttualitàAttualitàAttualitàAttualità
… A molti queste poche parole cantate ma-gari d a una indimentic abile Maria Callas, in quella che è e riman e l’op era più “popolare” ed intramontabile del nostro grand e maestro Gius eppe Verdi , semb re-ranno sconosciute. Son trat te da Traviata. Quella stessa Traviata, ispirata dal celebre dramma di Alex andre Dumas figlio , La don-na delle Camelie (1852), con cui si conclu-derà la stagione lir ica lecces e il 24 febbraio prossimo. Un’opera, ch e per l ’argomento trattato - almeno agli inizi – dovette scon-trarsi con la c ensura e l’ “ostilità” del pub-blico dell’epoca. L a pr ima rappresentazione alla Fenic e di Ven ezia (6 marzo 1853) fu un clamoroso fiasco ; per ricevere n egl i anni enormi consensi da ispirare tante delle rivisitazioni cinematografiche, ch e si sono succedute nel tempo, magari con qualche piccola variazione al drammatico fin ale. Una storia mozzafiato e s empre di grande attual ità d a renderle indimentic abili Basterebb e rico rdare la ro mant ica storia t ra la giovan e p rostituta di Hol lywood Vivian Ward, interpretata d a una magnifica Jul ia Roberts e Edward L ewis, il cinico affarista milionario, interpretato dal l’elegante Ri-chard Gere, in Pretty Woman (1990), o an-cora al musical in terpretato d al f ascinoso Ewan McGregor e la rossa Nicole Kid man protagonisti d i Moulin Rouge! (2001). «Ah, forse è lui!» - dic e Violetta, donna perduta. Ma a chi si riferisce? Ma nien te poco d i meno ch e al l’amore, quello con la A maiuscola. Si in tend e. «Croce e del izia al cor». E già! P erché, chi almeno una volta nella vita non ha patito pene d ’amore? E mentre i nostri innamorati sono già inten-ti a c elebrare la lo ro festa fra pochi gio rni, scopriamo ch e l’amore resta il p iù ten ero dei sen timenti ; un s entimento ch e, malgra-do l’aumento d elle sep arazioni e d ei divor-zi, malgrado la crisi, malgrado tut to, conti-
nua ad app assionare scritto ri, c antautori e rockstar, filosofi, sociologi , registi e chi più ne ha più ne metta. A rivelarlo? Il rapporto del Censis 2009 (“L’Espresso, 7 gennaio 2010”). Sarà pur diventato “liquido” l’amo re, p er citare Zygmut Bau man (Amore liquido, La-terza, 2006), che al la solidità d ei rapporti amorosi dei nostri nonni e d elle nostre mamme, contrappon e la fragilità d elle no-stre relazioni interp ersonal i n ell’epoca del la globalizzazion e, ma lui continua a resistere anche dinanzi al più cinico del l’uomo e al la più subdola delle donne. La stessa Violetta, usa a «folleggiar di gioia in gioia…P ei sen-tieri del piacer», riman e meravigliata e stu-pita nel pro vare quell’emozion e…« È stra-no!... È strano!... In cor/Scolpiti ho quegli accenti!/Saria per me sventura un serio amor?». E anch e G abriele Muccino, torn ato in Ital ia dopo l’esperienza american a, non teme di riparti re da dove ci h a lasciato : precisamen-te da Baciami ancora, seguito de L ’ultimo bacio (2001) in uscita da pochi giorni nelle sale cin ematografich e di tutta Italia, antici-pato in radio dalla c anzone colonna sonora del film, firmata da niente popo’ di meno che da lui: Lorenzo Cherubin i, alias Jovanot-ti. Per non parlare dei testi delle nostre più accred itate roc kstar, da Gianna N annini -, anche lei ha firmato n el 2009 con “Sogno”, la colonna sonora della discussa pellicola di Donatella Maiorc a con Valeria Solarino e Isabella Ragones e, “Vio la di Mare” , che racconta la stor ia d ’amore fra due donn e-, per passare a Luciano Ligabue, Vasco Rossi, Elisa, Paola Tu rci e via dic endo. E anco ra chissà cosa ci at tend e p er l ’edizion e già chiacchierata del Festival di Sanremo 2010?! Nell’attesa possiamo fare un salto in lib rer ia dove accanto ai trattat i di psichiatri e socio-logi, (t ra i più not i Paolo Crepet e Franc esco
Alberon i), troviamo sull’argo mento anche un libro del filosofo franc ese J ean-Luc Nancy, d al titolo qu anto mai eloqu ente: Sull’amore (Bollati Borighieri, 2009). Altro che nichil ismo, alt ro ch e fin e d ei buoni sen-timen ti, altro che c risi di valor i! E si, occorre dirlo. A p rimeggiare in tutto qu esto non è l’amore sensuale, b ensì quel lo romantico . Controtend enza di tutte le controtenden-ze? O solo un modo per dire che n e scars eggia sempre più?!!! « A quell’amore ch’è palpito/Del l’universo intero». Dimentic avo …Buon San Valent ino a tutti! Innamorati e… non.
“AH, FORS’È LUI!”
ANNA E GLI ALTRI
Avevo dodici anni quando la mia professo-ressa ci comunicò che il libro che avremmo letto nell’ora di narrativa sarebbe stato “Il diario di Anna Frank”. Fino ad allora il mondo dell’olocausto mi era assolutamente scono-sciuto, ma da quel momen-to si aprì a me con tale in-tensità che negli anni suc-cessivi sono passata da Green a Levi a Wisel senza stancarmi mai di scoprire quanto l’uomo sia in grado di essere crudele, quanto sia capace di giustificare alla propria coscienza le atrocità che riesce a com-mettere. Non riesco ancora oggi a capacitarmi che l’uomo che accarez-za amorevolmente i suoi cani sia lo stesso che senza pietà ordina l’annientamento di una etnia, di un popolo reo di aver crocifis-so Gesù Cristo e per questo perseguitato
dall’inizio dei tempi. Il 27 gennaio, giorno della Memoria, ho ascoltato in televisione il discorso che Elie Wisel ha tenuto davanti al nostro Parlamento, parole dure come pie-tre per un paese che ha vissuto quella vi-
cenda da alleato dei tedeschi, parole finaliz-zate a rendere il ricordo sempre vivo, soprattut-to ora che i testimoni diretti sono così pochi, ora che i giovani sono così distanti da vicende lontane nel tempo, ora che l’antisemitismo tro-va spazio sempre più ampio arrivando a nega-re l’Olocausto, a consi-
derarlo un’invenzione degli Ebrei che, pur di mettere in cattiva luce il nazismo, si in-venta i forni crematori, i numeri di ricono-scimento apposti sul braccio di migliaia di persone, la scomparsa di milioni di esseri
umani, si inventa Auschwitz. Invito i ragazzi a leggere Primo Levi, nato chimico e morto scrittore, suo malgrado, il quale diceva che “chi nega Auschwitz è proprio quello che è pronto a rifarlo”. Ma invito i ragazzi a non fermarsi a Levi, ad imparare dalla Storia, a guardarsi intorno. Se è vero che Hitler par-torì l’idea del genocidio avendo conoscenza di ciò che accadde al popolo armeno du-rante la prima guerra mondiale, è anche vero che a nulla è servita la Shoah se, dopo questa, abbiamo assistito inermi alla Cam-bogia, al Ruanda, alla Bosnia. L’uomo è sempre uguale a se stesso, un animale che vuole primeggiare su altri animali. È per questo che occorre fornire alle nuove ge-nerazioni gli strumenti per riflettere su cosa l’umanità è ancora in grado di fare. Questo è il senso più profondo, più vero del Giorno della Memoria perché come ha sottolineato Wisel nel suo discorso:” Non dobbiamo consentire che il nostro passato diventi il futuro dei nostri figli!”.
di Francesca De Marco
pag. 6 AttualitàAttualitàAttualitàAttualità SCHIAVI DELLA TECNOLOGIA
Nel vastissimo mondo della tecnologia c’è aria di fes ta. Il 27 Gennaio è sta to,
infatti, presentato ufficialmente al mon-do l’ultimo gioiellino nato in casa Apple, il tanto atteso iPad, presentato come un oggetto “magico e rivoluz ionario” da Steve Jobs in persona, numero uno
dell’azienda. Sigle e nomi strani, che sembrano non significare nulla, sono entrati prepo-tentemente nella nostra vita, ma per stare al passo con i tempi non si può
evitare di conoscere. E allora vediamo di cosa si tratta. L’IPad è un tablet pc senza tastiera, un oggetto a metà strada tra uno smar-tphone e un laptop. Ma quali sono le
caratteristiche di questa perla della tecnologia? Un display touch screen da 9,7 pollici con una tastiera virtuale e una leggibilità eccezionale ideale per libri, giornali e videogiochi. Il peso è di
soli 680 grammi. Una piccola tastiera fisica supplementare e un dock per anco-rare l'iPad, sia verticalmente che orizzon-talmente, sono gli accessori venduti se-paratamente. Il microprocessore, della
Apple stessa, è a 1Ghz e il collegamento Wi-fi è il più veloce sul mercato. La batte-ria dura fino a 10 ore, in standby un me-se circa. L' iPad utilizzerà tutti i program-
mini ( le cosiddette Application) de ll' iPho-ne, oltre a quelli, nuovi, messi a punto appositamente per il tablet. Sarà disponi-bile in tre versioni, con una ram da 16, 32 0 64 Gb ad un prezzo che non è stato
ancora reso noto ma che, parola di Jobs, sarà “incredibile”. Che dire davanti a una simile presenta-zione? Wow! L’ iPa d sembra essere già diventato un oggetto cult destinato a
rivoluzionare il mondo della tecnologia. Questo gioie llino sarà oggetto del desi-derio per tutti gli amanti dei netbook. Come al solito, Apple punta tutto sullo stile, tralasciando qualche cara tteristica
hardware che rende tutti i suoi prodotti inferiori ai modelli di punta delle altre case (per esempio, esistono computer molto più potenti dei MacBook, smar-tphone molto più completi dell'iPhone e
così via). Tuttavia, anche l'occhio vuole la sua parte, e la Apple conosce benissimo l’arte di incantare con le sue forme e la sua accortezza nei dettagli. Ma aspettati-ve troppo alte rischiano di causare delu-
sione. Si mormora, infa tti, che, messo a
confronto con altri appa recchi, l’ iPad sembri essere un po’ di tutto ma niente
di specif ico. Non è un portatile, perché troppo pesante, non è un telefono, per-ché non consente di chiamare, non è minimamente paragonabile ad un vero lettore ebook, perché lo schermo è pur
sempre quello di un computer, con tutti i problemi che una lettura prolungata por-
ta, non è una console per videogiochi..
insomma, può fare tutto questo ma non è nulla di tutto questo. La domanda è: ne vale la pena? Ad oggi, sembra proprio di no, ma la nostra società non è fatta per tirars i indietro davanti a qualcosa di così
tecnologicamente allettante. Anche nel mondo dell’informatica sentirsi parte di una tribù è diventa to indispensabile e fare la fila in negozio per essere uno dei
primi ad avere l’ultimissimo modello di questo o quell’apparecchio ci fa sentire “nel cerchio”. Molto spesso ciò che ab-biamo tra le mani viene usato al minimo delle sue potenzialità, un po’ per una
reale incapacità a star dietro alle conti-nue innovazioni da cui siamo bombarda-ti, un po’ perché quello che conta è ave-re, anche senza alcun bisogno. La tecno-logia gestisce sempre di più diversi aspet-
ti della nostra vita, tanto da averci reso schiavi ed incapaci di farne a meno. In un attimo diventa possibile fare qualsiasi cosa.. noi siamo la generazione che può avere il mondo ai suoi piedi con un sem-
plice click.. possiamo viaggiare nei posti più belli del pianeta senza sposta rci dal nostro divano, poss iamo conoscere qual-siasi cosa ci interessi senza dover sfoglia-re alcun libro, possiamo fare lo shopping
in vestaglia nel nostro salotto, possiamo porta rci dietro centinaia e centinaia delle nostre canzoni preferite, salvandole in “aggeggini” piccolissimi, possiamo suo-nare magnificamente senza aver mai
messo mano su di uno s trumento musi-
cale.. possiamo conoscere migliaia di persone, da ogni parte del mondo, senza
aver mai stretto loro la mano o senza esserci scambiati un sorriso, se non quel-lo virtuale! Bisogna stare attenti ad osanna re la tec-nologia come se fosse la soluz ione ad
ogni tipo di problema; se, per un verso, questa “lampada di Aladino”, con un
budget di desideri inf inito, ha semplifi-cato notevolmente la nostra vita, ha dimezzato il tempo necessario a fare
le più svariate cose e ci permette di avere infinite occasioni che prima non erano minimamente immagina bili, dall’altro ha la capacità di complicare anche le cose più semplici (pensiamo
a quanto tempo ci fa perdere quando le sue funzioni non sono ottimali!) e di farci perdere, in un istante, tutto quel-lo che le abbiamo affida to.
Ma la cosa veramente g rave è che ci ha
fatto dimenticare il gusto puro e sano di alcuni momenti che sono vita vissuta. I ragazzi, oggi, non sanno cosa vuol dire fare una ricerca sfoglia ndo un libro, non conoscono neanche minimamente la
dolcezza dell’odore di quelle vecchie pagine. E vogliamo parlare dei rapporti tra le persone? Internet ci permette di restare in contatto con tutti i nostri amici
sparsi per il mondo, ma rende queste relazioni fredde, facendoci dimenticare quanto sia bello sentire la voce dell’altro attraverso il telefono o usare ca rta e penna e dedicargli del vero tempo della
nostra giornata; i nostri rapporti col mondo esterno e con gli altri si s tanno dileguando, nascondendosi dietro un monitor, togliendoci la possibilità di cre-scere con esperienze naturali, come co-
noscere qua lcuno, creare un rapporto fatto di tutto, di corpo e anima, e viverlo nella nostra vita di tutti i giorni. Oggi non facciamo altro che correre per-ché la logica, e anche la necessità, è
“fare, fare, fare”, ma dovremmo chieder-ci quanto ci resta delle nostre giornate, quanti ricordi di emozioni e di momenti riusciamo a conservare, quante riflessio-ni, che ci aiutino a impara re, riusciamo a
fare, quante esperienze e quanti senti-menti possiamo dire di aver condiviso con gli altri.. perché dietro a tutta questa tecnologia ci siamo pur sempre noi.. e noi siamo questo.. queste sono lo vere
cose che disegnano una vita.
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Nel Seicento, ai tempi della cac-cia alle streghe, l’iconografia
tradizionale diffuse il modello e l’immagine della strega “verace”. Solitamente si trattava di una donna rappresentata ac-canto ad un fila toio o nell’atto di
intesser f ili e sempre accompa-gnata da qualche animale, tale da richiama rne i tratti diabolici, che poteva essere un gatto nero, un corvo, una civetta oppure un
topo o una rana. In tempi più vicini ai nostri, e più precisamente all’epoca dell’unificazione italiana - men-tre cominciava ad avviarsi la
discussione intorno alla cosid-detta “Questione meridionale” - nel Mezzogiorno si registrò l’aumento del fenomeno del brigantaggio. Cesare Lombroso (1835-1909) - noto antropolo-
go e criminologo positivis ta, del quale Torino quest’anno nel centenario della morte ne celebra l’opera ed il pensiero con l’apertura al pubblico del Museo di antropologia criminale presso il Polo museale universita rio torinese - tracciava, grazie agli studi anatomici sul cranio del brigante Giuseppe Vilella,
l’identikit del perfetto criminale. Identikit costruito sulla base di caratteristiche naturali, biologiche e anatomiche riconosciu-te tipiche dell’uomo meridionale e mediterraneo (mandibole sporgenti, naso camuso, orecchie a sventola, capelli folti e
riccioluti, ecc.). Vedeva luce così il celebre libro L’uomo delin-quente (1876), al quale polemicamente Filippo Turati (1857-1932) avrebbe risposto qualche anno più ta rdi con un opusco-lo dal titolo: Lo stato delinquente (1883). L’autore, che aveva sempre avuto un approccio problematico al positivismo, met-
teva in discussione le cause meteoriche e fisiologiche addotte dal Lombroso e, richiamandosi alla tradiz ione dell’illuminismo e del riformismo giuridico dei Beccaria e dei Romagnosi, impu-tava la crescita della delinquenza alla società borghese del tempo e ad una legis lazione penale, che adoperava strumenti
scarsamente eff icaci, perché più propensa a reprimere il crimi-ne piuttosto che ad educare, e sopratutto incline a favorire gli interessi di una parte, quella più ricca, facoltosa ed in combut-ta con lo Stato e con una classe dirigente, dedita al trasformi-smo parlamentare e alla corruzione (a queste affermazioni
sarebbero seguiti tutta una serie di scandali come quello della Banca Romana 1889-1893, che vide coinvolti f ra gli altri Gio-vanni Giolitti e Francesco Crispi). In tempi non sospetti, era il 1963, Fabrizio De Andrè compose una ballata dal titolo Il fannullone, dove si raccontava la storia
di un tale che dormiva quattordici ore al giorno e la notte inve-ce se ne andava in giro e per questo era malvisto dalla gente per bene. Ma a lui di lavorare proprio non andava, per qualche tempo s’era pure incaricato di trovare occupazione come lava-piatti, ma alla fine, all’aumento della fame per spreco
d’energia, preferì tornare alla sua attività prediletta: non fare niente tutto il tempo. E allora chi è il fannullone? Non è un
lavoratore, non è iscritto all’Istituto di previdenza sociale,
non recepisce indennità di disoc-cupazione, anzi lui a lavorare pro-prio non ci pensa. Perciò non va confuso con il disoccupato, che invece è colui che dopo aver lavo-
rato, da un giorno all’altro si ritro-va per la strada. Dopo mesi di cassa integrazione, per far sentire la propria voce, un tempo se ne andava a manifestare per le vie
della città, oggi s’arrampica come i gatti sopra i tetti e, visto i tempi duri, sarebbe disposto ad arram-picarsi pure sugli specchi pur di ottenere dignità. Non va confuso
neppure coll’inoccupato, ovvero il giovane appena fresco di studi (prima laurea, seconda laurea, specializzazione, ecc. ecc.) che
ogni giorno si prodiga a dispensare curriculum vitae di qua e di
là nella speranza di trovare una prima occupazione. Né va con-fuso con chi il posto ce l’ha ed ogni mattino, dopo aver timbra-to il carte llino, s’assenta per un caffè e poi in ufficio chi c’è, c’è. Poiché la lingua italiana è ambigua, qui si rischia l’equivoco. E il
fannullone non ci sta. Sentendosi illegittimamente usurpato del proprio titolo onorato, potrebbe aversene a male, magari anche querelare, ma siccome lui è un bonaccione alla fine an-che questo impegno richiederebbe troppa energia, con la soli-
ta disinvoltura certamente dopo qualche giorno tornerebbe alla propria peculia re occupazione. Ma poiché, come diceva il buon vecchio Platone “a ognuno il suo”, per amore di giustizia, per quell’altro occorrerebbe inventare un nuovo termine, co-niare un neologi-
smo, trovare il giu-sto nome. A questo ci avrebbe pensato la lingua tedesca che, amante delle
distinz ioni, allo spregiativo Ni-chtstuer (scansafatiche) af-fianca il popolare
Faulpelz (poltrone, fannullone) distin-guendolo ancora da Faulenzer, dal ver-bo faulenzen che
vuol dire poltrire, lazzaronare, che più di tutti si adattereb-be al picaro spa-gnolo d’altri tempi
ed al nostrano fur-bacchione.
CHI È IL FANNULLONE?
APERTO TUTTO L'ANNO SI EFFETTU ANO PICCOLE CERIMONIE
GRADITA PRENOT AZIONE
di E.P.
pag. 8 dai Paesidai Paesidai Paesidai Paesi
di Laura Longo Tricase - Il Consiglio comunale compie la prima mossa per sciogliere il nodo Adel-
chi. «Va profuso ogni sforzo per venire incontro a queste persone». Così esordi-sce il sindaco, Antonio Musarò poco pri-ma di iniziare il dibattito. La seduta infatti è anche l’occasione per pre-
sentare mozioni più concrete: dal gesto di solidarietà del cons igliere, Vincenzo De Rinaldis di offrire il get-tone di presenza a favore degli ope-rai al varo unanime di un consiglio
ad hoc sulla questione Adelchi. Ma la prima sessione consiliare del 2010 esordisce con un’altra iniziativa singolare: per il 22° anniversario della scompa rsa del concittadino
Codacci Giuseppe Pisanelli, il primo cittadino ha proposto di organizzare un consiglio per intesta rgli l’Università del Salento, come è accaduto, peraltro, per l’Università di Ba ri in ricordo di Aldo Mo-
ro. Per l’ordina ria amministrazione invece, la minoranza ha contestato la gestione del servizio di consulenza in materia di age-volazioni finanz iarie, oggi curato da un
ente privato. Antonio Coppola, capo-gruppo del Pd, ha suggerito la revoca dell’Ufficio comunitario perché non è stato is tituito né un bando di gara, né
attuata un’indagine di mercato per indi-viduare almeno 5 soggetti. Inoltre il cen-trosinistra si è lamentato dell’elevata
percentuale di guadagno dell’ente che si attesta intorno al 7%. «Non c’è peggior
sordo di chi non voglia sentire» ha di-chiarato costernato Claudio Pispero, ex assessore alle Attività produttive, riba-
dendo che l’attività è a titolo gra tuito e che in nessun modo pesa sul bila ncio comunale, senza conta re poi, che la ren-dita del servizio offerto dagli esperti e-
sterni non può supera re i 20mila euro. Ma si ricade per l’ennesima volta nella polemica politica qua ndo è la volta delle interrogazioni di maggioranza, considera-te dalla giunta come “stimoli per prose-
guire al meglio il proprio lavoro”, dall’opposiz ione invece, mere azioni pro-pagandistiche. Alle richieste del suo gruppo di maggioranza, ha replicato
l’assessore agli Affari legali, Ippazio Caz-zato, illustrando il deprecabile sta to di via Cadorna causato dalle continue inon-
dazioni e stra ripamenti per l’inopportuno restringimento della carreggiata. Mentre,
per questo increscioso ca so, l’amministrazione ha deciso di anda re in giudizio come parte lesa e di fa r causa al
responsabile dei lavori, nel frattem-po è in a ttesa del f inanziamento di
zona Puzzu grazie al quale si spera di risistemare il manto s tradale di via Cadorna con del basalto. Per la questione della raccolta dei rifiuti, l’assessore rende noto che la
raccolta differenziata nel corso del 2009 ha raggiunto una media totale del 24%, con picchi de l 26% nel mese di marzo e ottobre. Diversamente per la riqualificazione del Palazzetto
dello sport sono s tati impiegati circa 50 mila euro, denaro peraltro non suffi-ciente perché sono necessarie ulteriori spese attestabili a 35-40 mila euro per rendere completamente opera tivo
l’edificio. Per i piani di zona 2010/2012, l’assessore Pispero ha ribadito che l’ex scuola ele-mentare di via Castiglione sita in Depres-sa riceverà circa 500 mila euro dalla Re-
gione Puglia, dove è previsto anche un ulteriore adeguamento di altri 470 mila euro per la sua completa riqualificazione. L’edificio infatti è destinato a diventare
una struttura pubblica per minori in affi-do, unica sia ne ll’Ambito territoriale di Gagliano che a livello provinciale.
ALZATI E CAMMINA “Alzati e Cammina” è la denominazione della nuova soluzione meccanica del fabbro Nunzio Casciaro che s ta facendo sbalor-
dire le persone con disabilità. Almeno quelle a cui finora è stata mostrata e fatta provare. Si tratta di una struttu-ra innovativa in metallo leggero che, attraverso un sistema a cerniere, per-
mette al porta tore di handicap di sol-levarsi come se stesse appoggiato su delle s tampelle e in seguito, mediante il movimento delle mani, di passeggia-re azionando delle leve le quali a loro
volta sono collegate a terra g razie a delle aste che poggiano su basi anti-scivolo. Pochi gesti e il disabile può passare, per esempio, dalla sedia a rotelle o dal letto ad una posizione
eretta e in cammino. Trazione, stabilità ed equilibrio s tatico e dinamico sono le tre cara tteristiche dell’idea meccanica che sembra esse-
re stata pensata da Casciaro dopo un’attenta osservazione dell’andatura degli animali quadrupedi. L’invenzione ( in fase
di brevetto) è già stata collaudata e testata su alcune persone tra cui Luig i, un signore di 66 anni di V ignacastris i, tetrapleg ico, da 24 anni su una sedia a rotelle, a causa di un tragico incidente
sul lavoro. Luigi, dopo una iniziale per-plessità, ha preso coraggio grazie alle rassicurazioni dello s tesso Nunzio Ca-sciaro. Per ben dieci sedute di prova il disabile ha provato su se stesso un
nuovo modo di stare al mondo e si è detto “s tupito e soddisfatto” per l’idea del fabbro suo compaesano. “Alzati e Cammina” è s tata già proposta ad alcu-ne strutture medico-riabilitative salen-
tine segno evidente della forza con cui una semplice intuiz ione si può imporre agli occhi dei desiderosi di guardare il mondo all’impiedi. D.N.
CONSIGLIO COMUNALE CON SORPRESA
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Economia Economia Economia Economia AGENZIA DELLE ENTRATE: BONUS SICUREZZA E BONUS ASSUNZIONI
di Marco Sponziello In pole position il bonus sicurezza, che si rivolge alle PMI e ai ta-baccai, e la comunicazione attestante il mantenimento del livello occupazionale annuale, condizione questa indispensabile per con-tinuare a beneficiare del credito d'imposta sulle assunzioni. Sconto per telecamere e video-sorveglianza anti-criminalità, si riparte - Si rinnova, quindi la presentazione dell'istanza, in via tele-matica, per l'assegnazione, nel 2010, del bonus sicurezza. Le Pmi che svolgono attività commerciali di vendita al dettaglio e all'in-grosso, e/o attività di somministrazione di alimenti e bevande, e i rivenditori di generi di monopolio possono presentare, infatti, a partire dalle ore 10.00 di oggi, l'istanza di attribuzione del benefi-cio, utilizzando il modello IMS. La trasmissione telematica della richiesta deve essere effettuata mediante l'utilizzo del software "CREDITOSICUREZZA". Il Kit completo per l'invio dell'istanza è di-sponibile gratuitamente sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Il menù della sicurezza agevolata - Il credito d'imposta scatta per l'installazione di impianti e attrezzature di sicurezza poste in luogo di esercizio dell'attività. Tra i beni sui quali è applicabile il bonus rientrano i sistemi di pagamento con moneta elettronica, gli appa-
recchi di videosorveglianza, i sistemi di allarme, le inferiate, le porte blindate, gli infissi e vetri di sicurezza, le casseforti, le casset-te di sicurezza e le macchinette antifalsari. Bonus sicurezza 2010 - Il beneficio ha già raggiunto ben 3.839 PMI cui sono stati attribuiti complessivamente 7.230.908 euro utiliz-zando le risorse stanziate per il 2010. Si tratta, infatti, delle PMI escluse negli anni precedenti dal contributo per esaurimento delle risorse stanziate. Per il bonus assunzioni è il momento della conferma - Si è aperta ieri la finestra temporale utile per l'invio della comunicazione an-nuale da parte dei datori di lavoro che beneficiano del credito d'imposta sulle assunzioni. I soggetti che nel 2008 o nel 2009 han-no ottenuto l'accoglimento dell'istanza di attribuzione del bonus assunzioni sono tenuti, infatti, a pena di decadenza dal contributo concesso per l'anno 2010, a presentare entro il 31 marzo 2010, la comunicazione attestante il mantenimento del livello occupazio-nale annuale. Si ricorda che la comunicazione deve essere redatta sul modello C/IAL e trasmessa mediante il prodotto di gestione denominato "COMUNICAZIONE IAL".
dai Paesidai Paesidai Paesidai Paesi di D.N. EOLICO E FOTOVOLTAICO ALL’ASSALTO DEL SALENTO
Le energie rinnovabili che salveranno il pianeta, e su cui la Regione Puglia ha deci-so da qualche tempo di investire, rischiano seriamente di compromettere il Salento se già gli impianti presentati fino ad oggi, nell’ordine delle centinaia, dovessero esse-re realizzati. La denuncia delle associazioni e dei comita-ti, che nell’emergenza sorgono continua-mente e ormai ovunque, si fa sempre più incisiva. Da più parti insomma è diffusa l’idea che nel territorio pugliese manchi un progetto organico e una pianificazione energetica razionale che ponga sui piatti della bilancia da una parte il fabbisogno energetico del territorio e dall’altra la salute della popola-zione, la qualità della vita, la biodiversità e l’integrità del paesaggio. E se tutti quegli insediamenti eolici, foto-voltaici e a biomassa, ad oggi già previsti, dovessero essere realtà nel giro di cinque anni, nel 2015 in tutto il Salento lo scena-rio che si presenterebbe davanti agli occhi sarebbe sorprendente: decine e decine, centinaia, forse quasi un migliaio di torri d’acciaio alte 150 metri con tanto di pale aerogeneratrici. Ovunque, dal Basso Salen-to al brindisino, da Otranto a Gallipoli, si vedrebbero solo e soltanto gli eminenti “ventilatori eolici” e non si conterebbero le migliaia di ettari di impianti fotovoltaici che trasformerebbero la campagna salentina in un unico grande specchio. Ettari di campi sottratti alla natura e alle produzioni silvo-agro-pastorali, desertificati artificialmente per essere coperti di pannelli di silicio, ac-canto ai quali fanno sfoggio decine di cen-trali a biomasse. Il cittadino insomma non sarà mai in grado di pensare che le energie rinnovabili che salveranno il pianeta, siano state trasfor-mate, in questi mesi, nello strumento di devastazione sopra prospettato, ma è la
semplice sconcertante valutazione dei dati, seppure parziali, reperiti presso gli uffici tecnici della Regione, che permette di apri-re gli occhi, senza preconcetti, sullo scena-rio futuro e sul quale si vorrebbe chiudere gli occhi. Dopo un conteggio sommario e parziale (si veda il box accanto), a Palazzo dei Celestini, sede della Provincia di Lecce, si rileva che già ad oggi sono stati presentati progetti eolici e fotovoltaici per un totale di ben oltre 2.000 Megawatt e piani per circa 50 centrali a cippato di legno, oli vegetali grez-zi e biomasse legnosa per circa 200 MW. Cioè una quantità potenziale enorme di energia elettrica che baste-rebbe a soddisfare un territo-rio di gran lunga più grande dell’intero Grande Salento. Si aggiunga che la centrale a carbone di Cerano già produ-ce quantitativi di energia in surplus, in grandissima parte esportati fuori dalla Puglia. Le associazioni ambientaliste sono perento-rie: “si configura, dicono, il reato di procu-rato disastro ambientale, si tratta per il Salento di una vera e propria calamità arti-ficiale provocata dall’uomo”. Una sola chance è stata data alla Regione: “occorre varare nel prossimo Consiglio regionale, l’ultimo disponibile, la moratoria di tutti gli impianti, senza tergiversare, come fatto sin ora, adducendo questioni di incostituziona-lità o meno della stessa. La moratoria, già per altro richiesta da mesi da centinaia di associazioni, cittadini, politici e diversi sin-daci locali, non risolverà il gravissimo pro-blema creato, né spegnerà la calamità ab-battutasi sul Salento per cause politiche, ma permetterà, concedendo una finestra temporale di respiro, seppur minima, di concertare un’azione con tutti gli enti coin-volti, volta alla necessaria ed improcrasti-
nabile risoluzione del problema, senza la necessità di ricorrere alla magistratura italiana ed europea (Corte di giustizia)”. Da mesi la mappa dello scempio è ben chiara alle associazioni ambientaliste del territorio, che all’origine sono state allerta-te da funzionari pubblici e politici di ambo gli schieramenti animati da principi virtuo-si, quali per esempio Nicolino Sticchi (Pd), Pasquale Gaetani (Pdl), il difensore civico della Provincia Giacinto Urso, per tentare di mettere un freno alla selva degli impianti attraverso manifestazioni di sensibilizzazio-ne, lettere-appello, diffide e vari ricorsi agli organi di giustizia amministrativa a tutti i
livelli. È notizia di oggi, che il capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio Maniglio dopo aver partecipato ad un allar-mante convegno a Cur-si, ha scritto d’urgenza al presidente della V
commissione consiliare Ambiente della Regione Pietro Mita, per chiedere di fare il “punto della situazione”: «ad oggi - scrive Maniglio - si assiste, almeno a livello di presentazione di progetti, a una moltiplica-zione di richieste che, se accolte, deturpe-rebbero in modo irreversibile il nostro pae-saggio rurale. Non penso, per essere espli-citi, che un impianto fotovoltaico che si estende su 100 ettari nella campagna sa-lentina, nelle terre del Negroamaro, sia un passo in avanti verso la modernizzazione e l’innovazione, ma è la distruzione di una storia secolare di lavoro, di cultura contadi-na, di un bene paesaggistico. Si avverte l’urgenza di fare il punto sulla situazione attuale». Intanto nei prossimi giorni l’assessore alle attività produttive Salvato-re Perrone presenterà un dossier sulle e-nergie rinnovabili nel Salento.
pag. 10 Che passione la cucina!Che passione la cucina!Che passione la cucina!Che passione la cucina!
Ingredienti:
Tempo di preparazione:
Difficoltà:
Media
IL PIATTO PRONTO
30 minuti
Tempo di cottura:
20 minuti in forno preriscaldato a 200°
Le ricette di Francy a cura di Pietro Russo
ASTICE AL FORNO
• 1 astice di circa 1 kg; • Mezzo bicchiere di Brandy;
• 1 limone spremuto;
• due spicchi d’aglio;
• olio; • Sale e pepe;
• Prezzemolo tritato.
PREPARAZIONE
PREPARAZIONE DELLA SALSA VERDE 1. mettete in un contenitore dell’olio, de l succo di
limone, sale, pepe, uno spicchio d’aglio schiac-ciato, un ciuffetto di prezzemolo e mezzo bic-chiere di brandy; mescolate ed emulsiona te il tutto.
PREPARAZIONE DELL’ASTICE
1. Mettere a bollire una pentola di acqua, rag-giunta la bollitura, immergete la testa dell’astice per farla morire, se è ancora viva.
2. Tagliare in due l’astice, pulite lo internamente, eliminando il sacchetto della sabbia e il tubici-no intestina le, e immergete lo nella salsa verde.
3. Mettetelo in una teglia da forno, insieme alla salsa verde, e cuocete lo in forno preriscalda to a 200°, per circa una ventina di minuti.
4. Spennellate di tanto in tanto e quando avrà raggiunto il tipico colore rossastro (tendente all’arancione), togliete lo dal forno e servite lo con delle fettine di limone, per decorazione.
Scrivete a redazione@diciamo.it per dare un giu-dizio alle ricette pubblicate e per contribuire alla rubrica con le vostre ricette.
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di Carlo Pasca
di Donato Nuzzaci
SportSportSportSport
INSIDIE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO PER IL TRICASE
Il primo mese del nuovo anno solare s i è chiuso con una serie
di risultati che gettano più luci che ombre sul ritrovato collet-
tivo del Tricase.
Le ultime buone affermazioni
sono sta te quelle col Massafra
in casa (1-0) contro un diretto
concorrente per la salvezza, e
un eccellente pareggio a reti
bianche con l’ostico Fortis Tra-
ni, agganciato quest’ultimo al
treno dei play-off quasi garan-
titi.
Con Mitri in ottima vena e un
Corvaglia con la testa sul terre-
no, il T ricase seppure in dieci
uomini, ha saputo contro i ba-
resi domenica scorsa imposta-
re bene la gara fin dal princi-
pio. E così per ben 96’ minuti gli undici di Ciullo hanno resis tito
in tutti i modi agli attacchi, andando varie volte vicino ad un
inaspettato vantaggio.
L’obiettivo di costruire la salvez-
za giornata dopo giorna ta è
stato finora largamente rag-
giunto. Ma ciò ovviamente non
basta, perché fino al termine
del torneo ci saranno altre do-
meniche mozzafiato, a comin-
ciare dalla prossima che vedrà
gli uomini di Ciullo e Dell’Abate
impegnati con blasoni di medio-
alta classifica quali il Sogliano,
poi tra quindici giorni il Mandu-
ria e poi il Lucera. Le insidie
insomma sono sempre dietro
l’angolo.
CASARANO-SANT’ANTONIO, UN ALTRO RINVIO A ncora una s os ta dopo que lla di dom e nica scorsa. La V irtus dovev a os pita re i ca m pa ni de l Sa nt’A ntonio
che l' im peg no di D'A nna ne lla ra ppre se nta tiv a non cons ente
E' stata una settimana di lavoro per il
Casarano di Bianchetti che domani al
Capozza avrebbe dovuto affron-
tare uno scontro difficile e de-
cisivo per le sorti della stagione
rossoazzurra. Dopo la sosta
forzata di domenica scorsa,
infatti, dovuta alla temporanea
indisponibilità di Simone
D’Anna, impegnato nella Coppa
Carnevale con la Rappresenta ti-
va di Serie D, Villa & Co erano
chiamati al confronto con il
Sant’Antonio Abate, terzo in
classifica con quattro lunghezze
di vantaggio sui salentini e re-
duce dalla pesante sconfitta
casalinga nel derby contro la
Turris. Quello contro i campani
doveva essere il primo di una
serie di scontri diretti che con il fattore
campo a proprio vantaggio i rossoazzurri
erano intenzionati a sfrutta re nel miglio-
re dei modi per continua re a sognare un
ritorno nel calcio professionis tico. Già
domenica scorsa i ragazzi di Bianchetti, a
Pianura, avrebbero avuto la possibilità di
dimostrare che il momento grigio era
passato: i due pa reggi consecutivi, in
casa del Matera e al Capozza contro il
Bacoli, avevano ra llenta to il cammino del
Casarano, proprio nel momento in cui le
squadre davanti in classif ica hanno inizia-
to a cedere punti preziosi. “Il pareggio
interno è grave” – ha affermato il tecnico
Bianchetti – “soprattutto perché è arriva-
to nella giornata nella quale dovevamo
vincere per avvicinarci un po’ alle squa-
dre al vertice. Non voglio trovare atte-
nuanti o scuse bana li, ma per noi che
giochiamo su un terreno in erba naturale
è più complicato creare gioco rispetto
agli altri che solitamente utiliz-
zano il s intetico”. In effetti la
situazione del terreno del Ca-
pozza è a dir poco drammatica:
ampie zone del campo sono
ormai impraticabili, più simili ad
un terreno agricolo che a un
campo da calcio. A poco serve il
lodevole impegno degli addetti
ai lavori, ovviamente encomia-
bili: i l terreno va rifa tto e basta.
Nonostante tutto Bianchetti
non si arrende e anzi rincara la
dose e incita i suoi a non cadere
nella rassegnazione: “Ho racco-
mandato ai miei ragazzi di non
farsi prendere dal pessimismo.
Noi dobbiamo mirare al primo
posto e dobbiamo scendere in campo
con il preciso intento di vincere. Abbia-
mo ancora tante partite da disputa re, il
tempo non ci manca e ci sono tanti in-
contri diretti da sfruttare nel migliore dei
modi”. A cominciare proprio da quello di
domani contro l’ostico Sant’Antonio che
per l' impegno di D'Anna non potrà esse-
re effettuato.
Mister Salvo Bianchetti
Orazio Mitri
Nuova Trigel S.r .l . Sede e Stabilimento:
Via Aldo Moro, s.n. - 73039 Tricase (Le) Italy www.nuovatrigel.it - info@nuovatrigel.it
DICICRUCI di S. Laraia
Orizzontali
1. Ha ricevuto un Nobel per la Pace piuttosto ambiguo; 6. Se si forma, è
impossibile scivolare; 12. Misura la pressione....di uno pneumatico; 14.
Guida spirituale musulmana; 15. Se piccolo, è grazioso sul viso; 16. In pro-vincia di Roma, una frazione di Fonte Nuova; 18. Nel comune di Lentini, Base
Aerea USA; 20. Breve..es empio; 21. Mandar giù; 22. Sultanato asiatico; 24.
Dittongo di paese; 25. Yoko, musa di Lennon; 27. Il West del cowboy; 29.
Sigla di Trieste; 31. Si ripetono in retata; 32. Ha diretto " Gli uccelli"; 37.
Ninfe, figlie di Nereo e Do ride; 38. Un vino del crotonese; 39. Delle Amazzo-ni o de Janeiro; 40. Valle trentina; 41. Equivale a 1000 m; 42. Raganella
arborea; 43. Organizzazione degli esportatori di petrolio; 45. Non credente;
47. Preposizione articolata; 48. Centro Commerciale torines e; 50. Una delle
Sinfonie di Beethoven; 51. La speranza d ei romani; 53. E' solito mescere; 54.
Golfo tra il Vietnam e la Cina; 58. Strumento a fiato; 60. Un grande del calcio
milanista.
Verticali
1. Abbellito, decorato; 2. Nella bussola, indica il Nord; 3. Un estremità del
ramo; 4. Nel gioco del lotto, sono la combinazione di due numeri; 5. Un
serpente..av volgente; 6. Insieme a Tieste uccise Crisippo; 7. Metallo simile
allo stagno; 8. Lo si cerca in caso di pioggia improvvisa; 9. Posta in profondi-tà; 10. Difetti ereditari; 11. Terza cavità dello stomaco dei ruminanti; 13.
Una canzone..inglese; 17. La Bator capital e della Mongolia; 18. Metropoli
californiana; 19. Un hobby ricco di profumi; 23. La di Codra figlia del Mago
Iorio; 26. Emaciato, smunto; 28. Antico cantore; 29. Lo oblitera il viaggiatore
statunitense; 30. Tenuto in gran considerazione; 31. La Mole Antonelliana ne è il simbolo; 32. La notte di S. Silvestro se ne inaugura uno nuovo; 33.
L'inizio della fine; 34. Sigla di Cremona; 35. Vi ritorna Mike dopo il lavoro;
36. Mammifero tipico australiano; 44. Folgorò Paride; 46. Mezzo tono; 49.
Appena.. ostentato; 50. Il gas delle insegne luminose; 51. Poco..stimabile;
52. Il genere di Jackson e Madonna; 55. Simbolo dell'ettolitro; 56. Nome
senza vocali; 57. In fondo alla canoa; 59. Un gruppo di vitamine. Le soluzioni sul prossimo numero con il nome del vincitore
10 febbraio 1840 - La regina Vittoria sposa il principe Alberto. L’età
vittoriana informa un periodo artistico e stilistico particolare, tanto
che a questa coppia viene dedicato nel 1899 il Museo di arti decora-
tive di Londra.
11 febbraio 1990 - Il leader politico sudafricano Nelson Mandela,
premio Nobel per la Pace nel 1993, viene rilasciato dalla prigione di
Paarl, in Sud Africa, dopo aver scontato 27 anni della pena di erga-
stolo a cui era stato condannato per le sue azioni politiche.
14 febbraio 1404 - Nasce Leon Battista Alberti, architetto e umani-
sta. Una delle maggiori figure del Rinascimento, elaboratore della
prospettiva matematica e teorico dell’arte.
AVVENNE
Affianco le soluzioni del cruciverba del numero precedente con cui è stata premiata la sig.ra Lucia De Giorgi
REGOLAMENTO Il primo, che da mercoledì 10.02.2010 dalle ore 9.00, invie-rà a:
redazione@diciamo.it la soluzione del cruciverba, rice-verà in premio una ricarica te-lefonica di 10 € dell’operatore preferito. Non sono ammessi gli stessi vincitori per almeno 3 concorsi consecutivi.
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