giornalismo e social media: minacce e opportunità
Post on 09-May-2015
2.389 Views
Preview:
DESCRIPTION
TRANSCRIPT
Strategia di comunicazione
Gianni Florido e la Provincia di Taranto
Giornalismo e social media:minacce e opportunità
Come informare senza disinformare, Come informarsi senza farsi fregare
Lecce, 30 gennaio 2012Confcommercio Lecce La Fabbrica del Lavoro
Dino Amenduni, Proforma
Chi parla?Mi chiamo Dino Amenduni (biglietto da visita elettronico)
Sono il responsabile dei nuovi media e consulente per la comunicazione politica a Proforma, agenzia di comunicazione di Bari, mia città natale, dove ho studiato, vivo e lavoro
Sono blogger sul Fatto Quotidiano (link al blog) e tra i fondatori di Quink, collettivo di satira e mediattivismo (www.quink.it)
Qual è lo stato di salute
dell’informazione online?
Otto storie per trenta sfide
all’opinione pubblica
Storia #1
Le anticipazioni via Twitter:Michele Emiliano
e l’incontro col governo
Emiliano, Monti e Twitter: scenario
4 dicembre 2011: Il Governo convoca gli amministratori
locali per raccontare i dettagli della manovra salva-Italia
Michele Emiliano, sindaco di Bari, decide di raccontare i
contenuti dell’incontro con Mario Monti e con i ministri
Giarda e Passera su Twitter e in diretta
Le sue anticipazioni non sono concordate con gli altri
partecipanti e sono la prima fonte informativa
pubblica
Stampa e tv rilanciano i tweets di Emiliano come ‘breaking
news’
Emiliano, Monti e Twitter
Articolo originale:
http://www.ilpost.it/2011/12/04/il-punto-sulla-manovra/
Emiliano, Monti e Twitter:Sfida #1
Al Governo: le notizie emergono prima di appuntamenti ufficiali
tra politica e media (conferenze stampa, comunicati stampa).
Monti non ha fatto alcun riferimento a Emiliano durante la
presentazione delle misure, ma Palazzo Chigi ha dovuto
pubblicare un comunicato stampa nel pomeriggio di domenica
per riprendere il controllo della comunicazione e commentare
che ogni indiscrezione è priva di fondamento. Interruzione
della liturgia classica dell’informazione
Sarà interessante, da oggi in poi, comprendere il
comportamento del Governo rispetto alla pubblicazione
(in diretta) di contenuti provenienti dalle riunioni in modo
indipendente dalla propria volontà
Emiliano, Monti e Twitter:Sfida #2
Agli altri politici: la strategia di Emiliano obbliga tutti gli altri
protagonisti della vita pubblica a riflettere sul loro stile di
comunicazione
Chi non comunicherà in diretta coi cittadini attraverso Facebook o
Twitter apparirà vecchio o, peggio ancora, poco disposto ad
aprire le porte del Palazzo
E poi c’è la sfida del consenso: i politici che studieranno gli
straordinari dati di Emiliano di ieri (citato costantemente in tutte le
cronache in diretta sui media nazionali) saranno tentati dall’idea di
fare lo stesso e ottenere risultati analoghi. Successo personale di
Emiliano: i followers su Twitter sono triplicati (da 2000 a 6000)
durante quel pomeriggio
Emiliano, Monti e Twitter:Sfida #3
Ai giornalisti: la reazione dei media alla diretta di Emiliano è
stata generalmente di due tipi. C’è chi ha elogiato Emiliano per il suo
puntuale (ed esclusivo) racconto della giornata e c’è chi, invece, ha
criticato questo tipo di comunicazione
Stiamo assistendo alla realizzazione pratica della coda lunga
dell’informazione: le fonti sono sempre di più e il potere dei grandi
attori della comunicazione, soprattutto nel dare le notizie in
anteprima, è sempre minore
Fine del monopolio informativo dei media: tutti i presenti
possono comunicare. I media non hanno più, dunque, la possibilità di
dare le notizie in esclusiva e sono dunque meno utili rispetto al
passato
Emiliano, Monti e Twitter:Sfida #4
A se stesso: è la sfida che è emersa meno nelle analisi, ma è la
più profonda
Il sindaco di Bari ha recitato il ruolo di politico in posizione
gerarchicamente inferiore ai suoi interlocutori. Ma è pur sempre
il sindaco di Bari, che deve condurre numerose riunioni
quotidiane in posizione di leadership
Come reagirà quando saranno i suoi assessori, i componenti del
suo partito, i consiglieri comunali di opposizione, gli stakeholder,
i comuni cittadini a far trapelare notizie all’esterno senza la sua
autorizzazione e volontà?
Storia #2
La primavera araba raccontata nel mondo
La primavera araba: scenario
Il 2011 sarà ricordato per la esplosione di rivoluzioni
popolari negli stati del Nord Africa governati fino a quel
momento da dittature (Tunisia, Egitto, Libia)
La particolare specificità della leadership di queste proteste
(giovani, ‘nativi digitali’, alfabetizzati) ha permesso alle
rivoluzioni “locali” di diventare racconto globale
I social media, Twitter in particolare, sono stati centrali nel
racconto delle rivoluzioni. I flussi di comunicazione sono stati
regolati da utenti-hub, nodi in ogni nazione che verificavano
e divulgavano le notizie
La primavera araba in un sito
Il sito-hub italiano: Year in hashtag
www.yearinhashtag.com
La primavera araba:Sfida #1
Agli utenti che comunicano: la necessità di
condivisione nasce per un naturale istinto alla
comunicazione di un momento storico, ma esiste anche
una componente di sfida ai regimi dittatoriali
I social media servono ad aggirare la censura e a
veicolare le notizie alla comunità internazionale
La responsabilità individuale di ogni
utente/informatore (verità, qualità, precisione) in
momento di crisi politica è un tema decisivo anche nel
dibattito pubblico democratico
La primavera araba:Sfida #2
Agli utenti che leggono e rilanciano: come riconoscere
una fonte verosimile da una inverosimile? E come
riconoscere un aggiornamento completo di una fonte
verosimile da un aggiornamento incompleto?
I social media sono i luoghi dell’autorevolezza: se un utente
fa circolare notizie vere, è ascoltato. Se sbaglia, paga
immediatamente
La verifica precisa e rigorosa delle fonti (talvolta a
discapito della velocità di aggiornamento) è dunque cruciale
per chi fa informazione online
La primavera araba:Sfida #3
Ai giornalisti tradizionali: nell’intricata trama della
produzione di aggiornamenti in tempo reale e dell’effetto di
propagazione online degli utenti-hub, il giornalista ha davanti
a sé due problemi. Deve riconoscere ‘le notizie’ e deve
saperlo fare prima degli altri
Se arrivare prima degli altri online rappresenta un sicuro
vantaggio in termini di autorevolezza all’interno delle proprie
reti di relazioni, arrivare prima degli altri media rappresenta,
per un giornalista, la possibilità di creare un’opportunità di
successo per il proprio editore
La primavera araba:Sfida #4
Ai sistemi politici: qual è il comportamento che un regime
deve adottare per contrastare una rivoluzione? Censura,
contropropaganda, arresti selettivi, delegittimazione pubblica
degli influencers: un errore può essere fatale per chi è al
potere
Se nei regimi queste dinamiche sono esasperate, non si può
pensare che i sistemi democratici siano esenti da questo tipo
di sfide: una lettura costante, serena e critica
dell’attivazione generata dagli utenti online può scongiurare
crisi comunicative, proteste o campagne di informazione
difficili da gestire una volta avviate
Storia #3
Integrazione Tv + web + diretta
Servizio pubblico vs Piazzapulita
Integrazione tv + web: scenarioI programmi televisivi in diretta possono essere arricchiti
evocando il contributo del pubblico e inserendolo all’interno
del format
Al momento esistono due tipi di strategie crossmediali nella tv
italiana: il modello interattivo e il modello descrittivo
Servizio Pubblico (interattivo): domande poste in diretta, gli
utenti sono chiamati a rispondere attraverso i social media. Gli
esiti sono poi comunicati e fanno parte della costruzione
narrativa del programma
Piazzapulita (descrittivo): l’attivazione sui social media è un
‘commento costante’, in sottopancia. Non c’è interazione diretta
col programma
Modello interattivo: Servizio Pubblico
Fanpage Facebook del programma:
www.facebook.com/serviziopubblico
Modello descrittivo: PiazzaPulita
Account Twitter del programma:
www.twitter.com/piazzapulita
Integrazione tv + web:Sfida #1
Alle redazioni
Modello interattivo: come scegliere le domande più
opportune? Meglio porre questioni a cui il pubblico vuole
rispondere (in modo plebiscitario) o è più spettacolare
provare a dividere l’elettorato?
Meglio usare le domande come elemento identitario o come
componente imprevedibile di complessità all’interno di una
puntata in diretta?
Modello descrittivo: come scegliere gli aggiornamenti da
mostrare in pubblico? È più importante il mittente o il
messaggio? Ed è meglio mostrare commenti positivi o
negativi? E quale sarà la reazione dei protagonisti in studio
davanti a questo costante feedback pubblico?
Integrazione tv + web:Sfida #2
Agli ospiti
Modello interattivo: l’ospite può giocare un ruolo
attivo e provare a modificare il contesto del web
aggiornando in prima persona i social media durante la
trasmissione o può semplicemente commentare i dati
Modello descrittivo: un ospite può monitorare in
diretta il feedback e può intervenire ribattendo
online. Questo può modificare la percezione generale
della sua presenza in tv. E questo, indirettamente, può
condizionare ciò che il pubblico televisivo vede attraverso
la sovraimpressione. In alternativa ‘subisce’ ciò che
accade online
Integrazione tv + web:Sfida #3
Agli autori televisivi
Modello interattivo: l’impatto del pubblico può essere
integrato a più livelli e con diversi livelli di protagonismo.
Teoricamente ci si può collegare con il pubblico durante la
diretta creando un’integrazione perfetta tra chi guarda la
tv e chi la fa
Modello descrittivo: per il momento abbiamo visto solo il
rilancio di aggiornamenti da parte del pubblico. In futuro
potremmo assistere a operazioni di fact-checking
(verifica dell’attendibilità di ciò che un ospite dice: si saprà
in diretta se dice il vero o il falso)
Storia #4
Dal post alle dimissioni:I casi Nomfup e Giuseppe
Ripa
Dal post alle dimissioni: scenarioL’inchiesta giornalistica che mette in imbarazzo il potente non
è certo una novità di Internet. La differenza rispetto al
passato è che oggi chiunque, in qualsiasi momento, può
avere gli strumenti per trovare la notizia, diffonderla e
trasformarla in un caso
14 ottobre 2011: il ministro della difesa inglese Liam Fox si
dimette per aver portato un suo amico in visite di stato a
spese pubbliche. La prova è in un video su Youtube che il
giornalista Filippo Sensi rilancia su Nomfup, il suo blog
9 gennaio 2012: l’assessore alla mobilità del Comune di
Lecce Giuseppe Ripa si dimette dopo aver insultato
Vendola. La notizia è rilanciata da un altro politico: Loredana
Capone
Dal post alle dimissioni: Nomfup
Esplode il caso Nomfup-Liam Fox:
un articolo del Corriere della Sera
Dal post alle dimissioni: Giuseppe Ripa
Loredana Capone rilancia Giuseppe Ripa:
Screenshot sulla pagina Facebook
Dal post alle dimissioni:Sfida #1
Ai personaggi pubblici: tutto ciò che è pubblicato è
potenzialmente condivisibile. E non sempre si può
verificare chi pubblica cosa, chi coglie un comportamento non
conforme di un personaggio e decide di mostrarlo
pubblicamente
Se fino a qualche anno fa uno scandalo non poteva che
passare dai mezzi di comunicazione tradizionali, oggi la
minaccia può essere imprevedibile
Uno scoop, inoltre, può essere tale anche a diversi mesi di
distanza (i video scoperti da Nomfup erano su Youtube da fine
2010)
Dal post alle dimissioni:Sfida #2
Agli utenti: chiunque può essere portatore di uno
scoop. E se sa usare bene i social media, o gode già di
autorevolezza personale, può scatenare un passaparola
che poi ‘esonda’ sui mezzi tradizionali, rendendo
inevitabile la discussione pubblica della notizia
Tutti possono inchiodare un personaggio pubblico
alle proprie responsabilità e possono trasformare una
segnalazione (anche non realizzata con scopi di denuncia)
in un caso mediatico
Fine del monopolio ‘scandalistico’ dei mezzi tradizionali
Dal post alle dimissioni:Sfida #3
Ai mezzi tradizionali: una denuncia sul web è la base di
partenza, ma può non essere sufficiente per portare a
un’assunzione di responsabilità davanti alla collettività
La notizia può essere presente sul web, può non emergere
perché l’utente non è sufficientemente conosciuto e ha
bisogno di intercettare il lavoro di ricerca e di analisi da
parte dei giornalisti per conquistare lo spazio che si merita
Come per la primavera araba, il giornalista si confronta
con un nuovo sistema ipercompetitivo di ricerca delle
fonti
Dal post alle dimissioni:Sfida #4
Agli avversari politici: Giuseppe Ripa è stato obbligato alle
dimissioni anche perché il passaparola è partito da una sua
diretta concorrente
In campagna elettorale questo comportamento di verifica e
analisi dell’avversario rappresenta sempre più una
disciplina separata, che può contribuire in pochissimo tempo
sulla crescita o la perdita di credibilità pubblica
Per queste ragioni un personaggio politico è ancora di
più soggetto a rischio per i suoi comportamenti
(apparentemente) privati
Storia #5
Tanto rumore per nulla:SpiderTruman e
VaticanoPagaciTu
SpiderTruman e VaticanoPagaciTu:
scenarioQuest’estate l’opinione pubblica italiana si è confrontata con due
temi: i costi della politica e il pagamento dell’Ici da parte della
Chiesa (attualmente non prevista, neanche per le strutture a
prevalente finalità commerciali)
In entrambi i casi sono nate due pagine Facebook oggetto di
grande interesse da parte dei media e degli utenti:
16 luglio 2011: un anonimo precario dal nome di fantasia
‘SpiderTruman’ apre una pagina in cui annuncia di voler rivelare “i
segreti della Casta di Montecitorio”
20 agosto 2011: su Facebook nasce una pagina ‘collettiva’ dal
titolo ‘VaticanoPagaciTu’ (la manovra finanziaria)
SpiderTruman
I segreti della casta di Montecitorio:
Pagina Facebook ufficiale
VaticanoPagaciTu
Vaticano Pagaci Tu la manovra finanziaria:
Pagina Facebook ufficiale
SpiderTruman e VaticanoPagaciTu: Sfida #1
Agli utenti: ma chi c’è dietro queste proteste? In entrambi i casi la
reale identità dei promotori non è mai stata svelata ufficialmente, né
è stato chiaro il rapporto tra la partecipazione popolare e la strategia
adottata dai promotori
Entrambe le proteste sono fallite: i costi della politica sono stati
ridotti in minima parte dal Governo Monti, che attualmente non ha
ancora riformato i meccanismi di contribuzione della Chiesa
Un’identità anonima (o addirittura falsa, come per SpiderTruman)
non favorisce le proteste ed è scorretta: gli utenti mettono il loro
nome e la loro faccia e devono pretendere lo stesso da chi chiede
un’attivazione
SpiderTruman e VaticanoPagaciTu: Sfida #2
Ai media: tutti i giornali hanno dato grande spazio alle proteste
prima che diventassero straordinariamente popolari. Questa
attenzione ha alimentato il circolo di visibilità online-offline-online
senza il quale le due pagine Facebook non sarebbero state così
popolari
Ma i giornali non hanno verificato l’identità dei promotori delle
due campagne. Nel caso di SpiderTruman si è creduto all’esistenza
di un precario in Parlamento (ipotesi poi smentita) che fu definito il
“Julian Assange italiano”
Il fallimento delle campagne alimenta un altro circolo: i media
perdono credibilità perché “abboccano”, allo stesso tempo Internet è
percepito dall’opinione pubblica come il luogo delle bufale
SpiderTruman e VaticanoPagaciTu: Sfida #3
A chi fa attivismo online: queste due grandi storie hanno
restituito un’idea stereotipata del “popolo del web”, spesso
promossa dagli editori dei mezzi tradizionali
Nel racconto che spesso viene promosso su giornali e tv, la Rete è
capace solo di mobilitarsi in modo violento e contro qualcosa. Questi
due episodi sono una buona prova di questa tesi. Ciò penalizza chi
invece protesta quotidianamente, portando all’attenzione dati,
argomenti e identità chiare perché questi movimenti rischiano di
essere presi sempre meno sul serio
Chi protesta davvero deve opporsi, in futuro, a progetti come quelli
di SpiderTruman e VaticanoPagaciTu
SpiderTruman e VaticanoPagaciTu: Sfida #4
Alle forze politiche: la creazione di mobilitazioni rapide, “senza
volto” e indirizzate contro un nemico generico (i politici, la Chiesa)
emergono con più facilità se i leader e i partiti non sono in
grado di intercettare le legittime domande di cambiamento e
di riforma della cittadinanza
Se nessuno si fa carico della rabbia, è più facile che i cittadini si
affidino a chiunque si trova a sposare una propria idea, anche se
espressa in modo confuso e anche se la protesta non porta ad alcun
risultato (perché anonima e senza collegamenti coi decisori). Spesso
questa attivazione è definita genericamente ‘antipolitica’, in realtà
è una richiesta frustrata di politica la cui violenza crescerà quanto
più i partiti ignoreranno le origini di queste proteste
Storia #6
L’esercito delle opinioniI casi Huffington Post
e Fatto Quotidiano
L’esercito delle opinioni: scenario
La blogosfera italiana sta conoscendo una seconda giovinezza.
Dopo anni in cui si è ritenuto che i social media avrebbero
sostituito i blog come strumento di comunicazione del sé, i blog
hanno spesso cambiato la loro natura, trasformandosi in uno
spazio in cui giornalisti, personaggi pubblici e cittadini esprimono
le loro opinioni su fatti di attualità o conducono attività di
informazione specialistica
L’accumulo di blog di opinione è diventato un modello di
business digitale negli Stati Uniti con l’Huffington Post. In Italia
il modello più simile è quello promosso dal Fatto Quotidiano
Huffington Post
Huffington Post:
Sito Internet
Huffington Post
Fatto Quotidiano:
Sito Internet
L’esercito delle opinioni: Sfida #1
Agli editori: i blogger, quasi sempre, scrivono gratuitamente per
queste testate online. Quanto più i giornali sono letti e popolari,
tanto più la transazione ‘gratuità in cambio di visibilità’ è
ritenuto conveniente per entrambe le parti (editore e blogger)
In un contesto simile, quali sono le strategie giuste per scegliere
i blogger? È meglio un semplice accumulo quantitativo o è
preferibile puntare sulla qualità? Il criterio di scelta è la semplice
somma dei click e delle visualizzazioni o bisogna preservare una
linea editoriale? In un contesto di gratuità per tutti, come è possibile
strappare i blogger migliori alla concorrenza?
L’esercito delle opinioni: Sfida #2Ai giornalisti: i giornalisti retribuiti nelle redazioni si trovano
improvvisamente a dover sfidare una concorrenza informativa
molto forte. I blogger sono tanti e lavorano su una tale quantità e
qualità di stimoli da poter gestire una quantità di informazioni
almeno pari a ciò che può essere prodotto nelle redazioni
I giornalisti, inoltre, sono obbligati a mantenersi all’interno dei propri
settori di riferimento mentre i blogger scrivono ciò che vogliono,
quando vogliono (a meno che non siano vincolati a specifiche linee
editoriali)
Come resistere alla competizione? E soprattutto ha senso che i
giornalisti e i blogger si sentano tra loro in competizione? O
sono due forme antropologicamente diverse di fare informazione?
L’esercito delle opinioni: Sfida #3Ai lettori: la quantità di informazioni è profondamente aumentata
in questi ultimi anni. A questa crescita non coincide necessariamente
un aumento della qualità percepita
Se i giornali rappresentano sempre un baluardo (minimo) della
qualità dell’informazione e della verifica delle fonti, lo stesso non
si può dire dei blogger, almeno in linea generale
Allo stesso tempo i blogger hanno spesso meno vincoli delle
redazioni e degli editori, per cui la guerra della verità è aperta e
difficilmente vedrà qualcuno vincere su qualcun altro
Ai lettori il compito non facile di scegliersi le fonti qualitativamente
migliori
L’esercito delle opinioni: Sfida #4
Ai cittadini: fino a dieci anni fa era impossibile informare
senza che un editore (o ingenti mezzi economici propri) mettesse
una persona (giornalista o meno) nelle condizioni di farlo
Oggi invece questa barriera non esiste più. Chiunque può aprire
un blog, dire la propria, utilizzare i social media per far leggere i post
ai propri amici, conoscenti, alla ricerca del passaparola e
dall’allargamento della base dei lettori
Questa barriera, però, è stata abbattuta per tutti: questo è un
incentivo alla partecipazione (è facile) o un disincentivo (è inutile,
perché è impossibile emergere?)
Storia #7
Le dirette collettive:#opencamera
Le dirette collettive: scenario
Il grado di interazione tra protagonisti della scena pubblica e
‘spettatori’ conosce livelli sempre crescenti anche in contesti
apparentemente poco permeabili
Un esempio di questa integrazione possibile è il caso di
#opencamera, una lista di Twitter creata da Andrea Sarubbi,
deputato del Pd. OpenCamera è un hashtag (codice di Twitter
per indicare un argomento) che serve ai parlamentari per
informare e ai cittadini per informarsi
Il principio è lo stesso che regola i rapporti tra dirette televisive e
interazione del pubblico, con la differenza che potenzialmente si
può contribuire al miglioramento del processo legislativo
L’hashtag #opencamera
Opencamera:
OpenCamera su Twitter
Le dirette collettive: Sfida #1
Ai politici: chi c’è si vede, chi non c’è perde un’occasione. Per
ascoltare i cittadini, per cercare consenso, per dialogare con gli altri
parlamentari, per creare storie buone anche per la stampa e i mezzi
tradizionali
L’effetto di trascinamento è già avvenuto: molti politici si sono iscritti
a Twitter, alcuni di loro solo per poter far parte della piazza virtuale
di #opencamera. Non tutti dialogano tra loro, alcuni riproducono il
formato classico dei comunicati stampa (in 140 caratteri)
Ma cosa succederà quando tutti i parlamentari dialogheranno tra
loro o utilizzeranno i commenti dei cittadini all’interno della
discussione?
Le dirette collettive: Sfida #2
Agli staff dei politici: l’opera di verifica, monitoraggio, rinvio della
discussione su altri strumenti o con altre scelte (dal web al
comunicato stampa; dal dibattito pubblico a Facebook) può essere
possibile ed efficace solo se gli staff di supporto dei politici
effettuano un corretto monitoraggio delle discussioni e dei
commenti, sia degli altri politici che dei cittadini
OpenCamera non è solo un banco di prova (e un’occasione) per i
politici, ma anche un terreno insidioso perché ogni dichiarazione,
anche se in risposta a un singolo cittadino, è pubblica, dunque
pubblicabile, dunque potenzialmente esplosiva, sia in senso positivo
che in senso negativo. Gli staff web dei politici, per queste ragioni,
sono come i soldati di prima linea in guerra, nel bene e nel male
Le dirette collettive: Sfida #3
Ai giornalisti: le notizie politiche possono essere prodotte e cercate
su Twitter e su #opencamera. Questo vale sia per le breaking news,
sulle anticipazioni che passano prima dai profili personali dei
Parlamentari e poi sulle agenzie di stampa, sia per notizie che
‘nascono’ su Twitter
Quando c’è una discussione, si crea un effetto di botta e risposta
rapido, simile ai talk-show. Rispetto al formato televisivo, però, c’è la
difficoltà legata alla forma scritta, la brevità delle informazioni, la
multimedialità come opzione di completamento della comunicazione
e la velocità negli scambi. A queste novità bisogna aggiungere il
ruolo degli utenti che possono verificare, aiutare, tifare,
delegittimare. E i giornalisti devono decodificare una realtà
complessa e in continuo mutamento
Le dirette collettive: Sfida #4Ai cittadini: le dirette collettive di OpenCamera, come tutto ciò che
avviene sul web, offrono due alternative possibili: l’ascolto critico
e l’interazione attiva
In entrambi i casi i cittadini possono modificare il loro
comportamento anche in un secondo momento, scegliendo un
politico rispetto a un altro, mettendolo alla prova, aiutandolo o
favorendo la denuncia di affermazioni o dati falsi
Questo accresciuto ruolo sociale dei cittadini obbliga tutta l’opinione
pubblica a un costante lavoro di analisi, verifica, controllo e, a lungo
andare, potrebbe garantire un maggiore elemento di trasparenza
nel dibattito pubblico
Storia #8
Giornalismo, diretta e solidarietà: l’alluvione di
Genova
L’alluvione di Genova: scenario
4 novembre 2011: Genova è colpita da un’alluvione che ha
causato sei morti. La combinazione di piogge torrenziali e
dell’esondazione di due torrenti ha creato disagi gravissimi
anche in quartieri centrali della città
I social media sono stati luoghi che sono stati utilizzati dai
genovesi, dai cittadini, dai media per informarsi e informare.
Youtube ha accolto le prime drammatiche video-testimonianze,
poi riprese dalle televisioni
Il racconto, però, si è evoluto nel tempo: inizialmente è
servito a dare informazioni di servizio, poi bollettini sui morti e i
danni, infine è servito a coordinare le operazioni necessarie a
riportare la normalità, anche chiedendo aiuto a cittadini e
volontari
L’alluvione di Genova su Twitter
Genova, le accuse e la solidarietà:
migliaia di messaggi su Twitter
Link all'articolo originale
L’alluvione di Genova: Sfida #1
Agli amministratori locali: la quantità e la qualità di informazioni
è che possibile dare e ricevere attraverso i social media è
infinitamente maggiore rispetto al passato. Un coordinamento
preciso tra gestione della crisi, mappatura dei problemi,
ascolto delle richieste dei cittadini e problem-solving può funzionare
ancora più delle normali procedure che si attivano in caso di
emergenza
La sfida è ovviamente gravosa, perché un’amministrazione
comunale percepita come poco efficiente (così come è stato in
questo caso) può essere travolta da critiche e proteste con forza e
velocità ancora maggiore rispetto al passato. Ma può anche gestire,
ribaltare la percezione e soprattutto lavorare dove c’è davvero
bisogno di aiuto
L’alluvione di Genova: Sfida #2
Ai cittadini: i social media riducono, talvolta abbattono, la distanza
tra chi ha bisogno di aiuto e chi può offrirlo. I volontari hanno potuto
usare Twitter per coordinare le operazioni, fare reclutamento,
segnalare problemi, la creazione o la rimozione di disservizi
Questa responsabilità va letta in due chiavi: è una risorsa in più a
disposizione di tutti ma è anche uno stimolo a essere precisi,
corretti, a non veicolare allarmismi ingiustificati, a comunicare
informazioni solo quando è davvero necessario, a evitare il
protagonismo allo scopo di aiutare la comunità (amministrazione +
cittadini) a reagire e i media a raccontare la tragedia nel modo più
obiettivo possibile
L’alluvione di Genova: Sfida #3Ai giornalisti: i media, in una fase di profondissima crisi gestionale,
hanno un compito assai delicato. Devono distinguere le informazioni
vere da quelle false, devono ordinare le priorità. E se possibile, non
dovrebbero limitarsi a raccontare ciò che accade, ma piuttosto
dovrebbero impegnarsi anche a veicolare informazioni utili e di
servizio
Perché ciò sia possibile, è forse necessaria un’adeguata
formazione o perlomeno un’esperienza sul campo sui social media
alla ricerca dei veri nodi delle reti informative, degli utenti più
affidabili e delle informazioni di migliore qualità
Per essere ‘sul campo’, in diretta sui social media, bisogna co-
partecipare al racconto e avere la lucidità e l’esperienza per
poterlo fare
top related