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Grammatica a scuola: quale e perché?

Giorgio Graffi

(Bologna, 20 Marzo 2018)

Che cos’è la grammatica? Una risposta tradizionale (ma ancora frequente)

• «La Grammatica, tienilo bene a mente, è quel libro che insegna a parlare e a scrivere bene, ossia senza spropositi e secondo le buone regole stabilite dall’uso» (C. Collodi, La grammatica di Giannettino, Firenze, Paggi, 1884).

Ma la grammatica insegna davvero «a parlare e a scrivere bene»?

• «Pensare che lo studio riflesso di una regola grammaticale ne agevoli il rispetto effettivo è, più o meno, come pensare che chi meglio conosce l'anatomia delle gambe corre più svelto, chi sa meglio l'ottica vede più lontano, ecc.» (da GISCEL, Dieci tesi per l'educazione linguistica democratica, 1975, Tesi VII, punto Db).

• «Le grammatiche di tipo tradizionale sono fondate su teorie del funzionamento d'una lingua che sono antiquate e, più ancora che antiquate, largamente corrotte ed equivocate (…); costretti a imparare paradigmi e regole grammaticali, oggi come oggi gli alunni delle nostre scuole imparano cose teoricamente sgangherate e fattualmente non adeguate o senz’altro false» (ibid., punto Dc).

Un equivoco da chiarire

• «Se c’è uno scopo a cui l’insegnamento grammaticale non può servire è quello che è stato più spesso e a volte è ancora invocato: insegnare la lingua a chi non la sa, o a chi la usa scorrettamente. La lingua si impara usandola: ascoltando, parlando, leggendo» (A. Colombo-G. Graffi, Capire la grammatica, Roma, Carocci, 2017, p. 175).

E allora perché insegnare la grammatica?

• «La grammatica deve essere insegnata, ma non per fare imparare la lingua, anzi quando la lingua è imparata: e perciò non ai bambini, sibbene ai giovani, per dare la coscienza riflessa della lingua» (Giovanni Gentile).

• «Dobbiamo concludere che nella scuola non è opportuno parlare dell’anatomia umana? Valgono nella formazione di una persona solo le conoscenze immediatamente spendibili sul mercato della vita quotidiana? Fuori di metafora: se è compito della scuola sviluppare conoscenze sull’essere umano, sulla società e sul mondo in cui vive, non è sensato escludere dagli oggetti da conoscere una realtà centrale nella vita mentale e sociale qual è la lingua» (Colombo-Graffi, ibid.).

Un caso in cui la grammatica può essere utile…

• «Nel parlare, più spesso nello scrivere, ci accade di trovarci in difficoltà nel tentativo di esprimere il nostro pensiero: le conoscenze grammaticali possono suggerirci diverse formulazioni alternative tra cui scegliere la più efficace. Nella lettura, possiamo trovarci in difficoltà di fronte a espressioni sintatticamente complesse: le stesse conoscenze ci aiutano a districarle, a ricostruire quali parole si riferiscono a quali» (Colombo-Graffi, cit., pp. 175-6).

…ed un altro caso

• «[…] molti glottodidatti ammettono che la pratica diretta della lingua straniera sia seguita, prima o poi, da “spiegazioni grammaticali”; queste spiegazioni forse non avranno un carattere sistematico, ma si varranno di una conoscenza abbastanza sistematica della grammatica della lingua materna, a partire da una terminologia che, per quanto elementare, non si apprende senza uno studio. Dunque, una certa conoscenza della grammatica della lingua materna avrebbe un po’ una funzione di “grammatica universale”: non nel senso di essere quella giusta rispetto alla quale le altre lingue sono deviazioni, ma nel senso di fornire un insieme di termini e concetti che possono essere una base per confronti tra la lingua nota e quella da apprendere» (Colombo-Graffi, cit., p. 176).

Uso «metalinguistico» della grammatica: due regole delle frasi relative inglesi

1. Se il nome modificato da una frase relativa indica un essere umano, la relativa restrittiva può essere introdotta sia da who che da that (the man who came yesterday e the man that came yesterday), mentre la relativa appositiva è introdotta solo da who (John, who came yesterday, ma non *John, that came yesterday).

2. Se il pronome relativo ha la funzione di oggetto, può essere omesso, se ha la funzione di soggetto, non può essere omesso: The man (that) I saw came , ma I saw the man *(that) came.

Per poter utilizzare queste regole è necessario…

1. Sapere che cosa è un ‘nome’ e distinguerlo dalle altre ‘parti del discorso’.

2. Sapere che cos’è un ‘soggetto’.

3. Sapere che cos’è una ‘frase relativa’, e che cosa distingue una frase relativa ‘restrittiva’ da una frase relativa ‘appositiva’.

• Dunque è necessario conoscere (almeno) i fondamenti della:

1. Analisi grammaticale.

2. Analisi logica.

3. Analisi del periodo.

• La grammatica tradizionale presenta però varie carenze in tutti e tre questi tre tipi di analisi.

Tirando le somme fin qua…

• La grammatica tradizionale non è inutile.

• La grammatica tradizionale può essere inutile, se non nociva, a causa di alcune sue carenze o addirittura contraddizioni.

• La linguistica moderna può offrire una soluzione a questi problemi (o almeno ad alcuni di essi).

Un errore da evitare

• [Negli anni ’70], «cominciavano a circolare nelle scuole, destinate agli alunni, grammatiche strutturaliste, grammatiche generativiste, grammatiche semanticiste. A diversi di noi parvero una cattiva risposta all'esigenza di far fare un salto al livello di formazione degli insegnanti e alle pratiche dell'educazione linguistica. L'illusione di quelle rifritture pseudomodernizzanti delle grammatiche tradizionali [...] era che, spiegando a un bambino di sei anni che cosa è un "monema" o un predicato a tre argomenti, tutto avrebbe funzionato meglio» (T. De Mauro, Passato e futuro dell’educazione linguistica, in Educazione linguistica minimalista, in Educazione linguistica vent’anni dopo e oltre. Che cosa ne pensano De Mauro, Renzi, Simone, Sobrero, a cura di S. Ferreri-A. R. Guerriero, Firenze, La Nuova Italia, 1998, p. 19).

Una strategia possibile

• Distinzione fondamentale: indicazioni per gli studenti vs. indicazioni per gli insegnanti.

• Per gli studenti: basarsi sulla grammatica tradizionale, correggendone ed integrandone i punti deboli.

• Per gli insegnanti:

1. conoscenza delle nozioni fondamentali delle teorie grammaticali moderne, in modo da superare le carenze della grammatica tradizionale.

2. Meglio scegliere manuali dichiaratamente “tradizionali”, piuttosto che artificiosamente “modernizzanti”.

Parentesi: la cosiddetta «frase minima»

• «Frase minima»: concetto proposto da A. Martinet (1908-1999).

• Nell’idea di Martinet la frase minima è costituita da un soggetto e un verbo, tutto il resto sono «espansioni».

• Tuttavia, così definita, la «frase minima» può essere agrammaticale:

a. Tizio legge

b. Gaia mangia

c. *Tizio accompagna

d. *Il camion trasporta

Analisi della frase: ‘argomenti’ e ‘circostanziali’

• La «frase minima» è costituita dal soggetto, dal verbo e dai complementi obbligatori; nei termini della «grammatica della valenza», dal verbo e dai suoi argomenti.

• Gli argomenti sono obbligatori, i circostanziali facoltativi:

(1) Ieri Mario ha incontrato Gino

(2) * Ieri Mario ha incontrato

(3) Mario ha incontrato Gino

(4) Mario ha dato un libro a Maria

(5) * Mario ha dato un libro

Difficoltà della grammatica tradizionale: la definizione di ‘soggetto’

• La grammatica tradizionale definisce il soggetto o come “agente dell’azione” o come “ciò di cui parla il predicato”.

• Controesempi alla prima definizione:

1. Maria capisce la matematica

2. Maria ha subito molti torti

• Controesempi alla seconda definizione:

1. A Maria piace la matematica

2. Nel giardino ci sono erbe e fiori

Definizione di ‘soggetto’: come superare le difficoltà dell’analisi tradizionale?

• «[…] l’analisi logica tradizionale “riconosce”, ma non “definisce” correttamente il soggetto: siamo tutti d’accordo che esso è la matematica in una frase come A Maria piace la matematica, ma in base a quali considerazioni lo individuiamo come tale?» (G. Graffi, La frase: l’analisi logica, Roma, Carocci, 2012, p. 71).

• « […] Distingueremo dunque una funzione sintattica, il soggetto, da una funzione semantica, l’agente (o l’esperiente), e da una funzione comunicativa, il tema […]. Ognuna di queste tre nozioni ne ha una correlativa: quella del soggetto è il predicato (livello sintattico); quella dell’agente è l’azione e quella dell’esperiente è lo stato (livello semantico); quella del tema è il rema (livello comunicativo)» (id., p. 72).

Definizione di ‘soggetto’ (funzione sintattica)

• «The subject is the primary which is most intimately connected with the verb (predicate) in the form which it actually has in the sentence with which we are concerned; thus Tom is the subject in (1) "Tom beats John", but not in (2) "John is beaten by Tom", though both sentences indicate the same action on the part of Tom; in the latter sentence John is the subject, because he is the person most intimately connected with the verb beat in the actual form employed: is beaten» (O. Jespersen, A Modern English Grammar on Historical Principles, vol. 3, London, Allen & Unwin, 1927, pp. 206-207) .

• «[…] l’argomento più intimamente connesso è quello che si accorda con il verbo in persona e in numero. […] il soggetto è l’argomento che si accorda obbligatoriamente in numero e persona con il verbo» (Graffi, La frase, cit., p. 74).

Quando il soggetto non è «chi compie l’azione»

1. Maria saluta Gianni

2. Maria capisce la matematica (Maria: ‘esperiente’)

3. Maria ha subito molti torti (idem)

• In 1., Maria è contemporaneamente ‘soggetto’, ‘agente’ e ‘tema’.

• In 2. e in 3., il soggetto è Maria perché si accorda in persona e numero con il verbo, anche se «non compie l’azione».

• Inoltre, in 2. e in 3., Maria è anche il ‘tema’ della frase.

Quando il soggetto non è «ciò di cui si parla»

1. A Maria piace la matematica (Maria: ‘tema’)

2. Nel giardino ci sono erbe e fiori (Nel giardino: ‘tema’)

• In 1 e in 2., il soggetto è, rispettivamente, la matematica e erbe e fiori, in base al criterio dell’accordo con il verbo: in entrambi i casi, non è il ‘tema’.

• Inoltre, il soggetto di 2. e 3. non è «chi compie l’azione».

Qual è l’argomento «che si accorda obbligatoriamente» con il verbo?

• In molti casi, il verbo si accorda in numero e persona con più argomenti:

1. A Maria piace la matematica

2. Gianni saluta un amico

• Solo un argomento si accorda obbligatoriamente con il verbo:

1. A Maria piacciono le scienze

2. *A Maria piace le scienze

3. Gianni saluta alcuni amici

4. *Gianni salutano alcuni amici

Teorie linguistiche cui si è fatto riferimento

• Per la definizione di ‘frase minima’: «grammatica della valenza» di L. Tesnière e successivi sviluppi.

• Distinzione tra livello sintattico, semantico e comunicativo: «grammatica generativa» di Chomsky e altre teorie.

• Definizione di ‘soggetto’: Jespersen.

• Nozioni di ‘tema’ e ‘rema’: «scuola di Praga» e successori

Riassunto e conclusioni

• Le nozioni della grammatica tradizionale non sono inutili.

• In particolare, sono utili sia per un migliore uso della madrelingua che per l’apprendimento delle lingue straniere.

• Il problema consiste nella definizione e nell’individuazione corretta di tali nozioni. In questo senso, un aiuto prezioso può venire dalla linguistica.

• Non esiste però un unico modello di linguistica cui si possa fare riferimento: va adottata una posizione eclettica.

• In ogni caso, l’insegnamento grammaticale svolge una funzione fondamentale.

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