heidegger e i problemi fondamentali della fenomenologia. sulla «seconda metà» di essere e tempo -...
Post on 27-Dec-2015
249 Views
Preview:
DESCRIPTION
TRANSCRIPT
Nel 1927 Heidegger pubblica Essere e tempo, quella che rimane, oltre che la sua opera maggiore, una delle tappe decisive di tutta la filosofia contemporanea. Ma Essere e tempo si presenta come un'opera interrotta: solo come «prima metà» di un trattato che dovrà essere completato con una «seconda metà». In quest'ultima, a partire dall'analitica dell 'esistenza - svolta nE311a prima metà - si dovrà dare infine risposta alla questione sul senso dell'essere in base al tempo. Ma questa seconda metà non verrà mai più pubblicata, e l'incompiutezza dell'opera diverrà la cifra di una strutturale sospensione dell'ontologia dell'esserci sull'abisso non ancora raggiunto - in un certo senso irraggiungibile -del senso e della verità dell'«essere» stesso.
Sempre nel 1927, però, Heidegger tiene all'Università di Marburgo un corso su I problemi fondamentali della fenomenologia, concependolo proprio come il completamento della prima parte dell'opera pubblicata. Il tentativo di von Herrmann è quello di introdurre alla lettura di questo corso, non solo come il compimento - in una via più storica - dell'interrogazione fenomenologico-ermeneutica di Essere e tempo, ma anche come un momento centrale ed essenziale di passaggio Cdi «svolta») alle questioni che impegneranno successivamente il pensiero heideggeriano. Questo scritto di von Herrmann ci si presenta dunque sia come un prezioso strumento di ricostruzione testuale e un saggio esemplare di storiografia heideggeriana; sia come un contributo all'interpretazione complessiva del «problema dell'essere».
Come poscritto alla traduzione italiana, segue un testo inedito di von Herrmann sull'Edizione completa delle opere di Heidegger.
Friedrich-Wilhelm von Herrmann è Professore di Filosofia presso l'Università di Friburgo in Brisgovia. È stato stretto collaboratore di Heidegger negli ultimi anni di vita del filosofo, quando questi preparava l'Edizione completa delle sue opere, di cui von Herrmann è attualmente il coordinatore. Oltre alla cura e all'edizione di molti testi heideggeriani, ha finora dedicato i suoi scritti (citati a p. 93 di questo volume) soprattutto all'elaborazione di tematiche centrali del pensiero di Heidegger e di Husserl, e all'interpretazione - in chiave fenomenologica - di alcuni testi classici della tradizione filosofica.
UNIVERSIDAD DE NAVARRA
I llllll lllll lllll lllll 111111111111111111111111111111111
In copertina: Heidegger in una foto degli anni Venti, tratta da W B1EMEL, Martin Heidegge.~ in Selbstzeugnissen und Bilddokumenten, Rowohlt, Reinbeck 1973.
VESTIGIA Studi e strumenti
di storiografia filosofica
1. Ada Lamacchia, Percorsi kantiani, 1990, pp. 240.
2. Pasquale Porro, Enrico di Gand. La via delle proposizioni universali, 1990, pp. 220.
3. Ada Lamacchia, Due saggi di storiografia .filoso.fica, 1991, pp. 88.
4. Paolo Ponzio (a cura di), Asclepius, 1991, pp. 264.
5. Ada Lamacchia, Reverentia casti iuris -Grazio nella lettura di Corsano, 1991, pp. 113.
6. Francis Wayland, Elementi di scienza morale, a cura di A. Lamacchia, 1992, pp. 441.
7. F. Botturi - U. Galeazzi - A. Lamacchia - F. Marcolungo -P. Porro, Metafisica e teologia civile in Giambattista Vico, 1992, pp. 236.
8. Costantino Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, 1992, pp. 404.
9. Ada Lamacchia, Mounier. Personalismo comunitario e filosofia dell'esistenza, 1993, pp. 348.
10/1. Tommaso Campanella, Meta.fisica (Universalis Philosophiae seu Metaphysicarum rerum iuxta propria dogmata -Li ber I), edizione critica e traduzione di P. Ponzio (in corso di stampa).
11. Friedrich-Wilhelm von Herrmann, Heidegger e I problemi fondamentali della fenomenologia, a cura di C. Esposito, 1993, pp. 93.
In copertina: Heidegger in una foto degli anni Venti, tratta da W. BIEMEL, Martin Heidegger in Selbstzeugnissen und Bilddokumenten, Rowohlt, Reinbeck 1973.
Nella collana
1. Ada Lamacchia, Percorsi kantiani, 1990, pp. 240.
2. Pasquale Porro, Enrico di Gand. La, via delle proposizioni uni-versali, 1990, pp. 220.
3. Ada Lamacchia" Due saggi di storiografia.filosofica, 1991, pp. 88.
4. Paolo Ponzio (a cura di), Asclepius, 1991, pp. 264.
5. Ada Lamacchia, Reverentia casti iuris - Grazio nella lettura di Corsano, 1991, pp. 113.
6. Francis Wayland, Elementi di scienza morale, a cura di A. Lamacchia, 1992, pp. 441.
7. F. Botturi - U. Galeazzi - A. Lamacchia - F. Marcolungo - P. Porro, Metafisica e teologia civile in Giambattista Vico, 1992, pp. 236.
8. Costantino Esposito, Heidegger. Storia e fenomenologia del possibile, 1992, pp. 404.
9. Ada Lamacchia, Mounier. Personalismo comunitario e filosofia dell'esistenza, 1993, pp. 348. ·
10/1. Tommaso Campanella, Metafisica (Universalis Philosophiae seu Metaphysicarum rerum iuxta propria dogrnata - Liber I), edizione critica e traduzione di P. Ponzio (in corso di stampa).
11. Friedrich-Wilhelm von Herrmann, Heidegger e I problemi fondamentali della fenomenologia, a cura di C. Esposito, 1993, pp. 93.
Friedrich-Wilhelm von Herrmann
Heidegger e 'I problemi fondamentali
della fenomenologia'
Sulla «seconda metà» di 'Essere e tempo'
Con un poscritto sull'Edizione completa delle opere di Heidegger
Edizione italiana a cura di Costantino Esposito
Levante editori - Bari
Titolo originale: Heideggers "Grundprobleme der Phtinomenologie''. Zur "Zweiten Halfte" von "Sein und ?.eit" © 1991, Vittorio Klostermann, Frankfurt a.M. © 1993, Levante editori, Bari
Titolo originale del poscritto: Wirkungen und Erwartungen. Ruckblick und Vorblick auf die Martin-Heidegger-Gesamtausgabe © 1993, Levante editori, Bari
Traduzione, Nota introduttiva e note di Costantino Esposito
Ai sensi della Legge sui diritti d'autore tutelati dal Codice Civile è vietata la riproduzione di questo libro, o di parte di esso, con qualsiasi mezzo (elettronico, meccanico, per mezzo d,i fotocopie, microfilms, registrazione, ecc.)
Digitalizado por @elteologo2014
NOTA INTRODUTTIVA
Per larga misura, il problema fondamentale del pensiero di Heidegger è il problema di Essere e tempo. O meglio, considerata la genesi e la stòria emblematica di questo testo, che vive per così dire della sua stessa incompiutezza, è proprio Essere e tempo a costituire il problema centrale e in certo modo permanente del pensiero di Heidegger. Per questo motivo, per chi voglia comprendere e interpretare il suo percorso, bisognerà tornare sempre all'opera pubblicata nel 1927, senza voler affrettatamente passare oltre, a ciò che avviene dopo la "svolta", ma anche -che è poi l'altro lato della stessa posizione - senza fermarvisi su, come se si trattasse di un capitolo autonomo o chiuso. Essere e tempo non va considerato tanto o solo come il risultato di una fase della ricerca heideggeriana - quella impostata come «Ontologia fondamentale» e realizzata come «analitica dell'esserci» -, ma va piuttosto inteso e seguito nella sua propria dinamica interrogativa, nel suo costitutivo mo.vimento fenomenologico, lì dove la questione sul semo dell'essere si manifesta come ermeneutica dell'esistenza e dove la struttura comprensiva dell'esistenza mira, da parte sua, a rendere manifesto ciò che «innanzitutto e per lo più», ma anche secondo tradizione, si nasconde. In questa prospettiva ermeneutico-fenomenologica il tempo si svela come il senso nascosto dell'essere stesso, la possibilità stessa dell'essere che, in quanto sempre trascendente o differente dall'ente (l'ente intramondano ma anche l'ente che è l'esserci), si rende evidente proprio come impossibilità.
Di questa rinnovata attenzione a Essere e tempo come un'opera fenomenologica, siamo debitori in special modo a Friedrich-Wilhelm von Herrmann. Il nome di von Herrmann si ac-
6 NOTA INTRODUTTIVA
compagna ormai strettamente a quello di Heidegger, non solo a motivo della collaborazione che lo ha legato personalmente a quest'ultimo, ma anche per le chiarificanti interpretazioni che egli ha proposto delle questioni-chiave della ,ricerca heideggeriana, con una caratteristica posizione dall'interno, staremmo per dire dallo stesso centro dinamico del procedimento di questa ricerca; e soprattutto perché von Herrmann, a partire dal 1975, guida la pubblicazione della Gesamtausgabe, l'Edizione completa delle opere di Heidegger, impostata dallo stesso autore come Ausgabe letzter Hand, vale a dire come edizione definitiva. Il fatto che le ricerche dell'interprete si accompagnino qui strettamente all'attività dell'editore, non è casuale, anzi è indice dell'approccio di von Herrmann al pensiero di Heidegger. E ancor più emblematico, in questa linea, è il fatto che l'Edizione completa sia stata iniziata, per decisione dello stesso Heidegger, proprio con la pubblicazione - a cura di von Herrmann - del corso inedito tenuto nel 1927 a Marburgo sui Problemi fondamentali della fenomenologia, presentato come il completamento decisivo di Essere e tempo (più precisamente, il completamento della prima parte, come viene ampiamente documentato nelle pagine che seguono), che costringe a rileggere daccapo la prima metà dell'opera, pubblicata sempre nel 1927, contemporaneamente a ·questa Vorlesung.
Quello che i Problemi fondamentali permettono, non sarà dunque una "chiusura" o una semplice "conclusione" di Essere e tempo con Tempo ed essere (il titolo, appunto, della sezione mancante della prima parte) ma, al contrario, una sua essertziale · "riapertura", sia nel senso che mediante il corso di lezioni è possibile considerare nella sua globalità l'intrapresa della questione sul senso temporale dell'essere; sia nel senso che l'interruzione dell'opera non va più intesa soltanto come incompiutezza, ma anche - e proprio per questo - come nuovo inizio, riproposizione del problema in una diversa maniera, in quella che gi.à qui Heidegger considera come una via «storica».
NOTA INTRODUTTIVA 7
Questa via evidenzierà che non è possibile cogliere il senso temporale dell'essere stesso, se non attraversando la tradizionale problematica dell'essere dell'ente, e che la temporalità, da parte sua, può essere intesa e, più radicalmente, può temporalizzarsi solo mediante la differenza ontologica, anzi come la stessa diff erenza. Con la conseguenza che non si deve più risalire all'essere come se si trattasse di una nascost~origine o di un presupposto trascendentale, ma si deve compiere ogni volta - in un senso metodologico e casale insieme - lo scarto temporale tra l'essere e l'ente. E·lo si deve compiere storicamente, andando a cercare nella tradizione metafisica la traccia di questa differenza, nonostante essa venga il più delle volte dimenticata e, più al fondo, nascosta.
La caratterizzazione della temporalità come storia dell'essere configura così il peculiare compimento fenomenologico-ermeneutico di Essere e tempo, compimento che coincide con la sua stessa «svolta», quella svolta nell' «evento» che oggi possiamo vedere compiersi nella grande opera degli anni Trenta, inedita fino al 1989, i Contributi alla filosofia.
In questa prospettiva, lo scritto che presentiamo qui in tra-. duzione italiana è anzitutto un prezioso strumento di lettura e di interpretazione genetico-sistematica dell'intero percorso di pensiero compreso neMa questione dell'essere e del tempo; un percorso che viene impostato in senso ontologico-fondamentale e che si trasforma poi nel senso della storia dell'essere. Il lavoro sui testi, proprio di von Herrmann, è attentissimo a evidenziare la loro dinamica strutturale fatta di acquisizioni sistematiche e di aperture problematiche; a rintracciare corrispondenze e insieme differenze nella loro tessitura linguistica; e insieme a rimettere sempre a fuoco, nei singoli, spesso intricati momenti dell'analitica ontologico-fondamentale, il punto di partenza e la mira ultima della ricerca heideggeriana, la sua "cosa" decisiva.
Proprio per questo, oltre che essere uno strumento di lettura che ci invita ad incontrare con rinnovato interesse il testo stesso
8 NOTA INTRODUTTIVA
di Heidegger - che è poi la massima aspirazione di ogni saggio introduttivo a un'opera filosofica-, questo scritto di von Herrmann indica anche una precisa modalità di lettura e di interpretazione degli scritti di Heidegger, una modalità che trova proprio nella sua dimensione fenomenologica l'accesso più appropriato alla ricerca heideggeriana. Il che non significa che ogni lettura di Heidegger debba essere consenziente o che l'immedesimazione metodologica (e dunque casale) debba annullare qualsiasi distanza critica. A ben vedere, e quasi paradossalmente, proprio la fedeltà fenomenologica al percorso heideggeriano può comportare, in maniera più consapevole e motivata rispetto ad altre posizioni, la possibilità di una radicalizzazione o di un superamento di quel percorso, se non addirittura di un distacco da esso. Ma l'essenziale è che quest'ultima possibilità - come pure la possibilità di accompagnarsi all'itinerario di Heidegger, che è quella scelta da von Herrmann - siano richieste o meno dalla sua stessa problematica, e che in una certa maniera le questioni critiche poste dal lettore si incrocino con le stes!)e aporie dell'autore.
Come Poscritto all'edizione italiana del testo sui Problemi fondamentali della fenomenoiogia, proponiamo qui un altro testo - finora inedito - di von Herrmann, in cui si fa il punto sintetico sull'Edizione completa delle opere di Heidegger, sia riguardo a ciò che è già apparso e agli effetti che ha prodotto nella recezione del pensiero heideggeriano, sia riguardo alle numerose parti inedite che ancora attendono di essere pubblicate. Al di là della competenza e dell'informazione di prima mano che von Herrmann, in qualità di curatore responsabile della Gesamtausgabe, può assicurare più di ogni altro, va detto che questo secondo scritto non interessa solo a livello informativo, ma anche al più essenziale livello di comprensione sistematica del pensiero heideggeriano. Giacché proprio questa estrema e continua ricerca di una sistematicità - del problema dell'essere e della storia del-
NOTA INTRODUTTIVA 9
l'essere e del pensiero dell'essere - che oltrepassi il sistema tradizionale della metafisica in favore di un altro orizzonte speculativo, nori meno vincolante anche se di segno differente, è il tratto che; man mano che appaiono i volumi dell'Edizione completa, chiede sempre più di essere compreso e valutato.
*** Per quanto riguarda la traduzione, abbiamo cercato di non
gravare la scrittura con i termini tedeschi, anche laddove la densità o la vera e propria ambiguità del lessico heideggeriano imponevano di ricorrere all'etimologia originale. In questi ultimi casi abbiamo preferito affidare i chiarimenti linguistici - i quali naturalmente implicano delle scelte interpretative - alle note a piè di pagina, lì dove il termine in questione occorr~ per la prima volta o nel luogo in cui viene direttamente tematizzato.
Le citazioni heideggeriane presenti nel testo di von Herrmann sono state tradotte tutte direttamente dall'originale, anche laddove ne esista già la traduzione italiana, per poter rendere appieno la compatta tessitura dei testi con i commenti e le interpretazioni. In ogni caso le traduzioni italiane, con le quali ci siamo confrontati, vengono ugualmente richiamate, di volta in volta, nelle note. ,,
Tutti i nostri interventi esplicativi, come pure le nostre integrazioni bibliografiche, sono riportati sempre tra parentesi quadre.
Costantino Esposito
PREFAZIONE
Quando, nel tardo autunno del 1975, è cominciata ad apparire l'Edizione completa degli scritti di Martin Heidegger con la, pubblicazione, in prima edizione, del corso tenuto all'Università di Marburgo nel semestre estivo 1927 su I problemi fondamentali della fenomenologia, è stata messa fine alla lunga serie di supposizioni riguardo alla terza sezione - su «Tempo ed essere» - della prima parte di Essere e tempo. Heidegger aveva redatto questo corso di lezioni, come <<nuova elaborazione della 3 a sezione della I parte di Essere e tempo», dopo aver gettato via, agli inizi del gennaio 1927, la prima elaborazione, preparata fino ad allora, di quella che è la più importante sezione dell'intero trattato.
Sebbene queste lezioni - da un punto di vista testuale -non si colleghino direttamente alla seconda sezione di Essere e tempo, bensì prendano una via più storica, Heidegger le pensa tuttavia e le struttura, nella loro interezza, in una maniera rigorosamente sistematica. La prima delle tre parti del corso è una «Discussione fenofnenologico-critica di alcune tesi tradizionali
sull'essere». Qui Heidegger mostra in che modo queste tesi sull'essere richiedano il ritorno del pensiero filosofico all'essenza dell'uomo come esserci, nella sua esistenza che comprende l'essere; inoltre egli mostra in che modo si debba elaborare e dare risposta - seguendo il filo conduttore dell'esserci - alla questione fondamentale sul senso dell'essere in generale, e in che modo a tale questione fondamentale della filosofia appartengano quattrò problemi fondamentali, i quali si trovano nascosti nelle suddette quattro tesi tradizionali, e a partire da queste ultime devono essere enucleati. La seconda parte del corso tratta perciò «La. questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in gene-
12 PREFAZIONE
rale. Le strutture fondamentali e i modi fondamentali dell'essere». Questa seconda parte contiene il nucleo centrale di quella tematica che, secondo l'impianto di Essere e tempo, costituisce la terza sezione della prima parte, con il titolo di «Tempo ed essere». Come oggetto di ricerca della terza parte del corso, era previsto «Il metodo scientifico dell'ontologia e l'idea di fenomenologia».
Il presente scritto, sulla base delle fonti più recenti, tratta anzitutto della genesi di Essere e tempo e del corso su I problemi fondamentali della fenomenologia (§ 1 ). Dopo di che, esso intende mostrare che il testo di queste lezioni porta effettivamente a svolgimento - almeno per un tratto ancora - il nucleo tematico di «Tempo ed essere». Per questo si confronteranno i numerosi accenni preliminari alla terza sezione su «Tempo ed essere», che si trovano nella prima metà di Essere e tempo apparsa nel 1927, con quello che viene svolto nel testo delle lezioni del 1927 (§§ 2 e 3). Ma da ciò risulterà pure che, per un'appropriazione interpretativa dell'analitica dell'esserci contenuta in Essere e tempo, d'ora in poi si dovrà assumere quest'analitica a partire dalla conoscenza di «Tempo ed essere», comprendendola così nella sua mira puramente ontologico-fondamentale, e senza aspettarsi da essa ciò che non è co~pito dell'ontologia fondamentale, bensì della metaontologia (§ 4). Ma un'appropriazione, da parte del pensiero filosofico, della questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in generale, nonché un'appropriazione dei problemi fondamentali che scaturiscono da essa, resta indispensabile anche per un'adeguata comprensione del pensiero dell'evento. Quest'ultimo, infatti, assume in sé quelle questioni ontologicofondamentali di fondo, in una modalità trasformata di domandare e di rispondere (§ 5).
I problemi fondamentali della fenomenologia non solo completario la prima metà di Essere e tempo, apparsa nel 1927, con la sezione più importante dell'intero trattato, ma costituiscono anche un irrinunciabile anello di congiunzione, lungo il cammino del
PREFAZIONE 13
pensiero di Heidegger, tra la pubblicazione del 1927 e i Contributi alla filosofia, il cui piano era già stabilito, nei suoi tratti fondamentali, sin dalla primavera del 1932, e il cui manoscritto fu steso tra il 1936 e il 1938, quale prima, còmpleta configurazione - articolata in sei compaginazioni - del pensiero dell'evento.
La parte centrale di questo scritto, è costituita dal testo di una conferenza tenuta nel 1989, in occasione del 100° anniversario della nascita di Martin Heidegger, dapprima a Chicago, durante l'International Conference presieduta dal Prof. Dr. John Sallis alla Loyola University (21-24 settembre) e successivamente a Mosca, durante il Congresso heideggeriano svoltosi all' Accademia delle Scienze dell'URSS, sotto la direzione della Prof. Dr. N.V. Motroschilowa (17-19 ottobre).
***
Nel dedicare questo scritto al Prof. Dr. Dr. h.c. Max Miiller per il suo 85° compleanno, l'autore ricorda con gratitudine i suoi anni di studio a Friburgo, dal 1957 al 1961. È stato durante le lezioni tenute da Max Miiller in quel periodo, che all'autore fu dato di e ascoltare ciò che aveva sperato nel cambiare il luogo dei suoi studi da Berlino a Friburgo. I problemi posti dai due grandi pensatori fe~omenologici di Friburgo - Edmund Husserl e Martin Heidegger - erano costantemente presenti nelle lezioni di Max Miiller sulla metafisica. Egli aveva compreso, in maniera magistrale, che bisognava situare Husserl· e Heidegger nel corso della grande filosofia occidentale-europea che va da Platone e Aristotele, attraverso Agostino e Tommaso d'Aquino, fino a Kant e a Hegel. Le lezioni di Max Miiller appartengono ai corsi più stimolanti di quegli anni di studio.
Friburgo in Br., febbraio 1991 'F.-W. vonHerrmann
HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
SULLA «SECONDA METÀ» DI ESSERE E TEMPO
A Max Miiller, per il suo 85° compleanno,
. con ammirazione e gratitudine
§ 1. Sulla genesi dei due scritti
Il punto di partenza della nostra esposizione è quella nota che contrassegna il corso tenuto da Heidegger a Marburgo nel semestre estivo 1927 su I problemi fondamentali della fenomenologia1, e che gli attribuisce il rango di continuazione decisiva della prima metà di Essere e tempo2
• Nel manoscritto delle lezioni, accanto al titolo del corso che si trova sulla parte sinistra della pagina, a destra si trova segnata, con la stessa 'accurata scrittura e con inchiostro rosso, l'indicazione: «Nuova elaborazione della 3a sezione della I parte di Essere e tempo». Questa terza sezione - «Tempo ed essere» - è la sezione più importante dell'intero trattato Essere e tempo, poiché in essa vien data risposta alla questione fondamentale di questo trattato, e cioè la questione che riguarda non solo il senso dell'essere dell'esserci, ma anche il senso dell'essere in generale.
Negli anni 1922-23 Heidegger aveva dato inizio, con una prima stesura, a Essere e tempo~ Per l'elaborazione di questo trattato, durata cinque anni, egli aveva affittato una camera nella parte riservata agli anziani della casa colonica di alcuni amici -la "Biihlhof' - sotlo la baita costruita nel 1922 a Todtnauberg, per difendersi dal chiasso e dai giochi dei suoi due ragazzi.
Circa l'inizio e il decorso dei lavori di composizione e stampà di Essere e tempo, troviamo delle informazioni sicure nelle let-
1 M. HEIDEGGER, Die Grundprobleme der Phiinomenologie, Gesamtausgabe Bd. 24, Hg. F.-W. von Herrmann, Klostermann, Frankfurt a.M. 1975 [trad. it. di A. Fabris: I problemi fondamentali della fenomenologia, il melangolo, Genova 1988].
'M. HEIDEGGER, Sein und Zeit (1927), Niemeyer, Tubingen 197915 [trad. it. di P. Chiodi, condotta sull'll •edizione: Essere e tempo, Longanesi, Milano 1970. - A partii-e dalla 14• edizione vengono riportate anche le note a margine apposte da Heidegger sulla sua copia di lavoro dell'opera]. ·
18 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
tere scritte in questo periodo da Heidegger a Karl Jaspers3• Nel
la sua lettera del 24 aprile 1926 da Todtnauberg, Heidegger comunica a Jaspers di aver cominciato il 1° aprile la «Stampa», e cioè la composizione delle bozze del suo trattato «Essere e tempo». Era stàta però un'occasione esterna a dare il primo avvio ai lavori di stampa. A motivo della partenza di Nicolai Hartmann alla volta di Colonia, la prima Cattedra di Marburgo si era resa vacante. La Facoltà di Filosofia aveva proposto al Ministero della pubblica istruzione di Berlino, come successore di Nicolai Hartmann, unico loco Heidegger. Per assicurare la nomina, però, era necessaria la pubblicazione di un adeguato manoscritto4
•
Da un'altra notizia fornita da Heidegger nella stessa lettera del 24 aprile 1926, e cioè che il trattato comprendeva circa 34 fogli di stampa5
, si evince che in quel momento egli pensava ancora di pubblicare Essere e tempo nella sua interezza, e quindi non ancora in due metà. 34 fogli di stampa, in sedicesimo, avrebbero reso 544 facciate, mentre la «Prima metà» apparsa nel 1927 comprende poco meno di 28 fogli di stampa, con 438 facciate. Nella copia delle bozze, con le relative correzioni, di Essere e tempo -copia rimasta allo stato frammentario, e di cui una volta Heidegger ha fatto dono all'autore di questo scritto - si trovano, segnate a matita da Heidegger, le date in cui di volta in volta veniva conclusa la correzione, per la maggior parte di 16 fogli di bozze. La prima data riferentesi alle correzioni sul foglio n. 17, è: «Todtnauberg 17.IV.26».
Nella sua lettera del 31 luglio 1926 da Marburgo, Heidegger scrive a Jaspers che la stampa «è avanzata bene sino alla fine di
3 M. HEIDEGGER-K. }ASPERS, Briefwechsel 1920-1963, Hg. W. Biemel u. H. Saner, Klostermann-Piper, Frankfurt a.M.-Miinchen-Ziirich 1990.
' Cfr. M. HEIDEGGER, Mein Weg indie Phii,nomenologie, in Zur Sache des Denkens [Sulla cosa del pensiero] (1962-1964), Niemeyer, Tiibingen 1969, pp. 87-88 [trad. it. di E. Mazzarella: Il mio cammino di pensiero e la fenomenologia, in Tempo ed essere, Guida, Napoli 1980, p. 189].
5 Cfr. HEIDEGGER-JASPERS, Briefwechsel, p. 62.
SULLA GENESI DEI DUE SCRITTI 19
giugno. Poi sono stato oberato dal lavoro per il semestre, essendomi accollato tutto il tran tran degli esami. All'inizio di giugno la Facoltà ha inoltrato al Ministero, in due copie, la 1 a parte del mio lavoro, nella stampa definitiva»6
• La «1 a parte» - come testimonia la copia. delle bozze~ è costituita dall' «Introduzione» e dalla prima sezione della prima parte, che insieme risultavano di quasi 15 fogli in sedicesimo.
Nella sua successiva lettera a J aspers, il 4 ottobre 1926 da Todtnauberg, Heidegger scrive poi, in riferimento a quanto gli aveva già comunicato nella lettera precedente: «A metà del semestre estivo ho sospeso la stampa, e quando son tornato al lavoro, dopo un brevissimo riposo, mi sono messo a riscrivere. Il lavoro è diventato più esteso di quanto pensassi, sicché ora devo dividerlo in due metà, ciascuna di circa 25 fogli di stampa. La parte rimanente per il primo volume devo consegnarla entro il 1° novembre» 7. All'inizio di giugno era dunque pronta la stampa definitiva sia dell'Introduzione, intitolata «L'esposizione della questione sul senso dell'essere», sia della prima sezione, intitolata «L'analisi fondamentale dell'esserci come analisi preparatoria», ciò che è confermato anche dalla copia delle bozze. La composizione delle bozze della seconda sezione, quella su «Esserci e temporalità», era proseguita sino alla fine di giugno, poi però era stata interrotta da Heidegger per sovraccarico di lavoro. Dopo la fine del semestre estivo 1926 egli si era concesso solo un «brevissimo riposo», per poi dedicarsi nuovamente al lavoro di Essere e tempo. Come apprendiamo dalla lettera appena citata del 4 ottobre, nella ripresa del suo lavoro Heidegger si era messo «a riscrivere». La riscrittura si riferisce al testo della seconda sezione su «Esserci e temporalità». Ma dal momento che a quell'epoca l' «Introduzione» - contenente i paragrafi 5 e 8, che forniscono le informazioni sull'impianto sistematico e sui passi principali
6 HEIDEGGER-}ASPERS, Briefwechsel, p. 66. 7 HEIDEGGER-JASPERS, Briefwechsel, p. 67.
20 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
dell'intero trattato - era già composta nella medesima redazione e con le stesse correzioni definitive con cui sarà poi pubblicata nel 1927, all'interno della prima metà; allora la «riscrittura» non poteva certo riguardare la concezione di fondo e la compaginazione fondamentale di Essere e tempo.
Contemporaneamente Heidegger si rende conto che il testo di Essere e tempo, nel corso del suo svolgimento, «è diventato più esteso» di quanto egli ancora pensasse nella lettera del 24 aprile, dove parlava "di circa 34 fogli di stampa. Adesso egli presume che Essere e tempo nella sua interezza, e quindi con tutte e due le parti previste, risulterà di circa 50 fogli di stampa (e cioè, in sedicesimo, 800 facciate). Così, però, non può più essere pubblicato in un unico volume, tanto più che per l'VIII volume dell' «Annuario per la filosofia e la ricerca fenomenologica»8 di Husserl, erano previsti pure trattati di altri autori. Heidegger si decide perciò a dividere la pubblicazione, in modo tale che ognuna delle due metà comprenda circa 25 fogÙ di stampa. È in questo momento, dunque, che viene presa la decisione di far apparire Essere e tempo in due metà.
Insieme a questo, Heidegger fa sapere a J aspers di dover consegnare, entro il 1° novembre, la parte rimanente per il primo volume. E qui però bisogna chiedersi in che doveva consistere questa «parte rimanente». Forse Heidegger in quel momento credeva ancora di poter pubblicare, nella prima metà, tutte e tre le sezioni della prima parte? Oppure la decisione di dividere la pubblicazione comportava già la risoluzione di pubblicare, nella pfima metà, solo le prime due sezioni della prima parte, con l'esclusione della terza sezione su «Tempo ed essere»?
Questa seconda ipotesi è certamente quella giusta. Se il 4 ottobre Heidegger presume che la prima metà sarebbe ammontata a circa 25 fogli di stampa, mentre poi quando essa appare ne
8 [«Jahrbuch fUr Philosophie und phiinomenologische Forschung».]
SULLA GENESI DEI DUE SCRITTI 21
consterà poco meno di 28, questo vuol dire che, nel momento in cui egli si era deciso per la suddivisione, anche la terza sezione su «Tempo ed essere» era già prevista per la seconda metà.
Il 26 dicembre 1926, da Marburgo, Heidegger scrive a J aspers che il 1° gennaio si sarebbe recato da lui ad Heidelberg. Insieme a questo gli fa sapere di avergli inviato per posta il 17° e il 18° foglio di stampa. I fogli restanti, dal 19° al 23 °, li avrebbe portati con sé ad Heidelberg, mentre gli ultimi 4 mancavano ancora9
•
Da un'altra lettera, scritta il 1° marzo 1927 da Marburgo, apprendiamo che la tipografia aveva fatto una lunga pausa, così che «oggi» egli poteva spedirgli «solo l'ultimo foglio di stampa nella prima correzione»10
• Infine, nella lettera del 18 aprile 1927, da Todtnauberg, egli comunica a Jaspers di essersi inteso qualche tempo prima con l'editore, perché inviasse allo stesso Jaspers una copia di Essere e tempo. Solo il 27 aprile, con un po' di ritardo, nell'VIII volume dell' «Annuario per la filosofia e la ricerca fenomenologica» a cura di Edmund Husserl, e contemporaneamente come estratto, apparve Essere e tempo. Prima metà.
Dal 1° al 10 gennaio del 1927, Heidegger si era trattenuto in visita e in colloquio filosofico da J aspers ad Heidelberg11
• Come annunciato, egli aveva portato con sé per Jaspers le bozze dei fogli di stampa di E'Ssere e tempo, dal 19° al 23°. Questi fogli riguardavano essenzialmente il terzo e il quarto capitolo della seconda sezione, e dunque i paragrafi che contengono l'analisi sulla temporalità esistenziale dell'esserci. Sulla base di questi fogli in bozza, tra Heidegger e Jaspers si arrivò «a un'animata, amichevole discussione», nel corso della quale ad Heidegger «Si fece
9 Cfr. HEIDEGGER-}ASPERS, Briefwechsel, p. 72. 10 HEIDEGGER-}ASPERS, Briefwechsel, p. 73. 11 Cfr. M. HEIDEGGER-E. BLOCHMANN, Briefwechsel 1918-1969, Hg. J.W.
Storck, Marbacher Schriften Bd. 33, Marbarch a.N. 1989, p. 19 [trad. it. di R. Brusotti: Carteggio 1918-1969, il melangolo, Genova 1991, p. 39].
22 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
chiaro che l'elaborazione raggiunta fino ad allora» della terza sezione su «Tempo ed essere», «quella che è la più importarite sezione dell'intero trattato, doveva restare incomprensibile»12. A dire il vero, le bozze o anche solo i fogli di stampa relativi a questa sezione, non erano ancora pronti. In questo colloquio, però, a partire dalle analisi della temporalità esistenziale dell'esserci esposte nei fogli di stampa, Heidegger potette tentare di comunicare a Jaspers in che modo il mostrarsi della temporalità esistenziale dell'esserci costituisca il presupposto per esplicitare il tempo originario - nella terza sezione su «Tempo ed essere» -quale orizzonte trascendentale per rispondere alla questione sul senso dell'essere in generale. In questi colloqui, Heidegger si servì di ciò che aveva già elaborato nel manoscritto di «Tempo ed essere». E tuttavia, proprio durante questi colloqui gli si fece chiaro che il modo in cui finora egli aveva elaborato questa tematica, doveva restare incomprensibile al lettore. Perciò, già durante il suo soggiorno da Jaspers, egli si decise a non pubblicare questa prima elaborazione di «Tempo ed essere». Decisione, questa, che egli prese lo stesso giorno in cui, insieme con J aspers, fu raggiunto dalla notizia della morte di Rainer Maria Rilke13
•
Nello stesso tempo, però, Heidegger pensava di poter presentare, già dopo un anno, l'itinerario di pensiero della terza sezione su «Tempo ed essere», in una redazione più chiara e comprensibile14. Per questo egli si decise a intraprendere, nel corso
12 M. HEIDEGGER, Die Metaphysik des deutschen Idealismus. Zur erneuten Auslegung von Schelling: "Philosophische Untersuchungen ilber das Wesen der menschlichen Freiheit und die damit zusammenhangenden Gegenstande" (1809) [La metafisica dell'Idealismo tedesco. Per una rinnovata interpretazione di Schelling: "Ricerche filosofiche sull'essenza della libertà umana e gli oggetti che vi sono connessi" (1809)] (Vorlesung: I. Semester 1941; Seminar: ·Sommersemester 1941), Gesamtausgabe Bd. 49, Hg. G. Seubold, Klostermann, ·Frankfurt a.M. 1991, pp. 39-40.
13 Cfr. DieMetaphysik des deutschen Idealismus, p. 40. 14 Cfr. Die Metaphysik des deutschen Idealismus, p. 40.
SULLA GENESI DEI DUE SCRITTI 23
di lezioni dell'imminente semestre estivo 1927, una «Nuova elaborazione della 3a sezione della I parte di Essere e tempo», seguendo una via più storica. La prima elaborazione invece, secondo quanto dice un'annotazione manoscritta di Heidegger, egli l'ha distrutta.
Il fatto che, dopo la distruzione della prima elaborazione di «Tempo ed essere» - rimasta secondo Heidegger insufficiente - solo il corso del semestre estivo 1927 su I problemi fondamentali della fenomenologia assuma ormai, tra· i suoi manoscritti, il rango di terza sezione della prima parte di Essere e tempo, risulta anche da due significative note a margine, pubblicate rispettivamente nei volumi 2 e 9 dell'Edizione completa. Nella sua copia di lavoro della seconda edizione (1929) di Essere e tempo, da lui stesso denominata Hiittenexemplar, «copia della baita» (giacché vi aveva lavorato su durante i suoi soggiorni alla baita di Todtnauberg), si trovano due note a margine del titolo della prima parte. Questo titolo è formulato in modo che la sua prima metà - e cioè «L'interpretazione dell'esserci in riferimento alla temporalità» - nomini la tematica della prima e della seconda sezione. Riguardo alla prima metà del titolo, la nota a margine dice: «Soltanto questo, in questa parte pubblicata». La seconda metà del titolo - e cioè «l'esplicazione del tempo come l'orizzonte trascendentale delhf questione sull'essere» - si riferisce invece alla tematica della terza sezione su «Tempo ed essere». Riguardo ad essa Heidegger annota: «Cfr. su questo il corso marburghese del semestre estivo 1927 (I problemi fondamentali della fenomenologia)»15.
Nella sua copia di lavoro della prima edizione del saggio Dell'essenza del fondamento (1929), alla fine di una più estesa nota a margine nella quale egli si riferisce al corso su I problemi fondamentali della fenomenologia, si dice: «Il corso, nella sua interez-
"Sein und Zeit, p. 41, note a e b. [Le note manoscritte di Heidegger, a margine di Essere e tempo, non si trovano ancora nella trad. it.].
24 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
za, fa parte di Essere e tempo, I parte, 3a sezione, "Tempo ed essere"»16
•
Abbiamo infine anche un prospetto manoscritto di Heidegger: «Lezioni ed esercitazioni seminariali a partire dalla pubblicazione di Essere e tempo (tutte completamente elaborate). Sul corso del semestre estivo 1927, I problemi fondamentali della fenomenologia, egli annota: «dalla II parte di Essere e tempo». Ma con questo si intende: dalla seconda metà di Essere e tempo, la quale, secondo l'impianto del trattato11
, doveva cominciare con la terza sezione della prima parte, la sezione su «Tempo ed essere», e oltre a ciò doveva comprendere la seconda parte, sui «Lineamenti fondamentali di una distruzione fenomenologica della storia dell'ontologia, seguendo il filo conduttore della problematica della temporalità [Temporalitat]».
La genesi appena tratteggiata del corso marburghese del semestre estivo 1927 su I problemi fondamentali della fenomenologia - con il quale, nel novembre del 1975, Heidegger inaugurò la pubblicazione dell'Edizione completa dei suoi scritti - ci pone ora di fronte alla domanda: in che senso e fino a che punto il testo di queste lezioni, articolato dallo stesso Heidegger in forma di libro, è una nuova, e cioè una seconda elaborazione della sezione più importante della prima parte di Essere e tempo, quella in cui deve trovar risposta la domanda fondamentale che fa da guida all'opera e alla precedente analitica ontologico-esistenziale dell'esserci, vale a dire la domanda sul senso dell'essere in generale?
La nostra questione verrà chiarita solo se, oltre a presentare sommariamente la tematica di «Tempo ed essere», avremo la possibilità di acquisire una conoscenza più precisa - e più atten-
1• M. HEIDEGGER, Vom Wesen des Grundes, in Wegmarken, Gesamtausgabe
Bd. 9, Hg. F.-W. von Herrmann, Klostermann, Frankfurt a.M. 1976, p. 134 [trad. it. di F. Volpi: Dell'essenza del fondamento, in Segnavia, Adelphi, Milano 1987' p. 90].
11 Sein und Zeit, § 8, pp. 39-40 [trad. it., p. 60].
SULLA GENESI DEI DUE SCRITTI 25
ta alle differenze - riguardo al modo in cui questa tematica doveva essere realizzata. È vero che non possediamo più la prima elaborazione, la quale non solo fu rigettata, ma fu anche distrutta da Heidegger, e dunque non possiamo più interrogarla. Tuttavia, la prima metà pubblicata di Essere e tempo contiene, in via preliminare, un numero sufficiente di rimandi al pensiero che sarà svolto nella sezione su «Tempo ed essere» - quella che costituisce il nostro problema -, e questi rimandi ci mettono certamente in condizione di risolvere la questione riguardante il rapporto tra la cosa dei Problemi fondamentali e la cosa di Essere e tempo, secondo l'impianto sistematico fornito nel § 8 di Essere e tempo. Ma, oltre che dal § 8, questi accenni preliminari noi li attingiamo anche dalla stringata Prefazione a Essere e tempo; poi dall'Introduzione, che ha come suo compito quello di esporre la questione dell'essere e che fornisce, nel § 5, uno sguardo d'insieme sull'andamento del pensiero lungo la prima parte, con le sue tre sezioni; li attingiamo inoltre dal titolo della prima parte, e infine dal § 83, l'ultimo paragrafo della seconda sezione, il cui contenuto costituisce il passaggio alla terza sezione su «Tempo. ed essere».
Chiarendo la questione del rapporto tra la cosa dei Problemi fondamentali e quella di Essere e tempo, miriamo ad acquisire un fondato sguardo d'fnsieme sulla via di elaborazione ontologicofondamentale della questione dell'essere, nella sua interna sistematica. Solo sulla base di una completa e sicura padronanza dei tratti sistematici di fondo della questione dell'essere - nella sua impostazione ontologico-fondamentale - potremo poi comprendere adeguatamente .anche iÌ passaggio a quell'altra via di elaborazione della stessa questione, la via della storia dell'essere, così come la troviamo nei Contributi allajilosofia18
•
18 M. HEIDEGGER, Beitriige zur Philosophie (Vom Ereignis) (1936-1938) [Contributi alla filosofia (Dell'evento}], Gesamtausgabe Bd. 65, Hg. F.-W. von Herrmann, Klostermann, Frankfurt a.M. 1989.
26 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
§ 2. Gli accenni preliminari alla terza sezione su «Tempo ed essere», contenuti nella prima metà di Essere e tempo
a) La Prefazione a Essere e tempo, nelle sue indicazioni circa la tematica di «Tempo ed essere»
In questa Prefazione viene subito nominata la questione fondamentale del trattato che porta il titolo di Essere e tempo, e viene chiaramente evidenziata, in caratteri corsivi, come la questione sul senso dell'essere. La locuzione «senso dell'essere» vuol dire anzitutto qualcosa come: l'essere in. quanto essere, l'essere in quanto tale, l'essere stesso nel senso che gli è proprio - a differenza della questione sull'ente in quanto ente, cioè sull'ente nel suo essere. SeJa questione sul senso dell'essere dev'essere posta nuovamente, questo «nuovamente» ci dice che tale questione si riallaccia a quella che ci viene tramandata a partire da Parmenide, Platone e Aristotele, in maniera tale, però, che la modalità con cui essa è stata tradizionalmente posta - come questione delrente hel suo essere·.....: venga abbandonata a favore Jella più originaria questione sull'essere in quanto tale.
La Prefazione ci dice poi che l'intento del presente trattato è · la «concreta elaborazione della questione sul senso dell' "essere"». Questa dichiarazione di intenti si riferisce, in via preliminare, all'intero trattato, nelle sue due parti. Inoltre la Prefazione ci fa sapere che il traguardo provvisorio di questo trattato è l' «interpretazione del tempo come l'orizzonte possibile di ogni comprensione dell'essere in generale»: ma questa è la tematica della prima parte di Essere e tempo. In queste due frasi della Prefazione, le parole «essere» e «tempo» sono scritte entrambe in corsivo, per orientare già qui il lettore sul modo in cui si debba intendere il titolo Essere e tempo : il tempo come l'orizzonte all'interno del quale viene compreso l'essere in generale. Se si pone la questione sul senso dell'essere in generale, il tempo si mostrerà
GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 27.
come il senso che si ricerca, quel senso secondo cui noi, in ogni rapporto con l'ente, comprendiamo in anticipo l'essere di questo ente. Bisogna notare che qui, nella Prefazione, con la prima menzione dei termini fondamentali di «essere» e «tempo» viene introdotto anche il fondamentale termine-guida di «comprensione dell'essere». Quando si pone la questione sul senso dell'essere in quanto tale, questo senso dev'essere portato a mostrarsi come tempo, e il tempo come quell'orizzonte secondo cui l'essere -come ciò che è compreso di volta in volta in ogni comprensione dell'essere - si determina temporalmente. Già nella Prefazione, dunque, si preannuncia formalmente, e nella maniera più diretta, che la questione fondamentale di Essere e tempo si volta -lungo la via della sua elaborazione - nella questione su Tempo ed essere, quella che chiede in che modo, a partire dal tempo compreso come un orizzonte, si determini temporalmente l'essere della comprensione dell'essere.
b) Il titolo della prima parte, nel suo accenno preliminare alla tematica di «Tempo ed essere»
Il titolo della prima parte di Essere e tempo suona: «L'interpretazione dell'esserci in riferimento alla temporalità e l'esplicazione del tempo corhe l'orizzonte trascendentale della questione sull'essere». In che modo la tematica nominata in questo titolo si suddivida nelle diverse articolazioni della prima parte, lo apprendiamo dall' «impianto del trattato» che è fornito nel § 8. Qui viene solo ripetuto ciò che nel § 5, in un primo sguardo d'insieme, era venuto in chiaro come indicazione formale, e cioè che l'elaborazione della questione sul senso dell'essere - vale a dire la questione dell'essere19
- si biforca in due compiti, i quali articolano il trattato in due parti. Al titolo della prima parte, enun-
19 [«La questione sul senso dell'essere» (die Frage nach dem Sinn von Sein) è indicata sinteticamente come «questione dell'essere» (Seinsfrage).]
28 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
ciato per la prima volta nel § 8, segue l'articolazione di questa parte. in tre sezioni. E qui si mostra subito che la prima met~ del titolo, quella che precede l' «e» di congiunzione, raccoglie' Ja tematica delle prime due sezioni del. trattato. «L'ìnterpreta~ione dell'esserci in riferimento alla temporalità» si compie infatti in due passi: nel primo passo - quello che concerne «L'analisi fondamentale dell'esserci come analisi preparatoria» -, con lo sguardo rivolto alla domanda-guida sul senso dell'essere, l'esserci viene colto nel modo d'essere che gli è più proprio, e cioè come comprensione dell'essere, e con ciò viene svelato nelle sue strutture ontologico-esistenziali, quelle che costituiscono l'esistenza che comprende l'essere. Questo svelamento - fenomenologico nel suo metodo - procede come un' «analisi fondamentale», in quanto porta allo scoperto le strutture ontologiche fondamentali, cioè essenziali, dell'esistenza che comprende l'essere. Essa tuttavia è un'analisi «preparatoria», in quanto prepara la più origin~ria delle interpretazioni dell'essere dell'esserci. Quest'ultima ha luogo nella seconda sezione, quella su «Esserci e temporalità»: qui infatti il senso d'essere dell'esserci, rimasto ancora nascosto nella prima sezione, viene ad essere mostrato come lo svelarsi della temporalità temporalizzantesi dell'esserci2°.
Solo che, mostrando la temporalità esistenziale dell'esserci come il senso d'essere dell'esserci, non si è ancora data una risposta alla domanda-guida sul senso dell'essere in generale, e dunque nemmeno a quella sul senso d'essere di tutti gli enti difformi dall'esserci. Dare risposta a questa, che è la questione fondamentale di Essere e tempo, e a cui è finalizzata l'analitica onto-
20 [La «temporalità temporalizzantesi» traduce die zeitigende Zeitlichkeit, lì dove la temporalizzazione, intesa come la dinamica fenomenologica dell'esistenza, implica anche il significato corrente del verbo zeitigen, e cioè "maturare", "produrre", "conseguire". Come troveremo più sotto, questa «temporalizzazione» costituisce dunque il «compimento» (Vollzug) ontologico dell'esistenza, nel senso specifico della sua «trascendenza», e cioè la comprensione dell'essere nell'orizzonte del tempo.]
GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSEREE TEMPO 29
logico-esistenziale dell'esserci nelle dué prime sezioni: ecco il compito della terza sezione, cui accenna, in via· preliminare, la seconda metà del titolo della prima parte, dopo l' «e» di congiunzione: «[ ... ] l'esplicazione del tempo come l'orizzonte trascendentale della questione dell'essere». L'orizzonte di cui già parlava la Prefazione - il tempo come orizzonte - riceve adesso una più precisa caratterizzazione come orizzonte trascendentale. L'aggettivo «trascendentale» deriva dal sostantivo «trascendenza», inteso come il trascendere, l'oltrepassare. In questo senso la trascendenza è la determinazione decisiva dell'esistenza, nel suo compimento come comprensione dell'essere. Esistendo, l'esserci ha già sempre oltrepassato l'ente - l'ente che esso stesso è, così come quello che esso stesso non è e al quale però si rapporta nel suo esser se stesso - verso l'apertura dell'essere in generale o in totalità, per ritornare poi, a partire da questa apertura dell'essere dischiusa in senso esistenziale-trascendentale, sull'ente in quanto ente.
È comprendendo l'essere che l'esserci è nella sua esistenza e negli esistenziali che la strutturano, in quanto in questi ultimi e nel loro compimento è dischiuso, aperto, diradato l'essere in totalità21. L'essere in generale, come essere in totalità, vuol dire sia l'essere in quanto esistenza, sia anche i molteplici modi di essere
" 21 [L'essere in totalità è «dischiuso, aperto, diradato»: erschlossen, offen, gelich
tet. Si noti qui la progressiva specificazione dell'apparire di ciò che è aperto, una sorta di graduale allargamento di campo della coll).prensione, che è tutt'uno con il mostrarsi fenomenologico del senso dell'essere. Nella Erschlossenheit, e cioè nell'apertura che si dischiude come esistenza (nel capoverso precedente si parlava di un'.«apertura [ ... ] dischiusa»: aufgeschlossene Erschlossenheit}, viene aperto e risulta aperto (offen) - in senso temporale - l'essere in generale. Quest'ultimo viene «rischiarato» (gelichtet} come orizzonte estatico-trascendentale, un orizzonte, cioè, in cui l'esistenza è «diradata» (ancora: gelichtet) nella trascendenza dell'ente, e l'essere dell'ente da parte sua si dirada come senso dell'essere. In questo lichten stanno le radici della Lichtung, quella «radura» che in Essere e tempo indica la luminosa apertura dell'esistenza (cfr. § 28), e successivamente l'aperta di&tesa in cui l'essere si mostra ritraendosi.]
30 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
dell'ente non conforme all'esserci, modi che sono aperti e diradati con l'esistenza e con il suo compimento. Alla trascendenza dell'esserci appartiene però qualcosa come un orizzonte, motivo per cui quest'ultimo può essere contrassegnato come orizzonte trascendentale. L'orizzonte dell'esistenza dell'esserci - un'esistenza che è trascendente in quanto comprende l'essere _,. è quell'aperto circolo visuale al cui interno l'esserci comprende l'essere come aperto, diradato. Ma se per la comprensione dell'essere, propria dell'esserci, questo circolo visuale diradato è il tempo, ciò significherà che l'esserci comprende l'essere come ,aperto, a partire dall'orizzonte del tempo, dunque temporalmente.
Il tempo dev'essere esplicitato còme orizzonte trascendentale, e cioè a partire dalla suddetta temporalità dell'esserci. Se l'esserci - nella sua esistenza che comprende l'essere - è trascendente, la trascendenza da parte sua si fonderà nella temporalità dell'esserci o, detto in altro modo, l'esserci sarà trascendente nel compimento, nella temporalizzazione della sua temporalità. E se l'esserci, nel suo compimento trascendente, sta aperto nel dischiuso orizzonte del tempo, allora il tempo costituirà l'orizzonte della temporalità esistenziale. Il tempo come orizzonte appartiene essenzialmente alla temporalità esistenziale, di modo che, solo dopo aver svelato nella seconda sezione la temporalità esistenziale, nella terza sezione - a partire da questa temporalità esistenziale o trascendentale - si può esplicare, e cioè si può svelare il tempo come orizzonte, vale a dire la temporalità orizzontale. La temporalità esistenziale o trascendentale e il tempo orizzontale si coappartengono in maniera indissolubile, e in questa coappartenenza formano l'essenza del tempo ossia il tempo originario, da cui deriva quello che per noi è il tempo corrente e orientato sull'adesso, e che Heidegger chiama il tempo ordinario.
GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 31
c) Il § 5 dell'Introduzione, nel suo accenno preliminare alla terza sezione su «Tempo ed essere»
Dato che il § 5 dell'Introduzione introduce nella prima parte del trattato e fornisce, come indicazione formale, uno sguardo· d'insieme sui passi principali del pensiero in tutte e tre le sezioni, il suo titolo - analogamente al titolo della prima parte - da un lato nomina la tematica delle prime due sezioni, le quali contengono l'analitica dell'esserci in senso stretto, e dall'altro lato nomina la tematica della terza sezione su «Tempo ed essere».· L' «analitica ontologica dell'esserci» di cui parla il titolo del § 5, corrisponde, nel titolo della prima parte, all' «interpretazione dell'esserci in riferimento alla temporalità». Allo stesso modo, nel titolo del § 5, «lo scoprimento dell'orizzonte per un'interpretazione del senso dell'essere in generale» corrisponde a quel-1' «esplicazione del tempo come l'orizzonte trascendentale della questione dell'essere» di cui parla il titolo della prima parte.
Ora, i capoversi dal nono al quattordicesimo del § 5 forniscono un primo sguardo d'insieme, anche se solo come un'indicazione formale, sulla tematica della terza sezione intitolata «Tempo ed essere»22
• Da questo sguardo d'insieme ricaviamo un'indicazione importante, e cioè che la risposta che sarà data in questa terza sezion~ alla domanda-guida dell'analitica dell'esserci - la domanda sul senso dell'essere in generale - dovrà compiersi in due passi chiaramente distinti l'uno dall'altro.
Lo svelamento fenomenologico del senso d'essere dell'esserci come temporalità temporalizzantesi, costituisce il «terreno per il conseguimento»23 della risposta alla domanda-guida sul senso dell'essere in generale, e non solo sul senso d'essere dell'esserci.
22 [Nella trad. it. edita da Longanesi, non sempre i capoversi corrispondono a quelli del testo originale. I capoversi 9-14, di cui si parla qui, vanno individuati a partire da p. 35 («Di cenno abbiamo fatto vedere che ... »), sino alla fine del paragrafo.]
"Sein und Zeit, p. 17 [trad.it., p. 35].
32 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
La questione così formulata - sul terreno della temporalità come senso d'essere dell'esserci - pone la domanda sul senso d'essere di ogni ente non conforme all'esserci, e al quale l'esserci si rapporta sul fondamento della sua temporalità esistenziale-trascendentale. A questo ente esso può rapportarsi solo a partire dall'essere che è preliminarmente compreso, cioè aperto, diradato nella sua comprensione. Ma se l'essere dell'ente non conforme all'esserci è aperto e diradato solo nel compimento della temporalità temporalizzantesi, allora assieme all'apertura esistenziale dell'esistenza sarà aperta e diradata 'temporalmente anche l'apertura orizzontale e la rischiaratezza24 dell'essere dell'ente non conforme all'esserci. Mentre l'apertura esistenziale dell'esistenza è dischiusa temporalmente come temporalità, l'apertura -che in essa viene compresa - dell'essere dell'ente non conforme all'esserci è dischiusa temporalmente come orizzonte del tempo. E poiché l'esserci - nel suo essere come temporalità - comprendendo è rapito nell'orizzonte aperto dal tempo, Heidegger parla della temporalità esistenziale o trascendentale come della temporalità estatica25
• Prendendo le mosse dalla temporalità estatica svelata nella seconda sezione, ora, nella terza sezione, dev'essere «portato alla luce»26 l'orizzonte del tempo appartenente alla temporalità.
Il primo dei due passi del pensiero, all'interno della tematica di «Tempo ed essere», è l' «esplicazione 01iginaria del tempo come orizzonte della comprensione dell'essere, a partire dalla tem-
24 [È «diradata» (gelichtet) la «rischiaratezza» ( Gelichtetheit): nella temporalità dell'esistenza viene alla luce il tempo, come orizzonte per comprendere il senso dell'essere.] . ·
25 [Si noti il nesso tra la temporalità estatica· (ekstatische Zeitlichkeit) e l'esser «rapito» (entriickt, traducibile anche con «estàsiato») dell'esserci. L'«estasi» è una dimensione essenziale della temporalità, è l'èxq-ca-cLx6v che si manifesta nel movimento proprio dell'esistenza trascendente dell'esserci, e cioè.nel suo «rapimento» (Entriickung) nell'orizzonte del tempo.]
2• Sein und Zeit, p. 17 [trad. it., p. 35].
GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 33
poralità come l'essere dell'esserci che comprende l'essere»27•
Detto altrimenti: in questo primo e decisivo passo dell'analitica, all'interno della terza sezione, la temporalità estatica scoperta nella seconda sezione viene completata in quel tempo-orizzonte che le appartiene in maniera essenziale. Lo svelamento del tempo - il quale si temporalizza orizzontalmente nella temporalità estatica - come l'orizzonte per la comprensione dell'essere dell'ente non conforme all'esserci, è il contenuto del primo passo di «Tempo ed essere».
Il secondo passo, che formalmente comincia ad essere descritto con l'undicesimo capoverso del § 5, consiste per prima cosa nel far fruttare il risultato del primo passo. Sul «terreno della questione già elaborata sul senso dell'essere» - e cioè sul terreno dell'esplicazione del tempo come orizzonte della temporalità estatica, compiuta nel primo passo - il secondo passo dovrebbe mostrare «che e in che modo, nel fenomeno del tempo, rettamente inteso ed esplicitato, si radichi la problematica centrale di ogni ontologia»28
•
Ma cosa significa vedere che nel fenomeno del tempo come orizzonte, svelato in base alla temporalità estatica, si radica la problematica centrale di ogni ontologia? A questa domanda dà risposta il dodicesimo capoverso. L'essere «dev'esser concepito in base al tempo»29
• Così, dopo aver concepito, già nella seconda sezione, il modo d'essere più proprio dell'esserci, quello che appa~tiene solo ad esso, in base al tempo originario in quanto temporalità estatica, ora si tratta di concepire, in base al tempo estatico-orizzontale, l'essere dell'ente non conforme all'esserci.
Tuttavia, l'essere dell'ente non conforme all'esserci non è uniforme, bensì mostra una molteplicità di maniere differenti di
21 Sein und Zeit, p. 17 [trad. it., p. 35]. 2
• Sein und Zeit, p. 18 [trad. it., p. 36] 2
' Sein und Zeit, p. 18 [trad. it., p. 36].
34 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
essere, che Heidegger chiama anche modi3°. Se dunque l'essere va concepito in base al tempo, si tratta di mostrare che e come «i modi e i derivati dell'essere, nelle loro modificazioni e derivazioni», divengano comprensibili in riferimento all'orizzonte del tempo che si è temporalizzato nella temporalità estatica. Oltre ai modi dell'essere (le maniere d'essere), Heidegger distingue i derivati dell'essere. Si tratta di quelle strutture d'essere che risulta-. no dalle variazioni dei modi primari dell'essere. Così il compito del secondo passo, all'interno della tematica di «Tempo ed essere», è quello di render manifesto «l'essere stesso» - e cioè i molteplici modi e derivati dell'essere dell'ente non conforme all'esserci - nel suo carattere «temporale».
L'importante, però, è la sottolineatura che «l'essere stesso», cioè l'essere in quanto tale, abbia un carattere «temporale» proprio. E se questo carattere si determina in base al tempo originario, cioè in base all'unità di temporalità estatica e di tempo orizzontale, allora il termine «temporale», i:iferendosi all'essere in quanto tale, non può significare «essente nel tempo». Essentenel-tempo dice il modo in cui l'ente è nel tempo. L'essere-neltempo, l'intratemporalità dell'ente, scaturisce a sua volta dal tempo originario, quello da cui l'essere in quanto tale riceve il suo senso temporale.
Riferendosi alla «determinatezza originaria del senso dell'essere» - cioè dell'essere, in quanto tale, dell'ente non conforme all'esserci - e a quella «dei suoi caratteri e dei suoi modi» in base al tempo estatico-orizzontale, Heidegge; parla di una «determinatezza temporale [ tempora/]»31
• Mentre l'etimologia latina (tempus) serve a una definizione terminologica del fenomeno orizzontale del tempo, l'etimologia tedesca (Zeit) coglie la deter-
30 [«Maniere di essere = Seinsweisen; «modi» = Modi. - In seguito, quando i due termini non saranno più usati assieme, renderemo anche Weise con «modo» o «modalità».]
31 Sein und Zeit, p. 19 [trad. it., p. 36].
GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 35
minatezza del senso dell'esistenza e dei suoi modi - in base al fenomeno estatico del tempo e cioè in base alla temporalità -come determinatezza temporale [zeitlich]32. Con ciò si differenziano, nella parola e insieme nella cosa, la zeitliche Interpretation, l' «interpretazione temporale»33 dèll'esserci nel suo essere, e la temporale Interpretation, l'interpretazione temporale dell'essere, in quanto tale, dell'ente non conforme all'esserci. Il secondo passo all'interno della terza sezione su «Tempo ed essere» si trova dunque sotto il titolo di Herausarbeitung der Temporalitat des Seins, «elaborazione della temporalità dell'essere»34.
d) Il§ 83 della seconda sezione, come passaggio alla terza sezione su «Tempo ed essere»
Il titolo di questo paragrafo, in modo analogo al titolo del paragrafo 5 e a quello della prima parte, nomina da un lato la tematica delle prime due sezioni, e dall'altro la tematica della terza sezione della prima parte. «L'analitica esistenziale-temporale dell'esserci» si riferisce alla prima e alla seco.nda sezione. La «questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in generale» - nominata dopo la «e» di congiunzione - allude alla tematica della terza sezione. Già nel primo capoverso si sottolinea che «la messa in evitlenza della costituzione d'essere dell'esserci», conseguita nelle prime due sezioni, non è fine a se stessa, bensì rimane solo una via, la cui meta è «l'elaborazione. della questione dell'essere in generale»35
•
32 [Per indicare la differenza tra zeitlich!Zeitlichkeit e temporal/Temporalitat, in italiano traducibili entrambi solo con «temporale/temporalità», nel secondo caso indicheremo sempre, nel corso del testo o fra parentesi, il termine tedesco di etimo latino.]
33 Sein und Zeit, p. 331 [trad. it., p. 398]. 34 Sein und Zeit, p. 19 [trad. it., p. 37]. 35 Sein und Zeit, p. 436 [trad. it., p. 518].
36 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
Il compito risolutivo assegnato all'ormai prossima terza sezione, sulla base di quanto è stato raggiunto alla fine della seconda sezione, viene mostrato - come a segnare la via - nell'ultimo capoverso del § 83. Per prima cosa la trattazione si assicura ciò che ha già guadagnato, lungo la via dell'analitica dell'esserci, riguardo alla questione fondamentale sul senso dell'essere in generale. Essa ha portato a mostrarsi, in senso fenomenologico, il fatto che «l"'essere" viene aperto nella comprensione dell'essere»36. Avendo portato nel campo visuale del pensiero - in generale e per la prima volta nella storia della questione sull'essere -il fenomeno fondamentale dell'apertura, ossia della radura, come l'esser-disvelato, ossia come la verità (il non-nascondimento) propria dell'essere, essa non ha più reso visibile, come faceva la tradizione, solo l'essere nell'ente, ma l'essere in quanto tale.
Aperto, dischiuso nella comprensione dell'essere propria dell'esserci - è l'«essere». Il «comprendere» proprio dt:lla «comprensione dell'essere», appartiene all'esserci esistente, come un suo modo fondamentale di essere. L'analitica dell'esserci ha mostrato che questo «comprendere» possiede la struttura del progetto gettato37. L'essere in generale, l'essere in totalità, è dischiuso nel compimento del progettare gettato. Tra i molteplici modi di essere, inclusi nell'unità del concetto generale di essere, i primi ad essere tematizzati, lungo la via dell'analitica dell'esserci, sono stati i modi di essere dell'esistenza e del con-esserci, e assieme ad essi soprattutto quei modi di essere non conformi all'esserci, che sono l'utilizzabilità e l' esser-presente-sottomano38,
36 Sein und Zeit, p. 437 [trad. i~., p. 520]. 37 [«Progetto gettato» = geworfener Entwurf.] 38 [Il senso etimologico della Vorhandenheit e del Vorhanden-sein è precisamen
te questo «esser-presente-sottomano», e cioè l'esser-presente al nostro sguardo di qualcosa che è lì, disponibile, come una «semplice presenza», secondo l'invalsa tradùzione di P. Chiodi - una traduzione, quest'ultima, che rischia però di confondersi in maniera indebita con l' «esser-presente» e con la «presenza» (anwesen, Anwesenheit), termini con cui Heidegger designa piuttosto il senso dell'essere pres-
GLI ACCENNI A «TEMPO ED ESSERE» IN ESSERE E TEMPO 37
mentre i modi di essere della vita e della consistenza (dell'ente ideale) vengono solo nominati e appena toccati39
• L'apertura dell'essere, dischiusa in senso esistenziale-trascendentale, «rende possibile che l'esserci, in quanto esiste come essere-nel-mondo, possa rapportarsi [ ... ] all'ente»40
• Nel rapporto dell'esserci all'ente, l'apertura dell'essere, in quanto tale, di questo ente è «nonconcettuale» e «preliminare», cioè insieme inespressa e non-tematizzata. Ma l'ente a cui l'esserci si rapporta in base alla sua apertura esistenziale dell'essere in totalità - un'apertura che resta velata all'esserci stesso - non è solo l'ente che esso incontra pel mondo, l'ente utilizzabile, presente-sottomano o vivente, ma anche quell'ente esistente che è se stesso, e che non è se stesso (l'altro).
Comprendere l'essere come ciò che è compreso, vale a· dire come ciò che è aperto, si compie - come ogni comprensione
so i greci. Giustamente F. Volpi, nella sua traduzione di Wegmarken, ha proposto di rendere Vorhandenheit, in maniera più fedele, con «mera presenza sottomano». Tale presenza non è tuttavia da intendersi - come forse il «sottomano» indurrebbe a fare - nel senso di ciò che può essere adoperato o manipolato: a questo senso, infatti, corrisponde la Zuhandenheit, !'«utilizzabilità» (propriamente: ciò che è alla mano), quale modo d'essere primario, assegnato da Heidegger all'ente non conforme all'esserci, e rispetto al quale, invece, la Vorhandenheit costituisce una determinazione derivata, quale ~ma di un'osservazione o di una considerazione teoretica. Si può anche dire, allora, che Vorhandenheit significhi una «mera, neutrale sussistenza», o più semplicemente «sussistenza», come propone il traduttore italiano dei Grundprobleme, A. Fabris; bisogna però notare che in questo modo, ciò che per Heidegger costituisce un dato fenomenologico primario dell'ente, viene caricato dei significati metafisici e teologici sedimentati nel termine subsistentia, che ne devierebbero il senso. L' «esser-presente-sottomano» - assieme all'utilizzabilità - significa per Heidegger un fenomeno ontologico peculiare, in cui si manifesta il senso d'essere dell'ente non conforme all'esserci: esso è un ente intramondano, non come semplice dato, ma in quanto è incontrato dall'esserci; e quest'ultimo, da parte sua, si rapporta strutturalmente ad esso, è presso di esso, prima ancora di poterlo concepire e ridurre a un correlato dell'io.]
39 [Sulla problematica della «vita» vedi p. es. Sein und Zeit, pp. 50, 194, 246 (trad. it., pp. 73, 242, 301-302). Sulla «consistenza» (Bestand) ideale dell'ente vedi p. es. Sein und Zeit, pp. 216-217, 362-363 (trad. it., pp. 267-268, 434-435).]
40 Sein und Zeit, p. 437 [trad. it., p. 520].
38 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
propria dell'esserci - nella modalità del progetto gettato. Non solo la comprensione aprente l'esserci come essere-nel-mondo, ma anche la comprensione aprente l'essere dell'ente non conforme all'esserci, in quanto è un progettare gettato, è possibile solo in conformità all'esserci, in base all' «originaria costituzione d'essere» dell'esserci, alla sua temporalità estatica. Il primo passo risolutivo, nella terza sezione su «Tempo ed essere», consiste perciò nel portare allo scoperto, in senso fenomenologico, «un'originaria modalità di temporalizzazione della stessa temporalità estatica». Essa, però, deve mostrarsi come una modalità di temporalizzazione. tale, che renda possibile «il progetto estatico del-1' essere in generale», cioè temporalizzi l'orizzonte del tempo -il tempo orizzontale - e progetti, quindi dischiuda in senso temporale [temporalJ l'essere dell'ente non conforme all'esserci. Perciò si deve mostrare «una via» che porti «dal tempo originario», dalla temporalità estatica, «al senso dell'essere» 41
; ma questo vuol dire mostrare in che modo lo stesso tempo originario - inteso come il fenomeno di un orizzonte - è appunto quell'orizzonte dal quale tutti i caratteri e tutti i modi dell'essere, con i rispettivi derivati, ricevono il loro senso temporale [temporalJ.
" Sein und Zeit, p. 437 [trad. it., p. 520].
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 39
§ 3.1 problemi fondamentali della fenomenologia come seconda elaborazione della terza sezione su «Tempo ed essere»
Che il testo intitolato I problemi fondamentali della fenomenologia abbia, come suo oggetto di ricerca, la tematica di «Tempo ed essere», risulta indubitabile dalla delucidazione del titolo, contenuta nel § 4 dell'Introduzione. L' «intera consistenza dei problemi fondamentali della fenomenologia, considerati nella loro sistematica e nella loro fondazione», risiede nella «discussione della questione fondamentale sul senso dell'essere in generale, e nella discussione dei problemi che scaturiscono da essa»42
• Con ciò vengono nominati quei due passi fondamentali, nell'elaborazione della tematica di «Tempo ed essere», che abbiamo già differenziato attraverso i relativi passaggi testuali di Essere e tempo.
La discussione della questione fondamentale sul senso del-1' essere in generale costituisce, in senso stretto, il primo passo, e cioè l'esplicazione fenomenologica del tempo orizzontale in base alla temporalità estatica.
I problemi che scaturiscono dalla questione fondamentale, chiarificano quella che in Essere e tempo era stata designata, solo per accenni, come l'interpretazione temporale [tempora!] dei caratter~, dei modi e d$i derivati dell'essere - in quanto tale - dell'ente non conforme all'esserci. Ciò che ancora non si diceva, in quegli stringati accenni preliminari alla terza sezione, era che, per poter interpretare in senso temporale [tempora!] - e cioè in base all'orizzonte del tempo originario - i caratteri, i modi e i derivati dell'essere, la trattazione prima di ogni altra cosa deve assicurarsi di questa struttura, dei caratteri e dei modi in un quadro sistematico. Questa assicurazione è parte essenziale del secondo passo all'interno della tematica di «Tempo ed essere», e ci
42 Die Grundprobleme der Phi:inomenologie, p. 21 [trad. it., p. 14].
40 HEIDEGGER E !PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
porta a vedere che sono quattro i problemi scaturenti dalla questione fondamentale sul senso dell'essere in generale.
Già a questo punto, però, dobbiamo dire che la suddetta discussione della questione fondamentale e dei quattro problemi che scaturiscono da essa, forma il nucleo centrale di «Tempo ed essere» - e non solo nella sua seconda elaborazione, ma già nella prima. Nell'impianto del corso, articolato in tre parti, questo nucleo centrale è riservato alla seconda parte, quella intitolata «La questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in generale. Le strutture fondamentali e i modi fondamentali dell'essere»43. Da questo ci è possibile desumere che nella prima elaborazione, poi rigettata, di «Tempo ed essere», la risposta data alla questione fondamentale mediante l'esplicazione del tempo orizzontale a partire dalla temporalità estatica, nonché la trattazione temporale [tempora!] dei quattro problemi fondamentali, erano conseguite in diretta prosecuzione e in immediata connessione con le analisi sistematiche della seconda sezione.
Contrariamente a ciò, nella seconda elaborazione si riscontra una deviazione significativa. Già nel § 1 dell'Introduzione veniamo a sapere di non poter giungere ai problemi fondamentali della fenomenologia per via diretta, «bensì per la via traversa di una discussione di determinati problemi particolari»44
• In questi ultimi si tratta di «tesi caratteristiche sull'essere, espresse nel corso della storia della filosofia occidentale, a partire dall'antichità». Il loro «specifico contenuto casale [ ... ] dev'essere discus-
. so criticamente, in modo da poter passare, per loro tramite, ai sunnominati problemi fondamentali della scienza dell'essere» 45 .
Dalle tesi sull'essere tramandate nella storia, bisognerà «enucleare» i problemi fondamentali di una scienza fenomenolo-
43 Die Grundprobleme der Phanomenologie, pp. 32 e 321 [trad. it., pp. 22 e 218]. 44 Die Grundprobleme der Phanomeno!ogie, p. 1 [trad. it., p. l]. 45 Le due ultime citazioni: Die Grundprob!eme der Phanomenologie, p. ?O [trad.
it., p. 13].
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 41
gica dell'essere in quanto tale, e determinarli nella loro «connessione sisternatica»46
• Questo è il contenuto della prima parte del corso, quella che porta il titolo di «Discussione fenornenologicocritica di alcune tesi tradizionali sull'essere»47
• Il vantaggio di questo accesso ai quattro problemi fondamentali e alla questione fondamentale - accesso caratterizzato da Heidegger come una via traversa - consiste nel poter vedere che, e in che modo, la questione fondamentale sull'essere in quanto tale e sul suo senso, come pure i quattro problemi fondamentali che scaturiscono da essa, derivino da una radicalizzazione, e cioè da una più originaria ripetizione della metafisica e dell'ontologia tramandate.
L' «Impianto del corso», riportato nel § 6 dell'Introduzione, prospetta però anche una terza parte, intitolata «Il metodo scientifico dell'ontologia e l'idea di fenornenologia»48
• Qui l'idea, e cioè il concetto di fenomenologia dev'essere sviluppato in base al terna della fenomenologia - l'essere in quanto tale, nella sua struttura, nei suoi caratteri e nei suoi modi - e in base alla maniera co~ cui la f enornenologia tratta questo suo terna49
• E. così come la prima e la seconda parte sono articolate in quattro capitoli, anche per la terza parte è prevista una quadruplice articolazione. Dopo aver compiuto l'analitica dell'esserci e aver dato risposta alla questione fondamentale che la guida, come pure ai quattro problemi fohdarnentali che scaturiscono da essa, ora può seguire finalmente una meditazione sul «fondamento ontico dell'ontologia e [sull']analitica dell'esserci come ontologia fondamentale», sull'«apriorità dell'essere e [sulla] possibilità e struttura della conoscenza a priori», sui «tratti fondamentali del metodo fenomenologico: riduzione, costruzione, distruzione», e infine
46 Die Grundprobleme der Phii,nomenologie, p. 1 [trad. it., p. l]. 47 Die Grundprobleme der Phanomenologie, pp. 32 e 35 [trad. it., pp. 21e24] .
. 48 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 32 [trad. it., p. 22].
· 49 Cfr. Die Grundprobleme der Phanomenologie, pp. 1 e 3 [trad. it., pp. 1 li! 3].
42 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
sull' «ontologia fenomenologica e [sul] concetto di filosofia» 50. Senza dubbio, anche il contenuto di questa terza parte - la meditazione conclusiva sull'idea di fenomenologia - apparteneva
.· all'ambito tematico della prima elaborazione di «Tempo ed essere», come è provato da un passo della seconda sezione di Essere e tempo51
• E non poteva essere altrimenti, se nel paragrafo metodologico dell'Introduzione a Essere e tempo si può fornire e discutere, per il momento, solo il «concetto preliminare di f enomenologia»52. In quanto concetto preliminare, esso è il concetto provvisorio che rinvia a quel concetto completo di fenomenologia che si potrà dare solo successivamente. Questo concetto completo viene designato anche come l'idea di fenomenologia.
a) La risposta alla questione fondamentale sul senso dell'essere in generale
Le quattro tesi storiche sull'essere (l'essere non è un predicato reale; alla costituzione ontologica di un ente appartengono essentia ed existentia; i modi fondamentali dell'essere sono l'essere dello spirito e l'essere della natura; l'essere della copula) sono tesi diverse riguardo all'ente nel suo essere, e sono quindi delle tesi metafisiche. In ciascuna di queste tesi, però, si trova nascosto un problema ontologico-fondamentale di fondo53, e cioè un problema fondamentale riguardo all'essere in quanto tale. Ma i problemi fondamentali, nascosti in tal modo, possono essere disvelati ed elaborati solo se prima vien «posta e risolta la questione fondamentale di ogni scienza dell'essere: la questione sul senso dell'essere in generale» 54
• L'interpretazione critica di ciascuna delle
50 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 33 [trad. it., p. 22]. 51 Cfr. Sein und Zeit, p. 357 [trad. it., p. 428]. 52 Sein und Zeit, p. 34 [trad. it., p. 54]. 53 [Qui e in seguito, il «problema ontologico-fondamentale di fondo» traduce
das fundamentalontologische Grundproblem.] 54 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, pp. 20-21 [trad. it., p. 14].
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 43
quattro tesi tramandate porta, di volta in volta, a una prima indicazione formale del problema ontologico-fondamentale di fondo.
La meditazione riguardo alla via che ora si deve intraprendere - nella seconda parte del corso - per discutere di tale questione fondamentale e dei problemi fondamentali che da essa scaturiscono, è la stessa che conosciamo da Essere e tempo, senz'alcuna differenza. L'essere in quanto t~le - nel suo senso ricercato - ci si dà quando comprendiamo l'essere, nella comprensione dell'essere propria dell'ente che noi stessi siamo: un ente che, sulla base di questa sua comprensione dell'essere, viene chiamato «esserci», Dasein. L'essere che viene.dischiuso nella comprensione, rende possibile all'esserci i suoi rapporti con l'ente - l'ente che esso stesso è, e quello che esso stesso non è. La comprensione dell'essere ha «la maniera d'essere dell'esserci umano», è il modo in cui l'esserci è costituito nel suo essere55
•
Solo se vengono svelate e determinate la costituzione e la struttura ontologica dell'esserci che comprende l'essere, sussiste la possibilità «di cogliere, nella sua struttura, la comprensione del-1' essere propria dell'esserci»56
• Solo sulla base della più originaria chiarificazione possibile della struttura d'essere dell'esserci, si possono porre e risolvere le due questioni tra loro connesse riguardo alla comprensione dell'essere.
La prima questione si chiede: che cosa rende possibile la comprensione dell'essere in generale, in quanto comprensione? La seconda questione va in cerca di ciò a partire da cui - e cioè di quell' «orizzonte preliminarmente dato, a partire dal quale» -l'esserci comprende l'essere. L'analitica olitologico-fondamentale, cioè il disvelamento della comprensione dell'essere, pone con ciò sia la questione riguardante la comprensione che è propria dell'esserci, sia quella riguardante l'essere che è compreso nella comprensione, ossia la comprensibilità dell'essere.
55 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 21 [trad. it., p. 14]. 56 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 21 [trad. it., p. 14].
44 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
Questa concisa meditazione riguardo alla via, porta a vedere che la questione sul senso dell'essere in generale, e quindi l'analitica della comprensione dell'essere propria dell'esserci, presuppone «un'analitica dell'esserci ordinata a questo scopo». Essa per prima cosa dovrebbe evidenziare la costituzione fondamentale dell'esserci (come cura: prima sezione di Essere e tempo), e succesivamente dovrebbe portare allo scoperto il senso dell'essere dell'esserci come temporalità (seconda sezione di Essere e tempo).
Questo richiamo ai due compiti inerenti all'analitica dell'esserci, viene seguito dalla meditazione decisiva riguardo alla via che bisogna intraprendere - sotto il titolo di Tempo ed essere -per poter passare dall'analitica dell'esserci alla soluzione della questione fondamentale sul senso dell'essere in generale. La temporalità estatica è il senso d'essere dell'esserci. All'essere dell'esserci, alla sua costituzione d'essere, appartiene essenzialmente la comprensione dell'essere. E dunque anche la comprensione dell'essere, in quanto appartiene all'essere dell'esserci, è resa possibile in base al senso d'essere di quest'ultimo, cioè in base alla temporalità. La comprensione dell'essere, in quanto è un progettare gettato, si compie come un'originaria modalità di temporalizzazione della temporalità estatica. E però la comprensione temporalizzantesi non sta senza l'essere che in essa viene compreso. Per questo, non solo il comprendere è determinato temporalmente, ma anche ciò che in esso viene compreso - l'essere, in quanto tale, dell'ente non conforme all'esserci, a cui l'esserci di volta in volta si rapporta - dev'essere determinato in se stesso temporalmente. «Da qui sorge la prospettiva di una possibile verifica della seguente tesi: l'orizzonte, .a partire dal quale diviene comprensibile qualcosa come l'essere in generale, è il tempo»57
• Il tempo, come orizzonte, appartiene alJa temporalità estatica, e vi appartie-
57 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 22 [trad. it., p. 15].
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 45
ne in quanto questo tempo-orizzonte si dischiude, ossia si dirada nella temporalizzazione della temporalità estatica. Anche qui l'interpretazione ontologico-fondamentale dell'essere in quanto tale, viene caratterizzata - in base al tempo - come interpretazione temporale [tempora!].
Con questo è già tracciata la via per la seconda, decisiva parte del corso, nella quale per _prima cosa dev'esser data risposta alla questione fondamentale, mostrando il tempo orizzontale che è proprio della temporalità estatica, e per seconda cosa devono esser discussi i quattro problemi fondamentali come problemi della temporalità [ Temporalitat].
Se ora diamo uno sguardo all'articolazione della seconda parte, secondo il progetto preliminare del § 6, osserveremo che i suoi quattro capitoli corrispondono ai quattro problemi fondamentali. Non troviamo, invece, un capitolo specifico per la questione fondamentale cui si deve dare risposta prima dei quattro problemi fondamentali. Il primo capitolo è intitolato direttamente: «Il problema della differenza ontologica»58
• Tuttavia, se guardiamo con più attenzione, ci si mostra che nei§§ 19-21 non è subito la differenza ontologica ma - corrìe annunciato - è la questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in generale, che viene elaborata e risolta. Solo nell'ultimo paragrafo di questo capitolo, il § 2~, viene discusso il problema fondamentale della differenza ontologica, come un problema fondamentale della temporalità [Temporalitat] dell'essere.
Da ciò possiamo desumere che la prima elaborazione di «Tempo ed essere» si collegava direttamente ai risultati dell'ànalitica della seconda sezione di Essere e tempo. E giacché nella seconda sezione era stata disvelata la temporalità estatica nelle sue possibili modalità di temporalizzazione, la terza sezione poteva passare direttamente ad eseguire il compito formulato alla fine
58 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, pp. 33 e 322 [trad. it., pp. 22 e 218].
46 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
del§ 83: il disvelamento di quell'originaria modalità di temporalizzazione della temporalità estatica, che progetta l'essere in generale secondo il tempo orizzontale.
La seconda elaborazione, invece, non sceglie la via diretta. Caratteristico del suo modo di procedere è anche il fattp che essa, già all'inizio della prima parte, e poi continuando nella se~ conda, espone alcuni dei principali passaggi dell'analitica dell'esserci, quelli indispensabili per dare risposta alla questione fondamentale. In altri termini, lo svolgimento della tematica di «Tempo ed essere» avviene con la contemporanea elaborazione di alcune parti essenziali dell'analitica dell'esserci, svolta nelle prime due sezioni di Essere e tempo. Questo modo di procedere ha il vantaggio di non presupporre la conoscenza della prima metà di Essere e tempo: non si poteva infatti presupporre che gli ascoltatori di queste lezioni avessero già acquisito questa prima metà, dal momento che essa era appena apparsa.
Per poter dare risposta - nel primo capitolo della seconda parte - anzitutto alla questione ontologico-fondamentale sul senso dell'essere in generale, per prima cosa si deve svelare e si deve introdurre sul ca_mmino del pensiero la temporalità estatica. Per questo fine Heidegger sceglie una via che merita di essere considerata attentamente, poiché non si tratta della via che proviene dalla seconda sezione di Essere e tempo, bensì della sua inversione. In «Esserci e temporalità» Heidegger percorre la via che, a partire dalla cura, porta alla temporalità come tempo originario, per poter mostrare poi come da quest'ultimo scaturisca il solo tempo che ci sia familiare, il tempo-ora ordinario. All'inizio della seconda parte dei Problemi fondamentali, invece, egli percorre la strada inversa, partendo dalla determinazione concettuale del tempo ordinario - quale si trova, in senso paradigmatico, in Aristotele - e ritornando di qui, passo dopo passo, nel campo d'origine della temporalità estati~a. Questa via egli la percorre nei § § 19 e 20. ·
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 47
Verso la fine del § 20 egli passa poi, sulla base della temporalità estatica, all'esplicazione fenomenologica del tempo come orizzonte della comprensione dell'essere. L'orizzonte del tempo originario viene introdotto rivolgendo lo sguardo al fatto che «le estasi della temporalità (avvenire, essere-stato, presente) non sono semplicemente dei rapimenti verso ... , dei rapimenti per così dire nel nulla», e che invece, «in quanto rapimenti verso ... , in base al loro rispettivo carattere estatico possiedono un orizzonte, il quale è prefigurato dal modo del rapimento - cioè dal modo dell'avvenire, dell'essere-stato e del presente - e appartiene al~ l'estasi stessa»59
• Questo verso-che del rapimento, il verso-dove dell'estasi, viene designato come «orizzonte» o come «io schema orizzontale dell'estasi». All'unità estatica delle estasi della temporalità corrisponde «un'unità dei suoi schemi orizzontali»60 , Per questo, ora non si parla più solo di temporalità estatica, ma di temporalità estatico-orizzontale. Il trascendere dell'esserci rende possibile il suo comprendere l'essere. Ma se il trascendere «si fonda sulla costituzione estatico-orizzontale della temporalità»61, questa sarà la condizione di possibilità sia del comprendere l'èssere, che dell'essere stesso in quanto compreso, cioè aperto, diradato. Con questa visione si chiude il § 20 su Zeitlichkeit und Temporalitat, «Temporalità e temporalità dell'essere».
Nel seguente § '1 su Temporalitat und Sein, «Temporalità ed essere», si può ormai mostrare - in una prima ed essenziale modalità - come l'unità estatico-orizzontale della temporalità progetti temporalmente [tempora!] l'essere in quanto tale dell'ente non conforme all'esserci. Già all'inizio viene sottolineato che la Temporalitat «è la più originaria temporalizzazione della
59 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 428 [trad. it., p. 289. - Vedi supra, nota 25].
60 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 429 [trad. it., p. 289. - «Il versoche» = das Wozu; «il verso-dove» = das Wohin].
61 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 429 [trad. it., p. 289].
48 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
temporalità [Zeitlichkeit] in quanto tale», la più originaria tra le molteplici articolazioni che discendono dall'origine. In questo
senso, anche nel § 83 di Essere e tempo si parlava di un'«originaria modalità di temporalizzazione della temporalità»62 . Come ri
sposta essenziale alla questione fondamentale, il § 21 fornisce un' «interpretazione temporale [tempora!] dell'essere di ciò che anzitutto è presente-sottomano, dell'utilizzabilità», e mostra, «esemplificandolo in riferimento alla trascendenza, in che modo la comprensione dell'essere sia possibile temporalmente [temporal]»63. L'ente il cui essere viene progettato - nell'orizzonte del
tempo originario - come utilizzabilità, si fa incontro all'esserci nel commercio con cui quest'ultimo si prende cura di esso64. Questo stesso commercio possiede una propria temporalità, il presentare che trattiene-attendendo65. Ma non è questa stessa temporalità, bensì è la più originaria temporalità della comprensione dell'essere - comprensione che rende possibile il commercio che si prende cura - quella che progetta, e cioè dischiude temporalmente [tempora!] l'utilizzabilità dell'ente di cui ci si prende cura.
Come ogni modalità di temporalizzazione della temporalità, anche la sua modalità originaria - quella che rende possibile la comprensione dell'essere - consiste nell'unità delle tre estasi dell'avvenire, dell'essere-stato e del presente. Per quanto riguar
da il progetto temporale [tempora!] dell'utilizzabilità, l'estasi determinante è quella del presentare. La direzione del rapimento di questa estasi porta al suo orizzonte specifico, quello della presenza66. E qui segue il passaggio decisivo: «Ciò che si trova oltre
62 Sein und Zeit, p. 437 [trad. it., p. 520]. 63 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 431 [trad. it., p. 291]. 64 [«Il commercio con cui ci si prende cura» = der besorgende Umgang.] 65 [«Il presentare che trattiene-attendendo» = das behaltend-gewiirtigende Ge
genwiirtigen.] "[L'estasi del «presentare» (Gegenwiirtigen) è rapita verso l'orizzonte della
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 49
l'estasi come tale, ed è al di là di essa sulla base del suo carattere di rapimento e in quanto determinato da quest'ultimo, o più precisamente: ciò che determina in generale il verso-dove dell"'oltre sé" in quanto tale, è la presenza come orizzonte. La presenza non si identifica con il presente, ma, come determinazione fondamentale dello schema orìzzontale di questa estasi, costituisce insieme l'intera struttura temporale del presente. Qualcosa di corrispondente vale per le altre due estasi, l'avvenire e l'essere-stato»67. L'estasi del presente - in unità con le estasi dell'avvenire e dell'essere-stato - ptogetta l'utilizzabilità come tale nell'orizzonte della presenza. In quanto l'essere dell'ente che si incontra dentro il mondo è progettato presenzia/mente, esso è compreso temporalmente [tempora/]. In questo senso Heidegger può enunciare il principio fondamentale: «L'essere noi lo comprendiamo dunque a partire dall'originario schema orizzontale delle estasi della temporalità»68.
b) Il primo problema fondamentale: la differenza ontologica di essere ed ente
Si è detto che i quattro problemi fondamentali della f enomenologia, vale a dire dell'ontologia fenomenologica fondamentale, scaturiscono dalla qy.estione fondamentale. In che modo il primo problema fondamentale, la differenza ontologica, scaturisce dalla questione fondamentale? In che senso questo è il primo dei quattro problemi fondamentali?
L'ontologia fondamentale è la scienza filosofica dell'essere in quanto tale, e non appena dell'ente in quanto tale. L'essere in quanto tale, tuttavia, è l'essere dell'ente. Ma proprio come nulla
«presenza» (Praesenz). - Più sotto troveremo la differenza tra «presente» (Gegenwart) e «presenza» (Praesenz).]
67 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 435 [trad. it., p. 294. - «Il versodove dell"'oltre sé"» = das Wohin des "iiber sich hinaus'1.
68 Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 436 [trad. it., p. 294].
50 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
di essente, l'essere è essenzialmente differente dall'ente. Per questo parliamo anche di essere stesso. In quanto differenziato dall'ente, l'essere però determina l'ente in quanto ente. Senza l'essere, l'ente non sarebbe manifesto e comprensibile in quanto tale. Perciò bisogna chiedersi come vada intesa la differenza di essere ed ente, e ancor più come vada fondata la possibilità di questa differenza. Ma la chiarificazione concettuale della differenza di essere ed ente deve anche determinare in che modo l'essere -differenziato dall'ente - appartenga tuttavia all'ente, e cioè in che modo esso renda manifesto l'ente in quanto tale. Solo allorquando compiamo, in maniera chiara ed evidente, la differenza di essere ed ente, raggiungiamo il tema dell'ontologia fondamentale: l'essere in quanto tale e nel suo senso.
Ma con ciò si è anche fondato il motivo per cui la differenza ontologica di essere ed ente è il primo problema fondamentale. Solo allorquando si sia chiarita, nel suo senso fondamentale, la differenza di essere ed ente, si possono infatti discutere gli altri · tre problemi fondamentali, i quali riguardano tutti l'essere in quanto tale. Nell'importante § 4 dell'Introduzione - il quale, sotto il titolo «Le quattro tesi sull'essere e i problemi fondamentali della fenomenologia», fornisce un'indicazione formale della questione f'ondamentale e dei quattro problemi che da essa scaturiscono - si fa dipendere la chiarificazione della differenza ontologica dal fatto di aver portato esplicitamente alla luce, in precedenza, il senso dell'essere in generale, cioè dal fatto di aver mostrato in che modo la temporalità estatico-orizzontale renda possibile la differenziabilità di essere ed ente69
•
Il compito stabilito nell'Introduzione, viene eseguito nel §
22. Nel compimento della sua esistenza, l'esserci comprende l'essere; in base a questa comprensione dell'essere si rapporta all'ente, e in ciò lo sperimenta in quanto ente. La differenza di es-
69 Cfr. Die Grundprobleme der Phiinomenologie, pp. 22-23 [trad. it.,. pp. 15-16].
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 51
sere ed ente cominicia ad aprirsi - come qualcosa di non esplicitamente saputo - nel compimento dell'esistenza dell'esserci. Come inesplicita comprensione dell'essere quale essere dell'ente, a cui l'esserci, esistendo, si rapporta, la differenza di essere ed ente possiede «la maniera d'essere dell'esserci». Il modo di essere dell'esistenza si può anche caratterizzare come «"essere nel compimento di questa differenza"»70
• Ma poiché l'esistere si compie come il temporalizzarsi della temporalità estatico-orizzontale, anche la differenza di essere ed ente è temporalizzata nella temporalizzazione della temporalità11
• Il differenziarsi di essere ed ente si compie nella e con la temporalizzazione della temporalità estatico-orizzontale, nella quale l'apertura dell'essere è dischiusa come esistenza e come utilizzabilità - in senso estatico-temporaie [ ekstatisch-zeitlich] e orizzontale-temporale [horizontal-temporalj -, in maniera tale che nell'apertura dell'esserutilizzabile, progettata presenzialmente, l'ente venga scoperto come utilizzabile. La differenza di essere ed ente è allora la differenza tra· l'esser-aperta dell'utilizzabilità, determinata in senso temporale [temporalj, e l'esser-scoperto72 dell'ente utilizzabile in quanto reso presente.
Importante è l'indicazione secondo cui è solo in quanto si temporalizza già sempre sulla base della temporalità e insieme ad essa, che la differl!nza «può essere propriamente ed esplicitamente saputa, e in quanto saputa, interrogata, e in quanto inter-
10 Die Grundprobleme der Phdnomenologie, p. 454 [trad. it., p. 306. - Existenz heiflt gleichsam "im Vollzug dieses Unterschiedes sein": «Esistenza significa, per così dire, "essere nel compimento di questa differenza"», tenendo anche conto del senso soggettivo del genitivo, per cui esistenza significherebbe «l'ess~e nel compimento da parte di questa differenza», il compiersi di essa].
11 [Da intendersi anche nel senso che la differenza viene a prodursi, giunge a maturazione (ist gezeitigt) nel compimento stesso, vale a dire nella maturazione della temporalità (in der Zeitigung der Zeitlichkeit}! cfr. supra, nota 20.]
12 [«Esser-aperto» (o apertura) = Erschlossenheit; «esser-scoperto» = Entçl.ecktheit.]
52 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
rogata, ricercata, e in quanto ricercata, concettualizzata»73• Solo
in quanto la differenza di essere ed ente, in senso pre-ontologico, «ci è» già sempre «latente nell'esistenza dell'esserci», cioè è disvelata nell'esserci, essa può venire esplicitata e tematizzata in generale. E poiché in questa tematizzazione, propria del pensiero filosofico, l'essere «diviene il possibile tema di una comprensione concettuale (logos)», la differenza di essere ed ente, esplicitamente compiuta, viene chiamata differenza ontologica74
•
c) Il secondo problema fondamentale: l'articolazione fondamentale nell'essere
Il primo problema fondamentale - la differenza ontologica di essere ed ente - viene enucleato, nella prima parte del corso, a partire dalla tesi di Kant, secondo la quale l'essere non è un predicato reale. Il secondo problema fondamentale viene ricavato dalla discussione critica di quella tesi ontologica medievale, risalente ad Aristotele, la quale sostiene che alla costituzione d'essere di ciascun ente appartengono il che-cos'è (essentia) e l'esser-presente-sottomano (existentia)75. Con rincrescimento di tutti coloro che sono interessati a una completa elaborazione dell'ontologia fondamentale e della tematica che cade sotto il titolo
73 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 454 [trad. it., p. 306]. 74 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 454 [trad. it., pp. 306-307. -
Nell'utima frase il termine «differenza» traduce, nel primo caso (come in diversi altri nelle frasi precedenti) Unterschied, nel secondo Differenz. Di fatto in questo contesto il significato è lo stesso, benché lo si possa differenziare rispettivamente con «distinzione» e «differenza», come propone p. es. il traduttore italiano dei Grundprobleme. Ciò che comunque, rispetto all' Unterschied, caratterizza la Differenz, è che si tratta specificamente di una ontologische Differenz, e quindi l'aggettivo ci sembra determini precisamente il senso della «differenza» rispetto alla «distinzione», che in tal modo verrebbe a significare una differenza non centrata esplicitamente nel suo senso ontologico].
"[«Il che-cos'è» = das Was-sein; «l'esser-presente-sottomano» = das Vorhandensein: cfr. supra, nota 38.]
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 53
di «Tempo ed essere», bisogna però prendere atto che neanche la seconda elaborazione di «Tempo ed essere» è completa, e che soprattutto manca lo svolgimento del secondo, del terzo e del quarto problema fondamentale. Un motivo esterno è costituito dalla fine del semestre. Tuttavia, noi possiamo desumere i tratti f ondàmentali di questa elaborazione mancante degli altri tre problemi fondamentali, oltre che dal suddetto § 4, anche dai capitoli corrispondenti della prima parte. E, ogni volta, è soprattuto nel terzo paragrafo di ciascuno di questi capitoli che, in una critica fenomenologica di ciò che è insufficiente nella tesi tramandata, vien fatto emergere il problema ontologico-fondamentale di fondo. Su questa via noi raggiungiamo uno sguardo d'insieme sugli altri tre problemi fondamentali, ma con ciò otteniamo anche una comprensione della sistematica interna dei quattro problemi di fondo dell'ontologia fenomenologica fondamentale, scaturenti a loro volta dalla questione fondamentale.
È stata soprattutto l'ontologia medievale, con la sua dottrina della distinctio realis, modalis o rationis, a esprimere la tesi secondo cui ad ogni ente appartiene il suo che-cos'è (essentia) e una maniera d'essere (existentia). Con ciò essa ha compreso il che-cos'è e l'esser-presente-sottomano (esser-effettivo) quali caratteri d'essere dell'ente. Al tempo stesso questa tesi si presenta con una pretesa ontologica universale: ogni ente - compreso cioè anche l'uomo. L'ontologia medievale ha espresso questa tesi in una maniera dogmatica: è vero che essa ha considerato la distinctio, in quanto tale, nel modo più dettagliato, ma non ha posto in questione la sua possibile origine.
Tale questione dell'origine porta al secondo problema ontologico-fondamentale di fondo. La sua elaborazione mostra che il che-cos'è e il modo-di-essere76 appartengono, in senso ampio, all'essere stesso e che quindi l'essere in quanto tale (e non solo
76 [«Il che-cos'è» = dasWas-sein; «il modo-di-essere» = dieWeise-zu-sein.]
54 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
l'essere nell'ente) è «arti.colato nella sua essenza»77 mediante quelle due determinazioni d'essere. Ma se l'essere, in quanto tale, è dischiuso temporalmente [temporal] come essere dell'ente non conforme all'esserci, allora, sulla base del già disvelato senso dell'essere stesso - cioè a partire dall'orizzonte temporale [temporal] -, si deve fondare «il motivo per cui ogni ente può avere e deve avere un che-cosa, un i;(, e un possibile modo di essere». Il problema dell'articolazione fondamentale dell'essere è «la questione della necessaria coappartenenza del che-cos'è e del modo-di-essere, e quella dell'appartenenza di entrambe, nella loro unità, all'idea dell'essere in generale».
Soprattutto, però, si deve limitare. e modificare la tesi ontologico-universale tramandata, riguardante l'articolazione dell'essere di un ente in che-cos'è e in esser-presente-sottomano. Limitazione e modificazione tuttavia non si riferiscono all'articolazione dell'essere in quanto tale, bensì all'asserzione dogmatica che vi sia soltanto un modo o una maniera d'essere per tutti gli enti, vale a dire l' existentia, e che ogni ente si differenzi dagli altri enti solo mediante il suo che-cos'è, e non mediante la sua maniera d'essere 78
•
L'ente che per primo cade al di fuori della tesi della tradizione, formulata in senso universale, è quello il cui modo d'essere non è l'existentia, bensì l'esistenza che comprende l'essere. Questo, che è il modo d'essere più proprio dell'esserci, è anche quello che non permette che alla costituzione ontologica dell'esserci appartenga qualcosa come la cosalità (realitas) o il che-cos'è (quidditas, essentia). Il modo d'essere dell'esistenza non prefigura, per l'esserci, alcun che-cos'è, bensì un chi-è19
• Chi sia di volta
11 Questa e le due prossime citazioni: Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 24 [trad. it., p. 16].
1• Su questo e su quanto segue cfr. Die Grunw_probleme der Phiinomenologie, pp.
168 ss. [trad. it., pp. 113 ss.]. 19 [«Cosalità» = Sachheit; «che-cos'è» = Washeit; «chi-è» = Werheit.]
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 55
in volta l'esserci, viene determinato in base al modo con cui esso si rapporta, nel suo essere, a questo essere stesso. L'articolazione d'essere dell'esserci non è mai quella di essentia ed existentia, bensì quella di esistenza e chi-è.
Ma la tesi tramandata riguardo alla distinctio dell'essere in essentia ed existentia, non conserva il suo valore nemmeno per tutti quanti gli enti non conformi all'esserci. La limitazione e la modificazione necessarie si estendono anche all'ente non conforme all'esserci, poiché neppure esso è generalmente e regolarmente presente-sottomano, di volta in volta, nel suo che-cos'è. E neanche I'existentia è l'unico modo d'essere dell'ente non conforme all'esserci, bensì solo uno tra i tanti. E dal momento che il modo d'essere prefigura il rispettivo che-cos'è di un ente, è solo il modo d'esser presente-sottomano (existentia) a tracciare il checos'è come esser-cosa80
• Invece il modo d'essere dell'utilizzabilità traccia il che-cos'è, come ciò che Heidegger chiama appagatività81. Un terzo modo d'essere dell'ente non conforme all'esserci è la vita, la quale prefigura il che-cos'è proprio dell'ente vivente, un che-cos'è che non si può cogliere né come esser-cosa né come appagatività. E infine, come quarto modo d'essere dell'ente non conforme all'esserci, Heidegger nomina la «consistenza» e la «persistenza»82
, quali modi d'essere dei rapporti geometrici e aritmetici. Anche quest"o modo d'essere prefigura un autonomo checos'è di quell'ente.
80 [«Esser-cosa» traduce il termine Dinglichkeit - distinto da «Cosalità» (Sachheit), impiegato nel capoverso precedente - in quanto indica non appena il contenuto essenziale dell'ente, ma la sua dipendenza ontologica dal modo d'essere specifico di esso, dipendenza che è ciò che qui più interessa.]
81 [«Appagatività» = Bewandtnis. - Vedi Sein und Zeit, §§ 18 e 69/a; Die Grundprobleme der Phiinomenologie, § 20/d.] ·
82 [«Consistenza» = Bestand; «persistenza» = Bestiindigkeit. - Su questi modi, e su quello della vita, per quanto riguarda Sein und Zeit vedi supra, nota 39 e Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 14 (trad. it., pp. 9-1 O).]
56 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
Il problema tradizionale della distinctio, trasformato - in senso ontologico-fondamentale - nel problema dell'articolazione dell'essere, diviene assai complesso come problema fondamentale. D'ora in poi, infatti, l'articolazione fondamentale che vige nell'essere in quanto tale, risulta come articolazione di esistenza e con-esserci, utilizzabilità, presenza-sottomano, vita e consistenza da una parte, e chi-è, appagatività, esser-cosa e checos'è del vivente, come pure del persistente dall'altra parte.
Il secondo problema fondamentale lo si può comprendere però solo se lo si coglie nella sua connessione con il primo. Il problema dell'articolazione fondamentale dell'essere «è solo una questione più specifica, riguardo alla differenza ontologica in generale»83. L'essere, nella sua differenza dall'ente, non è semplice, bensì articolato; ma non è articolato in un unico modo soltanto, bensì in molti modi. L'articolazione che varia, di volta in volta, a seconda dei modi d'essere, partecipa - assieme a ciò che in essa viene articolato - alla differenza di essere ed ente, e dunque alla differenza ontologica. Tutto ciò che appartiene all'articolazione dell'essere, dev'essere pensato a partire dalla differenza ontologica di essere ed ente.
d) Il terzo problema fondamentale: le modificazioni dell'essere e l'unità della sua molteplicità
Il terzo problema fondamentale viene enucleato a partire da una discussione critica della tesi centrale dell'ontologia moderna iniziata con Descartes. Secondo questa tesi, i modi fondamentali dell'essere sono la res cogitans, l'essere dello spirito, e la res extensa, l'essere della natura. Nell'abbozzo del secondo problema fondamentale abbiamo già dovuto anticipare una parte del terzo, vale a dire la molteplicità dei modi di essere. L'esposizione di que-
83 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 170 [trad. it., p. 115].
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 57
sto problema fondamentale prende le mosse dal fatto che ogni ente, oltre al suo che-cos'è (il quale ora assume un ruolo complementare), possiede anche un modo-di-essere. Nel terzo problema fondamentale si tratta della tematizzazione sistematica, in senso ontologico-fondamentale, dei modi di essere.
La tradizione dice che il modo-di-essere ha lo stesso carattere per tutti gli enti. La critica ontologico-fondamentale di questa tesi mostra invece una molteplicità di differenti modi di essere. In particolare, essa svela che il modo d'essere più proprio dell'uomo, incomparabile in quanto tale con gli altri modi, è l'esistenza che comprende l'essere.
Ora, a un primo sguardo sembrerebbe che sia stata proprio l'ontologia moderna di Descartes e di Kant a mettere in luce, per la prima volta, questa differenza tra il modo d'essere dello spirito ·e della persona da un lato, e quello della natura e della cosa dall'altro. Sennonché, a uno sguardo più attento si mostra che quella differenza non è una differenza tra veri e propri modi di essere, bensì è una differenza nel· che-cos'è dell'ente. Anche l'ontologia moderna conosce solo un modo di essere, l'esser-presente-sottomano, e su questa base differenzia la res cogitans dalla res extensa, la persona dalla cosa.
Ma se vi sono più modi di essere, ci si deve chiedere quali siano i modi d' essefe fondamentali. Inoltre ci si deve chiedere «Come [sia] possibile la molteplicità dei modi di essere, e come possiamo comprenderla a partire dal senso dell'essere in generale». Infine si fa incalzante la domanda su come si possa «parlare, nonostante la molteplicità dei modi di essere, di un concetto uni~ tario dell'essere in generale»84
•
Come abbiamo già visto nel contesto del secondo problema fondamentale, Heidegger differenzia, in tutto, cinque o sei modi fondamentali di essere: esistenza, con-esserci, utilizzabilità, pre-
84 Le due citazioni: Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 24 [trad. it., p. 16].
58 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
senza-sottomano, vita, consistenza85• Il con-esserci, quale modo
d'essere, non significa l'altro che esiste assieme, bensì il modo d'essere dell'altro. Come modo d'essere, il con-esserci non è solo una variazione del mio proprìo modo d'essere - l'esistenza -bensì è un modo d'essere proprio, non derivabile da altri, in base al quale l'altro mi incontra come l'estraneo.
La tradizionale divisione dell'ente in res cogitans (persona) e res extensa (cosa) è determinata «seguendo il filo conduttore di un concetto dominante di essere»86
, quello secondo cui essere non significa altro che esser-presente-sottomano. La differenza radicale tra la costituzione d'essere dell'esserci e quella dell'ente non conforme all'esserci, viene svelata solo mediante la differenziazione ontologico-fondamentale tra i modi d'essere dell'esistenza e dell'esser-presente-sottomano (in senso ampio). Ma il modo d'essere dell'esserci e i modi d'essere dell'ente non conforme all'esserci risultano «talmente disparati che, in un primo momento, questi due modi di essere non sembrano comparabili e determinabili a partire da un concetto unitario di essere in generale». La questione che viene posta qui è quella riguardante «l'unità del concetto di essere, in relazione a una possibile molteplicità dei modi dell'essere». Lo svolgimento del terzo problema fondamentale ci manca, e dunque la questione sull'unità del concetto di essere non riceve risposta. Da parte nostra, tuttavia, possiamo dare una risposta a tale questione, basandoci sull'intero tracciato problematico seguito dal pensiero ontologico-fondamentale. L'unità del concetto di essere è data nell'unità del senso dell'essere in generale, vale a dire nell'unità dell'apertura o radura estatico-temporale [ekstatisch-zeitlich] e di quella orizzontaletemporale [horizontal-temporalJ dell'essere in generale.
85 [Vedi, p. es., Die Grundprobleme der Phiinomenologie, pp. 14 e 395-396 (trad. it., pp. 9 e 268).] ·
86 Questa e le prossime citazioni: Die Grundprobleme der Phiinomenologie, p. 250 [trad. it., p. 168].
LA SECONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE»
e) Il quarto problema fondamentale: il carattere di verità dell'essere
59
Il quarto problema fondamentale viene ricavato da una discussione critica della tesi riguardante l'essere della copula -una tesi propria della logica, in tutta la sua storia, a partire da Aristotele. Nell'asserzione S è P noi troviamo un «è», che collega S e P. Ogni logos che sia costituito così, in un senso apofantico, o è vero o è falso. Da ciò risulta che l'esser-vero o il non-esser-vero sta in connessione con l'essere della copula. La logica conosce la connessione di essere e verità solo in questa forma, fondata a sua volta in diversi modi.
Ma questa forma può servire come punto di partenza per raggiungere quel problema ontologico-fondamentale che si basa sul carattere di verità dell'essere in quanto tale. Il manifestare proprio dell'asserzione predicativa è uno scoprimento87 predicativo dell'ente, fondato come tale in uno scoprimento ante-predicativo, primario, di questo ente. L'esser-vero dell'asserzione è una verità predicativa che si fonda nella verità ante-predicativa dell'ente, cioè nella sua disvelatezza88 ante-predicativa. E lo scoprimento ante-predicativo dell'ente si fonda, da parte sua, nella comprensione dell'essere dell'ente che si deve scoprire. In questa comprensione è aperto l'essere. È l'apertura dell'essere -un'apertura che ap~artiene all'esistenza dell'esserci - ciò che rende possibile lo scoprimento primario dell'ente e l'esser-scoperto, ossia la verità di questo ente. Ma l'apertura stessa è il più originario fenomeno della verità. Nell'esser-aperto, come verità (non-nascondimento)89 dell'essere, si fonda l'esser-scoperto, come verità (non-nascondimento) dell'ente, la quale fonda da parte sua la verità predicativa dell'asserzione.
87 [«Scoprimento» = Entdecken (più giù: «esser-scoperto» = Entdecktheit).] 88 [«Disvelatezza» (o anche, più giù, «esser-disvelato») = Enthiilltheit.] 89 [«Non-nascondimento» = Unverborgenheit.]
60 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
All'essere appartiene la sua propria verità come esser-disvelato, come non-nascondimento. Così si deve dire che «l'essere si dà soltanto se vi è apertura, vale a dire se c'è la verità»90
• Ma la ·verità, come l'esser-disvelato dell'essere, c'è solo «Se esiste un ente che dischiude, vale a dire che apre». Questo dischiudere appartiene «alla maniera d'essere di questo ente», appartiene al progetto gettato e alla temporalità estàtico-orizzontale dell'esserci. L'essere «"si dà" [ ... ] soltanto se esiste la verità, cioè se esiste l'esserci»91
• Solo con l'esserci, infatti, l'apertura è dischiusa in senso estatico-orizzontale, nel quale soltanto si dà l'essere. L'essere non si dà senza l'apertura che gli è propria, senza ii suo esser-disvelato o senza la verità. Questo allora significa che «essere e verità sono essenzialmente in un rapporto reciproco»92
• Ma poiché l'apertura è dischiusa in senso estatico-temporale [ekstatisch-zeitlich] e orizzontale-temporale [hori'zontal-temporalj, anche la verità dell'essere sarà costituita in modo temporale.
Nell'ultimo corso marburghese del semestre estivo 1928, sui Principi metafisici della logica a partire da Leibniz, Heidegger tocca ancora una volta, in poche pagine, la connessione sistematica della questione dell'essere e dei problemi fondamentali o · questioni fondamentali che le appartengono: «Sviluppare positivamente l'universalizzazione del problema dell'essere, significa mostrare quali questioni fondamentali - connesse tra di loro -siano incluse nella questione dell'essere in generale. Quando si pone la questione su essere e tempo, a quali problemi fondamentali si pensa, con la semplice espressione "essere"?»93
• In connes-
" Questa e le prossime citazioni: Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 25 [trad. it., p. 17. - In questo contesto il termine Erschlossenheit viene tradotto ora con «apertura», come in questo caso, ora con «esser-aperto», come nel capoverso precedente].
"Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 317 [trad. it., p. 213]. "Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 318 [trad. it., p. 213]. 93 M. HEIDEGGER, Metaphysische Anf angsgriinde der Logik im Ausgang van
Leibniz, Gesamtausgabe Bd. 26, Hg. K. Held, Klostermann, Frankfurt a.M.
LA SEèONDA ELABORAZIONE DI «TEMPO ED ESSERE» 61
sione con tale questione, Heidegger porta alla luce i quattro problemi fondamentali nel loro contenuto problematico, così come sono esposti nei Problemi fondamentali della fenomenologia.
1978, p. 191 [trad. it. di G. Moretto: Principi metafisici della logica, il melangolo, Genova 1990, p. 180].
62 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
§ 4. Ontologia fondamentale e metaontologia
I problemi fondamentali della fenomenologia - la seconda elaborazione, in senso trascendentale-orizzontale, di «Tempo ed essere», e l'unica che possediamo - devono essere letti da chi voglia introdursi nella tematica di Essere e tempo, come la terza sezione della prima parte a cui portano le prime due sezioni apparse nel 1927. «L'analisi fondamentale dell'esserci come analisi preparatoria» ed «Esserci e temporalità» erano state elaborate da Heidegger seguendo la prospettiva che conduceva alla tematica di «Tempo ed essere». È il contenuto di questo sguardo prospettico ad aver determinato l'impostazione e la realizzazione dell'analitica dell'esserci. In questo senso, nel § 5 dell'Introduzione a Essere e tempo si dice: «L'analitica dell'esserci, così intesa, resta completamente orientata sul compito-guida dell'elaborazione della questione dell'essere. Con ciò si determinano i suoi confi- · ni»94
• La scelta dei fenomeni dell'esserci, e la successione dei singoli passi dell'analitica ontologico-esistenziale, vengono guidate dallo sguardo prospettico portato alla questione sul senso del~ l'essere in generale - questione che si deve trattare sotto il titolo di «Tempo ed essere» - e alle questioni fondamentali che le appartengono.
E se l'interrogazione tradizionale sull'essere, come anche l'interrogazione sulla verità, sul mondo, sul tempo, sullo spazio, attingevano la loro prospettiva e il loro filo conduttore dall'essenza dell'uomo, inteso come essere sensi)Jile dotato di linguaggio e di ragione; così pure, per elaborare in modo più originario quelle questioni fondamentali della fi(osofia, c'è anche bisogno di raggiungere, in maniera corrispondente, un filo conduttore più originario. Non l'essere sensibile dotato di linguaggio e di ragione, bensì l'esserci che comprende l'essere è quello che si deve
94 Sein und Zeit, p. 17 [trad. it., p. 34].
ONTOLOGIA FONDAMENTALE E METAONTOLOGIA 63
elaborare come nuovo filo conduttore, se la questione sull'essere dev'esser impostata in maniera più originaria rispetto alla questione sull'ente nel suo essere (enticità). In ciò consiste il compito dell'analitica ontologico-esistenziale dell'esserci. Per assolvere questo compito non c'è bisogno di una completa ontologia dell'esserci, o di una completa tematizzazione ontologico-esistenziale di tutti i campi e di tutti i fenomeni dell'esserci. Ciò che invece si richiede è un'analitica di quelle strutture fondamentali dell'esistenza, che costituiscono il contrassegno proprio dell'esserci - l'essere cioè un ente che comprende l'essere.
Una completa ontologia dell'esserci può seguire solo a un'ontologia fondamentale. Di questa connessione tratta, fra l'altro, l'ultimo corso marburghese. Qui si dice che l'ontologia fondamentale, come fondazione ed elaborazione dell'ontologia nella sua interezza, è <<1. analitica dell'esserci [ = P e 2 a sezione della prima parte di Essere e tempo] e 2. analitica della temporalità dell'essere [3a sezione]»95
• E riguardo all'analitica temporale della 3a sezione, si dice poi che essa conduce alla «svolta, nella quale la stessa ontologia [l'ontologia fondamentale] ritorna esplicitamente nell'ontica metafisica»96
• La «svolta» è il volgersi, il capovolgimento (µ1$'tOC~oÀ~) dell'ontologia fondamentale nell'ontica metafisica, che per questo motivo Heidegger chiama metaontologia97. L'ontica mttafisica non è una semplice ontica, bensì è una metafisica dell'ente in totalità, cioè dei molteplici ambiti dell'ente, che ha luogo sulla base di una compiuta ontologia fondamentale. Ciò che Heidegger designa come metaontologia, dopo l'attuazione· dell'ontologia fondamentale, egli l'aveva caratte-
95 Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 201 [trad. it., p. 188. - La temporalità di cui si parla qui è la Temporalitat, per definizione riguardante non l'ente ma l'essere stesso. Così pure, nella frase seguente si parla di una temporale Analytik. - Le parentesi quadre nella citazione sono di von Herrmann].
"Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 201 [trad. it., p. 189. - La parentesi quadra è di von Herrmann].
97 Cfr. Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 199 [trad. it., p. 187].
64 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
rizzato prima di questa attuazione - nel § 3 dell'Introduzione a
Essere e tempo - parlando di ontologie regionali delle regioni
dell'ente. L'ontica metafisica, o metaontologia, significa «tema
tizzare, alla luce. dell'ontologia [dell'ontologia fondamentale],
l'ente nella sua totalità»98•
Alla metaontologia dell'ente in totalità, appartiene dunque
anche la metaontologia dell'esserci, o «metafisica dell'esistenza».
In questo contesto Heidegger annota che solo qui si può porre
«il problema dell' etica»99• E con ciò si fa chiara una cosa: tutto
quello che ogni volta ci si rincresce di non trovare in Essere e
tempo - un'etica o una filosofia del politico e delle forme della
comunità umana e di quant'altro ancora - non trova il suo luo
go sistematico nell'analitica dell'esserci, la quale fa parte dell'on
tologia fondamentale, bensì nella metaontologia o metafisica del-
1' esistenza. Un completamento dell'ontologia dell'esserci -
quella che è attuata nelle prime due sezioni di Essere e tempo, e
che in quella sede si limita al solo intento ontologico-fondamen
tale - dovrebbe, alla luce di un'ontologia fondamentale già ela
horata, indagare l'es_serci nella totalità dei suoi diversi campi
esistenziali. Non è sufficiente, però, leggere I problemi fondamentali della
fenomenologia solo come la continuazione di quella parte delle ri
cerche di Essere e tempo che era stata pubblicata nel 1927. Al
contrario, per comprendere adeguatamente l'analitica dell'esser
ci compiuta in senso ontologico-fondamentale, è ormai indispen
sabile ripercorrere le sue analisi, interpretandole in base alla te
matica di «Tempo ed essere» esposta nei Problemi fondamentali.
Se ci si impegna in questo compito, bisognerà chiedersi quale si
gnificato abbia ciascuno dei capitoli della prima e della seconda
sezione dell'analitica dell'esserci, in ordine alla tematica che si
98 Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 200 [trad. it., p. 187. - La paren
tesi quadra è di von Herrmann]. 99 Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 199 [trad. it., p. 187].
ONTOLOGIA FONDAMENTALE E METAONTOLOGIA 65
deve trattare in «Tempo ed essere». Sulla base della conoscenza di questa tematica, si potrà mostrare allora in che modo la questione fondamentale e le quattro questioni di fondo che scaturiscono da essa, vengano già trattate - quanto alla loro impostazione - nell'analitica dell'esserci, in vista di un loro successivo affronto sistematico sotto il titolo di «Tempo ed essere». Solo questo modo di leggere l'analitica dell'esserci contenuta in Essere e tempo la mantiene libera dalla fatale apparenza che in essa si tratti di una semplice ontologia, o addirittura di un'antropologia dell'esserci - che si tratti di una filosofia dell'esistenza. Tutto ciò che si è soliti chiamare, a buon diritto, filosofia dell'esistenza, e che ha avuto il suo inizio con Karl Jaspers, resta orientato secondo il filo conduttore tradizionale dell'interrogazione filosofica, vale a dire secondo la determinazione essenziale dell'uomo come l'essere vivente che è contraddistinto mediante la ragione.
E se è vero che, per poter comprendere adeguatamente uno scritto filosofico, è necessario leggerlo nella sua interezza, anche a partire dalla sua fine, in vista della quale esso si svolge, allora si dovrà giungere a interpretare anche «L'analisi fondamentale dell'esserci come analisi preparatoria» ed «Esserci e temporalità» a partire da «Tempo ed essere». Dal momento in cui sono apparsi i Problemifondamentali, nel tardo autunno del 1975, tutti i let-
- tori di Essere e tempo son stati chiamati a ripensare a fondo, in modo nuovo e ormai alla luce dell'elaborazione di «Tempo ed essere», l'analitica dell'esserci orientata in senso ontologico-fondamentale, l'unica ad essere esposta in Essere e tempo. Solo allora le analisi dell'analitica dell'esserci vengono riportate alla luçe, a quella illuminante intensità in cui esse furono a suo tempo compiute da Heidegger.
66 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
§ 5. I problemi fondamentali della fenomenologia e il
pensiero dell'evento100
Solo uno studio approfondito, non soltanto dèll'analitica on
tologico-fondamentale dell'esserci, in quanto tale, ma anche dei
tratti essenziali dell'ontologia fondamentale nella sua totalità, ci
metterà in condizione di compiere con Heidegger - nel modo in
cui ciò è richiesto - anche il passaggio dall'impostazione tra
scendentale-orizzontale della: questione dell'essere e dei proble
mi filosofici fondamentali che le appartengono, all'impostazione
riguardante la storia dell'essere101• In questo passaggio non è che
vengano abbandonate le questioni e le tematiche dell'ontologia
fondamentale e della metaontologia, per far posto a qualcosa di
diverso e di nuovo. Non ci si congeda né da ciò che si è visto nel
l'analitica dell'esserci, né dalle questioni fondamentali che appar
tengono a «Tempo ed essere». Ciò che si trasforma non sono
tanto le questioni e le vedute come tali, bensì è la prospettiva tra
scendentale-orizzontale assunta finora, quella in cui è stata attuata
l'analitica dell'esserci e sono state elaborate le questioni fonda
mentali. Il passaggio dalla prospettiva trascendentale-orizzontale nella
prospettiva del pensiero dell'evento, riguardante la storia dell'essere,
dipende da un modo di vedere in cui il riferimento dell'essere al
l'esserci viene sperimentato e colto in una maniera ancor più ori
ginaria, rispetto a come già avveniva nella prima via di elabora
zione della questione dell'essere. Questa visione, con la quale
viene suscitato il pensiero dell'evento, è uno sguardo che decide
di tutto: lo sguardo nella svolta - che è il modo in cui ora il rap
porto di riferimento di essere ed esserci si mostra al pensiero102•
100 [«Il pensiero dell'evento» traduce das Ereignis-Denken, locuzione, quest'uhi·
ma, in cui si vuole evidenziare che l' «evento» non è un semplice oggetto o tema del
pensiero, ma la sua stessa, originaria essenza.] 101 [«Riguardante la storia dell'essere» = seinsgeschichtlich.] 102 [«Il rapporto di riferimento» traduce das Bezugs-Verhiiltnis. Qui il «rappor·
IL PENSIERO DELL'EVENTO 67
Ciò che viene qui ad esperienza fenomenologica - qualora venga visto - è che il progetto gettato dell'essere, come esser-presente, nella sua apertura temporale [tempora/] è il progetto avvenuto e appropriato da parte del getto eveniente e appropriante della verità dell'essere103
• La svolta è il controslancio di progetto avvenuto-appropriato e di getto eveniente-appropriante104
• Qui l'essere (esser-presente), che era stato progettato come orizzonte da parte del progetto gettato trascendente, è ripreso nella sua provenienza dal getto eveniente e appropriante che invia105
• Ma la svolta appartenente all'essenza, vale a dire all'essenziarsi della verità dell'essere come evento - il controslancio di getto eveniente-appropriante che invia, e di progetto avvenuto-appropriato - non può essere scambiata con la svolta come capovolgimento dell'ontologia fondamentale in metaontologia.
Il pensiero dell'evento è il pensiero riguardante la storia dell'es.sere, nel senso in cui Heidegger lo coglie per la prima volta nei Contributi alla filosofia: «L'evento di appropriazione è la stessa storia originaria, con la qual cosa si potrebbe intendere che qui, in generale, l'essenza dell'essere [Seyn] viene concepita "storicamente"»106
• Questo concetto della storicità dell'essere, in-
to» (Verhiiltnis) si connota.ipiù propriamente come «riferimento» (Bezug), in quanto non lega due enti o due oggetti tra loro, ma indica un'implicazione ontologica di essere e uomo, e quindi la loro originaria modalità. Più giù Bezug indicherà il riferimento dell'essere all'esserci, e viceversa Verhiiltnis indicherà il rapporto dell'esserci ali' essere.]
103 [«Esser-presente» traduce das Anwesen. - Il «progetto gettato» (der geworfene Entwurf) si trasforma, con la «svolta» (Kehre), in un progetto avvenuto e insieme appropriato: ereigneter Entwurj, secondo i due sensi indistricabili che Heidegger coglie nei termini di Ereignis e di ereignen: evento e appropriazione (anz.i: evento di appropriazione: Er-eignis). Questo progetto è ora gettato dalla stessa verità dell'essere: è essa che getta, e il suo «getto» - più propriamente, un getto-a .. ., un getto che invia: Zuwurj- è a sua volta «eveniente e appropriante»: ereignender Zuwurj.]
104 Cfr. Beitriige zur Philosophie, pp. 239, 251, 261. 10
' Cfr. Sein und Zeit, p. 39, nota a margine b [non riportata nella trad. it.]. 10
' Beitriige zur Philosophie, p. 32. [La scrittura arcaica Seyn indica per Heidegger un ripensamento del senso e della stessa verità dell'«essere», non più come es-
68 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
teso in senso ampio, dev'essere distinto però da quel suo uso più
tardo e più ristretto, secondo cui la storia dell'essere è la storia
della metafisica, come storia del sottrarsi dell'essere e della di
menticanza dell' essere101•
È divenuto abituale caratterizzare il pensiero di Heidegger
dopo Essere e tempo, allorquando esso abbandona la prospettiva
trascendentale-orizzontale, come il pensiero dopo la svolta. Que
sto modo di esprimersi si presta però a molti fraintendimenti. In
esso infatti vige l'idea che qui abbia svoltato il pensiero, e che
questa svolta proceda dal pensiero. Ma come mostrano, in modo
chiaro e inequivocabile, i Contributi alla filosofia - e cioè la pri
ma, compiuta configurazione, da parte .di Heidegger, del pensie
ro dell'evento, scandita in sei compagini -, il termine «svolta»,
che Heidegger usa pubblicamente per la prima volta nella sua
Lettera sull'"umanismo"108, nomina uno stato di cose che non ca
ratterizza primariamente il pensiero, bensì caratterizza il riferi
mento della verità dell'essere all'esserci che comprende l'essere,
e il rapporto dell'esserci alla verità dell'essere. In tal senso, nella
sua lettera del 1962 al p. William J. Richardson, Heidegger scri
veva: «La svolta non è, in primo luogo, qualcosa che accada nel
pensiero che domanda; essa appartiene proprio a quello stato. di
cose che viene nominato dai titoli "Essere e tempo", "Tempo
ed essere". [ ... ] La svolta gioca nello stesso stato di cose. Non
l'ho inventata io, né essa riguarda solo il mio pensiero» 109• L'es-
sere dell'ente, ma come differente dall'ente; laddove però esso non è da intendersi
come il polo opposto rispetto all'ente, ma come la stessa apertura della differenza,
un evento di appropriazione di essere e uomo, più originario, e insieme più nasco
sto, rispetto alla determinazione ente-essere]. 101 Cfr., tra gli altri luoghi, Zur Sache des Denkens, p. 44 [trad. it., pp. 144-145]. 108 M. HEIDEGGER, Brief iiber den "Humanismus" (1946), ora in Wegmarken,
cit., p. 328 [trad. it. in Segnavia, p. 281]. 109 M. HEIDEGGER, Ein Vorwort. Brief an P. William J. Richardson, in "Philo
sophisches Jahrbuch", 72 (1965), p. 400 [Il Vorwort di cui si parla è la Prefazione
scritta da Heidegger allo studio di W.J. RICHARDSON S.J., Heidegger. Through
IL PENSIERO DELL'EVENTO 69
senziarsi storico della verità dell'essere, nella sua coappartenenza all'esserci che e-siste - cioè sta dentro - la verità dell'essere, è la svolta del getto eveniente-appropriante che invia e del progetto avvenuto-appropriato. Solo portando lo sguardo nel carattere di svolta clie appartiene al riferimento di essere ed esserci e al rapporto dell'esserci alla verità dell'essere, si può poi parlare di una trasformazione immanente al pensiero. Essa consiste nel passaggio dalla prospettiva trascendentale-orizzontale nella prospettiva dell'evento. Nell'evento viene pensata la coappartenenza della verità dell'essere - nèl suo getto eveniente-appropriante che invia - e dell'esserci nel suo progetto avvenuto-appropriato.
· Dopo aver richiamato, nei § § 2 e 3 di questo nostro scritto, l'impianto sistematico della questione ontologico-fondamentale dell'essere, e cioè di una questione impostata sempre in senso trascendentale-orizzontale; ora, con lo sguardo rivolto a quell'altra via di elaborazione della stessa questione che è la storia dell'essere - una via che si configura, in tutta la sua portata, per la prima volta nei Contributi alla filosofia -, possiamo porre una serie di questioni decisive, anche se non potremo risolverle in questa sede. Si tratta di questioni che deve porsi e risolvere chiunque si dedichi al pensiero dell'evento.
Ci chiediamo dunque: come si trasforma la-questione fondamentale sul senso déll'essere in generale, lungo quella via di elaborazione che è il pensiero dell'evento? Un'indicazione decisiva, per rispondere a questa domanda, l'abbiamo già fornita mostrando in che modo la via dell'elaborazione trascendentale-orizzontale trapassi nella via del pensiero dell'evento: in che modo, e cioè mediante quale visione sia stata suscitata questa trasformazione immanente. Tuttavia, da sola quest'indicazione non basta. Ora dobbiamo chiederci, più precisamente: in che modo, nel passaggio della prospettiva trascendentale-orizzontale nella prospettiva
Phenomenology to Thought, Nijhoff, The Hague 1963, pp. VIII-XXIII, qui p. XIX].
70 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
del pensiero dell'evento, si trasforma quel fondamentale stato di
cose che, lungo la prima via di elaborazione, era stato mostrato
in senso fenomenologico come l'unità di temporalità [Zeitlich
keit] estatica e temporalità [Temporalitat] orizzontale? Una ri
sposta significativa a questa domanda centrale è costituita, tra le
altre, dalla conferenza tenuta da Heidegger a Friburgo nel 1962,
su Tempo ed essere1 10• Noi però potremo appropriarci in maniera
adeguata della tematica "Tempo ed essere" - sviluppata in que
st'ultimo testo nella prospettiva del pensiero dell'evento - solo
allorquando avremo ripensato a fondo anche l'elaborazione tra
scendentale-orizzontale di questo stesso tema, compiuta nei Pro
blemi fondamentali della fenomenologia. Bisogna chiedersi poi in
che modo la versione trascendentale-orizzontale della differenza
ontologica si trasformi ora, all'interno del pensiero dell'evento.
Quale forma assumono, nella prospettiva del pensiero dell'even
to, le altre tre questioni fondamentali, e cioè quella riguardante
l'articolazione fondamentale nell'essere stesso, quella sulla mol
teplicità dei modi di essere nella loro unità, e infine quella che
verte sul carattere di verità dell'essere?
Nessuna di tali questioni fondamentali - poste dapprinci
pio in senso trascendentale-orizzontale - viene abbandonata nel
pensiero dell'evento. All'interno della prospettiva dell'evento
riemergono tutte di nuovo, e per lo più in un linguaggio trasfor
mato, corrispondente al modo trasformato con cui si mostra lo
stato di cose in questione. E poiché, assieme alla prospettiva, si
trasforma anche il modo di domandare da parte di queste doman
de fondamentali, esse portano pure a delle risposte trasformate.
Il pensiero dell'evento, tuttavia, proviene dal pensiero ontologi
co-fondamentale, il quale, considerato retrospettivamente, non
risulta affatto un pensiero errato. La provenienza del pensiero
dell'evento prefigura ampiamente il modo in cui questo pensiero
110 Zeit und Sein, in Zur Sache des Denkens, pp. 1-25 [trad. it., pp. 97-126].
IL PENSIERO DELL'EVENTO 71
si conforma in se stesso. Perciò anche il pensiero dell'evento può essere seguito e accompagnato, in maniera adeguata, solo se viene colto a partire dalla sua peculiare provenienza. Per dirla in una parola: i Contributi alla filosofia, nella forma in cui Heidegger li ha scritti e in cui noi ora li abbiamo, non sono comprensibili senza una conoscenza di Essere e tempo e della prima via di elaborazione della questione dell'essere. Proprio in questo senso, nel 1953 Heidegger scriveva, nella «Nota preliminare» alla settima edizione invariata di Essere e tempo: la via della prima metà di Essere e tempo «res<ta però una via necessaria ancor oggi, se la questione dell'essere deve muovere il nostro esserci».
Nell'analitica dell'esserci di Essere e tempo è stato mostrato, mediante delJe analisi rigorosamente fenomenologiche, solo questo: che cosa significhi cogliere l'essenza dell'uomo, non più come un essere sensibile dotato di linguaggio e di ragione, bensì come esserci, e cosa voglia dire che con ciò si guadagna un filo conduttore più originario per l'elaborazione della questione dell'essere e per l'elaborazione delle questioni filosofiche fondamentali che le appartengono. E se nei Contributi alla filosofia, e in tutti gli scritti successivi di Heidegger, si continua a parlare dell'esserci, non sarà dunque sufficiente avere davanti agli occhi solo ciò che Heidegger, di volta in volta, dice in quegli scritti. Ciò che questi ultimi! dicono dell'esserci, in un linguaggio trasformato, si alimenta di ciò che a suo tempo è stato mostrato dall'analitica dell'esserci. Per questo motivo l'interprete si vede indotto, per esempio di fronte a ciò che Heidegger afferma - negli scritti succesivi a Essere e tempo - sull'insistenza111
, a una chiarificazione che mostri le strutture esistenziali dell'analitica dell'esserci, che nell' «insistenza» sono nascostamente racchiuse. È lo stesso Heidegger che fornisce una guida per tale procedimento interpretativo, da un lato nella sua Lettera sull'"umanismo",
111 [«Insistenza» = Instiindigkeit.]
72 HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
pubblicata nel 1947, e dall'altro nell'Introduzione, scritta nel 1949, alla Prolusione tenuta a Friburgo sul tema Che cos'è metafisica?112. In entrambi questi scritti egli mostra in che modo le strutture esistenziali dell'essere, attinte dall'analitica dell'esserci, costituiscano l'esserci che appartiene all'evento.
Tuttavia, cogliere la provenienza della seconda via dalla prima via di elaborazione della questione dell'essere, non vuol dir solo aver presente l'analitica dell'esserci delle prime due sezioni di Essere e tempo, ma richiede anche, contemporaneamente, di dominare la tematica centrale dell'ontologia fondamentale -quella che cade sotto il titolo di «Tempo ed essere» - così come essa è esposta, almeno nella sua impostazione, nei Problemi fondamentali della fenomenologia. Senza uno studio approfondito dei Problemi fondamentali, infatti, non solo l'appropriazione dell'analitica dell'esserci in Essere e tempo, ma anche quella del pensiero dell'evento resterebbero insufficienti per il pensiero filosofico113.
112 M. HEIDEGGER, Einleitung zu « Was ist Metaphysik?», ora in Wegmarken, cit., pp. 365-383 [dove si trova anche il testo della Prolusione del 1929 e quello del Poscritto redatto nel 1943. -Trad. it. in Segnavia, pp. 317-334. - È proprio in questa Introduzione che ritroviamo il nesso tra «esistenza» e «insistenza» (p. 374, trad. it., p. 326), appena richiamato come esempio da von Herrmann].
113 Su questo cfr.: F.-W. VON HERRMANN, Die Frage nach dem Sein als hermeneutische Phanomenologie, in E. SPAUDE (Hg.), Grofie Themen. Martin Heideggers. Bine Einfiihrung in sein Denken, Rombach, Freiburg i. Br. 1990, e inoltre Weg und Methode. Zur hermeneutischen Phanomenologie des seinsgeschichtlichen Denkens, Klostermann, Frankfurt a.M. 1990.
POSCRITTO ALL'EDIZIONE ITALIANA
EFFETTI E ASPETTATIVE. UNO SGUARDO RETROSPETTIVO E UNO SGUARDO PROSPETTICO
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI MARTIN HEIDEGGER
A partire dall'autunno del 19751, sono apparsi quaranta dei
cento volumi previsti per la Martin-Heidegger-Gesamtausgabe, l'Edizione completa delle opere heideggeriane. Su questa base potremo dividere il nostro discorso in due parti, e parlare dapprima degli effetti riconoscibili di ciò che è apparso finora, e poi di quello che ci si può aspettare dalle parti che devono essere ancora pubblicate nell'Edizione completa2
•
§ 1. Effetti riconoscibili dei quaranta volumi apparsi finora
Dei quaranta volumi apparsi finora, nove fan parte della I sezione, quella in cui sono raccolti gli Scritti pubblicati dallo stesso Heidegger fino a quando è iniziata l'Edizione completa. Dei restanti trentuno volumi, trenta sono volumi di Lezioni, e appartengono alla II sezione, e uno fa parte della III Sezione, quella che comprende i Trattatitinediti. La maggior parte dell'attività editoriale di questi sedici anni si è dunque concentrata in particolare sull'edizione delle Lezioni, adempiendo in ciò a una disposi-
' Conferenza tenuta nell'ambito di un Convegno sul tema «Le edizioni filoso-fiche: aspettative ed effetti», Berlino 11-13 giugno 1992.
2 [Il piano della Gesamtausgabe è suddiviso in quattro sezioni: I. Abteilung: Veroffentlichte Schriften (Scritti pubblicati) 1910-1976. II. Abteilung: Vorlesungen (Lezioni) 1919-1944, a sua volta tripartita in Marbur
ger Vorlesungen 1923~1928; Freiburger Vorlesungen 1928-1944 e Fruhe Freiburger Vorlesungen 1919-1923.
III. Abteilung: Unveroffentlichte Abhandlungen (Trattati inediti), comprendente anche Vortriige - Gedachtes (discorsi e pensieri poetici).
IV. Abteilung: Aujzeichnungen und Hinweise (Appunti e rimandi).]
76 POSCRITTO
zione espressa chiaramente dall'autore. Quando, nel 1973, Heidegger si decise a un'Edizione COII?-pleta delle sue opere, pensava soprattuto a una pubblicazione di opere inedite. E infatti, i cinque sesti dei manoscritti previsti per l'Edizione completa si rendono accessibili per la prima volta proprio mediante quest'Edizione. Le aspettative che si sono indirizzate, e che ancora continuano a indirizzarsi verso di essa, riguardano perciò soprattutto i ·testi pubblicati per la prima volta, tanto più che anche nella I sezione non abbiamo edizioni storico-critiche, bensì delle semplici riedizioni.
E tuttavia nei volumi di questa I sezione, oltre alla ristampa dei testi, a piè di pagina sono pubblicate anche le note a margine che Heidegger segnava sulle sue copie di lavoro. Queste annotazioni marginali possono essere suddivise in tre tipi:
1. spiegazioni di un passo del testo, nel suo stesso c;ontesto significativo;
2. osservazioni auto~critiche, a partire da un mutato contesto significativo;
3. parole fondamentali del pensiero dell'evento, taciute nel testo pubblicato.
La decisione di far cominciare la pubblicazione degli inediti con le lezioni, fu accompagnata da un'altra decisione, e cioè di far iniziare la sezione relativa con la pubblicazione delle Lezioni marburghesi. Per questo tratteremo in primo luogo dell'effetto di queste ultime lezioni - limitatamente a quelle apparse finora.
a) Le lezioni marburghesi (1923-1928)
I cinque volumi, dei dieci .complessivi delle lezioni marburghesi, apparsi tra il 1975 e il 1979, non potevano restare senza effetto, trattandosi delle lezioni che accompagnano l'elaborazione di Essere e tempo, iniziata nel 1922, e cadendo altresì nel periodo in cui Heidegger cercava di venire a capo di una seconda elaborazione della terza sezione su «Tempo ed essere». Quello
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 77
che nelle analisi di Essere e tempo si trova estremamente concentrato, nella forma di un trattato; nelle lezioni lo ritroviamo svolto con un'ampiezza fenomenologica rispondente all'intento didattico. Le lezioni; inoltre, fanno vedere in che modo tutte le analisi cosali contenute in Essere e tempo vengano guadagnate nell'incontro e nel confronto con la tradizione. Solo grazie a queste cinque lezioni marburghesi si è giunti a una nuova appropriazione del pensiero di Essere e tempo. Di converso, un confronto tra Essere e tempo e queste lezioni mostra che la priorità e l'efficacia proprie dell'opera risiedono nella sua impostazione sistematica e nella sua architettonica, in base alle quali si deve tornare a rileggere le lezioni, che sono invece elaborate con un intento piuttosto didattico.
Tra le sei lezioni marburghesi finora pubblicate, due si contraddistinguono per il fatto che ci forniscono delle informazioni riguardo alla continuazione dell'opera che nel 1927 fu pubblicata solo come «prima metà». Il manoscritto del corso su I problemi fondamentali della fenomenologia, iniziato ai primi di maggio, pochi giorni dopo l'uscita di Essere e tempo (fine aprile), è contrassegnato da Heidegger come «Nuova elaborazione della 3a sezione della I parte di Essere e tempo»3
• Con questo corso, apparso come volume 24 nel novembre del 1975, ha avuto inizio la pubblicazione dell'Ediziohe completa. Come ora si può verificare nel volume 49, nei primi giorni del gennaio 1927 Heidegger si era deciso a troncare «l'elaborazione fin lì compiuta» di Essere e tempo, poiché gli sembrava «incomprensibile» per il lettore4
• Secondo un'annotazione contenuta nel suo lascito, Heidegger avrebbe «distrutto» questa prima elaborazione, per compiere subito, «già durante il corso del semestre estivo 1927», un nuovo tentativo che prendesse «delle vie più storiche». L'impianto si-
3 Die Grundprobleme der Phanomenologie, p. 1 [trad. it., p. 23. - Vedi supra, p. 17, nota l].
4 Die Metaphysik des deutschen Idealismùs, p. 40 [vedi supra, p. 22, nota 12].
78 POSCRITTO
stematico di questo corso, e con esso la seconda elaborazione della tematica di «Tempo ed essere», non è stato poi compiuto nella sua interezza; e tuttavia questo testo - segnatamente il 1° capitolo della II parte - da un lato mostra il tempo orizzontale, e cioè il tempo che si temporalizza nella temporalità estatica del· l'esserci, come il senso dell'essere in generale, quel senso che è ricercato nella questione dell'essere; dall'altro lato esso offre uno sguardo sistematico d'insieme sulle «strutture fondamentali e [sui] modi fondamentali dell'essere», i quali si articolano nei quattro problemi fondamentali scaturenti dalla questione fondamentale, vale a dire la differenza ontologica, l'articolazione fondamentale dell'essere, le modificazioni dell'essere e il carattere di verità dell'essere. Solo con la pubblicazione del testo di questo corso, la domanda posta in Essere e tempo riguardo al senso dell'essere in generale, trova la sua risposta sistematica decisiva. Tutti coloro che nutrono un interesse filosofico per Essere e tempo avrebbero desiderato la pubblicazione di questo corso già da alcuni decenni.
L'ultimo corso marburghese del semestre estivo 1928, Principi metafisici della logica a partire da Leibniz, apparso come volume 26, riprende di nuovo il nesso tra la questione fondamentale e i quattro problemi fondamentali5, e insieme caratterizza l'analitica temporale [tempora!] di «Tempo ed essere» come «la svolta in cui la stessa ontologia [l'ontologia fondamentale] ritorna esplicitamente [ ... ] nell'antica metafisica»6
• L'antica metafisica, definita adesso come metaontologia, è l'ontologia regionale dei differenti ambiti d'essere dell'ente in totalità, ontologia che va compiuta nell'orizzonte della già elaborata ontologia fondamentale. Solo con la conoscenza di questo corso si chiarisce quel
5 Cfr. Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, pp. 171 ss. [trad. it., pp. 162 ss. - Vedi supra, p. 60, nota 93].
• Metaphysische Anfangsgriinde der Logik, p. 201 [trad. it., p. 189. La parentesi quadra è di von Herrmann].
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 79
celebre passo della Lettera sull"'umanismo" (1946), nel quale Heidegger dice che la sezione su «Tempo ed essere» era rimasta in sospeso «perché il pensiero non riusciva a dire in maniera adeguata questa svolta»1
• Noi possiamo chiamare questa svolta la svolta ontologico-fondamentale, per distinguerla dalla svolta propria del pensiero dell'evento.
b) Le prime lezioni friburghesi
La decisione di far cominiciare la sezione delle Lezioni con le lezioni marburghesi, comportava al tempo stesso la decisione di non pubblicare, per il momento, le prime lezioni friburghesi ( 1919-1923), senza escludere necessariamente un loro futuro inserimento nell'Edizione completa. Nel frattempo, degli otto manoscritti conservati di questi corsi, ne sono apparsi quattro in tre volumi, tra cui il primo del semestre di guerra (dal gennaio all'aprile 1919), e l'ultimo del semestre estivo 1923. Se le lezioni marburghesi cominciano quasi nello stesso momento in cui viene avviata l'elaborazione dell'ontologia dell'esserci, e contribuiscono in maniera assolutamente decisiva alla comprensione della genesi e dello sviluppo di Essere e tempo ; da parte loro, le prime lezioni friburghesi mostrano invece la via lungo la quale è stata raggiunta la posiziont di partenza per Essere e tempo. A tal riguardo è soprattutto il primo corso del semestre di guerra che chiarifica il punto d'attacco del domandare originale di Heidegger. Già il suo titolo, L'idea difilosofia, indica che in esso si devono cogliere e determinare nuovamente, in via di principio, l'essenza e le domande della filosofia. Mediante una radicalizzazione del principio fenomenologico fondamentale di Husserl, secondo cui «tutto ciò che si offre originariamente nell'intuizione
1 Brief iiber den "Humanismus", in Wegmarken, p. 328 [trad. it., p. 281. -Vedi supra, p. 24, nota 16].
80 POSCRITTO
[ ... ] va assunto semplicemente come esso si dà»8, Heidegger
giunge a vedere che già nel modo con cui Husserl accostava la sfera dei vissuti, per interrogarla fenomenologicarnente, si era introdotto quel «primato del teoretico» che domina sin dagli inizi greci9
• Ma con questo primato, il vissuto viene coperto nel suo peculiare carattere pre-teoretico. Per questo motivo c'è bisogno della filosofia, quale scienza ermeneutico-fenomenologica originaria, la quale dischiuda la vita pre-teoretica e i suoi vissuti nella loro essenza propria. Quest'essenza propria, Heidegger la definisce «evento», in quanto che io stesso mi ap-proprio la mia esperienza vissuta: «Le esperienze vissute sono eventi d'appropriazione, in quanto vivono di ciò che è proprio, e la vita vive solo cosÌ»10
• Ciò che qui viene colto come carattere d'evento dei vissuti, è un'anticipazione di ciò che alla fine, in Essere e tempo, sarà chiamato il carattere d'esistenza, ossia il carattere esistenziale del prendersi cura e dell'aver cura11 . All'inizio della via fatta propria da Heidegger sta la scienza originaria dei vissuti del mondo-ambiente, che egli ha sviluppato - nell'ultima delle sue prime lezioni friburghesi - come un' «ermeneutica della fatticità»12. Ma quest'ultima altro non è che l'analitica ontologico-esistenziale dell'esserci, che a partire da questo momento egli svi-
8 M. HEIDEGGER, Die Idee der Philosophie und das Welt.anschauungsprblem, in Zur Bestimmung der Philosophie, Gesamtausgabe Bd. 56/57, Hg. B. Heimbilchel, Frankfurt a.M. 1987, p. 109 [cfr. E. HUSSERL, Ideen I, § 24].
' Die Idee der Philosophie und das Weltanschauungsproblem, p. 87. 10 Die Idee der Philosophie und das Weltanschauungsproblem, p. 75 [«evento»,
Ereignis, dice insieme «appropriazione», nel senso che io «mi ap-proprio della mia esperienza vissuta»: ich er-eigne mir das Erleben. Per questo, «le esperienze vissute sono eventi d'appropriazione»: Erlebnisse sind Er-eignisse].
11 [«Prendersi cura»: Besorgen; «aver cura»: Fursorgen.] 12 M. HEIDEGGER, Ontologie (Hermeneutik der Faktizitat) (Sommersemester
1923), Gesamtausgabe Bd. 63, Hg. K. Brocker-Oltmanns, Frankfurt a.M. 1988 · [trad. it. di G. Auletta: Ontologia. Ermeneutica della effettività, Guida, Napoli 1992].
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 81
lupperà come la via per elaborare la questione fondamentale della filosofia, quella sul senso dell'essere in generale.
La pubblicazione delle prime lezioni friburghesi mostra la via fenomenologica propria di Heidegger nel suo status nascendi. Essa comincia con la domanda ermeneutico-fenomenologica riguardo al carattere più proprio del viverè là vita13
, ed è solo grazie a questo inizio che si è trovato il nuovo filo conduttore per la filosofia e per le sue questioni, e si è potuto porre l'antica domanda sull'essenza dell'essere in una maniera più originaria: come domanda sull'essere stesso e sulla sua verità. L'aver visto il carattere d'evento dei vissuti ha portato a vedere una più originaria essenza dell'uomo - più originaria dello Zoon logon echon e dell'anima! rationale, i quali costituiscono il filo conduttore anche per la fenomenologia husserliana della coscienza. Solo un'essenza dell'uomo che fosse più originaria dell'essere vivente dotato di ragione, solo l'esserci, nella sua esistenza che comprende l'essere, poteva permettere un domandare più originario rispetto a tutte le questioni fondamentali della tradizione filosofica.
c) I Contributi allafilosofia, le lezioni storiche e le lezioni su Holderlin
Allorché Heidegger decise di far cominciare la pubblicazione dell'opera inedita con le lezioni, egli dispose al tempo stesso di inziare le pubblicazioni della III e della IV sezione solo dopo che fosse conclusa la sezione contenente le lezioni. Per la /// sezione sono previsti soprattutto dei trattati inediti - quattordici di numero, di cui tre redatti in forma di dialogo -, poi un volume di discorsi inediti, che conterrà anche una serie di redazioni non pubblicate di discorsi già pubblicàti, e due serie di discorsi. Ad esclusione di uno, tutti e quattordici i trattati fanno parte
13 [«Vivere la vita»: Er-leben.]
82 POSCRITTO
della seconda via di elaborazione della questione dell'essere, quella via della storia dell'essere, o via dell'evento, che inizia con gli anni 1931/32. Heidegger basava questa sua disposizione a che si cominciassero a editare i trattati della III sezione solo dopo la pubblicazione di tutti corsi, sul fatto che l'appropriazione delle lezioni costituisce un presupposto determinante per un'adeguata comprensione dei trattati. Ora, giacché alla ricorrenza del 100° anniversario della nascita di Heidegger tutte le lezioni di cui si conserva il manoscritto o erano già state pubblicate o almeno erano state assegnate, per la redazione, ai rispettivi curatori, nella primavera del 1989 è potuto apparire il più significativo di tutti e quattordici i trattati della III sezione. Si tratta dei Contributi allafilosofia - Beitriige zur Philosophie - il cui piano era già stabilito .nei suoi tratti fondamentali sin dalla primavera del 1932 e il cui manoscritto venne elaborato tra il 1936 e il 1938. Da quando disponiamo di questo testo, come volume 65, si è fatto chiaro altresì che la conoscenza e l'appropriazione speculativa di esso costituisce anche un presupposto per un'adeguata appropriazione delle lezioni degli anni Trenta e Quaranta.
I Contributi alla filosofia, infatti, occupano un posto rilevante fra i trattati inediti proprio perché sono «la prima completa configurazione della compagine», cioè della compaginazione del· pensiero della storia dell'essere14
• Come Essere e tempo traccia l'impianto sistematico della questione dell'essere impostata in senso ontologico-fondamentale, così i Contributi fanno vedere l'impianto compaginativo del pensiero dell'evento. È solo per questo motivo che ·essi costituiscono la seconda opera principale di Heidegger, quella che elabora, in maniera determinante per tutti i trattati successivi, la prospettiva della storia dell'essere, guadagnata da una trasformazione immanente della prospettiva ontologico-fonda1J1entale.
14 («Compagine» = Fuge; «Compaginazione» = Gefiige.]
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 83
Rispetto alla prima «completa configurazione della compagine», Heidegger distingue - come veniamo a sapere per la prima volta dai Contributi - l' «enucleazione di singole questioni», come per esempio l'elaborazione della questione sull'origine dell'opera d'arte, la quale «deve rinunciare all'apertura e alla configurazione corrispondenti all'intero campo della compagine»15
•
Già solo questa breve avvertenza possiede una preziosa capacità chiarificatrice. In un sol colpo si chiarisce la situazione di tutti i manoscritti riguardanti corsi, discorsi e saggi redatti dopo il 1930. Tutti que~ti manoscritti si indirizzano a delle singole questioni emergenti dal campo via via percorso dal pensiero dell!evento, senza però rendere visibile e senza configurare completamente questo campo nella sua propria compaginazione: compito, quest'ultimo, che spetta per la prima volta ai Contributi. La pubblicazione dei Contributi rappresenta una rivoluzione nella storia della recezione e degli ef /etti di H eidegger; e ancor di più essa ha fatto comprendere che, sulla base dei Contributi, si devono ripensare a fondo tutti gli scritti heideggeriani a partire dai primi anni Trenta - quelli pubblicati dallo stesso Heidegger e quelli apparsi per la prima volta nell'Edizione completa -, appunto perché i Contributi tracciano la prospettiva ultima nella quale quei testi sono stati scritti.
L'impianto dei'Contributi è costituito dalla compagine del~ l'essenziarsi storico della verità dell'essere [Seyn] come evento; una compagine che si dispone in sei compagii:iazioni16
: la risonanza, il gioco di passaggio, il salto, la fondazione, i futuri, l'ultimo Dio. All'inizio della seconda compaginazione ci vien detto che «tutte le lezioni storiche» trovano il loro luogo compaginativo nel «gioco di passaggio»17
• Quest'ultimo, infatti, è.costituito
15 Beitriige zur Philosophie, pp. 59-60 [vedi supra, p. 25, nota 18]. 16 [La «compagine che si dispone in sei compaginazioni» = die in sechs Fiigun
gen gefiigte Fuge.] 11 Beitriige zur Philosophie, pp. 167 e 169 [«il gioco di passaggio» = das Zu-
spielj. · ·
84 POSCRITTO
da quella meditazione storica in cui avviene il passaggio vicendevole tra la storia del pensiero tramandato - quale primo inizio - e la possibilità dell'altro inizio. Il che non esclude che le lezioni contengano elementi propri del pensiero delle altri compagi-ni.
Per quanto riguarda le «lezioni storiche», si tratta delle lezioni friburghes1 degli anni Trenta e Quaranta che trattano di Anassimandro, Eraclito e Parmenide, di Platone e Aristotele, di Descartes e Leibniz, di Kant, Hegel e Schelling e di Nietzsche, finora comprese complessivamente in sedici volumi. È solo a partire dai Contributi alla filosofia che diviene visibile il nascosto intento di queste lezioni.
Le tre lezioni su Holderlin (dei semestri invernalil 934/35 e 1941/42 e del semestre estivo 1942), apparsi come volumi 39, 52 e 53, occupano un posto particolare nella serie dei corsi. Mentre i pensatori cui sono dedicate le «lezioni storiche», da Anassimandro a Nietzsche, sono pensatori del primo inizio e della sua storia, le lezioni su Holderlin riguardano, appunto, il poeta dell'altro inizio. Anche in questo caso, sono i Contributi alla filosofia a dare per la prima volta una spiegazione sicura circa la posizione che la poesia di Holderlin assume all'interno della compaginazione del pensiero dell'evento.
La decisiva esperienza del pensiero, che porta al passaggio dalla via trascendentale-orizzontale nella via della storia dell'essere, proviene dall'esser-gettato del progetto gettato dell'essere: l'esser-gettato viene sperimentato, in senso ermeneutico-fenomenologico, come l'esser-avvenuto e appropriato da parte di un getto e di un appello eveniente e appropriante18
• Tramite ciò, l'orizzonte d'essere del progetto trascendente dell'essere viene ripreso nel
18 [Per i termini Ereignetsein («esser-avvenuto e appropriato») ed ereignender Zuwurf und Zuruf («getto e appello eveniente e appropriante») si veda supra, p. 67, nota 103.]
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 85
getto storicamente eveniente e appropriante. Il rapporto di riferimento19 fra trascendenza e orizzonte - proprio della via ontologico-fondamentale - si trasforma, in senso immanente, nel riferimento del getto eveniente e appropriante al progetto avvenuto e appropriato, e nel rapporto del progetto avvenuto e appropriato al getto eveniente e appropriante. L'insieme di quest'ultimo rapporto e di quel riferimento, Heidegger lo chiama «l'evento-appropriazione», das Ereignis. Esso è proprio il contro-slancio di progetto avvenuto e appropriato dell'essere e getto eveniente e appropriante, e tale contro-slancio è la «svolta nell'evento».
A partire da questi riferimenti e da queste connessioni; che formano la struttura essenziale dell'evento, si chiarifica cosa . pensi il tardo Heidegger con espressioni correlative quali· «il reclamo e il corrispondere» o «la contrata e l'abbandonq», e così via: nient'altro che l'evento d'appropriazione, che non è però uµ pensiero mistico o proveniente dall'estremo oriente, bensì una compaginazione strutturale, sperimentata e pensata in senso ermeneutico-fenomenologico. Lo sguardo portato nella coappartenenza di verità dell'essere [Seyn] ed esserci è stato possibile in quanto proveniva dalla prospettiva trascendentale-orizzontale dell'ontologia fondamentale. Ma il pensiero poteva ritornare in questa prospettiva solo perché aveva preso avvio con la questione ermeneutico-fencmenologica sul peculiare carattere pre-teoretico dei vissuti. Con questo si delinea - nonostante le trasformazioni immanenti o i «rovesciamenti», come li ha chiamati Heidegger - un tratto unitario fondamentale nel suo cammino di pensiero, dal 1919 fino al 197 6. -
"[Sul «rapporto di riferimento», Bezugs-Verhiiltnis, si veda supra, pp. 66-67, nota 102.] ·
86 POSCRITTO
§ 2. Cosa ci si può aspettare dalle parti che devono essere ancora pubblicate nell'Edizione completa
Le aspettative di cui parleremo qui, si estendono alle future pubblicazioni all'interno della III e' della IV sezione. Anche in questo caso divideremo il nostro discorso in tre parti.
a) .J trattati ancora mancanti della III sezione
I Contributi alla filosofia hanno una vicinanza particolare a quattro altri trattati. I titoli di questi trattati sono: Meditazione (1938/39), Sull'inizio (1941), L'evento (1941/42) e I sentieri dell'inizio (1944}2°. In ciascuno di questi quattro trattati cronologicamente successivi, si intraprende un nuovo tentativo - al di là delle precedenti configurazioni complessive - di presentare la compaginazione ddl .pensiero dell'evento, quel pensiero che viene configurato per la prima volta nella sua globalità proprio nei Contributi. E tuttavia, quest'ultima prospettiva dei Contributi viene fondamentalmente mantenuta in ciascuno di questi nuovi tentativi. Perciò nel 1962, in uno sguardo retrospettivo, Heidègger può affermare: «I riferimenti e le connessioni che costituiscono la struttura essenziale dell'evento sono stati elaborati tra il 1936 e il 1938»21
• Solo che nessuno dei quattro suddetti trattati si concepisce come una conclusione, poiché il pensiero della storia dell'essere, in base alla sua stessa cosa, sfugge essenzialmente a ogni conclusione.
Questi cinque trattati, che a motivo della loro particol_are coappartenenza possiamo definire come una Pentalogia, formano senza dubbio la parte centrale dei trattati e degli scritti che verranno pubblicati nella III sezione.
20 [In originale, rispettivamente: Besinnung, Uber den Anfang, Das Ereignis e Die Stege des Anfangs.]
21 ZurSachedes Denkens, p. 46 [trad. it., p. 147. - Vedi supra, p. 18, nota 4].
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 87
b) Gli appunti per i seminari
Nel titolo scelto da Heidegger per la IV sezione -Appunti e rimandi - gli «appunti» sono soprattutto quelli riguardanti i seminari o le esercitazioni. Di questi appunti, a volte oltremodo estesi, lo stesso Heidegger dice che contengono «in maniera più o meno dettagliata, a seconda dei casi, le più importanti integrazioni sia alle lezioni sia alle opere vere e proprie». Per dare un'idea della molteplicità e dell'ampiezza di quello che ci si può aspettare dai volumi della IV sezione comprendenti i Seminari, ne citiamo i più importanti ambiti tematici: il Fedro di Platone (semestre estivo 1932), il principio di contraddi~ione in Aristotele (semestre estivo 1933), l'indagine temporale di Agostino '(semestre invernale 1930/31), la Monadologia di Leibniz (semestre invernale 1935/36), la Dialettica trascendentale e la ragion pratica di Kant (semestre invernale 1931/32), -1a Critica del giudizio estetico di Kant (semestre estivo 1936), gli scritti filosofici sull'arte di Schiller (semestre invernale 1936/37), Schelling e l'Idealismo tedesco (tra il 1941 e il 1943), la Fenomenologia dello spirito di Hegel, la filosofia del diritto di Hegel (semestre invernale! 934/35), la filosofia del linguaggio di Herder (semestre estivo 1939), la posizione metafisica fondamentale di Nietzsche (semestre estivo 19 3 7), le posizioni metafisiche fondamentali del pensiero occidentale (semestre invernale 1937/38).
Il fatto che questi manoscritti, nati in collegamento con la preparazione dei seminari, abbiano il carattere di appunti, comporta delle esigenze ancor più particolari per quanto riguarda la loro edizione.
c) I rimandi agli scritti già pubblicati
Quelli che, nel titolo della IV sezione, sono indicati c:ome «rimandi», si riferiscono a un gruppo di manoscritti nei quali Heidegger · - durante il passaggio dalla prospettiva ontologico-
88 POSCRITTO
fondamentale in quella della storia dell'essere, come pure nello sguardo retrospettivo che ne è seguito - si confronta a livello immanente soprattuto con Essere e tempo e con Dell'essenza del fondamento, vale a dire con gli scritti principali della via ontologico-fondamentale. Nella maggior parte dei casi questi manoscritti sono.menzionati nei Contributi alla filosofia: si tratta es-. . . senzialmente delle Annotazioni correnti a Essere e tempo (1936)22
, delle Annotazioni a Dell'essenza del fondamento (1936)23
, inoltre del manoscritto Un confronto con Essere e tempo (1936)24
- che Heidegger ha designato anche come la sua «autocritica» - e de La via. Il cammino attraverso Essere e tempo (inizio anni Quaranta)25
• Tutti questi «rimandi» a Essere e tempo e a Dell'essenza del fondamento, nei quali Heidegger mette in rapporto la prospettiva trascendentale-orizzontale della questione dell'essere con la prospettiva della storia dell'essere, mediante un confronto immanente tra le· due, .sono raccolti in un volume con cui sarà aperta la IV sezione.
*** Con l'inizio dell'Edizione completa delle opere di Heideg
ger si è cominciato a dedicare una nuova attenzione al pensiero heideggeriano, un'attenzione che continua fino ad oggi. Un segno visibile dell'effetto mondiale seguito a questa Edizione - la quale si accresce ogni anni di due volumi - sono stati i ben oltre cento simposi internazionali organizzati in occasione del centenario della nascita di Heidegger26
•
22 [Laufende Anmerkungen zu "Sein und Zeit".] 23 [Anmerkungenzu "Vom Wesen des Grundes".] 2
• [Bine Auseinandersetzung mit "Sein und Zeit".] 25 [Der Weg. Der Gang durch "Sein und Zeit".] 2
' Da questa serie difficilmente clilcolabile si distingue, ancora una volta, il simposio di una settimana realizzato dalla Alexander-von-Humboldt-Stiftung, a cui hanno partecipato 120 borsisti provenienti da 33 paesi, per impegnarsi in un dialogo "Sull'attualità filosofica di Martin Heidegger". L'effetto mondiale, della pub-
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI HEIDEGGER 89
Solo mediante la pubblicazione dell'Edizione completa si fa visibile la compaginazione dei riferimenti e delle connessioni che attraversano intrinsecamente tutti gli scritti di Heidegger, compresi quelli che lui stesso ha pubblicato.
blicazione dell'opera inedita si rispecchia con grande chiarezza nei contributi - raccolti e curati in tre volumi da Otto Poggeler - di quello che è stato il più grande simposio finora organizzato sul pensiero di Heidegger: cfr. D. PAPENFUB u. O. POGGELER (Hrsg.), Zur Philosophischen Aktualitat Heideggers. Symposium der Alexander-von-Humboldt-Stiftung (Bad-Godesberg, 24-28 aprile 1989), 3 Bde., Frankfurt a.M. 1990 ss.: 1. Philosophie und Politik (1991); 2. Im Gesprach der Zeit (1990); 3. Im Spiegel der Welt: Sprache, Ubersetzung, Auseinandersetzung (1992).
INDICE DEI NOMI
Agostino d'Ippona, 13, 87. Anassimandro, 84. Aristotele, 13, 26, 46, 52, 59, 84, 87. Auletta G., 80.
Biemel W., 18. Blochmann E., 21. Brocker-Oltmanns K., 80. Brusotti R., 21.
Chiodi P., 17, 36.
Descartes R., 57, 84.
Eraclito, 84.
Fabris A., 17, 37.
J# Hartmann N., 18. Hegel G.W.F., 13, 84, 87. Heimbuchel B., 80. Held K., 61. Herder J.G., 87. Herrmann F.-W. von, 5-10, 17, 24,
25, 63, 64, 72, 78. Holderlin F., 81, 84. Husserl E., 13, 20, 21, 79, 80.
Jaspers K., 18-22, 65.
Kant I., 13, 52, 57, 84, 87.
Leibniz G.W., 60, 61, 78, 84, 87.
Mazzarella E., 18. Moretto G., 61. Motroschilowa N.V., 13. Miiller M., 13, 15.
Nietzsche F., 84, 87.
Papenfuf& D., 89. Parmenide, 26, 84. Platone, 13, 26, 84, 87. Poggeler O., 89.
Richardson W.J., 68. Rilke R.M., 22 ..
Sallis J., 13. Saner H., 18. Schelling F.W.J., 22, 84, 87. Schiller F., 87. Seubold G., 22. Spaude E., 72. Storck J.W., 21.
Tommaso d'Aquino, 13.
Volpi F., 24, 37.
SULL'AUTORE
Friedrich-Wilhelm von Herrmann è Professore di Filosofia presso l'Albert-Ludwigs-Universitat di Friburgo in Brisgovia. Formatosi nell'ambito della filosofia fenomenologica friburghese, è stato stretto collaboratore di Heidegger nei suoi ultimi anni di vita, gli anni in cui il filosofo preparava l'Edizione completa delle sue opere. All'interno di questa Edizione - di cui è attualmente coordinatore - von Herrmann ha già curato alcuni dei volumi più importanti, che comprendono tanto opere già pubblicate da Heidegger, quanto altre rimaste finora inedite.
Tra i suoi studi vanno ricordate le seguenti monografie: Die Selbstinterpretation Martin Heideggers [L'auto-interpretazione di M. Heidegger], A. Hain, Meisenheim a.G., 1964; Bewufltsein, Zeit und Weltverstandnis [Coscienza, tempo e comprensione del mondo], Klostermann, Frankfurt a.M. 1971; Husserl und die Meditationen des Descartes, ivi 1971; Subjekt und Dasein. Interpretationen zu "Sein und Zeit" [Soggetto ed esserci. Interpreiazioni di "Essere e tempo"], ivi 1974, edizione notevolmente aumentata 1985; Heideggers Philosophie der Kunst [La filosofi1;1 dell'arte di Heidegger], ivi 1980; Der Begriff der Phanomenologie bei Heidegger und Husserl [Il concetto di fenomenologia in Heidegger e Husserl], ivi 1981; Hermeneutische Phanomenologie des Daseins. Bine Erlauterung von "Sein und Zeit". Band 1. "Einleitung: Die Exposition der Frage nach dem Sinn von Sein" [Fenomenologia ermeneutica dell'esserci. Una delucidazione di "Essere e tempo". Volume 1. "Introduzione: L'esposizione della questione sul senso dell'essere"], ivi 1987; Weg und Methode. Zur hermeneutischen Phanomenologie des seinsgeschichtlichen Denkens [Via e metodo. Sulla fenomenologia ermeneutica del pensiero della storia dell'essere], ivi 1990; Augustinus und die phanomenologische Frage nach der Zeit [Agostino e la questione fenomenologica sul tempo], ivi 1992.
INDICE
Nota introduttiva di Costantino Esposito
Prefazione
HEIDEGGER E I PROBLEMI FONDAMENTALI DELLA FENOMENOLOGIA
SULLA «SECONDA METÀ» DI ESSERE E TEMPO
pag.
"
5
11
§ 1. Sulla genesi dei due scritti pag. 17
§ 2. Gli accenni preliminari alla terza sezione su «Tempo ed essere», contenuti nella prima metà di Essere e tempo " a) La prefazione a Essere e tempo, nelle sue indicazioni
circa la tematica di «Tempo ed essere» b) Il titolo della prima parte, nel suo accenno prelimi
nare alla tematica di «Tempo ed essere» c) Il § 5 dell'Introduzione, nel suo accenno prelimina
re alla terza sezione su «Tempo ed essere» d) Il § 83 della seconda sezione, come passaggio alla terza
sezione su «i:,empo ed essere»
" ,,
,,
,,
§ 3. I problemi fondamentali della fenomenologi.a come seconda elaborazione della terza sezione su «Tempo ed essere» " a) La risposta alla questione fondamentale sul senso del
l'essere in generale b) Il primo problema fondamentale: la differenza onto
logica di essere ed ente c) Il secondo problema fondamentale: l'articolazione fon
damentale nell'essere d) Il terzo problema fondamentale: le modificazioni del
l'essere e l'unità della sua molteplicità e) Il quarto problema fondamentale: il carattere di ve
rità dell'essere
,,
,,
,,
,,
"
26
26
27
31
35
39
42
49
52
56
59
§ 4. Ontologia fondamentale e metaontologia
§ 5. I problemi fondamentali della fenomenologia e il pensiero dell'evento
POSCRITTO ALL'EDIZIONE ITALIANA
EFFETTI E ASPETTATIVE. UNO SGUARDO RETROSPETTIVO E UNO SGUARDO PROSPETTICO
SULL'EDIZIONE COMPLETA DELLE OPERE DI MARTIN HEIDEGGER
" 62
" 66
§ 1. Effetti riconoscibili dei quaranta volumi apparsi finora pag. 75 a) Le lezioni marburghesi (1923-1928) " 76 b) Le prime lezioni friburghesi " 79 c) I Contributi alla filosofia, le lezioni storiche e le le
zioni su Holderlin
§ 2. Cosa ci si può aspettare dalle parti che deyono essere ancora pubblicate nell'Edizione completa
a) I trattati ancora mancanti della III sezione b) Gli appunti per i seminari c) I rimandi agli scritti già pubblicati
Indice dei nomi
Sull'autore
"
" " " "
"
"
81
86 86 87 87
91
93
top related