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Fortunato… un bambino iperattivoIl disturbo da deficit di attenzione e iperattività
Fortunato… un bambino iperattivoIl Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività
(DDAI o in inglese ADHD)
di
Esterina Castaldo
Loredana Schettini
Codice ISBN: 978-88-904860-8-1
Ottobre 2010
Pag.2 -----------------------------------------------------------------------------------------------------
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Fortunato… un bambino iperattivoIl disturbo da deficit di attenzione e iperattività
Note dell’Editore
L’obiettivo della Sysform Editore e del nostro team è scrivere e-book efficaci
per creare prodotti specifici e di qualità che permettano a te lettore di
utilizzare –copiare – reinventare - prendere spunto da quello che abbiamo
fatto o stiamo realizzando a scuola (o intorno alla scuola) “concretamente”,
svelando i segreti, gli ostacoli, i dubbi, le soluzioni trovate, affinché tu possa
giovarti di una esperienza che ha dato/sta dando buoni frutti.
Lo spirito con cui ognuno di noi si muove è quello di scrivere ad un amico-
lettore qualcosa che conosco, di cui sono esperto: la mia conoscenza e la
mia esperienza messa a tua disposizione.
Perché partire sempre da zero quando il grande Troisi ci suggerisce di
RICOMINCIARE (almeno) DA TRE !!
Lo spirito di Sysform Editore nasce dalla convinzione che la comunità della
scuolapossibile può condividere analisi, strategie e soluzioni già
sperimentate da colleghi e sentirsi, quindi, accompagnati, oltre che
confortati, dalla collaborazione di chi – come noi- crede in ciò che fa e cerca
di farlo ricercando le soluzioni migliori. Ecco che la formazione personale
e professionale diventa lo spazio da coltivare, a cui attingere per trovare
forza ed energia per affrontare le difficoltà, non per sentirsi succube di ciò
che non va ma per sentirsi co-attore di un processo troppo importante per
essere lasciato alle buone intenzioni del singolo.
Come persone di scuola abbiamo pensato da persone di scuola e riteniamo
importante che:
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ciò che leggo deve essere frutto “autentico” di chi conosce la scuola
e ciò che può servire a me che lavoro a scuola
ciò che leggo deve rispondere ai miei bisogni di crescita, di
approfondimento
ciò che leggo deve rispondere al bisogno di gestire le situazioni
difficili ma deve essere anche uno stimolo a vederle in maniera
diversa
ciò che leggo deve essere comprensibile, deve scivolare via, e non
obbligarmi a “traduzioni” letterarie
ciò che leggo mi deve far sentire vicino chi ha scritto, l’esperto:
voglio essere condotto per mano e capire come si può fare ciò che
mi proponi di fare
ciò che leggo non si deve trasformare in un ricettario da applicare
e mi aspetto di poter “ragionare” su ciò che leggo
…
ciò che leggo mi deve far venire la voglia di sperimentare, di
mettere in pratica quello che mi stai suggerendo e consigliando di
fare … perché sento che si può fare, mi può essere utile, mi solletica
un PERCHE’ NO!
L’e-book ha il vantaggio di essere un vero strumento di lavoro: permette di
inserire link a siti o video, permette di aprire note di spiegazione o
approfondimenti, e hai tutto lì a disposizione … solo con un click!!
Buon proseguimento
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L’e-Book è fornito in formato .pdf con indice interattivo e collegamenti attivi per poter usufruire di tutti gli approfondimenti e collegamenti realizzati. Da leggersi preferibilmente su PC
Ed è fornito in formato epub per poter essere letto sugli ebook reader o su iPad. (Se il lettore –device- lo permette sono attivi tutti i collegamenti agli approfondimenti)
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Nei nostri e-book il lettore potrà trovare link a degli
approfondimenti di diversa natura.
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Per poter accedere a tali contenuti è necessario che il PC sia connesso
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IndicePremessa
Introduzione
Parte prima: Fortunato e gli interventi psicoeducativi1. La storia di Fortunato
2. L’osservazione del comportamento
L’applicazione della scala SDAI alla classe
La valutazione neuropsicologica
2. L’intervento psicoeducativo e i primi risultati
Le tecniche per intervenire
Cosa possono fare gli insegnanti per gestire il comportamento in
classe
Cosa possono fare i genitori per gestire il comportamento a casa
Quali risultati?
Parte seconda: Conoscere meglio il Disturbo da Deficit di
Attenzione e Iperattività (DDAI)1. Definizione del DDAI
Classificazione
I sintomi e i criteri diagnostici
Le tre tipologie fondamentali
Altri sintomi secondari
L’eziologia del DDAI
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Valutazione
Diagnosi
Comorbilità (disturbi associati)
2. Trattamento psicoeducativo
3. Trattamento farmacologico e combinato
Conclusioni
Bibliografia
Sitografia
Gli autori
ATTENZIONE: Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta con alcun mezzo senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Tutti i diritti sono riservati a norma di legge. Abbiamo scelto di non “ingabbiare” con password il materiale contenuto e confidiamo nella correttezza del lettore di non trasmettere ad altri il presente e-book né in formato cartaceo né elettronico, né per denaro né a titolo gratuito. Il contenuto del presente libro è frutto del lavoro dell’ Autore e di altre persone che hanno investito tempo e professionalità per realizzarlo. Aiutaci a difendere i diritti d’Autore.
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Premessa
La motivazione di fondo che mi ha spinto ad approfondire e trattare
l’argomento sul disturbo di attenzione e iperattività, unito ai disturbi
dell’apprendimento, deriva dall’osservazione diretta, nel mio lavoro
quotidiano d’insegnante, di alunni che alle difficoltà scolastiche
aggiungono rilevanti problemi comportamentali.
Oggi, nella scuola, è necessario affrontare tali complesse tematiche
che richiedono competenze ed esperienze consolidate per analizzare
e progettare le relative soluzioni, con la collaborazione della famiglia
e delle diverse figure professionali coinvolte nel rapporto educativo.
Pertanto ho approfondito i temi di Pedagogia Speciale e,
segnatamente, quelle inerenti il Disturbo da Deficit di Attenzione e
Iperattività (DDAI o in inglese ADHD), un disturbo che interferisce
con il normale sviluppo psicologico del bambino e ostacola lo
svolgimento delle comuni attività quotidiane, perché avverto il
bisogno di operare ed impegnarmi con forte senso di responsabilità
sulle problematiche che non consentono un regolare processo di
apprendimento.
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Ho iniziato ad occuparmi del DDAI undici anni or sono,
partecipando al Congresso Internazionale del Centro Studi Erickson
su “La Qualità dell’integrazione scolastica”, seguendo in maniera
particolare gli interventi di Cesare Cornoldi e Gian Marco
Marzocchi, associandomi, subito dopo, all’AIDAI.
.
Il lavoro che segue è stato entusiasmante perché ha caratterizzato uno
studio personale, supportato da un’esperienza diretta svolta in
collaborazione con l’amica logopedista Esterina Castaldo che opera
in un Centro Specialistico e che da più di tre anni lavora
intensamente con bambini con Disturbi dell’Apprendimento.
Lavoro nella Scuola Primaria da circa trenta anni. Il mio ruolo di
docente è stato sempre accompagnato da percorsi di formazione
ricorrenti conseguendo, altresì, la Laurea in Pedagogia e in Scienze
dell’Educazione. Tali studi, affiancati all’esperienza maturata nel
tempo, mi sono stati utili nello svolgimento del compito d’insegnante
e mi hanno consentito di affinare ulteriormente competenze,
conoscenze e metodologie, soprattutto in relazione ai “Bisogni
Speciali”.
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Fortunato… un bambino iperattivoIl disturbo da deficit di attenzione e iperattività
La collaborazione con Esterina è nata grazie ad un confronto e a uno
scambio di esperienze su casi concreti di DDAI e di DSA. Ci siamo
conosciute proprio in un corso di formazione che trattava questi
argomenti e da lì abbiamo iniziato a scambiarci idee e suggerimenti.
Da questi scambi è nata l’idea di mettere nero su bianco le nostre
esperienze comuni.
L'intento di questo percorso è quello di offrire il quadro di
un'esperienza vissuta con l’ausilio di accreditate teorie
psicopedagogiche e la condivisione di un progetto d’intervento che
ha fornito i primi risultati positivi.
Le problematiche associate al disturbo del DDAI sono molteplici e
difficili da capire e gestire.
Piuttosto che parlare per astratto o in maniera generica, abbiamo
preferito raccontarvi la storia di Fortunato, un alunno che forse alcuni
avranno avuto modo di conoscere già leggendo l'articolo di
Esterina Castaldo
su www.lascuolapossibile.it.
Prima del trattamento cognitivo-comportamentale, Fortunato era un
bambino triste, solo e incompreso: una situazione di vita che
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successivamente si è illuminata mediante “lo sguardo pedagogico”
che, come afferma G. Acone, deve essere “una sorta di faro
proiettivo capace di restituire luce a zone d’ombra in cui rischia di
perdersi la realtà della persona umana”.
Fortunato è un bambino speciale che fin dalla più tenera età ha
manifestato uno sviluppo motorio particolarmente vivace. I primi
sintomi del DDAI sono comparsi nella Scuola dell’Infanzia
evidenziandosi maggiormente nella Scuola Primaria: problemi di
attenzione e autocontrollo.
I 18 sintomi che descrivono il DDAI sono elencati sia nel
DSM-IV che nell’ICD-10 .
L’insorgenza di questo disturbo si delinea prima dei cinque anni e
interessa la triade
disattenzione -iperattività -impulsivitàI dati della letteratura scientifica spiegano come intervenire nel
DDAI. Il trattamento ideale è l’i ntervento multimodale che
coinvolga in un tutt’uno la scuola, la famiglia e il bambino stesso.
Infatti, chi opera nel campo è consapevole che un trattamento per
essere efficace deve essere impostato da un’azione sinergica di più
leve.
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Introduzione “Amare non è guardarsi a vicenda ma guardare nella stessa direzione!”.
Antoine de Saint Exupery
L’odierna prospettiva psicopedagogica è volta a realizzare “progetti
di vita” che coinvolgano tutte le agenzie educative al fine di
condividere, affrontare e risolvere le problematiche riguardanti gli
alunni in difficoltà.
La scuola è quotidianamente chiamata, attraverso l’organizzazione e
l’attivazione di progetti mirati a realizzare, in collaborazione con la
famiglia, una continuità educativa finalizzata alla costruzione
dell’identità della persona. Pensare, quindi, a un programma centrato
sull’alunno che ha bisogno di un intervento speciale, per l’educatore
vuol dire “mettersi in gioco” pensando al vissuto del bambino e
stabilendo con lui un rapporto basato sul presente e proiettato alla
costruzione di un futuro positivo.
Il Disturbo o più propriamente la Sindrome del Disturbo da Deficit
Attentivo e Iperattività (DDAI) è una delle patologie pediatriche più
studiate in assoluto. Abbiamo registrato la non facile determinazione
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diagnostica dei casi e abbiamo preso in considerazione anche
l’analisi del DDAI associato ai Disturbi Specifici
dell’Apprendimento (DSA).
E' venuto così delineandosi un percorso teorico ed esperienziale
suddiviso in due parti.
Nella prima parte la storia di Fortunato, bambino che manifesta
come Disturbo Primario il DDAI e come Disturbi Secondari associati
i DSA, ci permette di entrare nel vivo del problema
COSICCHÉCOSICCHÉ OGNIOGNI DOCENTEDOCENTE POSSAPOSSA RICONOSCERERICONOSCERE ILIL “ “SUOSUO””
ALUNNOALUNNO SPECIALESPECIALE EE TUTTETUTTE LELE CARATTERISTICHECARATTERISTICHE CHECHE RACCHIUDERACCHIUDE ILIL
SUOSUO COMPORTAMENTOCOMPORTAMENTO. .
I “bambini iperattivi presentano un carente autocontrollo che li
porta ad essere disattenti ed impulsivi in molte attività della vita
quotidiana”1 ed è chiaro che tali caratteristiche comportamentali
negative, in relazione all’apprendimento scolastico, influenzano il
normale curricolo educativo -didattico all’interno del gruppo-classe.
Lo sanno bene tutti i docenti che incontrano ogni giorno il loro
Fortunato!
Dopo la descrizione dei comportamenti dell'alunno, di tutte le 1
1
D. Fedeli, La sindrome di Pierino, Giunti, Firenze-Milano 2010, p. 7.
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problematiche connesse ai suoi bisogni, abbiamo cercato di
descrivere la proposta d’intervento psicoeducativo basata sul
trattamento cognitivo -comportamentale, che è stata adottata con
Fortunato. Alleghiamo anche l’analisi dei risultati dell’osservazione
del suo comportamento, da cui siamo partite. A riguardo va precisato
che le griglie per l’osservazione sistematica del comportamento
infantile, con relativo commento, sono state inserite volutamente
nell'e-book per meglio evidenziare i piccoli ma importanti progressi
che sono stati registrati, sia a scuola che a casa, a seguito
dell'intervento che vi sarà presentato.
I test utilizzati sono le scale SDAI per gli insegnanti, SDAG per i
genitori e SDAB per il bambino, con il fine di sensibilizzare gli
insegnanti e i genitori coinvolti e stimolarli a sviluppare con
maggiore consapevolezza, competenze di gestione, relazionalità e
problem solving utili alla convivenza e all’interazione con un
bambino DDAI.
L’intento dell’approccio cognitivo-comportamentale è stato
quello di rimuovere, nei limiti del possibile, gli ostacoli che
impedivano al bambino di essere partecipe nel suo processo di
formazione. Agli educatori, in sintonia con quanto la famiglia
stava svolgendo, è stato chiesto di creare un clima relazionale
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favorevole per facilitare al meglio l’apprendimento e
l’autoregolazione di Fortunato: in questo modo si è cercato di
suscitare e potenziare il suo interesse a cambiare atteggiamento, a
impegnarsi in modo più responsabile nel percorso scolastico. Gli
specialisti che si sono occupati di lui, in una prima fase hanno
fornito agli altri indicazioni precise per la comprensione del
problema; successivamente si sono preoccupati di dare consigli
alla famiglia e alla scuola, per far sì che i progressi fatti da
Fortunato non rimanessero risultati isolati ed esclusivi delle sedute
di riabilitazione.
Nella seconda parte abbiamo approfondito il Disturbo da Deficit
Attentivo e Iperattività: definizione, classificazione, eziologia,
valutazione, diagnosi, comorbilità e trattamento psicoeducativo,
farmacologico e combinato.
In tale ottica, quindi, viene a disegnarsi l’ipotesi di una possibile
scuola attenta ai bambini speciali come Fortunato, attraverso
un'azione pedagogica condivisa e mirata che può rappresentare una
sfida che richiede conoscenze e strumenti sempre più raffinati.
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Parte prima
Fortunato e gli interventi psicoeducativi
Figura 1 - La città d’oro di Francesca Salvador
C’era una volta un bel bambino che si sentiva sempre più triste
e solo perché avvertiva la differenza tra il suo mondo e quello che gli
altri vivevano. Quando giocava cercava la felicità esprimendo il suo
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modo di essere ma la sua impulsività, il suo mettersi in evidenza, la
sua fretta, spesso non erano compresi ed era sempre rimproverato.
L’isolamento in cui si ritrovò, perché evitato dagli altri, divenne
così pesante da farlo reagire, spesso con aggressività, alle situazioni.
Un giorno in cui egli era più crucciato del solito, a scuola
arrivò una nuova maestra ed una persona speciale, una logopedista.
Egli se ne accorse … e la sua vita cambiò.
Le situazioni d’ombra e di difficoltà si rasserenarono, la
tensione si sciolse. L’amore aveva coalizzato maestre e genitori così
da creare un favorevole ambiente affettivo e di lavoro. La
personalità del piccolo prese il volo, il suo mondo interiore si colorò
di fiducia e sicurezza verso se stesso e gli adulti. La comprensione e
l’accettazione degli altri gli permise di frequentare la scuola con
piacere.
Era nata la Scuola Speciale che lui chiamava la Città d’oro.
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La storia di Fortunato
Quando Fortunato nacque, da parto cesareo, i genitori erano molto
felici perché primogenito e figlio maschio. Fino all’età di tre anni, il
bambino era normalmente vivace ma, in seguito, con la frequenza
della Scuola dell’Infanzia si notarono precocemente i sintomi del
DDAI.
Oggi Fortunato ha dieci anni e frequenta la Classe 5a Primaria. Fin
dal primo giorno di scuola le maestre hanno subito notato che
l’alunno manifestava problemi nell’autocontrollo e nell’attenzione
poiché non riusciva a stare seduto e a lavorare come gli altri
compagni. Si muoveva di continuo, si alzava sempre dal suo posto.
Spesso le maestre notavano che il suo sguardo era perso fuori dalla
finestra, ad osservare gli alberi che si vedevano dal suo banco.
Quando le maestre parlavano, durante le spiegazioni, lui parlava sotto
di loro facendo versi strani. Pertanto, le insegnanti sono state
costrette più volte a convocare i genitori perché l’alunno diventava
sempre più difficile da gestire: lanciava in aria matite, penne, gomme
e si appropriava del materiale altrui. La madre e il padre, fin
dall’inizio molto presenti nella vita del figlio, riferiscono che il
bambino è stato sempre piuttosto irrequieto non adattandosi bene a
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ritmi regolari di alimentazione e di sonno.
Crescendo, la situazione è peggiorata perché faceva cose non
prevedibili. A quattro anni, diventato fratello maggiore, i suoi
genitori pensavano che questo evento potesse influire positivamente
sul suo comportamento ma le cose sono peggiorate. Quando, ad
esempio, la famiglia usciva per far visita ad amici e Fortunato
giocava con un oggetto che gli piaceva molto, non permetteva agli
altri bambini di partecipare al gioco arrivando anche a respingerli con
la forza. Era capace, inoltre, di arrampicarsi sui mobili, rompere
piatti e bicchieri, urlare a squarciagola e i genitori, puntualmente, si
dovevano scusare con tutti. A scuola la situazione non è migliore
perché Fortunato mostra più interesse per attività non scolastiche di
tipo pratico, da lui eseguite con competenza attentiva inaspettata che
non mostra nei compiti scolastici, eseguiti in modo disordinato e con
molti errori oppure addirittura non svolti o non portati a termine. Un
esempio pratico potrebbe essere quello del compito scritto, dove lui
inizia tutto entusiasta ma dopo qualche minuto il silenzio attorno a
lui sembra disturbarlo: inizia a tossire, si alza in continuazione,
chiama sottovoce i compagni seduti vicino a lui, si mette a ridere
senza motivo, arrotola piccole palline di carta che poi lancia
volutamente alle maestre. Tutto questo non gli permette di portare a
termine lo svolgimento dei compiti a lui assegnati; oppure se li
finisce sono stati svolti in maniera frettolosa e senza alcun interesse.
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Tende a scrivere molto veloce e la sua grafia è poco chiara, spesso nemmeno
lui riesce a capire cosa ha scritto.
esempio di disgrafia .
La disgrafia è un disturbo che si manifesta nella difficoltà di
organizzazione dei pattern motori, ovvero la parte esecutiva del
processo di scrittura, coinvolgendo esclusivamente il grafismo e non
le regole ortografiche e sintattiche. Questo disturbo si evidenzia in
una prestazione scadente dal punto di vista della grafia in bambini di
intelligenza normale, privi di danni neurologici o di handicap
percettivo-motori (Hamstra-Bletz e Blote, 1993). Il DSM IV
definisce la disgrafia in questo modo: “è una capacità di scrittura
che si colloca al di sotto di quanto previsto in base all’età
cronologica del soggetto, alla valutazione dell’intelligenza e ad un
livello d’istruzione adeguato. L’anomalia del grafismo interferisce
con l’apprendimento scolastico o con le attività di vita quotidiana
che richiedono la scrittura”. In parole povere il bambino disgrafico è
colui che scrive male e non riesce a capire nemmeno lui cosa ha
scritto.
Ha difficoltà nell’apprendere ciò che è spiegato a scuola e commette
diversi errori anche nella lettura, con effetti negativi nelle sue
prestazioni riguardo alle diverse discipline di studio. Il suo modo di
leggere è molto lento e difficoltoso. Si può notare questa difficoltà
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anche a livello mimico: ogni volta che legge si contraggono i muscoli
della faccia e quando l’insegnante richiede di leggere ad alta voce …
assume un atteggiamento oppositorio. Da quanto riferiscono i
docenti, é anche capitato che mentre leggeva, non riuscendo ad
essere fluido e veloce, ha lanciato il libro per terra ed è scappato dalla
stanza. Gli errori che più spesso commette sono di sostituzioni di
fonemi (legge la p per la b, la m per la n, la t per la d: per esempio la
parola “topo” viene letta “dobo” diventando così una non-
parola, priva di significato e andando ad inficiare la comprensione
del testo); omissioni di lettere (soprattutto le doppie: la parola “palla”
diventa “pala”); inversioni di fonemi (la parola “foglia” può
diventare “voglia”).
Inoltre non riesce a rispettare le più semplici regole di convivenza
all’interno del gruppo-classe: non rispetta le file e il proprio turno,
nei giochi vuole essere in vista e ha atteggiamenti da leader; dopo un
po’ si stanca perdendo l’entusiasmo e abbandona i compagni. Scrive
pure sui muri, sui banchi, sui quaderni degli altri scolari e sovente
nega di farlo. Si alza in continuazione dal banco e gira per la classe
senza una meta precisa. Usa parole non appropriate nei confronti
delle maestre che cercano di riprenderlo senza risultati soddisfacenti.
I compagni spesso lo isolano e lo considerano elemento di disturbo
lamentandosi con i propri genitori, anche se a loro è a volte simpatico
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per il suo modo di essere controcorrente. In occasione di gite
scolastiche i genitori di Fortunato sono gentilmente invitati a non
farlo partecipare perché potrebbe essere fonte di agitazione per gli
altri bambini. In conclusione, poiché il suo rendimento scolastico
risente in maniera decisiva dei problemi comportamentali, le
insegnanti, sin dalla prima classe, hanno rappresentato ai genitori la
necessità di prendere provvedimenti segnalando il caso all’equipe
socio-psicopedagogica al fine di ottenere l’intervento dell’insegnante
di sostegno e sottoporre a trattamento Fortunato.
Tuttavia, nonostante le problematiche manifestate dal figlio, i
genitori stentano ad accettare che il bambino possa soffrire di un
disturbo. Inizialmente facevano finta di non vedere alcuni
atteggiamenti di Fortunato; hanno sempre cercato di imputare il suo
atteggiamento a troppa irrequietezza. Nonostante tutti i richiami
verbali e scritti da parte dei docenti (note sul registro, sul diario e
sospensioni dalle lezioni), i genitori non si sono mai allarmati o
consultati con specialisti. Così il dirigente scolastico, allarmato dai
continui richiami disciplinari e dai bassi voti in condotta, si è
interessato personalmente affinché i genitori del bambino venissero
informati circa le possibilità che il proprio figlio potesse soffrire di
qualche difficoltà comportamentale. E così, solo alla fine del terzo
anno scolastico si convincono e consentono la segnalazione della
scuola per i necessari interventi e finalmente, nella classe quarta,
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Fortunato ha l’aiuto dell’insegnante di sostegno.
Figura 2 – tratto dal sito web http://scienzaesalute.blogosfere.it
“Imparare è un'esperienza, tutto il resto è solo informazione”.
Albert Einstein
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