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Il progetto Il controllo posturale: effetti di un
training mentale e fisico è stato realizzato
dagli studenti e dai docenti della classe III C
(a.s. 2014/2015) del Liceo Classico “J.
Stellini” di Udine, coordinati dal prof. L.
Sepulcri, dal dott. D. Anchisi e dal dott.
L.Plaino.
Si ringraziano per il contributo: Sorelle Ramonda, Aussafer, GruppoZaffiro.
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Indice
Premessa
Presupposti didattici del progetto: l’Unità di Apprendimento
1. Introduzione 7
1.1 Il controllo posturale 7
1.1.1 Il sistema visivo 8
1.1.2 Il sistema propriocettivo 9
1.1.3 Il sistema vestibolare 12
1.1.4 Il controllo del movimento da parte del cervelletto 13
1.1.5 La fisiologia del controllo posturale 14
1. 2 La postura ideale 15
1. 3 I muscoli del controllo posturale 18
1. 4 Assi e piani del corpo umano 21
1. 5 Il mantenimento di una postura corretta 24
1. 6 La postura scorretta 24
1. 7 La postura in movimento e il bilanciamento 25
1. 8 La meditazione 26
2. Scopo della tesi 28
3. Materiali e metodi 28
3. 1 I soggetti 28
3. 2 Il protocollo sperimentale 29
3. 2. 1 La valutazione del controllo posturale 29
3. 2. 2 Il protocollo di lavoro 30
4. Risultati 32
5. Discussione e conclusioni 45
6. Bibliografia 47
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Premessa
Il Liceo Classico J. Stellini s’impegna a sviluppare negli alunni la consapevolezza
dell’importanza di una corretta educazione corporea, consona alla salvaguardia della salute
e del benessere psicofisico.
A tale scopo, nell’ambito del Progetto Sul confine fra due terre - progetto volto alla
promozione della cultura scientifica - la classe IIIC ha elaborato un lavoro di ricerca,
incentrato sull'osservazione e l'analisi della capacità di mantenere il corpo in equilibrio, in
funzione del compito motorio da svolgere. Gli studenti, attraverso un percorso
multidisciplinare, hanno così sperimentato un protocollo di esercizi fisici e mentali,
finalizzato a consolidare e migliorare il controllo posturale.
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Presupposti didattici del progetto
UNITA’ DI APPRENDIMENTO
Denominazione Equilibrio e Movimento
Prodotti relazione scientifica sugli effetti di un allenamento mentale e/o fisico sul controllo posturale; realizzazione di un Power Point;
presentazione dei risultati in conferenza. Assi trasversali scientifico e tecnologico: uso degli strumenti matematici per
l’elaborazione statistica dei dati, uso di un foglio di lavoro, costruzione di grafici adeguati;
i linguaggi: esposizione di un testo/messaggio in forma scritta e orale, in modo chiaro ed appropriato, variando, a seconda dei contenuti, l’uso della lingua.
Competenze di cittadinanza:
Competenze professionali:
Consapevolezza ed espressione culturale: riconoscere gli aspetti comunicativi, culturali e relazionali dell’espressività corporea e dell’efficienza fisica.
Comunicazione nella madrelingua: utilizzare una terminologia specifica secondo le esigenze comunicative del contesto scientifico; redigere relazioni scientifiche e documentare le attività individuali e di gruppo.
Imparare ad imparare: organizzare il proprio apprendimento, individuando ed utilizzando fonti diverse; imparare il rilassamento; imparare a focalizzare l’attenzione.
Collaborare e partecipare: interagire in gruppo in modo attivo e rispettoso, sapersi inserire in modo responsabile nelle attività per raggiungere un obiettivo comune.
Individuare collegamenti e relazioni: individuare e rielaborare i collegamenti e le relazioni appartenenti a diversi ambiti disciplinari.
Comunicare: saper trarre conclusioni e applicazioni pratiche dai dati ricavati.
Saper valutare le proprie caratteristiche psico-fisico e mettere
in atto comportamenti adatti a migliorarle; Saper realizzare un programma per migliorare il proprio
controllo posturale.
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UNITA’ DI APPRENDIMENTO
Abilità Conoscenze
Mantenere e controllare il controllo della postura in situazioni di instabilità;
Saper regolare l’attenzione; Avere consapevolezza del proprio
corpo; Saper mantenere la concentrazione per
20 minuti; Il mental training, per la focalizzazione
dell’attenzione; Programmare un piano di lavoro
individuale; Assumere comportamenti funzionali alla
salvaguardia e al miglioramento della salute;
L’anatomia e la fisiologia degli apparati;
La meditazione; Gli apparati: visivo, uditivo, tattile e
locomotore; La neurofisiologia della percezione
applicata al movimento; L’apprendimento motorio e
performance; Gli elementi che influenzano il
mantenimento di una postura; Gli esercizi per migliorare l’efficienza
dei muscoli stabilizzatori; Principi base dell’informatica;
Produrre testi scritti di vario tipo anche in un registro formale e utilizzando un lessico specifico;
Stendere una relazione scientifica.
Modalità di una stesura di un testo scientifico;
Funzioni della comunicazione verbale e non verbale.
Utenti destinatari Classi I, II e III liceo.
Prerequisiti Mantenere il corpo in appoggio monopodalico;
Possedere le nozioni di base di anatomia degli apparati visivo, uditivo, tattile e locomotore;
Saper redigere una relazione. Fase di applicazione Dal mese di dicembre al mese di maggio.
Tempi 46 ore così ripartite: 2 italiano, 4 scienze, 2 matematica, 10 scienze motorie, 16 raccolta dati sperimentali, 6 lavoro personale degli allievi, 8 stesura lavoro.
Esperienze attivate Formazione in aula con i docenti;
Formazione con esperto esterno sull’allenamento mentale;
Esecuzione di un protocollo di esercizi per il controllo posturale;
Test di valutazione del controllo posturale con apposito strumento (accelerometro) pre e post training;
Elaborazione di dati;
Stesura del report e della presentazione;
Organizzazione della comunicazione del progetto alla comunità.
Metodologia Brain storming;
Lezione frontale;
Lavori di gruppo e individuali;
Ricerca in Internet;
Esercitazioni individuali.
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UNITA’ DI APPRENDIMENTO
Risorse umane
interne/esterne
Interne:
Coordinatore: Docente di scienze motorie: coordina sia la fase progettuale
che operativa; determina i test di valutazione individuale del controllo posturale, definisce le esperienze motorie per il controllo della postura, fissa i retest al termine del protocollo di lavoro.
Collaboratori: Docente di scienze: anatomia e fisiologia dei recettori sensori
motori; Docente di lingua e letteratura italiana: (elementi della
comunicazione, linguaggi non verbali e verbali; insieme al coordinatore fornisce indicazioni per la stesura e la revisione degli elaborati scritti e delle presentazioni verbali);
Docente di matematica: principi di statistica, il foglio di lavoro, rappresentazione dei dati attraverso un grafico.
Esterne: Docente Universitario: il mental training come sistema di
regolazione delle emozioni e miglioramento dell’attenzione; Docente Universitario: la salute in rapporto agli stili di vita.
Strumenti Accelerometro, cronometro, copie fotostatiche, libri di testo, pubblicazioni scientifiche, pc, proiettore.
Valutazione Valutazione del prodotto in base a criteri predefiniti (griglie di osservazione e valutazione);
Valutazione dei processi: competenze organizzative dei singoli e dei gruppi;
Autovalutazione del risultato ottenuto.
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1. Introduzione
Nel nostro progetto di ricerca sperimentale ci siamo proposti di esaminare il rapporto
tra controllo posturale e mental training. Abbiamo iniziato con il rilevamento della
capacità di mantenere l’equilibrio: dopo un periodo di sei settimane in cui gli studenti,
divisi in quattro gruppi, hanno praticato l’allenamento fisico e/o mentale (ovvero la
focalizzazione dell’attenzione sulla respirazione), abbiamo nuovamente proposto il test
iniziale per verificare gli eventuali miglioramenti e valutare quale tipo di allenamento
abbia permesso di conseguire i migliori risultati.
Per prima cosa, però, abbiamo chiarito il concetto di postura: esso indica ciascuna
delle posizioni assunte dal corpo, contraddistinta dai rapporti fra i diversi arti e rispetto
all’ambiente circostante. La postura è quindi una funzione che riguarda la gestione della
posizione e contemporaneamente il controllo del movimento, essa è perciò alla base di
ogni nostro gesto. Ogni giorno, infatti, per compiere anche i gesti più semplici, come stare
in piedi o chinarci per raccogliere un oggetto, mettiamo in moto tutta una serie di
meccanismi che ci consentono di agire sia in condizioni statiche che dinamiche.
Quindi, ci siamo chiesti cosa ci sia alla base della nostra capacità di mantenere o
modificare la postura, in relazione alle esigenze esterne e in funzione di un equilibrio
stabile. Senza dubbio il sistema propriocettivo - comprendente i fusi neuromuscolari, gli
organi tendinei del Golgi e i recettori articolari - il sistema centrale visivo e quello
vestibolare, i quali sono stati da noi studiati successivamente perché fondamentali nel
meccanismo della postura. Abbiamo poi individuato i mezzi e gli esercizi il cui scopo è
quello di consolidare e/o migliorare il controllo posturale.
1.1 Il controllo posturale
La postura è la posizione che il corpo assume per controbilanciare la forza di gravità,
in una situazione di riposo (alla fine di un movimento o prima del suo inizio). Il
mantenimento dell’equilibrio è affidato ad una serie di riflessi, detti posturali, che
mantengono il corpo in posizione eretta e provvedono ai continui aggiustamenti. La
postura è dunque solo apparentemente una condizione statica, in quanto il suo
mantenimento comporta un lavoro neuromuscolare incessante, a seconda delle
stimolazioni dell’ambiente esterno.
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Negli ultimi studi clinici sono stati individuati i sistemi che rendono possibile sia il
controllo della postura sia la capacità di gestire situazioni ad alta instabilità. Infatti, l’abilità
di affrontare il disequilibrio si basa sulla cooperazione di più sistemi:
sistema visivo (il più preciso);
sistema propriocettivo (il più rapido);
sistema vestibolare (il più grossolano e tardivo).
1. 1. 1 Il sistema visivo
Il metodo utilizzato dal nostro sistema visivo (fig. 1) per il mantenimento di una
posizione ricorda quello del tracking (sistema di puntamento) degli aerei da
combattimento: la retina vede la proiezione dell’immagine di qualsiasi oggetto osservato,
ma, quando la proiezione dello stesso si sposta, il sistema comanda, attraverso i centri
motori, la correzione per riportare l’immagine nella precedente posizione.
La vista funziona, dunque, come un vero e proprio sistema di puntamento con il
compito di migliorare e affinare le informazioni che giungono dai propriocettori (se, ad
esempio, si prova a stare in equilibrio su un solo piede risulta più difficile con gli occhi
chiusi). Quello visivo è dunque un sistema di precisione, anche se piuttosto lento nel
controllo della postura. Lento, ad esempio, rispetto a quello vestibolare (almeno 200 ms
rispetto a 40ms). Infine due terzi delle informazioni sensoriali passano dall’occhio, quindi,
se un soggetto avrà determinate disfunzioni o traumi agli occhi, avrà precisi sintomi.
Fig. 1. Sistema visivo.
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1. 1. 2 Il sistema propriocettivo
Per riuscire a mantenere la stabilità sia in posizione statica che in movimento il
sistema di controllo dell'equilibrio utilizza anche una complessa rete di strumenti che si
suddividono in 3 livelli:
recettori sensoriali (esterocettivi cutanei e propriocettivi, visivi, vestibolari e uditivi)
i quali posizionano le varie parti del corpo in relazione all'insieme e all'ambiente;
centri superiori (nuclei vestibolari, cervelletto, formazione o sostanza reticolare,
corteccia cerebrale) che integrano e rielaborano i dati derivanti dalle fonti precedenti;
effettori (nuclei cranici oculomotori e il midollo spinale da cui partono i segnali
diretti alle placche motrici dei muscoli scheletrici per la stabilità antigravitazionale)
che ricevono lo stimolo dai centri superiori e li mettono in atto.
La maggior parte dei movimenti corporei viene eseguita in maniera automatica
grazie all'attività di controllo e decisione del sistema nervoso. In particolare partecipano
numerose aree dell'encefalo: lobo frontale, corteccia pre-motoria, corteccia motoria.
Per propriocezione, pertanto, si intende la capacità del sistema nervoso centrale di
percepire la posizione del corpo e delle sue parti senza l'ausilio della vista. Tale sensibilità
perviene ad un organo mediante la stimolazione di specifici recettori sensoriali posti nei
muscoli, nei tendini e nelle articolazioni che rispondono alle tensioni muscolari, alla
posizione e ai movimenti degli arti (fig. 2). I recettori vestibolari, posti all'interno
dell'orecchio, invece, rispondono alla posizione e al movimento della testa. Gli
esterocettori cutanei e i propriocettori sono responsabili della propriocezione fornendo
informazioni sull'ambiente permettendo al sistema posturale di conoscere la posizione e lo
stato di ogni osso, muscolo, organo e sistema. Queste necessitano di essere integrate dal
cervello che è così in grado di creare l'immagine della posizione del corpo.
I recettori
I sistemi sensoriali ci mettono in contatto con l’esterno, dal momento che
recepiscono stimoli specifici esterni e interni, a seconda della loro funzione. In particolare
si possono distinguere gli organi sensoriali (occhi, orecchie che contribuiscono al
mantenimento dell’equilibrio) e i recettori (cellule recettoriali). Questi ultimi possono
essere classificati in:
meccanocettori, che sono sensibili a stimoli meccanici come il tatto e la pressione;
chemiocettori, che permettono di distinguere le sostanze chimiche;
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termocettori, che rispondono alle variazioni di temperatura;
nocicettori, che si attivano in seguito a danni fisici o chimici suscitando una
sensazione di dolore;
osmocettori, che rilevano la pressione osmotica dei fluidi corporei.
Le cellule sensoriali sono in grado di convertire gli stimoli chimici e fisici (come le
onde sonore, il tatto, il dolore o le molecole che portano informazioni relative ad odori e
sapori) in segnali nervosi, trasmessi successivamente al sistema nervoso centrale per essere
elaborati ed interpretati. Questo procedimento prende il nome di trasduzione, e ha inizio
quando le cellule sensoriali – mediante le loro proteine di membrana, chiamate proteine
recettoriali – rispondono agli stimoli provenienti dall’ambiente esterno o interno attivando
l’apertura e la chiusura dei canali ionici. Ciò determina un cambiamento dei potenziali di
membrana, cosicché grazie ad una corrente locale momentanea, il potenziale del recettore
può diffondere per piccole distanze. Il recettore, infine, produce un potenziale d’azione per
percorrere maggiori distanze.
Fig. 2. Sistema propriocettivo.
Se il sistema nervoso centrale dovesse elaborare con la stessa precisione tutti gli
infiniti stimoli che in ogni istante sono captati dai recettori, sarebbe impossibile una
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reazione immediata agli stimoli davvero importanti. Esiste però un sistema di adattamento
sensoriale per cui alcuni recettori specifici danno risposte d’intensità che diminuisce
gradualmente in seguito a stimolazioni mantenute o ripetute nel tempo. In questo modo è
possibile ignorare le condizioni che rimangono invariate nell’ambiente circostante (ad
esempio un rumore di sottofondo, o la sensazione tattile dei vestiti sulla pelle) ed essere
però sensibili a cambiamenti e nuove informazioni. Il sistema nervoso centrale infatti può
operare una gerarchia degli stimoli – in base alla frequenza dei potenziali d’azione -,
attivando risposte nervose nel modo più funzionale a seconda dell’intensità degli stimoli.
I recettori più direttamente coinvolti nel movimento e nel controllo posturale sono i
meccanocettori, i quali si possono trovare nel sistema tegumentario (con la funzione di
fornire informazioni sugli oggetti che vengono in contatto con il nostro corpo), ma anche
nei muscoli, nei tendini e nei legamenti. Grazie a quest’ultimo tipo di meccanocettori,
riceviamo continuamente informazioni riguardanti la posizione degli arti, le sollecitazioni
subite dai muscoli e dalle articolazioni.
I meccanocettori presenti nel muscolo scheletrico sono detti fusi neuromuscolari, e
sono recettori che rilevano il suo allungamento e le sue variazioni di lunghezza. Sono
costituiti da fibre inserite nel tessuto connettivo all’interno del muscolo e innervati da
neuroni sensoriali. Quando i fusi neuromuscolari vengono allungati, i neuroni sensoriali
trasmettono potenziali d’azione al sistema nervoso centrale stimolando i motoneuroni che
promuovono la contrazione muscolare.
Un altro tipo di meccanocettori cellulari, noti come organi di Golgi, si trova nei
tendini e nei legamenti e fornisce informazioni riguardanti l’entità della forza generata
dalla contrazione muscolare. Se la tensione del muscolo è eccessiva, i potenziali d’azione
generati dall’organo di Golgi inibiscono i motoneuroni, causando il rilassamento del
muscolo e proteggendolo da possibili strappi.
Molto importanti sono anche i meccanocettori che rispondono al tatto e alla
pressione:
i dischi di Merkel, i quali si trovano negli strati superficiali del derma e forniscono
continue informazioni su ciò che è in contatto con la pelle;
i corpuscoli di Meissner, che sono molto sensibili, si adattano in maniera piuttosto
rapida e, pertanto, forniscono informazioni tattili relativi anche a piccoli
cambiamenti su ciò che entra in contatto con la superficie corporea;
i corpuscoli di Ruffini, che sono situati nella profondità del derma, si adattano
lentamente agli stimoli e sono capaci di rilevare le vibrazioni a bassa frequenza;
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i corpuscoli di Pacini, i quali si adattano rapidamente agli stimoli e rispondono alle
vibrazioni caratterizzate da frequenze elevate;
alcuni dendriti dei neuroni sensoriali, che si avvolgono attorno ai follicoli piliferi in
modo da stimolare le terminazioni nervose nel momento in cui i peli toccano un
oggetto.
1. 1. 3 Il sistema vestibolare
Infine l’ultimo sistema individuato per il controllo della postura è quello vestibolare.
Infatti una funzione fondamentale dell’orecchio, oltre alla percezione dei suoni, è quella di
raccogliere informazioni riguardo ai movimenti e alle posizioni della testa per consentire al
corpo il mantenimento dell’equilibrio statico e dinamico. In particolare questa funzione è
svolta dall’organo dell’equilibrio il quale si trova nell’orecchio interno ed è chiamato
apparato vestibolare (fig. 3).
Fig. 3. Sistema vestibolare.
Diversi sono i mezzi che controllano l’equilibrio statico da quelli che mantengono
l’equilibrio dinamico.
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I recettori che controllano l’equilibrio statico (il quale fornisce informazioni
riguardanti il mantenimento della posizione del corpo rispetto alla forza di gravità) si
trovano sulle pareti interne di due vescicole chiamate utricolo e sacculo, in corrispondenza
di una regione specializzata, la macula, che rileva la posizione della testa nello spazio.
Nella macula infatti sono presenti cellule ciliate le cui ciglia sono immerse in una sostanza
gelatinosa cosparsa di cristalli di carbonato di calcio, gli otoliti. Ad attivare il sistema
vestibolareèl'accelerazione(lineare:organiotolitici;angolare:canalisemicircolari) spostano
provocando la flessione delle stereociglia e la trasmissione dello stimolo al nervo
vestibolare.
Mentre l’equilibrio statico serve a mantenere la postura, l’equilibrio dinamico
corrisponde al mantenimento della posizione del corpo in risposta a movimenti improvvisi
come la rotazione, l’accelerazione, la decelerazione.
Il controllo dell’equilibrio dinamico avviene in tre canali semicircolari membranosi
che sono orientati secondo le tre direzioni dello spazio (asse x, y, z). Ciascuno mostra una
porzione ingrossata (ampolla) all’interno della quale si trova una cresta contenente un
gruppo di cellule ciliate sormontate da una cupola gelatinosa. Quando i cambiamenti di
posizione della testa causano lo scorrimento del liquido endolinfatico, le cupole vengono
premute da una parte o dall’altra e flettono le stereociglia: in questo modo si innesca un
segnale elettrico nelle cellule ciliate che si traduce in una sequenza di potenziali d’azione
lungo i neuroni sensoriali del nervo vestibolare.
Gli assoni, che costituiscono le vie dell’equilibrio, entrano nel midollo allungato e si
dirigono al cervelletto, da cui partono e arrivano varie vie che coinvolgono sia il midollo
spinale (per regolare il tono muscolare) sia la corteccia motoria (per il controllo dei
movimenti).
1. 1. 4 Il controllo del movimento da parte del cervelletto
Tutti gli stimoli provenienti dai recettori dei sistemi visivo, propriocettivo e
vestibolare, giungono tramite sinapsi al cervelletto, che quindi riceve continuamente
informazioni relative allo stato delle articolazioni, alla tensione dei tendini, e al livello di
contrazione di muscoli, ma anche relative all’ambiente esterno, alla vista, all’udito,
all’organo dell’equilibrio. Il cervelletto riceve infine dalla corteccia motoria cerebrale
informazioni essenziali per il controllo del movimento.
La funzione del cervelletto è integrare tutti questi dati inviando i corretti comandi
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motori. Ciò consente di controllare costantemente la postura del corpo e di coordinarne i
movimenti senza che ne abbiamo coscienza.
1. 1. 5 La fisiologia del controllo posturale
Il neurone sensitivo primario porta i segnali fino al midollo spinale dove, nella
maggior parte dei casi, stabilisce sinapsi con interneuroni o neuroni sensitivi secondari.
Questi ultimi, a loro volta, possono stabilire sinapsi ancora a livello del midollo
spinale o raggiungere il talamo (il senso dell’olfatto invece è l’unico a essere collegato
direttamente all’encefalo), dove si connettono con i neuroni sensitivi a loro volta collegati
con il sistema nervoso centrale. Le informazioni provenienti dai recettori sensoriali
posturali (recettori vestibolari, esterocettori cutanei, propriocettori ed enterocettori ed
esterocettori visivi) giungono ai nuclei vestibolari e qui sono elaborate sotto il controllo del
cervelletto e della corteccia motoria.
Possiamo percepire le diverse sensazioni – e quindi elaborare risposte distinte –
perché i messaggi provenienti dai differenti tipi di cellule sensoriali arrivano in parte
diverse del sistema nervoso centrale. Le sensazioni relative sono le stesse (ad esempio se
viene eccitata una fibra nervosa dolorifica, si avverte dolore indipendentemente dalla
natura dello stimolo che lo ha provocato) e vengono riferite di norma alla sede del recettore
indifferentemente dalla natura dello stimolo e dal punto in cui esso è collocato.
Le terminazioni nervose degli organi muscolo-tendinei del Golgi subiscono, durante
la contrazione attiva del muscolo, una deformazione meccanica che innesca un impulso
nervoso che giunge al midollo spinale, lungo fibre nervose ad alta velocità di conduzione.
Nel midollo spinale i motoneuroni sono attivati tramite la mediazione di un solo
interneurone spinale inibitorio mentre, in contemporanea, un interneurone facilitatorio
stimola la contrazione dei muscoli antagonisti. Questo processo viene definito riflesso
miotatico inverso. Come tutti i riflessi spinali, è sottoposto al controllo dei centri superiori.
La sua soglia di attivazione è molto bassa (3 grammi): l'attività dei fusi, pertanto, è
praticamente permanente, dai quali inoltre dipendono il tono muscolare e la postura. Infatti
i fusi, avendo il compito di mantenere costante l'estensione di un muscolo, sono
fondamentali nella stabilizzazione.
Durante l’allungamento attivo o passivo del muscolo, raggiungono il midollo spinale
anche gli impulsi provenienti dai fusi neuromuscolari, che eccitano i motoneuroni dello
stesso muscolo e dei muscoli agonisti tramite una sinapsi: ciò provoca il riflesso spinale
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miotatico o di stiramento o riflesso osteotendineo (ROT), ossia una contrazione riflessa che
tende a riportare il muscolo alla sua lunghezza originaria. Le afferenze nervose secondarie,
accanto ad una funzione monosinaptica, esercitano complessi effetti polisinaptici di tipo
eccitatorio sui muscoli flessori e di tipo inibitorio sui muscoli estensori.
1. 2 La postura ideale
Qual è la postura ideale? In una postura ottimale le forze gravitazionali devono
essere bilanciate. Infatti ogni parte del corpo possiede un proprio centro di gravità; il centro
di gravità del corpo è la somma di ognuno di essi. La proiezione al suolo del centro di
gravità di un uomo in posizione eretta è la linea verticale ideale che cade all’interno della
superficie di appoggio dei piedi (fig. 4).
Fig. 4. La postura ideale.
Il corpo umano può essere considerato un sistema biomeccanico costituito da tre
unità funzionali posturali (fig. 5):
la mandibola e il cranio;
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la cintura scapolo-omerale;
la cintura pelvica.
Fig. 5. Le tre unità funzionali posturali.
Queste tre unità, che presentano influenze posturali reciproche, sono collegate da due
raccordi: il tratto cervicale e il tratto toraco-lombare i quali compongono la colonna
vertebrale o rachide. In una postura ottimale la colonna vertebrale deve essere allineata
correttamente.
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Fig. 6. La colonna vertebrale.
La colonna vertebrale, o rachide, (fig. 6) è formata dall’insieme delle vertebre e
costituisce un sistema.
Le vertebre sono costituite da un corpo e un arco e sono messe in relazione tra loro
da due tipi di articolazione:
la vertebro-vertebrale, che articola i corpi vertebrali ed è dotata di movimenti
illimitati;
la intervertebrale, che articola gli archi vertebrali ed è dotata di movimenti limitati.
Le due articolazioni si condizionano a vicenda realizzando l’equilibrio. Il sistema
legamentoso paravertebrale riduce l’indipendenza funzionale delle singole vertebre: in
questo modo ognuna si muove pochissimo e la colonna ha una maggiore stabilità.
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La somma dei movimenti minimi di ciascuna vertebra rispetto alle altre permette
ampi movimenti del sistema vertebrale nella sua totalità (flessione, estensione e
inclinazione laterale). Le curve funzionali del rachide (cifosi e lordosi) distribuiscono al
meglio il peso del corpo e rendono elastica la colonna.
Nel tratto cervicale (lordosi) la funzione dinamica prevale su quella statica.
Nel tratto toracico (cifosi) la funzione statica prevale su quella dinamica (la cifosi è
congeniale alla cassa toracica e alla funzione respiratoria).
Il tratto lombare (lordosi), come quello cervicale, è dotato di un’ampia funzione
dinamica.
1. 3 I muscoli del controllo posturale
Gli effettori coinvolti nel mantenimento della postura e nel controllo del corpo sono i
muscoli posturali, che fanno parte dei muscoli scheletrici nei quali possiamo distinguere
per la funzione che rivestono:
stabilizzatori locali;
stabilizzatori globali;
mobilizzatori globali.
I muscoli posturali sono caratterizzati da uno scarso consumo energetico e poca
affaticabilità e sono comandati per lo più in modo riflesso. I muscoli stabilizzatori
sostengono e stabilizzano il corpo, mentre i muscoli sinergici eseguono movimenti.
Gli stabilizzatori locali sono muscoli segmentari presenti nello strato più profondo,
prevalentemente deputati a sostenere e stabilizzare le articolazioni. Questi muscoli non
possono realizzare movimenti ad ampio raggio ma sono in grado di mantenere la
contrazione per un lungo periodo.
Gli stabilizzatori locali hanno il compito di sviluppare una forza continua di bassa
intensità in tutte le posizioni del range articolare e in tutte le direzioni del movimento.
L’attività di questi muscoli induce un aumento della “rigidità” muscolare segmentaria per
controllare i movimenti eccessivi, fisiologici e di traslazione, garantendo la giusta stabilità
durante i movimenti prodotti dai muscoli mobilizzatori.
Gli stabilizzatori locali agiscono sul “senso di posizione”, svolgono infatti un ruolo
determinante sulla percezione della postura.
Sono stabilizzatori locali i muscoli interspinosi, il multifido con le sue inserzioni da
una vertebra all’altra, il quadrato dei lombi (fig. 7).
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Fig. 7. Muscoli stabilizzatori locali.
Gli stabilizzatori globali si trovano nello strato intermedio e svolgono la loro azione
stabilizzatrice soprattutto nell’ambito delle contrazioni eccentriche (azione
antigravitazionale).
Funzione di questi muscoli è lo stiffening effect. La maggiore attivazione del
muscolo, cioè una maggiore stiffness (rigidità), garantisce una maggiore stabilità articolare.
Questi muscoli sono deputati, oltre al movimento del rachide, anche al trasferimento delle
forze dalla parte superiore a quella inferiore del corpo e viceversa.
Un esempio di stabilizzatori globali sono il lunghissimo del dorso, il multifido, il
quadrato dei lombi per le sue fibre laterali, il trasverso dell’addome (fig. 8).
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Fig. 8. Muscolo stabilizzatore globale: il trasverso dell'addome.
Pur non ricoprendo un ruolo specifico nel mantenimento della postura, anche i
muscoli mobilizzatori globali del tronco possono svolgere questa azione. Questi muscoli,
presenti nello strato superficiale, creano movimenti tramite contrazioni concentriche, ma
non contribuiscono alla stabilizzazione delle articolazioni.
Questi muscoli sono molto efficienti sul piano sagittale e, anche se possono generare
forze elevate, non sono però in grado di contribuire in modo significativo al controllo di
rotazione.
I mobilizzatori globali entrano in azione in seguito alla stabilizzazione delle
articolazioni da parte dei muscoli dello strato intermedio (gli stabilizzatori globali). La loro
funzione è quella di determinare i movimenti della colonna vertebrale. Mobilizzatori
globali sono muscoli come gli ischio-crurali, il grande gluteo, il muscolo sacrospinale, i
muscoli interspinosi, l’obliquo esterno, l’obliquo interno e il retto dell’addome (fig. 9).
21
Fig. 9. Muscoli mobilizzatori globali: retto dell’addome, obliquo interno, obliquo esterno.
1. 4 Assi e piani del corpo umano
Nella definizione della postura corretta e dei movimenti possibili dall’organismo è
necessario definire alcuni riferimenti spaziali. Per rendere univoci e universalmente validi i
concetti “sopra”, “sotto” e “davanti” prendiamo un soggetto che si disponga nella
posizione anatomica, ovvero in posizione eretta, le palmi delle mani verso l’osservatore, i
gomiti accostati ai fianchi e i piedi leggermente divaricati (img 7).
Dato che il piano è un concetto primitivo della geometria, definito anche luogo
geometrico di punti, mentre l’asse è una retta immaginaria e l’incontro di più di esse
genera tre piani immaginari che dividono il corpo in parti di uguale massa, analizzeremo il
movimento che può essere eseguito in un piano generato dall’intersezione di due assi (fig.
10).
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Fig. 10. Assi e piani del corpo umano.
Piano frontale
Questo piano corre parallelo alla fronte ed è generato dall’incontro dell’asse
trasversale con quello longitudinale; tale piano divide il corpo in una parte anteriore (o
ventrale) e in una posteriore (o dorsale); il piano che divide il corpo in due parti di massa
uguale è detto mediano.
I movimenti che si possono compiere su questo piano sono:
inclinazione laterale del busto;
abduzione, ovvero allontanamento degli arti dal corpo;
adduzione, ovvero avvicinamento degli arti al corpo.
Piano sagittale
Questo piano è generato dall’incontro dell’asse longitudinale e di quello sagittale,
decorre in senso antero/posteriore e divide in corpo nella parte sinistra e nella parte destra;
il piano che divide il corpo in due parti di massa uguale è detto anche in questo caso
mediano e gli altri piani paralleli ad esso vengono chiamati parasagittali: nel caso si
trovino vicini al piano mediano sono detti mediali, se invece sono lontani da quest’ultimo
sono detti laterali.
23
I movimenti eseguibili in questo piano sono:
flessione;
estensione.
Piano trasversale
L’ultimo piano del movimento è generato dall’incontro dell’asse sagittale con quello
trasversale, divide il corpo in una metà superiore e in una metà inferiore.
Il movimento che origina su questo piano è la rotazione che può coinvolgere diversi
arti in diverse direzioni:
rotazione del rachide a destra e a sinistra;
pronazione;
supinazione;
intra-rotazione;
extra-rotazione.
Le origini di questi movimenti sono possibili grazie ai diversi tipi di articolazioni con
vari gradi di libertà. Nel corpo umano sono presenti tre tipologie principali di articolazioni:
le sinartrosi, articolazioni fisse;
le anfiartrosi, articolazioni semi-mobili;
le diartrosi, articolazioni mobili.
Queste ultime, le diartrosi, sono le più rappresentate nel nostro corpo e a loro volta
possono essere di diverso tipo:
enartrosi, le quali permettono movimenti in tutte le direzioni, in tutti i piani dello
spazio, grazie alla loro specifica costituzione la quale presenta una superficie
articolare sferica che ruota su una superficie articolare ad incavo (esempio: spalle e
anche);
a sella, che permettono movimenti in due piani dello spazio e presentano due
superfici concave a contatto (esempio: carpo e metacarpo del pollice);
condiloidee, le quali permettono movimenti solo in due piani e si compongono di
una forma ovoidale, di un capo articolare convesso e di un altro capo a superficie
articolare concava (esempio: polso);
trocoidee, le quali permettono movimenti in un unico piano dello spazio a causa
della una struttura costituita da un perno (esempio: l’atlante della prima vertebra
24
cervicale che ruota intorno all’epistrofeo, rilievo osseo della seconda vertebra
cervicale);
trocleari, le quali articolano movimenti su un unico piano come la precedente e
vengono dette “a cardine” per il loro funzionamento simile a quello dei cardini di una
porta (esempio: gomito).
1. 5 Il mantenimento di una postura corretta
A livello fisico-muscolare sono da considerare forze esterne (gravità, conformazione
del piano d’appoggio) e interne (attività muscolari e tensioni passive tra legamenti, tendini
e articolazioni). Nel caso in cui le componenti interne siano in condizioni ottimali,
perfettamente funzionanti, il mantenimento di una postura corretta è semplice e richiede il
minimo impiego energetico. Dal punto di vista della fisica infatti è sufficiente che il vettore
peso, il quale scende a terra a partire da nostro centro di massa (situato entro il corpo
approssimatamene a livello del secondo segmento sacrale), sia proiettato all’interno delle
basi di appoggio, nel punto medio del segmento, in modo che la sua forza si spartisca
ugualmente sui due piedi. In una postura ottimale sostenere questo peso è facile per i
segmenti del corpo, in quanto le articolazioni sono vicine all’allineamento verticale
(ginocchia, bacino, schiena) e le tensioni tra legamenti e muscoli sono minime.
1. 6 La postura scorretta
É importante monitorare la postura statica e assicurarsi della sua correttezza e
simmetria. Una postura scorretta infatti è un chiaro indizio di squilibrio muscolare. Ci sono
diversi motivi che portano a una postura scorretta e asimmetrica compreso il
malfunzionamento del tessuto miofasciale (tessuto connettivo che avvolge muscoli e
tendini). Qualunque sia la ragione, il vero problema sta nella capacità del nostro corpo e
dei nostri muscoli di adattarsi a diverse situazioni per ricercare l’equilibrio e ottenere il
miglior risultato possibile. Questa capacità è senz’altro utile quando si parla di postura
dinamica, in quanto l’adattamento a diverse posizioni è necessario per ottimizzare i
movimenti, massimizzando la loro efficacia e minimizzando i rischi. Ma se la situazione
alla quale ci si adatta è per un motivo o per l’altro scorretta, asimmetrica, e abitudinaria, a
poco a poco i muscoli e tendini si contrarranno o allungheranno per cercare comunque la
stabilità in questa nuova posizione, ma così facendo usciranno dall’allineamento ideale e
25
funzionale risultando così meno efficienti nella loro funzione stabilizzatrice e motoria,
peggiorando le prestazioni e inoltre aumentando il rischio di infortuni. Questo è il caso
dello squilibrio muscolare.
Uno squilibrio muscolare è un’alterazione della relazione funzionale tra due muscoli
o gruppi di muscoli. Si verifica quando muscoli e tendini si contraggono o allungano
creando asimmetria e disfunzionalità nella stabilizzazione. Questa alterazione può
verificarsi spontaneamente in certi individui o essere causata da alcuni fattori
destabilizzanti che portano un lato del corpo a lavorare diversamente dall’altro (come
movimenti abituali o ripetitivi, infortuni, interventi chirurgici, difficoltà nella
riabilitazione).
1. 7 La postura in movimento e il bilanciamento
Il funzionamento del nostro corpo è un sistema unico e integrato, non una serie di
pezzi isolati e indipendenti. È il sistema nervoso centrale che coordina il sistema nei tre
piani di movimento: accelerazione, decelerazione e stabilizzazione. Il sistema si adatta poi
al carico, alla resistenza, alla posizione del corpo e al movimento. Tutti i muscoli, anche se
dotati di diverse caratteristiche, lavorano coordinati tra loro per produrre un movimento
efficiente.
Muscoli diversi svolgono diverse funzioni. I muscoli detti agonisti danno il primo
impulso al movimento mentre gli antagonisti agiscono in direzione opposta; i sinergisti
aiutano gli agonisti nel movimento funzionale mentre gli stabilizzatori supportano e
stabilizzano il corpo durante la fase di movimento.
Mobilità e stabilità devono coesistere affinché il movimento del nostro corpo sia
efficiente. La mobilità include muscoli e giunture, la stabilità è la capacità di controllare i
movimenti prima di uno sforzo e durante. Di solito queste capacità si sviluppano
naturalmente e consequenzialmente: ciò, ad esempio, si verifica nel bambino che, una volta
acquisita la capacità di muoversi, necessita di equilibrio e controllo. Senza adeguate
mobilità e stabilità anche un adulto nel compiere determinati movimenti ha problemi,
infatti i movimenti, in queste circostanze, devono essere eseguiti non in maniera ottimale,
ma adattandoli alle proprie capacità individuali. Senza mobilità e stabilità un atleta non
può sviluppare forza, resistenza, potenza o velocità, o per farlo deve sviluppare nuove e
innaturali abitudini biomeccaniche, con il risultato di peggiori performance e maggiori
26
probabilità di infortunio: per compiere azioni uguali infatti sono necessarie una maggiore
energia e impegno.
1.8 La meditazione
Recenti studi ed esperimenti hanno dimostrato gli effetti benefici della meditazione
(a lungo, ma anche a breve termine) sulle attività cognitive. Propriamente la meditazione è
una sorta di “addestramento” tramite cui si ottiene la piena padronanza di se stessi, liberati
dallo stress e dal flusso turbolento delle emozioni.
Esistono tanti tipi di meditazione – sviluppati nel corso dei secoli – che non solo
sono eseguiti in modo diverso ma, almeno in parte, permettono di conseguire scopi diversi.
Tratti comuni alle varie forme di meditazione sono la consapevolezza e lo stato di
attenzione. In questo progetto si è scelta la pratica dell’attenzione focalizzata sul respiro, in
quanto è una delle tecniche maggiormente studiate scientificamente e che si è rivelata
efficace nel raggiungere l’affinamento dell’attenzione e l’equilibrio emotivo.
Le principali componenti della meditazione sono:
1. regolazione dell’attenzione;
2. consapevolezza del corpo;
3. regolazione delle emozioni, intesa come rivalutazione, esternazione, annullamento e
nuovo consolidamento di essi.
Queste componenti interagiscono strettamente per costituire un processo di aumento
dell’auto-regolazione. Per quanto riguarda il primo punto, è necessario focalizzare tutta
l’attenzione sull’inspirazione e sull’espirazione, cercando di mantenerla senza lasciarsi
distrarre dai condizionamenti esterni; se ciò accade, bisogna semplicemente tornare a
concentrarsi sulla respirazione. Tuttavia chi ha praticato la meditazione ha notato che,
quanto più si medita con regolarità, tanto meno c’è possibilità di distrarsi.
La consapevolezza del corpo può essere intesa come la capacità di accorgersi delle
impercettibili sensazioni del corpo. Nella pratica della meditazione la focalizzazione
dell’attenzione riguarda principalmente l’ esperienza interna. Praticando la meditazione è
possibile percepire le sensazioni del corpo in modo più dettagliato e consapevole. Il
miglioramento della consapevolezza del corpo ha anche effetti positivi sui processi
empatici. Infatti la pratica della meditazione ha effetti sugli aspetti fisiologici delle
emozioni positive e influenza i processi alla base delle emozioni. I problemi connessi al
controllo dell’emotività possono trarre giovamenti dall’aumento della capacità di
27
autocontrollo. Anche la percezione di sé è un prodotto dei processi mentali; la meditazione
consente di comprendere che l’Io non è un’entità costante e immutabile ma è il risultato di
un flusso continuo di emozioni, sensazioni ed esperienze. Pertanto gli studi hanno
dimostrato che in questo senso, tramite la meditazione, si verifica un cambiamento nella
prospettiva di sé. In particolare il concetto di self-compassion è strettamente collegato con
l’attenta consapevolezza di sé e comprende tre fattori:
l’amore per se stessi (essere autocomprensivi);
il concetto di umanità assoluta (percezione della propria esperienza come parte di
una più generale situazione umana e non come un’esperienza isolata e a sé stante);
l’attenta consapevolezza intesa come equilibrata coscienza dei pensieri anche
dolorosi.
Gli effetti positivi della meditazione sono infine molteplici, e in particolare
riassumibili in tre categorie:
fattori cognitivi ed emotivi, attraverso i quali il soggetto sviluppa migliori capacità
nel gestire emozioni e stress, riesce a prolungare il tempo di concentrazione ed
attenzione ed aumenta la velocità dei processi cognitivi e di risposta agli stimoli;
interazioni interpersonali, il miglioramento delle quali attraverso la meditazione
permette una maggiore comprensione dell’altro accompagnata da un atteggiamento
positivo ed empatico, anche e soprattutto a livello sportivo;
stato di salute, che migliora nella percezione del dolore, nella funzione
cardiovascolare, nel sistema immunitario e riguardo l’invecchiamento cellulare.
28
2. Scopo della tesi
Lo scopo della nostra ricerca è valutare l’effetto di un protocollo di lavoro sotto
forma di esercizi di allenamento fisico e/o mentale sul controllo posturale statico di un
gruppo di studenti.
I dati raccolti costituiscono la base conoscitiva per verificare gli effetti sul piano
fisico della meditazione.
3. Materiali e metodi
3. 1 I soggetti
Nel progetto sono state coinvolte 8 classi del Liceo classico “J. Stellini” di Udine,
per un totale di 138 alunni di età compresa tra i 16 e i 19 anni. Sono stati formati quattro
gruppi su base volontaria: il primo è stato utilizzato come controllo e non ha svolto
specifici esercizi (C, 35 studenti), il secondo ha effettuato un periodo di pratica quotidiana
di mental training (MT, 37 studenti), il terzo gruppo di studenti ha svolto un’attività di
controllo posturale (CP, 28 studenti), il quarto gruppo ha svolto sia il mental training che
l’attività di controllo posturale (MT + CP, 38 studenti). In tabella 1 sono riportati i dati
caratteristici dei partecipanti allo studio (massa corporea, statura e BMI), suddivisi in
maschi e femmine, come valore medio ± deviazione standard.
Maschi (32 soggetti) Femmine (106 soggetti)
Massa corporea (kg)
Statura (m) BMI (kg/m²) Massa
corporea (kg) Statura (m) BMI (kg/m2)
67,7 1,78 21,3 56,6 1,66 20,5
± 6,3 ± 0,06 ± 1,8 ± 6,1 ± 0,05 ± 1,9
Tab 1: Caratteristiche antropometriche dei soggetti protagonisti dell'esperimento.
29
3. 2 Il protocollo sperimentale
L’intero schema dello studio ha previsto un test iniziale (svolto tra dicembre 2014 e
gennaio 2015), un successivo protocollo di lavoro ed un test finale (svolto a fine aprile
2015). Il Test di Riva Statico prevede la rilevazione dell’equilibrio rispetto a un asse
verticale.
3. 2. 1 La valutazione del controllo posturale
Per la misura della stabilità statica è stato utilizzato il sistema Delos Vertical
Controller (DVC).
Il dispositivo, applicato anteriormente sullo sterno (fig. 11), rileva in tempo reale i
movimenti angolari del tronco in senso latero-laterale (piano frontale, asse y) e antero-
posteriore (piano sagittale, asse x) che sono visualizzati da un software proprietario
installato su un PC, per una successiva registrazione ed analisi.
Fig. 11. DVC applicato in regione sternale.
La rilevazione della stabilità statica è stata effettuata secondo il seguente protocollo
di valutazione:
calibrazione iniziale con occhi aperti e appoggio bipodalico ;
pausa di 15";
20" con occhi aperti e appoggio monopodalico sul piede sinistro;
pausa di 15";
30
20" con occhi aperti e appoggio monopodalico sul piede destro;
pausa di 15";
20" con occhi chiusi e appoggio monopodalico sul piede sinistro;
pausa di 15";
20" con occhi chiusi e appoggio monopodalico sul piede destro.
La variabile considerata per valutare il livello di controllo posturale è stata la
seguente:
angolo di scostamento riferito all’asse medio (sugli assi frontale, asse x, e
sagittale, asse y), che, espresso in gradi, indica di quanto il soggetto si è scostato
dall’asse medio della prova. Esso rappresenta l’indice di stabilità posturale. È
opportuno puntualizzare come con il termine “asse medio” s’intenda l’inclinazione
media del segmento a cui è applicato il DVC rispetto alla verticale.
3. 2. 2 Il protocollo di lavoro
Mental training
Il mental training è stato praticato dagli studenti giornalmente (20 minuti alla volta)
per un periodo di sei settimane. In particolare esso consiste in un rilassamento del corpo e
soprattutto nella focalizzazione dell’attenzione sul respiro, che deve essere mantenuto
libero. In questo modo si prende semplicemente atto dei pensieri e dei suoni provenienti
dall’esterno, senza considerarli un ostacolo alla meditazione. La consapevolezza del
respiro può essere facilitata pronunciando mentalmente in silenzio un suono dolce e
rilassante – come “uuun” o “uan” - preferibilmente senza significato, per evitare che
stimoli pensieri inutili. In particolare il progetto ha lo scopo di verificare se e in quali
termini la meditazione abbia un effetto positivo sul controllo posturale.
Ad ogni allenamento di mental training è stato chiesto ai soggetti di compilare un
diario per tenere traccia dell’attività svolta. I soggetti considerati nello studio sono stati
quelli che hanno completato almeno il 60% degli allenamenti.
Controllo posturale
L’attività per il miglioramento del controllo posturale è stata svolta ogni giorno
(circa 20 minuti di impegno), per un periodo di sei settimane, in base ad un protocollo di
lavoro individuale consistente negli esercizi riassunti nella tabella che segue:
31
1
Posizione di partenza: in piedi. Arti superiori: braccia lungo i fianchi. Colonna: allineata. Arti inferiori: Tesi. Esecuzione: Staccare un piede e oscillare con la gamba tesa in avanti e indietro. Ripetizioni: 20 oscillazioni per ogni arto.
2 Posizione di partenza: in piedi. Arti superiori: braccia lungo i fianchi. Colonna: allineata. Arti inferiori: tesi. Esecuzione: flessione di un'anca a 90° e successiva flessione del ginocchio della gamba in appoggio. Tenuta: mantenere la posizione per 5 sec. Ripetizioni: 10 per ogni arto, alternando gli arti.
3 Posizione di partenza: in piedi. Arti superiori: braccia lungo i fianchi. Colonna: allineata. Arti inferiori: affondo in avanti. Esecuzione: flessione del ginocchio anteriore, inclinazione anteriore del tronco, sollevarsi sulle punte dei piedi. Tenuta: mantenere la posizione per 3 sec. Ripetizioni: 10 per ogni arto, alternando gli arti.
4 Posizione di partenza: in piedi. Arti superiori: tesi, lungo i fianchi. Colonna: eretta. Arti inferiori: tesi. Esecuzione: affondo laterale piegando l'arto inferiore dx, spostando il peso del corpo sull'arto dx, flettere l'arto sx con il ginocchio avanti, coscia parallela al suolo, gamba perpendicolare al suolo. Tenuta: mantenere la posizione per 5 sec. Ripetizioni: 10 per ogni arto con gli occhi aperti (alternando gli arti); 10 per ogni arto con gli occhi chiusi (alternando gli arti).
5 Posizione di partenza: in piedi. Arti superiori: braccia lungo i fianchi. Colonna: allineata. Arti inferiori: un piede avanti e l'altro indietro come per fare un affondo. Esecuzione: flessione del ginocchio anteriore, inclinazione anteriore del tronco, staccare il piede posteriore restando in appoggio mono-podalico. Lenta flessione del ginocchio in appoggio. Tenuta: mantenere la posizione per 3 sec. Ripetizioni: 10 per ogni arto, alternando gli arti.
6 Posizione di partenza: in appoggio mono-podalico Arti superiori: braccia tese in avanti. Colonna: allineata. Arti inferiori: tesi. Esecuzione: flessione di un'anca e del ginocchio contemporaneamente alla torsione del busto dal lato dell’arto flesso, mantenere le braccia tese. Tenuta: mantenere la posizione in massima torsione per 3 sec. Ripetizioni: 10 per ogni arto, alternando gli arti.
7 Posizione di partenza: in piedi. Arti superiori: lungo i fianchi. Colonna: eretta. Arti inferiori: tesi. Esecuzione: semi-flettere gli arti inferiori, eseguire un saltello, atterrare in appoggio mono-podalico con arto semi-flesso. Tenuta: mantenere la posizione dopo il saltello per 3 sec. Ripetizioni: 10 per ogni arto, alternando gli arti.
32
4. Risultati4.1 Gruppocontrollo
Grafico 1: confronto dell’angolo di scostamento sul piano sagittale e OC (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo controllo nell’intervallo di tempo in cui gli altri gruppi hanno svolto il protocollo sperimentale (pre)
e dopo (post).
Grafico 2: confronto dell’angolo di scostamento sul piano frontale OC (occhi chiusi) sui soggetti del gruppo
controllo nell’intervallo di tempo in cui gli altri gruppi hanno svolto il protocollo sperimentale (pre) e dopo
(post).
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
Pre Post
Angolo (°)
Controllo ‐ OC ‐ X
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
Pre Post
Angolo (°)
Controllo ‐ OC ‐ Y
33
Grafico 3: confronto dell’angolo di scostamento sul piano sagittale e OC/OA (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo controllo nell’intervallo di tempo in cui gli altri gruppi hanno svolto il protocollo sperimentale (pre)
e dopo (post).
Grafico 4: confronto dell’angolo di scostamento sul piano frontale OC/OA (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo controllo nell’intervallo di tempo in cui gli altri gruppi hanno svolto il protocollo sperimentale (pre)
e dopo (post).
Nel grafico 1 e 2 sono riportati i confronti dell’angolo di scostamento sul piano
frontale (x) e sagittale (y) con gli occhi chiusi (OC), mentre nei grafici 3 e 4 sono riportati i
confronti dell’angolo di scostamento sul piano frontale (x) e sagittale (y) riferiti al rapporto
occhi chiusi e occhi aperti (OC/OA). I dati si riferiscono alla media dei valori ottenuti
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
Pre Post
Angolo (°)
Controllo ‐ OC/OA ‐ X
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
Pre Post
Angolo (°)
Controllo ‐ OC/OA ‐ Y
34
dall’arto destro e sinistro in appoggio monopodalico senza vincoli degli arti superiori
durante il test posturale iniziale e finale.
Analizzando i dati ottenuti, rappresentati nei grafici, si può notare che si evidenzia
una diminuzione dei gradi medi di scostamento dopo la somministrazione del protocollo di
lavoro:
per quanto riguarda il piano x, prova con occhi chiusi, il valore dell’angolo (media
SD) è passato da 2,75 1,80° a 2,12 1,70° con un miglioramento pari al 23,0%;
relativamente al piano y, prova con occhi chiusi, il valore dell’angolo (media SD) è
passato da 2,21 1,10° a 1,80 1,20° con un miglioramento pari al 18,7%;
considerando il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano x, il valore (media SD) è passato da 3,20 2,10 a 2,33 2,00 con un
miglioramento pari al 27,4%;
sempre per il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano y, il valore (media SD) è passato da 2,37 1,40 a 1,84 1,40 con un
miglioramento pari al 22,1%.
4.2 Gruppo attività di mental training
Grafico 5: confronto dell’angolo di scostamento sul piano sagittale OC sui soggetti del gruppo attività di
mental training prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
Pre Post
Angolo (°)
Mental Training ‐ OC ‐ X
35
Grafico 6: confronto dell’angolo di scostamento sul piano frontale OC sui soggetti del gruppo attività di
mental training prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
Grafico 7: confronto dell’angolo di scostamento sul piano sagittale e OC/OA (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo attività di mental training prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
Pre Post
Angolo (°)
Mental Training ‐ OC ‐ Y
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
Pre Post
Angolo (°)
Mental Training ‐ OC/OA ‐ X
36
Grafico 8: confronto dell’angolo di scostamento sul piano frontale OC/OA (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo attività di mental training prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
Nel grafico 5 e 6 sono riportati i confronti dell’angolo di scostamento sul piano
frontale (x) e sagittale (y) con gli occhi chiusi (OC), mentre nei grafici 7 e 8 sono riportati i
confronti dell’angolo di scostamento sul piano frontale (x) e sagittale (y) riferiti al rapporto
occhi chiusi e occhi aperti (OC/OA). I dati si riferiscono alla media dei valori ottenuti
dall’arto destro e sinistro in appoggio monopodalico senza vincoli degli arti superiori
durante il test posturale iniziale e finale.
Analizzando i dati ottenuti, rappresentati nei grafici, si può notare che si evidenzia
una diminuzione dei gradi medi di scostamento dopo la somministrazione del protocollo di
lavoro:
per quanto riguarda il piano x, prova con occhi chiusi, il valore dell’angolo (media
SD) è passato da 2,13 1,70° a 1,18 0,80° con un miglioramento pari al 44,7%;
relativamente al piano y, prova con occhi chiusi, il valore dell’angolo (media SD) è
passato da 1,78 1,30° a 1,17 0,90° con un miglioramento pari al 34,1%;
considerando il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano x, il valore (media SD) è passato da 3,19 2,60 a 1,98 1,40 con un
miglioramento pari al 37,7%;
sempre per il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano y, il valore (media SD) è passato da 2,36 2,20 a 1,63 1,10 con un
miglioramento pari al 31,1%.
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
Pre Post
Angolo (°)
Mental Training ‐ OC/OA ‐ Y
37
4.3 Gruppo attività controllo posturale
Grafico 9: confronto dell’angolo di scostamento sul piano sagittale OC sui soggetti del gruppo attività
controllo posturale prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
Grafico 10: confronto dell’angolo di scostamento sul piano frontale OC sui soggetti del gruppo attività
controllo posturale prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
Pre Post
Angolo (°)
Controllo posturale ‐ OC ‐ X
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
Pre Post
Angolo (°)
Controllo posturale ‐ OC ‐ Y
38
Grafico 11: confronto dell’angolo di scostamento sul piano sagittale e OC/OA (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo attività controllo posturale prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
Grafico 12: confronto dell’angolo di scostamento sul piano frontale OC/OA (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo attività controllo posturale prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
Nel grafico 9 e 10 sono riportati i confronti dell’angolo di scostamento sul piano
frontale (x) e sagittale (y) con gli occhi chiusi (OC), mentre nei grafici 11 e 12 sono
riportati i confronti dell’angolo di scostamento sul piano frontale (x) e sagittale (y) riferiti
al rapporto occhi chiusi e occhi aperti (OC/OA). I dati si riferiscono alla media dei valori
ottenuti dall’arto destro e sinistro in appoggio monopodalico senza vincoli degli arti
superiori durante il test posturale iniziale e finale.
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
Pre Post
Angolo (°)
Controllo posturale ‐ OC/OA ‐ X
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
Pre Post
Angolo (°)
Controllo posturale ‐ OC/OA ‐ Y
39
Analizzando i dati ottenuti, rappresentati nei grafici, si può notare che si evidenzia
una diminuzione dei gradi medi di scostamento dopo la somministrazione del protocollo di
lavoro:
per quanto riguarda il piano x, prova con occhi chiusi, il valore dell’angolo (media
SD) è passato da 2,85 2,10° a 1,17 0,80° con un miglioramento pari al 58,9%;
relativamente al piano y, prova con occhi chiusi, il valore dell’angolo (media SD) è
passato da 2,31 1,90° a 1,06 0,50° con un miglioramento pari al 54,4%;
considerando il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano x, il valore (media SD) è passato da 3,82 2,50 a 2,08 1,70 con un
miglioramento pari al 45,6%;
sempre per il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano y, il valore (media SD) è passato da 3,11 3,10 a 1,53 0,90 con un
migliormanto pari al 50,9%.
4.4 Gruppo attività mental training e controllo posturale
Grafico 13: confronto dell’angolo di scostamento sul piano sagittale OC sui soggetti del gruppo attività di
mental training e controllo posturale prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
Pre Post
Angolo (°)
MT + CP ‐ OC ‐ X
40
Grafico 14: confronto dell’angolo di scostamento sul piano frontale OC sui soggetti del gruppo attività
mental training e controllo posturale prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e dopo (post).
Grafico 15: confronto dell’angolo di scostamento sul piano sagittale e OC/OA (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo attività mental training e controllo posturale prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e
dopo (post).
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
Pre Post
Angolo (°)
MT + CP ‐ OC ‐ Y
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
Pre Post
Angolo (°)
MT + CP ‐ OC/OA ‐ X
41
Grafico 16: confronto dell’angolo di scostamento sul piano frontale OC/OA (occhi chiusi) sui soggetti del
gruppo attività mental training e controllo posturale prima dello svolgimento del protocollo di lavoro (pre) e
dopo (post).
Nel grafico 13 e 14 sono riportati i confronti dell’angolo di scostamento sul piano
frontale (x) e sagittale (y) con gli occhi chiusi (OC), mentre nei grafici 15 e 16 sono
riportati i confronti dell’angolo di scostamento sul piano frontale (x) e sagittale (y) riferiti
al rapporto occhi chiusi e occhi aperti (OC/OA). I dati si riferiscono alla media dei valori
ottenuti dall’arto destro e sinistro in appoggio monopodalico senza vincoli degli arti
superiori durante il test posturale iniziale e finale.
Analizzando i dati ottenuti, rappresentati nei grafici, si può notare che si evidenzia
una diminuzione dei gradi medi di scostamento dopo la somministrazione del protocollo di
lavoro:
per quanto riguarda il piano x, prova con occhi chiusi, il valore dell’angolo (media
SD) è passato da 2,48 1,60° a 1,16 0,70° con un miglioramento pari al 53,4%;
relativamente al piano y, prova con occhi chiusi, il valore dell’angolo (media SD) è
passato da 2,19 1,70° a 1,05 0,40° con un miglioramento pari al 52,0%;
considerando il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano x, il valore (media SD) è passato da 3,81 2,50 a 1,82 1,10 con un
miglioramento pari al 52,2%;
sempre per il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano y, il valore (media SD) è passato da 2,87 2,30 a 1,37 0,60 con un
miglioramento pari al 52,3%.
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
4,0
Pre Post
Angolo (°)
MT + CP ‐ OC/OA ‐ Y
42
4.5 Confronto tra i gruppi
Grafico 17: confronto tra i gruppi della variazione percentuale dell’angolo di scostamento sul piano
sagittale OC prima e dopo dello svolgimento del protocollo. C: gruppo controllo; MT: gruppo attività di
mental training; CP: gruppo attività di controllo posturale; MT + CP: gruppo di attività di mental training e
controllo posturale.
Grafico 18: confronto tra i gruppi della variazione percentuale dell’angolo di scostamento sul piano frontale
OC prima e dopo dello svolgimento del protocollo. C: gruppo controllo; MT: gruppo attività di mental
training; CP: gruppo attività di controllo posturale; MT + CP: gruppo di attività di mental training e
controllo posturale.
0
10
20
30
40
50
60
C MT CP MT + CP
Variazione %
Confronto gruppi ‐ OC ‐ X
0
10
20
30
40
50
60
C MT CP MT + CP
Variazione %
Confronto gruppi ‐ OC ‐ Y
43
Grafico 19: confronto tra i gruppi con variazione percentuale, prima e dopo dello svolgimento del protocollo
di lavoro, del rapporto tra l’angolo di scostamento nelle condizioni occhi chiusi e occhi aperti, sul piano
sagittale. C: gruppo controllo; MT: gruppo attività di mental training; CP: gruppo attività di controllo
posturale; MT + CP: gruppo di attività di mental training e controllo posturale.
Grafico 20: confronto tra i gruppi con variazione percentuale, prima e dopo dello svolgimento del protocollo
di lavoro, del rapporto tra l’angolo di scostamento nelle condizioni occhi chiusi e occhi aperti, sul piano
frontale. C: gruppo controllo; MT: gruppo attività di mental training; CP: gruppo attività di controllo
posturale; MT + CP: gruppo di attività di mental training e controllo posturale.
Il confronto tra i gruppi è stato realizzato apprezzando la variazione percentuale dei
parametri misurati nelle condizioni prima e dopo il periodo di allenamento. Nei grafici 17,
18, 19 e 20 sono riportate tali variazioni percentuali, dei vari gruppi, relativamente
0
10
20
30
40
50
60
C MT CP MT + CP
Variazione %
Confronto gruppi ‐ OC/OA ‐ X
0
10
20
30
40
50
60
C MT CP MT + CP
Variazione %
Confronto gruppi ‐ OC/OA ‐ Y
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all’angolo di oscillazione apprezzato sui piani x e y come anche del rapporto di valore
angolare tra le condizioni di occhi chiusi e occhi aperti (sempre considerati sui piani x e y).
Analizzando i dati ottenuti si può notare che si evidenzia una diminuzione dei gradi
medi di scostamento (o del loro rapporto) dopo la somministrazione del protocollo di
lavoro per tutti i gruppi, però con effetto maggiore per chi ha svolto attività di controllo
posturale oppure mental training più controllo posturale:
per quanto riguarda il piano x, prova con occhi chiusi, la variazione percentuale
dell’angolo è stata di: +23,0% gruppo controllo, +44,7% gruppo attività mental
training, +58,9% gruppo attività controllo posturale, +53,4% gruppo attività mental
training e controllo posturale;
relativamente al piano y, prova con occhi chiusi, la variazione percentuale
dell’angolo è stata di: +18,7% gruppo controllo, +34,1% gruppo attività mental
training, +54,4% gruppo attività controllo posturale, +52,0% gruppo attività mental
training e controllo posturale;
considerando il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano x, la variazione percentuale dell’angolo è stata di: +27,4% gruppo
controllo, +37,7% gruppo attività mental training, +45,6% gruppo attività controllo
posturale, +52,2% gruppo attività mental training e controllo posturale;
sempre per il rapporto tra gli angoli rilevati nelle prova con occhi chiusi e occhi
aperti, piano y, la variazione percentuale dell’angolo è stata di: +22,1% gruppo
controllo, +31,1% gruppo attività mental training, +50,9% gruppo attività controllo
posturale, +52,3% gruppo attività mental training e controllo posturale.
45
5. Discussione e conclusioni
Lo scopo primario di questo progetto è stato indagare l’effetto di un protocollo di
lavoro sotto forma di esercizi di allenamento fisico e/o mentale sul controllo posturale
statico di un gruppo di studenti. L’ipotesi iniziale era che il controllo posturale statico
potesse migliorare a seguito di interventi di allenamento mirati, sia di tipo fisico che
mentale, anche combinati. Infatti è noto che specifici mezzi e metodi di allenamento fisico
(Sepulcri L., 2009) aumentano la capacità di controllo motorio e sono utilizzati, ad esempio,
per il miglioramento della tecnica esecutiva (anche nei protocolli di recupero funzionale),
intervenendo soprattutto sull’affinamento della propriocezione e della risposta motoria
agli stimoli (quindi interessando l’attività corticale e subcorticale del sistema nervoso
centrale).Ll’allenamento mentale (o meditazione), inoltre, si è visto ((Hölzel B. K., Lazar
S. W., Gard T., Schuman-Olivier Z., Vago D. R., Ott U, 2011) essere strumento utile nel
miglioramento delle capacità di concentrazione e consapevolezza dello schema corporeo
(quindi interessando sempre l’attività corticale e subcorticale del sistema nervoso centrale).
Pertanto era lecito aspettarsi che entrambe le proposte di allenamento, anche combinate,
potessero migliorare la capacità di controllo motorio.
Nonostante il lasso relativamente breve di tempo intercorso tra il primo test,
effettuato a dicembre 2014/gennaio 2015, e il secondo test, effettuato ad aprile 2015, dopo
lo svolgimento di protocollo di lavoro settimanale, si è potuto apprezzare un
miglioramento della stabilità posturale degli studenti che si sono impegnati con costanza
negli esercizi.
Dall’analisi dei dati si è visto che tutti i quattro gruppi in cui sono stati suddivisi i
soggetti hanno ottenuto un miglioramento della performance tra la situazione pre e quella
post. Tale variazione positiva, pertanto, ha interessato sia i tre gruppi che hanno fatto una
qualche forma di allenamento (MT, CP, MT + CP) sia quelli del gruppo di controllo. Se
per i tre gruppi “attivi” il risultato era auspicato e atteso, questo non si può dire per il
gruppo di controllo. La possibile spiegazione del risultato è che i soggetti partecipanti,
molto giovani, comunque prendevano parte ad attività ginnica curricolare del programma
scolastico, pertanto non potevano essere considerati totalmente inattivi.
In ogni caso i gruppi di mental training, controllo posturale, mental training e
controllo posturale hanno avuto un miglioramento della prestazione molto più consistente
del gruppo di controllo, in particolar modo se consideriamo gli ultimi due gruppi (controllo
posturale, mental training e controllo posturale). Per cui si può affermare che il solo
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protocollo di mental training comporta un miglioramento del parametro misurato, quindi
della capacità di controllo posturale. Un intervento alternativo di allenamento fisico mirato,
però, determina un effetto molto superiore: più specifico nello stimolo delle afferenze
sensoriali e nelle successive risposte neuromuscolari. Combinando i due protocolli di
lavoro (mental training e controllo posturale), si ottiene un risultato ancora, leggermente,
migliore soprattutto rispetto ad alcuni dei parametri valutati. A questo proposito la
differenza maggiore è stata evidenziata nella condizione di test a occhi chiusi. Tale
situazione esclude il recettore visivo, quello più veloce ad inviare informazioni, lasciando
l’intero carico di fornire afferenze sensoriali ai sistemi propriocettivo e vestibolare. Quindi
la situazione a occhi chiusi, ovvero il rapporto tra la prova a occhi chiusi e quella a occhi
aperti, è stata quella più sensibile agli interventi preposti in questa tesi.
Pertanto il mental training può costituire un’alteranativa, qualora non fosse possibile
effettuare l’allenamento fisico che, comunque, risulta più efficace. Se poi i due tipi di
allenamento vengono abbinati, si ottiene un risultato migliore.
Questo lavoro, infine, ha cercato di sensibilizzare gli studenti sull’importanza di una
corretta educazione corporea, consona alla salvaguardia della salute e del benessere
psicofisico. L’impegno è stato quello di far conoscere anche gli elementi meno evidenti del
movimento, in particolar modo della capacità di controllo motorio, collegando questi
concetti con quelli derivanti dalle neuroscienze e relative alle funzioni cerebrali meno note
e studiate solo recentemente. Il progetto è stato realizzato con un lavoro di gruppo e
individuale, interpretato con metodo e spirito scientifico e con l’obiettivo di fornire
competenze multidisciplinari E' stato elaborato e sperimentato un protocollo di esercizi
fisici e mentali nella consapevolezza di aver raggiunto una conoscenza più approfondita
dell'uomo, la sola macchina, almeno fino ad oggi, che oltre a muoversi cerca di capire
come lo fa.
47
6. Bibliografia
2. Anchisi D., Anchisi R., Praticare la meditazione, comunicazioni personale, 2015.
3. Cook G., Athletic Body in Balance. Optimal movement skills and conditioning for
performance. Human Kinetics, 2003.
4. Clark M.A., Lucett S.C., NASM Essentials of corrective exercise training.
Lippincott, Williams & Wilkins, 2011.
5. Fontani G., Basi neurofisiologiche della sensibilità propriocettiva e dell’equilibrio,
Istituto di Fisiologia Umana, Università di Siena in “Propriocettività e gestione
dell’disequilibrio”, Torino 1998.
6. Gollhofer A., Functional importance of proprioceptive activation on neuro-muscular
properties. Dep. of Sport Science, University of Stuttgart, Germany, 4th Congress of
the European College of Sport Science, Rome, 14-17 July 1999.
7. Hölzel B. K., Lazar S. W., Gard T., Schuman-Olivier Z., Vago D. R., Ott U., How
Does Mindfulness Meditation Work? Proposing Mechanisms of Action from a
Conceptual and Neural Perspective, in “Perspectives on Psychological Science”,
2011.
8. Malinowski P., Neural mechanisms of attentional control in mindfulness meditation,
in “Frontiers in Neuroscience”, 4/02/2013.
9. Moore, A., Gruber, T., Derose, J. & Malinowski, P. Regular, Brief mindfulness
meditation practice improves electrophysiological markers of attentional control.
Frontiers in Human Neuroscience 6, 1–15, 2012.
10. Sadava D., Craig Heller H., Orians G. H., Purves W. K., Hillis D. M., Biologia.blu,
Zanichelli, 2012.
11. Riva D., Trevisson P., Il controllo posturale, Sport & Medicina, 4: 47-51, 2000.
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sport, 2, 62-65, 2009.
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Kinetics, 2005.
14. Zeidan F., Johnson S. K., Diamond B. J., David Z., Goolkasian P., Mindfulness
meditation improves cognition: Evidence of brief mental training, in “Consciousness
and Cognition”, 2010.
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