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Camera di Commercio Industria, Artigianato e AgricolturaReggio Emilia
Sistema Statistico nazionale
ASPETTIDELL'ECONOMIA
PROVINCIALE
2001
1
DirigenteBina Soncini
Coordinamento redazionaleMarisa Compagni
Analisi, elaborazione e stesura dei testiEmanuela Caselli
Raccolta datiGuido Losi
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Si ringraziano Enti ed organizzazioni che con puntuale disponibilità hanno fornito
i dati statistici richiesti
E' possibile la riproduzione totale o parziale del contenuto della presente pubblicazione citando la fonte: "Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura Reggio Emilia - Aspetti dell'economia provinciale 2001"
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L'economia reggiana nel corso del 2001 ha mostrato, pur in presenza di una decelerazione degli indicatori economici, un'evoluzione nel complesso positiva.
Questo, in sintesi, si può affermare attraverso la lettura delle informazioni che scaturiscono dalle pagine che seguono e che costituiscono la consueta relazione annuale sull'economia della nostra provincia che, da sempre, la Camera di commercio pubblica e diffonde.
"Aspetti dell'economia provinciale 2001" si propone, ancora una volta, quale raccolta puntuale e meticolosa dei numerosi indicatori disponibili che consentono di delineare al meglio la conoscenza del nostro territorio.
Accanto alle aggiornate tavole statistiche che presentano, quando disponibili, i dati comunali, sono stati analizzati alcuni argomenti di particolare rilievo per l'economia della nostra provincia.
Le imprenditorialità emergenti, i lavoratori interinali, i nuovi mercati esteri sui quali sono stati collocati i nostri prodotti, l'ambiente: questi i temi oggetto di approfondimento.
Le tavole statistiche di questo volume saranno disponibili, allegate alla pubblicazione, su CD - Rom e, unitamente ai testi, potranno essere scaricate dal sito della Camera di commercio: www.re.camcom.it e dal portale dell'informazione economico - statistica del sistema camerale: www.starnet.unioncamere.it - area territoriale Reggio Emilia.
Nel dare alle stampe il volume desidero esprimere un particolare ringraziamento a quanti, Enti ed Organizzazioni, hanno fornito i dati statistici di base ed al personale che ha collaborato alla realizzazione del lavoro.
Dr. Aldo FerrariPresidente
Camera di CommercioIndustria, Artigianato e Agricoltura
3
Reggio Emilia
Reggio Emilia, luglio 2002
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INDICE
Lo scenario internazionale, europeo e nazionale nel 2001 pag.9e le stime per il 2002
PARTE PRIMA: L’economia reggiana nel 2001 pag.19 attraverso i principali indicatori
1. La dinamica dello sviluppo dell'Emilia Romagna nel 2001 pag.211.1 Le imprese: evoluzione e localizzazione pag.21 1.2 Il mercato estero pag.29
2. L'imprenditoria reggiana: il contesto e l'evoluzione pag.312.1 La struttura delle imprese pag.312.2 La nati-mortalità aziendale pag.342.3 Le imprenditorialità emergenti pag.362.3.1 I giovani pag.362.3.2 Le donne pag.382.3.3 Gli stranieri pag.402.4 L'industria manifatturiera: un'analisi a livello comunale pag.432.5 L'andamento congiunturale dei principali settori pag.452.5.1 L'Agricoltura pag.452.5.2 L'Industria manifatturiera pag.482.5.3 L'Edilizia pag.51
3. Gli scambi con l’estero pag.56 3.1 Il contesto internazionale e nazionale pag.56 3.2 L'interscambio a Reggio Emilia pag.57
3.3 Le importazioni a Reggio Emilia pag.603.4 Le esportazioni da Reggio Emilia pag.65
4. Il mercato del lavoro: la situazione e le spinte innovative pag.704.1 Il quadro congiunturale pag.704.2 Il contesto e le necessità del mercato del lavoro pag.724.3 Il mercato del lavoro a Reggio Emilia pag.754.4 Il lavoro interinale e la situazione in Emilia Romagna pag.764.5 Reggio Emilia: gli esiti della ricerca sul campo sul lavoro interinale pag.79
5. Il problema dell'energia pag.85 5.1 Il contesto: minacce ed opportunità pag.85 5.2 La situazione a Reggio Emilia pag.86 5.3 Il problema inquinamento pag.88 5.4 L'agenda 21 a Reggio Emilia pag.91 5.5 Il bilancio ambientale pag.94 5.6 Il bilancio input - output pag.95 5.7 The life cycle assesment: il bilancio di prodotto pag.97
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PARTE SECONDA: Appendice statistica pag.99
riguardante i seguenti settori:a) Agricoltura pag.101b) Imprese e brevetti pag.111c) Artigianato pag.123d) Movimenti valutari pag.129e) Sistema distributivo e commercio pag.135f) Cooperazione pag.141g) Trasporti pag.145h) Turismo pag.157i) Credito pag.165j) Protesti pag.173k) Fallimenti pag.179l) Consumi privati pag.183m) Prezzi all’ingrosso pag.199n) Numeri indici pag.203o) Reddito pag.215p) Situazione demografica pag.221q) Mercato del lavoro pag.225
7
NOTA:
I valori monetari riportati nel presente volume ed in particolare nelle tavole incluse in appendice statistica sono espressi in Lire.Sul portale dell'informazione economico - statistica del sistema camerale www.starnet.unioncamere.it - area territoriale Reggio Emilia sono disponibili le stesse tavole anche in Euro. Ciò al fine di anticipare l'impostazione per il confronto con i dati della prossima relazione al 2002 che, a seguito dell'entrata in circolazione della nuova moneta europea, saranno ovviamente espressi esclusivamente in Euro.
Nelle parti in cui sono presentati i commenti, i dati possono apparire, a seconda della disponibilità al momento delle singole elaborazioni, in Lire oppure in Euro.
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LO SCENARIO INTERNAZIONALE, EUROPEO E NAZIONALE NEL 2001E LE STIME PER IL 2002
L’economia mondiale, pur con alcune differenziazioni, ha risentito nel corso del 2001 di
un simultaneo rallentamento all’interno dei singoli Paesi.
Le previsioni economiche sull’andamento dei principali indicatori sono state riviste al
ribasso già nel corso dell’anno e la frenata avviatasi negli USA si è estesa alle principali
economie mondiali.
Gli analisti internazionali convergono inoltre nell’osservare come in realtà l’attacco
terroristico dell’11 settembre abbia solo amplificato gli effetti negativi della crisi
congiunturale che già si stava avvertendo a livello internazionale.
Complessivamente la crescita dell’economia mondiale per il 2001 ha segnato una
performance stimata dal Fondo monetario internazionale al 2,5%, poco più della metà
dell’anno precedente.
Recentemente, inoltre, il Word economic outlook del FMI, ha riformulato le sue previsioni
per il 2002, sancendo che il rallentamento dell’economia internazionale sarà più contenuto
nella seconda parte dell’anno, ed ha ipotizzato una crescita mondiale complessiva intorno
al 2,8%.
Nell’area OCSE la crescita annua del Pil per il 2001 ha segnato una performance opaca,
come non si vedeva dalla crisi petrolifera del 1979; è stata infatti stimata una crescita solo
di poco superiore all’1%; gli scambi internazionali, in particolare, dopo i brillanti risultati
dell'anno precedente, hanno segnato una battuta d’arresto registrando un risultato
negativo, cosa che non accadeva da oltre due decenni.
Il rapporto OCSE indica per l’Uem un notevole recupero nella seconda parte del 2001
dopo un avvio in forte rallentamento di crescita rispetto all’anno precedente che consentirà
un incremento del prodotto interno lordo non superiore all’1,5%. L’inflazione nell’area Euro
ha segnato un lieve aumento assestandosi al 2,6% anche se già in chiusura d’anno e nei
primi mesi del 2002 si sono individuati positivi segnali di fiducia ed un recupero dell’attività
economica.
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CONTO ECONOMICO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI DELL' UEM(valori in milioni di Euro a prezzi 1995)
AGGREGATI Anno 1999 Anno 2000 Anno 2001
RISORSE- Prodotto Interno Lordo- Importazioni di beni e servizi
TOTALE RISORSE
5.918.1021.978.077
7.896179
6.117.2212.194.149
8.311.370
6.209.2972.209.737
8.419.034
IMPIEGHI- Consumi finali nazionali- Investimenti fissi lordi- Variazione delle scorte e oggetti di valore- Esportazione di beni e di servizi
TOTALE IMPIEGHI
4.541.9601.278.324
13.8362.062.059
7.896.179
4.649.2841.334.334
13.9212.313.832
8.311.371
4.739.6371.328.662
- 19.5122.373.382
8.422.169
Fonte: EurostatNota: i dati antecedenti al 2001 sono stati rettificati e ricalcolati per tenere conto dell’ingresso nell’Uem della Grecia
I PAESI ADERENTI ALL’UNIONE MONETARIA EUROPEA E ALL’UNIONE EUROPEA
UEM Italia, Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Grecia.
UE I Paesi Uem ed inoltre Danimarca, Regno Unito, Svezia.
L’andamento dell’indice del “business and consumer survey”, calcolato dalla Commissione
europea, ha rilevato inoltre nel corso del mese di febbraio 2002 un ulteriore incremento
rispetto all’avvio d’anno, riportando l’indice a oltre 99 punti per i Paesi dell’Unione
Europea. L’indice che rileva la fiducia di imprese e consumatori, quindi, ha riportato
l’indicatore a valori vicini ai livelli osservati prima dell’11 settembre 2001, anche se al di
sotto dei 100 punti su cui si era mantenuto nel corso della prima parte dello scorso anno.
Per l’Italia, in particolare, è stato registrato l’incremento più forte fra tutti i paesi di
Eurolandia, pari a 0,6 punti. Notevole l’incremento della fiducia anche per Olanda, Austria
e Svezia, tutte a + 0,5, mentre l’indicatore è rimasto stabile in Finlandia, ed è diminuito in
Germania ,- 0,3 punti, in Francia, -0,2, e Gran Bretagna, -0,1.
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Gli analisti valutano questo indice, che è passato dai 98,7 punti del novembre 2001 ai
99,3 del gennaio del 2002, come notevolmente preciso nell’anticipare la produzione
industriale.
Il calo della domanda interna ed il contestuale decremento di quella estera, hanno
determinato la crisi del Giappone. Il Pil ha continuato a contrarsi nel 2001, e la ripresa
dell’anno precedente non è stata sufficiente all’economia giapponese per affrancarsi dalla
crisi che da oltre un decennio caratterizza il suo sistema produttivo e le strutture
finanziarie.
Questa situazione, inoltre, influenza negativamente le economie delle “tigri asiatiche” e,
indirettamente, la possibilità di ripresa mondiale in generale.
CONTO ECONOMICO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI DEL GIAPPONE(valori in milioni di Euro a prezzi 1995)
AGGREGATI Anno 1999 Anno 2000 Anno 2001
RISORSE- Prodotto Interno Lordo- Importazioni di beni e servizi
TOTALE RISORSE
4.242.067342.574
4.584.641
4.342.230375.397
4.717.627
4.319.347373.298
4.692.645
IMPIEGHI- Consumi finali nazionali- Investimenti fissi lordi- Variazione delle scorte e oggetti di valore- Esportazione di beni e di servizi
TOTALE IMPIEGHI
3.013.3411.152.773
-12.884431.441
4.584.641
3.057.3921.189.782
-14.314484.767
4.717.627
3.092.1011.169.011
-15.725452.700
4.689.087
Fonte: Eurostat
L’economia statunitense ha registrato un saldo del Prodotto interno lordo dell’1,2% ed un
forte calo di investimenti e scorte. Gli Stati Uniti hanno segnato una performance in
decelerazione già nel corso della fine dello scorso anno e nel 2001 hanno rilevato anche
un peggioramento del mercato del lavoro con un aumento del tasso di disoccupazione al
4,8% .
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Recenti analisi congiunturali, (Word economic outlook del FMI) tuttavia, mostrano segnali
positivi per l’economia mondiale ed alla testa della ripresa, avviatasi nei primi mesi del
2002, saranno proprio gli Usa, per cui è stato stimato una crescita al rialzo del 2,3%.
Più nel dettaglio, i dati di crescita di quella che è stata nuovamente definita la “locomotiva”
Americana mostrano un incremento trimestrale del Pil del primo trimestre 2002 pari al
5,8%, superando largamente le stime.
Nel trimestre precedente, l’espansione non aveva superato l’1,7% recuperando la brusca
frenata a –1,1% del terzo trimestre 2001. Il saldo di crescita del Pil per il 2001
dell’economia americana, ha comunque beneficiato di una modesto trend di crescita
all’1,3% nel primo trimestre ed allo 0,3% nel secondo, che hanno complessivamente
determinato un incremento annuale per il 2001 all’1,2%, contro una performace che
superava il 4,% sia nel 2000 che nell’anno precedente.
CONTO ECONOMICO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI DEGLI STATI UNITI(valori in milioni di Euro a prezzi 1995)
AGGREGATI Anno 1999 Anno 2000 Anno 2001
RISORSE- Prodotto Interno Lordo- Importazioni di beni e servizi
TOTALE RISORSE
6.642.4161.052.336
7.694.752
6.918.0051.192.897
8.110.902
7.000.3741.160.316
8.160.690
IMPIEGHI- Consumi finali nazionali- Investimenti fissi lordi- Variazione delle scorte e oggetti di valore- Esportazione di beni e di servizi
TOTALE IMPIEGHI
5.385.2971.445.428
62.159801.342
7.694.226
5.627.5631.542.151
63.038877.498
8.110.250
5.801.0161.529.319
-7.915837.600
8.160.020
Fonte: Eurostat
Tra i Paesi emergenti la forte decelerazione dell’economia mondiale ha avuto notevoli
ripercussioni su Corea e, in particolare, sul Brasile che tra l’altro ha particolarmente
risentito della crisi finanziaria dell’Argentina: per questi due Paesi il tasso di sviluppo si è
ridotto ad un terzo rispetto all’anno precedente scendendo rispettivamente al 3% ed
all’1,5%.
Il rallentamento della domanda internazionale, inoltre, ha pesato sull’economia del
Messico, che è passato da una performance del 6,6% all’azzeramento del 2001.
13
Per quanto riguarda l’economia dell’Italia, il Pil è cresciuto nel 2001 dell’1,8%, pari ad oltre
un punto percentuale in meno della crescita del messa a segno l’anno precedente quando
si era assestata al 2,9%.
Il rallentamento dell’attività economica è dunque inferiore alla media europea, mentre
permane il gap del tasso di disoccupazione che, pure registrando una prosecuzione nella
riduzione, per l’anno considerato è pari al 9,5% per l’Italia, mentre si stabilizza al 7,6% per
i paesi dell’Unione Europea.
Recenti dati sul monitoraggio della fiducia dei consumatori italiani, relativi al marzo 2002,
hanno mostrato come nel corso dell’avvio del nuovo anno siano stati percepiti in modo
significativo dai consumatori la crisi in Medio Oriente, le tensioni sui prezzi dell’energia, i
cali in borsa. Tutto ciò infatti ha segnato un calo di fiducia che è passato dal 121,2 di
marzo al 119,7 di aprile: il timore diffuso è quello di un innalzamento delle prospettive
dell’inflazione e di un peggioramento della convenienza ad effettuare risparmi.
La decelerazione dello sviluppo nel corso del 2001 riguarda tutti i partner europei: la
Germania ha subito una battuta d’arresto con un tasso di crescita annuo allo 0,6% mentre
in Francia la marcata battuta d’arresto registratasi nella seconda parte dell’anno è stata
arginata da un avvio d’anno positivo che complessivamente ha permesso di sancire un Pil
al 2%.
CONTO ECONOMICO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI IN ITALIA(valori in milioni di Euro a prezzi 1995)
AGGREGATI Anno 1999 Anno 2000 Anno 2001
RISORSE- Prodotto Interno Lordo- Importazioni di beni e servizi
TOTALE RISORSE
894.958242.371
1.137.329
920.623265.123
1.185.746
937.082265.562
1.202.644
IMPIEGHI- Consumi finali nazionali- Investimenti fissi lordi- Variazione delle scorte e oggetti di valore- Esportazione di beni e di servizi
TOTALE IMPIEGHI
698.466178.847
8.173251.843
1.137.329
715.762190.383
-1.740283.510
1.185.745
725.645194.945
-1.456283.510
1.202.644
Fonte: Eurostat
14
L’andamento del fabbisogno del settore statale, dopo un avvio d’anno positivo, si è
attestato su di un disavanzo medio oscillante fra i 17 ed i 39 miliardi di euro, con un picco
di 46 miliardi euro registrato nel mese di novembre 2001.
Nel corso dei primi mesi del 2002, invece, si è assistito ad una frenata del disavanzo del
settore statale con un fabbisogno che si è attestato su circa 4 miliardi di euro.
DISAVANZO DEL SETTORE STATALE ANNO 2001
(valori in miliardi di lire)
MESE ANNO 2001
GENNAIO + 1.174FEBBRAIO - 11.649MARZO - 33.500APRILE - 54.300MAGGIO - 75.000GIUGNO - 51.000LUGLIO - 46.500AGOSTO - 41.000SETTEMBRE - 57.500OTTOBRE - 74.000NOVEMBRE - 89.500DICEMBRE - 54.500
Fonte: Ministero dell’economia
I dati rilevati dall’Ocse, mostrano come nel corso del 2001 la pressione fiscale sui redditi
abbia registrato una significativa diminuzione. L’organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico, infatti in un recentissimo rapporto (aprile 2002) sulla “tassazione dei
salari” analizza la variazione della tassazione sugli stipendi, compresi i contributi del
lavoratore e calcolato sui singoli senza figli, per i 30 Paesi dell’organizzazione. La
pressione fiscale passando dal 20% del 1979 al 27,9% del 2001 è mediamente aumentata
del 7,9%. Negli ultimi anni si rileva pertanto una inversione del trend di crescita essendosi
registrato un picco nel 1999 quando la pressione fiscale si era assestata sul 29,1%.
In chiusura d’anno l’indice dei prezzi al consumo ha fatto registrare un incremento
mensile dello 0,2% e in termini annui ha segnato un tasso che è sceso al 2,4%, oltre
mezzo punto percentuale in meno rispetto al picco del 3,1% dell’aprile 2001.
Questi andamenti sono innanzitutto il frutto del perdurare del calo del costo del petrolio
che ha favorito il raffreddamento del costo della vita, ed a cui tuttavia vanno a sommarsi
anche il calo dei consumi che si è fatto più evidente dopo gli attentati di New York e
15
Washington: il petrolio è sceso sotto i 20 dollari per barile, mentre era di oltre 30 nel corso
del 2000.
L’INFLAZIONE IN ITALIA NEL 2001
MESI
INDICIDEI PREZZI AL
CONSUMOPER FAMIGLIE DI OPERAI E IMPIEGATI
INDICIDEL COSTO DI COSTRUZIONE
DI UN FABBRICATO
RESIDENZIALE
GENNAIO 113,9 106,6FEBBRAIO 114,3 106,8MARZO 114,4 107,0APRILE 114,8 107,1MAGGIO 115,1 107,2GIUGNO 115,3 107,7LUGLIO 115,3 107,8AGOSTO 115,3 108,0SETTEMBRE 115,4 108,3OTTOBRE 115,7 108,5NOVEMBRE 115,9 108,7DICEMBRE 116,0 108,9
Fonte: Istat
16
Nella Relazione trimestrale di cassa il Tesoro ha presentato tre differenti scenari, come
ammesso, tra l’altro, dal “ patto di stabilità” europeo inerenti le prospettive 2002 per
l’Italia.
Nel primo scenario il Governo conferma per il 2002 l’obiettivo di crescita economica del
2,3 %, ed un deficit allo 0,5 rispetto al Pil. In questa prima prospettiva si ipotizza inoltre
che la pressione fiscale salirà dal 42,4% del 2001 al 43,3% del 2002 a segnalare come il
Governo ritenga probabile una bassa crescita generale. L’inflazione poi, vista la situazione
delicata in Terra Santa e conseguentemente i riflessi sul mercato del petrolio, si attesterà
al 2% e non, come inizialmente previsto all’1,7%. Dovrebbe invece proseguire la crescita
dei posti di lavoro: +1,3% e la contestuale flessione al 9% del tasso di disoccupazione.
Ma accanto a questo scenario, ne sono stati presentati altri due più negativi, motivati da
ragioni esterne all’economia nazionale che potrebbero ripercuotersi sull’Italia con una
minore crescita.
Lo scenario intermedio infatti prevede un prodotto interno lordo all’1,9% ed un
indebitamento netto della pubblica amministrazione in crescita allo 0,7%. La valutazione
più negativa, infine, ipotizza una crescita del PIL ferma all’1,5% ed un indebitamento che
si attesta sullo 0,9%.
ITALIA: LE PROSPETTIVE 2002
PIL Deficit/PIL Inflazione
COMMISSIONE UNIONE EUROPEA +1,4% 1,3% +2,2%
GOVERNO +2,3% 0,5% +2,0%
PROMETEIA +1,3% 1,2% +2,3%
FMI +1,4% 1,2% +2,2%
ISAE +1,5% 1,0% +2,3%
OCSE +1,5% 1,4% +2,3%
Fonte: Ufficio Italiano Cambi
17
SCHEDA 1
Vivace, in chiusura d’anno e nei primi mesi del 2002 è stato il dibattito sul welfare ed in particolare sulla
spesa sociale e per le pensioni che ha caratterizzato e sta indirizzando scelte ed orientamenti economici.
IL WELFARE IN ITALIA E IN EUROPA
Anno 2001
Nazioni
Spesa sociale
Spesa pensioni
(% sul PIL) (% sul PIL)(% sul totale della spesa sociale)
ITALIA 24,4 15,1 62,0AUSTRIA 27,7 14,0 50,3FRANCIA 28,8 13,5 47,0OLANDA 26,5 13,3 50,1GERMANIA 28,6 13,0 45,5GRECIA 24,7 12,7 51,4SVEZIA 32,2 12,2 37,9BELGIO 26,3 11,6 44,1REGNO UNITO 25,8 11,5 44,6FINLANDIA 26,0 11,2 43,0LUSSEMBURGO 21,2 10,9 51,2DANIMARCA 28,6 10,7 37,3PORTOGALLO 19,7 10,1 51,3SPAGNA 19,4 9,9 50,8IRLANDA 14,1 3,8 27,1
TOTALE EUROPA
26,4 12,7 47,9
Fonte: Eurostat
E’ interessante il confronto fra la spesa in questo ambito nei diversi Paesi dell’Europa: in tabella è stato
disaggregato il dato relativo sia alla spesa sociale che a quella per le pensioni.
18
SCHEDA 2
I primi mesi del 2002 hanno segnato una decisa accelerazione nei risultati per la legge sul rientro dei capitali dall’estero.Dal monitoraggio dell’Ufficio Italiano Cambi nel secondo mese del 2002, il totale dei capitali rientrati in Italia
dal mese di novembre 2001, periodo di inizio dell’operazione, sfiorano i 12.000 miliardi di euro.
Svetta, nella disaggregazione dei dati dei volumi dei rimpatri per regione, la Lombardia, che da sola
rappresenta ben il 70%, seguita a netta distanza da Piemonte (6%), Veneto (5%), Lazio ed Emilia Romagna
(4%), Trentino Alto Adige e Toscana (3%).
Nel complesso sono state regolarizzate attività finanziarie e non per 2.424 miliardi di euro. Il 46% delle
attività regolarizzate è costituito da azioni e quote di fondi comuni, il 33% da strumenti di debito, il 16% da
liquidità, il 3% da crediti finanziari e il 2% da immobili.
Ma da dove provengono i capitali che rientrano in Italia?
Principalmente dalla Svizzera per il 59%, dal Lussemburgo con il 13% e dal Principato di Monaco, con il
7%, ma anche da Paesi più lontani quali Panama e Le Isole Vergine Britanniche che detengono entrambe
una quota del 4%.
Sarà possibile la regolarizzazione fino al 30 giugno 2002 e inoltre lo scudo fiscale, sulla base della
conversione in legge del decreto a fine aprile 2002, è stato esteso anche ai capitali accumulati grazie ai reati
caduti in prescrizione con l’eccezione dei casi di associazione per delinquere di stampo mafioso, capitali
derivanti da concussione, corruzione, estorsione, sequestro di persona, usura, tratta di schiavi, traffico di
stupefacenti, contrabbando di tabacchi e traffico di armi.
LE ATTIVITA’ RIENTRATE DALL’ESTERO
ATTIVITA’VALORE IN PERCEN-TUALE
Azioni e quote di fondi comuni 46
Strumenti di debito 33
Liquidità 16
Crediti finanziari 3
Immobili 2
TOTALE 100
Fonte: Ufficio Italiani Cambi
19
PARTE PRIMA
L’ECONOMIA REGGIANA NEL 2001ATTRAVERSO I PRINCIPALI INDICATORI
La dinamica dello sviluppo dell'Emilia Romagna
L'imprenditoria reggiana: il contesto e l'evoluzione
Gli scambi con l’estero
Il mercato del lavoro: la situazione e le spinte innovative
Il problema dell'energia
20
21
LA DINAMICA DELLO SVILUPPO DELL’EMILIA ROMAGNA NEL 2001
Le imprese: evoluzione e localizzazione
Fra i temi peculiari della congiuntura della regione Emilia Romagna rientrano sicuramente i
dati relativi al registro delle imprese che permettono con un’analisi sintetica di individuare
trend e variazioni in atto.
Con quasi 480.000 unità locali ed oltre 1.300.000 addetti, l’Emilia Romagna conferma
anche per il 2001 la sua rilevanza a livello nazionale nel mondo imprenditoriale.
Una crescita che supera il 4,5% per quanto riguarda il numero degli addetti a fronte di una
variazione annua dell' 1,5% del numero di unità locali attive.
Nella regione emiliano – romagnola sono infatti insediate oltre l’8% delle unità locali
imprenditoriali presenti sul territorio nazionale e vi operano il 9,6% degli addetti.
UNITA’ LOCALI ATTIVE ED ADDETTI IN EMILIA ROMAGNAAL 31 DICEMBRE 2000 E 2001
UNITA’ LOCALI
ATTIVE al 31/12/2000
numero
UNITA’ LOCALI
ATTIVE al 31/12/2001
numero
ADDETTI al 31/12/2000
numero
ADDETTI al 31/12/2001
numero
EMILIA ROMAGNA 469.472 476.660 1.258.903 1.316.485
ITALIA 5.521.019 5.622.366 16.821.554 13.770.597
Fonte : Infocamere
E’ possibile approfondire le specificità imprenditoriali dell’Emilia Romagna grazie ai dati
Movimprese che ci permettono di disaggregare i dati per ramo di attività economica.
Va rilevato innanzitutto come permanga la inesorabile caduta delle imprese del settore
primario che ormai segnano un’emorragia che tende ad accelerare nel corso degli ultimi
anni e che registra una differenza negativa di 2.991 unità fra le nuove imprese iscritte e
quelle cessate nel corso del 2001, contro una contrazione di 1.544 unità nel
22
corrispondente periodo dell’anno precedente. Il saldo delle imprese registrate nel settore
dell’agricoltura, caccia e relativi servizi per l’Emilia Romagna perciò supera di poco le
84.000 unità (84.351) e determina una prosecuzione di una performance negativa
dell’indice di sviluppo imprenditoriale che i dati individuano in continuo declino e pari ad un
–3,4%. Non è infatti di rilevante interesse il saldo negativo di decremento del settore dei
servizi domestici e familiari (-6,7%) poiché contano un universo di solo 11 imprese
registrate in regione.
EMILIA ROMAGNA: TASSO DI CRESCITA IMPRENDITORIALE AL 31 DICEMBRE 2001
ATTIVITA’ ECONOMICHE IMPRESE REGISTRATE
TASSI
ISCRIZIONE CESSAZIONE CRESCITA
AGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA 84.815 2,76% 6,18% -3,41%PESCA, PISCICOLTURA, SERVIZI CONNESSI 1.523 1,61% 3,74% -2,13%
ESTRAZIONE DI MINERALI 321 1,48% 2,97% -1,48%
ATTIVITA’ MANIFATTURIERE 67.631 4,95% 5,06% -0,11%
PRODUZIONE ENERGIA ELETTRICA , GAS E ACQUA 176 4,52% 3,95% 0,56%COSTRUZIONI 59.308 11,11% 6,71% 4,40%COMMERCIO INGROSSO E DETT., RIPAR.BENI CONS. 107.683 5,62% 6,55% -0,93%ALBERGHI, RISTORANTI E PUBBLICI ESERCIZI 24.216 5,38% 6,62% -1,24%TRASPORTI, MAGAZZINAG. E COMUNICAZ. 20.890 6,32% 6,59% -0,27%INTERMEDIAZ. MONETARIA E FINANZIARIA 9.560 10,65% 8,06% 2,59%ATTIVITA’ IMMOBILIARE, NOLEGGIO, INFORMATICA 47.138 7,42% 5,48% 1,94%ISTRUZIONE 1.163 7,59% 5,28% 2,31%SANITA’ E ALTRI SERVIZI SOCIALI 1.522 4,33% 4,94% -0,61%ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI 20.228 4,79% 5,17% -0,38%SERVIZI DOMESTICI E FAMILIARI 11 6,67% 13,33% -6,67%IMPRESE NON CLASSIFICATE 11.467 66,12% 8,70% 57,42%
TOTALE 457.621 7,31% 6,18% 1,13%
Fonte: Movimprese
23
Permangono per l’Emilia Romagna segnali confortanti dal settore secondario e dal
manifatturiero che si consolida, nonostante gli effetti dell’11 settembre.
67.600 le imprese manifatturiere al 31 dicembre 2001, pari al 14,8% del totale delle
imprese registrate ed al 14,4% di quelle attive.
Il trend di crescita è stato particolarmente vivace nei primi nove mesi dell’anno ove si era
registrato un ottimo risultato, superiore all’anno precedente: +1,7% l’indice di sviluppo
imprenditoriale al 2001 a seguito del + 1,5% del periodo precedente con una parallela
variazione delle imprese attive pari a +3%.
La frenata registratasi nell’ultimo trimestre ha tuttavia determinato per il comparto
manifatturiero una crescita nel periodo di 77 unità di imprese a saldo fra cessate e nuove
iscritte ma che, con le variazioni intervenute, ha complessivamente rilevato uno stallo al
–0,1%.
Si consolida invece a livello regionale il settore delle costruzioni che rappresentano il
quarto settore per numerosità con oltre 59.000 imprese iscritte, l’11,1% delle quali nel
corso del 2001, ed un tasso crescita complessivamente pari al 4,4%.
Leader in termini numerici, resta il ramo di attività del commercio con 107.700 imprese al
31 dicembre 2001: sono 42.000 quelle riguardanti il commercio all’ingrosso, 52.500 quelle
al dettaglio, mentre le rimanenti si occupano della manutenzione e della riparazione di
beni di consumo.
Negativo il tasso di sviluppo imprenditoriale per l’anno analizzato e pari a - 0,9% a causa
del prevalere delle imprese cessate, 7.066, sulle 6.067 nuove iscritte nel corso d’anno.
Il saldo negativo, in particolare, è stato prevalentemente accusato dal comparto del
commercio al dettaglio.
Importante la presenza imprenditoriale anche delle attività immobiliari, di noleggio ed
informatica che vede operare attivamente in Emilia Romagna 41.000 imprese e registrate
al Movimprese oltre 47.000.
E’ l’unico ramo d’attività fra quelli numericamente rilevanti che per il 2001 mostra un
significativo tasso di sviluppo, pari al +2%.
24
Trascina la crescita sia il comparto delle attività immobiliari che dell’informatica ed attività
connesse, mentre è in frenata quello delle altre attività professionali ed imprenditoriali
comprese in questo ramo economico.
EMILIA ROMAGNA: LE IMPRESE REGISTRATE E ATTIVE AL 31 DICEMBRE 2001
RAMO DI ATTIVITA’ IMPRESE REGISTRATEal 31/12/2001 di cui ATTIVE
AGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA
84.815 84.071
PESCA, PISCICOLTURA , SERVIZI CONNESSI 1.523 1.485
ESTRAZIONE DI MINERALI 321 240
ATTIVITA’ MANIFATTURIERE 67.631 59.043
PRODUZIONE ENERGIA ELETTRICA , GAS E ACQUA 176 152
COSTRUZIONI 59.308 55.554
COMMERCIO INGROSSO E DETT., RIPAR.BENI CONS. 107.683 98.252
ALBERGHI, RISTORANTI E PUBBLICI ESERCIZI 24.216 20.167
TRASPORTI, MAGAZZINAG. E COMUNICAZIONI 20.890 19.773
INTERMEDIAZ. MONETARIA E FINANZIARIA 9.560 8.793
ATTIVITA’ IMMOBILIARE, NOLEGGIO, INFORMATICA 47.138 40.857
ISTRUZIONE 1.163 1.057
SANITA’ E ALTRI SERVIZI SOCIALI 1.522 1.325
ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI 20.228 18.720
SERVIZI DOMESTICI E FAMILIARI 11 11
IMPRESE NON CLASSIFICATE 11.467 11.467
TOTALE 457.621 410.524
Fonte: Movimprese
25
Ma dove sono localizzate le imprese sul territorio regionale?
Quali sono le province protagoniste?
Ci aiutano in questa mappatura i dati Infocamere che registrano un numero di unità locali
attive assai rilevante innanzitutto per Bologna che conta, con poco più di 101.000 unità,
oltre un quinto del totale delle imprese insediate in regione, 21,3%, ed il 23,8% degli
addetti.
Segue per numerosità la provincia di Modena, in cui trovano sede il 15,8% delle unità
locali regionali e convergono il 18,1% degli addetti.
Terza a livello regionale è Reggio Emilia con 55.996 unità locali attive, l’11,7%, e 158.000
addetti, il 12% della quota dell’Emilia Romagna.
La media di addetti per unità locale è di 2,76 a livello regionale, valore che sale a 3,1 per
Bologna ed a 3,2 per Modena. Reggio Emilia invece riscontra una media più allineata al
dato regionale e pari a 2,8.
LA LOCALIZZAZIONE DELLE ATTIVITA' IN EMILIA ROMAGNAUNITA' LOCALI ATTIVE
ANNO 2001
PROVINCE
UNITA' LOCALIATTIVEnumero
ADDETTInumero
BOLOGNA 101.364 313.956FERRARA 40.427 95.692FORLI' - CESENA 45.007 118.063MODENA 75.221 238.991PARMA 46.582 131.841PIACENZA 31.396 72.791RAVENNA 43.656 105.182REGGIO EMILIA 55.996 157.833RIMINI 37.011 82.136TOTALE 476.660 1.316.485
26
Fonte: Infocamere
Il comparto manifatturiero, nelle sue diverse articolazioni, rappresenta, con quasi 70.000
unità locali attive ed oltre 471.000 addetti, indubbiamente una delle realtà fra quelle
strategicamente rilevanti in Emilia Romagna. L'industria matalmeccanica da sola
costituisce circa un terzo delle unità manifatturiere, con 168.000 addetti, ed è in ulteriore
lieve crescita rispetto allo scorso anno.
L’industria dell’abbigliamento si articola in due comparti: quello tessile tradizionale (che
comprende la maglieria) con 4.297 unità locali attive e 21.371 addetti, e l’industria delle
confezioni con 5.343 unità, il 55% del totale e 23.593 addetti. Complessivamente il settore
registra una leggera contrazione sia per quanto riguarda il numero di unità locali che con
riferimento al numero agli addetti. In aumento invece rispetto allo scorso anno le unità
operative nel settore alimentare, che in regione superano quota 10.000 (+3,7%) con quasi
53.000 addetti (+3,0%).
L’INDUSTRIA MANIFATTURIERA IN EMILIA ROMAGNAUNITA' LOCALI ATTIVE
ANNO 2001
PROVINCE
UNITA' LOCALI ATTIVE numero
%sul totale
ADDETTInumero
%sul totale
BOLOGNA 14.826 21,2% 110.359 23,4%FERRARA 4.216 6,0% 26.560 5,6%FORLI' - CESENA 5.824 8,3% 38.645 8,2%MODENA 15.102 21,6% 109.941 23,3%PARMA 7.425 10,6% 46.397 9,8%PIACENZA 3.844 5,5% 22.632 4,8%RAVENNA 4.625 6,6% 28.851 6,1%REGGIO EMILIA 9.923 14,2% 68.136 14,5%RIMINI 4.209 6,0% 19.986 4,2%
27
TOTALE 69.994 100,0% 471.507 100,0% Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
L’INDUSTRIA METALMECCANICA IN EMILIA ROMAGNAUNITA' LOCALI ATTIVE
ANNO 2001
PROVINCE UNITA' LOCALI ATTIVEnumero
ADDETTInumero
FABBRICAZ. PRODOTTI IN
METALLO
FABBRICAZ. MACCHINE E
APPAR. MECCANICI
TOTALE FABBRICAZ. PRODOTTI IN
METALLO
FABBRICAZ. MACCHINE E
APPAR. MECCANICI
TOTALE
BOLOGNA 3.210 1.959 5.169 22.010 22.974 44.984FERRARA 895 435 1.330 4.876 6.197 11.073FORLI' - CESENA 993 545 1.538 5.856 5.174 11.030MODENA 2.723 1.735 4.458 14.579 19.215 33.794PARMA 1.501 1.072 2.573 6.547 8.803 15.350PIACENZA 876 531 1.407 4.869 4.196 9.065RAVENNA 907 479 1.386 5.020 3.206 8.226REGGIO EMILIA 2.342 1.249 3.591 13.113 15.612 28.725RIMINI 500 358 858 2.472 3.435 5.097TOTALE 13.947 8.363 22.310 79.342 88.812 168.154
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
L’INDUSTRIA CERAMICA IN EMILIA ROMAGNAUNITA' LOCALI ATTIVE
ANNO 2001
PROVINCE
UNITA' LOCALI ATTIVE numero
%sul totale
ADDETTInumero
%sul totale
BOLOGNA 334 11,7% 3.762 8,8%FERRARA 119 4,2% 1.167 2,7%FORLI' - CESENA 218 7,6% 1.507 3,5%MODENA 924 32,3% 20.133 47,3%PARMA 176 6,1% 3.913 9,2%PIACENZA 141 4,9% 1.379 3,2%RAVENNA 278 9,7% 2.156 5,1%REGGIO EMILIA 491 17,1% 7.450 17,5%RIMINI 184 6,4% 1.076 2,5%TOTALE 2.865 100% 42.543 100%
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
La rilevanza dell’industria ceramica si è mantenuta per l’Emilia Romagna anche per il
2001, confermando con quasi 2.900 aziende ed oltre 42.000 addetti un ulteriore crescita di
28
presenza a livello regionale. Lo sorso anno infatti risultavano attive 2.751 unità locali con
40.200 addetti.
L’INDUSTRIA DELL’ABBIGLIAMENTO IN EMILIA ROMAGNAUNITA' LOCALI ATTIVE
ANNO 2001
PROVINCE UNITA' LOCALI ATTIVEnumero
ADDETTInumero
INDUSTRIE TESSILI *
INDUSTRIECONFEZIONI TOTALE INDUSTRIE
TESSILI *INDUSTRIE
CONFEZIONI TOTALE
BOLOGNA 410 1.041 1.451 2.413 4.216 6.629FERRARA 193 498 691 791 2.761 3.552FORLI' - CESENA 168 324 492 740 1.713 2.453MODENA 2.143 1.675 3.818 11.001 6.694 17.695PARMA 247 317 564 662 1.009 1.671PIACENZA 127 166 293 730 425 1.155RAVENNA 129 247 376 1.059 964 2.023REGGIO EMILIA 781 762 1.543 3.580 3.786 7.366RIMINI 99 313 412 395 2.025 2.420TOTALE 4.297 5.343 9.640 21.371 23.593 44.964
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
NOTA: * include le industrie tessili tradizionali e la maglieria
INDUSTRIA ALIMENTARE IN EMILIA ROMAGNAUNITA' LOCALI ATTIVE
ANNO 2001
PROVINCE
UNITA' LOCALI ATTIVE numero
%sul totale ADDETTI
numero
%sul totale
BOLOGNA 1.472 14,6% 6.599 12,5%FERRARA 657 6,5% 1.855 3,5%FORLI' - CESENA 949 9,4% 6.630 12,5%MODENA 1.711 17,0% 10.124 19,1%PARMA 1.712 17,0% 12.392 23,4%PIACENZA 589 5,8% 2.484 4,7%RAVENNA 976 9,7% 4.645 8,8%REGGIO EMILIA 1.150 11,4% 5.627 10,6%RIMINI 863 8,6% 2.626 5,0%TOTALE 10.079 100% 52.982 100%
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
29
Il mercato estero
L’anno 2001 è stato caratterizzato da un andamento positivo per quanto riguarda le
esportazioni: a livello nazionale si è infatti registrato un aumento in valore del 3,6%
rispetto all’anno precedente.
Questo andamento è il saldo fra un trend positivo dell’Italia nord occidentale (+4,4%) e
nord orientale (+4,2%) ed una crescita più contenuta del mezzogiorno che ha registrato
una decisa frenata nell’Italia insulare del -6,2% a fronte di una performance più che
positiva dell’area meridionale che si è attestata al +5,4%.
Le regioni dell’Italia centrale si sono mantenute su una crescita media dell’1,2%
nonostante il segno rosso del Lazio che ha visto una flessione dell’8,2%: la più marcata in
termini percentuali d’Italia.
In questo quadro l’andamento dell’export emiliano-romagnolo che nel 2001 ha segnato un
+3,4% che appare indubbiamente positivo ed in linea con l’andamento nazionale. Dai
29.923 milioni di euro dello scorso anno il valore esportato è incrementato a 30.937 milioni
di euro, permettendo di mantenere una quota invariata all’11,5% rispetto all’intera nazione.
L’Emilia Romagna, infatti, anche per il 2001 si conferma la terza regione d’Italia per le
esportazioni preceduta dalla Lombardia che da sola detiene una quota, in crescita, di ben
il 28,6%, e dal Veneto che esporta il 14,5% dell’export italiano.
Export in Emilia Romagna: quota percentuale rispetto al mercato nazionale
ANNO 2000 ANNO 2001
30
Per quanto riguarda le importazioni, poi, più nel dettaglio ci troviamo per il 2001 di fronte
a differenti situazioni a livello provinciale: se per le esportazioni Modena mantiene il
primato, anche se di misura, su Bologna anche se l’incremento percentuale del 2001 è
più favorevole alla seconda, +3% contro il + 2% della provincia modenese, per le
importazioni si mantiene netta il predominio del capoluogo regionale.
Pur con una contrazione nel corso dell’anno considerato dell’1,6%, che ha inciso anche in
termini assoluti sui valori, la sola Bologna ha importato il 27% del totale dei beni esteri in
ingresso in regione: 9.085 miliardi di lire rispetto ad un totale di 33.726 miliardi.
Modena, con i suoi 6.135 miliardi, è cresciuta in termini percentuali del +4,7%, pari al
18,2% dei beni importati. Più ridotte le quote di Forlì- Cesena e di Piacenza ma la loro
crescita, per entrambe le province pari a +10%, ha sostenuto il flusso regionale dell’import
2001 che si è mantenuto in linea con l’anno precedente: +0,4%.
Oltre a Bologna, anche Parma, -4,8%, Ravenna, -5,4%, e Rimini, -1,2% , hanno lasciato
alle spalle un’annata negativa per le importazioni.
ESPORTAZIONI ED IMPORTAZIONI IN EMILIA ROMAGNA, ANNO 2001
ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI
Valore in miliardi di lire
QUOTA REGIO-NALE
Valore in miliardi di lire
QUOTA REGIO-NALE
BOLOGNA 14.447 24,2% 9.085 26,9%FERRARA 3.103 5,2% 1.170 3,5%FORLI' – CESENA 4.039 6,7% 2.159 6,4%MODENA 14.898 24,9% 6.134 18,2%PARMA 5.606 9,4% 4.553 13,5%PIACENZA 2.398 4,1% 1.870 5,5%
31
RAVENNA 3.424 5,4% 3.985 11,8%REGGIO EMILIA 9.984 16,7% 4.130 12,3%RIMINI 2.007 3,4% 640 1,9%
EMILIA ROMAGNA 59.906 100% 33.726 100%
Fonte: elaborazioni su dati Istat
32
ADDETTI DICHIARATIUNITA’ LOCALI
L’IMPRENDITORIA REGGIANA: IL CONTESTO E L'EVOLUZIONE
La struttura delle imprese
I dati Infocamere relativi alle unità locali attive a Reggio Emilia per attività economiche e
per classe di addetti per il 2001, ci mostrano come la realtà reggiana sia caratterizzata da
imprese di piccole dimensioni.
Sul totale delle 55.993 unità locali, infatti, 27.683 rientrano nella classe di 0-1 addetti, pari
al 49,4% del totale; se non si computano statisticamente poi le 9.743 unità locali con
addetti non dichiarati, il valore sale al 59,8%.
Il segmento 2-9 addetti registra una quota del 34,2% delle unità locali dichiarate, con una
media di 3,4 addetti.
Unità Locali e Addetti dichiarati per classe dimensionalein provincia di Reggio Emilia - anno 2001
33
Le quote per classi dimensionali ovviamente si riducono e scendono al 5,3% per quanto
riguarda le unità locali con 10-49 addetti, allo 0,4% per quelle con 50-99 addetti e, infine,
allo 0,3% per le imprese con oltre 100 addetti.
Come illustrato dal grafico, si ha un sostanziale cambiamento se si analizzano i dati per
quote relative al totale degli addetti dichiarati. Oltre un terzo degli addetti dichiarati si
concentra, con il 33,9%, nelle unità locali con 2-9 addetti, mentre, seconda classe per
numero di addetti si registrano, con il 28,5%, le unità locali fra 10 e 49.
Più omogenee dunque le concentrazioni degli addetti rispetto al numero di unità locali, la
densità per la classe oltre i 100 addetti, infatti, è dell’16,9%, mentre per la classe 0-1 , è
dell’11,8%, e per quella fra 50 e 99 dell’8,9%.
L’analisi dei dati per settore di attività economica in provincia di Reggio Emilia, permette
di individuare una mappatura più dettagliata: gli addetti in agricoltura per il 2001 sono pari
al 6,7% del totale, pur assorbendo una quota del 19,3% delle unità locali dichiarate.
Sulla base della codifica Istat ’91, l’attività economica prevalente in provincia per numero
di unità locali è quello denominato del commercio all’ingrosso, al dettaglio e riparazioni
beni personali e per la casa: con 10.562 unità locali raggiunge una quota del 22,8% delle
unità locali con addetti dichiarati in provincia, anche se la dimensione media si assesta su
2,4 addetti, per un totale complessivo di 25.571.
La parte del leone per quanto riguarda il numero degli addetti, ovviamente, si riscontra
nelle attività manifatturiere che rilevano 8.324 unità locali con 68.136 addetti: una media di
8,2 addetti per unità locali ed una quota del 43,2% del totale degli addetti dichiarati
complessivamente.
Si segnalano inoltre per rilevanza numerica sia il settore delle costruzioni, 13.377 addetti
per 6.658 unità locali pari ad una media di due unità, che le attività immobiliari, noleggio,
informatica e ricerca: 11.459 addetti con una media per unità locale di 3 addetti essendo
registrate meno di 4.000 unità locali, e più esattamente 3.966, a Reggio Emilia per l’anno
analizzato.
34
UNITA’ LOCALI PER CLASSI DI ADDETTI AL 31 DICEMBRE 2001 IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
UNITA’ LOCALI PER CLASSE DI ADDETTI DICHIARATI
ATTIVITA’ ECONOMICHE 0addetti
1addetti
da 2 a 9
addetti
da 10 a 49
addetti
da 50 a 99
addetti
Oltre 100
addetti
U. L. con
addetti non
dichiaratiTOTALE
AGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA 2.725 4.342 1.825 41 4 1 806 9.744
PESCA, PISCICOLTURA , SERVIZI CONNESSI 4 9 0 0 0 0 1 14
ESTRAZIONE DI MINERALI 14 12 21 8 0 0 5 60
ATTIVITA’ MANIFATTURIERE 1.199 1.987 3.572 1.347 131 88 1.599 9.923
PRODUZIONE ENERGIA ELETTRICA , GAS E ACQUA 8 1 2 3 3 2 7 26
COSTRUZIONI 1.166 3.505 1.813 165 3 6 2.875 9.533
COMMERCIO INGROSSO E DETT., RIPAR.BENI CONS. 1.478 4.564 4.149 352 12 7 1.913 12.475
ALBERGHI, RISTORANTI E PUBBLICI ESERCIZI 326 259 935 48 1 0 336 1.905
TRASPORTI, MAGAZZINAG. E COMUNICAZIONI 232 984 543 76 8 5 383 2.231
INTERMEDIAZ. MONETARIA E FINANZIARIA 156 370 359 62 2 7 266 1.222
ATTIVITA’ IMMOBILIARE, NOLEGGIO, INFORMATICA 889 1.531 1.375 155 12 4 954 4.920
ISTRUZIONE 30 12 35 8 1 0 45 131
SANITA’ E ALTRI SERVIZI SOCIALI 41 31 61 27 4 2 32 198
ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI 237 719 656 34 4 0 394 2.044
SERVIZI DOMESTICI E FAMILIARI 0 2 1 0 0 0 0 3
IMPRESE NON CLASSIFICATE 592 258 457 106 17 7 127 1.564
TOTALE 9.097 18.586 15.804 2.432 202 129 9.743 55.993
Fonte: Infocamere
35
La nati-mortalità aziendale
I dati Movimprese confermano anche per il 2001 una notevole vivacità imprenditoriale con
53.690 imprese registrate al 31 dicembre per la provincia di Reggio Emilia.
Commercio all’ingrosso ed al dettaglio, costruzioni ed attività manifatturiere sono i tre rami
di attività che assorbono complessivamente oltre il 57% delle imprese registrate.
Se ad esse aggiungiamo anche i dati relativi al comparto primario, che in valore assoluto
ricopre per presenze il secondo settore sia per imprese registrate che attive dopo le
costruzioni, si superano i tre quarti delle imprese complessive reggiane: e cioè oltre il
75,3%.
Secondo le indicazioni fornite da Infocamere, che sintetizza statisticamente il
movimento del Registro imprese, alla fine del 2001 le aziende reggiane registrate
risultavano essere 53.690 con una crescita, rispetto ad un anno prima, dell'1,87%,
superiore alla media regionale, pari all'1,13%, e seconda solo alla provincia di Rimini
(2,27%).
Alla base di questa positiva evoluzione si osserva un elevato turn over: 4.384 nuove
iscritte e 3.401 cessate, che danno un saldo positivo
di quasi 1000 imprese.
Scendendo ad analizzare l'evoluzione per i diversi comparti presenti in provincia, a fronte
di una stazionarietà che si osserva per le attività manifatturiere (9.588 aziende; +0,18%)
si riscontra un ulteriore considerevole incremento delle imprese di costruzioni (9.609
unità; +6,48%) ed una prosecuzione della riduzione delle aziende appartenenti al
comparto del commercio, che si sono attestate su quota 11.566.
Ancora una volta in crescita le attività di intermediazione monetaria e finanziaria (quasi
900 imprese; +2,6%).
Vivace appare l'evoluzione delle aziende incluse nel comparto istruzione, che con
un incremento del 5,6% hanno raggiunto quota 101 unità.
36
LE IMPRESE REGISTRATE E ATTIVEAL 31 DICEMBRE 2001 IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
RAMO DI ATTIVITA’IMPRESE ATTIVE
al 31/12/2000
IMPRESE AL 31/12/2001TASSO DI CRESCITA
2001
REGISTRATE ATTIVEAGRICOLTURA, CACCIA E SILVICOLTURA 9.835 9.671 9.577 -2,97%
PESCA, PISCICOLTURA , SERVIZI CONNESSI 14 14 13 0,00%
ESTRAZIONE DI MINERALI 39 42 31 0,00%
ATTIVITA’ MANIFATTURIERE 8.406 9.588 8.481 +0,18%
PRODUZIONE ENERGIA ELETTRICA , GAS E ACQUA 6 10 8 +12,50%
COSTRUZIONI 8.507 9.609 9.231 +6,48%
COMMERCIO INGROSSO E DETT., RIPAR.BENI CONS. 10.693 11.566 10.661 -1,36%
ALBERGHI, RISTORANTI E PUBBLICI ESERCIZI 1.634 1.930 1.660 -1,99%
TRASPORTI, MAGAZZINAG. E COMUNICAZIONI 1.981 2.096 2.005 +0,05%
INTERMEDIAZ. MONETARIA E FINANZIARIA 788 882 821 +2,60%
ATTIVITA’ IMMOBILIARE, NOLEGGIO, INFORMATICA 4.047 4.768 4.252 +0,46%
ISTRUZIONE 84 101 96 +5,62%
SANITA’ E ALTRI SERVIZI SOCIALI 145 173 146 -4,49%
ALTRI SERVIZI PUBBLICI, SOCIALI E PERSONALI 1.859 1.984 1.854 -2,11%
SERVIZI DOMESTICI E FAMILIARI 3 3 3 0,00%
IMPRESE NON CLASSIFICATE 201 1.253 175 +80,40%
TOTALE 48.232 53.690 49.014 +1,87%
Fonte: Movimprese
37
Le imprenditorialità emergenti
I GIOVANI
Trasferendo l’analisi dall’osservazione strutturale a quella sulla gestione, emerge che le
persone che lavorano nell’ambito della direzione imprenditoriale e amministrativa sono in
totale 115.000.
Si tratta delle cariche ricoperte nelle imprese in provincia di Reggio Emilia rilevate da
Infocamere. Al riguardo si ha una quota del 41% di amministratori, seguito, con il 27,4%
dai titolari e poi, con oltre 20.000 cariche ricoperte in provincia, dal 17,9% di soci;
minoritari, con il 13,6% le altre tipologie di cariche.
Ma quali sono le caratteristiche di chi governa e gestisce le imprese?
LE CARICHE RICOPERTE DAI GIOVANI NELLE IMPRESE REGGIANEANNO 2001
CARICHEIMPRENDITORI
dimeno di 30 anni
IMPRENDITORIdi
30- 49 anni
IMPRENDITORIdi
50 anni e oltre
TOTALEDELLE CARICHE
NUMERO IN % NUMERO IN % NUMERO IN % NUMERO IN %
TITOLARI: 2001 2.933 9,3% 14.950 47,3% 13.731 43,4% 31.614 100%
SOCI 1.584 7,7% 10.516 50,7% 8.603 41,6% 20.703 100%
AMMINISTRATORI 3.921 8,3% 25.329 53,4% 18.183 38,3% 47.433 100%
ALTRECARICHE 462 2,9% 8.007 50,8% 7.296 46,3% 15.765 100%
TOTALE 8.900 7,7% 58.802 50,9% 47.813 41,4% 115.515 100%
Fonte: elaborazioni su dati Movimprese
L’analisi dei dati disaggregati per classi di età ci permette di analizzare per Reggio Emilia
la realtà giovanile imprenditoriale, individuando il segmento delle cariche ricoperte dagli
under 30 anni e, per confronto, quello degli over 50 anni.
38
Rispetto al totale complessivo delle cariche ricoperte in provincia, i giovani sono
protagonisti nel 7,7% dei casi, con un totale di 8.900 incarichi.
Si distinguono però positivamente in particolare il picco del 9,3% dei titolari, seguito
dall’8,3% dei giovani amministratori. I valori in percentuale sono stati calcolati sul totale
delle cariche effettive in provincia per quella tipologia e perciò differiscono da una
graduatoria più strettamente quantitativa che invece vede per i giovani il predominio degli
amministratori, che sfiorano le 4.000 unità, e quello dei titolari, prossimi a 3.000.
Minoritari i soci, pari a 1.584, e soprattutto le cariche di altra natura, solo 462, il 2,9% del
totale provinciale.
Per contro, se si sovrappongono questi dati a quelli relativi agli imprenditori più maturi, non
può non balzare agli occhi come il ricambio generazionale ancora rappresenti una fase
che stenta a decollare per l’imprenditoria reggiana: il 41,4% delle cariche è assegnato ad
imprenditori, soci e amministratori che hanno 50 anni o più.
Pur essendo ben 18.000, gli amministratori sono solo il 38,3% del totale, mentre più
incisiva è la presenza fra i titolari, 43,3%, e fra le altre cariche, 46,3%.
LE CARICHE RICOPERTE DAI GIOVANI NELLE IMPRESE:CONFRONTO FRA LA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA E REGIONE
ANNO 2001
CARICHE GIOVANI A REGGIO EMILIA
GIOVANIIN EMILIA ROMAGNA
NUMERO IN % NUMERO IN %
TITOLARI 2.933 33,0% 20.273 29,8%SOCI 1.584 17,8% 14.578 21,4%AMMINISTRATORI 3.921 44,1% 29.590 43,5%ALTRECARICHE 462 5,1% 3.600 5,3%
TOTALE 8.900 100,0% 68.041 100,0%
Fonte: elaborazioni su dati Movimprese
Si può perciò sintetizzare la presenza giovanile nelle imprese reggiane a livello di
dirigenza, con una netta predominanza di amministratori per il 44,1%, cui seguono i titolari,
percentualmente il 33% del totale degli under trentenni oggetto dell’indagine, ed infine dai
soci per il 17,8%.
39
Questi andamenti risultano sostanzialmente in linea con le caratteristiche imprenditoriali
giovanili che emergono anche dall’analisi dei dati dell’Emilia Romagna.
La perdita di 3,2 punti percentuali di presenze di giovani titolari, che si assestano su di una
media inferiore al 30%, viene assorbita dall’incremento che si rileva a livello regionale dei
soci che si posizionano al 43,5% del totale delle cariche regionali.
Prevale la carica di amministratore con il 43,5% e si confermano residuali le altre cariche
che si fermano al 5,3% del totale giovanili.
LE DONNE
Al fine di fotografare la realtà dello status dell’imprenditoria di Reggio Emilia, merita
indubbiamente un ulteriore approfondimento l’aspetto delle presenze femminili.In valore assoluto il numero maggiore di donne che rivestono un ruolo di dirigenza si ha
per la qualità di amministratrici con oltre 9.700 cariche, che, in termini percentuali, sono
pari al 20,5% delle cariche provinciali.
LA FEMMINILIZZAZIONE DELLE IMPRESE IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA ANNO 2001
FEMMINEnumero
MASCHInumero
TOTALEnumero
ANNO 2000 ANNO2001 ANNO 2000 ANNO2001 ANNO 2000 ANNO2001
NUMERO IN % NUMERO IN % NUMERO IN % NUMERO IN % NUMERO IN % NUMERO IN %
TITOLARI 6.309 20,0% 6.240 19,7% 25.094 80,0% 25.374 80,3% 31.403 100% 31.614 100%
SOCI 7.164 33,8% 7.083 34,2% 14.024 66,2% 13.620 65,8% 21.188 100% 20.703 100%
AMMINI-STRATORI 9.266 20,5% 9.745 20,5% 35.988 79,5% 37.688 79,5% 45.254 100% 47.433 100%
ALTRECARICHE
2.336 15,5% 2.460 15,6% 12.753 84,5% 13.305 84,4% 15.089 100% 15.765 100%
TOTALE 5.075 22,2% 25.528 22,1% 87.859 77,8% 89.987 77,9% 112.934 100% 115.515 100%
Fonte: elaborazioni su dati Movimprese
Prevale infatti per l’anno analizzato la qualifica di socia, che è ricoperta per oltre un terzo
rispetto al totale provinciale, proprio da donne: sono oltre 7.000 a fronte di 13.600 uomini.
40
Sono infine oltre 6.200 le titolari di imprese a Reggio Emilia, pari a quasi il 20% delle
potenziali 31.600 cariche di titolari registrate in provincia,
In sintesi, si può affermare come la realtà imprenditoriale reggiana, veda una decisa
presenza femminile, che mediamente, rispetto ai dati sulle cariche complessive registrate
in provincia è di oltre il 22%, una percentuale, tuttavia, destinata sicuramente a crescere
nel tempo.
Al fine di contestualizzare i dati provinciali, risulta interessante il confronto con la
situazione regionale. Reggio Emilia rileva infatti una quota inferiore di quasi due punti
percentuali di donne titolari di imprese, 24,5% contro il 26,3%, che tuttavia recupera con
quote superiori nelle qualifiche di socie, che sono pari al 27,7% contro il 26,8% della
media dell’Emilia Romagna, e di amministratori: sono il 38,8% delle cariche femminili
rilevate complessivamente a Reggio Emilia, mentre a livello regionale si sono assestate al
37,2%.
LA FEMMINILIZZAZIONE DELLE IMPRESE: CONFRONTO FRAPROVINCIA DI REGGIO EMILIA E REGIONE
ANNO 2001
CARICHE FEMMINE A REGGIO EMILIA
FEMMINE IN EMILIA ROMAGNA
NUMERO IN % NUMERO IN %
TITOLARI 6.240 24,5% 62.122 26,3%SOCI 7.083 27,7% 63.420 26,8%
AMMINISTRATORI 9.745 38,2% 88.049 37,2%ALTRECARICHE 2.460 9,6% 22.806 9,7%
TOTALE 25.528 100% 236.397 100%
Fonte: elaborazioni su dati MovimpreseNota: per approfondimento consultare la pubblicazione "L'imprenditoria femminile, nella provincia di Reggio Emilia" a cura della Camera di Commercio e del Comitato per la Promozione dell'imprenditoria Femminile di Reggio Emilia.
41
GLI STRANIERII dati aggiornati al 31 dicembre 2001, mostrano per la provincia reggiana un trend in
crescita per quanto riguarda la spinta allo sviluppo che proviene non solo da imprenditori
locali, ma anche da persone provenienti da altre parti del mondo che intraprendono a
Reggio Emilia attività economiche e che rappresentano, rispetto al totale delle 85.888
persone fisiche complessivamente iscritte al registro imprese di Reggio Emilia, quasi il 4%,
e più esattamente il 3,9%.
PERSONE ISCRITTE AL REGISTRO IMPRESE IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA PER NAZIONALITA’
ANNO 2001
NAZIONALITA’NUMERO DI PERSONE
VALORE IN %
Italiana 82.548 96,1%Comunitaria 646 0,8%Extra-Comunitaria 2.475 2,9%Non classificata 219 0,2%TOTALE 85.888 100,0%
Fonte: elaborazioni CCIAA di Reggio Emilia su dati InfoCamere
Prevalgono gli imprenditori extracomunitari che con 2.475 unità sono quatto volte più numerosi di quelli appartenenti alla Comunità Europea, che invece contano per l’anno analizzato 646 iscrizioni al Registro Imprese, mentre sono 219 le persone fisiche non classificabili. Esiste tuttavia una significativa diversità della “qualità” imprenditoriale che può essere sintetizzato dalla tipologia scelta di forma giuridica per l’azienda che segnala una sensibile differenziazione fra i diversi segmenti di nazionalità.Nel caso dell’imprenditoria extracomunitaria, ad esempio, si tratta per quasi il 70% dei casi
di imprese individuali, mentre minoritarie sono le società di persone e di capitale; al
contrario, risulta più omogenea la distribuzione delle forme giuridiche delle imprese a
conduzione di imprenditori appartenenti a nazionalità comunitaria, che si suddividono per il
37,5% in ditte individuali, per il 27,7% in società di capitale, per il 30,3% in di società di
persone mentre per il 4,5% si tratta di altre forme giuridiche minoritarie.
Gli 82.548 iscritti al registro di nazionalità italiana che operano a Reggio Emilia, infatti,
trovano una realtà imprenditoriale più matura e che si sta spostando sempre più verso
42
forme che meglio permettono di affrontare il mercato e le sfide sempre più rapide e
complesse che esso propone: per il 2001, nella nostra provincia, si registra ancora una
maggioranza relativa di imprese individuali, pari al 35,8%, mentre le società di persone,
con 26.349 iscrizioni al registro imprese, hanno già raggiunto la quota del 31,9%. In
crescita anche le società di capitale, pari al 22,7% al 31 dicembre, mentre permangono
altre forme giuridiche per il 9,6%.
PERSONE FISICHE ISCRITTE AL REGISTRO IMPRESEIN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
DISTINTE PER FORMA GIURIDICA DELLA IMPRESA A CUI APPARTENGONOAL 31/12 /2001
NAZIONALITA’ SOCIETA’ DI CAPITALE
SOCIETA’ DI PERSONE
IMPRESE INDIVIDUALI
ALTRE FORME
TOTALE
Italiana 18.755 26.349 29.349 7.921 82.548Comunitaria 179 196 242 29 646Extra-Comunitaria 228 435 1.724 88 2.475Non classificata 52 147 17 3 219
TOTALE 19.214 27.127 31.506 8.041 85.888% SUL TOTALE GENERALE 22,37% 31,58% 36,68% 9,37% 100,00%
Fonte: elaborazioni CCIAA di Reggio Emilia su dati Infocamere
Ma quali sono le nazioni maggiormente rappresentate nel profilo imprenditoriale?
Nel caso di nazionalità extracomunitaria prevalgono i Cinesi con 421 cariche, l’85% delle
quali operanti nell’ambito delle attività manifatturiere, seguono i Marocchini che, rispetto
alle classificazioni di Infocamere, riscontrano una maggioranza di attività, 133 su di un
totale di 319 nel 2001, nel commercio all’ingrosso e al dettaglio e nella riparazione dei beni
personali e per la casa. Numerosi anche gli imprenditori Tunisini e pari a 269, per la quasi
totalità operanti nell’ambito delle costruzioni. Le persone fisiche iscritte al registro imprese
di Reggio Emilia al 31 dicembre 2001 di stato di nascita albanese sono 234 mentre gli
Svizzeri sono 226.
Anche per la nazionalità albanese si nota una forte specializzazione di persone dedite
per l’88% al settore costruzioni mentre sono assai più variegate le attività degli
imprenditori svizzeri che registrano una più diffusa intersettorialità.
43
L’IMPRENDITORIA EXTRA COMUNITARIA:LA PRESENZA IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA AL 2001
STATO DI NASCITAPersone Fisiche
iscritte(Numero)
Persone Fisiche iscritte
(%)CINA 421 17,0 MAROCCO 319 12,9 TUNISIA 269 10,9ALBANIA 234 9,5SVIZZERA 226 9,1EGITTO 153 6,2ARGENTINA 106 4,3TURCHIA 37 1,5ALTRA NAZIONALITA’ 710 28,6
TOTALE 2.475 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
Per quanto riguarda le persone fisiche iscritte al registro imprese alla fine del 2001 di
nascita comunitaria, invece, si riscontra una prevalenza di imprenditori nati in Germania
Ovest che sono quasi un terzo del totale, ed anch’essi prevalentemente orientati al settore
delle costruzioni con 103 imprese su di un totale di 210 che operano in questo settore.
Seguono per numerosità gli imprenditori Francesi complessivamente pari a 199 unità, e
pari al 30,8%, eterogeneamente distribuiti fra i vari rami di attività economica, ed i belgi,
pari al 13,3% del totale delle persone fisiche iscritte di origine comunitaria a Reggio Emilia.
L’IMPRENDITORIA COMUNITARIA:LA PRESENZA IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA AL 2001
STATO DI NASCITA Persone Fisiche iscritte
(Numero)
Persone Fisiche iscritte
(%)GERMANIA OVEST 210 32,5 FRANCIA 199 30,8 BELGIO 86 13,3GRAN BRETAGNA 57 8,8ALTRA NAZIONALITA’ 94 14,6
TOTALE 646 100,0
Fonte: Infocamere
44
In conclusione, perciò, si può rilevare come fra le attività in cui prevalgono presenze extra
comunitarie sono innanzitutto nel settore delle costruzioni con 837 persone fisiche che vi
operano pari al 33,8% del totale, seguito dalle attività manifatturiere con 690, il 27,9%, e
dal commercio all’ingrosso e al dettaglio che detiene una quota pari al 18,4% con 456
persone fisiche iscritte. Ancora minoritarie in termini relativi le presenze nei settori degli
alberghi e dei ristoranti, delle attività immobiliari, dell’informatica ed in altre attività.
L'industria manifatturiera
La caratterizzazione della tipologia industriale per Reggio Emilia è determinata
principalmente dal settore manifatturiero che trova anche il 2001 una vivace realtà con
9.923 unità locali attive e oltre 68.000 addetti operanti nel settore: entrambi i valori
denotano una crescita rispetto all’anno precedente, che aveva registrato quasi 9.700
imprese e oltre 66.000 addetti.
La localizzazione delle imprese vede una prevalenza, pari al 27%, nel comune capoluogo
in cui tuttavia si registra una media di 6 addetti per unità locale contro una media di oltre
6,9 addetti a livello provinciale.
Importante è poi la densità imprenditoriale in altri comuni quali innanzitutto Correggio con
oltre 500 unità, Scandiano, con 431, e Casalgrande, con 392 unità operative.
Questi comuni sono caratterizzati da diverse realtà dimensionali e rispettivamente
troviamo Correggio con oltre 4.800 addetti, pari ad una media per unità locale di oltre 9
addetti, mentre Scandiano si assesta su di una media di 5,9 addetti, inferiore anche a
Casalgrande che rileva 7,8 addetti per unità locale.
Maggiori approfondimenti sono possibili da un’attenta lettura delle schede allegate in
appendice in cui trova schematizzata la mappatura di unità locali ed addetti per ciascuno
dei quarantacinque comuni della provincia per i quattro comparti più rilevanti dell’industria
reggiana: la metalmeccanica, l’abbigliamento, la ceramica e l’alimentare.
45
INDUSTRIE MANIFATTURIERE IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIAUNITA' LOCALI ATTIVE E ADDETTI
ANNO 2001
COMUNIUNITA' LOCALI
ATTIVEnumero
ADDETTInumero
ALBINEA 159 999BAGNOLO IN PIANO 186 1.383BAISO 46 185BIBBIANO 223 1.375BORETTO 93 681BRESCELLO 131 1.363BUSANA 28 82CADELBOSCO DI SOPRA 224 1.166CAMPAGNOLA EMILIA 161 816CAMPEGINE 67 248CARPINETI 55 447CASALGRANDE 392 3.066CASINA 62 207CASTELLARANO 292 3.060CASTELNOVO DI SOTTO 182 902CASTELNOVO NE’ MONTI 116 547 CAVRIAGO 302 2.248 CANOSSA 65 277 COLLAGNA 8 8 CORREGGIO 534 4.839 FABBRICO 92 1.886 GATTATICO 116 1.002 GUALTIERI 146 876 GUASTALLA 245 2.042 LIGONCHIO 15 45 LUZZARA 219 2.252 MONTECCHIO EMILIA 210 1.792 NOVELLARA 350 1.989 POVIGLIO 187 909 QUATTRO CASTELLA 250 1.353 RAMISETO 14 80 REGGIOLO 273 2.2293 REGGIO EMILIA 2705 15.970 RIO SALICETO 186 1.062 ROLO 104 419 RUBIERA 255 2.210 SAN MARTINO IN RIO 178 1.517 SAN POLO D'ENZA 132 628 SANT'ILARIO D'ENZA 206 1.605 SCANDIANO 431 2.543 TOANO 58 427 VETTO 22 112VEZZANO SUL CROSTOLO 86 474 VIANO 71 637 VILLA MINOZZO 46 114 TOTALE 9.923 68.136
Fonte: Infocamere
46
L'andamento congiunturale dei principali settori
L'evoluzione congiunturale che si osserva per l'economia reggiana nel corso del 2001 è
improntata ancora alla crescita seppur con alcune note di rallentamento.
AGRICOLTURA
Per quanto riguarda l'annata agraria Il valore aggiunto dell'agricoltura selvicoltura e pesca,
ai prezzi di base - quadro centrale -, nella provincia di Reggio Emilia, per l'anno 2001 è
stato di 352 milioni d'euro, valore superiore del 7,6% a quello conseguito nel 2000 (vedi
tabella).
Il 2001 si distingue per la tenuta dei prezzi dei prodotti agricoli maggiormente
rappresentativi della nostra realtà, in particolare il prezzo di mercato del formaggio
Parmigiano-Reggiano ed ha beneficiato del sensibile incremento del prezzo della carne
suina.
Oltre agli elementi positivi innanzi descritti non bisogna sottovalutare l'apporto dato alla
produzione dai "servizi annessi" e dalle "attività secondarie" che complessivamente
evidenziano una produzione di oltre 42 milioni di Euro.
Parallelamente agli elementi positivi, nel corso del 2001 si sono registrati alcuni elementi
negativi; fra questi, quelli più significativi sono due: la diminuzione del prezzo del vino e il
sensibile incremento dei prezzi dei consumi intermedi.
La flessione del prezzo del vino e, di conseguenza, del prezzo delle uve, risulta
particolarmente grave perché segue e rafforza la flessione di prezzo che si era verificata lo
scorso anno. Le motivazioni dell'aggravarsi della crisi di mercato del vino, sono da
ricercare nel forte incremento produttivo di uve, che si è verificato nella nostra provincia
nel 2001.
47
VALORE AGGIUNTO AI PREZZI DI BASE DELL’AGRICOLTURA SILVICOLTURA-PESCA
- Anno 2000 e 2001 - (000.000 d'Euro)QUADRO CENTRALE
Anno 2000 Anno 2001
Valori a
Prezzi 2000
Valori a prezzi
2000
Valori a prezzi
2001
a) b) Variasse
b) su a)
c) Variaz%
c) su a)
AGRICOLTURA:
- Produzione
- Consumi intermedi
- Valore aggiunto
619,75
295,35
324,40
650,35
306,20
344,15
+ 4,9%
+3,7%
+ 6,1%
661,44
315,34
346,10
+ 6,7%
+ 6,8%
+ 6,7%
SILVICOLTURA
- Valore aggiunto 3,02 6,27 + 108,1% 6,09 +102,0%
PESCA
- Valore aggiunto 0,11 0,10 - 6,7% 0,11 =
VALORE AGGIUNTO AI PREZZI DI BASE 327,53 350,52 + 7,0% 352,30 + 7,6%
Operando in termini di prezzi costanti 2000, si è potuto verificare che il valore aggiunto in
termini reali è aumentato del 6,1% mentre in termini economici, espresso a prezzi correnti,
l'incrementato sale al 6,7%.
La variazione “quantitativa” del valore aggiunto è il risultato ottenuto dall’incremento della
produzione del latte, delle uova ed in particolare delle uve.
Un elemento di grande preoccupazione è rappresentato dal peggioramento complessivo
del sistema dei prezzi dell’agricoltura reggiana. In termini economici, infatti, l'incremento
del valore aggiunto è del 6,7% contro un aumento della produzione del 6,7% nonostante
gli incrementi quantitativi evidenziati in precedenza.
48
In sintesi si può affermare che l'incremento del valore aggiunto dell’agricoltura reggiana è
dato in termini positivi dall'aumento della produzione e, in termini negativi, dalla flessione
del prezzo delle uve.
Per completare l’analisi del valore aggiunto agricolo è necessario prendere in esame altri
due elementi: la silvicoltura, la pesca.
I dati riportati in tabella, evidenziano che il valore aggiunto 2001 della silvicoltura è
raddoppiato, per la forte produzione di legname di "essenza forte" che si è avuta nel corso
del 2001. Il valore aggiunto espresso in termini di prezzi correnti è aumentato del 102%
rispetto a quello del 2000, mentre, a prezzi costanti, il valore aggiunto è superiore a quello
del 2000 del 108%.L'incremento produttivo di legname che si è avuto nella nostra
provincia lo scorso anno e di seguito quello del 2001 è da attribuire alle politiche di
rimboschimento finanziate dalla Unione Europea. L'incremento è, infatti, in particolare, da
attribuire alle essenze forti mentre la produzione dei pioppeti è risultata di poco superiore
ai livelli dello scorso anno.
I prodotti della pesca, in provincia di Reggio Emilia, sono in riduzione. Anche nel 2001
infatti, si è rilevata una contrazione delle superfici investite a pescaie. Il valore aggiunto
della pesca è diminuito rispetto a quello del 2000 del 6,7% se espresso in termini di prezzi
costanti (2000), mentre a prezzi correnti non si nota nessuna variazione significativa.
In sintesi il bilancio dell’agricoltura reggiana risulta positivo, da un punto di vista
economico, ma con maggiore risalto da un punto di vista tecnico. Ciò è dovuto
sicuramente alla nostra produzione leader rappresentata dal formaggio parmigiano-
reggiano.
_________________________________
Sintesi tratta da: CCIAA Reggio Emilia: "L'agricoltura in provincia di Reggio Emilia - i risultati del
2001" - Serie "I Quaderni" n. 6.
Questo lavoro è stato costruito sulla base della nuova metodologia di calcolo messa a punto per
l'analisi provinciale del valore aggiunto dell'agricoltura secondo il SEC 1995 e pubblicata da:
CCIAA Reggio Emilia "I nuovi conti economici dell'agricoltura - SEC 1995 - Calcolo del valore
aggiunto per la provincia di Reggio Emilia: proposte metodologiche e valutazioni" Serie "Le
collane" n. 5
49
INDUSTRIA MANIFATTURIERA
Il comparto manifatturiero locale ha registrato nel corso del 2001 la prosecuzione della
fase di rallentamento dei ritmi produttivi già osservata sul finire del 2000.
Questa, la prima indicazione che emerge dall'analisi dei dati desunti dall'indagine "Giuria
della Congiuntura" effettuata trimestralmente dalla Camera di commercio su un campione
significativo di imprese reggiane.
Rispetto all'anno precedente, la crescita dei volumi produttivi si è via via affievolita,
passando dal +3,1% del primo trimestre al +0,8% di fine anno.
Il grado utilizzo impianti si è in ogni caso mantenuto su alti livelli, intorno all'80/81%
dell'intera capacità produttiva, anche se si osserva una riduzione degli ordini dall'interno
ed un rallentamento degli ordini esteri.
In sintonia con questa evoluzione è l'andamento del fatturato che passa dal +5,8% del
primo trimestre al +1,2% dell'ultimo trimestre, dopo essersi stabilizzato nel semestre
marzo-ottobre su una crescita del 3,8%.
Sempre su ottimi livelli permangono le vendite delle nostre imprese sui mercati esteri, con
quote di fatturato che oscillano tra il 38% e il 40% del totale e con punte, in corso d'anno,
50
che hanno superato il 60% per la ceramica, il 40% per la metalmeccanica ed il 50% per il
sistema moda.
I prezzi di vendita sono cresciuti mediamente sia sui mercati interni che sui mercati esteri
intorno al 2-2,5%.
Nel corso di tutto l'anno, il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini si è
mantenuto sui due mesi e mezzo.
Alcuni segnali di esubero di scorte di prodotti destinati alla vendita provengono dai
comparti ceramico e metalmeccanico.
Sul versante occupazionale l'andamento, per le oltre settanta aziende interpellate, è
improntato, in corso d'anno, alla stazionarietà.
Distintamente per i principali comparti del manifatturiero reggiano si sono osservati i
seguenti andamenti:
Metalmeccanico: segnali negativi dal mercato interno e positivi dal mercato estero
determinano , in sintesi, il trend produttivo discendente per questo comparto che a inizio
anno segnala, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, un +5,4% per attestarsi a
fine anno sul -0,5%.
I ritmi produttivi permangono comunque soddisfacenti in quanto il grado utilizzo impianti
non scende mai al di sotto dell'81%.
Positivo, tranne la battuta d'arresto nell'ultimo trimestre, anche l'andamento del fatturato
che passa dal +7,3%, del primo trimestre, al +5,4 % del terzo, evoluzione determinata in
parte dalla lievitazione dei listini sia in Italia sia all'estero segnalata intorno al +3% nell'arco
dell'anno.
Le vendite all'estero continuano a mantenersi intorno al 40% del totale fatturato.
L'occupazione appare in tendenziale lieve aumento.
Ceramico: andamento della produzione alterno per questo settore nel corso del 2001, che
a inizio anno segnava incrementi produttivi del 4,4 % per scendere alla stazionarietà nel
secondo trimestre e ritornare ed un +2,2% a fine anno.
51
Oltre l'80% il grado utilizzo impianti e ottime, ancora una volta, le quote di vendite
all'estero (55%-60%).
Contenuti gli aumenti dei prezzi sui listini in Italia, mentre più incisivi, soprattutto nella
prima parte dell'anno, gli aumenti dei prezzi di vendita sui mercati esteri.
Ancora positivo, con punte significative nel secondo e quarto trimestre, l'andamento degli
ordini dall'interno, mentre, dopo un ottimo inizio d'anno, si osserva una decelerazione degli
ordini provenienti dall'estero. Tendenzialmente positivo il quadro occupazionale.
Sistema moda: andamenti alterni per questo comparto, che a fronte dei segnali negativi
che si registrano a inizio e fine anno mostra buone performance con incrementi produttivi
del 6-7% nel secondo e terzo trimestre rispetto all'anno precedente.
Positivo seppur con una tendenza alla riduzione nell'ultimo trimestre l'andamento del
fatturato, il 50% del quale dovuto alle vendite estere.
Estremamente contenuti, forse in quanto gli ordini dal mercato interno appaiono in
riduzione rispetto allo scorso anno, gli incrementi dei prezzi di vendita sul mercato Italia,
nell'ordine dello 0,5-1% nel corso d'anno.
Più incisivi gli incrementi dei prezzi di vendita sul mercato estero, +1-2%, in un contesto in
cui l'evoluzione degli ordini dopo gli ottimi risultati del primo trimestre appare ricadere su
livelli di stazionarietà se non addirittura di riduzione.
Alimentare: in contrazione rispetto al 2000, sia la produzione sia il fatturato. L'utilizzo
impianti si è mantenuto intorno al 70% dell'intera capacità produttiva.
Una nota positiva è rappresentata dalle esportazioni, da sempre molto limitate per questo
settore che a fine anno ha superato il 14% del totale fatturato a fronte dell'8/10% circa dei
precedenti periodi.
Lievitano, con comportamenti altalenanti, i prezzi di vendita sia sul mercato interno che
sull'estero.
Gli ordini Italia, tranne che nel secondo trimestre, mostrano decrementi significativi mentre
sull'estero, dopo un inizio anno in discesa, si osserva una ripresa con segnali confortanti.
Il portafoglio ordini è, come nella natura dei processi produttivi di questo settore, inferiore
al mese.
Il quadro occupazionale, dopo una crescita a inizio anno, mostra una riduzione degli
organici.
52
EDILIZIA
Prosegue anche nel 2001, per il terzo anno consecutivo, il positivo andamento del settore
delle costruzioni sia in Emilia - Romagna, sia nella nostra provincia.
Secondo i risultati desunti dalla consueta indagine semestrale che il sistema camerale
conduce in collaborazione con Quasco si osserva un significativo aumento della
produzione per tutto l'arco dell'anno rispetto al precedente così pure come per
l'acquisizione degli ordini.
La promozione immobiliare continua a rappresentare uno degli strumenti attraverso i quali
parecchie aziende si propongono al mercato mentre il ricorso al decentramento produttivo
continua ad essere utilizzato dal 15/20% delle aziende del campione.
In questo contesto in cui si continua ad osservare un costante aumento del numero delle
imprese, oltre 9.000 quelle attive nella nostra provincia con un tasso di crescita fra i più
elevati a confronto con gli altri settori (+6,5%), il quadro occupazionale registra, già da
alcuni anni, saldi positivi
Le prospettive circa l'evoluzione futura del settore continuano a permanere favorevoli; il
clima d'opinione esprime fiducia sia per il breve che per il medio termine con
un'accentuazione per i mercati fuori dall'ambito provinciale.
53
INDUSTRIA METALMECCANICA IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIAUNITA' LOCALI ATTIVE E ADDETTI
ANNO 2001
COMUNIUNITA' LOCALI ATTIVE
numero ADDETTInumero
FABBRICAZ. PRODOTTI
IN METALLO
FABBRICAZ. MACCHINE E APPAR.
MECCANICITOTALE
FABBRICAZ. PRODOTTI
IN METALLO
FABBRICAZ. MACCHINE E APPAR.
MECCANICITOTALE
ALBINEA 46 29 75 285 235 520BAGNOLO IN PIANO 41 23 64 224 553 777BAISO 14 7 21 28 21 49BIBBIANO 63 20 83 293 135 428BORETTO 30 17 47 194 257 451BRESCELLO 48 19 67 344 697 1.041BUSANA 6 2 8 5 0 5CADELBOSCO DI SOPRA 77 24 101 329 276 605CAMPAGNOLA EMILIA 59 10 69 313 71 384CAMPEGINE 24 6 30 116 26 142CARPINETI 11 1 12 42 1 43CASALGRANDE 101 66 167 454 609 1.063CASINA 8 14 22 17 77 94CASTELLARANO 89 42 131 351 263 614CASTELNOVO DI SOTTO 33 31 64 111 187 298CASTELNOVO NE MONTI 20 7 27 39 9 48CAVRIAGO 90 45 135 443 278 721CANOSSA 23 4 27 98 34 132COLLAGNA 1 0 1 1 0 1CORREGGIO 87 82 169 627 1227 1.854FABBRICO 34 8 42 286 1278 1.564GATTATICO 32 16 48 163 92 255GUALTIERI 45 19 64 269 245 514GUASTALLA 47 29 76 254 779 1.033LIGONCHIO 2 1 3 3 0 3LUZZARA 63 35 98 533 523 1.056MONTECCHIO EMILIA 65 28 93 789 281 1.070NOVELLARA 111 33 144 912 290 1.202POVIGLIO 42 35 77 120 309 429QUATTRO CASTELLA 76 29 105 432 160 592RAMISETO 2 0 2 3 0 3REGGIOLO 44 26 70 468 560 1.028REGGIO EMILIA 547 328 875 2272 4070 6.342RIO SALICETO 42 18 60 255 136 391ROLO 25 10 35 163 23 186RUBIERA 37 49 86 162 553 715SAN MARTINO IN RIO 25 20 45 226 277 503SAN POLO D'ENZA 26 17 43 100 183 283SANT'ILARIO D'ENZA 40 24 64 558 248 806SCANDIANO 89 49 138 467 390 857TOANO 13 4 17 42 5 47VETTO 6 1 7 28 0 28VEZZANO S/CROSTOLO 31 11 42 187 126 313VIANO 18 10 28 93 128 221VILLA MINOZZO 9 0 9 14 0 14TOTALE 2.342 1.249 3.591 13.113 15.612 28.725
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
54
INDUSTRIE CERAMICHE IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA UNITA' LOCALI ATTIVE E ADDETTI
ANNO 2001
COMUNIUNITA' LOCALI
ATTIVEnumero
ADDETTInumero
ALBINEA 9 224BAGNOLO IN PIANO 5 119BAISO 10 86BIBBIANO 6 32BORETTO 6 38BRESCELLO 6 80BUSANA 0 0CADELBOSCO DI SOPRA 7 150CAMPAGNOLA EMILIA 2 24CAMPEGINE 0 0CARPINETI 8 194CASALGRANDE 82 1.545CASINA 4 8CASTELLARANO 82 2.036CASTELNOVO DI SOTTO 5 98CASTELNOVO NE’ MONTI 6 63 CAVRIAGO 9 39 CANOSSA 1 23 COLLAGNA 1 0 CORREGGIO 10 102 FABBRICO 1 10 GATTATICO 1 0 GUALTIERI 5 27 GUASTALLA 10 40 LIGONCHIO 0 0 LUZZARA 7 70 MONTECCHIO EMILIA 5 129 NOVELLARA 12 55 POVIGLIO 8 21 QUATTRO CASTELLA 9 45 RAMISETO 0 0 REGGIOLO 2 3 REGGIO EMILIA 66 205 RIO SALICETO 2 11 ROLO 0 0 RUBIERA 30 674 SAN MARTINO IN RIO 4 7 SAN POLO D'ENZA 6 27 SANT'ILARIO D'ENZA 8 45 SCANDIANO 22 561 TOANO 13 242 VETTO 2 59VEZZANO SUL CROSTOLO 6 34 VIANO 8 293 VILLA MINOZZO 5 31 TOTALE 491 7.450
Fonte: Infocamere
55
INDUSTRIE DELL’ABBIGLIAMENTO IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIAUNITA' LOCALI ATTIVE E ADDETTI
ANNO 2001
COMUNIUNITA' LOCALI ATTIVE
numero ADDETTInumero
INDUSTRIE TESSILI
INDUSTRIE CONFEZIONI TOTALE
INDUSTRIE TESSILI
INDUSTRIE CONFEZIONI TOTALE
ALBINEA 7 8 15 26 5 31BAGNOLO IN PIANO 16 27 43 74 32 106BAISO 2 0 2 2 0 2BIBBIANO 13 8 21 120 36 156BORETTO 4 2 6 23 5 28BRESCELLO 8 1 9 18 32 50BUSANA 1 0 1 3 0 3CADELBOSCO DI SOPRA 10 22 32 35 6 41CAMPAGNOLA EMILIA 26 19 45 149 65 214CAMPEGINE 3 1 4 5 0 5CARPINETI 0 3 3 0 35 35CASALGRANDE 28 2 30 127 2 129CASINA 2 2 4 3 1 4CASTELLARANO 13 2 15 54 2 56CASTELNOVO DI SOTTO 28 10 38 69 41 110CASTELNOVO NE MONTI 2 8 10 2 60 62CAVRIAGO 10 12 22 90 285 375CANOSSA 2 3 5 1 11 12COLLAGNA 0 0 0 0 0 0CORREGGIO 72 49 121 301 212 513FABBRICO 7 4 11 37 5 42GATTATICO 5 2 7 17 0 17GUALTIERI 10 7 17 21 8 29GUASTALLA 30 14 44 106 39 145LIGONCHIO 0 2 2 0 1 1LUZZARA 17 3 20 114 20 134MONTECCHIO EMILIA 9 11 20 32 5 37NOVELLARA 40 39 79 203 72 275POVIGLIO 18 25 43 25 18 43QUATTRO CASTELLA 19 18 37 48 40 88RAMISETO 0 1 1 0 1 1REGGIOLO 86 20 106 519 28 547REGGIO EMILIA 132 310 442 574 2.239 2.813RIO SALICETO 42 31 73 250 113 363ROLO 20 15 35 77 2 79RUBIERA 29 15 44 94 38 132SAN MARTINO IN RIO 31 12 43 250 18 268SAN POLO D'ENZA 10 9 19 50 17 67SANT'ILARIO D'ENZA 7 8 15 14 11 25SCANDIANO 18 21 39 41 242 283TOANO 1 3 4 0 18 18VETTO 0 2 2 0 1 1VEZZANO S/CROSTOLO 2 6 8 5 3 8VIANO 0 1 1 0 10 10VILLA MINOZZO 1 4 5 1 7 8TOTALE 781 762 1.543 3.580 3.786 7.366
Fonte: elaborazioni su dati Infocamere
56
INDUSTRIE ALIMENTARI IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIAUNITA' LOCALI ATTIVE E ADDETTI
ANNO 2001
COMUNIUNITA' LOCALI
ATTIVE numero
ADDETTI numero
ALBINEA 26 106BAGNOLO IN PIANO 16 74BAISO 5 19BIBBIANO 34 172BORETTO 12 31BRESCELLO 15 40BUSANA 5 37CADELBOSCO DI SOPRA 15 41CAMPAGNOLA EMILIA 8 19CAMPEGINE 15 73CARPINETI 13 65CASALGRANDE 29 47CASINA 10 34CASTELLARANO 20 24CASTELNOVO DI SOTTO 23 125CASTELNOVO NE’ MONTI 27 131 CAVRIAGO 20 82 CANOSSA 14 31 COLLAGNA 2 5 CORREGGIO 44 516 FABBRICO 11 96 GATTATICO 14 96 GUALTIERI 15 38 GUASTALLA 29 62 LIGONCHIO 4 6 LUZZARA 22 70 MONTECCHIO EMILIA 27 115 NOVELLARA 21 68 POVIGLIO 19 65 QUATTRO CASTELLA 42 229 RAMISETO 5 36 REGGIOLO 33 198 REGGIO EMILIA 337 1954 RIO SALICETO 9 26 ROLO 9 44 RUBIERA 20 91 SAN MARTINO IN RIO 13 38 SAN POLO D'ENZA 24 49 SANT'ILARIO D'ENZA 33 333 SCANDIANO 68 219 TOANO 10 57 VETTO 6 18VEZZANO SUL CROSTOLO 6 12 VIANO 10 12 VILLA MINOZZO 10 23TOTALE 1.150 5.627
Fonte: Infocamere
57
GLI SCAMBI CON L'ESTERO
Il contesto internazionale e nazionale
Globalizzazione, abbattimento delle barriere geografiche, liberalizzazione, diffusione di
internet: il trend imprenditoriale spinge verso nuove mete ed abbatte barriere, i mercati di
approvvigionamento e di sbocco delle merci sono in continua evoluzione e si delineano
confini sempre nuovi. Ma qual è l’orizzonte commerciale che le imprese che operano con
l’estero si sono trovate ad affrontare per il 2001?
Il saldo import-export a livello nazionale ha registrato una crescita nelle esportazioni che,
rispetto ai dati rettificati dell’anno precedente, si è attestata sul +3,5% con quasi 522.000
miliardi di lire di beni nazionali destinati alla domanda estera contro i 504.000 del 2001.
ESPORTAZIONI ED IMPORTAZIONI NELLE PROVINCE DELL’EMILIA ROMAGNAANNI 2000 E 2001
Valori in milioni di lire
PROVINCE
ESPORTAZIONI IMPORTAZIONI
ANNO 2000 ANNO 2001 VARIAZIONEANNUA ANNO 2000 ANNO 2001 VARIAZIONE
ANNUABOLOGNA 14.023.623 14.447.370 3,0% 9.233.588 9.084.835 -1,6%FERRARA 3.094.153 3.103.195 0,3% 1.142.585 1.169.761 2,4%FORLI' – CESENA 3.661.639 4.038.806 10,3% 1.963.634 2.159.116 10,0%MODENA 14.592.367 14.898.033 2,1% 5.860.377 6.134.585 4,7%PARMA 5.361.945 5.605.557 4,5% 4.782.353 4.552.866 -4,8%PIACENZA 2.194.552 2.398.341 9,3% 1.697.911 1.870.093 10,1%RAVENNA 3.500.118 3.423.621 -2,2% 4.213.427 3.984.643 -5,4%REGGIO EMILIA 9.645.495 9.983.751 3,5% 4.065.393 4.129.857 1,6%RIMINI 1.865.404 2.006.892 7,6% 648.405 640.458 -1,2%
EMILIA ROMAGNA 57.939.296 59.905.566 3,4% 33.607.673 33.726.214 0,4%
ITALIA 503.976.882 521.565.349 3,5% 500.484.168 503.575.637 0,6%
Fonte:Istat
58
Più contenuta la crescita dei beni importati in Italia provenienti dal mercato internazionale
che si sono caratterizzate per una tenuta complessiva con un saldo positivo solo per lo
0,6%: gli effetti di un anno turbolento si sono riscontrati anche nel rallentamento della
propensione delle aziende ad allargare gli orizzonti degli sbocchi commerciali.
Da 500.500 miliardi di lire dello scorso anno, che testimoniavano una crescita prossima al
24% nel corso d’anno, le importazioni per il 2001 hanno subito una brusca frenata e non
hanno superato i 504.000 miliardi di lire (+0,6%).
Per quanto riguarda l’Emilia Romagna, il trend registrato segue la crescita individuata a
livello nazionale sia per l’import che per l’export: più incisiva però anche per il 2001 la
presenza delle aziende emiliane romagnole per quanto riguarda le esportazioni che hanno
raggiunto una quota dell’11,5% del totale Italia.Gli effetti della globalizzazione hanno raffreddato anche le importazioni di carattere
regionale: in aumento solo per lo 0,4% rispetto ai precedenti 12 mesi, rappresentano una
quota parte del 6,7% dell’import nazionale.
Le esportazioni regionali sono state guidate, in termini percentuali, dalle province di Forlì-
Cesena, Piacenza e Rimini che tuttavia detengono, in valore assoluto, quote marginali del
mercato estero come indicato in tabella.
Reggio Emilia conferma la sua rilevanza nell’export regionale attestandosi al terzo posto
per volume, dopo Modena e Bologna.
Nonostante l’incremento contenuto delle importazioni dirette all’estero, Reggio Emilia
guadagna posizioni a livello regionale sulle altre province: al quinto posto in valore
assoluto nel 2000 dietro rispettivamente a Bologna, Modena, Parma e Ravenna, le
imprese reggiane hanno usufruito di un aumento di beni importati per l’1,6%, contro una
contrazione dell’import di Parma (-4,8%) e di Ravenna (-5,4%), che le ha fatto guadagnare
una posizione.
L'interscambio a Reggio Emilia
Nel corso dell’anno analizzato, nonostante le difficoltà ed i problemi già evidenziati a livello
internazionale, si sono manifestate solo modeste modificazioni rispetto alla struttura
dell’import-export di Reggio Emilia.
59
Le imprese export oriented, hanno sempre evidenziato un’elevata flessibilità e capacità di
adattamento anche durante le fasi di rallentamento delle principali economie
industrializzate ed i dati che seguono vanno proprio in questa direzione.
IMPORT – EXPORT IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA, ANNO 2001Valori in milioni di euro
IMPORTAZIONI ESPORTAZIONIMilioni di
euro% sulla
singola area% sul totale
Milioni di euro
% sulla singola area
% sul totale
Unione Europea
Altri Paesi Europei
TOTALE
1.272
417
1.689
75%
25%
100% 79,3%
2.811
671
3.482
81%
19%
100% 67,6%
Africa Settentrionale
Africa Occidentale
Africa Centrale e Orientale
TOTALE
22
22
7
51
43%
43%
15%
100% 2,4%
136
26
55
217
63%
12%
25%
100% 4,2%
America Settentrionale
America Centrale e Sud
TOTALE
67
38
105
64%
36%
100% 4,9%
564
189
753
75%
25%
100% 14,6%
Vicino e Medio Oriente
Altri Paesi dell’Asia
TOTALE
13
259
272
5%
95%
100% 12,8%
200
407
607
33%
67%
100% 11,8%
Australia e Oceania
TOTALE
14
14
100%
100% 0,6%
95
95
100%
100% 1,8%
TOTALE GENERALE 2.131 100,0% 5.154 100,0%
Fonte: elaborazioni dell’autore su dati Istat
Permane una spiccata propensione della provincia reggiana nei confronti dell’area
dell’Unione Europea che, per quanto riguarda le importazioni, assorbe da sola il 59,7%
solo in lieve flessione rispetto al 61,6% dell’anno precedente. Se si allarga l’analisi anche
agli altri paesi europei, si può notare, tuttavia, un rafforzamento di questi ultimi rispetto al
totale degli interlocutori commerciali europei.
60
Rispetto ad una quota complessiva di macro area per lo scorso anno del 78,3%, infatti, nel
corso del 2001, si è registrato un ulteriore trend di crescita che ha definito una quota
percentuale in prossimità dell’80% (79,3%).
L’analisi di questo dato tuttavia fa emergere come questo consuntivo sia il saldo tra due
differenti andamenti dal segno antitetico.
Da un lato infatti Reggio Emilia ha registrato una contrazione nelle importazioni nel corso
degli ultimi 12 mesi dai paesi della Comunità europea sia in termini percentuali che in
valore assoluto. Nel corso dell’anno oggetto d’analisi infatti si è ridimensionato il mercato
privilegiato di approvvigionamento reggiano che è passato da un import in euro di 1.302
milioni per il 2000 a 1.272 milioni per il 2001, pari rispettivamente al 79% ed al 75%
rispetto al totale dell’area europea.
Questo trend tuttavia è stato bilanciato da un sostenuto mark up di crescita delle
importazioni di beni e servizi provenienti del resto dell’Europa che dai 346 milioni di euro
dello scorso anno sono crescite di oltre il 20% raggiungendo per il 2001 i 417 milioni di
euro, conquistando così una quota pari ad un quarto del totale dell’import destinato al
mercato reggiano e proveniente dalla macro area europea.
61
Import - Export a Reggio Emilia per grandi areeAnno 2001
IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI
Le importazioni a Reggio Emilia
Guidano il flusso delle importazioni dall’area europea i minerali ed i prodotti in metallo con
una quota parte di ben il 22,3%, seguiti dagli alimentari, bevande e tabacco per il 16,9%;
forte l’attrazione per macchine ed apparecchi in metallo che caratterizzano la nostra
provincia con un segmento pari al 14,5% così come permane una stabilità negli ingressi di
prodotti chimici e di macchine elettriche.
Negli altri paesi europei il trend di crescita ha portato alla fine del 2001 a raggiungere un
valore di 417 milioni di euro contro i 346 dell’anno precedente.
Primeggiano ancora minerali e prodotti in metallo, mentre si è fatta più incisiva
l’importazione di beni di confezione ed articoli di vestiario (da 49 milioni di euro a 65,4
milioni di euro) e di estrazione di minerali che hanno superati i 57 milioni di euro a fronte
dei precedenti 50,5.
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LE IMPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA DALL’EUROPA, ANNO 2001Valori in euro
SETTORE UNIONE EUROPEA
ALTRI PAESI DELL’EUROPA
Agricoltura, caccia e pesca 31.735.571 7.519.577Estrazione di minerali 24.024.035 57.125.892Alimentari, bevande e tabacco 214.911.188 26.733.88Industrie tessili 40.074.099 35.895.886Confezione di articoli di vestiario 18.691.500 65.333.974Fabbricazione di cuoio, pelli 5.771.292 531.475Legno e prodotti in legno 45.374.934 7.734.225Pasta carta, carta, editoria 47.479.177 5.196.956Coke, raffinerie di petrolio 199.227 0Prodotti chimici 124.182.055 26.118.546Gomma e materie plastiche 28.207.256 3.696.22Minerali non metalliferi 15.542.250 7.252.764Minerali, prodotti in metallo 283.681.538 94.013.381Macchine ed apparecchi meccanici 184.245.164 48.567.612Macchine elettriche 117.848.925 19.704.401Mezzi di trasporto 67.365.400 5.210.442Altre industrie manifatturiere 9.160.994 5.994.911Altre importazioni 13.119.979 332.765TOTALE 1.271.614.587 416.962.923
Fonte: Istat
Ha risentito invece degli scossoni internazionali l’interscambio commerciale con gli Stati
Americani. Così come per il Vicino e Medio Oriente e gli altri Paesi asiatici, gli effetti della globalizzazione si sono fatti sentire anche per Reggio Emilia con un raffreddamento delle
importazioni proprio da queste aree.
Il nuovo mondo ha complessivamente accusato fra America settentrionale, Centrale e
Sud una contrazione in valore assoluto di 4 milioni di euro omogeneamente distribuite fra
le due grandi aree.
Ancora più marcata la flessione delle importazioni con gli interlocutori commerciali
dell’Asia e del Vicino e Medio Oriente: segno rosso per il 2001 per oltre 16 milioni di euro
complessivamente per questa macro area che vede tuttavia prevalere per volume gli altri
Paesi dell’Asia, con una quota del 95%, mentre gli ingressi di beni dal Medio Oriente sono
stabili al 5% del totale.
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LE IMPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA DALL’AMERICA, ANNO 2001Valori in euro
SETTOREAMERICA
SETTENTRIO-NALE
AMERICA CENTRALE E
SUDAgricoltura, caccia e pesca 1.313.431 480.030Estrazione di minerali 4.205.762 18.498Alimentari, bevande e tabacco 3.160.160 15.785.663Industrie tessili 1.024.011 713.957Confezione di articoli di vestiario 131.685 279.659Fabbricazione di cuoio, pelli 20.155 44.637Legno e prodotti in legno 1.651.429 808.205Pasta carta, carta, editoria 5.300.857 220.544Coke, raffinerie di petrolio 33.465 0Prodotti chimici 3.657.613 6.534.983Gomma e materie plastiche 487.282 11.551Minerali non metalliferi 229.844 75.278Minerali, prodotti in metallo 2.574.653 9.617.377Macchine ed apparecchi meccanici 26.667.759 1.624.506Macchine elettriche 12.452.314 1.926.835Mezzi di trasporto 2.034.875 61.872Altre industrie manifatturiere 615.880 26.777Altre importazioni 1.447.301 7.092TOTALE 67.008.482 38.237.472
Fonte: Istat
Anche se il volume complessivo delle importazioni proveniente dalle Americhe è assai
ridotto, dal 5,2% dello scorso anno al 4,9% del totale dell’import reggiano per il 2001, può
essere interessante soffermarsi su alcune caratteristiche merceologiche dei beni
internazionali provenienti dal Nuovo mondo appetiti dai reggiani.
A differenza dell’import europeo, è assolutamente marginale la quota di minerali e prodotti
in metallo mentre primeggiano le macchine e gli apparecchi meccanici con una quota che
sfiora il 40% (39,8%) sul totale del valore dei beni importati dall’America del Nord,
seguono poi gli ingressi delle macchine elettriche con il 18,6%, mentre vi è una diffusa
dispersione per gli altri beni.
Stessa situazione per le caratteristiche merceologiche dei beni acquistati dal Sud e Centro America che, se si eccettua il 41,3% di alimentari, bevande e tabacco, vede
distribuirsi la restante quota dei 38 milioni di euro fra i beni più vari.
Embrionale il dialogo commerciale con il Continente Africano che sta compiendo ancora
i primi passi per quanto riguarda gli scambi commerciali con Reggio Emilia.
LE IMPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA DALL’AFRICA, ANNO 2001Valori in euro
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SETTOREAFRICA
SETTENTRIO-NALE
AFRICA OCCIDENTA-
LE
AFRICA CENTRALE,
ORIENTALE E MERIDIONALE
Agricoltura, caccia e pesca 67.940 83.341 134.412Estrazione di minerali 1.157.084 0 56.884Alimentari, bevande e tabacco 3.007.137 14.298.906 85.408Industrie tessili 5.720.411 0 1.056.678Confezione di articoli di vestiario 5.294.023 0 2.377.225Fabbricazione di cuoio, pelli 29.683 0 16.956Legno e prodotti in legno 0 7.399.822 3.000.279Pasta carta, carta, editoria 0 0 560.681Coke, raffinerie di petrolio 0 0 0Prodotti chimici 778.300 0 13.522Gomma e materie plastiche 1.346 975 3.489Minerali non metalliferi 20.174 0 1.926Minerali, prodotti in metallo 5.934.608 11.786 785.015Macchine ed apparecchi meccanici 327.856 621.116 223.564Macchine elettriche 12.755 7.792 17.218Mezzi di trasporto 2.161 0 137.066Altre industrie manifatturiere 3.571 0 24.195Altre esportazioni 0 0 3.453TOTALE 22.357.056 22.423.740 8.497.978
Fonte: Istat
46 miliardi di euro di beni importati lo scorso anno, 51 quelli del 2001: un trend di crescita
che si rileva per le tre grandi aree in modo simmetrico e che lascia invariate le quote
commerciali per le zone geografiche africane: il 43% dei beni provengono dall’Africa Settentrionale ed altrettanti da quella Occidentale, mentre la restante quota del 15%
compete all’Africa Centrale e Orientale e Meridionale.
L’analisi dei dati in tabella fa percepire la selettività dei beni oggetto di scambio con
diverse classi merceologiche, a differenza di altri continenti, non rilevate affatto.
Il dato complessivo, infatti, si concentra sulle importazioni di un selezionato paniere
merceologico che trova specificità differenti fra le diverse zone Africane.
Ancora minerali e prodotti in metallo ma solo per l’Africa settentrionale, mentre questa
voce è quasi inesistente per le altre aree; importanti le importazioni dal Nord anche di
tessili e confezioni ed articoli di vestiario, che assommano a 11 milioni di euro per il
Settentrione, mentre sono a quota zero per l’Africa Occidentale e minoritarie nella
restante area.
Reggio Emilia, infatti, concentra le importazioni provenienti dall’Africa Occidentale per ben
il 97%, con oltre 21,5 milioni di euro, in beni che si suddividono fra due soli segmenti
merceologici: i 7,4 milioni di euro di legno e prodotti in legno e, per la restante quota, i beni
alimentari, bevande e tabacco.
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Dall’Africa Centrale, Orientale e Meridionale provengono inoltre ulteriori 3 milioni di euro
di legno e prodotti in legno, voce principale di un mercato internazionale che ancora è da
esplorare.
L’import dall’area asiatica deriva solo per il 5% dal Vicino e Medio Oriente con una
modesta quota in valore di 13 miliardi di euro, al metà dei quali derivanti dall’acquisto di
prodotto chimici.
259 i milioni di euro di merci importate da altri Paesi dell’Asia nel corso del 2001,
segnano una flessione rispetto all’anno precedente che aveva registrato 274 i milioni di
euro, ma rappresentano ben il 95% del totale delle merci provenienti dal continente
asiatico: prevale l’arrivo di merci quali macchine elettriche, apparecchi meccanici, prodotti
chimici, metalli e prodotti in metallo.
LE IMPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA DAL VICINO E MEDIO ORIENTE EDAGLI ALTRI PAESI DELL’ASIA, ANNO 2001
Valori in euro
SETTORE VICINO E MEDIO ORIENTE
ALTRI PAESI DELL’ASIA
Agricoltura, caccia e pesca 169.522 445.763Estrazione di minerali 298.043 405.226Alimentari, bevande e tabacco 301.057 9.293.735Industrie tessili 17.016 18.995.389Confezione di articoli di vestiario 11.578 19.052.717Fabbricazione di cuoio, pelli 0 7.309.998Legno e prodotti in legno 866 514.452Pasta carta, carta, editoria 1.660 1.444.171Coke, raffinerie di petrolio 0 0Prodotti chimici 6.112.721 26.674.428Gomma e materie plastiche 487.470 6.824.907Minerali non metalliferi 452.321 4.634.148Minerali, prodotti in metallo 3.755.406 22.685.855Macchine ed apparecchi meccanici 284.033 49.431.158Macchine elettriche 458.438 72.451.319Mezzi di trasporto 38.715 12.004.332Altre industrie manifatturiere 252.494 6.682.702Altre esportazioni 865 407.435TOTALE 12.642.214 259.257.743
Fonte: Istat
Il nuovissimo mondo rappresenta ancora un mercato residuale per le imprese reggiane e i
dati confermano una certa difficoltà nel decollo imprenditoriale: i 14 milioni di euro
rappresentano una quota inferiore all’unità del totale dei beni in ingresso in provincia e
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imputabili per il 63% alle sole derrate alimentari ed alle bevande provenienti dall’Australia e dall’Oceania.
LE IMPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA DALL'AUSTRALIA E OCEANIA,ANNO 2001Valori in euro
SETTORE AUSTRALIA E OCEANIA
Agricoltura, caccia e pesca 836.994Estrazione di minerali 116.089Alimentari, bevande e tabacco 8.703.684Industrie tessili 55.679Confezione di articoli di vestiario 0Fabbricazione di cuoio, pelli 0Legno e prodotti in legno 1.002Pasta carta, carta, editoria 0Coke, raffinerie di petrolio 0Prodotti chimici 866.801Gomma e materie plastiche 0Minerali non metalliferi 6.927Minerali, prodotti in metallo 2.444.730Macchine ed apparecchi meccanici 670.122Macchine elettriche 27.547Mezzi di trasporto 88.092Altre industrie manifatturiere 71.828Altre esportazioni 1.321TOTALE 13.890.823
Fonte: Istat
Le esportazioni da Reggio Emilia
La realtà delle esportazioni per Reggio Emilia è assai significativa e gli effetti della
globalizzazione, che per il 2001 hanno prevalso nell’accezione più negativa a causa delle
tensioni internazionali, hanno solo rallentato un trend che però ha continuato la sua
crescita: +15,8% il saldo dello scorso anno, +3,5% la crescita per il 2001.
5.154 il volume in milioni di euro delle merci in ingresso per l’anno analizzato, due volte e
mezzo rispetto al totale delle merci importate.
Perde proporzionalmente peso l’Europa non solo in termini relativi ma anche assoluti.
L’export reggiano destinato al Vecchio Continente infatti è sceso dal 69,3% al 67,6% del
totale, ma, più specificamente, sono i Paesi dell’Unione Europea che accusano una
contrazione dall’83% del 2000 all’81% del 2001.
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Il mark up di crescita infatti a livello generale, è stato disatteso proprio da questa area che
ha rilevato una riduzione in volume dai 3.459 milioni di euro dello scorso anno ai 3.482 del
2001.
L’Europa, come esprimono chiaramente i dati, resta ovviamente leader in termini
commerciali ma si tratta di una fase di stand by che merita di essere tenuto sotto
osservazione per l’imprenditoria reggiana.
LE ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA IN EUROPA, ANNO 2001Valori in euro
SETTORE UNIONE EUROPEA
ALTRI PAESI DELL’EUROPA
Agricoltura, caccia e pesca 3.980.711 1.143.744Estrazione di minerali 5.559.619 374.931Alimentari, bevande e tabacco 183.559.483 20.012.837Industrie tessili 191.887.678 67.879.857Confezione di articoli di vestiario 177.553.280 64.109.193Fabbricazione di cuoio, pelli 10.082.946 8.852.021Legno e prodotti in legno 12.358.319 1.056.889Pasta carta, carta, editoria 32.687.235 4.079.204Coke, raffinerie di petrolio 36.201 101.872Prodotti chimici 97.526.152 24.514.317Gomma e materie plastiche 56.160.793 20.190.661Minerali non metalliferi 341.506.930 100.530.350Minerali, prodotti in metallo 331.531.319 53.677.048Macchine ed apparecchi meccanici 1.039.079.490 221.358.918Macchine elettriche 185.310.932 38.907.866Mezzi di trasporto 74.916.984 28.056.717Altre industrie manifatturiere 56.264.132 16.663.354Altre esportazioni 11.305.599 53.127TOTALE 2.811.307.812 671.562.914
Fonte: Istat
La netta segmentazione del mercato di sbocco europeo è testimoniato dal dato per cui il
40% dei beni esportati riguarda il solo settore delle macchine ed apparecchi meccanici e
d'altronde il distretto meccanico di Reggio Emilia è noto in tutto il mondo.
Unitamente al settore dei prodotti metallici, infatti, questo settore fa raggiungere alla
metalmeccanica una specializzazione delle esportazioni che sfiora una quota pari alla
metà (49%) dei beni diretti ai Paesi UE e supera il 47% del totale Europa.
Sono poi pari al 12% del volume, poi, i prodotti ceramici destinati a questa area.
La seconda area per interesse commerciale di Reggio Emilia è l’America, che per le
esportazioni non ha risentito delle limatura al ribasso effetto dei problemi internazionali che
abbiamo menzionato precedentemente per l’import.
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Il nuovo mondo infatti è complessivamente cresciuto nel corso del 2001 e dai 701 miliardi
di euro dell’anno precedente si è assestato a 753 miliardi di euro, anche se l’incremento è
dovuto prevalentemente ad una accelerazione del flusso dei beni destinati all’area centro-
meridionale.
Si conferma il trionfo della metalmeccanica con un segmento del 55% per l’America del
nord e del 68% per il centro-sud, la ceramica, mercato residuale per l’area meridionale,
conquista oltre il 19% del mercato dei beni destinati al nord.
LE ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA IN AMERICA, ANNO 2001Valori in euro
SETTOREAMERICA
SETTENTRIO-NALE
AMERICA CENTRALE E
SUDAgricoltura, caccia e pesca 1.108.478 474.701Estrazione di minerali 25.240 50.420Alimentari, bevande e tabacco 40.697.528 6.658.266Industrie tessili 6.337.189 2.477.447Confezione di articoli di vestiario 43.454.498 5.429.106Fabbricazione di cuoio, pelli 999.543 203.234Legno e prodotti in legno 1.626.282 246.335Pasta carta, carta, editoria 707.660 114.896Coke, raffinerie di petrolio 0 1.726Prodotti chimici 4.436.578 11.729.412Gomma e materie plastiche 3.958.967 1.654.007Minerali non metalliferi 107.618.100 6.938.675Minerali, prodotti in metallo 10.977.817 7.947.730Macchine ed apparecchi meccanici 297.625.907 120.764.360Macchine elettriche 21.016.324 10.192.709Mezzi di trasporto 11.538.451 9.972.006Altre industrie manifatturiere 11.434.066 3.728.755Altre esportazioni 29.371 3.350TOTALE 563.592.008 188.587.143
Fonte: Istat
Il flusso delle esportazioni destinate all’Africa, permane assai modesto anche se in
crescita per il 2001. Il dialogo commerciale comincia ad intensificarsi soprattutto per l’area
nord – occidentale, mentre l’Africa Centrale ed Orientale mantengono le stesse quote di
mercato.
Il settentrione potenzia infatti la sua quota portandosi al 63% del totale del continente che,
ancora una volta, apprezza soprattutto i prodotti reggiani del distretto meccanico e pari al
66% dell’export d’area; questo segmento guadagna quote anche nell’area di centro-est
che guadagna oltre il 75% del valore dei beni esportati.
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LE ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA IN AFRICA, ANNO 2001Valori in euro
SETTOREAFRICA
SETTENTRIO-NALE
AFRICA OCCIDENTA-
LE
AFRICA CENTRALE,
ORIENTALE E MERIDIONALE
Agricoltura, caccia e pesca 552.656 0 83.033Estrazione di minerali 82.091 34.895 0Alimentari, bevande e tabacco 359.651 229.646 464.325Industrie tessili 4.842.732 16.237 2.351.523Confezione di articoli di vestiario 4.466.777 105.536 459.216Fabbricazione di cuoio, pelli 74.114 3.674 13.934Legno e prodotti in legno 190.630 0 215.636Pasta carta, carta, editoria 483.137 44.446 146.988Coke, raffinerie di petrolio 64.809 0 786Prodotti chimici 9.468.802 1.336.382 2.151.123Gomma e materie plastiche 1.369.138 299.652 436.114Minerali non metalliferi 6.385.928 3.250.873 3.598.648Minerali, prodotti in metallo 16.323.644 1.755.476 16.768.899Macchine ed apparecchi meccanici 74.204.626 6.029.252 24.172.889Macchine elettriche 6.114.211 347.185 2.217.482Mezzi di trasporto 8.250.823 946.428 1.279.555Altre industrie manifatturiere 2.774.776 293.878 551.057Altre esportazioni 1.162 1.032 0TOTALE 136.009.715 14.694.60 54.911.214
Fonte: Istat
Continua la conquista dei paesi asiatici da parte delle imprese reggiane: la tendenza alla
crescita lenta ma continua trova conferma anche nei dati 2001 con una quota di mercato
d’area che sale all’11,7% del complesso dell’export nell’anno, rispetto al 10,8% dei 12
mesi precedenti.
Conferma dei prodotti della metalmeccanica e della ceramica per l’area del Vicino e Medio
Oriente ed a cui, per gli altri Paesi dell’Asia, si affiancano i beni di confezione di articoli di
vestiario.
Australia ed Oceania, come detto per le importazioni, completano il panorama
commerciale, mantenendo una posizione residuale che non riesce a decollare neppure
per il 2001 per i prodotti in uscita dal mercato reggiano: 95 milioni di euro che confermano
la stessa quota di mercato dell’export reggiano dell’anno precedente e pari all’1,8%.
LE ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA NEL VICINO E MEDIO ORIENTE EDAGLI ALTRI PAESI DELL’ASIA, ANNO 2001
Valori in euro
SETTORE VICINO E MEDIO ALTRI PAESI
70
ORIENTE DELL’ASIA Agricoltura, caccia e pesca 9.879 76.452Estrazione di minerali 131.411 18.674Alimentari, bevande e tabacco 2.159.208 7.749.270Industrie tessili 3.431.838 13.550.064Confezione di articoli di vestiario 7.464.611 118.209.762Fabbricazione di cuoio, pelli 603.546 1.356.540Legno e prodotti in legno 8.977 80.137Pasta carta, carta, editoria 412.384 1.050.895Coke, raffinerie di petrolio 0 0Prodotti chimici 11.608.840 28.840.126Gomma e materie plastiche 3.068.330 2.394.226Minerali non metalliferi 26.299.262 18.452.905Minerali, prodotti in metallo 15.230.503 10.563.252Macchine ed apparecchi meccanici 104.309.657 167.392.401Macchine elettriche 11.771.906 13.787.401Mezzi di trasporto 5.324.103 18.685.825Altre industrie manifatturiere 8.028.434 4.891.371Altre esportazioni 35.739 8.410TOTALE 199.898.637 407.107.720
Fonte: Istat
LE ESPORTAZIONI DELLA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA IN AUSTRALIA E OCEANIA, ANNO 2001Valori in euro
SETTORE AUSTRALIA E OCEANIA
Agricoltura, caccia e pesca 183.073Estrazione di minerali 6.447Alimentari, bevande e tabacco 4.778.661Industrie tessili 3.617.401Confezione di articoli di vestiario 723.390Fabbricazione di cuoio, pelli 121.404Legno e prodotti in legno 27.469Pasta carta, carta, editoria 86.231Coke, raffinerie di petrolio 775Prodotti chimici 835.295Gomma e materie plastiche 281.701Minerali non metalliferi 10.767.870Minerali, prodotti in metallo 1.051.544Macchine ed apparecchi meccanici 66.608.388Macchine elettriche 2.270.669Mezzi di trasporto 2.333.236Altre industrie manifatturiere 1.685.672Altre esportazioni 0TOTALE 95.379.234
Fonte: Istat
IL MERCATO DEL LAVORO: LA SITUAZIONE E LE SPINTE INNOVATIVE
Il quadro congiunturale
71
Il quadro congiunturale del mercato del lavoro relativamente al 2001, delinea un trend in
continuità con il passato, con un andamento della forbice fra le forze di lavoro e le non
forze di lavoro che lentamente sta colmando il suo gap a livello nazionale.
Le forze di lavoro italiane infatti stanno lentamente crescendo anche se per il 2001 si è
registrato un rallentamento nelle performance di crescita che è stata pari al +0,88%
assestandosi su di un saldo di 23.782 migliaia di persone.
Per contro vi è stata una parallela contrazione delle non forze di lavoro che si sono
ulteriormente contratte dello 0,2% assestandosi a 25.302 migliaia.
Per l’Emilia Romagna così come per Reggio Emilia le caratteristiche del mercato del
lavoro sono assai differenti, con una netta ed auspicabile prevalenza delle forze di lavoro sulle persone in età lavorativa (cioè fra i 15 ed i 64 anni) e non lavorativa (oltre i 65 anni)
che formano le non forze di lavoro.
Il 96,2%% delle forze di lavoro in Emilia Romagna è formato da parsone occupate,
percentuale che si eleva al 97,3% per la provincia di Reggio Emilia.
In Italia il 61,1% delle forze lavoro ed il 62,5% degli occupati è rappresentato dall’universo
maschile, si omogeneizzano invece i segmenti distinti per sesso con riferimento all’area
regionale e provinciale: si scende infatti al 56,6% dei maschi attivi come forza lavoro per
l’Emilia Romagna, valore che si riduce ulteriormente per Reggio Emilia al 56,3%.
FORZE DI LAVORO E NON FORZE DI LAVORO A REGGIO EMILIA, EMILIA ROMAGNA E ITALIA
MEDIA ANNO 2001
FORZE DI LAVORO NON FORZE DI LAVORO2000 2001 2000 2001
REGGIO EMILIA 219.000 231.000 175.000 175.000EMILIA ROMAGNA 1.826.000 1.865.000 1.653.000 1.652.000ITALIA 23.575.000 23.782.000 25.342.000 25.302.000
Fonte: Istat
Anche per gli occupati si rileva un andamento analogo : sono maschi mediamente il 57,3%
in regione ed il 57,1% in provincia.
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Nonostante la fase di stallo economica, quindi, l’occupazione complessiva continua a crescere, anche se ad un ritmo più rallentato rispetto all’anno precedente. Nelle grandi imprese tuttavia si rilevano segnali in controtendenza, con una contrazione dei posti di lavoro che per il gennaio 2002 è stato di 37 mila posti in meno rispetto al gennaio dell’anno precedente.Il dato negativo principale deriva principalmente dalla grande industria che segna 32 mila
posti in meno e che vede perdurare la riduzione del numero degli addetti del settore.
Nei servizi invece il calo degli occupati, al gennaio 2002, è stato di 5.000 unità, pari ad una
flessione del 4%: la caduta peggiore negli ultimi tre anni.
La maggiore riduzione dei posti di lavoro, secondo l’Istat, è stata registrata in Italia nella produzione di energia elettrica, gas e acqua con un -10,7%: tale riduzione si deve alla ristrutturazione in corso ormai da tempo, che ha spinto molti lavoratori al pensionamento. Ma diminuzioni di forte entità emergono anche dalle raffinerie di petrolio (6,5%), e dai mezzi di trasporto: - 5,7%.Nei servizi invece la riduzione dei posti è stata registrata per i trasporti e le comunicazioni
(-3,9%). Buoni risultati, al contrario, arrivano dalle attività professionali e imprenditoriali
(+8,4%), dagli alberghi e ristoranti (+7%), dal commercio e riparazioni (+6,2%).
Gli ammortizzatori sociali hanno rappresentato un argomento molto discusso e partecipato
nel corso dell’andamento degli ultimi mesi dell’anno. Può essere perciò interessante
l’analisi della situazione nazionale con particolare riferimento all’andamento nel corso del
2001 ed alla previsione per l’anno successivo.
I dati in tabella mostrano le principali leve degli ammortizzatori sociali: fra esse innanzitutto
emerge la Cassa integrazioni che comprende le voci relative non solo alla cassa
integrazione ordinaria dell’industria ma anche degli edili e delle aziende lapidee, oltre al
trattamento sostitutivo per l’agricoltura. Fra questi comparti, tuttavia riveste principale
importanza l’istituto industriale che da solo con i suoi 1.726 milioni di euro rappresenta il
l’81,3% dell’intera cassa integrazione, seguito a distanza dal 16,2% degli edili, mentre la
restante quota supera di poco l’unità sia per le aziende lapidee (1,2%) che per l’agricoltura
(1,3%).
Sono oltre 2.700 milioni di euro, invece, i contributi per la disoccupazione ordinaria, a
fronte di prestazioni di oltre 1.000 milioni di euro inferiori (e precisamente pari a 1.719
milioni di euro).
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La voce principale resta tuttavia l’”assistenza” in cui convergono contributi e prestazioni
per la disoccupazione straordinaria, Cigs straordinaria e mobilità, a totale carico dello
Stato e pari per il 2001 a complessivi 3.072 miliardi di euro.
AMMORTIZZATORI SOCIALI: CONTRIBUTI E PRESTAZIONI IN ITALIAANNO 2002: stime
Valori in milioni di euro
AMMORTIZZATORI CONTRIBUTI PRESTAZIONI
Cassa integrazione 2.177,7 2915
Disoccupazione ordinaria 2.793,0 1.763,0
Assistenza 2.645,0 2.645,0
TOTALE 7.615,7 4.699,5
Fonte: elaborazioni su dati INPS
Per il 2002 le previsioni sono orientate alla individuazione di un decremento dei contributi
complessivi del 3,6% che li ridurrebbe a 7.615,7 miliardi di euro, a fronte di una
contrazione del 7,1% delle prestazioni.
Il contesto e le necessità del mercato del lavoro
Nonostante le difficoltà emerse a livello internazionale negli ultimi mesi, le aziende italiane
pensano positivo e vogliono investire sulle risorse umane: è quanto emerge anche
dall’ultimo rapporto Excelsior realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Ministero
del Lavoro.
Le previsioni per il 2002 vedono un incremento dell’occupazione in Italia con una stima di
324 mila nuove assunzioni corrispondenti ad un saldo positivo fra numero di entrate e
numero di uscite dal mercato del lavoro. La crescita dell’occupazione sarà dunque del
3,2%.
L’incremento della disponibilità dei posti di lavoro vede tuttavia una distribuzione regionale
differente rispetto al passato ed i tassi di crescita più elevati sono segnati da regioni del
sud quali Molise e Basilicata con un +5,3%, seguite dalla Sardegna (+5,2%) e da
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Basilicata, Puglia e Sicilia, tutte con saldo positivo al 4,7%, la classifica per regioni vede
poi seguire l’Abruzzo (+4,3%), l’Umbria (+4,0%), le Marche e la Campania entrambe a
+3,9%.
Le previsioni di crescita occupazionale, rilevano invece che regioni tradizionalmente
trainanti occupano la parte più bassa della classifica regionale: Veneto e Toscana si
collocano al +3,3%, mentre al di sotto della media nazionale troviamo l’Emilia Romagna ed il Friuli Venezia Giulia (con un +3,1%), il Trentino, +2,8, la Liguria (+2,6%), la
Lombardia ed il Lazio (+2,5%), il Piemonte (+1,9%) e la Valle d’Aosta (+1,8%).
Il turn over tra entrate ed uscite nel mercato del lavoro vedrà trainare la nuova domanda
soprattutto da parte delle imprese al di sotto dei 50 dipendenti, che assorbiranno il 60%
delle nuove assunzioni. Questi lavoratori, inoltre, per il 44% entreranno in micro imprese
con meno di 10 addetti, sarà perciò la piccola impresa a sostenere la crescita
occupazionale del prossimo futuro.
Forse è proprio la capacità di adattamento alle turbolenze del mercato ed alle crisi che
pone le piccole imprese come realtà dinamica e fondamentale per l’economia italiana.
Pur registrando infatti anche molti “detrattori” che indicano proprio le piccole imprese
come elemento strutturale di debolezza dell’economia italiana, il momento di congiuntura
sfavorevole della grande impresa ripropone il dilemma se esse forse non siano elemento
di forza più che non di debolezza.
Il totale delle assunzioni previste a livello nazionale per il 2002 è di 685.888 unità e
l’indagine indica che le figure professionali richieste saranno, come mostra il grafico, per il
30% delle nuove assunzioni pari a 205.000 lavoratori, impiegati esecutivi ed addetti alle
vendite ed ai servizi per le famiglie e per il 38,8% operai specializzati e conduttori di
impianti e macchine stimati complessivamente in oltre 266.000 persone.
Continua anche la necessità di impiegati con elevata specializzazione e tecnici classificati,
nel rapporto citato, con i dirigenti e valutati con un potenziale di crescita di 120.000
professionalità pari al 17,5% dei nuovi assunti; il restante 13,7%, pari a 94.000 unità,
riguarda il profilo professionale di personale non qualificato.
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Ma quali sono i settori che presentano le maggiori opportunità?
Prevale il settore delle costruzioni, che già da alcuni anni si distingue per vivacità
occupazionale sia a livello nazionale che locale, con 87 mila previsioni di occupazione;
segue a notevole distanza l’ambito dell’ospitalità legato alla vocazione turistica che
caratterizza prevalentemente le aree con tale specificità con oltre 63.000 potenziali
assunzioni.
Continua il suo ruolo di importante recettore di assunzioni il terziario nell’aspetto più
specifico dei servizi alle imprese con 46.400 nuove entrate previste per il 2002 a livello
nazionale.
Oltre 100.000 i posti previsti in tre ampi settori industriali quali le industrie meccaniche e
dei mezzi di trasporto, le industrie dei metalli, e quelle tessili, dell’abbigliamento e delle
calzature: omogeneamente distribuite le previsioni di nuovi lavoratori come indicato in
tabella.
Dal rapporto Excelsior, infine, emerge anche come gli imprenditori sono intenzionati nel
corso del 2002 ad assumere lavoratori immigrati fino ad una quota pari al 24% delle nuove
assunzioni previste, contro il 20% del 2001.
L’esigenza di assumere oltre 600.000 persone nel corso dell’anno, infatti, potrà essere
soddisfatta da un notevole flusso di nuove leve, di stranieri, ma anche di disoccupati
giovani, donne e di lavoratori disponibili a spostamenti dal sud verso il nord d’Italia, magari
incentivati da accordi territoriali con gli imprenditori per favorirne l’accesso a
professionalità più elevate.
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LE OPPORTUNITA’ NEI SETTORI
AMBITI DI ATTIVITA’LE ENTATE
PREVISTE PER IL 2002
(Valori assoluti)
Costruzioni 86.739Alberghi, ristoranti, servizi turistici 63.229Servizi operativi alle imprese 46.402Industrie meccaniche e mezzi di trasporto 36.243Industrie dei metalli 35.713Industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature 32.514Commercio al dettaglio di prodotti alimentari 31.273Altri servizi alle persone 25.971Sanità e servizi sanitari privati 22.713Industrie del legno e del mobile 18.200
Fonte: Unioncamere-Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior 2002
Il mercato del lavoro a Reggio Emilia
I dati definitivi sull’andamento delle caratteristiche del mercato del lavoro a Reggio Emilia
ci confortano del perdurare del tend positivo che sta collocando la provincia verso la
conferma di un tasso di disoccupazione fisiologico .
I dati sulla conferma di crescita del tasso di attività e del tasso di occupazione meritano di
essere affiancati, al fine di completare il quadro di riferimento, quelli relativi ai non
occupati.
IL MERCATO DEL LAVORO A REGGIO EMILIA, IN EMILIA ROMAGNA E IN ITALIAANNO 2001
REGGIO
EMILIA
EMILIA
ROMAGNA ITALIA
TASSO DI ATTIVITA’ 57,0% 53,0% 48,5%
TASSO DI OCCUPAZIONE 55,8% 51,0% 43,8%
TASSO DI DISOCCUPAZIONE TOTALE 2,2% 3,8% 9,5%
TASSO DI DISOCCUPAZIONE FEMMINILE 4,0% 5,3% 13,0%
Fonte: Istat
Nota: Tasso attività = FL/ Popolaz .>15 anni; asso di occupazione =Occupati/ Popolaz >15 anni;
Tasso di disoccupazione = Persone in cerca di lavoro/ FL
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Il tasso di disoccupazione totale, infatti, per l’Emilia Romagna si è ulteriormente
contratto dal 4% dello scorso anno al 3,8% del 2001, e, per Reggio Emilia, dal 2,8% ci si
è assestati al 2,2%.
Lo spread è tuttavia meno favorevole per la componente femminile, che pur confermando
anch’esso la tendenza alla riduzione, ha visto una modifica più contenuta: a livello
regionale dal 5,7% è sceso al 5,3% dell’anno analizzato, mentre, per la provincia reggiana,
si è passati dal 4,4% al 4,0%.
Il lavoro interinale e la situazione in Emilia Romagna
Il lavoro interinale è stato introdotto in Italia con la Legge 196 del 1997, inserita nel
cosiddetto “pacchetto Treu”, ed è divenuta operativa l’anno successivo, anche se, negli
Stati Uniti, ha fatto la sua comparsa già a partire dal 1940.
Il lavoro “in affitto” è un contratto trilaterale tra un lavoratore, un’agenzia di lavoro interinale
ed un’azienda ospitante.
La persona viene regolarmente assunta dall’agenzia, ma materialmente opera e lavora
presso una azienda, ricevendo, di volta in volta, il trattamento economico e
l’inquadramento del lavoratore che sostituisce.
Non esistendo esclusività di rapporto, inoltre, il lavoratore può proporsi a diverse agenzie e
sottoscrivere contratti di lavoro successivi con realtà differenti.
Il contratto collettivo nazionale di riferimento è quello dell’azienda presso la quale lavora, e
non dell’agenzia di lavoro temporaneo.
Ai sensi della legge che regola il lavoro temporaneo, inoltre, il lavoratore assunto da
un’agenzia di lavoro interinale può essere assunto a tempo determinato, se riguarda il solo
periodo di prestazione presso la società utilizzatrice, oppure potrebbe essere assunto
stabilmente a tempo indeterminato, anche se questo rappresenta un caso assai più raro.
I rapporti fra l’agenzia e l’azienda ospitante, poi, sono tali per cui alla prima compete
l’erogazione dello stipendio e dei contributi al lavoratore, mentre alla seconda compete la
definizione di un contratto di fornitura con l’agenzia di lavoro interinale, alla quale
riconosce anche un compenso per l’attività di mediazione.
Al fine di una corretta valutazione dei dati risultanti dell’indagine sul campo effettuata
nell’ambito della provincia di Reggio Emilia, inoltre, occorre sottolineare come il lavoratore
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interinale non debba pagare alcuna quota per potere entrare nell’archivio della società di
lavoro interinale né lasciare anch’egli una percentuale sulla retribuzione percepita in
quanto le spese sostenute dell’agenzia sono totalmente a carico dell’azienda.
Una ricerca de Il Sole 24 Ore ipotizzava una crescita potenziale per il 2010 per l’Italia, al
tasso annuo composto, che oscillava fra il 35 ed il 43%, contro una media europea di
crescita, alla stessa data, del 9%. Si stimava inoltre una conversione in mansioni non
temporanee, quali i contratti permanenti o a termine, dopo un anno in Europa in media nel
43% dei casi.
A completare l’analisi sulle sfaccettature della complessità organizzativa che è richiesta
alle imprese, concorre anche l’esito di un’indagine svolta dall’Istat nel periodo luglio 2001-
febbraio 2002 riguardante l’apparato organizzativo delle imprese con 1-99 addetti.
Fra i vari aspetti oggetto d’analisi vi è la percentuale di imprese che hanno fatto ricorso a
personale esterno, con riferimento all’anno 2000.
Si piò osservare come vi sia un’omogenea tendenza a far ricorso a personale esterno in
modo crescente all’aumentare della dimensione media dell’azienda e questo per tutte le
tipologie di collaborazioni analizzate.
Come mostra la tabella, prevale, con una media del 12,9%, il ricorso ormai tradizionale
alle competenze specifiche dei liberi professionisti, mentre sono ormai rilevanti anche i
rapporti stabili da parte delle aziende con collaboratori coordinati continuativi, pari al 4,5%
sul totale dell’universo osservato.
La quota percentuale di imprese che dichiarano di fare ricorso ai lavoratori interinali è
ancora minoritaria (1,2%), ma la disaggregazione per classe di addetti ci permette di
individuare un trend di crescita molto più accelerato rispetto alle altre voci.
Rispetto al confronto con le collaborazioni coordinate, infatti, nel segmento 1-2 addetti vi è
una presenza insignificante di lavoratori interinali (0,2%) a fronte del 2,7% di collaborazioni
coordinate continuative. Se tuttavia si prosegue il confronto anche per le restanti classi di
addetti, si può notare come il gap si vada via via a ridurre fino ad arrivare per le aziende
con 50-99 addetti al ricorso a lavoratori interinali nel 33% dei casi ed a collaborazioni nel
35%.
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COMPLESSITA’ ORGANIZZATIVA E COMPORTAMENTI DELLE IMPRESECON MENO DI 100 ADDETTI IN ITALIA PER CLASSI DI ADDETTI
(valori in percentuale)
ASPETTI ORGANIZZATIVI
CLASSE DI ADDETTI
1-2 3-9 10-19 20-49 50-99 TOTALEPercentuale di imprese che hanno:Fatto ricorso a personale esterno di cui: 13,2 30,3 48,8 60,7 76,5 18,0- liberi professionisti (prestazioni fatturate) 9,3 22,1 35,0 43,9 54,6 12,9- collaboratori coordinati e continuativi 2,7 8,4 15,9 25,3 35,4 4,5- lavoratori interinali
0,2 2,5 9,0 19,0 32,6 1,2- altre tipologie a titolo oneroso
3,6 6,3 8,9 9,3 11,4 4,3Effettuato ricerca di personale
3,2 22,7 46,1 56,1 69,1 8,7Accordi di collaborazione con altre imprese 6,8 12,1 18,6 21,1 28,2 8,3Nota:
il campo di osservazione è costituito dalle imprese con meno di 100 addetti operanti nel settore dell’industria e dei servizi con esclusione dell’intermediazione monetaria e finanziaria, delle assicurazioni e dei fondi pensione
Fonte: Istat, Elaborazioni sul modulo Multiscopo della indagine sulle piccole e medie imprese (1-99 addetti) (dati provvisori). Il dato è riferito alla fine del primo semestre 2001
La rilevanza del fenomeno può essere tuttavia meglio compresa dall’analisi dei valori
assoluti che ancor meglio dimostrano come il lavoro interinale in questi ultimi anni si sia
dimostrato una strumento in grado di dare alle imprese un notevole valore aggiunto in
termini di flessibilità e di capacità di adattamento alle spinte esogene ed endogene del
mercato.
Per l’Emilia Romagna, infatti, i dati dell’Agenzia Lavoro mostrano nell’ultimo rapporto una
crescita esponenziale negli ultimi anni e, per l’anno 2000 ha raggiunto le 26.400 unità di
lavoratori interinali.
La realtà regionale vede una netta prevalenza dei lavoratori coinvolti in questa tipologia di
contratto nell’ambito manifatturiero: le imprese che poi hanno assunto direttamente i
lavoratori temporanei sono quasi 8.400 e di queste 5.200 operano nel settore
manifatturiero.
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Fonte: Agenzia Emilia-Romagna Lavoro, anno 2000, ultimo dato disponibile
Reggio Emilia: gli esiti di una ricerca sul campo sul lavoro interinale
Nella provincia di Reggio Emilia operano 26 diverse società di lavori interinale, che vedono
dislocate sul territorio reggiano 29 strutture. A livello regionale, sulla base dei dati del
rapporto dell’Agenzia Emilia-Romagna Lavoro, sono state censite 72 diverse agenzie a cui
sono riconducibili 743 strutture di lavoro interinale.
Sia le agenzie che le filiali di lavoro temporaneo che hanno sede in provincia di Reggio
Emilia, sono concentrate per la larga maggioranza nel Capoluogo: qui hanno sede oltre
l’80% delle attività mentre in ciascuno dei comuni di Castelnovo Monti, Montecchio e
Scandiano risulta attiva una sola agenzia, e due a Guastalla.
A livello regionale, poi, è stato rilevato statisticamente sul totale di oltre 49.000 contratti
censiti, come gli incarichi di lavoro temporaneo vedano una prevalenza di richieste di
operaio generico, che rappresenta da solo quasi un terzo delle qualifiche richieste.
Seguono le “missioni” di lavoro interinale assegnate come addetto alla manutenzione e
produzione per oltre il 10% e, per l’8%, gli impiegati d’ordine.
La Camera di Commercio di Reggio Emilia ha predisposto un’indagine sul campo per
definire caratteristiche, intensità e prospettive del lavoro interinale nell’ambito dei confini
provinciali.
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E’ stato predisposto un questionario che è stato inviato all’universo delle agenzie operanti
a Reggio Emilia al fine di rilevarne le caratteristiche qualitative e quantitative di stock al 31
dicembre 2001 e le tendenze congiunturali per i primi mesi del 2002.
Sulla base delle informazioni disponibili operano in provincia circa una trentina di società
di lavoro temporaneo che vedono dislocarsi sul territorio prevalentemente nel comune
Capoluogo, in cui trovano sede 26 delle 29 agenzie attive.
Si può osservare, dai dati in tabella e dagli esiti dei questionari, come presumibilmente la
presenza di filiali di società di lavoro interinale in qualche comune di maggiore
dimensione, rappresenti una sorta di terminale per fare convergere dati, informazioni e
opportunità lavorative dalle filiali alla sede principale delle agenzie che è sempre nel
Capoluogo.
L’analisi delle risposte dell’indagine permette di potere individuare una fotografia fedele e
approfondita della situazione per Reggio Emilia.
I questionari che sono ritornati completamente esaustivi degli aspetti indagati, circa una
ventina, rappresentano una campionatura significativa sia in termini di distribuzione
territoriale che dimensionale.
LE AGENZIE DI LAVORO INTERINALE A REGGIO EMILIA
COMUNEAGENZIE INTERINALI
numero di filiali
AGENZIE INTERINALI numero
di agenzie
REGGIO EMILIA 24 21
CASTELNOVO MONTI 1 1
GUASTALLA 2 2
MONTECCHIO 1 1
SCANDIANO 1 1
TOTALE 29 26 Fonte: CCIAA di Reggio Emilia
Dalle elaborazioni sintetiche emerge come il numero medio dei curricula posseduti da ogni
filiale di lavoro temporaneo sia di circa 840 unità al 31 dicembre 2001 e che per tutte le
filiali i primi mesi del 2002 ci sia stato un rafforzamento delle posizioni e della credibilità di
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questo strumento da parte dei lavoratori, testimoniato da una crescita omogenea e diffusa
del numero dei curricula che, mediamente, è aumentato a 1.079 unità.
Generalmente, poi, si ha una segmentazione per sesso che, se si eccettuano pochi casi,
vede una certa prevalenza delle lavoratrici donne sui lavoratori maschi ma che, vista la
variabilità del fenomeno, non è rilevante individuare statisticamente.
Il trend di crescita nel numero dei curricula a disposizione al 31 marzo 2002 delle società,
segue un’omogenea armonica crescita dei lavoratori distinti per sesso nello stesso
periodo.
Si è anche cercato di sondare le caratteristiche di nazionalità dei lavoratori e ne è
emerso che pur registrando una certa difformità fra le diverse realtà, si registra una
presenza di lavoratori disponibili di nazionalità extracomunitaria, che non si è modificata
nel corso del I° trimestre 2002, e che oscilla nella maggior parte dei casi fra il 30% ed il
40% del totale.
L’età media dei lavoratori reggiani che si iscrive ad una società di lavoro interinale non
trova sfumature fra le diverse realtà e la risposta corale e univoca è che sono
esclusivamente i giovani a rivolgersi alla agenzie fra i 28 ed i 32 anni, con un basso range
di variabilità attorno a questo dato. Spesso non vi sono differenze sulla media dell’età tra
maschi e femmine, ma se questo accade per qualche caso, si ha una compensazione in
altri casi.
E’ importante poi l’analisi relativa al livello di istruzione posseduto dai lavoratori in ricerca
di lavoro: le domande, in questo caso a risposta chiusa, prevedevano di effettuare una
stima percentuale dei lavoratori disponibili in possesso di laurea, di diploma di scuola
media superiore, di diploma di scuola media inferiore, di licenza elementare ovvero di
specificare se non vi era alcuna qualifica.
Fra tutte le risposte emerge come vi sia una elevata presenza di laureati(stimabili fra il 5%
ed il 10%), una discreta presenza di diplomati pari al 30 - 35%, mentre il segmento
maggiormente rappresentato è dato dalla qualifica di scuola media inferiore con una
media di presenze dell'archivio delle società di lavoro interinale del 45 - 55%; la curva di
significatività torna, infine, ad abbassarsi per i lavoratori che possiedono la licenza
elementare: solo, in media, tra il 3% ed il 12% del totale.
Dall’analisi dei questionari emerge poi come solo in due agenzie siano disponibili
curriuculum di persone non in possesso di alcuna qualifica.
83
GLI ATTORI DEL LAVORO INTERINALE
contratto
retribuzione e oneri
incarico fatturazione
La ricerca si è poi indirizzata verso un’analisi dei lavoratori effettivamente utilizzati ed
operativi rispetto a quelli potenzialmente disponibili e per quanto riguarda questo aspetto,
con riferimento allo stock in attività sia al 31/12 2001 che al 31/03/2001, si può notare un
trend generalizzato in aumento delle persone in attività. In media, per le diverse agenzie si
ha una utilizzazione da parte del pannel di circa il 4%-6% di lavoratori in missione rispetto
al data base posseduto; non si trovano significative differenze fra le percentuali di attività
fra i lavoratori extracomunitari e quelli italiani. Si hanno tuttavia picchi di variabilità di
utilizzazione fra le diverse filiali verso l’alto che sfiorano il 10% e verso il basso anche
inferiori all’1%.
Se si nota una disponibilità di curriculum tendenzialmente superiori per le lavoratrici, si
riscontra invece, in generale, un effettivo impiego in attività per i maschi.
La durata media delle missioni è invece assai omogenea ed il range di variabilità è
compreso fra uno spread di 30 giorni e di 90 giorni: la media infatti si assesta sui due mesi
di impegno lavorativo continuativo.
Assenti le persone assunte per lavori temporanei con qualifiche dirigenziali sia a fine
anno che nei primi tre mesi del 2002, mentre si nota una variabilità inversamente
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LAVORATORE
AZIENDA
OSPITANTE
AGENZIA DI LAVORO INTERINALE
proporzionale alla qualifica per quanto riguarda le persone effettivamente in missione: fra
di esse sono circa fra il 10% ed il 15% gli impiegati assunti temporaneamente, contro una
media del 30% di operai specializzati, la quota residua di lavoratori in missione,
maggioritaria, è relativa ad operai non specializzati.
Di difficile elaborazione è risultata la valutazione della percentuale di lavoratori che hanno
visto la trasformazione del loro rapporto di lavoro temporaneo in rapporto di lavoro a
tempo indeterminato: sono infatti molte le agenzie che non hanno reso disponibile questo
dato riducendo così la significatività della campionatura.
Ma qual è il settore economico che maggiormente utilizza lo strumento del lavoro
interinale a Reggio Emilia?
Si è monitorato anche questo aspetto con domande a risposta chiusa che miravano a
sondare la percentuale di lavoratori in missione al 31/12 /2001 per settore e individuare
eventuali significative modifiche nel flusso dei primi mesi del 2002.
L’elaborazione dei dati mostra un certo disinteresse nell’uso di questo strumento da parte
delle imprese operanti nel settore primario, mentre prevale, senza accelerazioni
significative col trascorrere del tempo, l’interesse del comparto industriale reggiano che
globalmente assorbe una quota pari all’80% dei lavoratori effettivamente in missione. Al
terziario è destinato, per ora, una percentuale che trova poche eccezione e che
mediamente è del 20%.
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LE PRINCIPALI POSIZIONI INTERESSATE DAL LAVORO INTERINALE IN ITALIA
AMBITOPOSIZIONE
IMPIEGATIZIO
- POSIZIONI DI SEGRETERIA- CONTABILI- IMPIEGATI- ARCHIVISTI- DATTILOGRAFI - DATA ENTRY- ADDETTI AI CALL CENTER
INDUSTRIALE
- PERSONALE ADDETTO ALLA PRODUZIONE- OPERAI- IMPIEGATI ADDETTI ALLE SPEDIZIONI E
RICEVIMENTO MERCI- ADDETI ALL’ASSEMBLAGGIO- SALDATORI- MECCANICI- TORNITORI- ELETTRICISTI
TURISTICO E ALBERGHIERO
- BARMAN- CAMERIERI- COMMESSE- HOSTESS- ANIMATORI- CUOCHI
TECNICI
- PROGRAMMATORI- OPERATORI- ANALISTI DI SISTEMI- DISEGNATORI CAD-CAM- TELEMARKETING- DIMOSTRATORI DI PRODOTTI
AREA MEDICA - PERSONALE OSPEDALIERO PARAMEDICO
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IL PROBLEMA DELL’ENERGIA
Il contesto: minacce ed opportunità
Il problema energetico sta emergendo con sempre maggior forza e con risvolti di natura
economica delicati ancora in fase di definizione. La fotografia energetica dell’Italia, infatti,
sulla base delle stime dei fabbisogni, mostra un Paese che per il futuro continuerà nella
sua crescita, ma che dovrà tenere conto imprescindibilmente dei vincoli ambientali.
Recenti stime, che stanno alla base dello studi sulle “Previsioni di domanda 2002-2015”
effettuato dell’Unione petrolifera, indicano come la domanda energetica italiana totale
passerà dalle attuali 185,8 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) a 199,9 milioni
di tep per il 2015 con una performance di crescita pari al 7,6%.
Anche se il consumo di energia è in crescita, si dovrebbe tuttavia inquinare un po’ meno
perché l’indicatore di efficienza economica, rappresentato dall’indice della quantità di
energia necessaria per produrre un miliardo di lire di Prodotto Interno Lordo, scenderà da
93 a 76 tep, con una contrazione quindi del 18,3%.
LA DOMANDA ENERGETICA IN ITALIA
STIME AL 2015
TIPOLOGIA
PRODOTTI
DOMANDA
ANNO 2002
ANNO 2015
PRODOTTI
PETROLIFERI
(in milioni di tonnellate)
92,7 78,5
di cui: OLI
COMBUSTIBILI 16,5 4,9
di cui: BENZINE 16,4 11,0
GAS
(in miliardi di metri cubi)71,2 94,5
Fonte: Unione petrolifera
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L’analisi della composizione della domanda mostra come nel prossimo futuro si realizzerà
il sorpasso fra le attuali due forme di energia più richieste.
I prodotti petroliferi infatti accuseranno una contrazione di circa il 15% nell’arco dei
prossimi tre lustri, a favore del gas che sarà la fonte combustibile primaria, con un
fabbisogno stimato in 94,5 miliardi di metri cubi a fronte degli attuali 71,2.
Significativa è la variazione della domanda degli oli combustibili che si ridurrà a meno di
un terzo delle attuali 16,5 milioni di tonnellate, a cui si accompagnerà una contrazione
stimata della richiesta di benzine dovuta ad una molteplicità di fattori fra cui il calo
numerico delle automobili (dai 28,5 milioni attuali ai 26 milioni di unità), con una riduzione
della percorrenza media annua a poco più di 11.000 chilometri contro i 13.000 attuali ed
infine un miglioramento nella performance dei consumi: da una media di 14 km al litro a
16,4 chilometri al litro.
Più in generale, inoltre la normativa europea energetica mira ad un potenziamento delle
vetture a metano, ibride o ad idrogeno, oltre all’allargamento dell’uso del “car sharing”.
La situazione a Reggio Emilia
L’andamento delle immatricolazioni per la Provincia di Reggio Emilia vede un trend di
crescita delle autovetture che nel corso di soli quattro anni è aumentato dell’8,5%,
superando le 281.000 unità alla fine del 2000.
VEICOLI IMMATRICOLATI A REGGIO EMILIA
CATEGORIA NumeroVariazione %
rispetto all’anno precedente
AUTOVETTURE 278.770 + 1,4%AUTOBUS 557 + 6,5%AUTOCARRI 29.826 + 2,4%MOTOCICLI 26.318 + 7,7%MOTOCARRI 759 + 1,9%MOTRICI 921 -TRATTORI STRADALI 3.963 + 4,5%RIMORCHI -SEMIRIMORCHI 10.235 - 1,2%TOTALE 351.349 + 2,2%
Fonte: ACI, anno 1999
88
Significative le crescite percentuali di autobus e trattori stradali, anche se, in termini
assoluti, riguardano incrementi su di un universo limitato, in particolare il numero degli
autobus è assai ridotto e perciò la quota percentuale sul totale dei veicoli immatricolati a
Reggio Emilia ha subito un ridimensionamento .
La vera esplosione in termini di immatricolazioni riguardano i motocicli, con una
performance nel corso dell’ultimo anno al +7,7% che si attesta sul +9% se si considera
l’ultimo quadriennio.
Unico segmento in controtendenza sul settore sono i rimorchi ed i semirimorchi, con una
flessione dell’1,2% nell’ultimo anno disponibile, mentre la decisa contrazione dei motocarri
degli anni precedenti si è arrestata.
IMMATRICOLAZIONI AUTOVETTURE E VEICOLI A REGGIO EMILIA
AUTOVETTURE E VEICOLI(Numero)
ALIMENTAZIONE A:
IMMATRICOLA-ZIONI
FINO AL 1995
IMMATRICOLA-ZIONI
DAL 1996 AL 2000
AUTOVETTURE E VEICOLI
STOCKal 31/12/2000
BENZINA 137.403 84.489 221.892
GASOLIO 11.109 17.059 28.168
G.P.L. 14.325 7.054 21.379
METANO 7.032 2.684 9.716
ELETTRICHE 2 11 13
TOTALE 169.871 111.297 281.168 Fonte: ACI
I dati mostrano come il numero delle autovetture e dei veicoli immatricolati prima del 1995
rappresentano il 60,4% del totale ed il 61,9% di quelle a benzina.
Al contrario, si ha un parco macchine più aggiornato per le vetture a gasolio, il 39,4%
delle quali presenta una data di immatricolazione anteriore all’ultimo quinquennio.
Considerando in particolare i mezzi alimentati con combustibili a ridotto impatto quali il gas
propano liquido, il metano e l’elettricità, si nota come quest’ultima rappresenti ancora una
quota insignificante, mentre i veicoli a g.p.l. mostrano un rinnovo lento con il 67% di mezzi
89
immatricolati da oltre 5 anni ed una alternanza di crescita e rallentamento nei nuovi
acquisti che negli ultimi anni sono oscillati fra i 1.318 mezzi del 1996 e i 1494 del 1999.
L’alimentazione a metano stenta ancora a decollare con una quota di segmento al 31
dicembre 2000 inferiore alle 10.000 unità e pari al 3% del totale, anche le immatricolazioni
recenti faticano a decollare con solo 550 nuove unità nel corso del 2000.
In sintesi, dunque, lo stock a confronto fra il parco mezzi anteriore al 1995 e quello
circolante al 2001 vede, per la prima situazione di riferimento, l’81% dei mezzi a benzina ,
il 7% a gasolio e la restante quota del 12% suddivisa fra tipologie di carburante a ridotto
impatto ambientale: l’8% a g.p.l., ed il 4% a metano (irrilevante statisticamente la quota di
mezzi elettrici). Alla fine del 2000, le quote di composizione vedono una leggera
contrazione dei mezzi a benzina (79%), a favore di quelli a gasolio (10%), stabile la quota
di mezzi a g.p.l. all’8%, mentre i veicoli a metano sono scesi al 3%.
Il problema dell'inquinamento
Le sorgenti che determinano l’inquinamento elettromagnetico comprendono tutte le
apparecchiature che utilizzano l’energia elettrica e che perciò abitualmente e
quotidianamente vengono utilizzate.
Forni a microonde, asciugacapelli, telefoni cellulari, termocoperte. E, fuori di casa cavi
dell’alta tensione, antenne, TV, ripetitori. Le onde elettromagnetiche sono entrate nella
nostra vita, ci aiutano, ci regalano tanta comodità ma anche rischi. Il cosiddetto
elettrosmog sta diventando una preoccupazione sempre più diffusa perché oltre
deturpare l’ambiente, i tralicci che spuntano un po’ ovunque potrebbero essere
potenzialmente nocivi.
Secondo recenti normative del Ministero dell’Ambiente e della Sanità, le regioni avranno il
compito di censire le antenne e le parabole che superano i limiti di esposizione ai campi
elettromagnetici. (per 12 TV nazionali, 700 locali e 2 mila radiofoniche ..)
Ma anche il sistema degli elettrodotti andrà regolarizzato: l’Italia conta una rete elettrica
formata da 55.000 chilometri di linee aeree ad alta tensione, 200.000 di linee a media
tensione, 500.000 in bassa tensione.
90
In particolare sono state sollevate eccezioni sugli effetti che possono produrre i campi a
bassa frequenza inferiori a 50 herz che sono risultati potenzialmente nocivi, mentre per
quelli ad alta frequenza non sono ancora emersi elementi di preoccupazione scientifica.
Le linee elettriche presenti nella provincia di Reggio Emilia sono per 82 chilometri ad
altissima tensione (54 Km a 380 chilowatt e 28 Km a 280 chilowatt), mentre sono 464 i
chilometri di linee elettriche ad alta tensione, pari a 132 kV.
Attraversano poi la superficie territoriale provinciale 2.260 Km di linea aerea in cavi nudi a
media tensione, 9 km di linea in cavo aereo, e 926 chilometri in cavo interrato. Va
considerato inoltre come vi sia una legge regionale che impone una fascia di rispetto e
specifici corridoi per la localizzazione delle linee e degli impianti elettrici.
Gli impianti di radiodiffusione televisiva e sonora sono 28 di cui 3 nel comune capoluogo,
mentre alla fine del 2000 le stazioni radio base per la telefonia cellulare mobile rilevati in
provincia, in forte crescita negli ultimi anni, erano 83, dei quali 30 dislocati nel Capoluogo.
Recentemente è stato dato il via libera al decreto “sblocca centrali elettriche” che autorizza
e regolamenta la costruzione di nuovi impianti per la produzione di energia elettrica
superiore ai 300 Mw. L’obiettivo è di rafforzare il ruolo di regioni, province e comuni nella
decisione di realizzare nuovi impianti per la produzione di energia elettrica. La procedura
prevede una sola autorizzazione rilasciata dal Ministero per le attività produttive entro 180
giorni dalla presentazione della domanda. I 180 giorni non incidono sulla Valutazione di
Impatto Ambientale (VIA) che andrà comunque acquisita. Comuni e province in cui
ricadono le opere dovranno esprimere un parere obbligatorio. In caso di comuni adiacenti
ad altre regioni, poi, queste ultime saranno comunque sentite nell’ambito della VIA.Il
Ministero delle attività produttive e le regioni, infine, monitoreranno l’efficacia del
provvedimento.
Oggi infatti in Italia si importa il 15% del fabbisogno energetico; con questo provvedimento
fra qualche anno probabilmente i prezzi interni al mercato scenderanno, ma non tanto da
permettere la competizione con energia a bassissimo costo quale ad esempio quella
prodotta col nucleare.
Il living planet index, l’indice del pianeta vivente, un indicatore realizzato dal WWF
internazionale che misura la variazione della capacità vitale della terra, ha rilevato come
negli ultimi 30 anni la Terra si sia depauperata del 30% delle ricchezze naturali.
91
Intanto si stanno sperimentando, perché spesso non è possibile non coniugare la tutela
dell’ambiente con l’innovazione, nuove forme e metodologie di creare energia.
Si stanno testando, ad esempio, nuove componenti per turbine per la generazione elettrica
a bassissime emissioni, basate sul principio della combustione senza fiamma, con una
produzione limitata di ossidi di azoto.
La tutela delle fasce più deboli della popolazione, il benessere generale e una migliore
qualità della vita sono oggetto di attenzione di sociologi, biologi e studiosi di tutto il mondo.
Ma che con i loro studi hanno ed avranno conseguenze innegabili e forti su tutta la realtà
economica locale e mondiale
Pur tuttavia, nonostante le belle dichiarazioni e gli impegni sottoscritti da molti poco si fa
ancora nelle nostre città per risolvere il problema dell’inquinamento atmosferico e ridurre i
danni provocati dal benzopirene, dagli idrocarburi policiclici aromatici dal monossido di
carbonio, dal biossido di azoto, dalla polveri, dal piombo tetraetile e dall’anidride
solforosa.
Queste sostanze sono immesse nell’atmosfera dai gas di scappamento dei motori a
benzina e diesel, dai riscaldamenti domestici e dall’industria e sono i principali responsabili
delle smog che attanaglia le nostre città minando giorno dopo giorno la nostra salute.
Fra le misure d’emergenza ormai anche a Reggio Emilia ci si sta abituando all’idea delle
targhe alterne e alla chiusura delle città al traffico ma si tratta di provvedimenti temporanei.
Si parla di auto ecologiche, come quelle elettriche, non ancora alla portata di tutti e non
prive di limitazioni, di auto ad idrogeno ancora sperimentali. Resta comunque auspicabile
una reale soluzione alternativa, atta a salvaguardare in breve tempo la salute nostra e
quella dei nostri figli.
La crescita costante dell’inquinamento sembra accelerare i tempi per la sostituzione del
tradizionali mezzi di trasporto privati e pubblici a benzina e gasolio, con altri più innovativi
ed ecologici, che utilizzino combustibili alternativi. La General Motor ha brevettato
un’autovettura alimentata da idrogeno, dai cui i canali di scarico fuoriescono soltanto aria
calda e acqua.
La tecnologia dei motori in questione che potrebbero essere in commercio entro una
decina di anni, si basa su celle a combustibile, batterie esenti da ricariche in cui l’idrogeno
e l’ossigeno producono una reazione chimica che genera elettricità. Rimangono ancora
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molti problemi tecnologici da risolvere, ma questa soluzione, per ora è l’unica concreta
alternativa ai vecchi e inquinanti motori a scoppio.
L’agenda 21 a Reggio Emilia
L’agenda 21 è il Piano di azione ONU per lo sviluppo sostenibile ed in essa si individuano
gli orientamenti di fondo per l’attuazione delle politiche ambientali.
Nel settembre del 2002 si svolgerà a Johannesburg il secondo appuntamento sulla verifica
dell’Attuazione delle politiche ambientali e del coinvolgimento dei settori economici e
sociali individuate nella Conferenza delle Nazioni Unite per L’ambiente e lo sviluppo,
tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992.
E’ stato in quella sede che si è definito lo sviluppo sostenibile come un “processo di
sviluppo che risponde alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”, e i 180 capi di stato
presenti hanno ratificato la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici che auspicava
la stabilizzazione delle emissioni di anidride carbonica. E’ stata inoltre istituita la
Conferenza delle Parti che aveva lo scopo di attuare la convenzione, di cui la sessione più
nota è quella che si è tenuta a Kyoto nel 1997 in cui è stato steso un protocollo sulla
riduzione degli elementi che alterano il clima fino alla data del 2010.
In ambito europeo, l’Unione ha posto l’Agenda 21 fra le priorità politiche, ponendo le basi
per uno sviluppo durevole e sostenibile già nel V° programma d’azione 1992-2000 che
mirava innanzitutto ad un coinvolgimento e ad una partecipazione delle amministrazioni
pubbliche, delle imprese e della collettività e all’individuazione di strumenti normativi, di
incentivi economici e fiscali, aiuti finanziari. I settori economici strategici di intervento
individuati sono: l’industria, l’energia, i trasporti, l’agricoltura ed il turismo.
Recentemente, inoltre, il documento della Commissione preparatorio del Consiglio
Europeo di Goteborg del 2001 ha definito la strategia dell’Unione Europea per lo sviluppo
sostenibile: essa tende ad integrare i pilastri economico, sociale ed ambientali dello
sviluppo sostenibile.
E’ in questo quadro infatti che si è sviluppato il VI° programma d’azione per l’ambiente
“Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta” che dovrebbe contribuire alla
realizzazione di numerosi obiettivi tra i quali migliorare i risultati delle imprese in termini di
93
compatibilità ambientale, attraverso l’adozione in tutti i settori di un’efficiente gestione
ambientale, oltre ad incrementare il ricorso alle fonti di energia rinnovabile, alla produzione
di energia combinata (calore ed elettricità) riducendo la quantità di rifiuti. Si può qui
ricordare infatti che il libro bianco sull’energia del 1997, ha posto come obiettivo indicativo
per il 2010 il raddoppio del contributo delle fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda le iniziative italiane, il primo documento ufficiale è il piano nazionale
per lo sviluppo sostenibile del 1993, oltre alla Delibera Cipe sulle linee guida per le
politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni dei gas serra ed il libro bianco per
la valorizzazione energetica delle fonti rinnovabili, entrambi del 1998.
Ma forse l’ambito di maggior interesse per il livello locale è il processo di Agenda 21 che
prende avvio dal Programma Agenda 21 dell’Onu, ma che costituisce un punto d’incontro
tra i diversi attori operanti sul territorio.
Anche in Italia alcune decine di città, tra cui diverse in Emilia Romagna (e fra esse Reggio
Emilia), hanno aderito alla Carta di Aalborg della Campagna Europea delle Città
Sostenibili e si sono quindi impegnate formalmente a definire un progetto di Agenda 21
Locale che coinvolga la città nel suo insieme
Il processo di Agenda 21 locale passa innanzitutto attraverso un iniziale processo di audit urbano con la raccolta di tutti i dati di base sull'ambiente fisico, sociale ed economico
attraverso il coinvolgimento dei diversi attori locali come le imprese e le loro associazioni,
gli ordini professionali, le associazioni di categoria, le associazioni del volontariato e
ambientaliste, le circoscrizioni, le scuole.
Anche per la provincia reggiana si è trattato di individuare degli indicatori di sostenibilità e
costituire ufficialmente il forum Agenda 21 locale e definire le sue attività come ad esempio
l’avvio di un processo di consultazione permanente della comunità locale allo scopo di
individuarne i bisogni, di definire le risorse che ogni parte può mettere in gioco.
Sia nel corso del luglio 2001 che nell’aprile 2002 Reggio Emilia ha attivato dei forum fra i
protagonisti locali ove si è orientato e monitorato l'applicazione concreta del processo di
elaborazione dell'Agenda 21 locale oltre a definire il target ed il piano d’azione.
I soggetti coinvolti, da parte loro, possono operare negli ambiti più disparati: per quanto
riguarda le attività imprenditoriali e commerciali ad esempio introdurre sistemi di gestione
ambientale come l’eco-management e l’auditing -EMAS, ISO14001, investire nelle
tecnologie più pulite e nella progettazione di eco-prodotti previo un'analisi del ciclo di vita
dei prodotti (Life Cycle Assessment) e l'eco-design.
94
E’ possibile inoltre implementare sistemi di contabilità ambientale o promuovere la
comunicazione esterna facendo leva sulle prestazioni ambientali dell'impresa, mediante la
redazione di rapporti - bilanci ambientali periodici.
E’ importante tuttavia anche l’apporto del mondo culturale, dell’Università, della ricerca,
degli ordini professionali con attività di promozione di momenti di aggiornamento
professionale sulle implicazioni delle problematiche delle sviluppo sostenibile all'interno
delle attività della propria categoria o di divulgazione scientifica.
L’agenda 21 locale, perciò, è un processo che opera secondo l’approccio bottom-up e
che trova nella provincia reggiana una sensibilità di interesse che la pone all’avanguardia.
Il Forum della provincia di Reggio Emilia, in particolare si è costituito ufficialmente il 6
maggio 2000 ed ha individuato cinque gruppi di lavoro tematici: Economia ed attività
produttive, Coesione e qualità sociale, Risorse ambientali, Risorse territoriali, Cultura,
informazione e partecipazione. E’ stata svolta un’analisi della situazione esistente sui vari
ambiti a cui è seguita una seconda fase fino ad aprile 2001 che ha permesso di
individuare gli obiettivi strategici, i target specifici e gli indicatori di verifica delle singole
azioni.
La metodologia adottata mira ad una partecipazione matura e consapevole che stimola la
possibilità di empowerment dei soggetti coinvolti valorizzandone la building capacity: le
competenze e la capacità progettuale.
PIANO D’AZIONE DELL’AGENDA 21 A REGGIO EMILIA, ANNO 2001
AMBITO TEMATICO OBIETTIVINumero
AZIONINumero
ECONOMIA 30 77RISORSE AMBIENTALI 31 87COESIONE SOCIALE 29 75CULTURA E INFORMAZIONE 15 34
RISORSE TERRITORIALI 39 109TOTALE 144 382
Fonte: Provincia di Reggio Emilia
95
Il bilancio ambientale
L’impegno ecologico rappresenta ancora un impegno distintivo per il mercato e potrebbe
essere una strategia vincente per rafforzare e migliorare la posizione aziendale o
impostare campagne di marketing. Forse è infatti possibile coniugare due realtà quali
l’ecologia e l’economia che, fino a pochi anni fa sembravano davvero inconciliabili.
La contabilità ambientale d’impresa amplia la complessità dell’analisi economica delle
imprese, andando ad identificare e valutare lo sforzo economico profuso per la gestione
dei diversi problemi ambientali.
Parte perciò, sulla base di una valutazione della strategia ambientale d’impresa,
dall’identificazione di costi e benefici ambientali per poi riclassificarli all’interno di centri di
costo ecologici. Successivamente, infine, vi sarà la fase di imputazione ai prodotti
realizzati e collocati sul mercato.
In Italia sono già numerose le imprese di grandi dimensioni che hanno adottato questo
strumento gestionale e fra esse troviamo la Pirelli, l’ Eni, la Fiat, l’ Enel .
Partendo dal ripensamento del tradizionale modello di crescita economica, appare infatti
imprescindibile per molti l’individuazione di un punto di equilibrio tra attività umane e
salvaguardia dell’ecosistema, sintetizzabile nel concetto di sviluppo sostenibile, una
consapevolezza ormai diffusa.
“La necessità di uno sviluppo che soddisfi i bisogni delle generazioni presenti senza
compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare le proprie necessità” è
stato formalizzato per la prima volta nel 1987 nel Rapporto Brundtland, documento
adottato dalla Commissione Mondiale per l’ambiente e lo sviluppo.
Ed i cui principi sono stati ripresi dal Vertice di Rio del 1992.
Questi, dunque, sono i capisaldi su cui poggiano le richieste dell’Unione Europea affinché
le attività economiche vengano gestite nel rispetto della natura (V° programma d’azione
per l’ambiente UE).)
Sono stati dunque elaborati strumenti e tecniche per il controllo e la gestione dell’impatto
delle attività produttive sull’ecosistema naturale. Uno di questi è il bilancio ambientale.
Per bilancio ambientale d’impresa si intende quell’insieme di metodologie volte a
rappresentare, dal punto di vista quantitativo ed economico, le complesse interazioni
esistenti tra aziende ed ecosistema esterno.
96
La redazione dell’ecobilancio, o bilancio ecologico è uno strumento per ora volontario, la
cui redazione non è prevista dalla normativa nazionale o comunitaria.
Il bilancio ambientale non costituisce un’unica metodologia, ma differenti tecniche che
possono focalizzare di volta in volta la propria attenzione su differenti aspetti che
caratterizzano il rapporto tra attività economiche ed ecosistema naturale.
I bilanci input-output ed i bilanci di prodotto, ad esempio, tendono a porre in rilievo la
dimensione fisico-quantitativa di queste interazioni, mentre la contabilità ambientale d’impresa, invece, mira a monitorare lo sforzo economico sopportato dall’azienda per fare
fronte ai suoi obblighi e impegni in campo ambientale ed i benefici riconducibili ad una
gestione eco-compatibile.
LA CONTABILITA’ AMBIENTALE D’IMPRESA: COSTI E BENEFICI
COSTI AMBIENTALI BENEFICI AMBIENTALI
COSTI SOSTENUTI PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI
RIDUZIONE DEI COSTI AZIENDALI IN VIRTU’ DI IMPIANTI EFFICIENTI
SCARTI DI PRODUZIONE RIDUZIONE DEGLI SCARTI
COSTI DI MONITORAGGIO DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA
RIDUZIONE DELLE EMISSIONI E DEI CONSUMI ENERGETICI
COSTI DI ANALISI DELLA QUALITA’ DELLE ACQUE DI SCARICO
RIDUZIONE DEI COSTI DI BONIFICA E RIPRISTINI DEI SITI INQUINATI
COSTI PER L’INSTALLAZIONE DI DEPURATORI E FILTRI
MIGLIORAMENTO DELL’IMMAGINE AZIENDALE
INSTALLAZIONE DI ALTRI DISPOSITIVI DI PREVENZ. DELL’INQUINAMENTO
DIFFERENZIAZIONE DEI PRODOTTI IN SENSO ECOLOGICO
Il bilancio input-output valuta l’impatto ambientale di un processo produttivo nel suo
complesso.
Esso è volto ad evidenziare la contabilità ecologica dell’impresa e dei suoi processi
produttivi che vedono le aziende prelevare dall’ecosistema risorse naturali, trasformarle e
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reimmetterle nell’ambiente sotto forma non solo di prodotti destinati alla vendita ma anche
di emissioni e scarichi di vario tipo. Rappresenta perciò un bilancio dei flussi fisici fra le
risorse naturali utilizzate per le attività di trasformazione e le variabili inquinanti in uscita.
IL BILANCIO INPUT-OUTPUT
Il bilancio di prodotto, invece, mira ad una valutazione dell’impatto ambientale di un
singolo prodotto durante il suo ciclo di vita, analizzando ogni singola fase e valutandone
l’input di energia necessaria ed eventualmente l’emissione ed i sottoprodotti, fino ad
arrivare, dopo l’utilizzo del prodotto finito, al rifiuto ed allo smaltimento o, nei casi in cui ciò
è possibile, al riciclo o al recupero di materiale ed energia. Il life cycle assesment, perciò,
si focalizza sui prodotti e ne contabilizza ogni fase.
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INPUT:
- Materie prime
- Energia elettrica
- Combustibili
- Acqua per uso industriale
OUTPUT INQUINANTI:- Liquidi: scarichi
nei corpi idrici- Gas: emissioni
in atmosfera- Rumore e
vibrazioni- Rifiuti pericolosi- radiazioni
AZIENDA
THE LIFE CYCLE ASSESMENT:
IL BILANCIO DI PRODOTTO
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ESTRAZIONE DELLE MATERIE PRIME
TRASFORMAZIONE DELLE MATERIE PRIME
REALIZZAZIONEDEL PRODOT-TO FINITO
RIFIUTO
CONSU-MO DEL PRODOT-TO
RICICLO E RECUPERO DI MATERIA E/O ENERGIA
SMALTIMENTO
100
PARTE SECONDA
APPENDICE STATISTICA RIGUARDANTE
Agricoltura
Imprese e brevetti
Artigianato
Movimenti valutari
Sistema distributivo e commercio
Cooperazione
Trasporti
Turismo
Credito
Protesti
Fallimenti
Consumi privati
Prezzi all’ingrosso
Numeri indici
Reddito
Situazione demografica
Mercato del lavoro
101
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