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una bottiglia di Evian. l Si abbassano le lu-
ci. l «Per favore, spegnete i cellulari», dice
il premio Oscar emozionato. È la prima proie-
zione privata del Sole ingannatore 2. l
di Cristina Giuliano
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Oaprile 2010. La primavera ritarda il tramonto inuna Mosca baciata dal sole. I raggi obliqui colpisco-no l’ingresso. La porta si chiude e la luce del gior-
no viene lasciata fuori, mentre scale buie portano a unasala cinematografica sotterranea in pieno centro. Un’an-teprima segreta. Uno schermo enorme. Una cinquantinadi persone. Per lo più gente che conta parecchio nella ca-pitale. Nikita Mikhalkov è appoggiato al tavolino di unpiccolo buffet, ma sembra comunque altissimo e impo-
Il sole ingannatoredi MikhalkovUno schermo enorme. l Una cinquantina di persone. l Gente che conta parecchio a Mo-
sca. Nikita Mikhalkov è appoggiato al tavolino di un piccolo buffet. l Beve un po’ d’acqua da
CINEMA
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nente. Al cenno di saluto risponde con un sorriso e un ab-braccio. Beve un po’ d’acqua da una bottiglietta di Eviane poi si abbassano le luci. «Per favore spegnete i cellula-ri o metteteli in modalità silenziosa», dice il premioOscar, emozionato come un ragazzino. È la prima proie-zione privata del Sole ingannatore 2, che gli è costato ot-to anni di fatiche, “lacrime e sangue”. Ce ne sarà una piùavanti al Cremlino, in gran pompa, ma oggi il cineastavuole capire che ne pensano gli “amici” dell’ultima pel-licola. Attesissimo seguito del film che nel 1994 a Cannesgli valse il Gran Premio della Giuria e l’anno dopo la mi-tica statuetta a Hollywood come Miglior film straniero.
ikhalkov ce l’ha fatta e lo ha finalmente comple-tato, nonostante le innumerevoli interruzioniche gli hanno comunque permesso nel frattem-
po di girare il fortunato 12, sulla Cecenia. La sala è mol-to ampia. Anche troppo per una "proiezione solo per po-chi intimi”. Tra gli spettatori il consigliere presidenzialeVladislav Surkov, l’ideologo del Cremlino, il regista Fe-dor Bondarciuk, figlio d’arte e conduttore tv, particolar-mente amato in Russia, businessmen e intellettuali. Equando scorrono i titoli di coda, lo schermo promette an-che una terza parte: Cittadella. Il sole ingannatore 3.Un’intera epopea: dunque è questo il programma di Mi-khalkov. Sullo sfondo della memoria storica – sempre piùcara al Cremlino – il colonnello Sergei Kotov e gli altripersonaggi resuscitano e tornano a vivere a tutto tondo.Il sole ingannatore 2 si apre con i toni luminosi della cam-pagna russa, già presenti nella prima parte. C’è Stalin, chesi spalma il burro e la marmellata su una fetta di pane. In-torno a lui “la cerchia ristretta” di fidati collaboratori,compreso lo stesso Kotov (interpretato da Mikhalkov).
A SINISTRA Nikita Mikhalkov, a oltre 15 anni dal Sole ingannatore,
torna nei panni di Kotov: il personaggio non è morto,
ma chiuso in un campo di prigionia.
AL CENTRO Nadia (Mikhalkova) tenta di salvare
un soldato sovietico colpito a morte.
A DESTRA Dopo uno scontro particolarmente violento con le truppe
naziste, molti giovani soldati sovietici restano uccisi sul campo.
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accompagnato lo spettatore anche nella prima parte: il ti-tolo del film infatti, deriva da una canzone russa, popo-lare negli anni Trenta, composta da Jerzy Petersburski ecantata da Leonid Utyosov. Mantenendola, Mikhalkovesaudisce, almeno in questo, le aspettative del pubblico.Ma la chiave del film è un’altra: la pellicola riflette l’esi-genza, espressa dall’attuale retorica ufficiale russa sullamemoria storica, di non dimenticare il sacrificio di mi-lioni di uomini e di ricordare il più grande evento nelcammino millenario di un popolo. Da una parte c’è l’in-tento di “desantificare” l’immagine di Stalin, ancora mol-to, persino troppo rispettato dalla gente comune. Dall’al-tra si prova a inquadrare ogni faccia, ogni espressione diqualsiasi piccolo o semplice eroe russo che abbia parte-cipato a quella che per Mosca è stata una carneficina, ol-tre che una vittoria: massacrati senza pietà ben 17 milio-ni di civili, oltre a 9 milioni di soldati. Ferocia, eroismo,coraggio e follia hanno deciso in pochi anni le sorti del-l’intero continente europeo.«Giro Il sole ingannatore 2 perché la Seconda guerramondiale non l’ha vinta solo il soldato Ryan», aveva di-chiarato Mikhalkov tempo fa, polemizzando con StevenSpielberg. E anche in questo viene fuori il carattere delcineasta: scontroso come pochi quando vuole, noto peressere incline al litigio, eppure capace sul grande scher-mo di scene di una dolcezza infinita, inviso a molti col-leghi russi, eppure riconosciuto a livello internazionale,da Cannes a Venezia, per la qualità del suo lavoro. E an-che a maggio 2010 ci sarà posto in concorso sulla Croiset-te per la sua ultima fatica. .
L’atmosfera è quella del falso idillio: si sente che qualco-sa di tremendo sta per accadere. Arriva una torta con l’ef-figie del “magnifico georgiano”: tutti sorridono, compre-so Kotov, che però colto da un impeto improvviso, pren-de la testa di Stalin e la affonda nel dolce. Una torta in fac-cia, in piena regola, al “Piccolo padre” e alle "atrocità delregime totalitario", come pochi giorni prima le aveva de-finite lo stesso premier Vladimir Putin. In realtà la scenaè un incubo, sognato dallo stesso protagonista che si ri-sveglia in un campo di prigionia. E da là comincia un’av-ventura dai colori molto più cupi. Sporchi come la guer-ra. Un film di battaglie e di azione. Molto blockbuster, po-co capolavoro. Nel film emergono il coraggio e la genero-sità dell’anima russa. In particolare nella figlia di Kotov,Nadia: la quartogenita di Mikhalkov aveva recitato nelSole ingannatore quando aveva sette anni. Ormai è unadonna, ma sempre brava. Misurata ed espressiva, riescea mantenere un’innata grazia anche quando le esigenzedi copione vogliono che si spogli nell’ultima scena. Latrama introduce anche nuovi personaggi, dalla semplici-tà commovente. In particolare i soldati – destinati a mor-te sicura – per i quali vengono scavate le trincee. E le pa-role crudeli di un forzato a un giovane militare – «Tantodevi morire» – determinano un’intensa sequenza disguardi. Mentre non cambia il tema musicale che aveva
Nemo profeta in patria
Re o despota. Comunque lo si con-sideri, Nikita Mikhalkov lascia
sempre il segno in Russia. E l’uscita diun suo film è comunque un evento. Èin sella come attore dai tempi di Kru-shev, quando giovanissimo in Ja sha-gaju po Moskve (Io passeggio per Mo-sca, 1963) entrava nei cuori delle spet-tatrici con il suo sorrisetto birichino. Daregista si impone all’attenzione delgrande pubblico nel 1975 con Schiavad’amore, consolidando il successo ot-tenuto con Partitura incompiuta perpianola meccanica nel 1976. Ha avutol’onore di dirigere anche Marcello Ma-stroianni e Silvana Mangano in OciCiornie del 1987. Ha vinto l’Oscar nel1994 con Il sole ingannatore e di recen-
te (2007) ha dimostrato di avere anco-ra molto da dire con 12, adattamentomoderno (in chiave cecena) del filmdrammatico La parola ai giurati di Sid-ney Lumet. La Mostra internazionaledel cinema di Venezia per l’occasionegli ha riservato un Leone speciale.
V iziato dal destino o privilegiato dalcaso, Mikhalkov non è semplice-
mente il cineasta vivente più famoso inRussia, da sempre vicino al potere cen-trale e spesso non amato dagli altri col-leghi. La sua fortuna è stata piuttostosaper emergere, più di altri, in una fa-miglia ingombrante, costellata di nomifamosi: suo padre Sergej Michalkov ècelebre sin dai tempi dell’Urss per averscritto il testo dell’inno nazionale in trediverse occasioni; la madre, la poetes-
sa Natalia Konchalovskaja, era figlia enipote di due pittori: Petr Koncalovskije Vasilij Surikov; il fratello maggiore èinvece il regista Andrej Konchalovskij.
Da sempre il Cremlino sostiene isuoi film, compreso l’ultimo: Il so-
le ingannatore 2 è costato 60 milioni didollari. Eppure, nonostante i forti ap-poggi politici, Mikhalkov è sempre nelmirino di gran parte del mondo cine-matografico russo. Oltre 90 tra registi,sceneggiatori e critici hanno nuova-mente sottoscritto un appello – pubbli-cato anche da Le Figaro – contro il suo“atteggiamento totalitario” nel gestirel’Unione dei cineasti, da lui presiedutaormai da tredici anni. La “fronda” pro-pone una scissione. Ma Mikhalkov èun po’ come i gatti: ha sette vite. .
Ancora una scena del film: il trasporto
dei busti di Lenin, per metterli in salvo dall’attacco nazista.
A SINISTRA La torta in faccia a Stalin: Kotov preso da un raptus
affonda la testa del “magnifico georgiano” nel dolce.
A DESTRA Nadia e un’altra fuggitiva osservano nascoste in mezzo
all’erba la distruzione di un villaggio russo da parte dei tedeschi.
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