in-dolore: psicologi e medici insieme nella gestione del dolore · 2017-01-30 · “il dolore...
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Ascoltare il dolore: note di fenomenologia
R. Bruni Psichiatra, Psicoterapeuta
GdL Terapia del dolore e Cure Palliative
Ordine Psicologi Lazio
In-Dolore: Psicologi e Medici insieme nella Gestione del Dolore 15 aprile 2016
Centro Congressi Frentani
“Il dolore cronico è una sfida ad un principio centrale della biomedicina:
che la conoscenza del corpo umano e della malattia siano possibili
a prescindere
dall’esperienza soggettiva”
(Good, 1994)
Cambiamento di vertice
Mutamento di vocabolario
Il dolore non è un fatto ma
un modo, un significato
Topologia esistenziale e
relazionale
Ontologia semantica-
modale
A volte mi sembra che sia un
fuoco che brucia la pelle, che
arde nelle viscere
È un pugnale, una pugnalata
È un peso che non mi lascia mai,
che mi butta a terra
È un masso che opprime
Una morsa..mi stringe...mi
contorce da dentro...
Questo corpo tagliato in due
Il imio dolore è un Lupo che mangia tutto
È un dolore che ti scortica
Schmerz: Dolore
Angst: Angoscia
Schreck: Spavento,
Panico
Furcht: Paura
Zorn: Rabbia
Verzweiflung:
Desolazione
Dolore tra corpo e senso
La sofferenza è multiforme e molteplice:
mentale non meno che fisica,
relazione non meno che individuale,
simbolica non meno che reale
(S. Moravia, 1999)
Sostantivo singolare
Il dolore chiama per nome... Non si può passare la mano
“Ti chiedi perchè proprio a me?...poi penso che per tutti è così e allora mi viene la tristezza”(L.B.)
Dolore-Sofferenza
“ il dolore concerne affetti percepiti in quanto localizzati in
singoli organi del corpo e nell’intero corpo, mentre il termine
di sofferenza si applica ad affetti che si aprono alla riflessività,
al linguaggio, al rapporto con se stessi e con gli altri, al
rapporto con il senso e l’interrogazione”
(Ricoeur, 1994)
I luoghi del dolore
“Questo dolore non so più dove
sta...se nel corpo, nell’anima...a volte
mi sembra di poterlo fermare da
qualche parte, ma appena mi fermo ad
ascoltare, si sposta, le cose si
confondono...e tutto diventa dolore
(D.S)
Il corpo
Sentirsi male sembra voler dire
che il dolore impedisce
l’ascolto di se stessi.
La malattia conduce
Il suo corpo lontano,
troppo distante per essere udito
V. Magrelli
Un’estraneità si rivela al cuore
di ciò che vi è di più
familiare- ma dire familiare
è dire ancora troppo poco: al
cuore di ciò che non si è mai
rivelato come cuore”
J-L Nancy
Das Unheimliche
La fatica
“e poi la fatica...tutto è fatica...le cose più semplici, montagne da scalare.
Anche vestirsi, preparare il pranza. Aprire una bottiglia...non ci riesci...è faticoso...” (C.E.)
“il dolore affatica, ti succhia tutte le energie...rimani svuotato e niente più ti interessa” (G.M)
E tu non puoi dire che pur di stare in famiglia non vuoi stare perché forse non ce la fai…perché non ce la fai a stare seduta, stare in piedi, non ce la fai ….è duro poprio...diciamo ..questo è un po’duro (S.Z)
Quando non ti credono...
“la cosa più difficile era rendermi conto che non mi credevano...mi dicevano che ero matta e che avrei dovuto parlare con uno psicologo, uno psichiatra...che il male era tutto nella mia testa, che ero un malato immaginario” (R.F.)
Alla ricerca della prova...
Ricordo di essere stata felice quando uno
dei medici, facendo un esame clinico
molto particolare, riuscì finalmente a
trovare qualcosa...è stata per me una
svolta....era vero...non avevo
immaginato...non ero pazza. I medici
non trovavno niente e quindi io ero
instabile, esagerata, malata
psicologicamente...è stato un gran
conforto sapere che effettivamente c’è
qualcosa che non va. È proprio vero.
(P.L)
Il tempo del dolore
Il tempo del dolore
le notti...
Quando i bambini erano più piccoli, i primi tempi
quando mi han fatto la diagnosi, quando stavo
proprio male, io mi sono bloccata tantissimo alle
articolazioni quando ancora non si sapeva cos’era
che se era una cosa o l’altra io pensavo, cosa
sarà…io giravo nel mio appartamento di notte... e i
bambini dormivano e mi sentivo bloccata perché
sembravo così come un robot.
Io mi sentivo così dura a letto, mio marito mi aiutava e mi
spingeva per alzarmi mi alzava perché, passava un’ora ed
ero così un’altra volta e camminavo, li guardavo, piangevo
e pensavo cosa succedera a me, a loro?.. (F.G)
La sofferenza non passa mai.
Rompe gli orologi e scorre
lenta fino ad occupare
l’intera vita.
A poco a poco include il corpo,
gli altri, il mondo
L’attesa,
L’angoscia
“L’angoscia (angst) ha un’innegabile connessione con l’attesa: è angoscia prima di e dinanzi a qualche cosa. Possiede un carattere di indeterminatezza e di mancanza di oggetto”
(Freud, 1925)
“La cosa peggiore è l’inquietudine, quel chiedersi “fino a quando”?
“É terribile non sapere cosa accadrà ancora...quali saranno le conseguenze?”
E più in alto le stelle.
Le stelle del paese del dolore
RM Rilke
Il mondo si scolora,
si allontana
Il dolore e la perdita
“Ho perso tutto: salute, lavoro, famiglia, amici”
“Il mondo si è svuotato...sono rimasta sola”
Autonomia/Dipendenza
“Non è solo il dolore ma quello che lo accompagna, l’umiliazione di dipendere dagli altri, di non avere più autonomia” (M.B.)
“Diventi come una cosa consegnata agli altri...e allora se vedi indifferenza o fastidio, ti senti morire...e non vuoi più niente” (F.T)
Potere ancora/
Non poter più... lavori…ehh..il mezzopunto…il lavoretto
a uncinetto…eh cucinare….ma non poter
far proprio niente, non poter tirar su la
bottiglia dell’acqua è drammatico…è
drammatico…a non poter stappare il ..il
tappo della bottiglia del pomodoro…ha
visto che sono a incastro questi..i tappi di
bottiglia? No non farcela a staccare……è
una cosa avvilente perché …ti fa
sentire…più nessuno…so’morta…tanto
vale morire che arrivare a quel
punto……ho sofferto…ho sofferto (G.M)
Visibilità/Invisibilità...
Che non sai che…che colpisce tutto e la
gente non sa che nemmeno un fratello, a
volte una cugina, i parenti non riescono
a capire bene…non si vede bene, non è
un tumore no? (F.G.)
“Sono diventato invisibile. Un fantasma.
Non ho un lavoro, non ho più una vita
sociale, gli amici...sono andati tutti
via...o forse sano scomparso io” (F.C.)
C’era una donna che viveva in una gabbia, aveva le sembianze di una tigre, la
cosa più umana, e per questo più straziante erano proprio i suoi occhi, da lì
veniva tutta la vera disperazione, rassegnazione ma anche la sua forza!
Vorrei nascondermi, ma non è giusto scappare dalla realtà, debbo reagire sulle
difficoltà che mi provoca il dolore, ci sono periodi in cui sono debole e
incapace di muovermi, in quei momenti, che diventano giorni, la mia mente
è disposta a lasciarsi trascinare dalla corrente pur di avere un po’ di
sollievo. Il tempo m’impedisce di confessare i miei limiti, ed ascoltare le
capacità che comunque ho per combattere il dolore.
(M.B.)
Perdersi, sdoppiarsi,
smarrirsi
Sono qui…ma...Avere una malattia cronica ,
un dolore continuo, è una cosa
terribile…perche’…uno pensa di lottare
continuamente…quindi questa è la..la
cosa peggiore diciamo… c’è una specie
di…di Sdoppiamento…nel senso che
uno si vede…cioè non è più padrone di
sé...è come diventare un altro...e
ricordarsi com’eri prima....ma anche se
non lo sei, sei come prima. E non sei come
prima, sei un altro...(TN)
Io è un altro A. Rimbaud
Nuovi confini
nuove appartenenze
Nuove geometrie della mente
Il mondo appare trasformato dall’esperienza del dolore
Ai confini della parola
Distenditi...rilassati..fatti coraggio...fattene una ragione...ci sono
cose peggiori, mali peggiori...però questo dolore ti perfora, ti
lacera a volte non sai dirlo quello che senti (FL)
“So che anche mia madre, la persona a me più cara e più vicina, so che
anche con lei non sono in grado di dire la mia sofferenza, l’intensità
del mio dolore” (P.N)
Io temo tanto la parola degli uomini.
Dicono tutto sempre così chiaro:
questo si chiama cane e quello casa,
e qui è l’inizio e là la fine.
E mi spaura il modo, lo schernire per gioco,
che sappian tutto ciò che fu e sarà;
non c’è montagna che li meravigli;
le loro terre e giardini confinano con Dio.
Vorrei ammonirli, fermarli: state lontani.
A me piace sentire le cose cantare.
Voi le toccate: diventano rigide e mute.
Voi mi uccidete le cose Rainer M. Rilke
Cosa resta...
L’essenziale è sopravvivere...ma cosa
resta? Quando si soffre troppo, si
riferisce tutto a sè...non si ha più
posto per gli altri, per il mondo.
Ci si allontana, si sta da soli,
perchè non c’è posto per gli altri
Un segno siamo noi,
indecifrato
Abbiamo perduto il senso del
dolore
E il linguaggio in terra
straniera.
F. Hölderlin
Solitudine/Isolamento
“ mi sembra che il mio dolore mi abbia reso indifferente a quello
che provano gli altri...più sto male, più mi sento insensibile
verso gli altri...non ho più empatia” (MT)
“non provo più compassione...è una freddezza che congela il
mondo e a volte, se ci penso, mi sembra così strano, così
senza...senza niente” (LF)
Solitudine/Isolamento
Un morto sono che cammina
Non più dichiarato in nessun
luogo …
Liquidato da tempo e di nulla
munito
Se non di vento di tempo e di
suono
Chi tra la gente più vivere non
può …
I. Bachmann
Spaesamento
Noi siamo chi non siamo, e la
vita è rapida e triste …
la vita è un gomitolo che
qualcuno ha aggrovigliato.
Essa ha un senso se è srotolata
e disposta in linea retta, o
ben arrotolata. Ma così
com’è, è un problema senza
nucleo, un avvolgersi senza
un dove attorno a cui
avvolgersi
F. Pessoa
La nuda vita
La gente cambia, e
sorride:
Ma la sofferenza
resta
TS Eliot
Il senso del dolore
Il non senso del dolore
Eccedenza
“La sofferenza non si limita ad essere, ma a essere in
eccesso. Soffrire è sempre soffrire troppo. È messo a
nudo, a partire di qui, il paradosso del rapporto con
l’altro. Da un lato, sono io che soffro e non l’altro, i
posti che occupiamo non sono intercambiabili; d’altro
lato, nonostante tutto e a dispetto della separazione, la
sofferenza che si manifesta nel lamento, è un appello
rivolto all’altro...” (Ricoeur, 1994)
La dimensione dell'ascolto
Ascoltando le voci della vita,
rendiamo il cuore vasto e
cavo
A. Zarri
Sentieri sensibili
Tu sei l'ultima
lacrima, l'aria
e la lieve silhouette
delle stelle
I. BIZJAN
La vita comincia e finisce…io l’ho accettato da un pezzo questo…mi dispiace che finisce
perché io oltretutto sono arrivato al momento che….è l’età questo…mi piacciono
anche le piccole cose…non sogno grandi cose ma mi piace affacciarmi alla
finestra a vedere gli alberi in fiore… vedere la piantina che cresce, il
sole…ehhh..le piccole cose, le stupidaggini…giornaliere…quelle mi
piacciono…ehh…a non vederle più mi dispiacerebbe….pensi…non penso nemmeno
a grandi viaggi, grandi cose, grandi serate…non mi interessano….ormai…l’età della
tranquillità diciamo…però…ehh..mi costa…ehh…andarmene dall’altra parte mi costa
perché mi piace vivere…dico la verità…vivere quotidiano la tranquillità , la serenità
del quotidiano…che ci dobbiamo fare…però la vita comincia e finisce (AM)
Che io riesca a impedire a un
solo cuore
Di spezzarsi- E non avrò
vissuto invano-
Che possa rendere una vita
meno dolorosa
O lenire una pena
O aiutare un pettirosso caduto
A rientrare nel nido-
E non avrò vissuto invano
E. Dickinson
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