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A.A. 2008-2009

Industria culturale e Media studies

Contrazione

spazio-temporale;

Irruzione delle

masse nella vita sociale;

Visibilità resa

possibile dai mass

media.

Modernità e comunicazione

INDUSTRIA CULTURALE

«La formula "industria culturale" è nata al culmine della civilizzazione

occidentale quando il modo di produzione della "fabbrica", con la sua

organizzazione del lavoro e del mercato – dando luogo ai processi di

riorganizzazione della civiltà urbana e dei suoi territori – si era esteso ormai

da più di un secolo all’intera società. Il significato di "industria culturale" -

elaborato e fissato a questo punto dalla teoria critica della Scuola di

Francoforte – fu al tempo stesso la definitiva inclusione dell’industria in un

orizzonte culturale, ma anche la sua interdizione in quanto asservita al

destino della tecnica moderna.»

Abruzzese, A., & Borrelli, D. (2000). L'industria culturale: tracce e immagini di un privilegio. Carocci.

INDUSTRIA CULTURALE

Un ossimoro

Il sistema di significati attraverso cui un ordine sociale è comunicato, riprodotto e gli individui possono esplorarlo

e farne esperienza.

Produzione di significati sociali.Tutti i prodotti culturali sono testi, in quanto si prestano

a interpretazioni.

Le industrie culturali hanno a che fare con la produzione e circolazione di testi.

L’industria culturale:teorie e definizioni

1936 “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, W. Benjamin

1941 “Studies in Philosophy and Social Sciences”, H. Marcuse

1947 “Dialettica dell’Illuminismo”, T.W. Adorno, M. Horkheimer

Industria culturale di massa

Standardizzazione dei prodotti culturali + Produzione industriale dei beni di consumo + Demonizzazione della tecnologia +

Cultura alta Vs Cultura bassa

Industria culturale: origini del concetto

L’aura non c’è

Walter Benjamin

1936L’opera d’arte nell’epoca

della sua riproducibilità

tecnica

Walter Benjamin

Nella nostra epocavengono meno:

→ l’hic et nunc dell’operad’arte

→ l’opera d’arte stessa

La società industriale avanzata porta con sé la morte dell’arte

1936L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

L’aura non c’è

L’opera d’arte nella nostra epoca diviene sempre più un’opera predisposta alla

riproducibilità e perde in tal modo la propria unicità/autenticità

L’aura non c’èL’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

L’unicità dell’opera d’arte s’identifica con la sua integrazione

nel contesto della tradizione

Nel momento in cui viene meno il valore dell’autenticità si trasforma anche

l’intera funzione artistica

L’autenticità di una cosa è la quintessenza di tutto ciò che può venir tramandato, dalla sua durata materiale alla

sua virtù di testimonianza storica

Ciò che viene meno è insomma quanto può essere riassunto con la nozione di aura

L’aura

L’aura non c’èL’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

L’aura non c’èL’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

Le opere d’arte più antiche sono nate inambito rituale, magico, poi religioso.

Il valore unico dell'opera d'arte autenticatrova una sua fondazione nel rituale,nell'ambito del quale ha avuto il suo primo eoriginario valore d'uso

L’aura non c’èL’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

L'unicità dell'opera d'arte si identifica con la suaintegrazione nel contesto della tradizione.

Un'antica statua di Venere, per esempio presso igreci, che la rendevano oggetto di culto, si trovavain un contesto tradizionale completamente diversoda quello in cui la ponevano i monaci medievali,che vedevano in essa un idolo maledetto.

Pagina 19

Ma in entrambi i casi la statua era dotatadi unicità, cioè di aura.

L’opera d'arte nel contesto dellatradizione trovava la sua espressione nelculto.

L’aura non c’èL’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

La prestazione artistica dell’interprete teatrale viene presentata definitivamente al

pubblico in prima persona

Attore teatrale

Attore cinematografico

La prestazione artistica dell’attore cinematografico viene invece presentata

attraverso un’apparecchiatura

L’aura non c’èL’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

- Per la prima volta l’uomo viene a trovarsi nella situazione di dover agire con la sua intera persona, ma rinunciando all’aura,

poiché questa è legata all’hic et nunc

- Inoltre, la sua prestazione non è mai unitaria, è bensì composta di numerose singole prestazioni

Attore cinematografico

Il cinema risponde al declino dell’aura costruendo artificiosamente la personality fuori dagli studi: il culto del divo cerca

di conservare quella magia della personalità, divenuta fasulla a causa del suo carattere di merce

L’aura non c’èL’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica

1941 - La macchina infernale

Alcune implicazioni sociali della

moderna tecnologia

Studies in Philosophy and Social

Sciences

(tr. it. a cura di G. Marramao,

Tecnologia e potere nelle società

post-liberali, Napoli, Liguori, 1981) Herbert Marcuse

Lo scritto contiene una sintesi di molti temi sviluppati più tardi dall'autore, dopo il suo distacco

dall‘Istituto per la Ricerca Sociale

È già presente, in embrione, quasi tutta la tematica

de L'Uomo a una dimensione. Studio sull'ideologia

della società industriale avanzata

(One-Dimensional Man. Studies in the Ideology of

Advanced Industrial Society, Boston 1965, trad. it.

Einaudi, Torino 1967)

Carattere “neutrale” della tecnicaMarcuse sostiene all'inizio del suo saggio che la tecnica in sé

può promuovere libertà come autoritarismo, abbondanza come

scarsità

Società totalitariaNel corso dell’analisi sopprime questo carattere

neutrale della tecnica, per vedere nella “società

tecnologica” la società totalitaria per antonomasia

1941 - La macchina infernale

L’efficienza standardizzata

L'individuo efficiente è quello il cui rendimento è un'azione solo nella misura in

cui è la reazione più appropriata alle oggettive pretese del sistema, e la sua

libertà si limita alla selezione dei mezzi più adeguati per raggiungere una

meta che lui non ha stabilito

La macchina infernaleAlcune implicazioni sociali della moderna tecnologia

La realizzazione individuale è indipendente dal riconoscimento e si compie nel lavoro

L’efficienza è un rendimento ricompensato e si compie solo nel valore che ha per il sistema

II nuovo atteggiamento dell'individuo è caratterizzato da acquiescenza (sebbene

“altamente razionale”), da una totale perdita di spontaneità e di creatività, con relativa

cancellazione di tutte le potenzialità umane.

Marcuse fa, a questo proposito, un esempio molto semplice…

La macchina infernaleAlcune implicazioni sociali della moderna tecnologia

Un uomo che fa un viaggio in automobile sceglie la strada su una mappaautostradale. Città, laghi e montagne si presentano come ostacoli da superare.L'autostrada dà forma e organizzazione all'ambiente esterno: quello che si trovalungo l'autostrada è in un certo senso un prodotto dell'autostrada medesima.Numerosi cartelli indicano al viaggiatore che cosa deve fare e pensare; attirano lasua attenzione sulle bellezze della natura o sui monumenti storici. Altri hannopensato per lui, e, forse, per il meglio. Hanno costruito aree di parcheggioparticolarmente utili, dove si apre il panorama più ampio e sorprendente. Segnalistradali di notevoli dimensioni dicono al viaggiatore quando fermarsi e concedersi unmomento di sosta per riposarsi e rinfrescarsi. E tutto questo a suo vantaggio, peruna maggiore sicurezza e un maggior comfort. Economia, tecnica, bisogni umani enatura si fondono e si armonizzano in un meccanismo razionale e conveniente. Chine seguirà le prescrizioni, si troverà perfettamente a suo agio, subordinando lapropria spontaneità all'anonima intelligenza che saggiamente ha ordinato tutto perlui.

La macchina infernaleAlcune implicazioni sociali della moderna tecnologia

1947 - Dialettica dell’IlluminismoDialektik der Auklärung. Philosophische Fragmente

Scritta fra il 1942 e il 1944, pubblicata per la prima volta ad Amsterdam.Disponibile in italiano in Id., Dialettica dell’illuminismo, Torino, Einaudi, 1966.

Max Horkheimer Theodor W. Adorno

INDICE

▪ Concetto di Illuminismo

▪ Excursus I Odisseo, o mito e

Illuminismo

▪ Excursus II Juliette, o Illuminismo e

morale

▪ L’industria culturale. Quando

l’Illuminismo diventa mistificazione

di massa

▪ Elementi dell’antisemitismo. Limiti

dell’Illuminismo

1947 - Dialettica dell’Illuminismo

-1947 - Dialettica dell’Illuminismo

Ragione oggettiva, universale: comprensione della realtà e

orientamento nel mondo.

Ragione strumentale, soggettiva: scelta dei mezzi adeguati

per raggiungere i fini.

La volontà di potenza che deriva della ragione strumentale a

generare l'appropriazione del mondo da parte delle élites.

La razionalità non è al servizio dell’uomo per dominare la

natura, ma al servizio di alcuni uomini su altri uomini.

"Dal momento in cui la ragione divenne lo

strumento del dominio esercitato dall’uomo sulla

natura umana ed extraumana - il che equivale a

dire: nel momento in cui nacque -, essa fu

frustrata nell’intenzione di scoprire la verità. Ciò è

dovuto al fatto che essa ridusse la natura alla

condizione di semplice oggetto e non seppe

distinguere la traccia di se stessa in tale

oggettivazione. […] Si potrebbe dire che la follia

collettiva imperversante oggi, dai campi di

concentramento alle manifestazioni

apparentemente più innocue della cultura di

massa, era già presente in germe

nell’oggettivazione primitiva, nello sguardo

con cui il primo uomo vide il mondo come

una preda ".

1947 - Dialettica dell’Illuminismo

«La somiglianza dell’uomo con Dio consiste nella

sovranità sull’esistente, nello sguardo padronale, nel

comando. Il mito trapassa nell’Illuminismo e la natura in

pura oggettività. Gli uomini pagano l’accrescimento del

loro potere con l’estraniazione da ciò su cui lo

esercitano. L’Illuminismo si rapporta alle cose come il

dittatore agli uomini: che conosce in quanto è in grado di

manipolarli.»

1947 - Dialettica dell’Illumini

“La razionalità tecnica di oggi non è altroche la razionalità del dominio”

Critica della scienza,

pensiero in forma

reificata che si esprime

come matematica,

macchina,

organizzazione, sia nella

forma teorico-astratta

che nelle concrete

applicazioni tecniche e

industriali

1947 - Dialettica dell’Illuminismo

1947 - Dialettica dell’Illuminismo

C’è un momento in cui i fisici e i matematici

convertono l'universo in punti, i punti in

numeri.. "In tal modo ogni forma, ogni

fenomeno naturale può essere descritto e

interpretato numericamente

Cartesio individua la matematica come un

«metodo» e uno strumento. La trasforma in

punti, uno equivalente dell’altro.

Il razionalismo si rovescia nel suo contrario, la barbarie

L’Illuminismo non è inteso come

epoca

storico-culturale determinata, ma

come

il complesso degli atteggiamenti tesi a

dominare e trasformare la natura:

dall’homo sapiens

ai grandi laboratori della

fisica contemporanea

1947 - Dialettica dell’Illuminismo

Illuminismo è sinonimo di cultura materiale, nel significato

storico-antropologico.

«L’Illuminismo, nel senso più ampio di pensiero in continuo progresso, ha

perseguito da sempre l’obiettivo di togliere agli uomini la paura e di renderli

padroni […] Ma la terra interamente illuminata splende all’insegna di

trionfale sventura»

1947 - Dialettica dell’Illuminismo

Industria culturale e cultura di massa:

Trionfo della macchina(standardizzazione, omologazione, costrizione)

Degradazione dell’opera d’arte(nel significato intrinseco e nella funzione sociale)

Totalitarismo

Massificazione della società

la Scuola di FrancoforteIndustria culturale

L'attenzione si incentra:

▪ sulla macchina e sul suo funzionamento (che obbedisce alleleggi della fisica e non alla “libertà” dell'uomo);

▪ sull‘organizzazione industriale;

▪ sull'”apparato” che ne deriva, la cui razionalità formaleingabbia e stritola l'uomo

Il grande imputato non è il capitale, ma l'organizzazione della società tecnico-industriale in quanto tale.

Industria culturale e cultura di massa: la moderna tecnologia

Industria culturale: la Scuola di Francoforte

L’industria culturale

è quel complesso di strumenti con cui il sistema sociale veicola un determinato insieme di valori e modelli di comportamento.

Degradazionedel significato intrinseco e della funzione sociale dell’opera d’arte come espressione artistico-culturale.

I mass media non sono veicoli imparziali: essi non trasmettono, ma sono ideologia, indipendentemente dai contenuti particolari.

Strutture invarianti dei mass media in quanto tali:- accurata abolizione di ogni elemento di novità- esaltazione del proprio efficientismo tecnico

Industria culturale: la Scuola di Francoforte

Industria culturale: la Scuola di Francoforte

«L'amusement, il divertimento, tutti gli ingredienti

dell'industria culturale, esistevano già da tempo prima di

essa. Ora vengono ripresi e manovrati dall'alto, e sollevati al

livello dei tempi. L'industria culturale può vantarsi di avere

realizzato con estrema energia, e di avere eretto a principio,

la trasposizione - che era stata spesso, prima di essa, goffa

e maldestra - dell'arte nella sfera del consumo, di avere

liberato L’amusement delle sue ingenuità più petulanti e

fastidiose e di avere migliorato la confezione delle merci.»

Adorno A., Horkheimer M.,(1944) Dialettica dell’Illuminismo. Einaudi,

2010, Pag.142,143.

Trasformazione del processo produttivo che trasferisce all’opera i caratteri del prodotto Industriale:

- persuasione vs. dialogo - conferma vs. critica- omologazione vs. unicità

Effetto sulla coscienza soggettiva.

Industria culturale: la Scuola di Francoforte

Industria culturale e cultura di massa:

caratteri fondamentali

• Il divertimento è una promessa di felicità non mantenuta e

sempre differita

• Il divertimento acquisisce un ruolo meno marginale

• «Divertirsi significa essere d’accordo»

L’arte e la promesse de bonheur

L’arte e la promesse de bonheur

T.W. Adorno

La vera arte è una promessa di felicità,

che rimanda a un Altro

Essa è sempre negativa,

critica verso lo stato di cose presente, critica nei

confronti della società

Nella cultura di massa,

l’elemento negativo e critico è scomparso

La cultura prodotta dall’industria culturale

è una cultura affermativa

EDGAR MORIN

Studi sociologici su fenomeni contemporanei

1951 L'homme et la morte

1956 Il cinema e l'uomo immaginario

1957 I divi

1962 Lo spirito del tempo (pubblicato in Italia con

il titolo L’industria culturale)

1965 Introduction à une politique de l'homme

1967 Vie commune en France. La metamorphose de

Plodémet

Studi sociologici su fenomeni contemporanei

1973 Il paradigma perduto

1977 Il Metodo vol. 1: La natura della natura

1980 Il Metodo vol. 2: La vita della vita

1982 Scienza con coscienza

1984 Sociologia della sociologia

1986 La conoscenza della conoscenza

1990 Introduzione al pensiero complesso. Gli strumenti per affrontare la

sfida della complessità

EDGAR MORIN

2000 I sette saperi necessari all’educazione del futuro

2001 Il metodo vol. 5: L’identità umana

2003 La violenza nel mondo. La situazione dopo l’11

settembre (con Jean Baudrillard)

EDGAR MORINStudi sociologici su fenomeni contemporanei

1994 I miei demoni

1996 I fratricidi: Jugoslavia-Bosnia 1991/1995

1999 La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero

Scritti di narrativaUne cornerie, 1947

L'an zéro de l'Allemagne, 1947

Autocritique, 1959

In collaborazione con Jean

Rouch, Morin ha diretto anche il

film sperimentale del cinema-

verità Chronique d'une été(1961).

EDGAR MORIN

Il linguaggio dell’industria culturale è immersivo.

La facoltà percettiva non si limita alla vista, ma si estende alla sensazione. Così si

affievoliscono i confini tra realtà e rappresentazione e l’immaginario diventa centrale.

L’industria culturale utilizza come strutture costanti, su cui organizza la produzione, le

forme archetipiche dell’immaginario, i temi mitici e tutto quel patrimonio di modelli

con cui lo spirito umano ordina da sempre i propri sogni.

L’immaginario:

è sempre presente nell’esperienza umana, cambia forma e sostanza in base al tempo

e ai mezzi di comunicazione.

EDGAR MORIN: L’INDUSTRIA CULTURALE

Dal latino imago →

apparenza, apparizione, fantasma

L’immaginario fa riferimento a

una sfera di senso in cui

l’individuo, estraniandosi dal suo

stato meramente naturale, entra in

una sfera di finzione, storicamente

e socialmente determinata, che gli

consente di attribuire significato al

mondo che abita. Grazie a questa

costruzione culturale l’uomo

percepisce la realtà, regola i suoi

schemi cognitivi e corporei, i

pensieri e le emozioni.

L’IMMAGINARIO

“Si può asserire che una cultura costituisce un

corpo complesso di norme, simboli, miti ed

immagini che penetrano l’individuo nella sua

intimità, strutturano gli istinti, orientano le

emozioni. Questa penetrazione si effettua grazie a

degli scambi intellettuali di proiezione e di

identificazione polarizzati sui simboli, miti ed

immagini della cultura come sulle personalità

mitiche o reali che incarnano i valori (gli antenati,

gli eroi, gli dei). Una cultura fornisce dei punti

d’appoggio pratici alla vita immaginaria: nutre

l’essere metà reale, metà immaginario, che

ciascuno elabora all’interno di sé (la sua anima);

l’essere metà reale, metà immaginario che

ciascuno elabora all’esterno di sé e con cui si

ricopre (la sua personalità)”

Lo spirito del tempo, 1962

EDGAR MORIN: l’industria culturale

Rita Hayworth (Gilda,

1946)

Jessica Rabbit (Chi ha

incastrato Roger

Rabbit?, 1988)

Nicole Kidman (Moulin

rouge!, 2001)

)

Edgar Morin: dagli archetipi agli stereotipi

Sul grande schermo le sirene sono figure femminili che in-cantano:

L’anthropos universale

La cultura di massa adatta temi

folklorici locali e li trasforma in

temi universali.

“Con questo slancio

cosmopolita, essa favorisce da

una parte i sincretismi culturali

(film di co-produzione, trapianto

in un’area culturale di temi

originari di un’altra area), e

dall’altra i temi “antropologici”,

vale a dire adattati a un

denominatore comune di

umanità”

E. Morin, Lo spirito del tempo, p. 51

Standardizzazione

Pagina 56

L’industria culturale ha imposto la divisione del lavoro

intellettuale, che, come in una fabbrica, costituisce un

aspetto generale della razionalizzazione richiesta

dal sistema industriale

L’industria culturale: tra standardizzazione e autorialità

Creatività

Pagina 57

Più l’industria culturale si sviluppa e più ricorre alle individualità,

anche se tende a standardizzarla:

a) Facendo appello ai grandi autori

(ad es. scrittori famosi utilizzati come sceneggiatori)

b) Ricorrendo alla superindividualità dei divi

L’industria culturale: tra standardizzazione e autorialità

La produzione (tendenzialmente orientata verso la

standardizzazione e verso la concentrazione burocratica)

non può fare a meno dell’elemento “inventivo” e “creativo”

necessario ad ogni prodotto culturale.

Nella produzione si scontrano “la logica industriale, burocratica,

monopolistica, centralizzatrice, standardizzatrice (da un lato), e

la contro-logica individualista, inventiva, concorrenziale,

autonomista, innovatrice (dall’altro)”.

L’industria culturale: tra standardizzazione e autorialità

EDGAR MORIN: L’INDUSTRIA CULTURALE

L’industria culturale per funzionare ha bisogno di una

forza contraria: questa forza contraria è l’autonomia dei

ruoli creativi all’interno delle strutture rigide della

produzione.

La contraddizione invenzione-standardizzazione è la

contraddizione dinamica dell’industria culturale, che

consente di comprendere, da un lato, la

standardizzazione dei prodotti culturali di massa e la

continua capacità di invenzione, dall’altro il permanere

di una zona di creatività e originalità, all’interno di

processi dominati dal conformismo standardizzato.

L’industria culturale non è solo uno strumento ideologico, utilizzato per

manipolare le coscienze, ma anche un laboratorio di elaborazione dei

desideri collettivi. I sogni collettivi messi in scena dall’industria

dell’immaginario rappresentano l’unione di realtà e desiderio, di

produzione e consumo.

L’immaginario viene modellato dall’industria culturale, ma attraverso un

processo dialettico cui contribuiscono i consumatori. La dialettica tra

sistema di produzione e bisogni culturali dei consumatori si risolve in un

reciproco adattamento.

EDGAR MORIN: L’INDUSTRIA CULTURALE

EDGAR MORIN: L’INDUSTRIA CULTURALECon la fotografia si può cominciare a

manipolare il mondo non più nella sua

fisicità ma nella sua immagine

La fotografia si indirizza prima di tutto

all’utilizzazione e al consumo privato

Il cinema s’indirizza, prima di tutto allo

spettacolo collettivo

Il cinema riconfigurando le categorie di

tempo e spazio dà luogo all’immaginario

La sala cinematografica favorisce

un’intensa partecipazione emotiva e

affettiva:

• sospensione dell’incredulità

• proiezione-identificazione

EDGAR MORIN: L’INDUSTRIA CULTURALE

I divi

«Throughout an immense part of the

world, for an overwhelming proportion for

film industry, the movie revolve around a

kind of solar performer appropriately

called star

[…]

The stars play a social and moral role as

well; they satisfy the gossip columns of

the heart»

The Stars, 1957

Anche quando diffondono i prodotti

della cultura superiore, i mass media

li diffondono livellati e “condensati”, in

modo da non provocare nessuno

sforzo nel fruitore

Anche i prodotti della cultura

superiore vengono proposti in una

situazione di completo livellamento

con altri prodotti di intrattenimento; in

un settimanale il servizio su un

museo d’arte viene equiparato al

pettegolezzo circa il matrimonio della

diva

Umberto Eco, Apocalittici e integrati, 1964

EDGAR MORIN: una critica…

La cultura di massa non ha affatto preso il posto di una fantomatica

cultura superiore, si è semplicemente diffusa presso masse enormi

che un tempo non avevano accesso ai beni della cultura

E’ vero che i mass media propongono in misura massiccia e senza

discriminazioni vari elementi di informazione in cui non viene distinto

il dato valido da quello di pura curiosità

Umberto Eco, Apocalittici e integrati, 1964

EDGAR MORIN: …e una difesa

Garnham: uso del termine plurale invece che del

singolare.

Le “industrie culturali” sono quelle istituzioni nella

nostra società che impiegano i modi di produzione e di

organizzazione caratteristici delle corporazioni

industriali per produrre e diffondere simboli nella

forma di beni e servizi culturali

Sganciamento del concetto di industria culturale da

quello di cultura di massa

INDUSTRIA CULTURALE O INDUSTRIE CULTURALI?

Si ha un’industria culturale quando beni e servizi

culturali sono prodotti e riprodotti, immagazzinati

e distribuiti con criteri industriali e commerciali,

cioè su larga scala e in conformità a strategie

basate su considerazioni economiche piuttosto

che strategie concernenti lo sviluppo culturale

Unesco, 1982

INDUSTRIA CULTURALE: UNA DEFINIZIONE

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