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LA PSICOTERAPIA BREVE COGNITIVO-COMPORTAMENTALE NEI DISTURBI DELLA CONDOTTA
ALIMENTARE
Carla Ramacciotti Clinica Psichiatrica Università di Pisa. Padova ottobre 2004
Spettro dei DCA
ANRestricter
AN Binging-Purging
BN Purging
BNNon-
PurgingBED
Disturbi della Condotta AlimentareDisturbi della Condotta Alimentare
Restricter
Binging/
Purging
BNBNPurging
Type
Non Purging
Type
OBESITÁ
BEDBED
17.517.5 2525BMIBMI
ANAN
Modello a “strati” della psicopatologia dei DCA
Deficit del concetto di sé
Disturbi dell’immagine corporea
Caos Dietetico
e Biologico
Modelli Comportamentali e Psicodinamici dei Disturbi dell’Alimentazione
Differenti modalità di trattamento avranno differenti porte di entrata nel processo di guarigione.Le terapie comportamentali come 1) l’esposizione con prevenzione della risposta, 2) le tecniche di controllo dello stimolo, e i trattamenti di tipo somatico come 3) la terapia Nutrizionale e 4) la farmacoterapia entrano dalla cima della piramide. Essi si focalizzano sulla remissione dei sintomi alimentari o sulle sequele somatiche risultanti da uno stato di deprivazione nutrizionale e di semidigiuno.Le modalità psicodinamiche della psicoterapia inseriscono il processo di guarigione dalla parte inferiore della piramide. Esse si focalizzano su difficoltà nelle relazioni interpersonali e su problematiche intrapsichiche come la formazione dell’identità, le relazioni oggettuali.
Un modello Cognitivo Comportamentale dei Disturbi dell’Alimentazione
Approcci multimodali come la Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale entrano simultaneamente nel processo di guarigione da tutte e tre le vie, malgrado sia importante notare che negli stadi precoci di trattamento è il settore superiore della piramide che diviene l’obiettivo principale del lavoro terapeutico Cognitivo-Comportamentale.Questo perché i fattori psicologici associati con il disturbo possono non essere significativamente valutati appieno o individuati finché la compagine dei sintomi bulimici non venga posta sotto un certo grado di controllo (Garner e Davis 1986; Garner e coll., 1990).
Multifattorialità dei disturbi dell’alimentazione
Fattori predisponenti
Fattori di mantenimento
Fattori precipitanti
Individuali
Familiari
Culturali
Insoddisfazione per il propriopeso e forme del corpo
Fare la dietaper migliorare l’autostima e il controllo di sé
Sintomi da digiuno e reazione degli altri
Lavoro
Famiglia
Peso, forme corporee e controllo dell'alimentazione
Altro
Lavoro
Famiglia
Peso, forme corporee e controllo dell'alimentazione
Altro
Amici
Sport
Musica
Schema di autovalutazione disfunzionale e funzionale
Schema di autovalutazione disfunzionale di una persona affetta da
un disturbo dell’alimentazione
Schema di autovalutazione funzionale di una persona affetta da un disturbo
dell’alimentazione
Lo sviluppo e il mantenimento dei disturbi dell’alimentazione
Fattori di rischio
Fattori precipitanti
Fattori di mantenimento
Pensieri e preoccupazioni per alimentazione, peso
e forme corporee
Dieta ferrea e altri comportamenti di controllo del peso
Fook checkingBody checking
EvitamentiSensazioni di essere
grassi
Abbuffate Basso peso
“Sindrome da
digiuno”
Rinforzi positivi
Rinforzi negativi
Comportamenti di compenso
Eccessiva importanza attribuita al peso, alle forme corporee e al controllo dell’alimentazione
SCHEMA DI AUTOVALUTAZIONE DISFUNZIONALE
Perfezionismo clinico
Bassa autostima nucleare
Intolleranza alle emozioni
Pro
ble
mi
inte
rpe
rso
na
li
Obiettivi esigenti in altre aree
Effetti del digiuno sul comportamento
LLa restrizione dietetica severa e prolungata può portare a serie complicanze fisiche e psicologiche.
MMolti dei sintomi, prima interpretati come aspetti primari dell’AN, sono in realtà dovuti alla denutrizione e al digiuno.
“Studio del digiuno” (Università del Minnesota. Keys et al., 1950)
• Valutazione di 36 uomini giovani, sani e psicologicamente normali per un periodo di 6 mesi sottoposti a una restrizione pari alla metà del loro introito di cibo iniziale.• Questo regime determinò in media una perdita approssimativa del 25% del loro peso iniziale.• Tutti gli uomini sperimentarono drammatici cambiamenti fisici, psicologici e sociali, come riscontrato nei pazienti affetti da disturbi dell’alimentazione.
Effetti del digiuno sul comportamento
• Attitudini e comportamenti nei confronti del cibo e dell’alimentazione• Abbuffate• Cambiamenti emotivi e di personalità• Cambiamenti sociali e sessuali• Cambiamenti cognitivi• Cambiamenti fisici• Attività fisica
Teoria del set-point
La teoria del “set-point” è stata proposta formulando la tesi che il peso corporeo è relativamente stabile nel tempo; secondo questa teoria esso sarebbe regolato attorno a un punto fisso (set-point) da complicati meccanismi fisiologici che si oppongono a qualsiasi tentativo deliberato di modificarlo.
Preoccupazione estrema per il peso e le forme corporee
Dieta ferrea
PerfezionismoPensiero “tutto o
nulla”
Modello cognitivo-comportamentale della BN
Pressione sociale per la magrezza
Restrizione dietetica
Regole rigide riguardo al cibo
Fame
DISINIBIZIONE / ABBUFFATAFairburn, 1981
Modello interpersonale della BN
Stress interpersonale
Bassi livelli di autostima
Disforia
Cibo usato per affrontare i sentimenti negativi
ABBUFFATA / DISINIBIZIONE Agras, 1991
Indicazioni per il ricovero nella AN
•pPerdita di peso cospicua •gGravi complicanze mediche•gGrave comorbidità psichiatrica (ad es. rischio suicidiario)•pPregressi fallimenti terapeutici ambulatoriali•aAmbiente familiare non collaborativo
Aspetti egodistonici nella AN
•sSintomi psicofisici sgradevoli: freddo, astenia, scarsa concentrazione, umore depresso
•lLegame autostima-soddisfazione per l’aspetto fisico. Bassa autostima
•rRidotta socializzazione
•pPolarizzazione ossessiva sul cibo
Approccio alla paziente con DCA. Elementi da usare.
•fFalso bersaglio•vVantaggi e svantaggi della malattia•rRecupero del peso come mezzo per ….•cCibo come medicina•cCorpo come “macchina” che funziona indipendentemente dal controllo cognitivo•iIniziale correzione delle alterazioni cognitive (ad es. decentralizzare)•dDiscussione delle possibili complicanze dalla malattia
• seduttivo•m• moralistico •g• giudicante•p• punitivo•o• oppositivo•m• minaccioso•a• autofrustrante
•f• fermo •c• che faccia leva su aspetti che sono egodistonici per la paziente
Atteggiamento del terapeuta
NO SI
Interazioni nel team terapeutico
Tra le alterazioni cognitive, il pensiero dicotomico può provocare un trattamento caotico in virtù della classica modalità “all bad-all good” di percepire le figure terapeutiche da parte della paziente con DCA.
NB: nelle pazienti anoressiche è importante riuscire ad intervenire prima che la restrizione calorica determini un marcato calo ponderale e di conseguenza si instauri una
STARVATION SYNDROMEnella quale il disturbo tende ad autoperpetuarsi, attraverso un’accentuazione dei disturbi cognitivi e delle alterazioni dell’umore.
Le tre modalità di Dieta FerreaLe tre modalità di Dieta Ferrea
• Saltare i pasti
• Ridurre le porzioni
• Eliminare certi cibi
Le fasi della perdita di pesoLe fasi della perdita di peso
• Fase iniziale: la luna di miele
• Fase avanzata: ossessione per il cibo, paura di ingrassare ed emozioni negative
• Fase finale: iper-eccitazione, scomparsa dell’ossessione per il cibo, morte per inedia.
Terapia Nutrizionale: ripristino di Terapia Nutrizionale: ripristino di un’alimentazione regolareun’alimentazione regolare
Pianificazione dei pasti (meal planning)
Mangiare in modo meccanico
Suddividere i pasti
Specificare la quantità di cibo
Specificare la qualità del cibo
Automonitoraggio
Terapia nutrizionale: mangiare in modo meccanico
• mangiare secondo orari determinati e un piano prestabilito• considerare il cibo come una “medicina” che serve a “vaccinare” il paziente • non permettere al comportamento alimentare di essere determinato da “bisogni” e da modificazioni improvvise cognitive ed emotive
Terapia nutrizionale: intervallare i pastiTerapia nutrizionale: intervallare i pasti
• suddividere, in modo bilanciato, il cibo nell’arco della giornata• la colazione non dovrebbe mai essere saltata• assumere ogni giorno tre pasti principali e una o due merende• meglio seguire degli orari predeterminati (mangiare con l’orologio) piuttosto che basarsi sulle proprie sensazioni interiori
Terapia nutrizionale: fare attenzione alla quantità Terapia nutrizionale: fare attenzione alla quantità di cibo ingerito ( AN-BN)di cibo ingerito ( AN-BN)
• aumentare gradualmente l’apporto calorico per raggiungere un aumento di peso (quando necessario)
• la dieta prescritta non dovrebbe mai scendere sotto le 1500 Kcal al giorno e dovrebbe progressivamente essere aumentata
• tutti i pasti dovrebbero essere finiti
• quando ci si sposta da uno stato ipometabolico ad uno ipermetabolico può essere necessario aumentare ulteriormente le calorie della dieta
Terapia nutrizionale: fare attenzione alla qualità del cibo ingerito (AN-BN)
• Spesso i pazienti si sottopongono, o si sono sottoposti per lungo tempo ad un regime dietetico per nulla attraente ma che in qualche modo li “rassicura”.
• L’obiettivo è quello di arrivare a mangiare un’ampia varietà di cibi in modo calmo e rilassato.
• Un piano alimentare settimanale dovrebbe iniziare a includere delle piccole quantità di cibo che prima era evitato o proibito.
Terapia nutrizionale: fare attenzione alla qualità del cibo ingerito (AN-BN)
• E’ necessario mettere in discussione la classificazione dei cibi in “buoni” o “cattivi” riconoscendo che le calorie di cibi denominati “cattivi” non hanno in realtà un impatto maggiore sul peso rispetto a quelle contenute nei cibi considerati buoni.
• Le pazienti che soffrono di episodi bulimici dovrebbero consumare piccole quantità dei cibi che solitamente riservano per le abbuffate.
Terapia nutrizionale: automonitoraggio (Diario Alimentare)
Tabella dell’automonitoraggio e della pianificazione dei pasti
Ora e luogo
Cibi e bevande consumati
A V/L/D/AF
Pensieri, sensazioni e situazioni sociali
Automonitoraggio (Diario Alimentare): possibili difficoltà
La resistenza all’automonitoraggio può essere causata da una bassa motivazione al cambiamento o da uno scarso impegno per raggiungere gli obiettivi del trattamento.In tali circostanze può essere necessario adottare un approccio più graduale e flessibile focalizzandosi sul problema motivazionale di base. Risulta infatti inutile una discussione sulla resistenza a eseguirlo o ad averlo compilato in modo inadeguato.
Riassumendo: principali meccanismi perpetuanti indotti dall’alimentazione ipocalorica
• Rinforzi positivi e negativi ottenuti dalla dieta e dalla perdita di peso (vedi Fase della Luna di Miele)
• L’estrema preoccupazione per il cibo esagera la tendenza all’uso del controllo alimentare come indice di auto-controllo e auto-valutazione
• L’intensa fame, che consegue la dieta, è vista come una minaccia al controllo alimentare e al peso, mentre il precoce senso di sazietà e pienezza (dovuto al rallentato svuotamento gastrico secondario alla denutrizione) possono essere vissuti come un fallimento all’autocontrollo; l’individuo è quindi portato a restringere ancor più l’alimentazione.
Riassumendo: principali meccanismi perpetuanti indotti dall’alimentazione ipocalorica
• La tendenza ad abbuffarsi può provocare sensi di colpa che, a loro volta, possono condurre a sintomi compensatori come il vomito, che a sua volta porta a peggiorare il controllo sull’alimentazione e a favorire le abbuffate
• La depressione peggiorando l’autostima favorisce l’uso del cibo, del peso e delle forme corporee come mezzo per valutare se stessi
• L’ansia da una parte può esacerbare il controllo del cibo, del peso e delle forme corporee come mezzo per ridurre questo stato , dall’altra può portare a mangiare in eccesso e favorire le abbuffate che a loro volta aumentano la preoccupazione per il peso e le forme corporee.
Riassumendo: principali meccanismi perpetuanti indotti dall’alimentazione ipocalorica
• L’isolamento sociale da una parte impedisce lo sviluppo di relazioni positive che possono migliorare l’autostima, dall’altra favorisce l’uso del cibo, del peso e delle forme corporee come mezzi per valutare se stessi
• Il deficit di concentrazione osservato nel digiuno può minacciare il senso di auto-controllo dell’individuo dal momento che le persone che hanno difficoltà a concentrarsi riescono a seguire con meno attenzione gli eventi e perciò tendono a percepire se stesse come non prevedibili ed incontrollabili
Riassumendo: principali meccanismi perpetuanti indotti dall’alimentazione ipocalorica
• La perdita di peso rallenta con il tempo perché l’organismo reagisce alla restrizione diminuendo il consumo di energia. Tale fatto è vissuto come un segno di perdita di controllo ed è affrontato restringendo ulteriormente la dieta e utilizzando altri mezzi come l’eccessivo esercizio fisico, il vomito auto-indotto e l’abuso di lassativi e/o diuretici
• La diminuzione dell’interesse sessuale impedisce l’incontro con persone del sesso opposto e quindi lo sviluppo di una vita di relazione adulta.
Psicoterapia (CBT): tipici errori cognitivi che conducono a depressione od ansia (A)
Astrazione selettiva
Catastrofizzazione
Inferenza arbitraria (include previsioni negative e interpretazioni del pensiero)
Omogeneizzazione
“E’ successo qualcosa di brutto oggi, così la mia giornata è rovinata”
“Se non mantengo questo impiego, sarà la fine della mia carriera”
“Il mio capo non mi ha parlato questa mattina: deve avercela con me”
“Tutte le opinioni di su di me contano in egual modo”
Psicoterapia (CBT): tipici errori cognitivi che conducono a depressione od ansia (B)
Centralità
Pensiero Dicotomico (Pensiero tutto-o-nulla)
Supergeneralizzazione
Sottovalutare il positivo
“L’attenzione di ognuno è focalizzata su di me (e ciò mi rende nervoso)”
“Se il mio lavoro non è perfetto, non vale niente”
“Quell’aereo che è caduto la scorsa settimana è la dimostrazione che non è sicuro volare”
“Anche se esercito 2 lavori e mi prendo cura di 6 bambini, non significa che sto facendo qualcosa di valore”
Psicoterapia (CBT): tipici errori cognitivi che conducono a depressione od ansia (C)
Magnificazione o minimizzazione
Dovere/essere obbligato/dover render conto
Etichettarsi e denigrarsi
Personalizzazione
“Il mio collega è molto migliore di me” (magnificazione applicata agli altri)“Non riesco mai a terminare un lavoro (minimizzazione applicata a se stesso)
“Dovrei stare a dieta, fare esercizio, lavorare più duramente, essere simpatico alle persone, ecc.”
“Non sono in gamba; sono un fallimento”
“Piove sempre quando programmo un picnic”
Interventi specifici nei Disturbi della Condotta Alimentare (A)
SSeguire il proprio pensiero e rendersi consapevoli di essoRRiconoscere la connessione tra certi pensieri e comportamenti ed emozioni maladattiveEEsaminare l’evidenza della validità di particolari convinzioniSSostituire interpretazioni più realistiche e appropriateMModificare gradualmente le sottostanti idee che sono determinanti fondamentali di più specifiche convinzioni
Da un punto di vista clinico, appare utile rendere il paziente gradualmente consapevole del modello cognitivo come proposto da Beck (1976). Perciò, ai pazienti viene spiegato come imparare i seguenti esercizi possa essere un aspetto vitale della terapia:
Interventi specifici nei Disturbi della Condotta Alimentare (B)
• Articolazione delle convinzioni• Decentramento• Decatastrofizzazione• Cambiare i “Dovrei”
Particolare attenzione e sensibilità devono essere dedicate ad evitare interventi che degenerino in atteggiamenti inquisitori. Infatti i pazienti con Disturbi della Condotta Alimentare giungono in terapia sentendosi inadeguati e soggiogati dal loro pensiero; diretti cambiamenti del loro modo di pensare possono soltanto rinforzare la loro opinione di essere inadeguati. Consigli e suggerimenti devono essere proposti in una atmosfera di accettazione. Ci sono una serie di interventi derivati da Beck ed altri, ma adattati ai Disturbi della Condotta Alimentare, che rappresentano delle linee guida generali che dovrebbero essere “cucite su misura” secondo i bisogni individuali di ogni singolo paziente:
• Cambiare le convinzioni attraverso esercizi comportamentali• Prospettare ipotesi possibili• Tecniche di riattribuzione• Tecniche palliative
Epidemiologia del Binge Eating Disorder (BED)
• rapporto femmine/maschi è di 3:2 ( in tutti i gruppi etnici e in tutti i pazienti in trattamento o no)
• età di esordio non è conosciuta; l’età al momento della diagnosi varia tra i 30 ed i 40 anni
• tra i soggetti sovrappeso, la presenza del BED sembra associarsi ad una più precoce insorgenza dell’obesità.
BED : prevalenza negli USA
Grado di adiposità
Pre
vale
nza 70%
30%
16%
5%
2,5%
Overeaters Anonymous
Cliniche specialistiche
Weight WatchersPopolazione
generale
Telch e coll., 1988
BED: prevalenzaBED: prevalenza
Stati Uniti = 2% nella popolazione generale 30% in campioni clinici (Spitzer e coll., 1992, 1993)Francia= 0,7% nella popolazione generale 15,2% in campioni clinici (Basdevant e coll., 1995)Norvegia= 1,5% nella popolazione generale (Gotestam e coll., 1995)Regno Unito= 0,7% in un campione di donne obese (Robertson e coll., 1997)Svizzera= 10% in campioni clinici Giusti e coll., 1998)Italia= 8,1% in un campione di pazienti sovrappeso (Ricca e coll., 1998)Italia = 18,1% lifetime in un campione di pazienti obesi 12,1% attuale (6 mesi) nello stesso campione (Ramacciotti e coll., 2000)
BED: caratteristiche cliniche • abbuffate ( giorni “binge”) • marcata preoccupazione per il peso, le forme corporee e il controllo dell’alimentazione • aspirazione a elevati standard di perfezione nella dieta e continua lotta per evitare le abbuffate • presenza di indicatori di discontrollo alimentare (mangiare rapidamente fino a sentirsi sgradevolmente pieni, indipendentemente dal senso di fame, di nascosto) • presenza all’anamnesi di ampie oscillazioni del peso o “weight cycling” (oscillazioni del peso maggiori di 10 kg) • stile cognitivo dicotomico (pensiero “tutto o nulla”) • oscillazioni dell’umore (l’apporto calorico sembra correlarsi con la gravità del quadro depressivo eventualmente associato)
BED come fattore prognostico negativo rapportato all’Obesità
• insorgenza dell’obesità più precoce • elevati tassi di psicopatologia associata • familiarità positiva per disturbi psichiatrici • elevata percentuale di insuccesso nella terapia dell’obesità:• scarsa tolleranza ai regimi ipocalorici• > incidenza di drop-out• < entità della perdita di peso• > rapidità di recupero del peso
Comorbidità psichiatrica nel BED
E’ stata riscontrata una prevalenza life time di:• • Depressione Maggiore• • Distimia• • Disturbo da Attacchi di Panico• • Disturbo Post-traumatico da Stress • • Bulimia Nervosa• • Disturbo Borderline ed Evitante di Personalità sembra essere proporzionale alla severità del binge ma non al livello di obesità. sembra essere in relazione non con la condizione di sovrappeso ma specificamente con il disturbo della condotta alimentare.
Obesità e BED
Il BED si associa ad elevati tassi di drop-out dalle terapie classiche per il dimagrimento. L’incidenza del BED aumenta parallelamente al BMI. Il discontrollo sull’alimentazione ed il binge-eating peggiorano con l’aumentare del grado di obesità. La terapia cognitivo-comportamentale determina una riduzione del binge-eating anche in assenza di una significativa riduzione del peso corporeo.
TERAPIA AMBULATORIALE DEL BED (Clin Psich Unità 2 S.Chiara)
• Figure Professionali che compongono il team di lavoro (psicologo, psichiatra, nutrizionista, medico internista, fisioterapista)
• Terapia di gruppo ed individuale( 3 fasi):
- incontri settimanali per 1,5 mesi a dieta libera - periodo di pausa circa 15 giorni- incontri settimanali per circa 2 mesi in regime di dieta ipocalorica
• Terapia farmacologica se necessario
Partecipazione dei familiari al trattamento : Si o No?
Alcuni centri coinvolgono i genitori, altri no.
I genitori possono partecipare come:
Singoli
Coppie
Gruppo
Famiglie (approccio sistemico)
Genitori e pazienti devono avere lo stesso terapeuta?
Coinvolgere i genitori nella terapia non significa curarli, né significa curare il figlio attraverso di loro.
Le necessità e le richieste dei genitori sono diverse da quelle del paziente. Il paziente non deve sentire il proprio terapeuta come un alleato dei genitori anziché un proprio alleato. Il paziente non deve pensare di dover sottoporre la terapia all’approvazione dei genitori.
…Ne consegue che :
è consigliabile avere due distinti professionisti ad occuparsi rispettivamente dei pazienti e delle loro famiglie
Vantaggi del coinvolgimento della famiglia
Ottenere informazioni Fornire informazioni Dare sollievo ai genitori Poter contare sulla loro collaborazione Evitare conflitti tra famiglia e terapeuta del paziente
Problemi che si verificano nella famiglia dove è presente il DCA
Ricerca del “perché” Sentimenti di colpa Colpevolizzazione del figlio Controllo del figlio Tendenza all’isolamento dal contesto sociale Conflitti tra i membri della famiglia
Reazione dei genitori alla scoperta della malattia
Rabbia Sottovalutazione del problema Negazione del problema Eccessivo allarmismo
Ruolo della famiglia nel trattamento
Incoraggiare l’inizio del trattamento Favorire la prosecuzione del trattamento Migliorare l’esito
Cosa deve fare la famiglia per evitare che il DCA diventi il centro della vita familiare
Non mettere il cibo al centro dell’attenzione e della conversazione Non fare i “detective” Non chiedere qualcosa dicendo “fallo per me / noi !” ma indirizzare il paziente a farlo per sé Non considerare il sintomo alimentare sempre e comunque un aspetto comunicativo tenendo presente che, se anche lo è stato all’inizio, il sintomo è in genere autoperpetuantesi
Cosa fare la famiglia per convincere il paziente ad intraprendere un trattamento
Tenere un atteggiamento fermo senza accettare ricatti né ricattare, evitando di punirlo o di dargliela vinta. Non imporsi con la forza. Far capire la propria preoccupazione. Far capire la volontà di aiutare. Non temporeggiare né patteggiare sulla necessità dei controlli medici. Quando il figlio/a usa i lati deboli del genitore, riportare il problema a lui/lei.
Quali comportamenti evitare nei riguardi di vostro figlio/a
Esempi pratici (1)
Non chiedete il resoconto giornaliero dell’andamento del disturbo. Lasciate che sia lui/lei a scegliere i cibi. Non chiedetegli di mangiare “per voi”. Non affrontate il problema in termini di forza di volontà, egoismo, o come un problema morale, non siate pertanto colpevolizzanti.NNon controllate il cibo ingerito pretendendo di dare i consigli giusti. Non controllate il peso.
Quali comportamenti evitare nei riguardi di vostro figlio/a
Esempi pratici (2)
NNon fate la spesa in funzione della persona affetta. Non impedite al paziente di prepararsi qualcosa di diverso dal menù della famiglia, ma impeditegli di decidere il menù di tutta la famiglia. Invitate il paziente ad unirsi a voi per consumare i cibi, e continuate a farlo nel tempo anche se rifiuta. Ricordate ai vostri figli che risponderanno delle conseguenze dei loro gesti. Non andate in cerca delle bugie. Se mentono, mentono a se stessi e lo fanno di più se sottoposti a interrogatori.
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