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La regione storica del Sarcidano (Sardegna centro-meridionale) e la
Valle del Duero (España) durante l’età del Bronzo: cenni di confronto e
parallelismi
Federico Porcedda1 (porcedda.federico@gmail.com), Valentina Matta2 (valema990@gmail.com), Ilaria Maria Francesca Pitzalis1 (ilariapitzalis@
gmail.com), Marco Cabras1 (marcocabras@correo.ugr.es).
1PhD Candidate, Universidad de Granada2Laureanda magistrale in Archeologia e Storia dell’Arte,
Università degli Studi di Cagliari.
Gli autori intendono ringraziare i Proff . Riccardo Cicilloni e Juan Antonio Cámara Serrano e i Dott. Giacomo Paglietti e Liliana Spanedda per i preziosi
consigli, importanti ai fi ni della redazione del presente contributo.
RESUMENLa ricerca riguarda un raff ronto tra la regione sarda del Sarcidano e la Va-lle spagnola del Duero con l`obiettivo di elaborare un quadro delle realtà insediative attive nell’Età del Bronzo. La presenza, in ambito sardo, dei nuraghi è la fondamentale diff erenza che si osserva tra Valle del Duero e la Sardegna. Tali strutture, peculiari del paesaggio e della cultura protos-torica sardi, sono numerosi anche negli altopiani basaltici che circondano il Flumendosa. Con il presente lavoro si è cercato di mettere in evidenza la relazione tra i nuraghi e le strutture di varia natura, dislocati nel territorio. L’età del Bronzo è, infatti, caratterizzata da radicali sviluppi di carattere socio-economico dai quali scaturisce una società articolata e in espansione, nell’ambito della quale divengono sempre più manifeste le distinzioni di status. Per meglio comprendere tali meccanismi, si è reputato indispensa-bile eff ettuare un’indagine sulla distinzione delle tipologie di insediamen-to nel Sarcidano in relazione alla Valle del Duero.
ABSTRACTThis research talks about a comparison between the region of Sarcidano (Sardinia) and Duero Valley (Valle del Duero-Spain). The work’s aim is to develop a framework about the settlement modalities during the Bron-ze Age. The presence of nuraghi is the main diff erence observed between the Duero Valley and Sardinia. These basalt structures characterize the
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protohistoric sardinian landscape and culture and are located around the highlands in the Flumendosa river. This paper point out the relationship between nuraghi and nuragic structures in the space around. The Bronze Age is carachterized by radical social and economic developments, that lead to new forms of social complexity. To understand all those dynamics is necessary to do a research about the diff erent types of settlement in Sar-cidano and the Duero Valley.
Keywords: Nuragic civilization, Cogotas, Sardinia, Duero Valley, Bronze Age.
1. INTRODUZIONE (M. C.)
Il presente poster intende presen-tare, in parallelo, gli aspetti inse-
diativi e le conseguenti manifesta-zioni architettoniche di due aree dell’Europa centro-meridionale: la regione centrale della penisola ibe-rica e la Sardegna. Lungi da voler eff ettuare un confronto ed uno stu-dio organico delle caratteristiche comuni e lungi da volerne sottoli-neare analogie e ipotizzare forme di contatto, il lavoro desidera presen-tare alcuni semplici input a livello
del tutto preliminare. Questo tipo di parallelo, infatti, non ci risulta sia stato eff ettuato in precedenza. Le aree in esame sono state ogget-to, a partire dal Bronzo Medio, de-ll’espansione della cultura Cogotas e dalla civiltà nuragica. Con ques-to lavoro si vogliono presentare i caratteri principali della civiltà nu-ragica e di quella centro-iberica al fi ne di connotarne le peculiarità di entrambe dal punto di vista del po-polamento durante l’età del Bron-zo. La cultura Cogotas vede infatti un’articolazione territoriale in villa-
Fig. 1. Datazioni radiocarboniche calibrate dai siti di cultura Cogotas inassociazione a ceramiche di cultura piena e avanzata Cogotas I, (da GonzalezBlanco, 2014)
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ggi di capanne ubicati presso varie tipologie di conformazioni geomor-fologiche così come la civiltà nu-ragica, sviluppatasi in tutta l’isola di Sardegna e che vede, al fianco delle strutture capannicole che ve-rranno descritte in questo lavoro, quelle forme architettoniche che si manifestano nella caratteristica cos-truzione del nuraghe. Il nuraghe si manifesta primariamente nel tipo a corridoio, durante le prime fasi del Bronzo Medio, in corrisponden-za di villaggi di capanne o meno, poi, sempre verso la fine di questa
fase, compaiono i nuraghi a tholos che nel corso del Bronzo Recente si svilupperanno verso le forme più complesse polilobate con aggiunta di torri periferiche in diverso nume-ro e forma. Questo forte dinamismo costruttivo si riflette nelle svariate manifestazioni architettoniche che prevedono anche la costruzione di antemurali in presenza o meno di villaggi di capanne periferici a questi (per un quadro esauriente sulla civiltà nuragica: Lilliu, 1988; Lilliu, 2005; Aa.Vv., 2009). Suddetto dinamismo molto probabilmente è il riflesso di una molteplicità di usi e condizioni dettati dalla viva-cità stessa della civiltà nuragica, impossibile comunque da trattare pienamente ed esaurientemente in questa sede. Il campione territoriale che si va a presentare per la Sardeg-na è quello della regione storica del Sarcidano, interessata negli ultimi decenni da numerose attività di studio e da un’esauriente quadro cronologico fornito da una serie di indagini di scavo archeologico corredate da datazioni al C14 (Ru-binos, Ruiz Gálvez, 2003; Campus, 2008) ricalibrate in quest’occasione mediante l’utilizzo del software OxCal 4.2.4 (Fig.1). Il presente lavo-ro si articola in diverse fasi: la pri-ma un necessario inquadramento geografico e geomorfologico della regione in esame, al fine di descri-vere i caratteri fisici dell’habitat. In una seconda fase, si è proceduto con l’analisi degli aspetti delle stru-tture insediative sarde e iberiche a confronto seguito da un approfon-dimento sui nuraghi del territorio, vera peculiarità del contesto sardo.
Fig. 2. Datazioni radiocarboniche cali-brate dall’area in esame: siti del Sarci-dano. (Dataset: IntCal13 atmospheric curve, Reimer et alii, 2013; Software OxCal v. 4.2.4, Bronk Ramsey, 2014) Rubinos, Ruiz-Galvez, 2003; Campus, 2008. (Calibrazioni effettuate da M. C.)
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Il lavoro viene corredato da un con-fronto delle datazioni di cronologia assoluta dell’area del Sarcidano e di datazioni di diversi siti di cultura Cogotas I (Gonzalez Blanco, 2014).
2. LA GEOGRAFIA DEL SARCIDANO (F. P)
Il Sarcidano, regione storica della Sardegna centro meridionale, è ubi-cato nella Provincia di Cagliari, con una piccola porzione in Provincia di Oristano. Per quanto riguarda l’esame geomorfologico dell’area, questa vanta varie forme di paesa-ggio che si trasformano al variare delle litologie presenti nel territo-rio, passando dalle giare, ossia alto-piani basaltici, alle valli con profilo dolce, di fondamentale importanza per l’agricoltura, alle zone ricche di trachite, che si presentano abbas-
tanza accidentate. Gli altopiani si trovano in posizioni alternate tra la valle miocenica. La giara di Se-rri è un altipiano basaltico, forma-tosi nell’Era Terziaria del Pliocene, con un’altezza media di 600 metri s.l.m.; il pianoro ha una forma ta-bulare (Campus 2008, p. 16; Fadda 1990, pp. 100 – 102; Arangino et alii 1986, p. 14). La giara di Pranu Ollas ha un’altezza massima di 708 metri s.l.m. Il perimetro del tavolato pre-senta come un grosso precipizio. La parte più alta dell’altopiano, meglio nota come Pizzu Mannu, è collegata ad una stretta sella; la punta massi-ma non era che un vulcano; la lava emessa dal vecchio vulcano ha crea-to così una vasta piattaforma (Saba 2005, p. 239). Il Monte Guzzini, altro altopiano basaltico, ha un’altezza massima di 734 metri s.l.m., e pre-senta una pianta sub-tabulare, con
Fig. 3. Diagramma presenza monumenti nuragici nel Sarcidano.
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scarpate sia a settentrione che a meridione. Sul monte Guzzini era presente una bocca di emissione di lava che ha formato un restrin-gimento rivolto a Sud, e che ha formato un tacco contemporaneo come formazione dell’altopiano; il tacco, chiamato Taccuara, a forma di lingua sottile, ha un’altitudine media di 560 metri s.l.m. e presenta una lunghezza di circa 2 km (Cam-pus 2008, pp. 16 – 17; Fadda 1990, p. 108). Infine troviamo l’altopiano di Pranu ‘e Muru, che presenta in vari punti cigli franosi e ad oriente si affaccia sul Flumendosa; l’altopiano presenta delle emergenze che per-mettono la visione di tutta la piana, cosa che nelle giare non accade, in-fatti in queste ultime non sono stati eretti monumenti nel mezzo della piana ma solo nei suoi cigli. Tra la giara di Serri, il Monte Trempu, la piana di Guzzini e Pranu Ollas (Isili) abbiamo una valle, con un’altitu-dine media che va dai 417 ai circa 500 metri s.l.m., con presenza di litologie calcaree e arenarie; ques-te ultime si ritrovano specialmen-te nei punti di risalita, soprattutto intorno al Pranu Ollas e intorno al monte Guzzini. La presenza di are-naria si ritrova a quote superiori ai 550 metri s.l.m., dove vi è una forte presenza di depressioni con rocce calcaree affioranti. Da un punto di vista idrografico abbiamo una gran-de presenza di risorse idriche. I ba-cini principali sono il Flumendosa e tutti i suoi affluenti, il rio San Sebas-tiano, il Rio Mannu ed il Rio Murera.
3. I NURAGHI (F. P)
I nuraghi sono le strutture tipiche dell’Età del Bronzo sarda; in tutta l’isola se ne contano circa 7000. Le strutture si presentano con una o più torri, e sono costruite con pie-tre locali, senza l’utilizzo di malte cementizie. I nuraghi più arcaici vengono chiamati protonuraghi (i.e. Santa Vittoria, Serri); questi si differenziano dai nuraghi a parti-re dalla pianta irregolare e dal fa-tto di non svilupparsi in altezza. I nuraghi classici, invece, possono avere da una a più torri e, in mol-ti casi, hanno anche delle camere sovrapposte (i.e. Nuraghe Arrubiu, Orroli); molte strutture possiedono strutture difensive, con torri raccor-date da cortine murarie. Intorno al nuraghe si poteva sviluppare un villaggio. I nuraghi, oltre ad essere delle fortezze con una grossa orga-nizzazione e difesa del territorio, erano anche centri di produzione, sia dal punto di vista pastorale che agricolo. Successivamente al loro abbandono, nei nuraghi o nei pressi di questi, è documentata la nascita di culti, ne sono un esempio i pozzi, che fungevano da santuari (i.e. San-tuario nuragico di Santa Vittoria, Serri; Su Putzu, Orroli). Il sistema dei nuraghi nell’area in esame pre-senta in totale 153 nuraghi, di cui: 6 protonuraghi, 61 nuraghi com-plessi, 63 nuraghi monotorre e 20 nuraghi di cui non è possibile dare una lettura planimetrica e tipologi-ca. Questa suddivisione può essere ulteriormente fatta in base alle aree geografiche:
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• Giara di Serri: 6 monumenti; • Valle tra la giara di Serri e
Isili: 32 monumenti (queste strutture sono per la maggior parte nuraghi complessi, e si trovano in stretto contatto con i monumenti posti in altura, sia quelli posti sulla piana di Guzzini, sia quelli posti in di-rezione della giara di Serri, ma anche della giara di Pranu Ollas);
• Giara di Pranu Ollas (Isili): 3 monumenti;
• Piana di Guzzini (Nurri): 14 monumenti;
• Pranu ‘e Muru (Nurri - Orroli): 51 monumenti, ubicati negli 8 km di estensione della piana e che raccoglie numerose lo-calità.
La maggior parte dei monumenti di Nurri ed Orroli, non tenendo conto dei monumenti posti nella piana di Guzzini, hanno tutti un forte controllo verso il Flumendosa, verso le vie d’ac-cesso in direzione di Villanovatulo e della piana di Nurri; la stessa situa-zione si verifica anche nelle giare di Serri, Isili e Nurri. Anche la piana di Escolca e Gergei è controllata nello stesso modo. Particolari risultano es-sere i monumenti posti nel ciglio della giara, a pochissima distanza dal San-tuario di Santa Vittoria; la posizione fa pensare al controllo delle vie d’ac-cesso, questa disposizione dei monu-menti cambia nella parte settentrio-nale del pianoro. La parte occidentale
dell’area presa in esame, che risulta essere al confine con i comuni di Ges-turi e Gergei (area al di fuori dell’area di studio, ma importante dal punto di vista insediativo), è importante per la posizione dei monumenti intorno al fiume Mannu, ed in particolar modo nel guado del fiume; di conseguenza il sistema dei monumenti ruota intor-no al controllo della via di passaggio (i.e. Bau Romanu e San Simone, Gestu-ri). Nell’area in esame si denota un sistema di controllo dato dai monu-menti posti in pendio e in altura, che controllano i monumenti a valle; nella maggior parte dei casi si tratta di nu-raghi complessi (vedasi i monumenti della piana di Isili e Serri) che, pro-babilmente, oltre alla mera funzione di controllo, potrebbero essere delle fattorie; su questo non possiamo dare ulteriori informazioni in quanto non abbiamo dati per poterlo accertare. In tutto questo giocano un ruolo fonda-mentale l’acqua e i fiumi, per l’appro-vvigionamento idrico.
4. TIPOLOGIA DEI VILLAGGI NURAGICI (I.M.F.P.)
Gli insediamenti a carattere abitativo presi in esame sono 21 e sono ubica-ti nella regione del Sarcidano, preci-samente nei Comuni di Isili, Nurri, Orroli, Serri e Villanovatulo. Le stru-tture analizzate appartengono a tre differenti tipologie: i villaggi, i villag-gi- santuario e le strutture singole.
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4.1. I villaggi e i nuraghi
Esaminando i villaggi, si deve tener presente la connessione con i nura-ghi, anche se non sempre presenti. I nuclei abitativi, sia con che senza nuraghe, in letteratura non sono stati tutti oggetto di indagine scientifica, per questo motivo si può dare solo una lettura parziale dei dati. È neces-sario notare che la maggior parte dei villaggi ha come punto di riferimento un nuraghe mentre alcuni sorgono indipendentemente. I villaggi non si dispongono in maniera casuale nel te-rritorio ma fanno parte di una mirata strategia insediativa. In tale contesto, i nuraghi si distribuiscono a difesa dell’intero territorio di pertinenza, a controllo delle linee di confine fra zone, delle vie naturali, delle risor-se idriche, etc., e non a proteggere il singolo villaggio. (Moravetti 1998). Nei villaggi dotati di nuraghe è in-teressante osservare la collocazione delle capanne. Si documenta che in alcuni di questi le capanne si trovano sia all’interno che all’esterno dell’an-temurale, solo in pochissimi contesti le capanne si trovano nel cortile (es. Is Paras-Isili). La maggior parte dei villaggi è provvista di strutture abita-tive all’esterno dell’antemurale. I siti forniti di nuraghe sono ancora in fase di studio, per cui non è specificato se gli ambienti di uso domestico siano da porre in relazione con l’antemu-rale né, tantomeno, se questo sia pre-sente. Gli abitati sono composti, per la maggior parte, da piccoli aggregati che solo in rari casi si sviluppano in grandi centri, tuttavia, lo studio è sta-to realizzato attraverso dati incomple-ti che derivano da scavi compiuti in
territori limitati. Molto difficile risulta stabilire la reale estensione dell’abi-tato laddove si sono sovrapposte le strutture delle fasi di frequentazione più recenti, specie di età romana o anche successiva, che hanno alterato l’impianto planimetrico con aggiunte o muri rettilinei o ortogonali.
4.2. I villaggi-santuario
Sono due i villaggi-santuario pre-senti nella regione storica del Sar-cidano: Santa Vittoria di Serri e Su Putzu di Orroli. Gli scavi archeo-logici non hanno ancora restituito dei dati definitivi e la letteratura archeologica si limita a fornire delle indicazioni approssimative e delle stime generiche. In base a questi pochi dati si può evincere che i con-testi di Santa Vittoria di Serri il sito di Su Putzu di Orroli, presentano numerosissime capanne. Non ne-cessariamente i villaggi-santuario sono associati alla presenza di un nuraghe ma possono coesistere di-fferenti strutture. L’esame dei con-testi territoriali in cui sono inseriti gli edifici di culto ha rivelato che, nella maggioranza dei casi, l’asso-ciazione di tali monumenti a com-plessi abitativi e la loro relazione, sia funzionale. Dobbiamo, perciò, distinguere i casi in cui gli edifici abitativi mostrano un chiaro utiliz-zo legato alle esigenze di culto del santuario da quelli in cui, invece, si documenta un esclusiva funzione civile. A Santa Vittoria di Serri si documenta una torre nuragica che si trova in un livello archeologico inferiore rispetto ad un edificio tan-gente il tempio ipetrale che sarebbe
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indicativa della perdita della fun-zione centripeta originaria del nu-raghe rispetto al nucleo abitativo.
4.3. Tipologia delle capanne nuragiche
L’esame dei siti a carattere abitativo della regione Sarcidano ha consen-tito di individuare 4 tipi di edifici abitativi: la capanna monocellulare di pianta circolare; quella monocellu-lare di pianta sub-circolare o ellittica; l’isolato abitativo, costituito da vani circolari, sub-circolari o ellissoidali, disposti intorno ad una corte centra-le e la capanna a settori. Le capanne a pianta circolare sono quelle maggior-mente attestate nei villaggi e nei vi-llaggi-santuario analizzati. Gli isolati capannicoli, le strutture monocellula-ri di pianta sub-circolare o ellittica e le capanne a settori sono documentate in minor misura.
4.4 Analisi dei litotipi impiegati per la costruzione delle capanne nuragi-che e la tecnica costruttiva
Dall’analisi effettuata sul materiale da costruzione delle strutture capanni-cole emerge il prevalere degli edifici realizzati mediante l’impiego del ba-salto. Appare ugualmente ben docu-mentato anche l’impiego del granito. In minor misura si documenta l’utili-zzo di altri litotipi, quali il calcare, il porfido, lo scisto, il tufo e la trachite. Comparando tali dati, con quelli deri-vati dall’analisi geolitologica del Sar-cidano, si osserva che l’uso dei litotipi nella costruzione delle strutture ca-pannicole, è rapportabile con la diffu-sione degli stessi nel territorio di per-tinenza. La concentrazione di questi
insediamenti abitativi sembrerebbe essersi originata per il capillare sfru-ttamento delle le risorse economiche del territorio. L’analisi sulle tecniche murarie impiegate nella costruzione delle strutture capannicole mostra un quadro nettamente dominato dalla tecnica a secco. Si documenta l’impie-go della tecnica a sacco, la quale pre-vede il riempimento intermurario in terra e pietrisco di paramenti a vista organizzati su filari più o meno rego-lari di conci litici.
5. STRUTTURE ABITATIVE A CONFRONTO: LAS CABAÑAS DE COGOTAS I E LE CAPANNE NURAGICHE DURANTE IL BRONZO FINALE (V.M.)
Uno degli aspetti che si è voluto approfondire e mettere a confronto è quello riguardante le strutture inse-diative, ed in particolare quelle abi-tative, che caratterizzano la cultura Cogotas I, sviluppatasi nell’area cen-tro-settentrionale della Spagna e que-lla nuragica che, invece, caratterizza il territorio sardo. La seguente analisi cercherà di mettere in evidenza even-tuali punti di contatto, o al contrario gli elementi discordanti, tra i tipi di strutture, le tecniche costruttive e le modalità insediative, utilizzate dalle due culture coeve durante il Bronzo Finale. L’aspetto insediativo, ed in particolare l’ambito domestico, è uno degli elementi che ha caratterizzato, nel corso del tempo, il paesaggio, ri-flettendo la struttura sociale delle di-verse popolazioni che lo occuparono.
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5.1 Strutture insediative della cultu-ra Cogotas I: caratteristiche morfo-logiche, tecniche costruttive e scelte insediative
Per quanto riguarda gli insediamen-ti e le strutture abitative della cultura Cogotas I, è necessario, innanzitu-tto, sottolineare come il fenomeno dell’urbanizzazione, nella Valle del Duero, si sia sviluppato in ritardo rispetto ad altre regioni della Spagna, dove questo fenomeno, invece, si ris-contra già a partire dagli inizi dell’Età dei Metalli. Infatti, in culture come quella di Los Millares, o di Zambujal, gli insediamenti dotati di muraglie difensive e con raggruppamenti di case, assumono caratteristiche tali da poterli definire “protourbani”.
Tutti questi elementi si manifes-tano nella Valle del Duero, invece, con un millennio di ritardo, intorno al 1000 a.C., nella cultura definita di El Soto.
La cultura Cogotas I, invece, appa-re inizialmente caratterizzata dall’ “irrilevanza costruttiva dei suoi villa-ggi” (Delibes De Castro G., Romero Carnicero F. 2011). A partire dagli anni ‘70, la necessità di dare un profilo più chiaro alla suddetta cultura che, fino a quel momento, aveva come unico elemento distintivo una produzione ceramica piuttosto particolare, portò ad una serie di interventi archeologici dai quali, però, non emersero struttu-re abitative vere e proprie.
Le difficoltà nel riconoscere la pianta delle abitazioni era condizio-nata, in parte, dai lavori agricoli e dall’utilizzo dell’aratro, in parte “ a causa” dei materiali utilizzati nella costruzione delle capanne: “cañas y
barro” (BLANCO GONZALEZ A. 2010). Tralasciando i casi fortuiti come Teso del Cuerno e Forfoleda (Sala-manca), dove l’indagine archeologica ha permesso di riconoscere la pianta di una capanna rettangolare absidata costruita e sorretta da pali lignei (De-libes De Castro G., Romero Carnicero F. 2011); la maggior parte dei ritrova-menti si riducono a fosse di forma cir-colare e “hoyos”. L’utilizzo di materiali da costruzione deperibili, “l’irregola-rità e il polimorfismo” (Blanco Gon-zalez A. 2010) delle forme, ha portato all’ipotesi, sostenuta da molti, che las chozas di Cogotas I, fossero apparte-nute a comunità itineranti, la cui atti-vità di sostentamento principale fosse la pastorizia.
La costruzione della capanna, probabilmente, era interamente a carico della famiglia che l’avrebbe abitata, perciò “nella sua erezione intervenivano fattori quali: la di-mensione del gruppo residente, la disponibilità del materiale, la fun-zionalità, la perizia costruttiva ecc.” (Blanco Gonzalez A. 2010), elementi che hanno spiegato, per lungo tem-po, l’eterogeneità degli insediamen-ti e la mancanza di un piano urba-nistico vero e proprio nei villaggi. Nello studio della distribuzione degli insediamenti di Cogotas I, in-fatti, la presunta disorganizzazione e “provvisorietà” degli abitati, ha condotto all’ipotesi che “los campos de hoyos” non fossero altro che l’evi-denza archeologica di un accampa-mento nomade, facente riferimento a gruppi umani che “non contem-plavano una permanenza definiti-va” (Delibes De Castro G., Romero Carnicero F. 2011, pag. 57).
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Questa lettura che ha condizio-nato a lungo l’interpretazione sulla cultura Cogotas I, oggi viene messa a confronto con nuove ipotesi, sostenu-te dall’utilizzo di metodi di ricerca e prospezione, come quello della foto-grafia aerea.
Le immagini dall’alto, infatti, met-tono in evidenza quelle che, probabil-mente, furono le reali scelte insediati-ve dei cogotensi. Los campos de hoyos non si mostrano più come un assem-blamento casuale e disordinato di bu-che, ma al contrario come un sistema ben architettato di fosse e silos, che si dispongono all’interno e all’esterno di recinti di forma circolare, i quali avevano più zone d’accesso. Dunque non insediamenti dettati dalla prov-visorietà dei gruppi ma, al contrario, abitati che avevano un limite fisico vero e proprio, i quali nascevano da una pianificazione ben organizzata.
Inoltre l’ingente lavoro e lo sforzo fisico che richiedeva la costruzione di queste strutture non può più lasciare pensare ad accampamenti occasiona-li, ma bensì ad occupazioni per lunghi periodi di tempo. La stessa posizione degli insediamenti, in aree ad uso prevalentemente agricolo e nei pressi di letti fluviali, porta ad abbandona-re, sempre più, l’ipotesi dell’attività pastorale come unica fonte di sosten-tamento, e ad avvicinarsi all’idea che i gruppi di cultura Cogotas I, occu-passero questi siti per attività agrico-le stagionali che richiedevano lunghi periodi di permanenza.
In conclusione la cultura Cogotas I, ed in particolare i suoi aspetti in-sediativi, lasciano ancora oggi diver-si punti di domanda sui motivi che spinsero questi gruppi a determinate
scelte insediative e tecniche costrut-tive che contrastano fortemente con quelle che, invece, predominano nel resto della Spagna e in altre regioni nell’ambito del Mediterraneo e che si affermereranno nell Valle del Duero un millenio più tardi con la cultura di El Soto.
5.2 Insediamenti a confronto
Nell’analisi che segue si cercherà di mettere in evidenza gli eventuali punti di contatto o le differenze tra i diversi tipi di insediamenti: quelli de-lla cultura Cogotas I e gli insediamen-ti nuragici durante il Bronzo Finale. Il processo di urbanizzazione di epoca nuragica comincia a partire dal Bron-zo Medio quando “nascono i sistemi territoriali gerarchizzati imperniati sui nuraghi a tholos semplici e com-plessi, si espandono gli abitati di ca-panne con zoccolo murario lapideo” (Lo Schiavo et Alii 2009, pag. 268).
Il graduale sviluppo socio-econo-mico e la volontà di mantenere il con-trollo su aree sempre più estese del territorio sardo, porta ad uno svilu-ppo “espansivo ed estensivo” (ibidem 2009), durante il Bronzo Medio e Re-cente, degli abitati associati a nuraghi semplici o complessi e, successiva-mente, nel Bronzo Recente e Finale ad una occupazione degli spazi e dei te-rritori, sempre più “selettiva e intensi-va che provoca la concentrazione del popolamento nelle aree e nei siti più favorevoli” (ibidem 2009). Tralascian-do quelle che sono le caratteristiche principali degli abitati di epoca nu-ragica, già affrontate nel capitolo “Ti-pologia dei villaggi nuragici”, e non potendo effettuare dei collegamenti
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dal punto di vista morfologico tra i diversi tipi di abitazione, verranno poste a confronto le diverse tecniche costruttive e le scelte insediative delle due culture.
Per quanto riguarda il primo pun-to, l’utilizzo di materiali deperibili quali legno, frasche e grumi di argilla a sostegno delle strutture capannico-le di Cogotas I, contrasta fortemente con l’utilizzo di grossi blocchi di pie-tra (basaltica per lo più), squadrati o semplicemente sbozzati, messi in opera a secco, utilizzati dai nuragici, tipici e comuni a numerose tipologie d’insediamento nel Mediterraneo . Inoltre l’eterogeneità delle strutture della Meseta non può essere messa a confronto con la diversità delle strut-ture abitative del territorio sardo e del Sarcidano, che pur nella loro varietà mantengono dei tratti in comune in tutta l’Isola. Per quanto riguarda le scelte insediative, invece, emergono alcuni tratti comuni tra le due culture, nell’ubicazione delle strutture abitati-ve. Innanzitutto uno degli elementi da evidenziare è l’attenta pianificazione ed organizzazione nella collocazione degli abitati, che, come abbiamo vis-to, accomuna i cogotensi ai nuragici. Entrambi, infatti, non distribuiscono
le loro abitazioni in modo provvisorio o casuale, ma, al contrario, dimostra-no come le loro scelte siano dettate dalla necessità di sfruttare le diverse risorse del territorio. Un altro elemen-to in comune è legato alla posizione delle strutture abitative nel territorio: i villaggi nuragici, legati a nuraghi o santuari, nei pressi di valichi, a con-trollo di accessi naturali o nei pressi di risorse idriche; così come las chozas, probabilmente, facevano riferimento a siti di maggiore entità, in una sorta di gerarchia dei siti, si inseriscono in zone, per lo più, nei pressi di risorse idriche.
In conclusione le scelte ubicazio-nali e abitative di entrambe le culture, sono lo specchio di società capaci di pianificare, con un’attenta strategia, le loro attività nel territorio, di utilizzare un’ingente forza lavoro per edificare ed elevare abitati di grandi dimen-sioni, capaci di resistere per lunghi periodi di tempo, e di organizzare le proprie abitazioni a seconda delle principali attività di sostentamento: che siano legate all’ambito pastorale o al mondo agricolo.
Tabella1. Confronto tra le capan-ne Cogotas I e le capanne nuragiche.
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La regione storica del Sarcidano
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