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L’ESODO ISTRIANO-FIUMANO-DALMATA

LA “COMUNITÀ ITALIANA” TRA SEPARAZIONE, RICORDO

E REINVESTIMENTO CIVILE

LINEE DI UNA VICENDA STORICA RIAPERTA

Giorno del Ricordo10 febbraio 2015 Roberto Capuzzo

1. Lo sfondo: nazionalismi e totalitarismi

2

� Tre prospettive storiche di lunga durata

� Il principio di nazionalità e la deriva nazionalisticanazionalistica

� La saldatura di Stato e Nazione

� L’avvento dei Totalitarismi

Il “nemico oggettivo” e il “nemico possibile”

3

Tra le caratteristiche del modello totalitario, liquidata la reale opposizione, si persegue l’eliminazione del

� “nemico oggettivo”: colui che anche se non ha intenzione di opporsi al regime, è avversario per definizione ideologica;

� “nemico possibile”: scelto in modo del tutto casuale e arbitrario.

2. Il “Confine orientale” alla fine dell’Impero asburgico

4

Un sistema instabile

Trieste italiana - 1918

3. Il Fascismo

5

L’incendio della Casa della cultura slovena di Trieste - 1920

3. La fine del Secondo conflitto mondiale

6

La dislocazione della resistenza partigiana jugoslava nel 1943

Il presidente del CLN di Trieste, don Edoardo Marzari

(Capodistria 1905 - Trieste 1973)

4. La difficile soluzione della questione giuliano-dalmata

� La Linea Morgan suddivideva la Venezia Giulia in due zone di occupazione militare:

7

La linea Morgan (Accordo di Belgrado 1945)

� la zona "A" (Esercito inglese e americano): Gorizia, Trieste, fascia di confine fino a Tarvisio e enclave di Pola;

� la zona "B" (Esercito jugoslavo): i due terzi della Venezia Giulia con Fiume, quasi tutta l'Istria e le isole del Quarnaro.

Albano Vescovà, linea di confine8

Il nuovo regime jugoslavo

9

Un’assemblea pubblica jugoslava Scritte inneggianti al nuovo corso

4. La difficile soluzione della questione giuliano-dalmata

� L’Italia cede: � alla Jugoslavia Fiume, il territorio di Zara, gran parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano, l'alta valle dell'Isonzo;

10

Trattato di Parigi

10 febbraio 1947

dell'Isonzo;

� al Territorio Libero di Trieste (TLT): la città di Trieste con i comuni circostanti e la parte dell'Istria non ceduta alla Jugoslavia.

� Il TLT viene diviso in: Zona A, sotto controllo alleatoZona B, sotto controllo Jugoslavo

Trattato di Parigi (1947): nuovi confini11

Dalla Zona A alla Zona B: posti di blocco12

6. Evoluzione dei confini13

Capodistria occupata Piazza della loggia, marzo 1947

14

4. La difficile soluzione della questione giuliano-dalmata

� Fine del governo militare nel Territorio Libero di Trieste (TLT): nuova linea di demarcazione

15

Trieste: le manifestazioni di piazza del 4 e 5 novembre 1953

Memorandum di Londra

1954

nuova linea di demarcazione che assegna la Zona Aall’Italia e la Zona B alla Jugoslavia.

� La sovranità jugoslava sulla zona B e quella italiana sulla zona A sono sancite in modo definitivo solo dal Trattato di Osimo del 10 novembre 1975.

5. Il clima di intimidazione e violenza tra guerra e dopoguerra. Le “foibe”

16

5. Il clima di intimidazione e violenza tra guerra e dopoguerra. Le “foibe”

17

Foiba di Pisino

1° video:Cosa sono le foibe?

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b9e87aea-40e6-4c06-a3ca-90aa452270b0.html

5. Il clima di intimidazione e violenza tra guerra e dopoguerra. Le “foibe”

18

«Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra ed appaiono in larga misura il frutto di un progetto politico preordinato, in cui confluivano diverse spinte: l'impegno ad eliminare soggetti e strutture ricollegabili (anche al di là delle responsabilità personali) al fascismo, alla

Relazioni Italo-Slovene 1880-1956. Relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, Koper-Capodistria, 25 luglio 2000, p. 24.

responsabilità personali) al fascismo, alla dominazione nazista, al collaborazio-nismo ed allo stato italiano, assieme ad un disegno di epurazione preventiva di oppositori reali, potenziali o presunti tali, in funzione dell'avvento del regime comunista, e dell'annessione della Venezia Giulia al nuovo Stato jugoslavo. L'impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l'animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani».

L’esodo

19

Perché andarsene?

« non era tanto un problema di ideologia, di sistemi politici, era un problema di nazionalità: come italiani, ormai, noi eravamo in uno Stato straniero, ci guardava con sospetto, che poteva colpirci dall'oggi al domani con un provvedimento qualunque, un licenziamento, una

Dal racconto di un esule

provvedimento qualunque, un licenziamento, una requisizione, un arresto. Quando ti senti insicuro, sospettato, messo i margini, non hai più un domani: e allora pensi, fai delle ipotesi, ti confronti con quelli come te, metti in campo i pro e i contro: e alla fine scegli e vai via, perché ti rendi conto che non hai più un futuro, né per te, né per i tuoi figli, perché capisci che la tua terra non è più la tua terra ».

6. I flussi dell’Esodo: periodi e stime quantitative

20

� Circa 15 anni di Esodo, dal 1943 al 1958� 1944; 1947-51: abbandono di Zara, dell’enclave di Pola, delle località interne dell’Istria e delle isole del Quarnaro (Zona B dell’Istria e delle isole del Quarnaro (Zona B del Trattato di Parigi).

� 1953-56: abbandono dei Territori Liberi di Trieste della Zona B (Memorandum di Londra).

� Da 250.000 a 350.000 persone

� Punte del 90% in alcune città della costa

6. I flussi dell’Esodo: gruppi sociali

21

Ceto/Gruppo %

Operai 45,6Operai 45,6

Donne e anziani 23,4

Impiegati e dirigenti 17,6

Artigiani e professionisti 13,4

6. I flussi dell’Esodo: le città più coinvolte

22

Zarainizi 1944

PolaFine ’46-inizi ‘47

Fiumefine estate ‘45-’46; ‘48

Zara prima e dopo i bombardamenti (1944)

23

Il mercato vecchio Chiesa di San Grisonogo

Fiume - reciproche accuse (1946)

24

La voce del Popolo – gli autonomisti, “nemici del popolo”

Sulla politica anti-italiana delle autorità jugoslave

Pola, l’anno dell’abbandono (1947)

25

Masserizie sulla banchina La motonave Toscana

6. L’Esodo da Pola

26

2° video

“Pola addio”Settimana Incom (1947)

https://www.youtube.com/watch?v=hWRjMVX1Mo0

Pola: flussi in uscita e in entrata

27

Pola: classi e gruppi sociali in partenza

28

7. I flussi dell’Esodo: la popolazione

29

Censimento austriaco del 1900

Italiani 359.104 42.72%

Slavi 401.454 47,76%

Altri (1) 79.973 9,52%

Censimento italiano del 1921

Italiani 528.974 58,01%

Slavi 350.738 38,46%

Altri 32.152 3,53%

Censimento jugoslavo del 1991

ISTRIA (parte croata) -Italiani

15.306 9,89%

ISTRIA (parte slovena-capodistriano) - Italiani

2.751 4,01%

FIUME E QUARNERO - Italiani 3.938 1,70%

DALMAZIA - Italiani 225 n.d.

Totale 22.220

8. I gruppi nazionali dopo vent’anni

30

9. Spostamenti forzati in Europa nel Secondo Dopoguerra (1944-1956)

31

Portole d’Istria, 199832

10. La diaspora giuliano-dalmata

� Italia

33

Trieste, partenza per l’Australia (1956) Le maggiori destinazioni

� Stati Uniti d’America

� Australia

� Canada

� Argentina

� Sud Africa

La distribuzione in Italia

34

� Centro-nord 136.116 persone

� Sud e Isole 1.175

Lombardia 11.157� Lombardia 11.157

� Piemonte 12.624

� Veneto 18.174

� Friuli-Venezia Giulia 65.942

11. Gli organismi istituzionali per la gestione dell’accoglienza

35

� Ufficio per la Venezia Giulia (1946)

� Ministero per l’assistenza postbellica (fino al 1947)

� Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’interno (Ufficio per le zone Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero dell’interno (Ufficio per le zone di Confine)

� Comitato Nazionale Rifugiati Italiani (1947), poi divenuto Ente Morale come:

� Opera per L’Assistenza ai Profughi Giuliani e Dalmati (agosto 1948)

Manifesto di presentazione del Comitato Nazionale Rifugiati Italiani (1947)

36

12. La prima accoglienza

� Venezia, Ancona,

37

Trieste, Centro di raccolta Una procedura convenzionale

Venezia, Ancona, Trieste (Silos)

� Udine (centro di smistamento)

� Campi di destinazione

Trieste, lapide commemorativa al Silos38

Trieste, il Magazzino 18

39

13. Dai “campi profughi” alle abitazioni: un iter di più di vent’anni

40

� I Campi e i Centri di raccolta

� Dalle 120 alle 140 strutture

� Nel 1963 ancora 8.493 persone ospitate� Nel 1963 ancora 8.493 persone ospitate

� caserme e fabbricati militari, scuole, conventi, ospedali, stabilimenti industriali dismessi, ex campi di concentramento e di prigionia

Campi di accoglienza in Italia (1943-1970)

41

Abitazioni sulla riva del Po42

Il Campo profughi di Fertilia (Alghero)

«Di nuovo in viaggio! Marisa si sentiva felice: andava via per sempre da quel luogo squallido, dalla sua cella rattoppata di tela e di cartone, si allontanava per sempre da quell'arcigno direttore che

43

quell'arcigno direttore che incuteva paura anche ai grandi. Fantasticava sul nuovo Campo che li avrebbe accolti dove c'erano già gli zii e cugini; sarebbe stato senz'altro un luogo migliore di quello dove aveva vissuto fino a quel giorno: non ci poteva essere un posto peggiore» (p. 29).

Dai “campi profughi” alle abitazioni: un iter di più di vent’anni

44

� I maggiori programmi edilizi� Roma, Villaggio giuliano-dalmatadell’EUR

� Trieste, tremila appartamenti

� Brescia

�Milano

� Torino

� Varese

� Venezia, duemila appartamenti

� Carpi “Villaggio San Marco” a Fossoli

Roma, perimetro del Villaggio Giuliano-Dalmata (1947)

45

Roma, Ingresso del Villaggio Giuliano-Dalmata (1949)

46

Roma, La casa della bambina Giuliano-Dalmata (1955)

47

La “Giuliana”, fondata nel 1953, nel 1958 viene promossa in serie A

Roma, Squadra di Basket del Villaggio48

1952

Roma, squadra di calcio del “Villaggio”49

14. L’accoglienza a Mantova

50

� Il primo Centro di accoglienza: Dosso del Corso

� All’inizio degli anni ’50, anche alloggi ricavati dalle soffitte di Palazzo del ricavati dalle soffitte di Palazzo del Mago

� Sempre dai primi anni ’50, costruzione dei due condomini in Valletta Valsecchi

Mantova, la squadra di calcio del Campo di Dosso del Corso

51

15. Alcuni nodi sociali

52

� Tra paura e rifiuto: i casi emblematici di Bologna e Ancona e Venezia. Il “Treno della vergogna” e l’accusa di della vergogna” e l’accusa di “fascismo”

� La solidarietà di gran parte della popolazione e delle istituzioni

� L’assistenza e i limiti del piano di aiuto

� Il lento inserimento nelle nuove comunità

15. Nodi esistenziali e culturali

53

� Profughi ed Esuli

� La memoria come risorsa e come difesa

� La funzione della comunità di appartenenza

� La ricerca di conservazione e la costruzione della nuova identità

3° videoda: “Per non dimenticare” di Simone Cristicchi

https://www.youtube.com/watch?v=o7tTx5uOvlY

15. Nodi etici e politici

54

� L’esodo giuliano-dalmata come “questione italiana”

La sconfitta italiana risarcita con i beni � La sconfitta italiana risarcita con i beni della comunità giuliano-dalmata

� La comunità italiana in Istria (i “Rimasti”)

� L’ Istria come “Euroregione”: un progetto ripreso

16. I significati del Giorno del Ricordo

55

� Esprimere e testimoniare la vicinanza e il sostegno umano rispetto alle sofferenze provate dagli esuli in una “esperienza empatica” di percezione dell’altro e di immedesimazione affettiva.

� “[...] ridare dignità storica al popolo istriano, � “[...] ridare dignità storica al popolo istriano, fiumano e dalmata e aiutarlo a non scomparire definitivamente”.

� Riflettere sulla facile “vulnerabilità” delle istituzioni democratiche e sulla fondamentale funzione di difesa della dignità delle persone che esse svolgono (opponendosi alla costruzione del “nemico oggettivo”).

17. Bibliografia minima

56

� M. Brugna, Memoria negata. Crescere in un Centro Raccolta Profughi per Esuli giuliani, Cagliari, Condaghes, 2002-2013.

� N. Cernecca, Istria, un calvario senza redenzione. Perché? Forse... Testi e documenti, Cosenza, Due Emme, 2000.

� C. Cernigoi, Operazione Foibe a Trieste, Trieste, Edizioni Kappa Vu, 1997.

� C. Cernigoi, Operazione foibe tra storia e mito, Udine, Edizioni Kappa Vu, [2005].

� G. Crainz, Il dolore e l’esilio. L’Istria e le memorie divise d’Europa, Roma, Donzelli Editore, 2005.

� Istria. Storia di una regione di frontiera, a cura di Fulvio Salimbeni, Brescia, Morcelliana, 1994.

� E. Miletto, Istria allo specchio. Storia e voci di una terra di confine, Milano, FrancoAngeli, 2007.

� G. Oliva, Esuli. Dalle foibe ai campi profughi: la tragedia degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, Milano, Mondadori, 2009.

� G. Oliva, Profughi, Dalle foibe all’esodo: la tragedia degli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, Milano, Mondadori, 2005.

� M. Micich, L'esodo dall'Istria, Fiume e Zara (1943-1958) e l'accoglienza in Italia, in Istria Fiume Dalmazia laboratorio d'Europa. Parole chiave per la cittadinanza, a cura di D.R. Nardelli, G. Stelli, Editoriale Umbra, Foligno 2009, pp. 75-100.

� M. Micich, L’esodo dall’Istria, Fiume e Zara, ‹http://www.storiadelmondo. com/3/micich.esodo.pdf› in Storiadelmondo n. 3, 10 febbraio 2003.

� F. Piazza, L’altra sponda adriatica. Trieste, Istria, Fiume, Dalmazia 1918-1998: storia di una tragedia annunciata, Sommacampagna (VR), Cierre Edizioni, 2001 [BAR 949.72.PIA.FRA]

� R. Pupo, Il lungo esodo. Istria: le persecuzioni, le foibe, l’esilio, Milano, Rizzoli, 20133.

� Senza più tornare. L’esodo istriano, fiumano, dalmata e gli esodi nell’Europa del Novecento, a cura di Enrico Miletto, Torino, Edizioni SEB27, 2012.

� R. Wörsdörfer, Il confine orientale. Italia e Jugoslavia dal 1915 al 1955, Bologna, Il Mulino, 2009.

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