le pentole della rabbia...• carte per esercizi • situazioni da esaminare • filmati video •...
Post on 09-Mar-2020
1 Views
Preview:
TRANSCRIPT
1 2
BEN ARRIVATI! COME VI SENTITE OGGI?
3 4
5 6 7
2
8
Presentazione formatore ,
partecipanti, programma e regole.
3
4
PRESENTAZIONE RECIPROCA DEI PARTECIPANTI
Scegli tre-quattro carte che ti presentano e compila le frasi
DURATA DEL CORSO DI
FORMAZIONE 9 ORE
3 MODULI di 3 ORE
+ 15 ORE DI SPERIMENTAZIONE
5
TEMPISTICA E LIVELLI DI APPRENDIMENTO
IL MODULO DI 3-5 ORE
DI LAVORO VERRA’ SUDDIVISO
IN TRE PARTI
PRIMA
• ATTIVITA’ DI CONOSCENZA
• ATTIVITA’ DI APERTURA
SECONDA
• DIMENSIONE TEORICA DELL’ARGOMENTO
• ATTIVITA’ SUL TEMA PRINCIPALE DEL MODULO
TERZA • FEEDBACK FINALE
6
STRUTTURA DEL MODULO FORMATIVO
IL PERCORSO UTILIZZA MODALITÀ
INTERATTIVE IN CUI SI LAVORA SUI 5
SENSI DEI SISTEMI RAPPRESENTAZIONALI
I 5 SENSI DEI SISTEMI RAPPRESENTAZIONALI
OGNUNO DI NOI FILTRA IL MONDO CON I PROPRI 5 SENSI, CHIAMATI ANCHE SISTEMI
RAPPRESENTAZIONALI.
V
VISIVO
Vista
A
UDITIVO AUDITIVO
Udito
K
CINESTETICO Gusto
Olfatto Tatto
Sensazione corporee
SEPPUR UTILIZZIAMO TUTTI I SENSI È STATO SCOPERTO CHE OGNUNO DI NOI INCONSCIAMENTE NE PREDILIGE UNO E CIÒ DIPENDE ANCHE DA COSA
STIAMO FACENDO; IL SENSO PRESCELTO VIENE CHIAMATO SISTEMA PRIMARIO 7
ARGOMENTI TRATTATI
8
• Presentazione reciproca e del programma
• Analfabetismo emotivo
• La rabbia
• L’aggressività
• La violenza
1 incontro
• Il bullismo
2 incontro
• Opportunità e pericoli della rete
• Cyberbullsimo
3 incontro
Tratteremo alcuni argomenti dei seguenti moduli
Limite di questo lavoro è l’esiguo tempo
Alcuni argomenti ne avrebbero bisogno di molto più
OBIETTIVI
9
• Migliorare le competenze emotive ; • Aumentare le competenze professionali;
STRUMENTI DIDATTICI
• Schede di lavoro
• Carte per esercizi
• Situazioni da esaminare
• Filmati video
• Ricordi di esperienze
Presentazione
Esperienza pratica
Discussione - Teoria
Applicazione
1
2
3
4
MEDOLOGIA DIDATTICA
MODALITÀ E METODOLOGIA DI LAVORO
Psicologia positiva:
si occupa dello studio del
benessere personale, costrutto al
centro della qualità della vita .
Essa enfatizza il ruolo
fondamentale delle risorse e
potenzialità dell'individuo
Psicologia umanistica:
“potere dell’essere sull’avere”
L’ idea centrale di tale approccio è il
tentativo di definire un nuovo concetto di
"salute". L'individuo "sano", in questa
prospettiva, sarebbe colui che giunge alla
propria "autorealizzazione", al pieno
sviluppo delle proprie potenzialità, colui
che diventa ciò che è, e non un semplice
"adattato". Psicologia di comunità:
Temi imprescindibili ,di questo riferimento
teorico, sono il saper entrare
empaticamente in contatto con la persona
ed i gruppi cui fornire aiuto, il concetto di
Empowerment , l'attenzione alla
dimensione psicosociale dell'intervento
psicologico, la sensibilità alla dimensione
culturale, e l'implementazione di tecniche
di auto-mutuo aiuto 12
I RIFERIMENTI TEORICI
13
PER FACILITARE L’ASCOLTO NEL GRUPPO TRA I PARTECIPANTI
REGOLE PER FACILITARE IL LAVORO DI GRUPPO
1.OGNI PERSONA SE VUOLE / DESIDERA HA UN PROPRIO SPAZIO / TEMPO PER POTER COMUNICARE IL PROPRIO VISSUTO
2. PER FAVORIRE UN CLIMA DI RISPETTO E ASCOLTO È INDISPENSABILE PARLARE UNO ALLA VOLTA
3. RISPETTARE IL SOGGETTO CHE COMUNICA MANIFESTANDOGLI UN VERO INTERESSE E CONSIDERAZIONE SENZA INTERVENIRE SUL VISSUTO.
4. CERCARE DI ESSERE CENTRATI SU CIÒ CHE VIVE IL SOGGETTO CHE COMUNICA E NON SUI FATTI CHE RACCONTA
REGOLE PER FACILITARE IL LAVORO DI GRUPPO
PER COMPRENDERE IL RUOLO DEL CONDUTTORE
1. CONDURRE FEDELMENTE IL PROGRAMMA
2. FACILITARE UN CLIMA POSITIVO E DISTESO TRA I PARTECIPANTI
3. STIMOLARE LA COMUNICAZIONE ALL’INTERNO DEL GRUPPO.
4. ASCOLTARE IN MODO EMPATICO LE PERSONE
5. RISPETTARE IL VISSUTO DI OGNI PERSONA
6. FARE SPERIMENTARE ALLE PERSONE UNA MODALITÀ NUOVA DI COMUNICARE E ASCOLTARE.
L’analfabetismo emotivo
15
L’analfabetismo emotivo (o analfabetismo emozionale) è,
secondo U. Galimberti e D. Goleman, l’incapacità di
riconoscere e controllare le proprie emozioni. L’analfabeta
emotivo è vittima di un inaridimento del cuore, che lo
rende incapace di provare empatia e compassione; è
quindi freddo, imprevedibile.
L'ANALFABETISMO EMOTIVO
Oggi si parla di “analfabetismo emotivo”, nel senso che moltissimi (soprattutto tra i giovani) non sanno più decifrare le proprie emozioni ed i propri sentimenti.
L'ANALFABETISMO EMOTIVO
E’ bene anche chiarire che l’Analfabetismo emotivo è presente in eguale misura nei bambini, nei giovani e negli adulti a prescindere
dal loro quoziente di intelligenza, dal livello
culturale raggiunto e dalla professione esercitata, ma
se si vuole fare una rivoluzione è bene partire dalle nuove generazioni.
L'ANALFABETISMO EMOTIVO
Perché è importante lavorare sulle emozioni?
1.La conoscenza e la gestione dei vissuti emotivi sono determinanti per l’equilibrio e il benessere psicofisico. Ogni volta che l’individuo prende coscienza del proprio stato interiore, conosce meglio se stesso poiché ha l’opportunità di entrare in contatto con la parte più intima di sé. 2.La riflessione sugli stati d’animo propri e altrui permette inoltre di incrementare la capacità empatica, che implica l'assunzione della prospettiva emotiva dell'altro, cioè la capacità di condividere le sue stesse emozioni. 3.L’educazione ai sentimenti risulta quindi un percorso significativo per capire meglio se stessi e gli altri.
LAVORARE SULLE EMOZIONI
Emozioni non elaborate: quando non vieni aiutato
Emozioni elaborate: quando vieni aiutato
“ Insegnare l’alfabeto delle emozioni è un processo simile a quello in cui si impara a leggere, poiché comporta la promozione
della capacità di leggere e comprendere le proprie ed altrui emozioni e l’utilizzo di tali abilità per comprendere meglio se
stessi e gli altri ”.
(Kindlon e Thompson, 2000
Intelligenza emotiva per un bambino che diventerà uomo)
ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA
“… Ovviamente nessun percorso è una risposta al problema. Ma data la crisi che i bambini si
trovano a fronteggiare, e data la speranza alimentata dai percorsi di alfabetizzazione
emozionale, non dovremmo, ora più che mai, insegnare ad ogni bambino queste abilità, che
sono essenziali per la vita? E se non ora, quando? ”
(Goleman, 1996)
ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA
EMOZIONI PRIMARIE
EMOZIONI PRIMARIE
La rabbia
La rabbia, o l’ira, sono
sentimenti intesi e primordiali.
La letteratura, la storia, i miti
antichi e la religione
associano spesso questa
emozione a figure potenti,
giuste, nobili o divine
(ricordiamo l’ira di Achille, la
furia di Orlando, l’ira di Dio…).
Arrabbiarsi è una condizione
che si lega al senso di
giustizia, alla violazione di
leggi e norme, è quindi idonea
reazione ai torti e alle offese.
La rabbia
L’ ira come vizio capitale
Come eccessivo
senso di giustizia,
che degenera in
giustizia personale,
nonché in desiderio
di vendicare
violentemente un
torto subito
Tecnicamente la rabbia può
essere definita come uno stato
emotivo-affettivo caratterizzato
da una crescente eccitazione
che si esprime a livello verbale
e-o motorio e che può culminare
in comportamenti aggressivi e
distruttivi nei confronti di oggetti,
altre persone o anche di se
stessi.
(Ellis, A. 1977)
La rabbia: definizione
La rabbia non è né legittima né
illegittima, né significativa, né
inutile, ma come tutte le nostre
emozioni semplicemente esiste;
è la punta emergente di un
iceberg che cela sotto di sé
emozioni più profonde che
l’hanno generata (paura,
risentimento, frustrazione…).
E’ qualcosa che sentiamo
interiormente; esiste per un
motivo ben preciso e merita
sempre rispetto e attenzione da
parte nostra.
La rabbia
L’iceberg della rabbia
Dal punto di vista psicologico, la
rabbia è spesso provocata dalla
frustrazione, cioè dall’essere
ostacolati nel raggiungimento di un
nostro obiettivo, in modo temporaneo
o permanente. Possiamo essere
frustrati dal non aver ottenuto un
giocattolo, un aumento di stipendio,
dall’aver perso gara, dal non essere
stati capiti, dall’essere stati umiliati, e
così via. Inoltre ci si può anche arrabbiare
per un’ingiustizia (subita
personalmente o accaduta ad altri)
La rabbia
Averill ha trovato che esistono tre tipi di rabbia, ciascuno dei
quali assolve a funzioni abbastanza diverse:
1. la rabbia malevola, che ha lo scopo di rompere o
peggiorare i rapporti con l'altra persona, di vendicarsi per
un torto subito e comunque per esprimere odio e
disapprovazione.
2. la rabbia costruttiva, che tende a modificare il
comportamento altrui, a rendere più stretta la relazione
con la persona con cui ci si arrabbia, ad asserire la propria
libertà e indipendenza, a ottenere che gli altri facciano
qualcosa di utile a se stessi;
3. la rabbia esplosiva, che serve principalmente per dare
sfogo alla tensione e manifestare l'aggressività, con le
probabili funzioni aggiuntive di rompere il rapporto o di
rivalersi per un torto subito
Tipologie di rabbia
Averill, J. R., (1982), Anger and aggression: An essay on emotion., Springer-Verlag, New York.
Tipologie di rabbia
1. Rabbia esplosiva,
ovvero disinibita
2. 2. Rabbia
implosiva, ovvero
inibita
Secondo lo psicologo
statunitense Albert Ellis vi
sono due principali
tipologie di rabbia:
Terapia d'urto la cassiera
Tipologie di rabbia 1.RABBIA DI FRUSTRAZIONE
La paura sottostante è la paura del fallimento.
Minaccia di non riuscire
2.RABBIA DI RANCORE / RISENTIMENTO
La paura sottostante è la paura di perdere la
propria posizione.
Minaccia di perdere
3.RABBIA DI SFIDA
La paura sottostante è quella di perdere la
propria identità
Minaccia di rinuncia
4.RABBIA DI INDIGNAZIONE/SDEGNO
La paura sottostante è la paura
dell’ingiustizia
Minaccia d’ingiustizia
Quinto potere
Tipologie di rabbia
La banda dei Babbi Natale di Aldo Giovanni e Giacomo
Tipologie di rabbia
Non fate arrabbiare la mamma!!! (Questi sono i 40)
Tipologie di rabbia
Storie pazzesche
Tipologie di rabbia
Le pentole della rabbia
Frustrazione Rancore/risentimento
Indignazione / sdegno Sfida
________________ ________________ ________________
________________ ________________ ________________
________________ ________________ ________________
________________ ________________ ________________
Inserisci in tutte o in alcune di queste pentole alcune situazioni in cui hai vissuto una rabbia dovuta: alla frustrazione, al rancore /risentimento , all’indignazione/sdegno o per sfida.
Cause che suscitano la rabbia Vi sono 4 tipi di situazioni che vengono
generalmente considerati come ragioni
legittime per arrabbiarsi;
1. Percezioni di situazioni sgradevoli di
tipo fisico o materiale : minacce
all’ntegrità personale e dei propri beni;
2. Disturbi o ostacoli alle proprie attività :
impedimento al conseguimento dei propri
scopi ;
3. Frustrazioni psicologiche :imposizione
di esperienze spiacevoli, interruzione o
privazioni di esperienze piacevoli , danni
alla dignità personale e dei propri cari ,
alla propria immagine pubblica e
dell’autostima;
4. Ingiustizie subite o prospettate per se
stessi o per altri.
Cause che suscitano la rabbia Inoltre passando in rassegna i risultati delle ricerche
scientifiche sembra indubbio che ci si arrabbi in modo più o meno violento e manifesto a seconda:
- dell’umore; - dello stato di salute; - di chi siamo ; - di chi abbiamo davanti; Poi vi sono ragioni che sono legate agli eventi eterni: - la fretta - il rumore; - il calore; - la stanchezza; - la paura.
(caratteristiche psicologiche , sociali e fisiche)
Con chi ci arrabbiamo ? La maggior parte delle arrabbiature ha per
bersaglio un’altro essere umano. Se non è
con gli altri, ci si arrabbia con gli animali,
con gli oggetti , con le istituzioni. Un caso a
parte è costituito dalla rabbia verso se stessi ,
che è una rabbia speciale nelle sue ragioni e
nelle sue forme.
Tra le persone con le quali ci arrabbia sono:
- 1/3 sono quelle che amiamo di più (con il
fidanzato, il coniuge, i genitori , i figli ecc…);
- 1/3 sono persone amiche e che ci
piacciono ;
- 1/5 sono gli estranei o semplici
conoscenti.
Le persone che odiamo ci fanno arrabbiare
pochissimo , non più del 10% delle volte.
La rabbia subita o agita A volte succede che alcune persone sono arrabbiate con noi. Altre volte noi possiamo essere arrabbiati con qualcuno. Inserisci nelle forme intorno alla prima immagine alla tua sinistra i nomi delle persone che di solito si arrabbiano con te e i motivi. Nella seconda immagine , alla tua destra, inserisci nelle forme i nominativi delle persone con cui di solito ti arrabbi e i motivi.
Manifestazioni della rabbia Da una ricerca condotta da
Hermina Van Collie, Iven
Van Mechelen, Eva
Ceulemans, dal titolo
“Multidimensional individual
differences in anger-related
behaviours” la tassonomica
della rabbia comprende :
- 3 modalità aggressive
(fisica, verbale e
autodiretta)
- 5 modalità non
aggressive (parlare,
allontanarsi, esprimere,
rilassarsi e sopportare).
Manifestazione della rabbia Descrizione del comportamento esempi
Aggressione fisica Ogni forma di aggressione fisica Sbattere le porte, colpire
qualcuno, lanciare oggetti
Aggressione verbale Ogni forma di aggressione esclusivamente
verbale gridare, inveire, insultare
Aggressione autodiretta Azioni aggressive contro se stessi Ubriacarsi, azioni di
autolesionismo
Parlare della propria rabbia
Parlare del fatto che ha scatenato la rabbia
con la persona con la quale si è avuto il
contrasto, o con altri, senza acredine
Parlare in modo amichevole
o comunque accomodante
Allontanarsi
Allontanarsi fisicamente o creare un distacco
verbale dalla persona con la quale si è in
disaccordo o dalla situazione difficile, senza
fare niente altro
Correre via, fuggire,
allontanarsi, stare in silenzio
Manifestazioni fisiche di
diverso genere – atti espressivi
Mostrare spostamenti o movimenti senza
alcuna forma di aggressione ad altre persone
piangere, sospirare,
singhiozzare
Ridurre la tensione o rilassarsi Fare in modo di esprimere la la tensione in
maniera non distruttiva o tentare di rilassarsi
Fare attività sportive, correre,
ascoltare musica
Tentare di allontanare la rabbia
da sé
Cercare di sopportare l’accadimento in modo
passivo o attendere il calo dell’impulso
Mettere le cose in modo tale
da non fare nulla, stare calmi
Manifestazioni della rabbia
La rabbia e i suoi effetti collaterali
Il circolo vizioso della rabbia
EVENTO INNESCO
REAZIONE CHIMICA
TEMPESTA EMOTIVA
DECISIONI IMPULSIVE
AZIONI IMPULSIVE
REAZIONE DEL TUO
INTERLOCUTORE
CIRCOLO VIZIOSO DELLA
RABBIA
Quando la rabbia diventa disfunzionale
Nello specifico la rabbia è
disfunzionale quando:
- è troppo intensa rispetto al
motivo che la scatena;
- non è collegabile ad un fattore
scatenante;
- è troppo persistente anche dopo
che è stato allontanato il motivo
scatenante;
- è accompagnata da pensieri ed
emozioni negativi, rimuginazioni;
- produce comportamenti
aggressivi e pericolosi verso sé,
gli altri e gli oggetti;
- fa allontanare le persone che ci
circondano.
Le caratteristiche disfunzionali rispecchiano un quadro di dis-
regolazione centrato sul discontrollo e sull’eccessività della rabbia.
Vendittelli n., Veltro F., Oricchio I., Bazzoni A., Risicarelli M.L., Polidori G, Morosini P. (.2003). L’intervento cognitivo-
comportamentale di gruppo nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Centro Scientifico Editore, Torino
Topo Tip - Sarà Arrabbiato Per Sempre
La rabbia distruttiva
Quando la rabbia diventa disfunzionale
In questo secondo quadro, la rabbia
disfunzionale può essere
riconosciuta se:
- è troppo lieve o quasi inesistente
rispetto al motivo che la scatena;
- non permette di individuare il fattore
di danno/ingiustizia;
- produce comportamenti che non
predispongono alla protezione di sé
stessi e alla limitazione del
danno(evitamento);
- anche se motivata, è
accompagnata da emozioni e
pensieri negativi (ansia,
colpa,vergogna).
Tuttavia esiste una situazione diametralmente opposta caratterizzata da
una inibizione e soppressione della rabbia che si contraddistingue per
una ridotta o quasi inesistente percezione di questa emozione .
Berkowitz L. (1990). On the formation and regulation of anger and aggression: a
cognitiveneoassociationistic analysis. American Psychologist, 45, pp. 494-503.
Quando la rabbia diventa disfunzionale
Simpson - Lisa « Nooo non sono arrabbiata.»
Lo scudo di protezione Quando gli altri si arrabbiano con me come mi «proteggo»? Inserisci negli spicchi dello scudo i vari modi che utilizzi.
L’aggressività invece
riguarda un
comportamento messo
in atto per colpire
qualcosa o qualcuno.
Innanzi tutto la rabbia
è un’emozione e può
essere provata in
differenti situazioni e
con diversi livelli di
intensità.
La rabbia è diversa dall’aggressività
Non si può insegnare ad un bambino/ragazzo a non essere arrabbiato o aggressivo, perché sarebbe
come cercare d’insegnargli a non respirare!
CIO’ CHE RISULTA AGGRESSIVO E’ IL
“COMPORTAMENTO”
E NON IL “BAMBINO o IL RAGAZZO”
Rischio di etichettamento e di fissazione nel ruolo
ATTENZIONE
La rabbia agonistica
La Haka è la danza
tipica del
popolo Māori, l'etnia
originaria della Nuova
Zelanda, spesso
considerata
semplicemente, ma
erroneamente, una
danza di guerra. È
stata resa celebre,
nello stile della Ka
Mate, dagli All
Blacks, la nazionale
di rugby a 15
neozelandese.
All Blacks - Haka Maori
Il Krumpin' è una forma di
danza nata presso la
comunità afro-americana
del sud di Los
Angeles in California e si
può definire come una
forma relativamente nuova
di danza "urbana" nera. Le
sue principali caratteristiche
sono la libertà dei
movimenti, l'espressività e
l'energia necessaria, come
rappresentazione del
proprio io attraverso la
danza. Molti dei ballerini di
tale danza sono soliti
dipingersi il volto per
trasmettere meglio le
emozioni.
Krumpin'
La rabbia nella danza
Rize è un documentario del 2005, diretto da David LaChapelle, distribuito in Italia nel 2006 col titolo Rize - Alzati e balla . Il film racconta due subculture di ballo di Los Angeles: clowning e krumping. La prima serie di interviste sviluppa l'idea del clowning; nella seconda vediamo invece l'idea del krumping. La terza parte del film mostra una sfida di ballo tra le due comunità. Una sequenza atipica del film usa il montaggio per comparare i film degli anni '40 sull'antropologia della danza rituale africana con le mosse contemporanee del clowning e del krumping.
La rabbia con i film
La rabbia nei bambini
•I bambini che picchiano,
gridano, calciano, feriscono,
mordono.
•I bambini che hanno perso il
controllo di loro stessi.
•I bambini che hanno frequenti
scoppi di ira e di rabbia, senza
motivo.
•I bambini aggressivi che
agiscono senza riflettere sulle
proprie emozioni e azioni.
•I bambini che agiscono in modo
impulsivo.
•I bambini che non sono in
grado di tollerare le
frustrazioni.
Ma chi sono i bambini arrabbiati?
I bambini arrabbiati
•quando l’amore o il bisogno vengono minacciati in modo continuo e
traumatico, molti bambini assumono un atteggiamento rabbioso nei
confronti della vita;
•la perdita di una persona amata, per abbandono o per morte, può
causare rabbia e irritabilità;
•un genitore a volte presente e affettuoso, a volte no, può suscitare
rabbia in quanto il bambino è costretto in uno stato di stimolazione
emotiva e corporea, dovuto alla speranza di una vicinanza futura, e poi
alla frustrazione della delusione;
•un bambino il cui genitore è sempre arrabbiato vive in continua
allerta, in attesa del prossimo scoppio di rabbia; essere impulsivi in un
ambiente abusivo è una vera e propria forma di adattamento;
•un’infanzia di botte, violenze verbali e grida può consolidare nel
bambino un circuito ininterrottamente attivato di rabbia;
• aver subito abusi sessuali ;
•l’essere testimone di violenze domestiche; un bambino che vede il
padre picchiare la madre (o viceversa) trattiene il proprio dolore e la
paura, assumendo un atteggiamento difensivo-aggressivo;
•modelli educativi che si basano sul far provare vergogna a un
bambino attivano circuiti rabbiosi e rancorosi.
Le possibili cause
1. Sintonizzarsi con l’intensità delle
emozioni del bambino, ovvero rispondere
all’intensità delle emozioni del bambino con
un’appropriata espressione del viso e il giusto
tono di voce, per mostrargli che si percepisce
limpidamente la qualità e la forza di quello che
prova.
2. Convalidare la sua esperienza, ovvero
offrire al bambino l’esperienza di una
comprensione profonda, un riconoscimento di
quello che lui è e di quello che prova.
3. Contenere il bambino e le sue
emozioni, ovvero riuscire ad essere
sufficientemente calmi, forti e gentili per andare
oltre le facoltà emotive del bambino di
elaborazione della sua sofferenza.
4. Calmare il bambino, ovvero
tranquillizzarlo con un tono morbido e un tocco
gentile.
Sunderland descrive quattro fondamentali funzioni regolatrici “adulto-
bambino”, per un bambino pieno di rabbia:
Come aiutarli ?
La rabbia con i film
Nel film "Angry Birds"
scopriremo finalmente perchè i
famosi pennuti sono così
arrabbiati! La storia ci porta su
un'isola popolata da volatili
quasi tutti felici, anche se
incapaci di volare. In questo
paradiso, Red, un uccello con
problemi di controllo della
rabbia, il velocissimo Chuck e
l'esplosivo Bomb, sono sempre
stati emarginati. Ma quando
sull'isola arrivano dei terribili
maialini verdi, toccherà a loro
dimostrargli di che cosa sono capaci.
La rabbia di Red Nel film Red manifesta diversi scatti di rabbia . Prova a inserire nelle varie forme i momenti in cui si è arrabbiato e per quali motivi.
La rabbia negli adolescenti
Gli scoppi di rabbia sono
comunque manifestazioni
tipiche, utilizzate
dall’adolescente sia come
forma di comunicazione
del proprio disagio, sia
come ribellione e
opposizione verso i
genitori dai quali cerca in
tutti i modi di separarsi e differenziarsi.
Gli adolescenti arrabbiati
Gli adolescenti sono costretti a fare i conti con
una rabbia che devono imparare a gestire e
dominare per non farsi travolgere.
Conoscere i motivi che possono portare un
ragazzo a scoppi di ira anche violenti può essere
utile per imparare a controllarli.
Gli adolescenti arrabbiati
Con chi si arrabbiano?
Per gli adolescenti la rabbia risulta assumere una connotazione prevalentemente relazionale, e in questo periodo della vita le relazioni interpersonali subiscono importanti modifiche. È nelle relazioni importanti :familiari, amicali (alla competizione amorosa, sportiva e scolastica), sentimentali.
Per quanto riguarda gli antecedenti situazionali, sia nella prima adolescenza sia nella tarda adolescenza, la tipologia di antecedenti per l’esperienza di rabbia, le macrocategorie sono : - quelle delle relazioni; - dell’impegno verso un risultato e dei principi etici; - del rispetto delle regole.
Cosa li fa arrabbiare ?
L’aggressività
Page 73
Storr (1968) definisce l’aggressività una parola-valigia, “entro la quale si può mettere di tutto”
Il fenomeno “aggressività” si riferisce ad un’ampia gamma di
comportamenti che possono svolgere funzioni diverse nell’adattamento dell’uomo alla realtà che lo circonda.
Il termine “aggressione” può descrivere sia l’adattamento all’ambiente in modo attivo, creativo e disponibile, sia il
comportamento negativo e distruttivo, socialmente deplorabile.
In realtà l’etimologia stessa del termine “aggressività” rivela una molteplicità di significati che indicano la complessità del
fenomeno. Il verbo latino “aggredior” infatti è composto di “ad” che significa
“verso”, “contro”, “allo scopo di”, e “gradior” che significa “andare”, “procedere”, “avanzare”,“aggredire”.
Aggressività: Definizione
Page 74
La pervasività dei comportamenti aggressivi ha portato ad una proliferazione di teorie interpretative, che tuttavia mancano spesso di solide basi
scientifiche.
• Approcci biologici: teorie etologiche, genetiche, ormonali • Approcci psicologici individuali: Teorie psicoanalitiche Teorie della frustrazione Teoria neoassociazionista Teoria apprendimento sociale: Il modeling Il modello del condizionamento operante Il modello cognitivo-comportamentale • Approcci situazionali: Teoria dell’obbedienza all’autorità Teoria della deindividuazione (dal testo Patrizi-DeGregorio)
Teoria della norma emergente (dal testo Patrizi-DeGregorio)
Aggressività: modelli teorici
Allo stato delle conoscenze attuali, tre appaiono essere gli aspetti fondamentali che consentono di classificare un atto come aggressivo: l’intento, l’azione e lo stato emotivo.
Classificazione di un atto aggressivo
L’intento rappresenta la volontà di arrecare un danno o in modo diretto, o attraverso la burla o impedendo a qualcuno di compiere azioni piacevoli. L’intento può essere dedotto dalle dichiarazioni verbali, dall’osservazione delle azioni e dal contesto generale in cui il comportamento viene attuato.
All’intenzionalità deve fare seguito l’azione tesa a provocare un danno fisico con o senza aggressività verbale. In altri casi, tuttavia, vi possono essere solo aggressività verbale ed espressioni non verbali dell’intento di aggredire. Le espressioni non verbali dell’aggressività umana, come il fissare o lo stringere i pugni, sono presenti in tutti i primati.
La terza caratteristica fondamentale è lo stato emotivo. Se all’aggressività non concomita la “rabbia”, si parla di aggressività strumentale o “fredda”.
Bandura: L’aggressività s’impara
Albert Bandura
Teoria apprendimento sociale
Classificazione tipologie di aggressività
Alcuni dati sul comportamento aggressivo
Tra i 4 e 18 anni circa il 10% dei soggetti presenta un’aggressività marcata: dopo l’età prescolastica l’aggressività è 2/3 volte più frequente nei maschi, diretta e fisica, legata soprattutto alla lotta per la dominanza nel gruppo.
Le bambine e le ragazze agiscono in maniera più coperta, manipolando i rapporti, hanno competenze sociali ed empatiche più sviluppate che costituiscono una barriera naturale per le aggressioni.
.
La sua evoluzione
Nei bambini piccoli l’aggressività si manifesta sotto forma di rabbia incontrollata, poi diventa più fisica o si esprime nella contravvenzione delle regole, norme e leggi sociali.
I bambini di 2/3 anni, soprattutto se posti in situazioni “a rischio”, come quelle caratterizzate dalla condivisione di spazi e attrezzature, tendono ad assumere atteggiamenti apparentemente prepotenti.
Intorno ai 4-5 anni l’aggressività dovrebbe ridursi
e subentrare
il semplice gusto di giocare alla lotta
Durante la scuola primaria, l’aggressività può assumere le forme più allarmanti: a questa età sia maschi che femmine possono lottare o usare la forza fisica con obiettivi ben precisi ma anche mettere in atto strategie di isolamento di un compagno/a con la sola intenzione di escluderlo dal gruppo e, in qualche modo, provocarne la sofferenza.
I
La sua evoluzione
In pre-adolescenza e adolescenza
La forza fisica dei ragazzi rende loro possibili azioni più incisive; inoltre il controllo dei Genitori e della Scuola diminuisce in favore della libertà personale.
A questo punto il ragazzo sa però distinguere tra azioni aggressive involontarie (dettate dalla rabbia o da provocazioni momentanee) da quelle volontarie utili a dominare, controllare, umiliare, far soffrire
La sua evoluzione
Indicatori di rischio : la crudeltà verso gli animali
È opinione unanime che le crudeltà che i bambini mettono in atto verso gli animali possano preludere ad atteggiamenti e comportamenti antisociali da adulti. Non a caso, il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, ossia il manuale utilizzato per diagnosticare le patologie psichiatriche, ha inserito la crudeltà fisica sugli animali tra i sintomi del Disturbo della condotta. Questa patologia, che è generalmente diagnosticata nell'infanzia o nell'adolescenza, è descritta come "un modello ripetitivo e persistente di comportamento in cui i diritti fondamentali degli altri o le principali norme o regole sociali appropriate a una determinata età vengono violati".
Una tassonomia dei comportamenti problematici
Livello 1.
Il ragazzo iperattivo
- Ha difficoltà a tollerare ed accettare divieti o limiti
- Mostra segni fisiologici di rabbia
- Formula verbalizzazioni aggressive, spesso autodirette
Livello 2.
Il ragazzo indisciplinato
- Rifiuta di seguire regole o prescrizioni
- Mostra aggressività verbale diretta verso altri
Livello 3.
Il ragazzo oppositivo
- Mostra frequentemente segni di rabbia intensa
- Formula minacce verbale dirette verso altri
- Può danneggiare piccoli oggetti senza valore e, spesso, involontariamente
Livello 4.
Il ragazzo aggressivo
- Minaccia verbalmente gli altri
- Danneggia volontariamente e gravemente oggetti di valore
- Può provocare lievi danni fisici ad altri, in maniera non intenzionale
Livello 5.
Il ragazzo violento
- Compie gravi atti aggressivi contro altri
Aggressività scuola primaria
Predatori e prede e predisposizione biologia al crimine per alcune razze e
alcune etnie
Lilo viene dipinta come una bambina particolare, aggressiva con le amiche che non la accettano
Stitch, invece,è un alieno costruito per distruggere
La violenza
Definizione e forme Di Violenza
Secondo l’ONU, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, la violenza è “qualsiasi atto che provoca, o può provocare, danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione e la deprivazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata”.
Definizione e forme Di Violenza
Altra definizione complementare è quella dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) che delinea la violenza come “L’utilizzo intenzionale della forza fisica o del potere, minacciato o reale, contro se stessi, un’altra persona, o contro un gruppo o una comunità, che determini o che abbia un elevato grado di probabilità di determinare lesioni, morte, danno psicologico, cattivo sviluppo o privazione”.
Definizione e forme Di Violenza
1.VIOLENZA DOMESTICA La violenza domestica, cioè quella compiuta all’interno delle mura di casa da parte di un familiare, è, tra le diverse forme di violenza, quella che si verifica più frequentemente e con maggiori tragiche ripercussioni sulla salute psicofisica della vittima.
Definizione e forme Di Violenza
2. VIOLENZA FISICA
La violenza fisica consiste in
qualsiasi forma di aggressività
e di maltrattamento contro le
persone, contro il loro corpo e
le cose che a loro
appartengono. Spesso è
esercitata con forza, per
determinare nella donna un
ruolo di sottomissione
Essa consiste ad esempio in: picchiare con o senza
l'uso di oggetti. Spintonare, tirare per i capelli, dare
schiaffi, pugni, dare calci, strangolare, ustionare, ferire
con un coltello, torturare, uccidere.
Definizione e forme Di Violenza
3. VIOLENZA PSICOLOGICA
E VERBALE La violenza psicologica consiste in attacchi diretti a colpire la dignità personale, forme di mancanza di rispetto, atteggiamenti colti a ribadire continuamente uno stato di subordinazione e una condizione di inferiorità.
Essa consiste ad esempio in: minacciare, insultare,
umiliare, attaccare l'identità e l’autostima, isolarla,
impedire o controllare le sue relazioni con gli altri,
essere sbattuti fuori casa, essere rinchiusi in casa.
Definizione e forme Di Violenza
4. VIOLENZA ASSISTITA
Per violenza assistita in ambito
familiare si intende il fare
esperienza da parte del minore di
qualsiasi forma di maltrattamento,
compiuto attraverso atti di
violenza fisica, verbale,
psicologica, sessuale ed
economica, su figure di
riferimento o su altre figure
affettivamente significative
adulte o minori.
Definizione e forme Di Violenza
4. VIOLENZA SESSUALE
La violenza sessuale consiste
in qualsiasi imposizione di
coinvolgimento in attività e/o
rapporti sessuali senza il
consenso. Spesso la violenza
sessuale comporta aggressivo
fisiche quali lo stupro, il
tentativo di stupro, lo stupro di
gruppo in cui la persona viene
costretta ad avere rapporti
sessuali
Definizione e forme Di Violenza
5. VIOLENZA ECONOMICA La violenza economica consiste in forme dirette ed indirette di controllo sull’indipendenza economica e limitano o impediscono di disporre di denaro, fare liberamente acquisti, avere un proprio lavoro.
Definizione e forme Di Violenza
6. STALKING
La violenza psicologica può manifestarsi tramite vere e
proprie persecuzioni e molestie assillanti che hanno lo
scopo di indurre la persona ad uno stato di allerta, di
emergenza e di stress psicologico. Comunemente
conosciuto con il termine “stalking” (appostarsi), questo
comportamento non è attivato solo da sconosciuti, ma
anche da familiari solitamente mossi dal risentimento o
dalla paura di perdere la relazione.
Definizione e forme Di Violenza
7. MOBBING
Il mobbing è, nell’accezione più
comune in Italia, un insieme di
comportamenti violenti (abusi
psicologici, angherie, vessazioni,
demansionamento, emarginazione,
umiliazioni, maldicenza,
ostracizzazione, etc.) perpetrati da
parte di uno o più individui nei
confronti di un altro individuo,
prolungato nel tempo e lesivo della
dignità personale e professionale,
nonché della salute psicofisica dello
stesso.
Ll film è dedicato al tema dell'uso delle armi in America, facendo riferimento alle stragi nelle scuole americane, in particolare al massacro della Columbine High School, avvenuto nell'aprile 1999 a Littleton, nel Colorado, nella quale due ragazzi armati di fucile entrarono nella loro scuola e uccisero 13 studenti e un insegnante per poi suicidarsi. La realizzazione del documentario ha portato l'autore in giro per gli Stati Uniti, fino alla finale intervista all'ex-attore Charlton Heston, presidente della National Rifle Association (Associazione Nazionale Fucili). Spostatosi in Canada per approfondire il tema dell'uso delle armi, Moore giunge alla conclusione che non è l'arma in sé a creare il crimine, ma la paura del crimine stesso, che negli Stati Uniti, attraverso i suoi mezzi d'informazione e l'uso politico delle differenze sociali, porta chiunque a diffidare del prossimo, trascinando questi contrasti a forme di difesa personale eccessiva.
Nella Svezia anni '50, Erik, adolescente inquieto, subisce le angherie del patrigno, e, per la proprietà transitiva, picchia a sangue un compagno di scuola e viene espulso dall'istituto. L'unica via per fare il liceo è quella del collegio, luogo in cui la vita ha regole ben diverse. Diventato molto amico del compagno di stanza Tanguy, Erik si impone di non reagire al nonnismo degli anziani che si approfittano pesantemente degli studenti, sottoponendoli a ogni sorta di vergogna. Meglio la via del controllo o quella della violenza? Il regista svedese Mikael Hafstrom affronta una vicenda autobiografica dello scrittore Jan Guillou, mettendo in luce i valori dell'uomo, opposti al mero istinto animale. Lo sport è democratico dirà l'insegnante di educazione fisica a Erik, e lui come risposta vince la gara di nuoto del collegio. Ma le cose non cambiano. E'comunque l'interpretazione intensa di Andreas Wilson a dare al film uno spessore. I suoi occhi di ghiaccio, magnetici, ci conquistano e ci seducono, dimostrando che la sua scelta sarà quella giusta, ma noi che lo osserviamo lo avevamo già capito.
Interpretato da Morgan Freeman nel ruolo di Geel Piet, e da Stephen Dorff nel ruolo di Peekay, mette in luce il duro regime dell'apartheid iniziato nel 1948 (anno in cui viene ambientato questo film) in Sudafrica. Peekay, ormai diciottenne, fa la conoscenza di Gideon Duma (Alois Moyo) che lo persuade a combattere pacificamente il regime appena instaurato. Peekay incontra Maria (Fay Masterson), figlia del Politico Daniel Marais, di cui si innamora perdutamente; durante un blitz della polizia Maria perde la vita e Gideon un occhio, ma questo non scoraggia Peekay e Gideon nella loro missione.
Nella periferia parigina, a causa del pestaggio che Abdel Ichah, ha subìto durante un interrogatorio in prigione, si è scatenata una guerriglia. Due amici, Vinz e Said, l'uno ebreo e l'altro arabo, raggiungono il nero Hubert. I tre gironzolano per il quartiere, scacciano una troupe televisiva che vuole intervistarli; tentano di consolare l'amico ricettatore Upim, cui nei disordini è andata distrutta l'automobile. Vinz ha trovato la pistola che un poliziotto ha perduto e minaccia di usarla contro un agente...
UN AGGETTIVO , UNA PAROLA , UNA IMMAGINE
PER DESCRIVERE L’INCONTRO
FEEDBACK FINALE PER CONCLUDERE L’INCONTRO
top related