l'ora di giurisprudenza numero 3 anno iv
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L’Ora di Giurisprudenza’’ ’’’ ’ ’’
’Roma TreNumero 3 Anno IV
Marzo 2014
Attualità:L’Italicum vuole
davvero rottamare il Porcellum?
pag. 2
AttualitàCrimea nel bracccio
di ferro Russia-Ucraina
pag. 5
PoliticaGoverno Renzi:
la “svolta” buona
pag. 8
facebook.com/ora.giurisprudenza
a pag. 4
La scatola dei ricordiRiflessioni poco serie di due aspiranti dottoresse
2ATTUALITA’
L’Italicum vuole davvero rottamare il
“Porcellum”?DI EUGENIO FIDELBOL’Italicum è a metà del guado. Il 12 marzo, la Camera,
respinti gli emendamenti su parità di genere (pure
prevista nel testo base originario) e preferenze, ha
approvato il progetto di legge elettorale di Renzi e
Berlusconi. Sistema proporzionale di assegnazione
dei seggi con premio di maggioranza (non superiore
al 15% e comunque tale da non consentire alla lista
di avere più del 55% dei seggi) alla formazione
politica che ottiene il 37% dei voti. Se il quorum non
è raggiunto, si prevede un ballottaggio tra le prime
due forze per l’assegnazione del 53% dei seggi.
Nel censurare il “Porcellum”, il 13 gennaio scorso,
la Consulta aveva dichiarato che il meccanismo
premiale, in mancanza di collegamenti con una soglia
minima di voti, era “foriero di un’eccessiva sovra-
rappresentazione della lista di maggioranza relativa”,
tale da consentire “un’illimitata compressione della
rappresentatività dell’assemblea parlamentare”,
peraltro non giustificata da un’effettiva garanzia di
governabilità. Il ddl elettorale vorrebbe riequilibrare
il rapporto governabilità-rappresentanza, ma la
scelta del quorum sembra non tenere in conto gli
ultimi dati sull’affluenza. Le elezioni del 2013 hanno
fatto registrare un record negativo. Solo il 75,2%
degli elettori si è recato alle urne: mai così pochi,
nelle politiche, dal 1948. Si tratta di un calo costante
e vertiginoso, che ha avuto inizio nel 1992. Per farsi
un’idea: nel 1953, quando si votò con la “legge-
truffa”, la percentuale fu del 93,8%. E non fu un caso
isolato: tra il 1948 e il 1976 il tasso di affluenza alle
politiche si è sempre mantenuto superiore al 90%
(dati del Cise). Ma ciò su cui si deve riflettere è che
quella criticatissima legge, abrogata nel giro di un
anno, prevedeva un premio del 65% dei seggi per
chi avesse raggiunto una soglia di voti molto più alta
del 37%: addirittura il 50%+1 dei voti.
L’approvazione dell’emendamento D’Attorre-
Lauricella - applicazione dell’Italicum alla sola
Camera e mantenimento del “Consultellum” al
Senato - ripropone poi il problema della coabitazione
di sistemi elettorali non omogenei tra le due Camere,
che già affliggeva la precedente normativa e che
ora grava di un’ipoteca di incostituzionalità anche il
nuovo progetto. L’ansia di evitare elezioni anticipate
e mandare in porto l’abolizione del Senato rende
sordi ai moniti della Corte Costituzionale.
Ulteriori correttivi in senso maggioritario presenti
nell’Italicum sono le soglie di sbarramento (4,5%
per i partiti coalizzati, 8% per quelli non coalizzati,
12% per le coalizioni). Una considerazione in attesa
Responsabile:
Giulia Romano
Contatti
348.0985291
ora.giornale@gmail.com
yieldroma3.blogspot.com
facebook.com/ora.giurisprudenza
L’Ora di Giurisprudenza’’ ’
’’ ’ ’’
’Roma Tre
3che la parola passi al Senato: in astratto potrà
verificarsi il paradosso per cui un partito coalizzato
che non ottenga il 4,5% sia escluso dal riparto
dei seggi pur contribuendo al raggiungimento
del premio per la coalizione, con buona pace del
principio di eguaglianza del voto. Un meccanismo
perverso che può frustrare anche la previsione
del quorum necessario per il premio. Senza
dubbio si tratta di soglie idonee a lasciare senza
rappresentanza un’importante fetta di elettorato.
E’ un contemperamento ragionevole tra l’esigenza
di non frammentazione delle forze politiche in
Parlamento e la necessità di avere un’assemblea
rappresentativa della società? Domanda di non
facile risposta. A tal proposito, viene in soccorso
una recente pronuncia della Corte Costituzionale
tedesca, passata quasi inosservata, che ha dichiarato
illegittimo, perché irragionevole, lo sbarramento al
3% previsto dalla legge per le elezioni europee
vigente in Germania.
Infine, balza all’occhio la conferma delle liste
bloccate, tanto più dopo che la Consulta le aveva
annullate nel giudizio sulla “Calderoli”. Certo, si
prevede l’aumento del numero dei collegi (da 27
a 120) e contestualmente la riduzione delle loro
dimensioni (ognuno per circa 500mila abitanti).
E’ anche vero che le liste non sono più tali da
contenere “un numero assai elevato di candidati”
rendendoli, “di conseguenza, difficilmente
conoscibili dall’elettore” (sono parole della Corte).
Al contrario, dovrebbero contenere tra i 3 e i 6
candidati i cui nomi sarebbero riportati sulle schede
elettorali. D’altra parte, è data anche la possibilità,
benché in misura limitata, di candidature in più
circoscrizioni che la Corte, en passant, aveva
indicato quale ulteriore elemento idoneo a privare
il cittadino del diritto di scelta.
Stupisce che Renzi, paladino della “rottamazione”,
non abbia colto l’occasione fornitagli dai giudici
costituzionali per rompere veramente con il passato.
“La Bussola: 3 cose su Roma3”
Ecco anche per questo mese qualche consi-glio per tornare a pieno ritmo nella giungla universitaria dopo questa fantastica sessione di esami!!!
Roma Tre in bici?avete presente le biciclette che trovate appena si entra nel ret-torato? Quanti di voi sanno cosa si deve fare per poterle utilizzare
ora che sta arrivando la prima-vera? » facile: con una cauzione di 10 € si ottiene una chiavetta da utilizzare in tutte le facoltà dell’Ateneo... per info rivolgetevi all’Ufficio del Mobility Manager ñ via Ostiense 159 piano primo stanza 1.14, tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 13.00, meglio se su appuntamento telefonico al numero 06 57332087 o e-mail anager@uniroma3.it
a cura di Marta Cerrito
4UNIVERSITA’
La scatola dei ricordiRiflessioni poco serie di due aspiranti dottoresseDI MARTA CERRITO E GEA OTTAVIANI
Alla fine di un percorso, di solito, si tirano le
somme degli anni passati, si ringraziano le per-
sone incontrate e si pensa al futuro con un po’
di ansia e tante aspettative. Ecco, dimenticate-
vi tutto questo: abbiamo scelto di ricordare le
scene più comiche, gli esami più imbarazzanti
e le interminabili pause caffè.
Quindi se dovessimo spiegare ad un ignaro let-
tore cosa vuol dire fare giurisprudenza a Roma
3 dovremmo cominciare dall’esame di diritto
pubblico. Esistono leggende straordinarie di
“eroi” pubblicisti che pur avendo studiato tut-
to il Modugno, da mesi a volte anni, non hanno
mai passato il test a crocette!
Andando avanti un pensiero non può non an-
dare a quelle interminabili lezioni di diritto
privato- civile e similari, nelle quali venivano
trattati istituti fondamentali, ma a tutti gli stu-
denti rimanevano in mente sempre e solo l’art.
924 c.c. sul famigerato sciame d’api. Quanti di
voi sarebbero così coraggiosi da inseguire il
proprio sciame nel fondo del vicino?!
A Roma 3, poi, trovano conferma le stra note
leggi di Murphy: chi chiamandosi “Zuzzurello-
ne” è convinto che nel canale A-L regalino i voti,
è subito smentito da “Barbagianni” il quale sa
per certo che in M- Z il 30 e lode è assicurato,
grazie ai numerosi esoneri intermedi.
Un altro capitolo riguarda la frequenza alle le-
zioni: da Maestre del ritardo, riteniamo che alle
8 di mattina (e alle 8 di sera) dovrebbe essere
illegale prendere le firme.
Le lezioni poi si dividono in due categorie:
quelle SOUD OUT e quelle d’élite: alle prime
gli studenti più volenterosi prendono appunti
seduti a terra; alle seconde, i più fortunati, sono
invitati a confrontarsi sulle grandi domande
filosofiche accompagnati dai dolci fumi di una
pipa…
Fin qui nessuno ha studiato. E’ ora di una pau-
sa, pausetta, breve pausa che se tutto va bene
dura 2 ore.
Il tempo stringe ed è opportuno render noto
ciò che il Legislatore e la miglior dottrina ci ha
insegnato in questi anni:
Se ti capita (perché può capitare) di uccidere
qualcuno, don’t worry! È una chiara divergenza
tra il voluto ed il realizzato. (Trad. Te sei sbaja-
to!)
Nel dubbio compra una lavatrice essa è impi-
gnorabile ex art. 514 c.p.c. (un ottimo investi-
mento!)
La legge è importante, ma più della legge pos-
sono la consuetudine e gli usi. Un modo ele-
gante per dire che “abbiamo sempre fatto così,
ma siamo tanto pigri che non l’abbiamo mai
scritto!”.
L’elenco sarebbe ancora lungo ed ancor meno
politically correct…forse è meglio fermarci qui!
P.S. A parte gli scherzi è stato davvero bello stu-
diare, divertirci, vivere qui. Grazie…
5ATTUALITA’
Crimea nel braccio di ferro Russia-UcrainaDI AMBRA BERLOCO
All’indomani del referendum che ha deciso
l’annessione della Crimea alla Russia, i “sì” al
quesito referendario “Siete favorevoli perché la
Crimea entri a far parte della Russia come sog-
getto della Federazione?” sono stati il 96,6%.
Un risultato prevedibile, data la precedente
votazione da parte del consiglio supremo della
Crimea il 6 marzo 2014 per l’ingresso della peni-
sola nella Russia. Le pressioni militari di Mosca
si intensificano: sono stati fermati dall’esercito
ucraino militari russi che tentavano di entrare
in un’area adiacente alla Crimea. Una posizione
irremovibile quella dell’Europa e degli Usa di
non accettare “soluzioni“quale il referendum,
che è stato dichiarato dallo stesso Parlamento
europeo “illegittimo e illegale”. Davanti ad un
escalation di violazioni di diritto internazio-
nale ed interno perpetrate dalla Russia, i leader
europei minacciano l’isolamento diplomatico
ed economico. Si prevede l’applicazione allo
Stato Russo di dure sanzioni economiche e
politiche, oltre che l’ipotesi di escluderlo dalla
riunione del G8 prevista a Londra. L’isolamento
in realtà è già stato implicitamente intrapreso
in occasione della risoluzione presentata dagli
Stati Uniti al consiglio di sicurezza dell’Onu
contro il referendum in Crimea: 13 paesi hanno
votato a favore e la Cina si è astenuta dal voto.
La risoluzione è stata bloccata dal veto di Mosca,
fatto prevedibile che non ha modificato il fine
ultimo della presentazione della risoluzione
(esercitare pressioni sulla Russia per cercare
di risolvere la crisi in Ucraina). Il nuovo premier
ucraino Arseniy Yatsenyuk ha ribadito ad Obama
la sua determinazione a combattere per l’inte-
grità territoriale dell’Ucraina, dichiarando“Non
ci arrenderemo mai”.
Alla luce dei fatti il futuro si prospetta dramma-
tico, a sostenerlo è la stessa cancelliera tedesca
Angela Merkel: se la Russia porta avanti la sua
condotta “sarà una catastrofe non solo per l’U-
craina e per l’Unione europea”, ma “potrebbe
danneggiare economicamente e politicamente”
lo stesso paese di Putin. L’ Ucraina è un paese
strategicamente posizionato tra l’Europa e la
Russia ed è questa la ragione del conflitto che
la minaccia. Effettivamente la questione parte
dagli accordi di associazione tra Ucraina ed
UE, ostacolati dalla Russia attraverso blocchi
doganali nei commerci Ucraina-Russia. Queste
vicende hanno portato al fenomeno dell’Euro-
maidan, una serie di manifestazioni contro la
sospensione dell’accordo di associazione. La
popolazione è spaccata tra coloro che sosten-
gono un governo filoeuropeo e coloro che
sostengono politiche filorusse. La questione
della secessione della Crimea è una conse-
guenza dell’Euromaidan. In ballo quindi ci
sarebbero non solo il diritto del popolo Ucraino
di autodeterminarsi, ma anche gli interessi
economici delle grandi potenze mondiali di
accaparrarsi un territorio agognato da tutti?
6
ATTUALITA’
Siamo tutti sullo stesso trenoDI ARIANNA DI MAULO
La def iniz ione del la parola pendolare ,
quella che chiunque può trovare su di un
qualsiasi dizionario della lingua italiana, è:
lavoratore o studente che quotidianamente
si sposta dalla località di residenza per
raggiungere quella della propria attività. Ma
l’essenza del pendolare non sta in queste
quattro parole messe in f i la , l ’essenza
d e l p e n d o l a re s t a n e l l a s u a “o d i ss e a”
quotidiana, che comincia prestissimo la
mattina e finisce tardi la sera. Proprio come
Ulisse, il pendolare è costretto a superare
numerose e difficilissime prove di coraggio,
prima di poter tornare alla sua perduta
Itaca. Si trova a combattere ogni giorno con
i propri simili per gli ultimi posti a sedere,
affronta ritardi interminabili con la pazienza
di un elefante, resiste in piedi tra un vagone
e l’altro per ore, con la resistenza e l’abilità
di un’equilibrista.
Parafrasando il celebre modo di dire posso
confermare, da studentessa pendolare, che
è vero: siamo tutti sullo stesso treno. E
quando dico “tutti” intendo proprio tutti.
Tanti, così tanti che di più non si può: non ci
sarebbe più posto, né a sedere né in piedi.
Ed il treno su cui stiamo, stretti, ingobbiti
e stanchi , è spesso in ritardo, è spesso
sporco, è spesso sprovvisto di finestrini o
porte funzionanti, ed è anche, qualche volta,
soppresso.
Sicuramente questa realtà è conosciuta da
molti di voi.
7I pendolari in Italia sono infatti quasi tre
milioni, numero, quest’ultimo, destinato
ad aumentare di anno in anno, in modo
direttamente proporzionale al prezzo dei
biglietti ed inversamente proporzionale alla
quantità di soldi investiti nel settore.
A causa della mancanza di infrastrutture e
servizi, la maggior parte dei pendolari ha
cominciato a spostarsi in macchina, con gravi
conseguenze per l’ambiente, l’inquinamento
atmosferico, la congestione delle strade
e l a b i l a n c i a e n e rge t i c a . I nve s t i re n e l
trasporto ferroviario sarebbe la risposta
più efficace per contenere questi fenomeni
e rispondere alle esigenze di milioni di
cittadini. Ma il Governo e le Regioni non
sembrano interessati a rivolgere la loro
attenzione verso problematiche di questo
tipo (gli stanziamenti regionali non arrivano
nemmeno allo 0,4%).
Fra i l 2011 e i l 2013 il taglio ai servizi
ferroviari è stato pari al 21% in Abruzzo
e Liguria e al 19% in Campania, mentre
l ’ a u m e n t o d e l c o s t o d e i b i g l i e t t i h a
raggiunto il culmine in Piemonte (47%), in
relazione ad un servizio che non ha visto
nessun miglioramento.
Nel corso del tempo numerose associazioni
hanno preso a cuore questa tematica, la
più attiva sotto questo punto di vista è
sicuramente Legambiente, che ogni anno con
il suo rapporto “Pendolaria”, si mobilita per
quella che essa stessa chiama una “battaglia
di civilà”. Nel 2013 ha cercato degli alleati
tra i sindaci dei comuni attraversati da alcune
delle linee pendolari più importanti d’Italia,
chiedendo loro di sottoscrivere un manifesto
di proposte che reclama attenzione e risorse
da parte di governo e regioni affinché si
investa in maniera prioritaria sul trasporto
ferroviario pendolare.
Perché, diciamocelo, con gli affitti in città
che raggiungono prezzi improbabi l i , i l
numero delle persone che decideranno di
trasferirsi in comuni vicini alle metropoli ed
abbracciare la vita da pendolare è destinato
ad aumentare di anno in anno. Perché i
regionali sarebbero il mezzo di trasporto più
comodo e veloce che potremmo possedere
noi cittadini , se solo non somigliassero
sempre di più a vagoni merci. Perchè poi i
treni sono belli, e da bambini li adoravamo.
Non meritano di essere odiati a causa di un
servizio inefficiente e di un Governo che non
si rende conto della gravità della situazione.
ARMADIETTIStiamo scherzando! Le tristi gior-nate passate ad aspettare che si liberassero gli odiati armadietti sono finite!!! D’ora in avanti l’en-trata in biblioteca è libera. Buono studio!
a cura di Marta Cerrito
8
POLITICA
La “svolta” buonaDI GABRIELE MARANGONI
Da ogni punto di vista, ciò che è accaduto lo
scorso 17 Febbraio nel palazzo del Quirinale è
qualcosa di straordinario.
Da un lato, Matteo Renzi, neo segretario del
Partito Democratico, età 39 anni; dall’altra il
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
89 anni, al suo secondo settenato.
Com’è noto Napolitano ha incaricato Matteo
Renzi di formare il nuovo governo il quale ha
dato vita al governo più giovane della storia
della Repubblica Italiana.
La decisione di affidare l’incarico a Renzi è stata
al centro di numerose polemiche: quest’ultime
sottolineavano come fosse opportuno un
passaggio elettorale al fine di decretare il
nuovo presidente del consiglio e come l’atto di
Napolitano fosse anticostituzionale.
L’articolo 88 della Costituzione, tuttavia,
afferma a chiare lettere che ”il presidente
della Repubblica può, sentiti i loro presidenti
sciogliere le Camere o anche una di esse”.
La costituzione sottolinea dunque come il
Presidente abbia la facoltà e non il dovere di
sciogliere le Camere. Si tratta di una scelta
discrezionale dello stesso.
Di fronte alle dimissioni del Presidente Letta, le
possibilità che si prospettavano erano quindi
due: sciogliere le Camere ed andare a votare
con la precedente legge elettorale, quella che
ha portato alle tanto criticate larghe intese;
viceversa incaricare qualcun altro di formare un
nuovo governo.
Infatti il presidente del Consiglio non è eletto
direttamente dal popolo, ma a detta dell’articolo
92 secondo comma della Costituzione, dal
9presidente della Repubblica.
Andare a votare con l’attuale legge elettorale,
avrebbe portato a quello che gli inglesi
chiamano “Hung Parliament” essenzialmente
Parlamento Bloccato ed ad una spesa per lo
Stato superiore ai 400 milioni di euro.
Ma torniamo a Renzi.
Dopo essere stato presidente della Provincia
di Firenze dal 2004 al 2009, Renzi si presenta
alle primarie per eleggere il sindaco di Firenze
da perfetto sconosciuto, appoggiando il Partito
Democratico, un altro contendente( da qui
l’astio di Renzi nei confronti dello zoccolo duro
del partito, che dagli albori vedeva in lui una
possibile minaccia).
Inaspettatamente vince le primarie e in seguito
supera il candidato di centrodestra (Giovanni
Galli), diventando così Sindaco di Firenze.
Renzi, da subito si occupa anche di politica
nazionale. Viene soprannominato “Il
rottamatore” proprio perché intendeva
rottamare politicamente la classe dirigente
del suo partito, colpevole a suo avviso di
aver contribuito alle vittorie politiche di
Berlusconi(leader del centro-destra) non
riuscendo mai a rappresentare un’alternativa
credibile.
Nel 2012 si presenta da “ribelle” alle primarie
del Partito Democratico per l’elezione del
candidato premier e perde( suo stesse parole)
contro lo sfidante Bersani appoggiato da tutto
il partito. Prese SOLO il 39% di voti, un po’ più
del 2% cui era dato nei sondaggi, definiamoli
“particolari” di Massimo D’Alema.
Renzi, dopo la sconfitta, non scende a
compromessi e torna nella città che fu dei
Medici, promettendo a Bersani di essergli fedele
nella buona e nella cattiva sorte.
Come tutti saprete Bersani e il suo entourage,
conducendo una campagna elettorale
eccessivamente incentrata a “smacchiare il
giaguaro” un altro po’ il giaguaro lo fanno
vincere.
Dimissioni di Bersani, Letta diventa presidente
del Consiglio con la raccomandazione del
Presidente Napolitano di far pressione affinchè
si emanasse al più presto una nuova legge
elettorale che scongiurasse per sempre il
ripetersi delle larghe intese.
Dopo 10 mesi di Letta la riforma elettorale
era ancora un sogno e Renzi da qualcuno
soprannominato Bruto, invita caldamente
l’amico di partito Letta a rassegnare le dimissioni
e a lasciargli il posto.
Ora Renzi ha in mente un piano rivoluzionario
per l’Italia e l’idea è quella di rilanciarla in campo
europeo affinchè ne diventi protagonista.
Renzi ha ottenuto un parziale successo con
l’approvazione della camera della nuova legge
elettorale.
Ma tante altre cose bollono nella pentola
di Renzi ( per citarne qualcuno: Job Act,
superamento del bicameralismo perfetto,
abolizione delle province).
A prescindere dal colore politico di ognuno di
noi, dobbiamo tutti sperare che “l’Italia cambi
verso.
10
POLITICA
Dissidenza e barbarieDI IL SOVRASTRUTTURATO (DOMIOANO ZOTAJ)
A seguito delle ultime vicende interne delle
espulsioni e di quelle esterne al m5s, si delinea
una situazione confusionaria e ricca di particola-
ri. Al di là delle teorie improvvisate sulla dittatu-
ra di Grillo e Casaleggio e sul loro ruolo direttivo
all’interno del movimento, si parla di scissione
e di mancanza di democrazia interna. Il proble-
ma però, dal punto di vista generale, esula dai
singoli casi che hanno coinvolto gli espulsi e sta
dalla parte opposta, delineando una problema-
tica di fondo. Manca una struttura certa, una for-
ma e una regolamentazione completa. Le carat-
teristiche, quindi, sono quelle di una formazione
politica ancora “grezza”, “barbara”, che mischia
la carta dei diritti col senso di giustizia e che sta
affrontando tutte le difficoltà con la politica par-
lamentare, evolvendosi in conseguenza di essa.
Il movimento in questi giorni quindi non fa che
ribadire la sua (fin troppo) struttura fluida.
La diffidenza verso le normative è testimoniata
dalla poca affinità col formalismo di Grillo. La
composizione dello statuto è poco strutturata e
lascia, in apparenza, una totale libertà. Le poche
direttive (solo 7 articoli di non statuto), tipiche
dei movimenti giovani, lasciano una fluidità che
non identifica il movimento in una tipologia cer-
ta. Esso si trasforma man mano che procede nel
percorso istituzionale. Questo fatto però è a di-
scapito della garanzia e della prevedibilità degli
sviluppi politici e delle posizioni da prendere. L’i-
11dea che ci sia qualcosa di non scritto, di non com-
pleto, di modificabile, non da la sicurezza neces-
saria ai partecipanti. L’etica individuale non può
essere l’unico elemento del giudizio, in quanto
la “folla” (40000 attivisti) è inevitabilmente ete-
rogenea e valuta in modo individuale, impreve-
dibile. Trovare l’unità per mezzo delle decisione
della maggioranza è un controsenso se essa non
si regge su principi saldi e ampiamente condivi-
sibili, sottoscritti da tutti. La fede nella rousse-
auiana nella “volontà della maggioranza” come
sede della Verità rischia di cadere nell’ingenuità
e, peggio, nell’arbitrio. Questo viola il principio
dello processo liberale, in cui si deve giudicare
solo in base a delle regole vigenti. Si tratta anche
di certezza del diritto. L’incompletezza colpisce
anche un altro ambito, molto più rilevante per la
politica nazionale, il programma politico del mo-
vimento. La retromarcia nella politica televisiva,
col ritiro effettivo del divieto di partecipazione ai
talk show e l’assenza di risposte in campi fonda-
mentali quali i diritti civili, dimostrano la fragilità
e i limiti dell’assoggettamento dei parlamentari
5s agli attivisti.
Lo strumento di emergenza è sempre quello,
sopperire a queste mancanze tramite il web.
Anche questo strumento però è ambivalente.
Mentre ci sono dei temi che necessitano di un
voto più allargato ai cittadini, come la costruzio-
ne della legge elettorale, in cui la politica non
può rispondere in quanto ha la carenza di una
maggioranza legittima, altri temi come la perma-
nenza o meno nell’Unione Europea, richiedono
la tecnica e l’abilità della politica. La tripartizione
non è solo un fenomeno della politica nazionale
dei partiti ma rappresenta perfettamente le di-
namiche del m5s e degli “organi” politici che si
dividono tra: Grillo, gli attivisti del blog e i par-
lamentari 5s.
Ad esempio, sull’abolizione del reato di clande-
stinità presentata dai parlamentari, si sono deli-
neate diverse posizioni. Ovviamente il tema dei
diritti è assente nel programma ma i parlamen-
tari hanno preso l’iniziativa più di una volta (sul
tema della Fini-Giovanardi ad esempio). Grillo, in
quel caso, si è fatto garante del programma e si-
curo della contrarietà del web all’abolizione del
reato, chiede una votazione, venendo smentito.
Nel recente episodio delle espulsioni, ha preso
in mano il tema dell’unità del movimento e ha
dato il via alle votazioni sul destino dei 4 parla-
mentari, per espellerli in “blocco”.
La bilancia del movimento, quindi, sta nelle mani
degli attivisti, che ora danno ragione a Grillo, ora
ai parlamentari, rappresentando il fulcro della
direttiva politica.
I parlamentari e Grillo si presentano come meri
portavoce. Chi, però, avrà la meglio nel rappre-
sentare le istanze della maggioranza? I parla-
mentari, già legittimati dalle “parlamentarie” o
Grillo, il fondatore del movimento?
Senza contare che la tempistica e le scelte della
politica si sono dimostrate un campo che si con-
trappone alle decisioni della maggioranza degli
attivisti, lontana dalla quotidianità parlamentare.
Per concludere, il problema non è mai stata la
democrazia, che anzi nel movimento è diretta. Il
problema è la conseguenza dell’iperdemocrazia.
12ATTUALITA’
Curve chiuse:ancora poca chiarezza
DI ANNAMARIA D’ANIELLO
La “discriminazione” negli stadi rappresenta
sempre un argomento di attualità nel mondo del
calcio, e non solo. Nel corso dell’attuale stagione
sportiva, numerose sono state le volte in cui il
Giudice Sportivo della Lega Calcio è intervenuto
disponendo la chiusura di diversi settori negli
stadi delle nostre squadre di Serie A. Dietro tali
interventi vi è l’inneggiare, da parte delle frange
più accese del tifo, di “cori insultanti, espressivi
di discriminazione di origine territoriale”. La
norma di riferimento è rappresentata dall’art.
11 del Codice di Giustizia Sportiva: “Costituisce
comportamento discriminatorio, sanzionabile
quale illecito disciplinare, ogni condotta che,
direttamente o indirettamente, comporti offesa,
denigrazione o insulto per motivi di razza, colore,
religione, lingua, sesso, nazionalità, origine terri-
toriale o etnica[…]. L’art.18 prosegue elencando
una serie di sanzioni, con diversi gradi di gravità,
che possono essere comminate alle società in
caso di tale infrazione, quali multe o chiusura di
settori.
Quindi se a commettere la violazione è il pub-
blico, paga la società. Tale disciplina non è ben
gradita dalle società stesse che, nel caso si
dovesse verificare l’illecito discriminatorio, si
troverebbero sanzionate e multate a causa di
comportamenti di difficile controllo da parte
loro. La recidività della curva “giallorossa” è uno
dei casi che lo dimostra. Non è assolutamente
semplice per i tifosi prendere atto che compor-
tamenti che fino a poco fa hanno rappresentato
una sorta di goliardia del calcio, molto spesso
eccessivi, d’un tratto vengono considerati illeciti.
L’inciviltà ha regnato sovrana per troppo tempo.
Tra l’altro però la norma non spiega quale sia il
confine tra ciò che è discriminatorio e ciò che
non lo è: la messa in primo piano di offese versi i
tifosi napoletani e la contemporanea irrilevanza
dei cori ingiuriosi nei confronti di altre squadre
potrebbe essere oggetto di discriminazione al
contrario.
La UEFA lo scorso maggio ha chiesto l’inaspri-
mento delle pene per atti di razzismo negli stadi,
ma è evidente che l’ordinamento sportivo ita-
liano ha risposto in maniera più dura, ampliando
i casi di intervento.
Da ciò derivano sentenze che hanno colpito non
solo quei pochi tifosi indisciplinati, ma spesso
e purtroppo anche una buona maggioranza
innocente, se non colpevole del fatto di seguire
uno sport dove troppo spesso vi è l’esaltazione
del marcio. E’ più semplice far di tutta l’erba un
fascio.
In questo scenario il nostro Paese ha dimostrato
come la scarsa chiarezza non porta soluzioni,
ma degenera e amplifica questi comportamenti
irrispettosi. Stadi vuoti, tifosi a casa e società
multate: non è né calcio né giustizia.
13
SPETTACOLO
“Dio fece il cibo, il diavolo i cuochi” e Murdoch ci donò MasterChef. DI CHIARA ARUZZOLI
MasterChef, il vero e proprio work of art
della pay per view, il masterpiece dei
reality culinari, format inflazionato in
decine di Paesi in tutto il mondo.
Il c.d. “fenomeno MasterChef”, giunto
o r m a i a c o n c l u d e r e l a s u a t e r z a
edizione italiana, anche quest’anno si è
confermato mattatore del giovedì sera,
spopolando in maniera dirompente tanto
in televisione quanto sulle principali
piattaforme informatiche: trend hashtag
(#) su twitter e protagonista di migliaia
di post su facebook. Per comprendere
meglio le motivazioni che si celano
dietro un così grande successo, occorre
partire dalla più puerilmente elevata
delle domande: “perchè?” - per dirla
con Gabriele Romagnoli - “non: perché
ha successo? Quello è semplicissimo: è
il primo reality in cui a) devi saper fare
qualcosa e non solo esistere di fronte a
telecamere; b) devi saper fare qualcosa
di utile e ripetibile come cucinare.” Il
perchè su cui bisognerebbe puntare la
bussola dell’attenzione è strettamente
14r a d i c a t o , a p a r e r e d i c h i s c r i v e ,
n e l l ’ h u m u s c u l t u ra l e e s o p ra t t u t t o
familiare italiano. Dal semplice piatto
di pasta al pomodoro (ma state attenti
perchè Cracco lo ha definito il piatto
più dif f ic i le del la cucina t r icolore)
a l le p ietanze più e laborate servi te
n e i r i s t o ra n t i n o s t ra n i , d a l p ra n zo
domenicale alle “polpette della nonna”
- non negatelo, tutte le nonne sono abili
impastatrici di manzo, uova e pangrattato
- dalla VERA pizza alla VERA pasta, dal
filo d’olio EVO alla mozzarella di bufala,
dal parmigiano al la parmigiana, nei
secoli dei secoli, gli occhi e gli stomaci
di milioni di italiane e italiani, si sono
riempiti e si riempiono tuttora, d’ogni
genere di delizie enogastronomiche.
In Italia per giungere dalla coltura dei
prodotti, alla cultura del cibo, si passa
i n ev i t a b i l m e n t e a t t rave rs o i l c u l t o
della buona cucina, che è al contempo
sintomo e simbolo dello star bene.
Se poi si pensa non soltanto alle pance,
ma anche alla “pancia” degli spettatori,
e si condisce il menu con qualche pizzico
generoso di - più o meno - goliardiche
o p i n i o n i d e g l i c h e f ( o r i s t o r a t o r i /
imprenditori vinicoli/“vuoi che muoro?”)
ecco che ci si avvicina sempre più a quel
perchè di cui sopra.
Resta tuttavia il carattere principale
della trasmissione, che pur essendo
certamente uno show, di fatto racconta
una sfida all’ultimo colpo di fiamma:
il senso vero e proprio di MasterChef
s t a n e l l a co m p e t i z i o n e , n e l l a g a ra
tra cuochi , o aspiranti tali . E questo
è fo rs e l ’ e l e m e n t o m e n o fa c i l e d a
abbinare non tanto alle radici, quanto
agli ultimi frutti, alla gioventù del bel
Paese in cui viviamo. La realtà dei fatti,
purtroppo, mostra un incredibile declino
della voglia di cucinare o imparare a
cucinare dei giovani, o sarebbe meglio
definirla una lenta, ma speriamo non
inesorabile, recessione culinaria. Cosa
fare per ridestare gli animi intorpiditi
della generazione dei fast food e dei
“ m a m m a co s ’ h a i c u c i n a t o s t a s e ra” ?
O n e s t a m e n t e , s o l u z i o n i c h i a r e e
definitive, non credo possano esistere.
Chissà però che proprio questo exploit
di cooking’s show non sappia rivelarsi
catal izzatore di nuovi interessi che
risveglino antiche tradizioni, chissà che
non riesca a coinvolgere non soltanto
c o m e e n t e r t a i n e r m a a n c h e c o m e
ricettario di idee e condire di nuove
aspirazioni imprenditoriali, lavorative
o semplicemente domestico-familiari, i
sogni e le ambizioni di una generazione
che pare , ma io non c i c redo, aver
smarrito la passione del cucinare.
15FASHION PHILOSOPHY
Talking aboutfashionDI GIULIA SULIS
Sono seduta in un parco al centro della Capitale
con il mio foglio virtuale tra le dita, in cerca del
consiglio migliore targato stagione primavera/
estate 2014, ma con il sole tra i capelli neanche
a voler pubblicizzare l’ultimo shampoo della
Garnier, l’unica cosa che mi gira per la testa è
l’odore dei fiori, il sapore del gelato alla fragola
con panna e quella sensazione di acqua calda
(dopo il gelato s’intende), che ti fa capire che
è arrivata l’ora di studiare al mare. Ma, caris-
sime, qui il problema non sono ne gli odori ne
i sapori, ma è cosa indossare mentre vivremo
tutto questo, un trionfo musicale che nel mondo
del fashion è definita la festa dei colori. Gonne,
camicette sbottonate, sandali da far invidia agli
antichi romani e gl’intramontabili shorts, da non
confondere con le culotte di Tezenis, facenti
parte del settore intimo che, in quanto tale, con
il dovuto rispetto dovreste vedere solo voi, il
gatto e ken. Dopotutto il fascino del “vedo non
vedo” che tanto piace alle nostre nonne rimane
sempre il miglior metro di seduzione che vince
sulla volgarità. Perciò si ad alleggerirci, no ad
andare in giro come Barbie sotto la doccia, che
sta bene da Rocco Giocattoli a 13 euro inclusa
la cuffietta per i capelli. Tornando alla città
invece, sottolineando imperativamente la ratio
primaria che ormai dovrebbe essere un valore
in grado di assisterci per ogni occasione, ovvero
vestirsi della propria personalità e non della
moda del momento, allargate lo sguardo, aprite
gli orizzonti e cercate di fare una scelta tra chi
siete e chi volete essere. Perché se è vero che
viviamo in un periodo storico dove chi va piano
resta indietro, è pur vero che forse, fermarsi un
attimo prima di compiere un’azione potrebbe
aiutarci ad evitare l’errore. Oppure a dedicare
più tempo alle persone che amiamo davvero
e ancora, a non fare acquisti inopportuni che
finiranno per diventare un regalo riciclato per
il prossimo natale. Vestirsi è molto importante
ragazze e se vi stesse domandando cosa centri
la filosofia spicciola sul valore della vita in un
articolo di moda bè, attenzione a non vestivi di
un’immagine priva di contenuto, ricordando che
l’aspetto colpisce ma la storia lascia il segno e
con i segni nella vita, non ne fai un pezzo vin-
tage d’alta moda.
Good fashion eveyone.
Teatro Palladiumgli studenti di Roma Tre hanno diritto a r iduzioni su tutta la programmazione e per le varie rassegne organizzate nel corso dell’anno. Il teatro si trova in piazza Bartolomeo Romano, 8 (zona Garbatella).
a cura di Marta Cerrito
16
CINEMA
Her (Spike Lonze)
DI LORENZO TARDELLA
I n u n f u t u r o n o n m o l t o l o n t a n o ,
Theodore Twombly di mestiere scrive
lettere d’amore per gente che non ha
tempo (e voglia) di farlo. Ogni sera torna
nella sua casa troppo vuota, parla in chat
con delle sconosciute, gioca ai video-
game. Finché non conosce Samantha,
e se ne innamora, lentamente, passo
dopo passo, risata dopo risata, pianto
dopo pianto. Ma non dimentichiamo che
quella di Her (come dice lo stesso sot-
totitolo) è una storia d’amore moderna:
Samantha è solo una voce di un sistema
operativo, un computer con un’anima e
una testa. Ma soprattutto, con un cuore.
Spike Jonze, quattro film all’attivo,e una
lunga carriera negli spot e video musi-
cali , ha finalmente realizzato l’opera
della completa e definitiva maturità
artistica. » la più compiuta, complessa,
densa delle storie che ha raccontato, e
per la prima volta il frutto di una sceneg-
giatura scritta senza collaboratori. » una
riflessione originale sul futuro dei rap-
porti umani, sul modo di relazionarsi, di
comunicare, di provare emozioni. In un
mondo in cui nessuno più trova il tempo,
o sente il desiderio, di scrivere una let-
tera d’amore all’altra metà della sua vita,
e paga uno sconosciuto perché lo faccia
al posto suo, viene del tutto naturale
pensare di legarsi emotivamente ad una
voce che esce da una cuffia, priva di un
17corpo, di mani, di capelli o di una bocca.
Per un regista che ha saputo rendere
sempre più sottile il confine fra realtà e
fantasia, tra ciò che abbiamo di fronte e
ciÚ che invece è solo nella nostra mente,
questa non è che l’ennesima dimostra-
zione di un modo di vedere il mondo, o
di vivere la vita. L’amore si nutre di sen-
sazioni, di emozioni, di lacrime e risate,
di parole dette ed altre nascoste, di
bugie e incomprensioni, di lezioni e di
sbagli. C’è tutto questo fra Theodore e
Samantha, fra il cervello e il programma,
fra il reale e il virtuale, fra il corpo e lo
spirito: alla fine di tutto, è una grande
storia d’amore. Raccontata con una mae-
stria in grado di strappare l’applauso:
dalla fotografia, fatta essenzialmente di
primi piani, dai colori caldi e rilassanti,
alla colonna sonora, come sempre misu-
rato ed essenziale contrappunto alle
azioni e alle parole. Phoenix ci regala
un personaggio che il cinema da tempo
aspettava, così tenero, dolce, semplice e
al contempo complesso, che è impossi-
bile non amare, o sentire vicino. Sono i
suoi occhi dietro le lenti, le sue giacche
rosse, i suoi baffi, le sue risate a dare
corpo ad una storia così intima da diven-
tare universale. E, alla fine del film,
quando quelle stupende luci sono sfu-
mate nel nero, niente e’ più come prima,
tutto è stato messo in discussione, ogni
cosa ci appare diversa. Spike Jonze ci ha
aperto gli occhi sul mondo. Fa male, per
un po’. Come tutto quello che arriva al
cuore.
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18
IL LIBRO
Se mi distraggo perdo (Anna Giurickovic)
DI LIVIA SICLARI
Teneri, forti, dolce amari e intrisi di una malinco-
nica violenza. Sono i quattordici racconti di “Se mi
distraggo perdo”, libro di esordio della giovane Anna
Giurickovic.
Quattordici perle, diverse per personaggi e ambien-
tazioni, ma tutte infilate sul medesimo filo rosso di
forza e fragilità, binomio indissolubile della fem-
minilità e dell’umanità in generale. Leggendoli ci si
potrebbe stupire dell’abilità narrativa e forza creativa
di un’autrice così giovane, se non la si conoscesse.
Anna infatti è una nostra collega che si sta laureando
in giurisprudenza, e quando parla dei suoi racconti lo
fa con lo sguardo premuroso e attento di una madre.
Mentre scrivevo la recensione ho deciso di porle
qualche domanda per vedere meglio l’anima di que-
sto libro, ci prendiamo quindi qualche minuto fuori
dalla facoltà. Quando le chiedo se ne preferisce uno
in particolare mi risponde subito “Rinasco Lucertola”,
uno dei più pulp di tutta la raccolta.
Parla di una giovane donna che cerca di riprendere
in mano la vita di cui non è soddisfatta -per il suo
aspetto fisico, la sua vita personale, la sua carriera-
cadendo però in una spirale autodistruttiva: “Mi
piace soprattutto per come sono riuscita a intrecciare
realtà e delirio onirico.”
Nei racconti, in tutti, c’è molto della sua personalità.
Impossibile-per chi è sua amica, oltre che let-
trice- non riconoscere il suo carattere provocatorio
nell’impianto narrativo: “Mi piace provocare con le
mie storie, proprio come faccio quando parlo con
qualcuno. Voglio un lettore scandalizzato.”
Alzo gli occhi dal foglio su cui sto appuntando
quest’ultima affermazione, lei sorride e mi domanda:
“A te quale è piaciuto?”
Io sono meno pulp e amo il lieto fine, quindi dico:
“Quercia sono, quercia di città”, ambientato nella
campagna siciliana degli anni quaranta, ripercorre
le vicende di una famiglia numerosa attraverso lo
sguardo limpido della figlia più piccola.
L’autrice ricorre spesso a momenti del ‘900 italiano
(gli anni quaranta o il ‘68) per riprendere le fila di
un’analisi più ampia, che va oltre la pagina scritta e
i suoi personaggi, e incontra le mille e mille storie di
un popolo omogeneo e al contempo multiforme. Il
suo prossimo capolavoro sarà la tesi di laurea, ma ha
già un mezzo romanzo avviato, e sicuramente “Se mi
distraggo perdo” è solo l’inizio della produzione di
questa intraprendente scrittrice giurista
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