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Mente e linguaggio negli animali non umani
Prof. Stefano Gensini 2017-18 Filosofia del linguaggio II modulo Dispensa n. 7
Due linee di lavoro negli anni Sessanta: Peter Marler (1928-2014)• Gli etologi alla scoperta delle
caratteristiche semiotiche dei linguaggi animali.
• Peter Marler, Logic of animalcommunication (1961) utilizza Peirce, Morris, la teoria matematica della comunicazione
• 1. Nella comunicazione animale vi è scambio di informazione: come rappresentarla?
• 2. Importanza dello schema tripartito sintassi/semantica/pragmatica
• 3. Centralità del nesso semantica-informazione
• 4. Utilizzare la distinzione di Morris(1946) fra segnali identificatori, designatori, apprezzatori, prescrittori.
Un esempio: il codice del fringuello secondoMarler (1961)• 1. Il canto del fringuello maschio
«designa»: «fringuello maschio single, in condizione riproduttiva, in possesso di un territorio, in prossimità del territorio occupato da una femmina»;
• 2. «Identifica» (o megliolocalizza) la posizione delmaschio verso cui la femminadeve dirigersi;
• 3. «Prescrive» un certo comportamento di risposta da parte della femmina che accetta il corteggiamento avvicinandosi al maschio.
Solo il maschio canta, nella specie dei fringuelli. Il canto è dunque strettamente legato alla riproduzione.
… e un linguista: Charles Hockett (1916-2000)
• Proveniente dalla tradizione bloomfieldiana, Hockett elabora fra il 1957 e il 1968 una matrice di tratti distintivi (cd. Design features) per identificare le proprietà semiotiche deisingoli codici, confrontandoli fra di loro.
• Risultano così gli elementi di comunanza e di differenza rispetto al linguaggio umano, l’unico a presentare tutte le caratteristicheIndividuate.
• Lo schema di Hockett ha avuto un’enormeinfluenza ed è tuttoggi tenuto presente nellaletteratura di settore.
Quadro dei design features (schema a 13 tipi)
L’esperimento di Washoe, la scimpanzé segnante • Beatrix e Allen Gardner adottano
l’American Sign Language come base del training linguistico di Washoe.
• Washoe impara a usare circa 250 segni, ha rudimentali mezzi di combinazione di essi, «protosintattici».
• L’esperimento si chiude alla fine degli anni Sessanta.
«Fu vera gloria?»
• Secondo alcuni Washoe non imparò un vero e proprio linguaggio, ma imparò in sostanza ad associare certi stimoli a certi segni, senza conferire a essi un reale significato cognitivo.
• Altri videro in Washoe la prova che,se opportunamente istruito, loscimpanzé è in grado di apprendere almeno in parte un linguaggio di tipo umano, superando dunque i limiti di specie.
• Uno degli argomenti più interessanti a favore è il fatto che Washoe insegnò a usare l’ASL a un suo cucciolo. W. morì nel 2007 a 42 anni, divenuta una vera e propria star dei dibattiti internazionali.
La requisitoria di Noam Chomsky (1966)
• Solo gli umani hanno unlinguaggio degno di questonome, cioè:
• Libero dallo stimolo;
• Creativo (fa uso infinito di mezzifiniti);
• Fondato sulla proprietà innata della sintassi.
Origine e crisi del paradigma zoosemiotico
• Il biologo e semiotico Th. Sebeok propone una disciplina comprensiva di studi animali e studidella comunicazione umana: la zoosemiotica(1963-).
• Tuttavia l’intervento di Chomsky (1966) influiscepesantemente sui linguisti, che non proseguonosulla pista di Hockett.
• L’etologia continua da sola la sua strada: eincontra la filosofia.
L’etologia cognitiva incontra la
filosofia ….
Donald Griffin (1976) Animal
Awareness introduce nozioni
quali «mente» e «coscienza» nello
studio etologico
David Premack, Guy Woodruff
(1978) Does the Chimpanzee
Have a Theory of Mind?
introducono la tematica della
lettura degli stati mentali in specie
non umane.
Daniel Dennett (1983) propone
l’adozione della categoria di
intenzionalità nella ricerca
etologica. Dibattito sulla Folk
Psychology.
… e il dibattito sulle origini del
linguaggio
Dopo un silenzio secolare, il tema
delle origini ritorna in auge nel
quadro della ripresa del
confronto sul pensiero di Darwin e
sul senso della sua eredità
scientifica
Gould and Lewontin (1979)
Studi di Philip Lieberman sulle basi
evolutive del LV
Pinker, Bloom (1990) Natural
language and Natural Selection
Saldatura fra ricerca sull’articolazione
linguistica e il funzionamento del
cervello
Un esempio di questa nuova stagione
di studi: Alarm signals nei cercopitechi
Tre diversi segnali per tre
predatori naturali: il leopardo,
l’aquila, il pitone
Seyfarth, Cheney, Marler (1980) ->
Seyfarth, Cheney (1990) Inside the
Mind of Another SpeciesL’utilizzazione del playback
consente di verificare la funzionalità
del segnale in assenza di stimolo
visivo
La posta in gioco
I segnali animali tradizionalmente
concepiti come istintivi
(automatici) ed emozionali
I segnali come dotati di una
semantica (= capacità di
riferimento a stati del mondo)
Lessico etologico e filosofia del
linguaggio (e della mente)
L’intenzionalità (< Brentano,
Husserl) intesa come aboutness
viene vista come il tratto distintivo
del mentale.
1950s -> fusione di tale concetto
con la concezione referenzialista
del significato della tradizione
analitica
.
Se gli alarm signals funzionano così…
Se sono:
1. specifici (individuano uno
specifico predatore)
2. discreti (non si confondono
l’uno con l’altro)
3. sono adeguati a diverse
tipologie di contesto
Se cioè sono «semantici» …
… allora
1. abbiamo un parallelo con la
funzione delle parole umane;
2. dato il nesso intenzionalità-
mente, dobbiamo attribuire una mente alle specie che li utilizzano
L’altolà di Donald Davidson
Ma si può individuare il
referente dei comportamenti
(intenzionali) degli animali non
umani (che non hanno il LV)?
Le tesi di Quine (1960) e
Davidson (1976) sembrano
portare a una risposta
negativa.
Una versione moderata della teoria
Patrocinata da Marler,
C.S. Evans e L. Evans 1993
Segnali FUNZIONALMENTE
REFERENZIALI
Viene fatta l’epoché
sulla dimensione mentale
Si osserva che molti segnali
animali includono sia elementi
referenziali sia elementi
emozionali: il caso degli scoiattoli
della California
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