non di solo pane 710 - 17 maggio 2015
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PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 710
Domenica 17 Maggio 2015
Tempo di Pasqua
Itinerario quotidiano di preghiera
Fu elevato in cielo (Mc 16,19)
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 2
Maggio 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-
ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-
le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-
nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-
za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-
ché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza,
possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo,
particolarmente dei malati e dei poveri.
Intenzione missionaria
Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani
che vivono in contesti secolarizzati a rendersi
disponibili per annunciare Gesù.
Intenzione dei vescovi
Perché le Conferenze Episcopali portino il loro
contributo molteplice e fecondo per realizzare
il senso di collegialità nella Chiesa.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Non di solo pane Numero 710 pagina 3
Domenica 17
Maggio
III Settimana del Salterio
VII Domenica di Pasqua
“Apriamo la porta allo Spirito, facciamoci guidare da Lui, lasciamo che l’azione continua di Dio ci ren-
da uomini e donne nuovi, animati dall’amore di Dio, che lo Spirito Santo ci dona!”
(Papa Francesco)
La prima testimonianza
della festa dell’Ascensione,
è data dallo storico delle
origini della Chiesa, il ve
scovo di Cesarea, Eusebio
(265340); la festa cadendo
nel giovedì che segue la
quinta domenica dopo Pa
squa, è festa mobile e in
alcune Nazioni cattoliche è
festa di precetto, riconosciu
ta nel calendario civile a
tutti gli effetti. In Italia pre
vio accordo con lo Stato
Italiano, che richiedeva una
riforma delle festività, per
eliminare alcuni ponti festi
vi, la CEI ha fissato la festa
liturgica e civile, nella do
menica successiva ai cano
nici 40 giorni dopo Pasqua.
Al giorno dell’Ascensione
si collegano molte feste
popolari italiane in cui rivi
vono antiche tradizioni,
soprattutto legate al valore
terapeutico, che verrebbe
conferito da una benedizio
ne divina alle acque (o in
altre regioni alle uova).
A Venezia aveva luogo una
grande fiera, accompagnata
dallo ‘Sposalizio del mare’,
cerimonia nella quale il
Doge a bord o d e l
‘Bucintoro’, gettava nelle
acque della laguna un anel
lo, per simboleggiare il
dominio di Venezia sul
mare; a Bari la benedizione
delle acque marine, a Firen
ze si celebra la ‘Festa del
grillo’.
Il santo del Giorno: Ascensione del Signore
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tut
to il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà
battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi sa
ranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano
serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; impor
ranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo a
ver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Di
o. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore
agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la ac
compagnavano.
Brano Evangelico: Mc 16,1520
Contemplo: Fu elevato in cielo (Mc 16,19)
Il mistero dell'Ascensione di Gesù illumina ancora di più il mistero della sua ri
surrezione. E noi sappiamo che «mistero» significa un'azione di Dio a nostro
favore! «Cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla
terra?» (Ef 4,9). Gesù è risorto e asceso al cielo, «perché la nostra fede non ven
ga meno, la nostra speranza non vacilli e la nostra carità non si estingua. Adesso
sembra sia più lontano con la sua umanità, ma è più vicino con la sua divinità»
(Leone Magno).
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 4
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Gesù sale al cielo, siede alla
destra del Padre, ma non ci
lascia soli. Porta con se
brandelli della nostra umani-
tà, porta nel suo corpo glori-
ficato i segni della passione,
i segni di ogni singola soffe-
renza umana. Non ci lascia
soli. Ci affida una missione,
rimane con noi, sappiamo
dove trovarlo. Ma soprattut-
to ci chiede di diventare imi-
tatori di Dio, di portare ai
confini della terra briciole
della bontà divina. Giusta-
mente la lettera a Dionieto
sottolinea: “Se amerai Dio
diventerai imitatore della
sua bontà. E non stupirti che
un uomo possa diventare i-
mitatore di Dio: può, se [Egli]
lo vuole. La felicità infatti non
sta nel volere dominare sul
prossimo, né nel voler esser
più forte dei deboli, né nell'
essere ricco, né nell' essere
prepotente con gli inferiori.
Nessuno può imitare Dio in
questi modi, che sono estranei
alla sua grandezza. Ma colui
che prende su di sé il peso del
prossimo e che, con ciò in cui
è superiore, spontaneamente
vuol far del bene ad un altro
meno fortunato, chi usa le co-
se ricevute da Dio a favore di
chi ne ha bisogno, diviene un
Dio per coloro che le ricevono:
questi è imitatore di Dio! Allo-
ra, pur trovandoti sulla terra,
potrai vedere Dio che go-
verna nei cieli; allora co-
mincerai a parlare dei mi-
steri di Dio, allora amerai
e ammirerai coloro che
vengono perseguitati per-
ché non vogliono rinnegare
Dio, allora condannerai
l'impostura del mondo e il
suo errore, quando cono-
scerai la vera vita in cielo,
quando disprezzerai quella
che qui è ritenuta morte e
temerai la vera morte,
quella che è riservata ai
condannati al fuoco eterno che
punirà fino alla fine quanti gli
sono stati consegnati. Allora
ammirerai e dichiarerai beati
quelli che per la giustizia sop-
portano il fuoco di qui, quando
conoscerai quell'altro fuoco
(...)”. Gesù salendo al cielo
affida ai suoi amici, a coloro
che portano il suo nome, ad
ogni cristiano il compito di rap-
presentarlo, di essere un picco-
lo mistero divino agli occhi di
chi giace solo e abbandonato,
di diventare un lembo di infini-
to per coloro che ricevono da
noi un po’ di bontà. Quale mi-
stero. Gesù sale al cielo ma
rimane sulla terra attraverso la
bontà di chi vuole aprirgli il suo
cuore.
Imitatori di Dio Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 5
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Contemplatio: di Fiorella Elmetti
Parte della stessa gioia
A Lourdes, nella Basilica del Rosario, sono raffigu-
rati in forma di mosaici i misteri della gioia, del
dolore e della gloria. In quello che raffigura
l’ascensione di Gesù si può vedere che mentre Ge-
sù si stacca dalla terra e dal gruppo dei discepoli,
uno di loro, probabilmente Giovanni, bacia il lem-
bo della veste candida del Maestro che ancora può
afferrare, mentre Maria segue l’ascesa del figlio e
prega. Mi ha emozionato vedere questa rappresen-
tazione, perché nel guardarlo ho avuto la sensazio-
ne che anch’io fossi rappresentata in quella scena,
come se davvero fossi stata accanto a Gesù fino
all’ultimo istante della sua vita terrena, mio fosse
stato il bacio di Giovanni e pure mio lo sguardo
contemplativo di Maria. In effetti, credo che que-
sta scena ci riguarda un po’ tutti, perché con Gesù
al cielo salgono tutti i nostri desideri ancora irrea-
lizzati di credere, d’amare, di cercare le cose che
parlano di Dio. Del resto, anche san Paolo nella
lettera agli Efesini dice: "Ascendendo in cielo ha
portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli
uomini". Le mi-
gliaia di piccoli
tasselli che forma-
no il mosaico ci
rapp resentano ,
con i loro colori, le
loro luci e le loro
ombre. In Lui sen-
tiamoci tutti parte
della stessa gioia.
Gioia profonda,
pienezza assoluta,
comunione ampia...
scaturiscono
dalla tua risurrezione
e dalla tua ascensione,
Signore!
Cielo e terra si fondono
in un abbraccio,
che ci redime e
ci salva a partire
dalla nostra limitatezza,
da oggi redenta e benedetta.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Lunedì 18
Maggio
III Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Il Santo del giorno: San Giovanni I Papa
In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente
e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai biso
gno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Di
o». Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già
venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete so
lo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto questo
perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate
coraggio: io ho vinto il mondo!».
Brano Evangelico: Gv 16,2933
Non di solo pane Numero 710 pagina 6
Papa dal (13/08/523 al
18/05/526).
Sostenne per amore di
Cristo e della Chiesa la
persecuzione del re aria
no Teodorico, che lo
aveva inviato a Costan
tinopoli presso l'impera
tore Giustino I a perora
re la causa degli Ariani.
Morì in carcere a Ra
venna e il suo corpo fu
trasferito a Roma nella
basilica vaticana, dove
venne onorato come
martire.
Martirologio Roma-
no: San Giovanni I,
papa e martire, che,
mandato dal re ariano
Teodorico a Costanti
n o p o l i p r e s s o
l’imperatore Giustino,
fu il primo tra i Roma
ni Pontefici a celebra
re in quella Chiesa il
sacrificio pasquale;
tornato di lì, fu ver
gognosamente arre
stato e gettato in car
cere dal medesimo
Teodorico, cadendo a
Ravenna vittima per
Cristo Signore.
Contemplo: lo ho vinto il mondo! (Cv 16,33)
Cantiamo nel Salmo: «Oracolo del Signore al mio signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi» (Sal 109) e diciamo nel Credo: «È salito al cielo, siede alla destra del Padre». Gesù ha vinto il mondo: «È lui che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa. Ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, ma non è mai lontano da ciascuno di noi» (cf At 17,24 ss).
“A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che
rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto,
e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che
è amore, misericordia, perdono.”
(Papa Francesco)
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 7
A volte ci sembra proprio di capire tutto di Ge-
sù, come se tra noi e Lui non ci fossero più e-
nigmi o rebus da risolvere. La stessa contentez-
za l’hanno vissuta i discepoli, i quali dissero a
Gesù: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai
più uso di similitudini”. Ma Gesù ci supera sem-
pre e ci chiede fiducia, scrivendo nella nostra
storia quello che noi non concepiremmo mai.
Anche per Maria è stato così. La vita di Maria si
svolge sotto il segno del transitorio e del con-
tingente, e sotto il segno eterno di Dio. Maria
conosce le cose ordinarie della vita di ogni gior-
no e sperimenta la monotonia del loro ripetersi
continuo; sa cosa vuol dire la preoccupazione
del pane, i disagi e le ansietà della fuga e della
permanenza in una terra straniera, del viaggio
di ritorno; le incomprensioni dei vicini, il dolore
e lo sconforto della vedovanza. La sua vita, co-
me la nostra, ha una buona dose di sofferenze e
di lacrime, un mazzolino modesto di gioie,
qualche ora di felicità, un gran numero di ore
grigie e monotone, delle ore di grande soffe-
renza, ma sempre chieste nella fiducia. Le sue
ore scritte nella fiducia sono quelle che ci han-
no portato alla Salvezza.
meditazione
Con lui tutto ha senso di Fiorella Elmetti
Agisci
«Nulla è impossibile a
Dio». Dinanzi al tradi-
mento, all'infedeltà,
all'incomprensione, è
forse difficile non spe
rimentare la solitudine, l'abbandono:
ma tutto questo non è impossibile!
Maria ne è l'esempio più grande, più
bello. Nel corso di questa giornata,
mi ricorderò spesso delle parole di
Gesù.
Grazie, Signore Gesù!
Ciascuno di noi è unico
ai tuoi occhi, amato
in modo particolare,
nella sua singolarità.
Ma ognuno è solo, per essere
meglio amato, avvinto
a te e, insieme, mirabilmente
legato ai fratelli.
In questa dialettica
misteriosa tra solitudine
e relazione profonda,
tu ci guidi e ci maturi
nel tuo Spirito.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 710 pagina 8
Frutto del mistero: la povertà
"Più ci si rende poveri per l’amore di Dio, più si è ric
chi in realtà… I poveri e gli amici dei poveri sono gli
amici di Dio". San Giovanni Maria Vianney
È l'ora della notte santa in cui il Bimbo divino entra nel
nostro mondo, diventa nostro fratello e prende su di sé il destino del Salvatore … «Venne per lei il mo
mento del parto. E diede alla luce il suo Figliuolo primogenito» (Lc 2, 67). Questo è avvenuto per noi
tutti e il cantico di gioia per questo felice evento non avrà mai fine sulla terra. Nella stessa ora avviene
anche una cosa che riguarda solamente Maria: Cristo si manifesta apertamente nella esistenza personale
di Lei. Egli nasce nel suo spirito e nel suo cuore. La situazione di attesa diventa ora una comunione di
vita faccia a faccia. Ineffabile realtà: Colui ch'è suo Figlio è anche il suo Redentore! Quando lo guarda,
vede Colui che è la «manifestazione del Dio vivente». Quando il suo cuore si gonfia, il suo impeto d'af
fetto va a Colui che è venuto nell'amore del Redentore. Quando assiste la sua tenera creatura, serve il
Signore stesso che le si presenta sotto l'aspetto della debolezza umana. Questo avviene spiritualmente in
ogni cristiano tutte le volte che la vita interiore, intuita nella fede, entra nella chiarezza dell'intelligenza,
nella evidenza dell'azione, nella decisione della testimonianza. In ognuno di noi nasce il Cristo tutte le
volte ch'Egli compenetra in modo essenziale e decisivo un'azione o un sentimento. In un caso però ciò
avviene con particolare significato: quando il Cristo ci appare in maniera tutta luminosa e forte, al punto
da diventare la realtà dominante della nostra vita interiore.
Romano Guardini
INTENZIONE: per i poveri e senza tetto 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: la povertà
L’angolo del III° Mistero Gaudioso
La nascita di Gesù A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO San Francesco d'Assisi ha amato in modo così straordinario la povertà,
da poter essere soprannominato il «Poverello d'Assisi». Eppure da giovane, prima della
sua conversione, gli piacevano i divertimenti, il lusso, le grandezze. Ma una volta dona
tosi a Dio, per suo amore lasciò tutto e si ridusse alla più completa nudità.
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 9
Martedì 19
Maggio
III Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Francesco d’Assisi ci dice: lavorate per edificare la pace! Ma non vi è vera pace senza verità! Non vi può essere pace vera se ciascuno è la misura di se stesso, se ciascuno può rivendicare sempre e solo il proprio diritto, senza curarsi allo stesso tempo del bene degli altri, di tutti, a partire dalla natura che accomuna ogni essere umano su questa terra.
(Papa Francesco)
Nasce a Partinico, centro agricolo della provincia di Palermo il 18 febbraio 1915. Nel 1922 fa i suo ingresso nelle file dell'Azione Cattolica Femminile come beniamina, poi aspirante e quindi giovane. Nel 1938 viene nominata delegata delle sezioni minori femminili e per nove anni, dal 1939 al 1948 è segretaria della Sezione di Azione Cattolica, nel contempo dal 1945 al 1948 è presidente
delle Giovani. Istituisce in parrocchia l'associazione delle «Figlie di Maria», diventandone la presidente dal 1948. Il 29 aprile 1932 nella chiesetta delle «Figlie della Misericordia e della Croce», che era la sede sociale della Gioventù Femminile di Ac di Partinico, emette il voto di castità. Seguendo il desiderio, mai realizzato, di vivere da religiosa, il 30 marzo
1948, insieme ad altre tre compagne, si offre come vittima per la santificazione dei sacerdoti. In quello stesso anno si presentano i disturbi di una violenta forma di artrite reumatica, che le portò come conseguenza un difetto cardiaco. Muore improvvisamente per un infarto il 19 maggio 1950. È beata dal 2004.
Il Santo del giorno: Beata Pina Suriano
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:«Padre, è venuta l’ora: glorifica il
Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano,
perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che
conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorifi
cato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami
davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.Ho
manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai
dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che
mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi
le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi
hai mandato.
Brano Evangelico: Gv 17,111
Contemplo: Ti ho glorificato sulla terra (Cv 17,4)
In Giovanni 17 c'è la preghiera di Gesù, il Sommo Sacerdote che prega per se stesso, per i suoi e per quelli che crederanno nel suo nome. Nel momento della sua gloria sulla croce, Gesù pregherà ancora versando il suo sangue. Anche la Lettera agli Ebrei usa la stessa teologia di Cristo Sommo Sacerdote che con l'unzione regale annuncia il regno di Dio, con l'unzione profetica annuncia il Vangelo ai poveri e con l'unzione sacerdotale «è sempre vivo per intercedere a nostro favore» (cf Eb 7,25).
Papa Francesco ha più volte affermato che i
martiri di oggi sono più numerosi di quelli di ieri.
In altri tempi avrei dubitato, ma adesso che vedo
storie di decapitazione, massacri assurdi e che
leggo storie di violenza senza senso me ne con-
vinco pure io. La storia di Khiria è una testimo-
nianza di fedeltà e di glorificazione: "Sono nata
cristiana e se per questo dovrò morire, preferi-
sco morire cristiana". Così Khiria AlKas Isaac,
54 anni, cristiana irachena di Qaraqosh, fuggita
dallo Stato islamico in Kurdistan, ha risposto agli
islamisti che imprigionandola, frustandola e pre-
mendola una spada sulla gola le imponevano di
convertirsi all’islam. La donna e il marito Mufeed
Wadee’ Tobiya si sono ritrovati la mattina del 7
agosto in una città improvvisamente conquistata
dai jihadisti. Fin da subito, i miliziani l’hanno mi-
nacciata così: "Convertiti all’islam o sarai decapi-
tata". Essendosi rifiutata, insieme ad altre 46
donne è stata presa, separata dalla sua famiglia
e imprigionata per dieci giorni. Durante la segre-
gazione, le donne venivano ripetutamente frusta-
te davanti a tutte le altre perché la sofferenza di
una convincesse tutte a convertirsi. "Ho risposto
loro immediatamente che preferivo morire cri-
stiana e poi ho citato il Vangelo di san Matteo
(10,33). Gesù disse: “Chi mi rinnegherà davanti
agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Pa-
dre mio che è nei cieli”. Altre minacce sono se-
guite: "Convertiti o ti farò ancora più male...sarai
decapitata", a cui ha risposto: “Sarò felice di es-
sere una martire”. Una volta libera grazie ad una
fuga ha precisato: "Durante le frustate, piange-
vamo tutte ma tutte ci siamo rifiutate di convertir-
ci". La storia di Khiria mi insegna molto, non lo
so però se io fossi riuscita a fare altrettanto al
suo posto.
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 10
meditazione
La storia di Khiria Meditazione di Fiorella Elmetti
Ti rendiamo grazie,
Signore Gesù, per la forza
dirompente del tuo Spirito,
con il quale travolgi
il nostro bisogno di progettare,
da soli, la nostra vita!
Per essere tuoi amici
e tuoi discepoli ci chiedi
una dedizione piena d'amore,
nella semplicità,
nella mitezza, nel dono
disinteressato di sé.
Così affronteremo
anche le tribolazioni
inaspettate che ci attendono,
con una forza che è il
frutto di questa
piena adesione a te.
Alleluia!
Agisci
Sì, la vita eterna è questo
rapporto d'amore fra Dio e
la sua creatura che poi
giungerà alla sua pienezza
nell’eternità. Dio ha più sete di noi, che
noi di Lui! Coltivo dentro di me come
Maria, questo desiderio di conoscerlo
sempre più o sono addirittura come af-
ferma la Scrittura: «Né freddo, né cal-
do»? Rispondo e decido...
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 710 pagina 11
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Nel frattempo, venuto a
mancare il vino, la ma-
dre di Gesù gli disse:
«Non hanno più vino».
“Chiedete e otterrete, per-
ché la vostra gioia sia pie-
na”. Il mio pensiero corre
alla figura di Maria, visto
che con facilità è a lei che
mi rivolgo, soprattutto
quando ho “urgenze” che
altri mi affidano. Maria di-
venta, così, la mia confi-
dente, il mio ponte sicuro
per raggiungere il cuore di
Gesù. Chi può farlo, se
non lei che è sua e nostra
madre? E mi piace pensar-
la silenziosamente insi-
stente nella preghiera.
“Non hanno più vino …”
Quante volte nella nostra
vita non abbiamo più vino
ma solo delle giare
vecchie e screpola-
te piene di acqua
non potabile che
serve solo per la-
varsi in qualche mo-
do dal fango.
Un’occhiata con
Gesù, poche paro-
le, e Maria non solo
si prende carico
delle sbadataggini degli spo-
si, ma mette fretta a Gesù, il
quale, tentennando esaudi-
sce la richiesta.
Com’è grande Maria!
A rischio di venire bollata
come sognatrice errante, sa
cogliere con delicatezza il
disagio di coloro che “non
hanno più vino” e corre “in
fretta” da Gesù, come quan-
do dopo l’annuncio
dell’angelo era corsa in aiuto
dalla cugina Elisabetta. Emi-
lia Palladino, laureata in fisi-
ca e scrittrice sensibile, in
uno scritto ha messo in rilie-
vo come “una tale dinamica
d’amore, esaltata e sostenu-
ta dallo Spirito Santo, è pro-
fondamente illuminante per
la Chiesa di oggi, alla quale
la Madonna indica una via di
accoglienza e di misericor-
dia che passa attraverso la
consapevolezza, propria di
una mamma, che non esisto-
no figli perfetti, ma solo figli
donati. Le incapacità, le su-
perficialità, gli errori, le incu-
rie e anche i peccati sono re-
almente un’ipoteca sulla rea-
lizzazione della felicità dei
figli, ma non tolgono nulla
all’immane valore che essi
hanno per la madre. Gli uo-
mini e le donne di oggi sono
tutti figli donati alla Chiesa,
che in lei cercano l’amore
senza condizioni di una ma-
dre, e non solamente un indi-
rizzo di retto comportamen-
to”.
Si, Maria è Colei che viene in
soccorso di coloro che “non
hanno più vino”, che rischia-
no di fare brutta figura davan-
ti agli invitati vestiti con i colo-
ri sgargianti della vanità.
E’ la soccorritrice tutti coloro
che hanno smarrito la via, il
senso e i valori della vita;
che si trovano in una selva
scura e tetra che genera pau-
ra e angoscia.
La vergine Santa vede e vie-
ne in soccorso di tutti coloro
“che non hanno più vino” e
insegna alla Chiesa ad esse-
re madre e non matrigna.
La Vergine del soccorso di don Luciano Vitton Mea
Tempo di Pasqua
Il cristiano è una persona che pensa e agisce nella vita
quotidiana secondo Dio, una persona che lascia che
la sua vita sia animata, nutrita dallo Spirito Santo.
(Papa Francesco)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Padre santo, custodisci
li nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho con
servati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si
compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo,
perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e
il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non
sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola
è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo;
per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
Brano Evangelico: Gv 17,1119
Nacque in una famiglia
nobile il 12 ottobre 1846 a
Verolanuova (Brescia).
Venne ordinato sacerdote
nel 1870. Viceparroco e
maestro elementare in Val
Trompia e successivamen
te cappellano nella perife
ria di Brescia fino al 1885,
si dedicò completamente
all'attività pastorale e
all'insegnamento elementa
re, divenendo in questo
campi un precursore per
molti aspetti. Nel 1887
divenne parroco a Botti
cino Sera (Brescia),
carica che tenne fino
alla morte. Si distinse
anche per il forte impe
gno sociale. Fondò nel
1893 la Società di Mu
tuo Soccorso e nel 1898
una filanda per evitare
l'emigrazione delle ra
gazze del paese per tro
vare lavoro; inoltre un
pensionato per lavoratri
ci. Per assicurare l'assi
stenza alle giovani, fondò
nel 1900 una Congrega
zione religiosa: le Suore
Operaie della Santa Casa
di Nazareth con i tre voti
canonici, vita in comune e
abito religioso ma impe
gnate come vere e proprie
operaie. Morì il 20 mag
gio 1912. È stato canoniz
zato da Papa Benedetto
XVI il 26 aprile 2009.
Contemplo: Ho dato loro la tua parola (cv 17,14)
Gesù prega il Padre e parla del Padre, che chiama «Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Dice del Padre: «La tua parola è verità». Gesù non è solo la «parola di Dio», ma è il «Verbo di Dio», ossia l'azione misericordiosa di Dio verso l'umanità. Gesù è voce, parola, pensiero e azione di Dio. Sta scritto: «Così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata» (Is 55,11).
Il Santo del giorno: Sant’Arcangelo Tadini
Mercoledì 20
Maggio
III Settimana del Salterio
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 12
Non di solo pane Numero 710 pagina 13
“La preghiera è la forza dell’uomo e la debolez-
za di Dio”, non so bene chi abbia coniato que-
sta frase, fatto sta che di tanto in tanto me la
ritrovo sottocchio, come un perpetuo prome-
moria che riporta il mio sguardo interiore ad
immergermi nel Suo mare di bontà, con la cer-
tezza che prima o poi la mia fiducia in Lui verrà
ricompensata, non per merito mio ma perché
Egli sa essere misericordioso con le Sue creatu-
re. Infatti, poco prima di morire crocifisso, Ge-
sù dice: “Non prego per il mondo, ma per colo-
ro che mi hai dato, perché sono tuoi”.
Gesù quindi usa la preghiera come dialogo col
Padre e non trattiene nulla per sé, ma tutto re-
stituisce al Padre con l’offerta di ciò che Egli è
stato disposto a vivere e ad amare in nome Suo.
Anche la preghiera di Maria è offerta. Offerta di
sé alla volontà del Padre quando orante accetta
pienamente l'annuncio di Gabriele. Offerta di
Gesù al Padre, quando lo presenta al tempio.
Offerta dolorosa ai piedi della croce, quando
presente vicino al Figlio, soffre con lui, accetta
la sua morte e lo offre al Padre e si offre con
lui, facendo olocausto di ogni suo diritto mater-
no e del suo materno amore.
meditazione
La preghiera nell’offerta Di don Luciano Vitton Mea
Grazie, Signore,
per le tue benedizioni
che spesso abbiamo
preso per scontate.
Grazie per il tempo passato,
costellato di volti
e care memorie.
Grazie per il tempo presente,
che grida di restare
per sempre.
Grazie per il tempo futuro,
colorato di sogni e speranze.
Grazie per quella
tua forza d'amore
che riscalda i nostri cuori
e incendia la terra.
Grazie, Signore,
perché sei qui con noi.
Amen
Agisci
Perché proprio oggi
che sono giù devo ral-
legrarmi con te? Per-
ché devo piangere
con te quando oggi le cose mi
vanno per il verso giusto? Decisa-
mente, la Parola di Dio oggi mi
chiede una sola cosa: dimentica
te stesso!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 14
Frutto del Mistero: La venuta dello Spirito San-to nei nostri cuori. "Lo Spirito Santo è come un giardiniere che lavora nel
la nostra anima… Dobbiamo soltanto dire "Si" e la
sciarci guidare." San Giovanni Maria Vianney
«Io non vi lascerò orfani» (Gv 14, 18).
Quando partì, furono veramente orfani, poiché Dio non era più presso di loro nella maniera in cui lo era
nella persona del Cristo. Però, nel giorno della Pentecoste, Dio tornò nella persona dello Spirito Santo da
Lui mandato. Adesso non erano più orfani: l'amico, «l'appoggio», la celeste guida era con loro. La sua
opera era di «introdurli in ogni verità» e «dar loro Cristo» (cfr. Gv 16, 1314). A noi pure è mandato lo
Spirito Santo e perciò non siamo orfani. Egli è con noi, purché noi vogliamo rimanere con Lui. Egli con
clude la nostra vita attraverso tutto quello che ha di incomprensibile; noi però dobbiamo lasciarci guida
re: quando lo supplichiamo e ci apriamo a Lui con intelligenza ed amore, Egli ci insegna a comprendere
Cristo, ed in Cristo la nostra stessa esistenza. Quando poi l'oscurità rimane impenetrabile, poiché la vita
terrena è sigillata, Egli ci dà in un divino «ciononostante», come dice Paolo, testimonianza che siamo
«figli di Dio» e la certezza che «tutto ci serve per il meglio, quando amiamo Dio» (Rm 8, 16 e 28).
Romano Guardini
INTENZIONE: per tutta la Chiesa. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: corrispondenza alla Grazia.
L’angolo del
III° Mistero della Gloria
La discesa dello Spirito Santo
A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO - «La statua del Pensieroso»: così fu chiamata la statua di Giuliano dei Medici, duca d'Urbino,
scolpita da. Michelangelo e conservata nella cappella Medicea a Firenze. A dei giovani che si erano fermati
per osservarla, un giorno san Filippo Neri con la solita arguzia disse: «Questa statua, pensa e ripensa, ma non
si decide mai... È proprio come quelli che vorrebbero convertirsi e provvedere all'anima loro, lasciando il
peccato: ma non si decidono mai: a domani, a domani! ... ». «Questi tali ripongono la loro fiducia nel tempo,
nella forza di volontà, nella Grazia. Ma non sanno forse che il domani nessuno ce lo può assicurare e che la
morte può cogliere d'improvviso? San Paolo insegna: «Non vi fate illusioni: Iddio non si lascia deride
re» (Gal 6,7).
Giovedì 21
Maggio
III Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Se noi ci comportiamo come figli di Dio, sentendoci
amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, piena
di serenità e di gioia.
(Papa Francesco)
Nato ad Aix in Provenza il
1° agosto 1782 figlio di una
nobile famiglia, Carlo Giu
seppe Eugenio Mazenod
trascorre la sua gioventù in
Italia, esule della rivoluzio
ne francese. Torna in patria
nel 1802, sei anni più tardi,
entra nel Seminario di San
Sulpizio a Parigi e viene
ordinato sacerdote ad A
miens nel 1811. Torna ad
Aix e qui, nel 1816, fonda
la Società dei missionari di
Provenza che più tardi si
chiameranno Oblati di
Maria Immacolata. No
minato vicario della dio
cesi di Marsiglia e poi,
nel 1837, vescovo " per
ben 37 anni" , attua pie
namente il suo motto:
«Mi ha mandato per e
vangelizzare i poveri».
Muore il 21 maggio
1861, lasciando in testa
mento agli Oblati che lo
circondava queste parole:
«Praticate tra voi la cari
tà, la carità, la carità" e a
al di fuori lo zelo per la
salvezza delle anime». E'
stato beatificato il 19
ottobre 1975 da Paolo VI
e proclamato santo da
Giovanni Paolo II nel
1995.
Etimologia: Carlo = for
te, virile, oppure uomo
libero, dal tedesco arcai
co.
Il Santo del giorno: San Eugenio Mazenod
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]«Non prego solo per
questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti
siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché
il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a
loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me,
perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai
amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con
me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché
mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha cono
sciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io
ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi
hai amato sia in essi e io in loro».
Brano Evangelico: Gv 17,2026
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 15
Contemplo: Li hai amati come hai amato me (Gv 17,23)
Gesù cambia il mondo con la rivoluzione della tenerezza di Dio, e fa capire agli uomini che «Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16). Paolo canta l'inno all'amore di Dio: «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi... Chi ci separerà dall'amore di Cristo?» (Rm 8,3139).
Non di solo pane Numero 710 pagina 16
Agisci
Ecco, il grande desi-
derio di Cristo: l'uni-
tà! Gesù pregò per
questa intenzione:
«Non prego solo per questi». E
questo non sarà stato anche il
grido di Maria? Voglio unirmi alla
loro preghiera: reciterò un santo
Rosario.
È possibile per chi ama, soffre e segue Cristo "far
conoscere" l'amore che sa dare senso alla vita e al
mondo stesso? Papa Francesco ne è davvero convin-
to ed ha offerto due immagine bellissime. La prima
è della canna che si abbassa ma non si spezza, la
seconda della rugiada che disseta la terra arida,
piena di dolori e ingiustizie. Egli infatti ai cristiani
ad Erbil ha detto: "Vi ringrazio della testimonianza
che voi date; c’è tanta sofferenza nella vostra testi-
monianza. Grazie! Sembra che lì non vogliano che ci
siano i cristiani, ma voi date testimonianza di Cri-
sto. Penso alle piaghe, ai dolori delle mamme con i
loro bambini, degli anziani, degli sfollati, alle ferite
di chi è vittima di ogni tipo di violenza. […] Cristiani
e yazidi sono stati cacciati con la forza dalle loro
case, hanno dovuto abbandonare ogni cosa per sal-
vare la propria vita e non rinnegare la fede. La vio-
lenza ha colpito anche edifici sacri, monumenti,
simboli religiosi e i patrimoni culturali, quasi a voler
cancellare ogni traccia, ogni memoria dell’altro. In
qualità di capi religiosi, abbiamo l’obbligo di denun-
ciare tutte le violazioni della dignità e dei diritti
umani!Io oggi vorrei avvicinarmi a voi che sopporta-
te questa sofferenza, esservi vicino… E penso a san-
ta Teresa del Bambin Gesù, che diceva che lei e la
Chiesa si sentiva come una canna: quando viene il
vento, la tempesta, la canna si piega, ma non si
rompe! Voi siete in questo momento questa canna,
voi vi piegate con dolore, ma avete questa forza di
portare avanti la vostra fede, che per noi è testimo-
nianza. Voi siete le canne di Dio oggi! Le canne che
si abbassano con questo vento feroce, ma poi sorge-
ranno! Fratelli e sorelle, la vostra resistenza è mar-
tirio, rugiada che feconda".
Meditiamo la Parola
Due immagini bellissime Meditazione di Fiorella Elmetti
Signore Gesù, abbiamo
costruito e regolato
la nostra vita con
buona volontà,
osservando le leggi
e le norme etiche
e morali che da sempre
ci hanno insegnato.
Eppure, Signore Risorto,
tu entri nel nostro mondo
ordinato, così come in quello
rigoroso e pieno di serietà
dei farisei, e lo trasformi
in un giardino, lo fai fiorire,
lo sconvolgi, profumandolo
di coraggiosa eternità:
è il giardino della tua
risurrezione.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 17
Frutto del Mistero: La Conversione
"Nostro Signore che è la verità stessa, non fa distinzio
ne tra la Parola e il suo Corpo. E’ totalmente impossi
bile amare Dio e piacergli senza essere nutriti da que
sta Parola divina". San Giovanni Maria Vianney
Dopo che Giovanni fu arrestato, taceva in quella
terra la voce della giustizia e della conversione.
La Parola è come incatenata. Anche oggi, di fronte alla forza del male e della violen-
za, sembra che non ci siano più parole di giustizia e di speranza. Ma Gesù, ancora una
volta, riprende ad annunciare la “buona notizia” di un mondo di amore e di pace, e
continua a chiedere a tutti di cambiare vita, di non essere più schiavi del male e di
lasciarsi guidare da Dio. Il Signore Gesù, all'inizio di questo nuovo millennio, chiede a
ciascuno di noi di riprendere a leggere e a comunicare il Vangelo. Ogni volta infatti
che la Parola di Dio viene ascoltata e messa in pratica accadranno miracoli di amore.
Così accadde anche a Maria.
Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare
l'attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi, poiché assai
vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (Origene).
INTENZIONE: per chi ha bisogno di conversione. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: meditare il Vangelo.
L’angolo del III° Mistero della Luce
L’annuncio del regno di Dio
A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO Santa Teresa voleva che le preghiere, i digiuni, le austerità delle sue figlie, le carmelitane, fossero offerti per tutti i seminatori della divina parola. Il cuore le sanguinava e gli occhi le si riempivano di lacrime, quando pensava alla sterilità della divina semenza in gran numero di anime, e soprattutto quando le si parlava dei danni fatti dall'eresia protestante in mezzo ai fedeli. Allora si rivolgeva a Dio con lacrime e sospiri, scongiurandolo di fecondare al centuplo il lavoro dei ministri della parola. Uniamo le nostre alle preghiere della Santa.
Venerdì 22
Maggio
III Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Gesù Cristo, per amore nostro, si è spogliato della sua gloria divina; ha svuotato sé stesso, ha assunto la forma di servo e si è umiliato fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e lo ha fatto Signore dell’universo. Gesù è Signore! (Papa Francesco)
La tradizione ci racconta che, portata alla vita religiosa, fu data in sposa ad un uomo brutale e violento che, convertito da lei , venne in seguito ucciso per una vendetta. I due figli giurarono di vendicarlo e Rita, non riuscendo a dissuaderli, pregò Dio farli piuttosto morire. Quando ciò si verificò, Rita si ritirò
nel locale monastero delle Agostiniane di Santa Maria Maddalena. Qui condusse una santa vita con una particolare spiritualità in cui veniva privilegiata la Passione di Cristo. Durante un'estasi ricevette una speciale stigmata sulla fronte, che le rimase fino alla morte. La sua esistenza di moglie di madre cristiana,
segnata dal dolore e dalle miserie umane, è ancora oggi un esempio. Patronato: Donne maritate infelicemente, Casi disperati. Etimologia: Rita = accorc. di Margherita.
Il Santo del giorno: Santa Rita da Cascia
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi»
Brano Evangelico: Gv 21,1519
Non di solo pane Numero 710 pagina 18
Contemplo: Tu lo sai che ti voglio bene (cv 21,15)
Sant'Agostino, nel suo grande e ammirato Commento al Vangelo di Giovanni dice: «Pietro, che ha rinnegato ma era forte nell'amore, presuntuoso nel gloriarsi e umiliato quando ha rinnegato, purificato nel piangere e forte nel professare la fede, è stato coronato nel martirio e ha capito l'inesplicabile: chi ama Dio ama se stesso, e chi non ama Dio non ama se stesso». Gesù ha spiegato così il comandamento dell'amore: «Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 10,39).
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 19
Agisci
È meraviglioso pen-
sare che Gesù abbia
chiesto a Maria:
«Mamma, quanto mi
ami?». Egli si rivolge
anche a me ed attende una ri-
sposta... Cosa e come gli ri-
sponderò?
A conclusione del nostro tempo pasquale, leggia-
mo oggi lo splendido incontro tra Pietro e Gesù
alla fine del vangelo di Giovanni. Il dialogo - co-
nosciuto da molti - è straordinario e sigilla la de-
finitiva amicizia tra Pietro e il suo Maestro. La
lingua greca è piena di sottigliezza che la tradu-
zione italiana in parte tradisce. In greco esistono
tre modi per indicare l'amore: l'amore di attra-
zione, erotico, quello di amicizia e l'amore gran-
de, quello ideale, quello legato all'esperienza di
Dio. Gesù le prime due volte chiede a Pietro: «Mi
ami di amore grande?» e Pietro risponde, sconso-
lato: «Ti amo di amore di amicizia». Povero Pie-
tro! L'apostolo entusiasta, il focoso, l'irruento,
quello disposto a morire per il Maestro, ha misu-
rato il proprio fallimento, il proprio limite e non
osa più esporsi, sbilanciarsi. Credeva di amare
Gesù di un amore focoso e travolgente, ma nel
cortile del Sinedrio una serva ha mostrato l'in-
consistenza del suo amore... Per la terza volta
Gesù parla. Questa volta è lui che abbassa lui il
tiro e chiede a Pietro un amore di amicizia. Pie-
tro tace, è rattristato, è stato Dio a dover abbas-
sare le pretese, e risponde: «Cosa vuoi che ti di-
ca, tu mi conosci, sei tu che misuri il mio amo-
re!» Grande Pietro! A te il Signore ora chiede
fedeltà, a te di occuparti dei fratelli, senza so-
gni smisurati, senza pretese, senza illusioni. Ora
potrai davvero essere un buon pastore, non un
giudice, perché cosciente del tuo limite...
Meditiamo la Parola
Essere un buon pastore
Meditazione a cura della Redazione
Quante volte, Signore,
siamo perplessi,
riflettendo con onestà
sulla nostra fede,
sulla nostra reale disponibilità
ad amarti e seguirti!
Ma ti rendiamo grazie,
Signore Gesù,
perché tu conosci
i nostri cuori e ci raggiungi,
là dove siamo e ci ami,
accogliendo il nostro amore,
con tutti i suoi limiti,
al di là di ogni nuova
e motivata perplessità.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 20
Frutto del mistero: La pazienza nelle prove
“Nostro Signore è il nostro modello: prendiamo la nostra
croce e seguiamolo. Se temete che il coraggio vi manchi,
portate lo sguardo sulla Croce dove Gesù Cristo è morto,
e vedrete che il coraggio non vi mancherà". San Giovanni Maria Vianney
Tutto quel che ci pesa nella nostra esistenza
raggiunge qui il massimo del suo orrore: la fati-
ca, le miserie, i dolori, le persone che ci circondano, il nostro essere, la pesantezza
dell'animo, l'intimo vuoto, l'insopportabilità di tutte le cose. In fine dei conti tutto è
«peso»; non perché la vita sia dolorosa anziché lieta, ma perché il peccato vi ha por-
tato la maledizione della pena. L'uomo cerca di sottrarvisi; non vuole accettarla, non
vuole sopportarla: ignavia, viltà, resistenza contro il peso della vita, tutto ciò diventa
qui per Cristo la sofferenza di dover portare ciò che supera le sue forze. L'antica dot-
trina della vita spirituale addita l'accidia, l'ignavia come la prima e più dannosa delle
debolezze umane. Qui possiamo comprenderne la ragione; possiamo capire meglio
noi stessi, quale sia il nostro posto, quale il peso che abbiamo da portare, la fatica da
sostenere, il compito in cui dobbiamo perseverare - la nostra pena personale in cui
s'aduna, per così dire, la pena dell'esistenza umana. Romano Guardini
INTENZIONE: per gli ammalati e i sofferenti. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
Virtù da praticare: la pazienza.
L’angolo del IV° Mistero Doloroso
Gesù porta la croce
di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO - Santa Teresa d'Avila, nella sua vita monastica, soffrì innumerevoli e durissime pene, anche da parte di persone buone e molto spirituali. La credevano una pazza, un'illusa dal demonio, e senz'altro ritenevano false e ipocrite tutte le sue orazioni e rivelazioni. Per questo alcuni la volevano esorcizzare come un'ossessa; ed altri l'accusarono al Santo Ufficio. Soffrì ancora molte contraddizioni e contrarietà perché si era fatta riformatrice dell'Ordine del Carmelo, fondando nuovi monasteri. La pazienza infatti è il miglior distintivo della santità, come insegna il grande dottore della Chiesa, san Tommaso d'Aquino. A chi un giorno chiese a questo Santo da qual segno si può intuire un Santo, egli prontamente e con sicurezza rispose: «Dalla pazienza».
Sabato 23
Maggio
III Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di
amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l'amore.“ (Papa Francesco)
Tra i praetermissi del
23 maggio i Bollandi
sti elencarono questo
Fedele, discepolo di s.
Fiorenzo, notando però
che le loro ricerche sul
culto, sia a Strasburgo
come altrove, erano
riuscite vane. Nel IV
volume di novembre,
poi, pubblicavano la
Vita di s. Fiorenzo
dalla quale risulta che
i compagni del vesco
vo di Strasburgo furo
no Arbogasto, Teodato
o Idolfo. Nessun ac
cenno ad Fedele: que
sto personaggio non
sarebbe quindi mai
esistito. Il nome sareb
be una errata trascri
zione di un alsaziano
che nel sec. XV, tra
ducendo e riassumen
do in tedesco la Vita
di s. Fiorenzo, avrebbe
trasformato l'avverbio
«videlicet», posto fra i
nomi dei menzionati
discepoli, in Videlis
(Fidelis).
Il Santo del giorno: San Fedele di Strasburgo Vescovo
Brano Evangelico: Gv 21,2025
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava,
colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore,
chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che
cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a
te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepo
lo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma:
«Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il disce
polo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimo
nianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero
scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che
si dovrebbero scrivere.
Contemplo: Venga, Signore, il tuo Spirito (cf Preghiera sui doni)
Venga, Signore, il tuo Spirito, perché illumini i nostri cuori e ci mostri la via della vita che tu hai preparato per noi. Fa' che ogni giorno ci poniamo alla tua scuola di sapienza, perché siamo fedeli alla tua parola e ai tuoi insegnamenti. Apri il nostro cuore e rafforza la volontà di seguirti, perché non ci smarriamo nelle difficoltà e nelle tribolazioni. Sostienici nei nostri propositi di bene, per giungere a te che sei la luce che non conosce tramonto.
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 21
Agisci
Dio odia la violenza,
ma nonostante tutto
ama il peccatore ed
attende il suo ritorno.
Da parte mia, quante
volte giudico, disprezzo, ma cosa
faccio perché si affretti questo
ritorno alla casa del Padre. Che
cosa mi suggerisce la carità?
Mentre Pietro se ne va con Gesù Risorto lungo il ma-
re di Tiberiade (per andare oltre) egli chiede di Gio-
vanni, che resta a guardare il loro cammino:
"Signore, che cosa sarà di lui?". Di certo era una pre-
occupazione legittima, motivata dall'affetto di chi ha
condiviso tempo, amicizia, dolori, gioie, speranze.
Ma era una preoccupazione non indispensabile, per-
ché ogni vocazione non ha certezze da dare. Ogni
vocazione cristiana, infatti, risponde al "Tu seguimi"
di Gesù senza sapere cosa effettivamente accadrà.
Giovanni era chiamato a vivere la sua vocazione in
modo diverso da Pietro. La sua era la vocazione fe-
riale, quella che vive la stragrande maggioranza dei
cristiani. A casa sua, al posto di lavoro, nel proprio
vicinato. Ma non per questo quella di Giovanni è sta-
ta una vocazione sterile. Tutt'altro! Egli ebbe il privi-
legio di vivere con Maria, realizzando così l'ultima
consegna all'uomo di Gesù prima di morire in croce.
Dice il vangelo: "Gesù allora, vedendo la madre e lì
accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla
madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al di-
scepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il
discepolo la prese nella sua casa". Chissà quante co-
se ha appreso da lei durante le serate passate insie-
me a parlare di Gesù! Non è un caso, credo, che Gio-
vanni concluda così il suo vangelo: "Vi sono ancora
molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero
scritte una per una, penso che il mondo stesso non
basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scri-
vere". Oltre ad ascoltare Maria, Giovanni come lei
meditava nel suo cuore gli eventi che con Gesù aveva
vissuto e condiviso, ma anche le parole, i gesti, le
scelte che ne sono derivati durante la sua lunga vita.
"Tu seguimi" sia anche la nostra chiamata.
Meditiamo la Parola
Ogni vocazione non ha certezze da dare
Meditazione a cura della Redazione
Signore Gesù, grazie
per il forte richiamo
di quest'oggi a non
disperdere le energie
del nostro cuore.
Centrati su di te,
concentrati sulla luce
gioiosa della tua risurrezione,
possiamo irradiare
la luce di una speranza
che non muore e, nonostante
tribolazioni e persecuzioni,
sempre più capace
di comunicare gioia
e bellezza.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 7010 Tempo di Pasqua pagina 22
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Una notte ho fatto un so-
gno splendido e ve lo devo
proprio raccontare. Nel
mio sogno vidi una strada
lunga, una strada che si
snodava dalla terra e sali-
va su nell'aria, fino a per-
dersi tra le nuvole, diretta
in cielo.
Ma non era una strada co-
moda, anzi era una strada
piena di ostacoli, cosparsa
di chiodi arrugginiti, pie-
tre taglienti e appuntite,
pezzi di vetro. La
gente camminava
su quella strada a
piedi scalzi. I chio-
di si conficcavano
nella carne, molti
avevano i piedi
sanguinanti. Le
persone però non
desistevano: vole-
vano arrivare in
cielo. Ma ogni pas-
so costava sofferenza e il
cammino era lento e peno-
so. Ma poi, nel mio sogno,
vidi Gesù che avanzava. Era
anche lui a piedi scalzi.
Camminava lentamente, ma
in modo risoluto. E neppure
una volta si ferì i piedi.
Gesù saliva e saliva. Final-
mente giunse al cielo e là si
sedette su un grande trono
dorato. Guardava in giù,
verso chi si sforzava di sali-
re. Con lo sguardo e i gesti
li incoraggiava.
Subito dopo di lui, avanzava
Maria, sua Mamma.
Maria camminava ancora più
veloce di Gesù. Sapete per-
ché? Metteva i suoi piedi nel-
le impronte lasciate da Ge-
sù. Così arrivò presto accan-
to a suo Figlio, che la fece
sedere su una grande poltro-
na alla sua destra. Anche
Maria si mise a incoraggiare
quelli che stavano salendo e
invitava anche loro a cammi-
nare nelle orme lasciate da
Gesù, come aveva fatto lei.
Gli uomini più saggi facevano
proprio così, e procedevano
spediti verso il cielo. Gli al-
tri si lamentavano per le fe-
rite, si fermavano spesso,
qualche volta desistevano
del tutto e se ne stavano sul
bordo della strada, pieni di
tristezza.
Le orme A cura di Tiziana e Cristina
Non di solo pane Numero 710 Tempo di Pasqua pagina 23
Ti racconto Maria Alcune storie per parlare della mamma di Gesù
di Bruno Ferrero
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 710
Domenica 17 Maggio 2015
Chiuso il 12 Maggio 2015
Numero copie 1450
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
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don Luciano Vitton Mea
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