non di solo settimanale di preghiera pane · e subito guardandosi attorno, non videro più nessuno,...
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Non di solo pane - Numero 839- Tempo di Quaresima - pagina 2
Apostolato della preghiera
Febbraio Marzo Primo Venerdì 02/03
Febbraio 4^ settimana
Non è infatti la presenza di Dio ad alienare l’uomo, ma la sua
assenza: senza il vero Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, le
speranze diventano illusioni che inducono ad evadere dalla
realtà. Parlare con Dio, rimanere alla sua presenza, lasciarsi
illuminare e purificare dalla sua Parola, ci introduce invece
nel cuore della realtà, nell’intimo Motore del divenire cosmi-
co, ci introduce per così dire nel cuore pulsante
dell’universo.
Intenzioni mese di Febbraio
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata.
Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni,
le gioie e le sofferenze in unione con il cuore del tuo
Figlio Gesù Cristo, che continua a offrirsi nell’Eucaristia
per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha gui-
dato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi, affin-
ché
io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria,
la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmen-te per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla
preghiera di tutti i fedeli in questo mese
Intenzione affidata dal Papa
Per l'evangelizzazione
Perché coloro che hanno un potere materiale, poli-
tico e spirituale non si lascino dominare dalla cor-
ruzione.
e dai Vescovi Perché gli operatori sanitari svolgano il loro compi-
to con profonda umanità e competenza.
Per il Clero: Cuore di Gesù, rinnova lo spiri-to missionario dei tuoi sacerdoti, perché il cristianesimo sia fermento vivo nella società.
Offerta quotidiana
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 3
Domenica 25
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Domenica di Quaresima
Viviamo all'ombra di Cristo camminando nella fede e nutrendoci della sua carne,
per poter avere in noi la vita.
Brano Evangelico: Mc 9, 2-10 Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un
monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti
divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così
bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la
parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una
per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano
stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una
voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi
attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal
monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo
che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, do-
mandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.
Parola di Dio in briciole
“Prendi il tuo figlio, il tuo unige-
nito che ami, e offrilo in olocausto
su un monte che io ti indiche-
rò….” (Genesi 22,1-2)
Abramo è chiamato a vivere una
prova grande: ciò a cui tiene di più
nella sua vita, cioè suo figlio, deve
essere sacrificato in nome di una
ragione oscura e incomprensibile.
Ma proprio in questo si rivela la
grandezza del patriarca: egli com-
prende che, dietro questa richiesta
apparentemente assurda di Dio, vi è
una ragione profonda e sa che sicu-
ramente da questa situazione nasce-
rà un bene maggiore. Se anche noi
riuscissimo a vivere le prove della
vita con questo sguardo di fede,
probabilmente avremmo nel cuore
tanta pace in più. Infatti, se smettes-
simo di vedere Dio come quello che
ci mette in difficoltà e alla prova e
imparassimo a relazionarci con lui
vedendolo come un Padre che ci
tratta sempre con misericordia e
amorevole compassione, allora an-
che le prove diventerebbero occa-
sioni per crescere nella fede.
Santa Valpurga Badessa
Valpurga, figlia del re Riccar-
do di Sassonia e sorella dei
santi Villibaldo e Vunibaldo,
nacque in Inghilterra nel 710
circa.
Entrata in monastero da bam-
bina, fu chiamata da san Boni-
facio a evangelizzare la Germa-
nia con altri monaci e mona-
che. Divenne successivamente
badessa del monastero maschi-
le e femminile di Heidenheim e
morì nel 776, avendo governa-
to con zelo, mentre già si dif-
fondevano voci di miracoli.
Raffigurata con abito bianco,
velo nero e pastorale da bades-
sa, viene invocata contro l'ulce-
ra e la rabbia canina.
NOME: deriva dall'antico te-
desco e significa "difesa dei
pellegrini".
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 4
Meditiamo la Parola
Non c’è santità senza tentazione Meditazione di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
«Rabbi, è bello per noi essere qui». Pietro vuole ri-
manere sul monte. Si offre di costruire tre tende, lui
che è l'uomo dell'azione, non certo per se stesso. Lo
sguardo è tutto rivolto verso il Signore. Quello che
rimane fuori da questo rapporto privilegiato, quello
che è "a valle", può, dinnanzi a tutta quella infinita
bellezza, essere solo spaventosamente brutto. E il
momento "forte" di Pietro prima della Passione di
Gesù, il momento in cui alimentarsi per affrontare
poi i momenti in cui tutto si farà più difficile. Gio-
vanni vive un'esperienza probabilmente simile quan-
do, la sera prima della passione, mentre Gesù parla
della sua imminente fine, poggia il capo sul petto del
Maestro. Gli chiede chi voglia tradirlo. Ma finché
poggia il capo sul petto di Gesù, finché gli sta così
vicino, finché si può appoggiare a Lui, nulla può suc-
cedere. Momenti privilegiati. Momenti chiamati espe-
rienze del Tabor, irripetibili, e non offerti a tutti. Tre
sono i discepoli scelti. Chiamati poi ad un compito
speciale. "Signore fammi rimanere qui, ho paura di
quello che deve venire, con te sto al sicuro".
"Signore, sto bene. Non chiedo altro, rimaniamo qui.
Io mi accontento anche di nulla. Ma ti costruisco
una tenda, così che tu stia sempre con me". Le paro-
le di Pietro e, forse, i pensieri di Giovanni. Momenti
unici anche nella nostra vita. Ma non possono dura-
re, poiché questo non è ancora il momento di rima-
nere. C'è una missione da compiere. Lui, il Figlio
amato del Padre, ci indica la strada. Essa, passando
dal Gòlgota, finirà, noi lo sappiamo per esserne stati
testimoni, sul Tabor eterno.
Contemplo
La grandezza dell’anima
Non è il molto quel che si apprezza; è il buo-no. La grandezza dell'anima non si misura
dalla dimensione del corpo, ma dalla nobiltà degli spiriti. Non è la mole che conta ma l'in-
teriorità; non è la quantità che dovrebbe pre-valere, bensì la qualità; non sono gli orpelli
ma la sostanza ad assegnare valore a una per-sona o a un'opera; non è l'erudizione a fare
lezione ma la saggezza che guida e illumina. Eppure, se siamo sinceri, a dominare i nostri
giorni è il troppo: invidiato è chi possiede tanto, chi prevarica con la parola e con l'azio-
ne, chi incombe con l'immagine e con il suc-cesso.
Dovremmo, invece, ritrovare la finezza della discrezione, il gusto della riflessione, la digni-tà del comportamento morale.
G. Ravasi , Le parole, pag.58
Agisci
Oggi mi eserciterò nell’amore, nella cari-
tà. Cercherò di essere attento e aperto a
tutti, sforzandomi di cogliere le altrui ne-
cessità. Vivrò una carità delicata e univer-
sale, ardente e generosa verso tutti.
Preghiera
Signore, hai esaudito Pietro: nel Tabernacolo vivi tra noi. Io invece ti cerco tante volte nei posti più disparati. Penso di trovarti in esperien-ze che, in verità, nulla hanno a che fare con te. Mi sforzo tanto, Signore, quando invece posso trovarti ogni giorno. Signore, hai esaudito Gio-vanni: non siamo più solo appoggiati esterior-mente a te, ma tu vivi in noi, hai preso dimora in noi. Siamo veramente "povere capanne" per te, Signore. Ti cerco tanto, Signore, quando invece posso stare sempre con te. Amen
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 5
Lunedì 26
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Settimana di Quaresima
Anche il disagio è fonte di vocazione: è segno che Dio ci chiama a vivere
in modo diverso certi rapporti e certe esperienze.
Brano Evangelico: Lc 6,36-38
Siate misericordiosi, come è misericordioso il
Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudi-
cati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà
dato; una buona misura, pigiata, scossa e tra-
boccante vi sarà versata nel grembo, perché
con la misura con cui misurate, sarà misurato a
voi in cambio».
La sua sede episcopale fu a
Magydos, in Asia Minore,
nella regione della Panfilia,
all'epoca delle persecuzioni di
Decio, a metà del III secolo.
Secondo quanto riportato da
una Passio greca, Nestore si
preoccupò di mettere in salvo
tutta la comunità cristiana
fuori dalla città, rimanendo lui
solo in preghiera. Fu dunque
trovato, arrestato e condanna-
to alla crocifissione per non
aver voluto abiurare e sacrifi-
care agli idoli. Viene rappre-
sentato in abiti vescovili, a
volte durante il martirio sulla
croce.
NOME: di origine latina,
significa "guida".
Parola di Dio in briciole La capacità di essere onesti Pagina curata da Don Luciano V.M.
Signore, la vergogna sul volto a noi,
perché abbiamo peccato contro di Te;
al Signore, nostro Dio, la misericor-
dia e il pendono. (Dn 9,4b-10)
Quello che è importante, agli occhi di
Dio, non è tanto il fatto di non aver
peccato, quanto la capacità di essere
onesti. In altre parole, sappiamo tutti,
nel profondo del nostro cuore, di es-
sere fondamentalmente peccatori e
disobbedienti nei confronti della legge
del Signore. Ma quello che davanti a
lui ci rende giusti è il fatto che lo sap-
piamo, e siamo onesti nell’ammetterlo.
In questa preghiera, che è anche
un’ammissione delle colpe di Israele, il
profeta Daniele però riconosce la
grande prerogativa di Dio, che è più
grande di qualsiasi peccato: la sua mi-
sericordia. Anche se il nostro peccato
e la nostra infedeltà sono davvero
grandi, molto di più lo è la misericor-
dia di Dio; per questo motivo appro-
fittiamone di questo tempo forte per
farne esperienza: accostiamoci a lui
senza paura, fiduciosi nel suo perdo-
no.
Santo del Giorno: San Nestore di Magydos
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 6
Meditiamo la Parola Un richiamo che sembra un sogno Meditazione di Fiorella Elmetti
Ecco un richiamo alla misericordia, ad imper-
sonificare in responsabilità le scelte ed i ge-
sti di Dio stesso. Un richiamo ad andare oltre
noi stessi, a mettere in atto quel perdono
che Gesù ha vissuto fino all’ultimo istante
della sua vita. Un richiamo quello contenuto
nel Vangelo dolce, ma fermo. Un richiamo
che sembra un sogno dai colori delicati, ma
con i contorni decisi con un forte desiderio di
concretizzare belle parole con la realtà diffi-
cile in cui siamo chiamati a vivere quotidia-
namente e che continua a riecheggiare nei
cuori di tanti. Persino nelle canzoni che ci
tengono compagnia alla guida di una macchi-
na, mentre ci rechiamo al lavoro o in casa
quando tutti sono via. L’avete sentita la can-
zone di Fiorella Mannoia? La musica non ve la
posso far ascoltare, ma qualche parola sì:
“Ho imparato a sognare, quando inizi a sco-
prire che ogni sogno ti porta più in là caval-
cando aquiloni, oltre muri e confini ho impa-
rato a sognare da là. Quando tutte le scuse,
per giocare son buone, quando tutta la vita è
una bella canzone. C'era chi era incapace a
sognare e chi sognava già…”. Ma come si fa a
rendere possibile questo richiamo? Gesù stes-
so ce lo indica. Prima di tutto “non giudica-
re”, Dio solo è giudice, perché egli solo co-
nosce il nostro cuore. Poi “non condannare”,
ma giustificare sempre, per non lasciare che
i pensieri, le parole e i gesti diventino pesan-
ti. Quindi “perdonare”, aprirsi sempre
all’amore e, di conseguenza, “dare” amore.
Questa è la misura dell’amore, di ogni amo-
re.
Contemplo UN MONDO DI MERAVIGLIE?
In generale ho notato che il degrado è molto
più rapido del progresso. E per di più, se il
progresso ha dei limiti, il degrado è illimitato.
Questo abisso sembra essere senza fondo,
segnato com’è da gironi di perversione sem-
pre più cupi. Quasi ogni giorno sui giornali si
scoprono delitti di volta in volta più efferati;
si assiste ad una decadenza dello stile di vita;
si scoprono forme nuove di avvilimento della
dignità umana. Certo, l’uomo è un piccolo
mondo di meraviglia, eppure può trasformar-
si anche in un abisso oscuro, pieno di tempe-
sta e di follia. Eppure la stessa libertà che ci
fa decadere ci può far scendere verso l’alto;
abbruttirsi non è l’unico destino umano, ma
anche il riabilitarsi, l’elevarsi, il nobilitarsi.
(G. Ravasi, Le parole, p.54)
Agisci
Oggi chiederò allo Spirito Santo di vedere quello che nel mio cuore è durezza, impedi-mento alla misericordia, al voler bene, al trattare con benevolenza ognuno che incon-tro. Che ogni nodo nel mio cuore si sciolga, che ogni mia volontà di male si tramuti in bene, che ogni strada porti all’incontro con Dio e con i fratelli.
Preghiera
Resta con noi, Pastore buono, perché senza di te il nostro cammino precipita nel buio. Resta con noi per condurci sulle vie della speranza che non muore e nutri noi tutti con il Pane dei forti. Resta con noi, Pastore buono, fino all'ultima sera, quando vedremo il tuo volto. Allora non sarà più l'ultima se-ra ma il primo giorno della gioia senza fine. Amen.
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 7
Martedì 27
Febbraio
II Settimana del Salterio
II Settimana di Quaresima
Apri i miei occhi, o Signore, perché io sappia vedere
i segni della tua salvezza in mezzo a noi.
Brano Evangelico: Mt 23,1-12
Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla catte-
dra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e
osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fan-
no. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gen-
te, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro o-
pere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e
allungano le frange; amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle
sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì''
dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare "rabbì'', perché uno solo è il vo-
stro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre"
sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fate-
vi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il
più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato
e chi si abbasserà sarà innalzato.
Contemplo:
CAMMINARE PACATAMENTE
Altro che lasciarci cullare dai “sogni
d’oro”di un procedere folgorante, al-
tro che esser e trascina ti da
un’evoluzione avanzante che elide il
dolore e ritarda la morte, altro che la
fiducia assoluta nella scienza e nella
tecnica! L’uomo e la donna di oggi
vivono nella tensione permanente di
essere “scartati”, di non riuscire ad
afferrare lo sportello del treno del pro-
gresso che si ferma per pochi istanti
nella loro stazione. Ecco, allora, quella
patetica rincorsa verso l’ultima moda,
la cura più sofisticata, l’idea più mo-
derna. Da un lato c’è lo scoraggiamen-
to di chi non riesce a tenere il passo,
dall’altro c’è chi si precipita nella rin-
corsa. Proviamo, invece, a camminare
pacatamente, avanzando secondo i
ritmi della vita verso un progresso
umano, compatibile e responsabile.
(G. Ravasi, Le parole, p.61)
Santo del Giorno: San Leandro di Sivi-glia Nato a Cartagena nel 545 circa, scelse la vita religiosa, come i suoi fratelli Isidoro, Fulgen-zio e Fiorentina, e com-batté l'arianesimo pro-fessato dai Visigoti che governavano la Spagna. Dopo importanti con-versioni nella famiglia reale, fu espulso e si rifu-giò a Costantinopoli, dove strinse amicizia con il futuro papa Gregorio Magno. Richiamato in patria, fu nominato ve-scovo di Siviglia. Convo-cò il terzo Concilio di Toledo che sancì la con-versione del regno visi-goto al cattolicesimo. Morì intorno al 600. Rappresentato in abiti vescovili, è invocato contro i reumatismi. NOME: deriva dal gre-co e significa "uomo delicato".
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 8
Meditiamo la Parola
Nella penombra della cantina Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
Nel Vangelo di quest’oggi Gesù entra in polemica con tutti quegli uomini religiosi, come gli scribi, i dottori della
legge e i farisei, che si ritenevano giusti. In realtà costoro non erano persone cattive ma avevano ridotto il loro rap-porto con Dio a mera formalità, lo avevano rinchiuso nel bozzolo di alcune leggi, di alcune norme e quindi il rap-porto con Dio era controllato, ridotto a misura d’uomo.
Ma Gesù non vuole un rapporto formale, cristallizzato e quindi sterile; Lui vuole una adesione del cuore, un rap-porto intimo, soprattutto più vero e trasparente. Non si può usare la propria religiosità per vantarsi davanti agli
uomini perché coloro che si credono giusti davanti a Dio finiscono poi per disprezzare gli altri. La legge di Dio è quella dell’amore e la legge dell’amore è sempre infinita-mente più grande di noi e di come noi la possiamo attua-re e vivere. I farisei e i dottori della legge erano diventati
degli ipocriti: all’esterno sembravano persone giuste, per-sone apposto, ma dentro di sé non erano poi così traspa-renti e limpide. Dobbiamo imparare, in altre parole, a fare in modo che tutta la nostra esperienza di Dio si basi
sull’ascolto della sua parola, penetri nel nostro cuore e trasformi la nostra vita affinché quello che siamo diventi dono, anche se non siamo perfetti, anche se non siamo scrupolosamente in regola. Quello che conta è l’amore, è il bene che faccio e soprattutto un bene nascosto non
ostentato per essere gratificato dagli altri. Ecco i dottori della legge, i farisei, gli scribi erano portati in palmo di mano perché ritenuti uomini religiosi, uomini apposto con Dio, uomini che si vantavano della loro religiosità.
L’uomo religioso, secondo l’ottica di Gesù, invece è come la vedova del Vangelo che vive nel nascondimento il pro-prio amore per il Signore e per gli con gli altri. L’amore è come il vino: se viene messo alla luce diventa aceto; il
vino per diventare buono deve essere sempre nella pe-nombra della cantina; così è l’amore, così è il bene, se noi lo esponiamo alla luce della gente, se noi lo facciamo ve-dere, è come se diventasse aceto; il bene va sempre tenu-to nell’ombra della cantina, cioè nel segreto del cuore
dove solo Dio vede, Dio giudica e Dio comprende. Fac-ciamo in modo che le nostre buone opere siano sempre e comunque conservate nell’ombra del nostro cuore, nell’ombra delle ali di Dio affinché veramente possano
portare molto frutto.
Preghiera
Signore Gesù, la fame di sguardi e di prefe-
renza ci attanaglia, ci rende ciechi e sordi
all'analogo bisogno di chi ci vive accanto,
traditori della nostra natura e dignità di fra-
telli. Donaci di dimenticare i nostri appetiti
e insegnaci, condividendola, a saziare la
nostra vera fame: servire i fratelli che siedo-
no affamati come noi alla mensa della tua
volontà.
Parola di Dio in briciole
AL CENTRO DEL PROPRIO ESISTERE
Pagina curata da don Luciano V.M.
“Anche se i vostri peccati fossero come
scarlatto, diventeranno bianchi come ne-
ve. Se fossero rossi come porpora, diven-
teranno come lana.”
(Is 1,10.16-20)
Spesso, nella nostra vita, viviamo delle
pericolose spaccature tra ciò in cui di-
ciamo di credere e il nostro comporta-
mento. In genere, ci diciamo che la legge
di Dio è bella ed affascinante; quello che
sentiamo in Chiesa ci commuove persi-
no, e fa nascere nel nostro cuore senti-
menti di amore e di attenzione a Cristo.
Però, ci diciamo, la vita è un’altra co-
sa…...Invece, Dio dice tramite Isaia che
non può esistere una religiosità che non
ponga al centro del proprio esistere gli
atti concreti di giustizia e di amore. Essi
dimostrano proprio che abbiamo fatto
spazio nella nostra vita all’impegno ur-
gente a cui Dio ci chiama. Il Signore è
disposto persino a rendere i nostri pec-
cati, rossi come scarlatto, bianchi come
la neve. Ma sta a noi, in seguito, mante-
nere questo dono di purezza ritrovata
con l’impegno quotidiano.
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 9
II Settimana di Quaresima
Per quanto possiamo cadere, mai potremo precipitare
al di sotto delle braccia di Dio.
Brano Evangelico: Mt 20,17-28
Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la
via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio
dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo con-
danneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e
flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà». Allora gli si avvi-
cinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chie-
dergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che
questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo
regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere
il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli sog-
giunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi se-
diate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato
preparato dal Padre mio». Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con
i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo
sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non
così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si
farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro
schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere
servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».
Contemplo:
APERTI ALL’ALTRO
Se voglio che la mia vita abbia un senso per me, bisogna che
abbia un senso per gli altri. Sia-mo di natura aperti all’altro, sia
esso il creato, oppure il prossi-mo, o Dio. Una grave malattia
che purtroppo infetta non po-chi adulti è “l’autismo” spiritua-
le, che nasce dall’egoismo o dal-la paura del diverso, che dege-
nera in patologie ben più gravi (razzismo, odio ecc..) L’unica
medicina è quella dell’amore, dell’incontro, del dialogo,
dell’apertura. Bisogna che la nostra vita diventi espressione
di un senso anche per gli altri, sia un segno di luce, si trasformi
nel sale, nella fiaccola, nella città
posta sopra il monte. E’ quella che si è soliti chiamare
“testimonianza”, l’esatto oppo-sto di certe esistenze, anche di
credenti, insipide, ingrigite, flac-cide, appunto “insignificanti”.
(G. Ravasi, Le parole, p.66)
Mercoledì 28
Febbraio
II settimana del salterio
Il Santo del giorno: Venerabile Carlo Gnoc-chi Carlo nacque a San Colom-
bano al Lambro nel 1902.
Ordinato sacerdote nel
1925, fece le sue prime e-
sperienze pastorali in par-
rocchia e come cappellano
nell'istituto Gonzaga di
Milano. Fu cappellano mili-
tare degli alpini, prima in
Grecia e poi in Russia.
Quest'ultima esperienza
creò in lui una crisi tanto
profonda che, al suo ritor-
no, dedicò ogni sforzo alla
cura degli orfani, dei bam-
bini mutilati in seguito ai
bombardamenti e dei disa-
bili. Morì nel 1956. Avviata
la causa di canonizzazione,
è stato dichiarato venerabi-
le nel 2002.
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 10
Meditiamo la Parola
La logica di Gesù Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Gesù annuncia la sua passione e morte e, al ter-
zo giorno, la sua risurrezione. E in quel momento
che una donna si avvicina per chiedere al Mae-
stro di riservare i "posti migliori" per i suoi figli.
Questa richiesta "imprudente" irrita gli altri die-
ci apostoli. Gesù coglie l'occasione per spiegare
che chi vuol essere grande tra loro, deve essere
il servitore, lo schiavo di tutti.
I discepoli reagiscono all'annuncio della mor-
te di Gesù mostrando una mentalità decisa-
mente terrena: non hanno capito che il regno
in cui Cristo li vuole introdurre è proprio al-
tro rispetto a quello della terra. Giacomo e
Giovanni cercano, attraverso la madre, i po-
sti più prestigiosi. Davanti allo sdegno degli
altri del gruppo, che forse volevano per sé
quei posti di prestigio, Gesù interviene con
chiarezza: i governanti e i potenti delle na-
zioni dominano e opprimono, era così allora
come ora, ma il regno dei cieli è capovolto. II
Figlio è venuto per servire senza nemmeno il
potere di assegnare i posti nel regno. Solo il
Padre li prepara per ogni discepolo che sa
mettere al centro delle proprie scelte il bene
dei fratelli.
«Tra voi sarà così», dice Gesù. Quando, Si-
gnore, sarà così? Preghiera
Signore Gesù, in fondo al cuore sappiamo che l'anelito a essere amati è appagato solo dalla certezza di non rimanere soli. Quando ci raggiungono la paura di non essere prefe-riti e la tentazione di sgomitare per distanzia-re i fratelli, riportaci nel tuo corpo che è la famiglia umana, dove, senza temere di essere feriti, possiamo offrire umilmente la nostra povertà.
Parola di Dio in briciole
I PROFETI SONO SEMPRE SCOMODI Pagina curata da don Luciano V.M.
“Venite e tramiamo insidie contro Geremia, per-
cè la legge non verrà meno ai sacerdoti, ne il
consiglio ai saggi, ne la parola ai profeti. Venite,
ostacoliamolo quando parla, non badiamo a tutte
le sue parole”. (Ger 18,18-20)
Il ruolo di profeta, nella Bibbia, è tutt’altro che
tranquillo, e colui che è investito di questa mis-
sione quasi sempre paga con la vita. Geremia è
proprio un esempio lampante di questo desti-
no: egli, per il fatto di aver detto la verità ad un
popolo che non vuole ascoltare i continui ri-
chiami del Signore, è sottoposto a minacce e
tormenti, a tradimento e rifiuto. Eppure, il ve-
ro profeta non maledice ne aspetta vendetta:
piuttosto egli intercede per coloro che lo odia-
no e vogliono eliminarlo. IL cristiano, in quan-
to batezzato partecipa anche alla dignità profe-
tica di Gesù: ma questo, in qualche modo, si-
gnifica anche andare ad ingrossare le folle di
coloro che parlano e non sono ascoltati, che
muoiono per Dio uccisi dall’indifferenza e
dall’odio di chi non accetta una parola dura ed
esigente, ma che porta la salvezza.
Agisci sull’esempio di Maria
Oggi un semplice gesto può dimostrare che siamo servi: ci abbassiamo per cogliere qualcosa caduto a terra, salutiamo chi dovrebbe invece salutare noi, non rispondiamo male, quando l’istinto ci spinge a imporci sull’altro.
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 11
Giovedì 1
Marzo
II settimana del salterio
II Settimana di Quaresima
L'amore del Signore non è competitivo con gli altri amori, anzi li conferma, li rafforza.
L'amore del Signore è fonte per ogni altro amore che noi vogliamo esprimere
Brano Evangelico: Lc 16,19-31 C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazza-ro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfa-marsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridan-do disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, per-ché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ri-cordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mez-zo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allo-ra, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcu-no dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi».
Occupò la sede episcopale di Ver-
celli dal 452. Fece ricostruire la cat-
tedrale cittadina, devastata dai san-
guinosi combattimenti contro i Goti
e gli Unni, che si conclusero con la
vittoria dei Romani guidati dal gene-
rale Ezio nei 451. Il culto tributato
al santo vescovo è antichissimo,
nonostante la storia non riporti altri
fatti su di lui. È rappresentato in
abiti vescovili e con il pastorale.
NOME: deriva dal latino e significa
"bianco".
Parola di Dio in briciole NON CONFIDARE SOLO NELL’UOMO Pagina curata da Don Luciano V.M.
“Così dice il Signore: maledetto l’uomo che confida nell’uomo e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Si-gnore” (Ger 17,5-10)
La tentazione di confidare unica-
mente negli uomini è sempre co-
stante nel nostro cuore. Geremia
non vuole dissuaderci dall’avere
reciproca fiducia, ma vuole dirci
che il problema nasce quando non
ci rendiamo conto che gli uomini,
per quanto possano essere retti e
giusti, cono sempre delle creature,
e, come tali, destinate a passare.
Per questo è pericoloso riporre la
fiducia unicamente negli uomini.
E’ beato, invece, chi confida in Di-
o: Egli è l’unico che non passa
mai. Tu in chi hai deciso di confi-
dare? Se la tua scelta è il Signore,
non temere: sarà sempre al tuo
fianco per guidarti. Se invece hai
deciso di affidare la tua vita solo
agli uomini, fai attenzione: presto
o tardi le tue attese saranno deluse.
Sant’Albino di Vercelli
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 12
Meditiamo la Parola
Le pretese del ricco Meditazione a cura di don Carlo Moro
Parroco di Gargnano
Nel Vangelo di oggi sono presentati due at-
teggiamenti, due proposte di vita tra le quali
poter scegliere. Un uomo ricco organizzava
tutti i giorni lauti banchetti. Stava sulla sua
porta un povero di nome Lazzaro, ma il ricco
non donava niente della sua ricchezza al po-
vero. Dopo la morte di entrambi, Lazzaro
venne accolto da Abramo, mentre il ricco
soffrì terribilmente; le sorti, dopo la morte,
si sono invertite e non è più possibile mutar-
le. Ai due atteggiamenti corrispondono, dun-
que, due realtà che tra loro sono incomuni-
cabili: il paradiso e l'inferno.
La pretesa del ricco, anche dopo la morte, è
di avere potere sul povero. Chiuso nel pro-
prio egoismo non si è mai interessato di Laz-
zaro ed è ancora centrato su di sé: questo ci
fa capire che come saremo nell'aldilà lo sce-
gliamo qua, con le nostre piccole e grandi
decisioni per la vita o per la morte, nostra o
del fratello. Vorrebbe avvisare i fratelli, u-
sando il povero, ma per comprendere la via
della vita devono e possono bastare le scrit-
ture. Gesù conclude con l'amara constatazio-
ne che neanche un risorto, come sarà Lui,
può convincere chi non ha ascoltato la paro-
la.
I discepoli di allora hanno fatto fatica a cre-
dere nel Risorto, fino alla Pentecoste. Chie-
diamo allo Spirito di entrare sempre più e
meglio nel mistero e nel significato del no-
stro essere risorti con Cristo, viventi nel Vi-
vente!
Contemplo
Un’intimità personale
Il vocabolo “discrezione” trascina con sé un corteo di virtù e di valori, come la prudenza, il tatto, la misura, il rispetto, la sensibilità. So-prattutto la discrezione va a braccetto con la riservatezza , che a sua volta si coniuga con il pudore, nel senso più lato del termine. C’è infatti un’intimità personale che ora è elenca-ta sotto il vocabolario privacy, ma è qualcosa di più profondo, perché racconta la storia segre-ta, interiore, esclusiva vissuta da ognuno di noi. Essa è sovente custodita nella tomba del-la propria anima per sempre; tuttavia può es-sere donata come segno di confidenza assolu-ta a un’altra persona a cui si è legati da un vin-colo di amore e di amicizia.
Proprio per questo violare una simile confes-sione è un atto spudorato, un tradimento volu-to.
(G.Ravasi, Le parole, pag.70)
Agisci sull’esempio di Maria
Pregherò dinnanzi ad un crocifisso per meglio comprendere la gravità del pec-cato e le sue radici, e rinnovare quindi l’impegno a vivere in grazia di Dio e a corrispondere al suo amore.
Preghiera
Signore Gesù, vogliamo arrivare a risorge-re con te dalla morte della solitudine, dell'egoismo e dell'autonomia, scatenare gli slanci d'amore con cui ci fai simili a te, anche quando lo dimentichiamo. Sia la fi-ducia nella realtà e negli altri quella porta che ogni giorno scegliamo di aprire, per dilatare gli spazi di comunione e annullare ogni distanza.
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 13
Venerdì 2
Marzo
II settimana del salterio
II Settimana di Quaresima
Per raggiungere la felicità divina con il tuo Padre, Dio,
basta amare lui ed i tuoi fratelli.
Brano Evangelico: Mt 21,33-46 Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli pre-sero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidaro-no. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si com-portarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio di-cendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredi-tà. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. Quando dun-que verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondo-no: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vi-gnaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra que-sta pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà». Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.
Contemplo: RINASCERE DALLE NOSTRE
CENERI.
Cambiate direzione rispetto alle abitu-
dini in cui siete invischiati: la tenden-
za a lasciar correre, le piccole impa-
zienze e quelle parole leggere che
rivolgete al prossimo….Lasciatevi
rivoltare dal Vangelo. Prendete la
strada della Quaresima che conduce
direttamente alla Pasqua. E per far
questo, liberatevi dei bagagli ingom-
branti che vi impediscono di tenere
una “buona andatura” evangelica: il
peso che su di voi esercita il denaro,
l’attaccamento ai beni che vi disap-
propria del meglio di voi stessi e vi
rende sordi agli appelli del Vangelo.
La Quaresima ci chiama a rinascere
dalle nostre ceneri e già, in antici-
po, annuncia il fuoco nuovo della
veglia pasquale, l’incendio delle
nostre vite da parte delle forze del-
la risurrezione.
(P.Talec, Meditazioni, pp.9-10)
Il Santo del giorno: San Quinto il Tau-maturgo
Nativo della Frigia, Quinto si trasferì con la famiglia in Eolide, re-gione dell'Asia Minore,
dove si dedicò alle ope-re di carità. Inviso per questo ai pagani, fu de-nunciato, processato e infine rilasciato dal pre-
fetto Auto che Quinto aveva guarito da un'os-sessione demoniaca. Nuovamente arrestato e processato da un altro
prefetto, subì diverse torture che sopportò con spirito cristiano e, dopo la miracolosa gua-rigione delle gambe che gli erano state spezzate,
fu lasciato libero di pre-dicare. Morì intorno al 285.
NOME: di origine lati-na, significa "quinto figlio".
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 14
Meditiamo la Parola
Custodi, non padroni Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Parroco di Bovegno
La parabola dei vignaioli omicidi Gesù la in-
dirizza contro i farisei e gli scribi che si era-
no impadroniti di ciò che non gli appartene-
va, cioè della vigna del Signore che era sta-
ta loro affidata, ma soprattutto perché ave-
vano rifiutato i Profeti, coloro che il Signore
gli aveva inviato, e in modo particolare, nella
pienezza dei tempi, il suo figlio Unigenito
Gesù. Ma questa parabola è diretta anche
alla nostra vita, a ciascuno di noi, perché
descrive ciò che il Signore fa per me, per voi
per ogni uomo. Ci ha dato una vita, l’ha pro-
tetta, l’ha messa al riparo, l’ha coltivata, vi
ha costruito una siepe, vi ha piantato una
torre. Tutte le volte che noi non teniamo pre-
sente questo, che rifiutiamo la parola di Dio,
che ci ricorda che noi siamo custodi e non
padroni di noi stessi, rischiamo di fare come
gli scribi, i farisei e i dottori della legge: im-
padronirci di qualcosa che non ci appartie-
ne. La vita è un dono, il regno è un dono,
l’essere popolo eletto era un dono, ma se
poi noi questo dono lo facciamo diventare
qualcosa che ci appartiene e usciamo da
quest’ottica allora diventiamo padroni, pa-
droni di qualcosa che non è nostro.
L’ascolto della parola di Dio, dei profeti, so-
prattutto di Gesù, ci ricorda che noi dobbia-
mo custodire il bene che abbiamo ricevuto,
questa vita, dobbiamo lavorare per il regno,
dobbiamo aprirci a qualsiasi dimensione che
ci permette di far si che questa vigna che lui
ha piantato in noi e attorno a noi, possa cre-
scere e diventare ombra sicura per la vita di
tutti i fratelli.
Preghiera
Signore Gesù, ogni giorno tu mostri a ciascu-
no di noi i segni della tua benevolenza e del
tuo amore unico, anche se non esclusivo. Da-
vanti al mistero dell'elezione, che non esclude
nessuno dal tuo sguardo di misericordia,
guarisci il nostro cuore da invidie, gelosie e
competizioni, e fa' che sul talamo della croce
ci scopriamo irriducibilmente amati.
Parola di Dio in briciole
Rinunciare non è triste Pagina curata da don Luciano V.M.
Lasciate ciò che rimpicciolisce la vostra vita
a dimensioni irrisorie. Prendete semplice-
mente le distanze rispetto alla china verso
cui la vostra natura umana vi trascina. Rad-
doppiate la vostra posta sul Vangelo.
Il Vangelo adopera una parola che non ci piace dire: rinuncia. Rinunciare non è triste,
non significa rassegnarci ad una vita grigia.
Significa dire di no a ciò che crea in noi
una tale abitudine ai costumi del mondo da
farci diventare insensibili agli appelli del
Vangelo. Dio vi ama troppo perché inve-
stiate il vostro capitale di vita alla borsa-
valori della società dei consumi. A forza di
incitarvi a comprare, consumate voi stessi a
fuoco lento. Non mettete in liquidazione la
vostra vita per comprare, ad un prezzo in-
feriore, la gioia di vivere alla luce del Van-
gelo. (P. Talec, Meditazioni, p.12)
Agisci sull’esempio di Maria
Con l’aiuto di Maria, che ha detto: “Grandi co-se ha fatto per me l’Onnipotente”, mi impegno a ringraziare per le tante meraviglie che il Si-gnore ha operato nella mia vita.
Non di solo pane - Numero 839 - Tempo di Quaresima - pagina 15
Sabato 3
Marzo
II settimana del salterio
II Settimana di Quaresima
Dio ti chiama per nome ed il suo invito è fatto
di tenerezza e di amore.
Brano Evangelico: Lc 15,1-3.11- 24 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli
scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli
disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al
padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra
loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue
cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da disso-
luto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli
abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe
voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene da-
va. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre han-
no pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre
e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno
di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si in-
camminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e com-
mosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Pa-
dre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chia-
mato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello
e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello gras-
so, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far fe-
sta.
Medita Dio è molto più grande
dell'uomo, Egli non
vuole la morte del pec-
catore, ma che si con-
verta e viva. Noi uomini
tante volte siamo me-
schini. Per il figliol pro
digo, il problema non è
stato il Padre, ma il fra-
tello, freddo come un
pezzo di marmo e ven-
dicativo come una vipe-
ra. Dio è amore e non
può mai abbandonare la
sua creatura; Egli usa
misericordia con tutti,
guarda tutto ciò che di
bello e di grande vi è
nei suoi figli. Il top della
gratuità è immergersi
nell'amore di Dio e in
quell'amore dirigersi
verso i fratelli. Allora si
entra nella bellezza
dell'amore puro che
genera il dono di sé, la
gioia, il perdono. In tal
modo il limite dell'altro
è visto come inizio della
nostra generosità; il
peccato dell'altro è visto
come una chiamata ad
amare di più i nemici
visti come persone che
cercano affetto; i po
veri sono riconosciuti
come nostre guide. Bea-
ti coloro che amano
come ama Dio perché
oltre ad essere felici
fanno felici gli altri e il
loro sorriso d'amore
illumina il mondo.
Il Santo del giorno:
Santa Cunegonda
Nata nel 978 circa, figlia del
conte Sigfrido di Lussem-
burgo e di Edvige di Ale-
magna, Cunegonda fu data
in sposa a Enrico di Bavie-
ra, di lì a poco eletto impe-
ratore del Sacro Romano
Impero. Condusse con il
marito una vita esemplare
e, alla morte di lui, si ritirò
benedettina, deponendo le
insegne del potere, nel mo-
nastero di Kaffungen da lei
fondato. Morì intorno al
1040. Il culto di santa Cu-
negonda fu approvato da
Innocenzo III nel 1200.
Viene rappresentata in abiti
regali e spesso tiene in ma-
no il modellino del duomo
di Bamberga; può indossare
anche abiti monastici.
PATRONA: del Lussem-
burgo.
NOME: deriva dal tedesco
e significa "che combatte
per la stirpe".
333/3390059 don Luciano
Anno XX - n. 839
Domenica 25 febbraio 2018
Chiuso il 16/02/2018
Numero copie 1350
Stampato in proprio
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it
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