parrocchia “santa teresa di gesù bambino” madeleine ... · fino in chiesa, sia icona di un...
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SALI CON ME!
Il percorso di preghiera del Gruppo Esperienza
Anno Pastorale 2011-2012
V i a E d u a r d o N i c o l a r d i — N a p o l i P a r r o c c h i a
“ S a n t a T e r e s a d i G e s ù B am b i n o ”
L ’ INCONTRO
1. Il tempo
2. La Presenza
3. Stare e sostare
4. La preghiera come
relazione
5. I luoghi della relazio-
ne
6. La preghiera come
fatica
7. La preghiera come
lotta
8. Cos’è la preghiera
L ’ALLEANZA
1. La preghiera come
alleanza
L ’ASCOLTO
1. L’ascolto di Dio
2. L’ascolto dei bisogni
del mondo
LA R ISPOSTA
1 . Dal “dove” al “come”
2 . La contemplazione
3 . La preghiera di in-
tercessione
4. La preghiera di lode
5. La preghiera come
alleanza comunitaria
“Sali con me”….
...questo il nome del percorso di preghiera di
quest’anno. La preghiera che facciamo il sabato
sera, salendo “fisicamente” dalle sale parrocchiali
fino in Chiesa, sia icona di un cammino tanto
esteriore quanto interiore che ci porta ad un
incontro con Gesù, vivo e vero; sia il luogo e il
modo per trovare sempre nuovi strumenti per
entrare in relazione con Colui da cui sappiamo di
essere amati. Avviciniamoci dunque all’altare, con
il cuore e il corpo, con la mente e con tutto ciò
che siamo, con tutto ciò che ci portiamo dentro, o
addosso … o sopra le spalle, e depositiamolo ai
piedi di Gesù.
La preghiera richiede il
tempo per ciò che essa
deve fare con del tempo:
essere grida, sguardo,
energia, strumento in ogni
attività in cui deve
intervenire
(Madeleine Delbrel)
2
IL TEMPO
(Qo 13,1-8) “Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccen-
da sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace”.
Questo è il tempo della preghiera!
Tempo...sintesi dolorosa della mia ambivalenza.
Rincorro il tempo e penso di non averne mai a sufficienza per fare tutto ciò che do-
vrei
e mi dispero,
sono afflitta e la mia afflizione è vera...
e la preghiera è tempo che io non ho! ...
Poi mi accorgo che, pur nella mia vita così frettolosa,
si aprono spazi di dolce serenità ogni qual volta metto insieme parole disordinate
a comporre piccole preghiere,
e mi sento ascoltata anche quando mi nascondo.
Lui ha sempre tempo per me e per le mie preghiere!
Se si conosce la strada della serenità e dell'amore disinteressato
perché la si rifugge?
Gesù, fammi capace di perseverare nella preghiera
anche quando presa dagli affanni quotidiani o semplicemente dalle distrazioni
distolgo il mio pensiero da TE.
Amen.
(Una sorella della Comunità)
L’incontro
3
Il tempo è spazio vissuto: il tempo della preghiera è la possibilità che diamo a Dio, lo
spazio che Gli concediamo, e che Lui vuole riempire…
Ascoltate OGGI la sua voce, come dice il Salmo 95 al versetto 7….OGGI e non do-
mani.
Il tempo della preghiera non è tempo perso; è tempo nel quale si apre la strada della
vita, si apre la strada per imparare da Dio un amore ardente verso di Lui e verso la
sua Chiesa, e una carità concreta per i nostri fratelli.
Per dedicare un tempo alla preghiera occorre anzitutto solitudine e di silenzio, per
cercare e ascoltare Dio.
Occorre far tacere le molte parole e i rumori, le distrazioni che assordano il nostro
cuore; occorre entrare nell'essenzialità del silenzio e della solitudine, operando una
presa di distanza dalle molte presenze che giornalmente ci assediano.
Alla preghiera è bene inizialmente dedicare un tempo fissato nella giornata, un tempo
cui restare fedeli, non i ritagli lasciati dai molti impegni. Se questa è la dimensione
autentica del tempo del cristiano, allora capiamo in profondità la portata di questa
affermazione di Dietrich Bonhoeffer:
«La perdita della memoria morale non è forse il motivo dello sfaldarsi di tutti i vincoli,
dell'amore, del matrimonio, dell'amicizia, della fedeltà? ….Niente resta, niente si radi-
ca. Tutto è a breve termine, tutto ha breve respiro. Ma beni come la giustizia, la veri-
tà, la bellezza e in generale tutte le grandi realizzazioni richiedono tempo, stabilità,
"memoria", altrimenti degenerano. Chi non è disposto a portare la responsabilità di un
passato e a dare forma a un futuro, costui è uno "smemorato", e io non so come si
possa colpire, affrontare, far riflettere una persona simile».
Facciamo risuonare dentro di noi questa memoria di Dio, la memoria morale come
dice Bonhoeffer: la memoria delle nostre relazioni, delle nostre amicize, della fedeltà,
della perseveranza…memoria del nostro incontro, del nostro primo incontro; di una
parola ricevuta, di una parola donata…!
«Il cristiano deve sempre custodire il ricordo di Dio, perché non deve amare Dio sola-
mente in chiesa ma anche camminando, parlando, mangiando».
Questa memoria diviene presenza interiore cioè preghiera, vita davanti a Dio e nella
coscienza della Sua Presenza. La memoria non è un solo movimento psicologico, ma
è azione dello Spirito Santo, e in quanto Sua opera la memoria di Dio diviene anche
profezia.
“Gesù aveva tempo per pregare perché aveva deciso di trovare il tempo”
4
CERCARE LA PRESENZA
Mc 14,12-15 I suoi discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa
mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: «Andate in città e vi verrà
incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro
dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà
al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi».
Pregare significa entrare nella dimensione di Dio, nella “stanza superiore” e lì
dimorare alla Sua presenza. Cerchiamo stasera di “ascoltare” la presenza di Dio, di
farne esperienza, e di utilizzare a questo scopo tutti i nostri sensi…
Udito... la Parola, i canti, la musica
Vista…. Icona, le candele
Olfatto... Incenso
Tatto... Il fratello al nostro fianco
Gusto... il gusto della preghiera
Proviamo ad immaginare questa “stanza superiore” in cui abita la parte più profonda
di noi e dove abita Dio stesso.
Diamogli forma. Immaginiamoci presenti al suo interno.
È all’aperto o al chiuso? Che cose c’è dentro? Cosa ci vediamo? Com’è la
temperatura? Ci sono odori? Che sensazioni proviamo? Che pensieri, che emozioni?
Restiamo, per qualche minuto, alla Sua Presenza…
"Io lo guardo ed egli mi guarda"
Entrare in preghiera alla Sua presenza vuol dire andare al centro del nostro cuore, là
dove ha preso dimora Colui che amiamo. Concentriamo la mente, la volontà e tutto il
nostro essere, scendiamo verso il nostro cuore, dove lo Spirito Santo ha allestito la
sua tenda…dove Gesù ci ha preparato una “grande sala con i tappeti”.
1 Re 19,11-13 Elia entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: «Che fai
qui, Elia?». Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore». Ecco, il Signore passò. Ci
fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il
Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel
terremoto. 12 Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il
mormorio di un vento leggero. 13 Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò
all'ingresso della caverna.
5
DAGLI SCRITTI DI SANTA TERESA D’AVILA «Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni (stanze), come molte ve ne sono in cielo. (...) al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l'anima ». «Dobbiamo ora vedere il modo di poter entrare. Sembra che dica uno sproposito, perché se il castello è la stessa anima, non si ha certo bisogno di entrare, perché si è già dentro. (...) Però dovete sapere che vi è grande differenza tra un modo di esservi e un altro, perché molte anime stanno soltanto nei dintorni del castello, (...) senza curarsi di andare innanzi, né sapere cosa si racchiuda in quella splendida dimora, né chi l'abiti, né quali appartamenti contenga. Se avete letto in qualche libro di orazione consigliare l'anima ad entrare in se stessa, è proprio quello che intendo io».
Stare in preghiera significa stare in uno “spazio sacro”.
Lo spazio sacro è in realtà un tempo, il tempo della presenza. L’ideale della vita
spirituale è abitare incessantemente questo spazio, non abbandonarlo mai, qualunque
cosa stiamo facendo esteriormente.
Esodo 3,1-6 1 Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il
bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. 2 L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in
mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3 Mosè pen-
sò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». 4 Il Signore vide che si era
avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». 5 Riprese: «Non
avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». 6 E disse: «Io sono il Dio di
tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di
guardare verso Dio.
Il roveto ardente: il fuoco come presenza di Dio. I sandali: entriamo in questo spazio
sacro spogliandoci di tutto ciò che non serve, di ciò che siamo, di ciò che pensiamo di
essere …del nostro io!
Dedicando regolarmente tempo alla consapevolezza della Presenza di Dio, questa
diventerà familiare e un certo punto sarà lei a cercare noi, fino a diventare il sottofon-
do di tutta la nostra giornata, della nostra vita. La condizione essenziale è il silenzio…
non un silenzio passivo, semplice, vuoto; non assenza di rumore, ma silenzio conqui-
stato, un silenzio interiore, dove l’io lascia il posto a Dio, dove tutte le nostre preoccu-
pazioni non riempiono più il nostro cuore.
DAGLI SCRITTI DI SANTA TERESA D’AVILA «Dobbiamo ritrovarci in noi stesse anche in mezzo
alle occupazioni, essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell'Ospite che
abbiamo in noi, persuadendoci insieme che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. Se ne prenderemo l'abi-
tudine Egli si farà sentire presente».
6
Occorre uscire dalle nostre caverne dove ci siamo rifugiati o nascosti e porci alla pre-
senza di Dio…proprio come Mosè sul Sinai, Elia sull’Oreb, o Maria presso la Croce.
Dio non è nel vento impetuoso. Dio non è nel terremoto e neppure nel fuoco… Dio è
nel mormorio di un vento leggero (=voce di silenzio sottile) Perché Dio parla nel silen-
zio! Il brano di Elia ci chiede di fare una vera esperienza di preghiera.
7
STARE/RIMANERE
1Gv 1-4 “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi,
quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita (e la vita è stata
manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era
presso il Padre e che è stata manifestata a noi), quello che abbiamo visto e udito, noi ve lo annunziamo,
affinché anche voi abbiate comunione con noi; e la nostra comunione è col Padre e col suo Figlio, Gesù
Cristo. E vi scriviamo queste cose affinché la vostra gioia sia completa.…..”
Ripercorriamo fratelli i nostri incontri, ciò che in queste sere di sabato abbiamo visto,
abbiamo sentito, abbiamo gustato e abbiamo sperimentato.
Questo è un tempo in cui sostare, in cui rimanere e adorare Gesù con gli strumenti
che abbiamo cercato di acquisire in queste giornate…
IL TEMPO: il tempo della preghiera è la possibilità che diamo a Dio, è lo spazio che
Gli concediamo e che Lui vuole riempire…
LA MEMORIA: Facciamo risuonare dentro di noi questa memoria di Dio: la memoria
delle ns relazioni, delle ns amicizie, della fedeltà, della perseveranza…memoria del ns
primo incontro; di una parola ricevuta, di una parola donata…
LA PRESENZA: questa memoria diviene presenza interiore cioè preghiera, vita
davanti a Dio e nella coscienza della Sua Presenza….la presenza di Dio è il
confine che separa la preghiera da tutto il resto.
Dio ci attende in questo tempo e in questo luogo di preghiera, in questa stanza
superiore in cui sostiamo per un po’! E’ un tempo infinito se pensiamo a Dio che ci
attende, ed è un tempo.
Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Li annienti: li sommergi nel sonno; sono come l’erba che germoglia al mattino:
al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca. (dal Salmo 89)
Con la preghiera domandiamo a Dio che un riflesso dell’eternità penetri nella nostra
breve vita e nel nostro agire; perché in questi nostri giorni che passano e scompaiono
ci sforziamo di dirigerci laddove sei Tu, Signore, dove ci aspetti, da sempre e per
sempre.
STIAMO E SOSTIAMO ALLA SUA PRESENZA….
8
LA PREGHIERA COME RELAZIONE
La preghiera, nelle sue forme e nei suoi modi, è direttamente connessa al volto del
Dio che essa intende raggiungere, e nel dialogo con Dio noi uomini prendiamo le
misure di noi stessi, ci riconciliamo con la nostra bellezza da Lui amata e accettiamo i
nostri limiti. Ma la preghiera cristiana è anche risposta dell'uomo alla decisione
gratuita e prioritaria di Dio di entrare in relazione con l'uomo, una relazione personale
con Dio, vivo e vero, una relazione che concede spazio di parola a noi e a Lui….
Dal libro della Genesi Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del
giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Adamo Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
Ci potremmo forse anche domandare, con amore e in uno spirito di santa ricerca:
“Adamo, chi sei?” “Adamo, cosa sei?” Ti sei nascosto da Dio, colmo di vergogna, ma
ti sei anche occultato dalla tua stessa vista. “Adamo, dove sei? Il tuo nome in ebraico
vuol dire sia ‘umanità’ che ‘della terra’. Sei ‘uomo’ in generale, o una singola
persona? O entrambi? O forse sei me e io sono te, quando disubbidisco all’ordine di
Dio nella mia propria vita? O forse sei tutte queste cose, e forse anche più di tutte
queste? Adamo, puoi dirci qualcosa di noi stessi, della nostra vita in questo mondo?
La preghiera diventa fonte di sorpresa e meraviglia quando scopriamo che Dio in
Gesù ci cerca per primo ed è Lui che ci chiede da bere.
La Samaritana al pozzo (Gv, 4) Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere».
È Dio che, secondo tutte le pagine bibliche, cerca, interroga, chiama l'uomo, il quale è
condotto dall'ascolto alla fede, e nella fede reagisce attraverso il rendimento di grazie
(benedizione, lode ecc.) e la domanda (invocazione, supplica, intercessione ecc.),
cioè attraverso la preghiera sintetizzata nei suoi due momenti fondamentali. Gesù ha
sete; la sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera. Che lo sappiamo o
no, la preghiera è l'incontro della sete di Dio con la nostra sete.
Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
9
«Se tu conoscessi il dono di Dio! » (Gv 4,10).
La meraviglia della preghiera si rivela là presso i nostri pozzi dove andiamo a cercare
la nostra acqua: là Gesù viene ad incontrarci; egli ci cerca per primo ed è lui che ci
chiede da bere. Gesù ha sete: che lo sappiamo o non lo sappiamo, la preghiera è l'in-
contro della sete di Dio con la nostra sete.
Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui (S. Agostino)
«Tu gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva » (Gv 4,10).
La nostra preghiera di domanda è paradossalmente una risposta. Risposta di fede alla
promessa gratuita di salvezza, risposta d'amore alla sete di Gesù, risposta al lamento
di Gesù vero uomo e Dio vivente:
«Essi hanno abbandonato me, sorgente d'acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne
screpolate» (Ger 2,13).
La vita di questa donna cambia radicalmente incontrando Gesù. A quel pozzo la don-
na entra in relazione con Gesù: chi incontra in profondità la persona e l’annuncio, la
proposta e la prospettiva di Gesù cambia radicalmente la direzione della sua vita: non
basta passare accanto al Vangelo, ma bisogna incontrare in profondità, accogliere
con il cuore la proposta di Gesù.
Tutti noi, pur così lontani nel tempo, possiamo trovare in Gesù l’incontro che fa nasce-
re a vita nuova le nostre esistenze. Dio ci offre in Gesù questa possibilità. La donna
samaritana ha preso sul serio questa opportunità … e noi?
10
LA CHIAMATA
Mc 1, 16-20 16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
La chiamata è quel momento in cui riconosciamo Dio, in cui ciò che attendevamo si fa
presente. La chiamata di Dio è rivelativa di ciò che siamo nel profondo, di ciò che
abbiamo smarrito.
Se il pozzo cui giunse la Samaritana è il luogo in cui Gesù ci ha rivelato la sua sete,
suscitando in noi una sete di Lui, della sua presenza, della relazione con lui, le rive di
questo lago, dove i discepoli sono intenti a condurre la loro vita, rappresentano il
luogo della chiamata.
Fermiamoci allora stasera su queste rive, ascoltiamo ancora Gesù che ci chiama….ci
chiama a seguirlo, a stare con lui, a conoscerlo e ad incontrarlo ancora nella
preghiera.
Se la preghiera è lo spazio in cui Dio desidera abbassarsi fino a noi, e comunicare
con noi, la vita di unione con Dio consisterà perciò nell’accogliere questa
comunicazione divina. La preghiera è dunque una apertura intima e profonda al dono
di Dio…
Apocalisse 3,20 Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.
La preghiera allora non è tendere verso Dio, ma accoglierlo in uno stato di
abbandono interiore sempre più grande e spoglio.
Non si mira al sole, non si cerca di raggiungerlo, è il sole che viene a noi, e i suoi
raggi ci toccano prima ancora che possiamo vederli
1 Gv 4,10 10 … non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi …
Lì sulle sponde di quel lago ci ha chiamati, ed ogni giorno ci chiama all’incontro con
Lui…non perdiamo di vista allora questo santo appuntamento: nella preghiera
abbiamo la possibilità di stare da soli con Lui…
11
I luoghi della relazione con Dio
LA MONTAGNA
Scopriamo un nuovo luogo dove possiamo entrare in relazione con Dio: la montagna.
Iniziamo la nostra salita verso la cima della montagna, la Montagna di Dio; e in
questo tragitto lungo le varie alture di cui ci parla la Scrittura, facciamoci guidare
dall’esperienza di tutti quegli uomini che come noi avevano sete di Dio ed hanno
sudato, faticato e camminato prima di giungere ad incontrarLo. Leggendo le pagine
della Scrittura che ci rimandano alla montagna, scopriamo che l’esperienza che
l’uomo fa di Dio in queste luoghi ne esce ogni volta accresciuta, arricchita,
ampliata….Questo può essere il nostro cammino lungo la via della Preghiera
personale, un cammino fatto in salita, dove non mancano luoghi di sosta e di ristoro,
luoghi di buio e di solitudine, luoghi di incontro con Dio…quindi fratelli nel cammino
della preghiera , fermiamoci e meditiamo su ciascuna delle alture che propone la
Scrittura, perché ognuna di queste può rappresentare un momento lungo il percorso
della nostra preghiera personale.
Il cammino di Israele è costellato di molti monti, e anche il cammino di Gesù; il
messaggio da essi espresso è sostanzialmente unico, ma ha bisogno di molte
immagini per essere compreso. Possiamo tuttavia fare questo paragone, tra la nostra
preghiera personale e il cammino in salita che porta sulle cime di queste montagne: e
la scrittura ci aiuta in questo parallelo. La preghiera, che Gesù ci invita a fare ogni
giorno, ha esattamente l’aspetto di un percorso in salita. Tuttavia questo percorso
non può essere acquisito una volta per tutte alla nostra consapevolezza, alla nostra
memoria: per conoscere quel luogo, quello spazio dove incontriamo Dio a tu per tu,
occorre sempre da capo staccarsi dalla pianura, dalle cose piatte della vita comune, e
salire su un monte.
Tra i molti monti che segnano il cammino dell’uomo verso la relazione con Dio,
troviamo il Monte Ararat, il monte della “nuova” creazione, il Monte dell’Alleanza….
Gn 8, 1-5. 13-17 Il Monte Sinai, il monte dove Mosè entra in relazione con Dio, e dove Dio rivela se stesso come salvatore del mondo. Es 19, 3-8. 18-20 L’altura di Gabaon, il luogo dove l’uomo si spinge fino alla preghiera di richiesta, la richiesta per ottenere da Dio un cuore in grado di ascoltare, un cuore saggio e intelligente… 1 Re 3, 4-14 Il Monte dell’Oreb, luogo dell’incontro con il Signore. Luogo dove gustare della Sua Presenza….
12
1 Re 19, 9-11 9 [Elia] entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: «Che fai qui,
Elia?». 10 Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita». 11 Gli fu detto: «Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore».
Il Monte delle Beatitudini è il luogo dove Gesù annunzia se stesso, annuncia chi è
lui…. La salita al monte di Gesù, in Mt è espressione della compassione per il popolo,
dal quale non si allontana, ma a cui si rivolge, invitandolo ad optare per il regno,
abbandonando definitivamente la condizione di "pecore perdute" per entrare in quella
di "beati". Indicandoci "la montagna" con l'articolo determinativo ma senza precisi
riferimenti topografici, Matteo non vuole indicare una località geografica precisa, ma il
luogo della presenza divina che non appartiene solo a Israele ma a tutti noi… allude
al Sinai, al monte dove viene proclamata la nuova definitiva alleanza e dove si
manifesta la gloria del Signore.
Mt 5, 1-12 Il monte delle Beatitudini possiamo vederlo anche come quel luogo dove fare sosta e ascoltare le sue parole, ciò che di sé. E’ il luogo del ristoro, della consolazione per il cammino già fatto e per quello ancora da fare…. Il monte Tabor, luogo della Trasfigurazione è la montagna dove Gesù manifesta se stesso, è il monte della luce, della Rivelazione. Mt 17, 1-4 Il monte Calvario, luogo del silenzio e del buio, della fatica di comprendere e del pianto, luogo della solitudine e della paura….
Dagli scritti di Santa Teresa d’Avila: «Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di
un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte stanze, come molte ve ne sono in
cielo. Al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove si svolgono le cose di grande
segretezza tra Dio e l'anima. Per quanto io ne capisca, la porta per entrare in questo castello è la
preghiera e la meditazione». Vi è grande differenza tra un modo di essere nel castello e un altro, perché
molte anime sostano soltanto nei dintorni, (...) senza curarsi di andare innanzi, né sapere cosa si
racchiuda in quella splendida dimora, né chi l'abiti, né quali appartamenti contenga. Se avete letto in
qualche libro di orazione consigliare l'anima ad entrare in se stessa, è proprio quello che intendo io»
Le anime senza la preghiera sono come un corpo storpiato e paralitico che ha mani e piedi, ma non li
può muovere. Ve ne sono di così ammalate e talmente avvezze a vivere fra le cose esteriori, da esser
refrattarie a qualsiasi cura, quasi impotenti a rientrare in se stesse. Abituate a un continuo contatto con i
rettili e gli animali che stanno intorno al castello, si son fatte quasi come essi e non sanno più vincersi,
nonostante la nobiltà della loro natura e la possibilità che hanno di trattare nientemeno che con Dio»
«Dobbiamo ritrovarci in noi stesse anche in mezzo alle occupazioni, essendoci sempre di gran
vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell'Ospite che abbiamo in noi, persuadendoci
insieme che per parlare con Dio non occorre alzare la voce. Se ne prenderemo l'abitudine Egli si farà
sentire presente»..«Così le nostre preghiere vocali le reciteremo con maggior quiete ed eviteremo molta
noia. Dopo esserci sforzate per alcun tempo di tener compagnia al Signore, Egli ci capirà anche per via
di segni».
13
I luoghi della relazione con Dio: LA TENDA
Stasera scopriamo un altro luogo dove possiamo entrare in relazione con Dio, dove
dimorare, rimanere e accogliere Dio, la Sua Parola, i nostri fratelli: la tenda. Lascia-
moci guidare dallo Spirito ad entrare in questa tenda… La tenda come accoglienza
dell’altro. La tenda come luogo di incontro con Dio. La tenda come oasi nel deserto,
come luogo di ristoro dalla fatica di ogni giorno. La tenda come luogo di riposo duran-
te il nostro cammino, e dove far emergere la Parola di Dio. La Tenda si allarga per
ricevere tutto: chi che cerca una sosta che lo rinfranchi e lo alimenti; chi sente la soli-
tudine bussare alla porta, chi soffre la lacerazione o piange un lutto; chi desidera gioi-
re e lodare Dio; chi desidera restare in ascolto di Dio e della sua Parola….
Is 54, 2-3.5 2 «Allarga il luogo della tua tenda, si spieghino i teli della tua abitazione, senza risparmio; allunga i tuoi cordami, rafforza i tuoi picchetti! 3 Poiché ti spanderai a destra e a sinistra; la tua discen-denza possederà le nazioni e popolerà le città deserte. ….. 5 Poiché il tuo creatore è il tuo sposo; il suo nome è: il SIGNORE degli eserciti; il tuo redentore è il Santo d'Israele, che sarà chiamato Dio di tutta la terra.
Quando accogliamo lo Sconosciuto che bussa alla nostra porta e allarghiamo i paletti
della nostra tenda, entra con lui anche un carico di benedizione e di vita. Quando ri-
maniamo aperti e accogliamo la vita, la vita si fa benedizione e fecondità per noi. La
tenda si allarga, si gonfia del vento della novità e si fa vela, spingendoci oltre…
Tenda come rimanere, dimorare, con Dio e con gli uomini. Entrare nella tenda signifi-
ca perciò entrare in intimità con Dio, insieme ai fratelli…
Dal libro dell’Esodo Il Signore disse a Mosé: «Ordina agli Israeliti che mi consacrino un luogo particola-re, così io abiterò in mezzo a loro. Farete la tenda e gli oggetti di culto uguali al modello che vi mostrerò, secondo il modello della Dimora. Io ti darò convegno appunto in quel luogo». Dio è dove meno ce lo aspettiamo. “Dove abita Dio? …Dove lo si lascia entrare”. En-
trare nella tenda è perciò entrare in intimità con Dio, significa pregare, per scoprire
che questa stessa tenda è abitata dai miei fratelli, con i quali divido questo spazio di
intimità.
La tenda è agile e leggera; si mettono solo poche cose, quelle essenziali, quelle di cui
non si può farne a meno. La tenda è un luogo modesto, semplice, aperto a tutti; è un
luogo accogliente, tutto è condiviso. La tenda è un luogo dinamico, provvisorio, è per
chi è in cammino, per chi ha una meta da raggiungere…la Tenda diventa anche spa-
zio di accoglienza, di ospitalità gradita e gradevole….
14
Gn 18, 1-5 Poi il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. 2 Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi pres-so di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, 3 dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. 4 Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. 5 Permettete che vada a pren-dere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Oggi si fa fatica a coltivare dei sogni e a portarli avanti con perseveranza. Ad ogni
minima difficoltà ci scoraggiamo e corriamo il rischio di rassegnarci e buttare via quel
desiderio profondo che muove i nostri passi. Diventiamo così distratti e passivi. Solo
l’attesa produce attenzione alla vita, a ciò che ci capita, a ciò che si sta muovendo
davanti a noi. L’attenzione porta a domandarsi, a cercare, ad aprirsi al nuovo, agli
altri, alla vita che passa e bussa alla nostra porta. Per Abramo tutto questo si concre-
tizza nel momento in cui tre stranieri, tre sconosciuti passano lì davanti alla sua tenda
in cerca di ristoro; Abramo e Sara allargano lo spazio della loro tenda accogliendoli
con amore e rispetto. Nell'ora più calda del giorno e nel deserto, quando è necessario
trovare un riparo, Abramo accoglie i 3 uomini lavando loro i piedi, offrendo l'ombra
sotto una quercia e dando loro da bere e da mangiare.
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I luoghi della relazione con Dio: IL CUORE
Tutti i luoghi che abbiamo scoperto in queste settimane (il pozzo, la montagna, il lago,
la tenda) dobbiamo abituarci a farli entrare nel nostro quotidiano, nel frequentarli assi-
duamente per poter entrare in relazione con Dio. Stasera l’incontro di preghiera è
centrato su un altro luogo in cui fare alleanza con Dio, in cui cercare la sua presen-
za…il cuore. E faremo una esperienza graduale di scoperta di questo luogo, di que-
sto nostro spazio interiore…. un primo momento di svuotamento ed un secondo mo-
mento di ricerca di Dio…
Stasera nello scoprire questo nuovo luogo in cui entrare in relazione con Dio, ci dob-
biamo forse dire che è proprio il luogo principale, il punto di arrivo di questa ricerca
incessante dell’uomo, di noi tutti, di Dio e della sua Parola. La relazione con Dio non
avviene perciò in un luogo estraneo a noi, ma avviene nel ns cuore, nel ns intimo.
Spesso sogniamo il luogo della preghiera come una specie di posto separato dalla
confusione del mondo, un ambiente dove ci troviamo sicuri nella tranquillità e nella
pace... ma la preghiera non è una ricerca di una pace a basso prezzo, la preghiera è
entrare in quella fornace della relazione con Dio e lasciare che sia il suo calore e la
sua presenza chi diano forma al nostro essere. Ma per entrare nel cuore c’è bisogno
di una gradualità, di una sottile ma efficace tecnica che ci aiuti a fare spazio e lasciar-
ci colmare da Dio… tuttavia dobbiamo iniziare a prendere confidenza con questo luo-
go quotidianamente, perché la preghiera è come un esercizio fisico, e a pregare si
impara pregando… …ed è anche bello scoprire il cuore come punto di incontro con
Dio…perché il cuore è sempre con noi, a nostro uso e consumo….e non abbiamo
bisogno di prendere appuntamenti!!! Entrare nel nostro cuore può essere una espe-
rienza difficile per alcuni perché possono esserci mille e mille distrazioni che soprag-
giungono improvvise…non ci lasciamo scoraggiare, e siamo perseveranti, perché nel
cuore c’è tanto altro.
Nel corso di questo primo momento sforziamoci di operare dentro di noi uno svuota-
mento, di liberarci di tutte le tensioni, di tutti i luoghi di “non amore”, di tutte le ns resi-
stenze, i ns no detti a Dio e ai fratelli. Cerchiamo di abbattere i muri che abbiamo al-
zato e di spianare quei solchi che abbiamo creato con l’altro, con Dio…
Ezechiele 36, 24-26.28 24 Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. 25 Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; 26 vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio" Dal libro dell’Apocalisse 3,20 Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.
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Perché la distanza che abbiamo con l’altro misura la distanza che abbiamo con Dio…
far entrare Dio in questo nostro luogo intimo significa perciò accorciare queste
distanze, e far pace con l’altro in questa seconda fase, dopo aver sgombrato il cuore
di tutto ciò che lo appesantisce, lasciamo che Dio entri nel nostro cuore, facciamogli
spazio, permettiamogli di entrare, guardare, ascoltare il nostro dolore, la nostra gioia,
le nostre ansie, i nostri sogni, le nostre attese, la nostra lode, il nostro ringraziamento
per ciò che siamo ed abbiamo….affidiamogli il turbamento della settimana, la
stanchezza, e apriamogli la porta. Allora facciamo silenzio e ascoltiamoLo.
La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima
sola!
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LA PREGHIERA COME FATICA
Nella nostra relazione con Dio, dal confronto con Lui che è Padre, può succedere che
facciamo esperienza delle nostre ombre, delle nostre contraddizioni, delle nostre
ambivalenze, dei nostri luoghi “bui” o comunque di tutto ciò che è la nostra umanità,
la nostra “carne” fa fatica a guardare. Ecco la fatica, questa è la fatica della
preghiera….non solo la fatica per riuscire a trovare nella nostra giornata un luogo e
uno spazio e mantenerci fedeli a quello, ma la fatica di guardarci dentro.
Giobbe 7, 1-4 1 Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario? 2 Come lo schiavo sospira l'ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, 3 così a me son toccati mesi d'illusione e notti di dolore mi sono state assegnate. 4 Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?». Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.
Scendiamo nel nostro cuore e cerchiamo lì tutto ciò che è la nostra fatica…il lavoro
della settimana, il dolore, le delusioni, la stanchezza, le nostre paure, le nostre
resistenze… la fatica di non essere riusciti a trovare un minuto per stare con Dio.
Giobbe 10, 1-7 1 Stanco io sono della mia vita! Darò libero sfogo al mio lamento, parlerò nell'amarezza del mio cuore. 2 Dirò a Dio: Non condannarmi! Fammi sapere perché mi sei avversario. 3 È forse bene per te opprimermi, disprezzare l'opera delle tue mani e favorire i progetti dei malvagi? 4 Hai tu forse occhi di carne o anche tu vedi come l'uomo? 5 Sono forse i tuoi giorni come i giorni di un uomo, i tuoi anni come i giorni di un mortale,6 perché tu debba scrutare la mia colpa e frugare il mio peccato, 7 pur sapendo ch'io non sono colpevole e che nessuno mi può liberare dalla tua mano?
Giobbe 10, 8-14 8 Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte; vorresti ora distruggermi? 9 Ricordati che come argilla mi hai plasmato e in polvere mi farai tornare. 10 Non m'hai colato forse come latte e fatto accagliare come cacio? 11 Di pelle e di carne mi hai rivestito, d'ossa e di nervi mi hai intessuto. 12 Vita e benevolenza tu mi hai concesso e la tua premura ha custodito il mio spirito. 13 Eppure, questo nascondevi nel cuore, so che questo avevi nel pensiero! 14 Tu mi sorvegli, se pecco, e non mi lasci impunito per la mia colpa.
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LA PREGHIERA COME LOTTA
In queste settimane ci stiamo facendo guidare dalla preghiera ad entrare nelle pieghe
intime del nostro cuore per ascoltarlo. Il cuore biblicamente è l’organo che
rappresenta la vita nella sua totatlità, è sede dell’intelligenza e della volontà, centro
della vita interiore. Ne abbiamo ascoltato la voce... ne abbiamo pesato la fatica,
questa sera invece lo esploreremo come un luogo in cui si svolge una battaglia
profonda. Il cuore infatti è il luogo della nostra lotta con noi stessi e con il nostro
peccato, con le tentazioni e con i pensieri più infimi, ma è anche il luogo in cui nella
preghiera possiamo spingerci fino a lottare con Dio stesso. Questa, dice San Paolo, è
la lotta della fede (1Tm 6,12), l’unica lotta che può definirsi buona, è cioè la lotta che
nasce dalla fede, dal legame con Cristo, che avviene nella fede, e che conduce alla
fede, alla sua conservazione e al suo irrobustimento. Non abbiamo timore allora di
entrare in questa “stanza delle armi” e di cercare e trovare lì la voce del Signore.
Lettura di Gen 32, 23-31
Lottare con Dio è ricevere da Lui un nome... una vocazione. Nella lotta con Dio lui ci
restituisce la nostra identità originaria e ci dice chi siamo noi.
“Che uno possa vincere la sua natura non è tra le cose possibili” (Climaco.)
Tutta la lotta che noi facciamo non serve per superare noi stessi e la nostra natura
ma per accogliere ciò che siamo. La lotta ci conduce ad accettare noi stessi nella
nostra povertà soltanto per la grazia di quell’Altro che ha nome Dio e ricevere così il
dono della nostra identità nella relazione con Dio stesso.
Atenagora Lettura
Per lottare efficacemente contro la guerra, contro il male, bisogna volgere la guerra
all’interno, vincere il male in noi stessi. Si tratta della guerra più aspra, quella contro
se stesso. E quanto nazionalismo in questa guerra!
Bisogna riuscire a disarmarsi! Io questa guerra l’ho fatta. Per anni e anni. È stata
terribile. Ma ora sono disarmato. Non ho più paura di niente, percrhè “l’amore scaccia
la paura” (1Gv 4,18). Sono disarmato dalla volontà di spuntarla, di giustificarmi alle
spese degli altri. Non sono più allerta, gelosamente aggrappato alle mie ricchezze.
Accolgo e condivido. Non tengo particolarmente alle mie idee, ai miei progetti. Se me
ne vengono proposti altri migliori li accetto volentieri. O piuttosto, non migliori, ma
buoni. Lo sapete, che ho rinunziato al comparativo... ciò che è buono, vero, reale,
dovunque sia, è sempre il migliore per me. Perciò non ho più paura. Quando non si
possiede più niente non si ha più paura. Ma... è possibile allora lottare con Dio?
Come Giacobbe, come Giobbe, come la cananea che spinse Gesù oltre il popolo di
Israele... come Gesù stesso.
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Gb 10, 1-3.13,3.13,21-26
Gb 10,1 Stanco io sono della mia vita! Darò libero sfogo al mio lamento, parlerò nell'amarezza
del mio cuore.
2 Dirò a Dio: Non condannarmi! Fammi sapere perché mi sei avversario.
13,3 Ma io all'Onnipotente vorrei parlare, a Dio vorrei fare rimostranze.….
21 Allontana da me la tua mano e il tuo terrore più non mi spaventi;
22 poi interrogami pure e io risponderò oppure parlerò io e tu mi risponderai.
23 Quante sono le mie colpe e i miei peccati? Fammi conoscere il mio misfatto e il mio pecca-
to.
24 Perché mi nascondi la tua faccia e mi consideri come un nemico?
25 Vuoi spaventare una foglia dispersa dal vento e dar la caccia a una paglia secca?
26 Perché scrivi contro di me sentenze amare?
Per Dio – fratelli - perfino la bestemmia è confidenza e non è ascritta a colpa quando
sgorga in pieno dolore. Perché l'uomo è argilla, opera di un Artefice che ne è causa e
ne condivide le responsabilità. (Erri De Luca)
È possibile si, spingersi in questa lotta a combattere contro quello steccato che abbia-
mo posto alla nostra relazione con Dio, limitandolo. Lottare con Dio significa spingersi
oltre i confini di un tempo e di un luogo in cui Dio ha parlato per osare provocare Dio
in un oltre e scoprire Dio e l’uomo dopo la lotta ritrovarsi in quell’oltre. Lottare con Dio
è sperare perchè Dio ci chiede di osare con Lui!
Lasciamo che questo sia il tempo in cui provochiamo Dio e noi stessi ad uscire dalle
nostre sicurezze su noi stessi e sulla nostra storia con lui per accorgerci ancora e
sempre che la nostra preghiera ...il nostro grido, il nostro si soffocato, il nostro silen-
zio altro non è che una risposta a quel Dio che oggi ci chiama ...ci provoca alla lotta.
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COS’E’ LA PREGHIERA
Se vogliamo sapere realmente cos’è la preghiera, dobbiamo concederle del tempo. Dobbiamo
rallentare le nostre attività… allora avremo il tempo per ascoltare..viviamo nella pienezza del
tempo.
Nella preghiera dobbiamo renderci conto che abbiamo già ciò che cerchiamo.
L’importante nella preghiera non è pregare..ma andare a Dio direttamente.
Dimentichiamoci di noi stessi ..entriamo nella preghiera di Gesù..lasciamo che preghi in
noi..ringraziamo perché siamo certi che Lui lo fa. Tomas Merton
La preghiera è germoglio di mitezza e assenza di collera..la preghiera è frutto di gioia e gratitu-
dine. La preghiera è difesa da tristezza e da sconforto. Nilo Asceta
La preghiera è nell’ ordine della fede. Se cerchi l’ emozione nel vivo sentimento di una Presen-
za che gonfi il petto e accelleri i battiti del tuo cuore, rischi di disgustarti della preghiera. E’ nel-
la fede che prendiamo coscienza dell’ in abitazione di Dio nella nostra anima.. Un Monaco
La vita e la preghiera sono inseparabili. Una vita senza preghiera è una vita che ignora una
dimensione essenziale dell’ esistenza, è una vita soddisfatta del visibile, soddisfatta del prossi-
mo, ma del prossimo fisico, del prossimo in cui non scopriamo l’ immensità e l’ eternità del suo
destino. Il valore della preghiera consiste nello scoprire, affermare e vivere il fatto che tutto ha
una dimensione d’ immensità. A. Bloom
“Ma tu quando vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è
là, nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, ti ricompenserà” Mt 6,6
“Tutto ciò che chiederete al Padre nel mio nome Egli ve lo darà” Gv 15,16
“Se due tra di voi si mettono d ‘accordo per chiedere una cosa qualsiasi sarà loro concessa dal
Padre mio che è nei cieli” Mt 18, 19
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Ebbene, la preghiera nasce da due sorgenti: dalla meraviglia che proviamo di fronte a Dio e
alle cose di Dio..il nostro prossimo..il mondo nonostante le sue ombre, oppure dal senso del
tragico, il nostro tragico e soprattutto quello degli altri. Ebbene, qui comincia la preghiera, in
questa sensibilizzazione alla meraviglia e alla tragedia. Allora tutto diviene facile..allora la vita
e la preghiera diventano una sola cosa. A. Bloom
“Signore, ogni mio desiderio è davanti a te e il mio gemito a te non è nascosto.” Sal 37,10
Pregare nell’assenza di Dio, sapere che Lui è lì ma io sono cieco; che è lì ma io non so avvertirlo è
gesto della sua infinita tenerezza non essermi presente quando io non sono ancora capace di sostenere
la sua venuta. Anthony Bloom
La preghiera è lotta con Dio. Israele, il combattente di Dio, è il nome che deve portare ogni uomo che
prega. Pregare è dunque impegnarsi nella lotta con colui che è inconoscibile, inafferrabile, inaccessibile
e indicibile perché sia alla fine ciò che ha promesso sarebbe stato per noi. Combattimento per aprire un
dialogo e continuarlo. Dio ha posto la prima parola di questo dialogo. La preghiera è dunque la richiesta
che Dio non taccia, mantiene il dialogo al di là di ogni evidenza, di ogni speranza. Non può lasciare Dio
tranquillo.
Deve essere questa ostinazione dell’uomo che va a cercare un pane dal suo vicino nel cuore della notte,
di quella donna che domanda giustizia al giudice indifferente: deve essere cioè vera lotta con Dio al
quale facciamo richieste, che importuniamo e del quale vogliamo a ogni costo trapassare il silenzio e
l’attesa. Jacques Ellui
“Lo Spirito e la sposa dicono: “vieni”. E chi ascolta ripeta: “vieni”. Chi ha sete venga, chi vuole attinga
gratuitamente l’acqua della vita”. Ap 22,17
“Gioite deserto e terra arida, si rallegri la steppa e fiorisca di narcisi. Fiorisca e si rallegri di gioia grande
e canti… le è stato concesso il rigoglio del Carmelo” Is, 35, 1-2
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L'ALLEANZA
Genesi 9, 12-1 12Poi DIO disse: «Questo è il segno del patto che io faccio tra me e voi, e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future. 13Io pongo il mio arcobaleno nella nuvola, e servirà di segno del patto fra me e la terra. 14E avverrà che, quando farò venire delle nuvole sulla terra, l'arco apparirà nelle nuvole;
Dio ci propone un’immagine forte dell’alleanza.. l’arcobaleno che unisce il cielo e la
terra..
Il nostro confine è il confine di Dio. Lì dove noi finiamo inizia il cielo.
Non rimaniamo chiusi dentro il cerchio della terra.. della nostra terra.. lasciamoci in-
contrare da Dio nella preghiera per conoscere l’esperienza della nostra ALLEANZA
con Dio….Dio vivo e vero ci chiama incessantemente ci chiama ovunque siamo e
ovunque ci troviamo rispetto a Lui e ci invita al misterioso incontro della preghiera…
Dio fedele arriva un istante prima e lo fa per portarci verso un altrove ….verso se
stesso.
Noi nella preghiera rispondiamo, e attraverso le nostre parole, i nostri atti, attraverso
lo scambio reciproco si compie la nostra alleanza….
Il luogo dell’alleanza è sempre nel cuore….irraggiungibile dalla nostra ragione, ma
scrutabile e conosciuto solo da Dio…
Genesi 12, 1-3 1 Il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria
e dalla casa di tuo padre,
verso il paese che io ti indicherò.
2 Farò di te un grande popolo
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e diventerai una benedizione.
3 Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
Abramo è un autentico modello di preghiera. Abramo cammina alla presenza di Dio.
Ascolta, ubbidisce. Appena Dio chiama Abramo va.. il suo cuore è sottomesso alla
Parola.
L’alleanza
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L’ascolto del cuore che si decide secondo Dio è essenziale alla preghiera….le parole
sono relative…
Abramo uomo del silenzio esprime la sua preghiera con le azioni e ad ogni tappa lui
costruisce un altare per Dio.
Noi nei nostri silenzi…nelle nostre parole non sapremo mai se la nostra preghiera è o
non è….ma la prova infallibile per verificare la nostra preghiera è se cresciamo
nell’amore… nel Suo amore
Anche Abramo dubita, e ricorda a Dio che le sue promesse non sembrano realizzar-
si…appare così il dramma della preghiera: la prova della fede nella fedeltà di Di-
o….Abramo crede…cammina alla Sua presenza e in Alleanza con Lui accoglie.. Dio
compie il Suo progetto. Proprio così il Signore si rende presenta nella nostra vita…
attraverso e dentro le nostre circostanze personali ed attraverso il vissuto di ognuno
di noi….e se noi aderiamo al Suo progetto si compie la nostra alleanza.. noi siamo
Suoi e Lui è nostro.
Luca 22, 19-20 19 Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo
è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20 Allo stesso modo dopo
aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che
viene versato per voi».
Gesù è l’eterna alleanza di Dio con l’uomo….l’eucaristia è la comunione vitale che si
stabilisce, nella fede, tra Cristo pane di vita e noi che ne mangiamo.
Così nell’espressione massima dell’alleanza con Dio …Dio ci restituisce la somiglian-
za con Lui e ci rende partecipi della potenza dell’AMORE che salva IL MONDO.
24
LA PREGHIERA COME ASCOLTO
In questo itinerario di preghiera percorso insieme abbiamo
sperimentato come la preghiera richieda un tempo, una pausa, uno sforzo; come
essa possa essere vista come “un sostare dinanzi ad una Presenza” che ci
interpella. Abbiamo compreso che pregare è una risposta personale e collettiva ad un
Dio che chiama e che ci mette in relazione con Lui, e abbiamo percorso insieme
luoghi diversi, in cui questa relazione si vivifica: dal luogo della chiamata (il lago) … al
luogo della sete di Dio ( il pozzo)… dal luogo della fatica ( montagna)… a quello
ambiguo e contraddittorio della lotta ( il cuore) … per giungere al luogo della tenda
che è il luogo dell’alleanza.
Se abbiamo sentito dentro il desiderio di pronunciare insieme questo Sì
compromettente ad un Dio che vuole avere una relazione con noi, sappiamo anche
che Egli si rivela a noi, al nostro cuore, alla nostra vita prima di tutto come Ascolto.
La fede nasce dall’ ascolto. E allora la preghiera è innanzitutto ascolto, di Dio, della
sua Parola, della storia, del quotidiano.
Il cristiano trova la fonte del suo vedere nell’ ASCOLTARE.
Dt6,4 Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.
Ascoltare significa fare spazio in sé stessi, diventare dimora dell’altro, di Dio,
diventare capaci di dare ospitalità agli altri, ascoltare è accoglienza di una presenza,
relazione con un altro che ci precede e ci fonda.
1 Sam 3,10 Parla Signore il tuo servo ti ascolta
Ger 7,23 Ma questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi
sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici.
Mc 9,7 Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il
Figlio mio prediletto; ascoltatelo!".
Mc 12, 28-30 Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva
loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".
Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai
dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
L’ascolto
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1 Re 3, 9.12 Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male, ecco faccio come tu hai detto. Ecco, ti concedo un cuore
saggio e intelligente.
Esperienza fondamentale per ognuno di noi è quella del “sentirsi chiamati”.
Da allora la nostra vita è una risposta… e anche la nostra preghiera: essa inizia con
l’ascolto che ci mette in relazione con il TU che ha parlato. Lo stesso silenzio, spazio
interiore di ascolto e di accoglienza della Parola e della volontà dell’Altro, è già
preghiera: “Per te il silenzio è lode, o Dio in Sion”.
La preghiera è un cammino incessante, un itinerario personale e comunitario che
conduce ad un amore più limpido, più profondo dell’Altro e degli altri, è testimonianza
di vite che hanno trovato il loro senso in Dio e che da Lui sono state vinte e a lui si
sono radicalmente consegnate
Se la nostra esperienza di preghiera è ascolto ci condurrà inevitabilmente all’ascolto
di Dio per scoprire che Dio è anche “Colui che ascolta la preghiera” l’ascolto
dell’uomo porta a conoscere l’ascolto di Dio in cui noi tutti siamo immersi che ci
precede e ci fonda dai cui ogni preghiera scaturisce e in cui ogni preghiera ritorna.
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ASCOLTO DEI BISOGNI DEL MONDO
Il cristiano trova la fonte del suo vedere nell’ASCOLTARE…..perchè la preghiera è
innanzitutto ascolto, di Dio, della sua Parola, della storia, del quotidiano. E del
mondo. L’ascolto del nostro cuore ci riporta infatti alla radice della ns umanità,
laddove risiedono luci ed ombre, bisogni e istanze che appartengono ad ognuno di
noi, singolarmente, e all’uomo in quanto tale.
Il nostro cuore diventa allora pronto all’ascolto dei bisogni del mondo, che sono il
riflesso dei bisogni che abitano il cuore di ciascuno. L’incontro di questa sera ci vuole
guidare attraverso delle suggestioni sui 4 elementi naturali: la luce, l’acqua, la terra e
il fuoco. Dobbiamo sforzarci di abituare i nostri cuore all’ascolto del mondo e dei suoi
bisogni e a farli presenti ai nostri cuori di continuo…
Gv 4 – L’ACQUA In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». LA LUCE
Entrambi abbiamo sete….io ho sete di Te, mio Dio, e della Tua acqua viva…e tu
Signore hai sete di me. Di tutta me stessa. Io non ho che da darti acqua presa dal
mio pozzo arido, dalla mia terra senza fiori né germogli, tu hai da darmi la vita,oggi. È
la storia dell’uomo, questa.
«Dammi da bere» sembra essere l’unica richiesta in cambio della salvezza. Chi è
pronto a dare da bere agli assetati di compagnia, di accoglienza, di cure, di
solidarietà, di giustizia, di amore, a chiunque sia nel bisogno, indipendentemente
dalla razza, dalla cultura, dalla religione, nel deserto dell’anima sente la voce di Dio
che gli offre un’acqua che disseta per sempre.
Chi non si trincera dietro inutili litigi, chi non cerca alibi alla propria coscienza, chi non
cerca di imprigionare Dio nel tempio dei propri bisogni, chi riconosce nel volto dello
straniero, dei poveri, dei sofferenti, il volto di Gesù che chiede da bere, anche se ha
peccato, troverà un’acqua che libera dal giudizio e che dà la vita eterna.
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Gv 9 – La TERRA Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo compie-re le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Và a lavarti nella piscina di Sìloe». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
L’opera di salvezza di Gesù non si arrende di fronte a nessuna difficoltà. Gesù salva
e dona vita e luce passando per la via, attraversando questa nostra terra e ascoltan-
done i bisogni. Quella di Gesù è una evangelizzazione fatta per strada. Molta della
sua predicazione è a contatto diretto con la gente, spesso anche folle di persone di
ogni età, lungo il lago, sulle piazze, lungo le strade o anche in luoghi deserti dove lo
seguivano. Anche qui, in questa scena Gesù è in viaggio: “Passando vide un uomo
cieco dalla nascita”. Lungo la via incontra i nostri bisogni, le ns grida, le ns cecità e
con la terra guarisce e dona vita. Signore, donaci occhi attenti ai bisogni di coloro che
incontriamo per la via…per le nostre strade.
Il FUOCO
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PREGARE: DAL DOVE AL COME
In tutti questo tempo siamo andati alla ricerca di un luogo, quello spazio dentro di noi,
che rappresenta la “stanza” dove incontrare Dio, dove fare la sua conoscenza e dove
sostare insieme a Lui.
In questi mesi abbiamo scoperto il nostro cuore, come luogo privilegiato per questo
incontro amorevole con Dio.
Da oggi vogliamo invece capire COME bisogna pregare, perché evidentemente non
sappiamo farlo, come ci dice S. Paolo nella Lettera ai Romani.
“Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia con-
veniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inespri-
mibili” (Rom 8, 26)
Affidiamoci dunque allo Spirito!
Giovanni Climaco dice che le parole di una preghiera sono simili ad una freccia: ma
possedere una freccia non è sufficiente per colpire il bersaglio! Bisogna contempora-
neamente avere un buon arco e un buon braccio per tendere la corda dell’arco, ed
anche una forza poderosa perché la freccia raggiunga il punto dove vogliamo inviarla!
E questo bersaglio, come detto in tutti questi mesi, altro non è che il punto più profon-
do in cui Dio si trova dentro noi stessi…il nostro cuore.
Dunque, capita spesso che quando preghiamo siamo disattenti, non ci mettiamo pas-
sione, audacia, coraggio…la nostra preghiera cioè non è sostenuta dalla nostra vita…
ed è così che la nostra freccia, la preghiera, vola bassa, senza forza e non raggiunge
l’obiettivo! Rischia così di rimanere inascoltata…
Con questo racconto tentiamo di dare un’idea del valore di un atto di adorazione ….
La risposta
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"Mosè, durante il suo pellegrinare nel deserto, trova un pastore e decide di passare
un po' di giorni con lui, aiutandolo a pascolare il gregge. Alla fine della giornata vede
che il pastore raccoglie il latte migliore in una tazza di legno e poi la porta su una roc-
cia lontana. Mosè chiede: a che serve quel latte? Il pastore risponde: E' il latte per
Dio! Mosè resta imbarazzato e non può fare a meno di chiedere spiegazioni. Replica
il pastore: Ecco io ogni sera prendo il latte migliore e l'offro al mio Signore. Sorriden-
do per la semplicità di quel pastore, Mosè insiste: - E Dio lo beve? Sì, - risponde - il
pastore, - Dio beve il latte che io gli offro. Mosè allora sente il bisogno di illuminare
quel suo amico e spiega come Dio, essendo puro spirito, non può dissetarsi con latte.
Ma il pastore è sicuro che il latte deposto con la tazza di legno sia preso dal Signore.
A questo punto la sfida di Mosè diventa più serrata; egli invita il pastore a nasconder-
si, di notte, per vedere se realmente Dio viene a bere il suo latte.
Durante la notte, al chiarore di luna, il povero pastore si accorge che una piccola vol-
pe viene, alla chetichella, a bere sulla roccia quel latte, preparato per Dio. Al mattino
Mosè trova il pastore depresso, umiliato:
“Tu avevi ragione. Dio è puro spirito e non vuole il mio latte. Mosè è sorpreso e dice:
“Dovresti essere contento, ora sai di Dio più di quanto tu non ne sapessi prima” E’
vero – dice il pastore – ma la sola cosa che potevo fare per esprimere il mio amore
per Dio mi è stata portata via” .
Mosè capisce e si ritira nel deserto e prega intensamente…Dio gli parla e dice:
“Mosè, è certamente vero che io sono puro spirito; ma ho sempre accettato con grati-
tudine il latte che mi offriva il pastore con retta intenzione e con tanto amore. Essendo
puro spirito, non ho bisogno di latte; per questo, essendo Dio, lo dividevo con quella
piccola volpe, che ne è ghiotta".
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LA PREGHIERA COME RISPOSTA
La preghiera nelle sue forme e nei suoi modi appare come risposta dell'uomo alla
decisione gratuita e prioritaria di Dio di entrare in relazione con l'uomo. E' Dio che
cerca, interroga, chiama l'uomo il quale è condotto dall'ascolto di Dio alla fede e nella
fede reagisce attraverso la preghiera sintetizzata nei suoi due momenti fondamentali:
la domanda, invocazione, supplica, intercessione e il rendimento di grazie, benedizio-
ne, lode.
La preghiera cristiana quindi si svolge all'interno di questa polarità del lamento e della
lode, dello sgomento di chi vive senza Dio alla lode che è solo di Dio. Lode e doman-
da quindi sono inclusive l'una all'altra ed è la loro polarità, la loro complementarità
che rende equilibrata e autentica la preghiera come relazione.
PREGARE: DAL DESERTO AL CENACOLO
Dalla preghiera personale alla preghiera comunitaria
Dio ci ha fatti Alleanza.
E' per tutti che ciascuno riceve la fede.
Una volta che la Parola di Dio è incarnata in noi, noi apparteniamo,
da quel momento, a coloro che La attendono.
La contemplazione
Sabato 5 maggio 2012 (P. Adriano Sella)
L'intercessione
Sabato 12 maggio 2012 (S. Rosario)
La Lode
Sabato 19 maggio 2012
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Siamo giunti ormai alla conclusione di questo itinerario sulla preghiera, cammino
vergine per ciascuno di noi. Cammino in cui insieme ci siamo avventurati quest'anno
non senza fatica e difficoltà, e vogliamo intravedere davanti a noi l'orizzonte bello
della lode come l’amen rivolto a Dio, come confessione della sua alterità e della sua
presenza, come momento celebrativo della nostra fede che non dimentica la fatica e
la dialettica delle tante domande dell'uomo, delle suppliche e dei non sensi che
restano nel dialogo tra Dio e l'uomo.
Nel movimento della preghiera un posto particolarmente importante riveste il libro
biblico dei Salmi, chiamato in ebraico Sefer teh illim, Libro delle Lodi, esso contiene,
in realtà tra le 150 preghiere che lo compongono anche molte suppliche, preghiere,
cioè, la cui tonalità è ben diversa dalla lode. La lode però, in quanto confessione del
Dio unico e fedele, Dio dell'Alleanza è l'orizzonte inglobante al cui interno si colloca la
preghiera salmica e costituisce l'orizzonte cui tende la supplica, anche la più amara.
Entriamo in punta di piedi nello spazio della lode come orizzonte di speranza verso il
quale tendere, come la possibilità di riscoprire la positiva valutazione dell'altro, come
esperienza fondamentale dell'accettazione dell'alterità, rivolgendoci più alla persona
di Dio che ai suoi benefici, affacciandoci ad una relazione di presenza senza più
ombre del credente nei confronti di Dio.
La lode è il linguaggio che afferma la dignità dell'uomo all'interno del creato, il primato
dell'essere sul fare, della relazione sull'individualismo. La lode ci restituisce ad
un'umanità piena e ad un'esistenza anti-idolatrica. Guardiamo a Maria nel suo canto
di lode e lasciamo che i nostri cuori si aprano all'orizzonte della lode e della speranza.
Se la lode è quest'orizzonte di speranza è chiaro che essa è la vita stessa che il
credente è chiamato a vivere, noi siamo destinati ad essere lode della gloria di Dio.
Allora fratelli tutta la nostra vita può diventare spazio di lode, poiché amiamo Dio con
tutto il cuore e il nostro fratello come noi stessi. Dal canto al sussurro, dal giubilo
all'esultanza interiore, dalle parole al silenzio sia la nostra vita un canto di lode, un
modo di rapportarci con il mondo e con gli altri che implica il passaggio dalla brama di
possesso al riconoscimento del dono, dal dominio al
rispetto diventando così testimoni dell'amore che
trasforma.
Non c'è nessun maestro
umano nella preghiera, come
non c'è maestro nell'amore. Ad
ognuno spetta edificare la sua
preghiera, come ad ognuno
tocca tessere il suo amore.
Nessuno lo farà al posto
nostro, nessuno lo farà meglio
di noi. (Ermes Maria Ronchi)
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