processi cognitivi

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Processi cognitivi

Stereotipi

Approcci interpretativi degli stereotipi

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

• Approccio psicodinamico– Lo stereotipo sostiene la dinamica dei bisogni intrapsichici degli individui

• Approccio socioculturale– Lo stereotipo è espressione di norme, ruoli, culture

• Approccio cognitivo– Lo stereotipo interviene nel processo di elaborazione delle informazioni, sostenendo il sistema cognitivo

Approccio psicodinamico

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

• Lo stereotipo è espressione di un’istanza di difesa dell’Io e di motivazioni egoistiche

– Se l’io è debole, si generano reazioni antitetiche per incrementare il sentimento differenziale di benessere

• Teoria della Frustrazione-Aggressività (Dollard)

• La personalità autoritaria (Adorno)

Approccio socioculturale

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

• Gli stereotipi dipendono dalle dinamiche del processo di socializzazione

– Il pregiudizio deriva dall’apprendimento culturale di atteggiamenti consolidati

– Rilevante è il ruolo dei genitori, del gruppo dei pari, dei mass media

• Lo stereotipo è espressione di una generale disposizione alla conformità

– Si assumono gli atteggiamenti dei membri di un gruppo interno (in-group)

Approccio cognitivo

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

Nell’affrontare la questione relativa al ruolo delle stereotipie nell’organizzazione e nel funzionamento dei processi cognitivi è opportuno sottolineare che rilevante è il processo non il contenuto.

Gli stereotipi sono espressione funzionale delle modalità processuali del sistema cognitivo

Approccio cognitivo

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

• Stereotipo: è uno schema cognitivo che è sostenuto dalle conoscenze, credenze ed aspettative che una persona ha nei confronti di un gruppo sociale

• Gli stereotipi rispondono alla “legge del minimo sforzo” (Allport, 1954) in relazione alla complessità del mondo sociale

• Gli stereotipi Gli stereotipi generalizzano un generalizzano un tratto a tutti gli individui che tratto a tutti gli individui che partecipano a quel gruppo con partecipano a quel gruppo con l’effetto di minimizzare ogni altro l’effetto di minimizzare ogni altro tratto che li rende invece diversi.tratto che li rende invece diversi.

la discriminazion

e

il pregiudizio e

Psicologia sociale / Smith Eliot R., Diane M. Mackie, Psicologia sociale, Bologna, Zanichelli, 1998

Il pregiudizio e la discriminazione

• Pregiudizio: la valutazione positiva o negativa di un gruppo sociale e dei suoi componenti.

• Discriminazione: il comportamento positivo o negativo verso un gruppo sociale e i suoi componenti.

Eliot R. Smith Diane M. Mackie

il pregiudizio come presupposto della discriminazione

pregiudizio discriminazione

pregiudizio è il sentimento di antipatia fondato su una generalizzazione falsa e inflessibile. Può essere diretto verso un gruppo nel suo

complesso o verso un individuo in quanto membro di quel gruppo (Allport, 1954)

discriminazione è allorchè il sentimento di antipatia si traduce in concrete azioni individuali e comportamenti sociali tesi a deprimere o

sopprimere certe opportunità e diritti del gruppo avverso e dei suoi membri, finanche quello della sua stessa sopravvivenza.

le forme della discriminazione

se la discriminazione assume carattere generalizzato e condiviso sono altamente probabili forme estreme di aggressività

discriminazione persecuzione

la persecuzione ha il suo epilogo nello sterminio e nel genocidio

1937 VW 30 Prototype

i prototipi

Prototipo

E’ un modello mentale contenente le caratteristiche tipiche di un concetto o di un oggetto sociale. È il membro di una categoria che possiede il massimo di attributi in comune con gli altri membri della categoria stessa e il minimo di attributi in comune con i membri di altre contrapposte categorie

Hastie, 1981

– Il prototipo come individuo medio– Il prototipo come individuo estremo

Prototipo

Il prototipo come individuo medio

Intorno al 1880 Charles Galton, sperimentava la

tecnica fotografica sovrapponendo migliaia di fotoritratti appartenenti

a vari gruppi etnici e sociali per ricostruire

l’immagine dell’individuo medio: il prototipo della

sua categoria di appartenenza

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

Il tipo criminale

Prototipo

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

Il prototipo come individuo medio

Sir Charles Galton

Il tipo Ebreo

Prototipo

Il prototipo, se individuato

nell’individuo estremo, si

caratterizza, in coerenza, come substrato di un

pregiudizio d’odio oppure di un

pregiudizio d’amore. In esso vengono

enfatizzati tutti i caratteri

dell’individuo medio, similmente a quello che avviene

nel ritratto caricaturale.

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

Il prototipo come individuo estremo

Tipo ebreo, 1900

processi automatici e controllati

Elaborazione automatica

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

Se noi dovessimo costantemente riflettere

sulle nostre azioni controllando i nostri movimenti ed i nostri

pensieri, il costo della vita sarebbe probabilmente

insostenibile.La fluidità del modo in cui

percorriamo il cammino della nostra esistenza è indicativo di una condizione di elevato

controllo sull’ambiente.

Ma molti incidenti avvengono perché crediamo di avere un elevato controllo sull’ambiente.

Automatismi, controllo, errori

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

L’eccesso di autocontrollo inibisce l’azione

Se un millepiedi si interrogasse su come riesce a muovere in maniera così elegante e coordinata le sue numerose zampette, probabilmente cadrebbe dal ramo.

Shiffrin e Schneider (1977) così distinguono i processi automatici e quelli controllati:

Richard Shiffrin

Walter SchneiderSchneider, W. & Shiffrin, R. M. (1977). Controlled and automatic human information processing: I. Detection, search, and attention. Psychological Review, 84, 1-66.

inconsapevoli consapevolinon intenzionali intenzionaliindipendenti dal controllo

controllabili

particolarmente efficienti (anche se non sempre efficaci)

impongono risorse ed impegno (tempo e sforzo) e dunque: efficacia possibile ma efficienza ridotta (rispetto ai p. automatici)

•a livello dei processi cognitivi di ordine superiore non esistono esempi di processi completamente automatici o completamente controllati.

•molti processi di conoscenza sociale risultano dall’interazione di processi automatici e controllati.

piuttosto:

•i processi automatici si attivano con maggior prontezza e dunque forniscono la prima risposta

•la prima risposta viene successivamente confrontata e corretta attraverso i processi controllati

Priming (memoria)Fenomeno per cui un’informazione è spesso recuperata più rapidamente se

un’altra informazione ad essa strettamente legata è stata da poco

recuperata o innescata.Da un punto di vista neurologico può essere visto come

l'attivazione di gruppi di neuroni interconnessi gli uni agli altri (cluster) che sono a loro volta circondati da altri cluster più o meno connessi fra loro. Quando un cluster è attivato quelli che gli sono connessi più fortemente ricevono una quota di attivazione per

"propagazione" e diventa quindi più probabile che emergano alla coscienza.

priming semantico

effetto Stroop

GIALLO

BLUVERDE

NERO

29

Klee - Rising Sun

Il paradigma dei gruppi minimali

L’effetto gruppi minimali

Gli studi sulla categorizzazione sociale di H. Tajfel (1971) hanno evidenziato la propensione degli individui a discriminare l’altro in quanto etichettato come appartenente ad un gruppo diverso dal proprio.Appartenenza che non si qualifica come effettiva interazione ma come mero riconoscimento categoriale.

Le armi della persuasione

31

Klee - Rising Sun

3232

Kandisky - Composition VIII

L’effetto gruppi minimali

Le armi della persuasione

Tattiche ed armi della persuasione

Matrice

1

191

183

175

167

159

1411

1313

1215

1117

1019

921

823

725

Matrici di decisione (Tajfel, Esperimento dei gruppi Klee & Kandinskj, 1971)

L’effetto gruppi minimali

Le armi della persuasione

Tattiche ed armi della persuasione

Matrice

2

71

83

95

107

119

1211

1313

1415

1517

1619

1721

1823

1925

Matrici di decisione (Tajfel, Esperimento dei gruppi Klee & Kandinskj, 1971)

L’effetto gruppi minimali

Tra le alternative consentite dalle matrici di decisione…

•Massimo profitto comune possibile

•Massimo vantaggio interno

•Massimo vantaggio relativo

…viene ad essere privilegiata l’ultima opzione ovvero quella che non consente il massimo vantaggio interno (guadagno o punteggio assoluto) ma che consente di incrementare la distanza tra il proprio risultato e quello dell’altro.

Conflitto intergruppi

Stereotipi, atteggiamenti, pregiudizi

H. Tajfel e il paradigma dei gruppi minimali

• La semplice appartenenza ad un gruppo ingenera una disposizione al favoritismo per il gruppo interno

• Il favoritismo si manifesta come esigenza di incrementare le differenze rispetto all’altro gruppo (vantaggio relativo) piuttosto che non come esigenza di valorizzazione assoluta per sé (massimizzazione del profitto)

L’effetto gruppi minimali

Le armi della persuasione

Tattiche ed armi della persuasione

Questa tendenza attiva nel comportamento intergruppi può essere sfruttata in ambiti diversi:

• nella propaganda attraverso processi di etichettamento dell’altro che incrementano la propensiore al favoritismo sistematico interno ed alla discriminazione nei confronti dell’altro

• nella pubblicità costruendo un gruppo ideale a cui se ne contrappone un altro con caratteristiche poco apprezzabili a cui nessuno amerebbe riconoscere di appartenere

•l’insoddisfazione deriva dal confronto tra la propria condizione e quella dei gruppi di riferimento.

•non conta cosa si ha o non si ha (deprivazione assoluta) ma ciò che si ha in confronto ad un altro.

•ci si sente deprivati non perché si ha poco ma perché si ha meno.

•può configurarsi come discrepanza tra ciò che si ha e ciò che si pensa di dover avere, meritare.

Samuel A. Stouffer (1900-1960)

Stouffer, Samuel A., Edward A. Suchman, Leland C. DeVinney, Shirley A. Star, and Robin M. Williams, Jr. Studies in Social Psychology in World War II: The American Soldier. Vol. 1, Adjustment During Army Life. Princeton: Princeton University Press, 1949. 125

Teoria della deprivazione relativaStouffer (1949), Gurr (1970)

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