psicologia delle istituzioni sociali-2010-2011 · prof. orazio licciardello-psic. delle istituz....
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Prof. Orazio Licciardello-Psic. delle
Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
Corso di
Psicologia delle Istituzioni SocialiAnno Accademico 2010-2011
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA Facoltà di Scienze della Formazione,
Lettere e Filosofia, Medicina e Chirurgia Laurea Magistrale in Psicologia
Cattedra di Psicologia Sociale (Prof. Orazio Licciardello)
Prof. Orazio Licciardello-Psic. delle
Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
1.Introduzione alla psicologia delle Istituzioni1.Introduzione alla psicologia delle Istituzioni1.Introduzione alla psicologia delle Istituzioni1.Introduzione alla psicologia delle Istituzioni1.1.Che significa Istituzione?
1.1.2.Definizioni ed approcci
1.1.3.L’evoluzione del concetto2.Gli approcci teorici fondamentali2.Gli approcci teorici fondamentali2.Gli approcci teorici fondamentali2.Gli approcci teorici fondamentali
2.1.L’orientamento sociologico2.1.1. Istituzioni fondamento della società (Durkheim) 2.1.2. Istituzioni ed Istituzioni totali (Goffman)
2.2-L’orientamento istituzionale
2.2.2.Lourau: Istituente Vs istituito
2.1.2.1.Le Istituzioni: Caratteristiche2.1.2.2.Le Istituzioni: Tipologie
2.2.1.2. Realtà istituzionale e burocrazia2.2.1.3.Autorità istituita e problematicità del cambiamento
2.2.1.LapassadeLapassadeLapassadeLapassade
1.1.2.1. Approccio oggettivo-strutturale1.1.2.2.Approccio soggettivo-relazionale
2.2.1.1.Istituzione come dato e come atto
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Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
2.3-L’orientamento socio-analitico2.3.1.Jacques:
2.3.2.Carli:
2.3.3.La scuola come Istituzione: alcune riflessioni
2.4-L’orientamento socio-psicologico: Berger e Luckmann
2.3.1.1-Istituzioni come meccanismi di difesa2.3.1.2-Istituzioni adeguate Vs inadeguate
2.3.2.1-Pulsioni e rapporto oggettuale2.3.2.2-Istituzioni e reciprocità affettiva2.3.2.3-Istituzioni e stabilità delle organizzazioni2.3.2.4-Le istituzioni tra formazione e repressione
2.3.3.1-Dinamiche istituzionali e processi di scolarizzazione 2.3.3.2-Istituzione ed esclusione2.3.3.3-Gli istituiti dell’Istituzione: conseguenze
2.4.1.L’istituzionalizzazione come processo di tipizzazione oggettivante
2.4.2-Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio
2.4.3-Tipizzazioni della condotta e “apprendimento” dei ruoli sociali
2.4.4-Istituzionalizzazione, identificazione dell’Io e «distanza di ruolo»
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3.Esperienze sul campo e ricerche3.Esperienze sul campo e ricerche3.Esperienze sul campo e ricerche3.Esperienze sul campo e ricerche
3.2-Il carcere: la supervisone del G.O.T.
3.1.La costruzione dei Sé Possibili nei contesti a "rischio e nelle "comunità"
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Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
1.Introduzione alla psicologia delle Istituzioni1.Introduzione alla psicologia delle Istituzioni1.Introduzione alla psicologia delle Istituzioni1.Introduzione alla psicologia delle Istituzioni1.1.Che significa Istituzione?
1.1.2.Definizioni e approcci1.1.2.1.Approccio oggettivo-strutturale1.1.2.2.Approccio soggettivo-relazionale
1.1.3.L’evoluzione del concetto
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“sistema di ruoli e di norme sociali interrelati, organizzato intorno al soddisfacimento di un importante bisogno (o funzione sociale). I ruoli sociali e le norme contemplate nell’istituzione definiscono il comportamento corretto ed atteso orientato al soddisfacimento del bisogno sociale.
[…] Le istituzioni comunemente definite sono l’istituzione familiare, l’istituzione economica, l’istituzione educativa, l’istituzione politica, l’istituzione religiosa, etc.” (Theodorson & Theodorson (1969), (tr.it.),, p.243)
1.1.2.11.1.2.11.1.2.11.1.2.1----Approccio Approccio Approccio Approccio oggettivooggettivooggettivooggettivo----strutturalestrutturalestrutturalestrutturale
“Complesso di valori, norme e consuetudini che definiscono e regolano, durevolmente e in modo relativamente indipendente da finalità particolari e caratteristiche personali dei singoli componenti, aaaa)))) i rapporti sociali e i comportamenti d’un gruppo di soggetti la cui attività èconsiderata socialmente rilevante per la struttura della società o di importanti settori di essa, e bbbb)))) i rapporti che altri soggetti possono avere a vario titolo con tale gruppo, nonché i relativi comportamenti ” (Enciclopedia Garzanti di filosofia , 1993)
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"le istituzioni sono anzitutto presenti nell'immaginario“ (Lourau, (1970, p.119)1.1.2.21.1.2.21.1.2.21.1.2.2----Approccio Approccio Approccio Approccio soggettivosoggettivosoggettivosoggettivo----relazionalerelazionalerelazionalerelazionale
“L’oggettivismo dimentica … che noi non possiamo dilatare la nostra esperienza dei rapporti sociali e formarci l’idea dei rapporti sociali veri se non per analogia o per contrasto con quelli che abbiamo vissuti, in breve, per una valutazione immaginaria di questi, in forza della quale senza dubbio riceveranno un significato nuovo, come la caduta di un corpo su un piano inclinato è messa in una nuova luce dall’idea pura della caduta libera..“ (Merleau-Ponty cit. da Lourau, 1970, p.119)
“I concetti sono (..) rappresentazioni collettive” (Douglas, 1989 [1990, p.14]), ossia rispondono ad un sistema cognitivo comune, socialmente condizionato.. Non esiste realtà oggettiva assoluta, essa risponde agli schemi concettuali di un collettivo di pensiero. Gli individui hanno una razionalità limitata e costituendo organizzazioni riescono ad ampliare la loro capacità di gestire informazioni (Ibidem p.93)Al suo livello minimo, un’istituzione è solo una convenzione: una convenzione sorge quando tutti i membri hanno un interesse comune all’esistenza di una regola che assicuri la coordinazione…” (Ibidem, p.82]) “gli individui sono coinvolti nella costruzione di istituzioni fin dall’inizio dell’impresa cognitiva. Anche i semplici atti di classificare e ricordare sono istituzionalizzati” (Ibidem, p.107])“
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The essence of social existence is not to be found in the instincts ofisolated individuals but in those accumulations of intellectual capital which make it impossible for the individual to live except as he becomes a part ofthe coöperating group which has brought this intellectual capital into being and is now devoting a vast amount of its energy to solidifying its holdings. Social psychology would be better renamed "psychology of social institutions" which would define the "content and method of explanation to be used by this most fundamental of social sciences“ (Judd, 1925).
Le istituzioni sono artefatti umani intenzionali.” (de Leonardis, 2000, 58).
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Il senso del concetto di istituzioneistituzioneistituzioneistituzione si è profondamente modificato da quasi un secolo. Al tempo di Marx, cioè nel XIX secolo, si intendono per istituzioniistituzioniistituzioniistituzioni, essenzialmente, i sistemi giuridici, il diritto, la legge. Di modo che per il marxismo, le 'istituzioni' e le 'ideologie' sono le 'sovrastrutture' di una società data, le cui 'infrastrutture' sono le forze produttive e i rapporti di produzione.
1.1.3.L’evoluzione del concetto
Successivamente, in una seconda fase, il concetto assume un'importanza centrale in sociologia con la scuola francese. All'inizio del XX secolo Durkheim e la sua scuola definiscono la sociologia come una scienza delle istituzioni.Oggi, infine, siamo entrati, con lo strutturalismo in una nuova fase che conduce ad una profonda elaborazione del concetto, in connessione con le pratiche istituzionali che si sviluppano nel campo della psichiatria, della pedagogia e della psicosociologia. Una nuova definizione delle istituzioni è in via di elaborazione (Lapassade 1970 [1974]), p.122)
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2.Gli approcci teorici fondamentali2.Gli approcci teorici fondamentali2.Gli approcci teorici fondamentali2.Gli approcci teorici fondamentali2.1.L’orientamento sociologico
2.1.1. Istituzioni fondamento della società (Durkheim) 2.1.2. Istituzioni ed Istituzioni totali (Goffman)
2.1.2.1.Le Istituzioni: caratteristiche2.1.2.2.Le Istituzioni: tipologie
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2.1.1.Durkheim: le Istituzioni come fondamento della società
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"la grande differenza tra la società degli animali e la società degli uomini èche, nelle prime, l'individuo è governato esclusivamente dal di dentro, dagli istinti, mentre le società umane presentano un fenomeno nuovo, di natura specifica, che consiste nel fatto che alcune maniere di agire sono imposte o almeno proposte dal di fuori all'individuo e si aggiungono alla natura che gli è propria; tale è il carattere delle "istituzioni" (nel senso lato del termine). Esse si incarnano negli individui delle generazioni successive senza che questa successione interrompa la continuità“ (Durkheim, Societè, in Lalande Paris, p.1002).Come osserva Cotinaud, in tal senso “ciò che è imposto (o proposto) dal di fuori, è molto più che un semplice quadro giuridico. Le maniere di pensare e di agire degli individui di un gruppo sociale determinato, si riferiscono ad un insieme di norme e di valori di fronte al quale le leggi e le regole di funzionamento del gruppo non giocano che un ruolo superficiale. La moificazione delle leggi non trasforma necessariamente ciò che è istituito in tale società. Anzi, al contrario, la preoccupazione di salvaguardare la permannza di ciò che è istituito può giustificare degli aggiustamenti e degli adattamenti di ordine convenzionale.Ogni Istituzione porta il suo sguardo verso un passato eretto –istituito– a valore normativo. Ogni cambiamento aperto su un mondo in via di farsi non può che minacciare l’’istituito diventato la norma, nel senso in cui questo termine racchiude un giudizio di valore“(Cotinaud, 1976, [pp.107-108]).
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ErvinErvinErvinErvin GoffmanGoffmanGoffmanGoffman
2.1.2. Istituzioni ed Istituzioni totali
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a)Luoghi fisici:"e istituzioni nel senso comune del termine sono luoghi, locali o insieme di locali, edifici, costruzioni, dove si svolge con regolaritàuna certa attività“(Goffman, 1961, [1968, p.33]).
b)Influenza psicologica e culturale:"Ogni istituzione si impadronisce di parte del tempo e degli interessi di coloro che da essa dipendono, offrendo in cambio un particolare tipo di mondo: il che significa che tende a circuire i suoi componenti in una sorta di azione inglobante" “(Goffman, 1961, [1968, pp.33/34]).c)Carattere globalizzante e impedimento alla scambio:"Questo carattere inglobante o totale è simbolizzato nell'impedimento allo scambio sociale e all'uscita verso il mondo esterno, spesso concretamente fondato nelle stesse strutture fisiche dell'istituzione: porte chiuse, alte mura, filo spinato, rocce, corsi d'acqua, foreste o brughiere “(Goffman, 1961, [1968, p.34]).
2.1.2.1.Le Istituzioni: 2.1.2.1.Le Istituzioni: 2.1.2.1.Le Istituzioni: 2.1.2.1.Le Istituzioni: caratteristichecaratteristichecaratteristichecaratteristiche
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Primo le istituzioni nate a tutela di incapaci non pericolosi (istituzioni
per ciechi, vecchi, orfani o indigenti).
2.1.2.2.Le Istituzioni: tipologie
Secondo, luoghi istituiti a tutela di coloro che, incapaci di badare a se
stessi, rappresentano un pericolo --anche se non intenzionale-- per la
comunità (sanatori per tubercolotici, ospedali psichiatrici e lebbrosari).
Il terzo tipo di istituzioni totali serve a proteggere la società da ciò che si
rivela come un pericolo intenzionale nei suoi confronti, nel qual caso il
benessere delle persone segregate non risulta la finalità immediata
dell'istituzione che li segrega (prigioni, penitenziari, campi di
concentramento).
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Infine vi sono le organizzazioni definite come "staccate dal mondo" che
però hanno anche la funzione di servire come luoghi di preparazione per
religiosi (abbazie, monasteri, conventi ed altri tipi di chiostri“ (Goffman, 1961,
[1968, p.34]).
Tra le caratteristiche che accomunano, pur nella loro diversità, le varie
categorie di istituzioni totali, Goffman individua:
l‘"organizzazione burocratica" della vita quotidiana degli "internati" (in
tutte le sue sfere: sonno, divertimenti, lavoro) e la distinzione
fondamentale, la cultura ed il clima di separatezza, tra questi e lo "staff
di controllo“ (Goffman, 1961, [1968, p. pp.35/38]).
(Continua)Quarto, le istituzioni create al solo scopo di svolgervi una certa attività, che
trovano la loro giustificazione sul piano strumentale (furerie militari, navi,
collegi, campi di lavoro, piantagioni coloniali e grandi fattorie, queste
ultime guardate naturalmente dalla parte di coloro che vivono nello spazio
riservato ai servi).
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2.2-L’orientamento istituzionale
2.2.4. Loureau: Istituente e istituito
2.2.1.2.Realtà istituzionale e burocrazia2.2.1.3.Autorità istituita e problematicità del cambiamento
2.2.1.1.Istituzione e atto2.2.1.Lapassade
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Georges Georges Georges Georges LapassadeLapassadeLapassadeLapassade
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“il termine istituzione ha: “un doppio significato. Esso significa:
2.2.1.Istituzione come dato e come atto
b) un atto; come dice l'espressione: 'istituzione' dei bambini nel senso
di: educazione. Istituire significa fare entrare nella cultura“ (Lapassade,
1970 [1974, p.179]
a) un dato: un istituzione è un sistema di norme che strutturano un
gruppo sociale, regolano la sua vita e il suo funzionamento;
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2.2.1.Realtà istituzionale e burocrazia
(Es, la classe scolastica)
1)"esiste una realtà chiamata classe, che si distingue dall' 'allievo'
astratto e anonimo situato fuori da ogni contesto sociologico. Questa
classe è una realtà istituzionale, essa è organizzata dall'esterno da un'
amministrazione burocratica;
2)questa classe costituisce, lo si voglia o no, un 'gruppo' che riceve
abitualmente le proprie 'istituzioni interne' da un 'amministratore' che
è il professore, il quale decide di un'organizzazione, di un progresso,
di leggi, di una disciplina, ecc. Se si vuole ad ogni costo rendere agli
allievi il loro 'potere di decisione', non si può ignorare l'esistenza di
un tale gruppo e il fatto che da una parte si producono numerose
interazioni tra i membri di questo gruppo e dall'altra, le decisioni non
possono essere prese (de facto) dagli individui isolati, considerati
come altrettante libertà indipendenti. In altre parole esiste una
dimensione sociale del problema pedagogico" (Lapassade 1970, [1974,
pp.136/137])
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2.2.1.Autorit2.2.1.Autorit2.2.1.Autorit2.2.1.Autoritàààà istituita e problematicitistituita e problematicitistituita e problematicitistituita e problematicitàààà del cambiamentodel cambiamentodel cambiamentodel cambiamento(Es, la classe scolastica)
"Il professore è istituzionalmente un 'burocrate' nella sua classe, poiché
egli è incaricato di prendere delle decisioni e di imporre la sua
concezione pedagogica.
Se vuole cambiare di sua iniziativa il proprio statuto e diventare non
direttivo, deve prendere delle precauzioni perché resta istituzionalmente
(da parte dell'istituzione esterna) legato ad un altro statuto.
Non può innocentemente, e come se niente fosse, mettersi a fare 'come se'
il vecchio statuto non esistesse.
Bisogna che proprio egli stesso distrugga la sua autorità, che si neghi in
prima persona come burocrate.
Ciò non è facile, perché gli allievi stessi hanno la tendenza a considerarlo
come tale e aspettano che egli si comporti come tale (anche se ne
soffrono)“ (Lapassade 1970, [1974, pp.136/137])
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Renè Lourau
2.2.2.Lourau: istituente Vs istituito
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"La scuola ha come funzione di preparare alla vita professionale, di
fornire una cultura generale, etc.; ma anzitutto ha per funzione di far
interiorizzare le norme ufficiali del lavoro sfruttato, della famiglia
cristiana, dello Stato borghese. A scuola si impara così a interiorizzare il
modello della fabbrica. A scuola, e in fabbrica, si impara a "inchinarsi"
davanti ai superiori e dopo, se capita, si impara un mestiere“ (Lourau 1970,
pp.13/14)
"La corrente istituzionalista ha messo l'accento, fin dalle sue origini, sul
rapporto antagonista tra l'istituente e l''istituito', sui processi attivi di
istituzionalizzazione“ (Ibidem 1970, pp.119)
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2.3-L’orientamento socio-analitico2.3.1.Jacques:
2.3.2.Carli:
2.3.3.La scuola come Istituzione: alcune riflessioni
2.3.1.1-Istituzioni come meccanismi di difesa2.3.1.2-Istituzioni adeguate Vs inadeguate
2.3.2.1-Pulsioni e rapporto oggettuale2.3.2.2-Istituzioni e reciprocità affettiva2.3.2.3-Istituzioni e stabilità delle organizzazioni2.3.2.4-Le istituzioni tra formazione e repressione
2.3.3.1-Dinamiche istituzionali e processi di scolarizzazione 2.3.3.2-Istituzione ed esclusione2.3.3.3-Gli istituiti dell’Istituzione: conseguenze
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ElliotElliotElliotElliot JacquesJacquesJacquesJacques
2.32.32.32.3----LLLL’’’’orientamento socioorientamento socioorientamento socioorientamento socio----analitico: Jaquesanalitico: Jaquesanalitico: Jaquesanalitico: Jaques
Prof. Orazio Licciardello-Psic. delle
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2.3.1.12.3.1.12.3.1.12.3.1.1----Jacques: Istituzioni come meccanismi di difesaJacques: Istituzioni come meccanismi di difesaJacques: Istituzioni come meccanismi di difesaJacques: Istituzioni come meccanismi di difesa
Jacques individua l’origine
“dell'Istituzione (intesa come organizzazione sociale) nell'esigenza
(inconscia) degli individui di costituirsi in associazione per difendersi dalle
angosce paranoidali e depressive; le istituzioni, così costituite, verrebbero
poi inconsciamente utilizzate dagli individui, come meccanismi di difesa,
contro le angosce psicotiche ” (Jacques, 1955,[1977, p.245]).
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2.3.1.2-Jacques: Istituzioni adeguate Vs inadeguate
“istituzioni “adeguate” o socialmente unificanti”facilitano le
“ist. “inadeguate” o alienanti”:
“relazioni normali fra gli individui, e agevolano il collegamento
mediante relazioni sociali dirette, attraverso le quali si raggiunge la più
ampia rete circostante di istituzioni: tutto ciò genera sentimenti di
fiducia e di credibilità” (Jacques, 1955,[1977, p.15]).
“vanno contro la natura umana e allontanano gli individui dalle loro
società. Sono istituzioni generatrici di tensioni psichiche, perché invece
della fiducia e della confidenza alimentano la diffidenza e
indeboliscono i legami sociali. (Jacques, 1955,[1977, p.15]).
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Renzo Carli
2.32.32.32.3----LLLL’’’’orientamento socioorientamento socioorientamento socioorientamento socio----analitico: analitico: analitico: analitico: CarliCarliCarliCarli
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2.3.2.1-Carli: pulsioni e rapporto oggettuale
"Cosa si intende per istituzione?il comportamento umano, sul piano individuale e sociale, non è totalmente
comprensibile nell'ambito della razionalità, intesa come tendenza a perseguire
un esito ottimale della scelta comportamentale.
La psicoanalisi, in particolare, ha individuato come, nei processi di
adattamento dell'uomo all'ambiente, intervenga un duplice ordine di pulsioni,
ed ha approfondito la complessa dinamica che le due pulsioni (di vita e di
distruzione) condizionano.
Le vicissitudini delle pulsioni, peraltro, influenzano anche la dinamica dei
rapporti sociali, assolvendo a funzioni molto importanti in tale ambito.
In particolare esse presiedono al rapporto oggettuale, vale a dire al legame
positivo che ciascuno instaura con quelle componenti ambientali percepite
come "buone", ed al rifiuto aggressivo delle altre percepite come "cattive"; si
tratta di quello schema "amico-nemico", fondamentale ai fini della
sopravvivenza degli esseri viventi, che nell'uomo assume connotazioni del tutto
particolari (R. Carli, 1982, p.80).
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2.3.2.2-Carli: Istituzioni e reciprocità affettiva
"Si può, quindi, affermare che la dinamica del rapporto oggettuale, ed in
particolare quell'aspetto di tale rapporto che regola la reciprocità
affettiva nell'ambito delle relazioni sociali, costituisce una specifica
problematica che gli attori delle strutture sociali debbono affrontare al
fine di rendere possibile la loro convivenza all'interno delle strutture
stesse.
Chiamiamo "istituzione" quella particolare modalità relazionale che,
nell'ambito di ogni struttura sociale, viene collusivamente assunta dalle
sue componenti al fine di garantire la reciprocità affettiva al suo
interno, o in altri termini, al fine di regolare l'aggressività intrapsichica
che renderebbe impossibile, se non fossero, "istituite" delle strutture
relazionali di controllo, quell'interazione produttiva che costituisce il
fine di ogni struttura sociale, considerata nel suo versante
organizzativo“ (Renzo Carli, 1982, p.80)
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2.3.2.3.Carli: Istituzioni e stabilità dell’organizzazione
Istituzione come
“processo collusivo, fantasmatico, di simbolizzazione affettiva
mutua tra i membri della struttura sociale, volta a instaurare un
assetto inconscio della relazione fondato sulla reciprocità” (Renzo
Carli, 1982)
“dimensioni culturali e normative che attraversano l’organizzazione
trasformativa, ne tutelano la regolarità e l’efficacia, ne rendono
possibile la realizzazione. [le istituzioni sono] elementi funzionali al
processo organizzativo entro cui si realizza la trasformazione, il cui
obiettivo è quello di rendere stabile l’organizzazione, di consentirne
un’estensione nel tempo, di conferire ad essa uno spessore astorico,
di sottrarla quindi ai processi di cambiamento che la storia
inevitabilmente realizza” (Renzo Carli, 1982, 51)
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2.3.2.4.-Carli: Istituzioni tra formazione e repressione
“Con le istituzioni formative si persegue un obiettivo di trasmissione culturale
dei valori e dei nodelli di comportamento che consentiranno ai singoli un
inserimento aconflittuale nell’ambito delle organizzazioni di produzione, e una
partecipazione alla trasformazione adeguata al modello progettuale che la
direziona.”
“La repressione, di contro, sembra potersi esprimere solo in termini
negativi, quale impedimento o sospensione dell’azione trasformativi”(Renzo Carli, 1982, 53)
“Nella società attuale la partecipazione alle organizzazioni trasformative
sembra prevalentemente fondata su modalità il cui referente è l’istituzione
nella sua declinazione formativa. La famiglia e la scuola sono le due “agenzie
di socializzazione” il cui obiettivo è la formazione dell’individuo al suo
operare nell’organizzazione. […]”(Renzo Carli, 1982, 53)
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2.3.3.La scuola come Istituzione: alcune riflessioni2.3.3.1-Dinamiche istituzionali e processi di scolarizzazione 2.3.3.2-Istituzione ed esclusione
2.3.3.3-Gli istituiti dell’Istituzione: conseguenze
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Le dinamiche collusive delle Istituzione, possono concorrere
“[…] se applicate all'istituzione scuola, a spiegare il comportamento di
"rifiuto" della esperienza scolare, o i tentativi di "squalifica" della
stessa (si "perde tempo", è fatta per chi non vuol "lavorare", per i
"deboli", o per i "bambini", etc.), da parte di chi rispetto a tale
esperienza sente in qualche modo di "essere" o di "essere considerato"
(il che per il paradigma di Mead è lo stesso) "inadatto", oppure, avverte
l'esperienza come inadatta a se stesso, al proprio modo di essere, al tipo
di aspirazioni personali.
Sul piano dell'"istituzione" personale (ma un sostegno in tal senso
verrebbe anche dall'"istituito" dei genitori) si tratterebbe, in questi
termini, di un gioco complesso di rifiuto delle esperienze percepite
come "cattive" e come "nemiche", in funzione della salvaguardia delle
parti "buone" di sè, ovvero degli aspetti positivi del Self.“ (Licciardello,
1990, pp..261/262)
2.3.3.1.Dinamiche istituzionali e scolarizzazione
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2.3.3.22.3.3.22.3.3.22.3.3.2----Istituzioni ed esclusioneIstituzioni ed esclusioneIstituzioni ed esclusioneIstituzioni ed esclusione
In termini di dinamica dell'istituzione, questo fenomeno risulterebbe
collusivamente funzionale al controllo dell'aggressività, sia degli utenti
"estraniati", che diversamente si ribellerebbero, sia dei docenti e della
burocrazia, che vedono riconosciuto il loro potere e possono facilmente
liberarsi del problema rappresentato da una utenza "inadatta".
Si tratterebbe, però, di una dinamica utile al funzionamento
dell'istituzione scolastica, ma per la quale finirebbero oggettivamente
con il risultare perdenti proprio i più deboli: una dinamica, cioè,
funzionale alla razionalizzazione dei meccanismi di esclusione “(Licciardello, 1990,pp.261/262)
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2.3.3.32.3.3.32.3.3.32.3.3.3----Gli istituiti dellGli istituiti dellGli istituiti dellGli istituiti dell’’’’istituzione: conseguenzeistituzione: conseguenzeistituzione: conseguenzeistituzione: conseguenze
“Fondamentalmente, gli istituiti prevalenti relativi alla scuola sono ancora quelli
che le assegnano una funzione selettiva, piuttosto che promozionale. Basti pensare,
ad es., che, mentre si pretende l'integrazione dei soggetti portatori di handicap, di
fatto gli iter previsti sono ancora quelli tradizionali: scrutini e suddivisione in anni
scolastici, promozione dei soggetti alla classe superiore o bocciatura, etc.
Non esiste, ad es., la possibilità che un soggetto possa, seguendo i suoi ritmi di
apprendimento, impiegare due anni per compiere il percorso formativo
normalmente previsto per un anno. L'unica possibilità è bocciarlo, nel qualcaso
finirà con il ricominciare il percorso in questione, piuttosto che, invece, utilizzare
il secondo anno per continuare lo svolgimento del lavoro. In realtà ciò potrebbe
realizzarsi se venisse realizzata la progettazione educativa per classi aperte sia in
parallelo che in verticale. In sua assenza, alla fine di ogni anno scolastico il
problema viene affrontato in termini di bocciatura si o bocciatura no, senza molti
riferimenti al lavoro effettivamente svolto ed al tipo di apprendimenti che il
ragazzo ha maturato nei suoi anni scolastici. La soluzione, adottata, in questi
termini, è sempre e necessariamente una soluzione più di tipo burocratico/formale
che di tipo didattico e psicopedagogico” (Licciardello, 1990, p.257).
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(Continua)
Al di là delle motivazioni ufficiali che supportano la decisione di
"promozione", o viceversa, di "bocciatura", (falsamente democratico/
pietistiche nel primo caso, falsamente pedagogico/garantiste nel
secondo caso) il soggetto finirà, almeno nella gran parte dei casi, con
lo sprecare del tempo, con lo strutturare sentimenti e vissuti di
inadeguatezza e atteggiamenti negativi nei confronti di una realtà che
non presenta (per lui) le condizioni minimali per produrre realmente
ed imparare, e rispetto alla quale i sentimenti di reciprocità vertono
facilmente sull' estraneità” (Licciardello, 1990, p p.257/258).
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2.4-L’orientamento socio-psicologico (Berger e Luckman)2.4.1.L’istituzionalizzazione come processo di tipizzazione oggettivante
2.4.2-Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio
2.4.3-Tipizzazioni della condotta e “apprendimento” dei ruoli sociali
2.4.4-Istituzionalizzazione, identificazione dell’Io e «distanza di ruolo»
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Thomas Thomas Thomas Thomas LuckmannLuckmannLuckmannLuckmannPeter Peter Peter Peter L.BergerL.BergerL.BergerL.Berger
2.4.L2.4.L2.4.L2.4.L’’’’orientamento socioorientamento socioorientamento socioorientamento socio----psicologicopsicologicopsicologicopsicologico
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2.4.1-L’istituzionalizzazione come processo di tipizzazione oggettivante
“l'istituzionalizzazione ha luogo dovunque vi sia una tipizzazione
reciproca di azioni consuetudinarie da parte di gruppi di esecutori [...]
ciò che va sottolineato è la reciprocità delle tipizzazioni istituzionali e
la tipicità non solo delle azioni ma anche degli attori nelle istituzioni.
[...] le tipizzazioni reciproche di azioni vengono costruite nel corso di
una storia comune [...] le istituzioni hanno sempre una storia, della
quale sono il prodotto
[...] le istituzioni, inoltre, per il fatto stesso della loro esistenza, controllano
la condotta umana fissandole modelli prestabiliti, che la incanalano in una
direzione anziché in un'altra delle molte che sarebbero teoricamente
possibili" (Berger e Luckmann,1966 [1969] pp.86/87)
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2.4.2-Oggettivazione del mondo istituzionale e ruolo del linguaggio
“Un mondo istituzionale, dunque, appare all’esperienza come una realtà
oggettiva […] C’era prima che fosse nato, e ci sarà dopo la sua morte.
[…] l’oggettività del mondo istituzionale, per quanto massiccia possa
apparire all’individuo, è un’oggettività umanamente prodotta e costruita.
[…] la biografia dell’individuo è percepita come un episodio collocato
all’interno della storia oggettiva della società “(Berger e Luckmann,1966 [1969]
p.95)
“Il linguaggio rende oggettive e accessibili a tutti le esperienze comuni
all’interno della comunità linguistica, divenendo così la base e al tempo
stesso lo strumento della cultura collettiva” (Berger e Luckmann,1966 [1969] p.97)
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2.4.3-Tipizzazioni della condotta e “apprendimento” dei ruoli sociali
“I ruoli appaiono non appena comincia a formarsi un comune bagaglio di
conoscenze che contengono tipizzazioni reciproche della condotta […]
ogni condotta istituzionalizzata implica dei ruoli. […] L’acquiescenza o
meno di fronte alle norme dei ruoli socialmente definiti cessa di essere
facoltativa
[…] Per apprendere un ruolo non è sufficiente acquisire gli strumenti
meccanici immediatamente necessari al suo adempimento esterno:
bisogna anche essere iniziati ai vari strati conoscitivi e anche affettivi del
corpo di conoscenze che è direttamente e indirettamente appropriato a
quel ruolo“(Berger e Luckmann,1966 [1969] pp.114/188).
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2.4.4-Istituzionalizzazione, identificazione dell’Io e «distanza di ruolo»
“l'istituzionalizzazione ha conseguenze molto importanti per l'esperienza di
se stessi. Nel corso dell'azione c'è una identificazione dell'io con il senso
oggettivo dell'azione; l'azione che determina, per quel momento,
l'autopercezione dell'attore, e agisce così nel senso oggettivo che è stato
socialmente attribuito all'azione.
Sebbene continui ad esservi una marginale consapevolezza del corpo e di
altri aspetti dell'io non direttamente coinvolti nell'azione, l'attore, in quel
momento, percepisce se stesso essenzialmente nell'identificazione con
l'azione socialmente oggettivata...
Non è difficile vedere che, quando queste oggettivazioni si accumulano, un
intero settore di autocoscienza è strutturato nei loro termini” (Berger e
Luckmann,1966 [1969] p.112).
“il soggetto agente si identifica con le tipizzazioni socialmente oggettivate
della condotta in atto, ma ristabilisce le distanze da esse quando riflette più
tardi sulla propria condotta” (Berger e Luckmann,1966 [1969] pp.113).
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Bibliografia
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Berger P.L.,Luckmann T. (1966), The Social Construction of Reality, New York, Doubleday and c.o.(tr.it., La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna 1969).
Durkheim E., Societè, in Lalande A., Vocabulaire tecnique et critique de la philosophie,P.U.F., Paris, p.1002Goffman E. (1961), Asylums, Garden City, New York, Anchor (tr.it.,Asylums: Le istituzioni totali, Einaudi, Torino 1968)
Basaglia F.(1968), (a cura di), L'Istituzione negata, Einaudi, Torino
Carli R.(1974),Introduzione a: Lapassade G. (1970), Groupes, Organization,Institutions,Gauthier-Villars (tr.it.,ISEDI,Milano 1974), p.IXCarli R. (1982), Per una teoria dell’analisi istituzionale, in Carli R. Ambrosiano L. (1982) (a cura di), Esperienze di psicosociaologia, Angeli, Milano
Douglas M. (1986) How Institutions Think, Syracuse, N.Y., Syracuse University Press, tr.it. Come pensano le istituzioni, Mulino, Bologna, 1990.
de Leonardis, O. (2000), Le istituzioni, Carocci Roma 2000.
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Judd, C. H. (1925), The psychology of social institutions. Journal of Abnormal & Social Psychology. 20, 1925, pp. 151-156
Licciardello, O. (1990), Psicologia, Scuola e Formazione. Spunti d'analisi per una funzione metabletica, C.U.E.C.M., Catania, 1990
Lourau R. (1969), L'instituant contre l'institué, Anthropos, Paris
Lapassade G.(1974), Groupes, Organizations et Institutions, Gauthier- Villars, Paris, (tr.it., L'analisi istituzionale. Gruppi, organizzazioni, istituzioni, ISEDI, Milano, 1974)
Lapassade G. (1973), "Analyse institutionnelle et socioanalyse", in "Connéxion", n.6
Jacques E.(1966),Sistemi sociali come difesa contro l'ansia persecutoria e depressiva, in Klein M.,Heimann P., Money Kyrle R. (ed.), Nuove vie per la psicoanalisi (tr.it.), Il Saggiatore, Milano 1966.
Goffman E. (1963), Stigma. Notes on the Management of Spoiled Identity, Englewood Cliffs, Prentice Hall (tr. it. Stigma. Identità negata, Laterza, Bari, 1970)
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La costruzione dei Sé Possibili
nei contesti a "rischio e nelle "comunità"
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA Facoltà di Scienze della Formazione,
Lettere e Filosofia, Medicina e Chirurgia Laurea Magistrale in Psicologia
Cattedra di “Psicologia Sociale”
(Prof. Orazio Licciardello)
Orazio Licciardello, Maria Elvira De Caroli
Claudia Castiglione, Elisabetta Sagone
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Obiettivi
Contesti considerati
Strumenti
Risultati RagazzeArea del Self
Cosa vorrei che si pensasse di me in futuro
Risultati RagazziArea del Self
Cosa vorrei che si pensasse di me in futuro
Campione
Riflessioni e commenti
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Obiettivo:Verificare l’ipotesi che l’esperienza in contesti
istituzionalmente caratterizzati in termini negativi, possa
riverberarsi negativamente sulle dimensioni del Self, Attuale e
Futuro/Possibile, anche in riferimento al genere.
In particolare gli effetti che possono riverberarsi:
1)Sul Sè Attuale: “Io come sono”;
2)Sul Sé Sociale: “Io come penso che gli altri mi vedano”;
3)Sul Sé Ideale: “Io come vorrei essere”;
4)Sul Sé Futuro/Possibile: “Io come sarò”.
Campione: -Due gruppi di adolescenti, articolati per l’appartenenza a
contesti istituzionali ed “a rischio”.
-Un gruppo di controllo
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Contesti considerati
Comunità per minori:
Soggetti ivi ospitati poiché le Autorità Istituzionali li hanno allontanati,
temporaneamente o definitivamente, dalle famiglie di provenienza per
comprovate insufficienze educative.
“Contesti a rischio":
individuati come tali dai “servizi educativo-territoriali”, sulla base dei due
seguenti indicatori (entrambi presenti per ogni soggetto);
a) residenza in uno di quei quartieri di Catania, caratterizzati per l’alto tasso
di criminalità organizzata;
b) interruzione degli studi e, in atto, frequenza di un corso professionale
specificatamente organizzato sul territorio di pertinenza; oppure di un corso
serale per conseguire la licenza media inferiore.
Licei:
un Liceo Pubblico ed un Liceo Privato, entrambi di grande tradizione,
utilizzati come gruppo di “controllo”.
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�Strumenti:
�Questionario per backgroud question e con con domande
aperte, come ad es. “Cosa vorrei che la gente pensasse di me in
futuro”
�4 Differenziali Semantici, per esplorare
�Il Sè Attuale: “Io come sono”;
�Il Sé Sociale: “Io come penso che gli altri mi vedano”;
�Il Sé Ideale: “Io come vorrei essere”;
�Il Sé Futuro/Possibile: “Io come sarò”.
�Gli strumenti sono stati somministrati in setting individuale
e con modalità funzionali a garantire la qualità dei dati e
l'anonimato
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�Il campione femminile è costituito da 170 soggetti:♦Articolato per contesti d’appartenenza
10035.329.435.3%
170605060N
TOTLiceali“Rischio”Comunità
♦Di età compresa tra i 13 e i 18 anni:
100.07.620.027.129.410.65.3%
17013344650189N
TOT.181716151413ETA’
♦Con i seguenti livelli di scolarità:
100.027.144.728.2%
170467648N
TotaleC. Prof.
(in corso)
S.M.S.
(in corso)
Licenza
media
Scolarità
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�Il campione maschile è costituito da 165 soggetti:♦Articolato per contesti d’appartenenza
10041.226.132.7%
165684354N
TOTLiceali“Rischio”Comunità
♦Di età compresa tra i 13 e i 18 anni:
100.07.314.519.427.325.56.1%
165122436454210N
TOT.181716151413ETA’
♦Con i seguenti livelli di scolarità:
100.012.744.842.5%
165217470N
TotaleC. Prof.
(in corso)
S.M.S.
(in corso)
Licenza
media
Scolarità
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AREA DEL SÉ (Ragazze)
4
4,2
4,4
4,6
4,8
5
5,2
Sé Attuale Sé Sociale
Comunità
"Rischio"
LicealiRange della scala 1-7,
punto di indifferenza=4
Se Attuale (ANOVA, F= 4.29, p= .015)
Post hoc: Comunità (M=4.70) < “Rischio” (M=5.04), p=.005
Se Sociale (ANOVA, F= 7.39, p= .0009)
Post hoc: Comunità (M=4.45) < “Rischio” (M=5.08), p<.001;
ed < Liceali (M=4.82), p=.018.
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Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
4
4,5
5
5,5
6
6,5
Sé Ideale Sé Possibili
Comunità
"Rischio"
Liceali
Se Ideale (ANOVA, F= 5.66, p= .0043)
Range della scala 1-7,punto di indifferenza=4
Post hoc: Comunità (M=5.52) < “Rischio” (M=5.90), p=.013
ed < Liceali (M=6.08), p<.0001
Se Possibile (ANOVA, F= 5.01, p= .007)
Post hoc: Comunità (M=5.25) < “Rischio” (M=5.63), p=.019
ed < Liceali (M=5.68), p=.003
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1-“Brava ragazza”; 2-“In gamba”; 3-Altro
X2 =10.64 g.l.4 p=.030
170
100%
60
100%
50
100%
60
100%
Tot.
33
19.4%
13
21.7%
7
14%
13
21.7%
3
68
40%
3151.7%
21
42%
16
26.7%
2
69
40.6%
16
26.7%
22
44%
3151.7%
1
Tot.Liceali“A rischio”Comunità
COSA VORREI CHE GLI ALTRI, IN FUTURO, PENSASSERO DI ME.
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L’auto-rappresentazione delle ragazze a “rischio” risulta migliore
rispetto a quella delle ragazze ospitate in comunità e similare a quella
delle liceali.
Appare conseguente, per i diversi effetti sul piano delle dimensioni del
Self, l’esigenza di prevedere interventi di supporto nei contesti di vita,
piuttosto che in ambienti “protetti”.
Prof. Orazio Licciardello-Psic. delle
Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
4
4,5
5
5,5
Sé Attuale Sé Sociale
Comunità
"Rischio"
Liceali
AREA DEL SÉ (Ragazzi)
Range della scala 1-7,punto di indifferenza=4
Se Attuale (ANOVA, F= 3.84, p= .023)
Post hoc: “Rischio” (M=5.27) > Liceali (M=4.95) p=.002
Se Sociale (ANOVA, F= 3.16, p= .044)
Post hoc: “Rischio” (M=5.25) > Liceali (M=4.86) p=.007
Prof. Orazio Licciardello-Psic. delle
Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
4
4,5
5
5,5
6
Sé Ideale Sé Possibili
Comunità
"Rischio"
Liceali
Se Ideale (ANOVA, F= 2.48, p= .086) n.s.
Se Possibile (ANOVA, F= 1.62, p= .200) n.s.
Prof. Orazio Licciardello-Psic. delle
Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
1-“Brava ragazzo”; 2-“In gamba”; 3-Altro
X2 =21.057 g.l.4 p=.0001
165
100%
68
100%
43
100%
54
100%
Tot.
19
11.5%
13
19.1%
/
/
6
11.1%
3
45
27.3%
25
36.8%
6
14%
14
25.9%
2
101
61.2%
30
44.1%
3786%
3463%
1
Tot.Liceali“A rischio”Comunità
COSA VORREI CHE GLI ALTRI, IN FUTURO, PENSASSERO DI ME.
Prof. Orazio Licciardello-Psic. delle
Istituz. Sociali- Anno Acc.2010-11
L’ipotesi risulta in parte verificata.
L’auto-rappresentazione dei ragazzi a “rischio” risulta in parte migliore
rispetto a quella dei ragazzi ospitati in comunità e dei liceali.
Nel complesso, rispetto all’auto rappresentazione del Self:
- la “comunità” sembra incidere più negativamente nelle ragazze, rispetto
ai ragazzi.
- la situazione di “rischio” appare prevalentemente migliore rispetto a
quella della comunità, sia per le ragazze sia per i ragazzi.
Anche i dati relativi ai Liceali indicano l’esigenza di ripensare obiettivi e
metodi dell’intervento sociale e dei processi formativi in genere.
Tra le ragazze delle comunità prevale l’obiettivo dell’approvazione etica e
tra le liceali quello del successo sociale; tra le ragazze a “rischio” la
distribuzione è meno polarizzata.
Appare conseguente, per i diversi effetti sul piano delle dimensioni del
Self, l’esigenza di prevedere interventi di supporto nei contesti di vita,
piuttosto che in ambienti “protetti”.
Riflessioni e commenti
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