psicologia delle tossicodipendenze ravasio antonio università di padova aa 2005-2006
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PSICOLOGIA DELLE TOSSICODIPENDENZE
Ravasio Antonio
Università di Padova
AA 2005-2006
I “DISCORSI” SULLA TOSSICODIPENDENZA
SOCIO-CULTURALI• Sistema di credenze• Politico• Valoriale• normativo• Ecc…
SCIENTIFICI• Bio-Medico• Psichiatrico• Psicologico• Sociologico• Antropologico• Ecc…
Due modalità alternative di produzione e organizzazione della conoscenza
SENSO COMUNEOgni affermazione di qualunque natura che definisce e sancisce
qual è la realtà
• Forza retorica• Si autolegittima• Non richiede verifica
SENSO SCIENTIFICOLe affermazioni
scientifiche, prodotte da esperti, devono rendere
espliciti gli assunti conoscitivi da cui si parte per conoscere
• Fondazione epistemologica• Oggetto di indagine• Categorie e metodi di
indagine• Confini e livello di realismo
“meccanomorfismo” Compito della psicologia è lo studio dei
fatti psichici considerandoli eventi naturali, oggettivi e astorici, per cui deve essere utilizzato il metodo empirico-analitico delle scienze naturale.
Il fine della psicologia è di formulare leggi generali, ricercando determinanti, interni e/o esterni, che rendono il comportamento umano spiegabile, indipendentemente dalla varietà dei casi individuali concreti.
“antropomorfismo”Compito della psicologia è lo studio degli eventi
psichici in quanto dotati di una loro peculiarità, non riconducibili ad eventi naturali, che devono essere studiati con categorie e metodi propri delle scienze umane e sociali (razionale e storico-ermeneutico).
Il fine della psicologia è quello di formulare metodi e principi che consentano di interpretare il significato delle azioni di cui gli individui sono autori, ricercando altresì le ragioni in base alle quali ogni individuo organizza intenzionalmente il proprio comportamento attraverso strategie e regole che guidano le azioni.
Antropomorfismo Meccanomorfismo
Teoreticismo Deduttivismo Discontinuità fra realtà
fisica e psichica Pluralirismo metodologico Realismo ipotetico delle
teorie Non neutralità della
psicologia Rilevanza del senso
comune Intenzionalità Ragioni/significati Contesto (socio-cognitivo) Interpretazioni
Anteoreticismo/Teoreticismo
Induttivismo riduzionismo Continuità fra realtà fisica e
psichica Monismo metodologico
(empirismo) Realismo radicale delle
teorie Neutralità della psicologia Irrilevanza del senso
comune Determinismo Cause Ambiente (naturale) Spiegazioni
Antiteoreticismo. Esclusione pragmatica della teorizzazione o sua subordinazione al “criterio dell’accordo intersoggettivo” basato sull’evidenza empirica e concretezza del dato.
Teoreticismo. I concetti precedono il dato, lo “costruiscono” e trascendono comunque l’evidenza empirica, istituendo delle relazioni tra assunzioni astratte che consentono di dare un senso e formulare ipotesi per la verifica.
Antiteoreticismo/Teoreticismo
Induttivismo/deduttivismo
Induttivismo. La conoscenza procede dall’osservazione dei dati empirici, che si presentano oggettivi ed eloquenti di per sé, per cui la teoria diviene una elaborazione di regole e di leggi a partire dall’osservazione di fatti, la cui regolarità e configurazioni sono suscettibili di generalizzazione.
Deduttivismo. La conoscenza segue un procedimento ipotetico-deduttivo, in cui la teorizzazione, oltre che a sistematizzare i dati, precede l’osservazione e la guida. Per cui le proposizioni osservative sono sempre formulate nel linguaggio di qualche teoria.
Continuità/discontinuità tra realtà fisica e realtà psichica
Continuità tra realtà fisica e realtà psichica. Tutti gli eventi psichici possono essere assimiliati ad eventi naturali sia sul piano ontologico che su quello dell’elaborazione concettuale e del metodo.
Discontinuità tra realtà fisica e realtà psichica. Con il concetto di “eventi psichici” si indicano classi di fenomeni differenti, alcuni dei quali sono categorialmente connessi ad una dimensione storico-culturale e soggettiva. I dati delle scienze dell’uomo sono atti o eventi non separabili dai significati, cui si accede non solo con l’osservazione, ma soprattutto con la comprensione dei rapporti di senso.
Monismo/Pluralismo Metodologico
Monismo metodologico. Tutti gli eventi psichici, quali eventi naturali, devono essere studiati con il metodo empirico-analitico e con le stesse procedure con cui si studiano i fenomeni naturali.
Pluralismo metodologico. Data la difformità categoriale di ciò che indichiamo come “eventi psichici” ed in relazione alla loro peculiarità, è necessario adattare i metodi e le tecniche alla particolare natura dell’oggetto (o evento), da studiare, considerando che parte di essi non sono entità, ma costrutti dotati di senso.
Realismo radicale/ Ipotetico delle teorie
Realismo radicale delle teorie. Le teorie psicologiche sono realistiche dal momento che si riferiscono a entità, eventi o processi realmente esistenti; essi riproducono fedelmente la realtà o comunque s’impegnano il tal senso.
Realismo ipotetico delle teorie. Le teorie psicologiche sono costrutti ipotetici rispetto ad una delle possibili configurazioni della realtà, avvalendosi dei un approccio analogico, sono modelli formali valutabili in base non ad un contenuto di “verità”, ma al loro valore euristico.
Neutralità/non Neutralità della psicologia
Neutralità della psicologia. Il suo adeguamento ai canoni della scientificità garantisce di per sé la neutralità dei suoi asserti che sono indipendenti da condizionamenti sociali (etici, ideologici, giuridici, ecc.).
Non neutralità della psicologia. La psicologia e certi suoi settori in particolare possono risentire, indirettamente o direttamente, dei condizionamenti, aspettative, influenze sociali (etiche, ideologiche, giuridiche, ecc.).
Irrilevanza/Rilevanza del senso comune
Irrilevanza del senso comune. Il superamento delle nozioni psicologiche del senso comune è per la psicologia l’obiettivo ed il requisito scientifico del suo lavoro.
Rilevanza del senso comune. La psicologia deve considerare il senso comune come un indispensabile quadro di riferimento, poiché è il linguaggio ordinario a generare la specifica “realtà” ed “oggettività” dei fatti psicologici.
Determinismo/Intenzionalità
Determinismo. Tutto il comportamento umano è spiegabile e prevedibile in quanto interamente causato da fattori ambientali e/o da meccanismi psichici.
Intenzionalità. L’uomo è in grado di autodeterminarsi quale agente consapevole che controlla e guida le proprie azioni in vista di scopi.
Cause/Ragioni
Cause. Il legame tra il comportamento e le sue determinanti psicologiche è di natura empirica, ovvero caratterizzato nessi di causa-effetto tra variabili.
Ragioni. Il legame tra azione e intenzione non è di natura causale, bensì logica ed implica relazioni di significato.
Ambiente/Contesto
Ambiente (naturale). Il comportamento umano e l’attività psicologica corrispondente sono il risultato dell’adattamento all’ambiente, naturalisticamente inteso, indipendente dagli individui e dalla loro attività cognitiva e sociale.
Contesto (socio-cognitivo). L’azione umana implica un rapporto con la realtà che è una continua elaborazione e costruzione di contesti interattivi umani di cui l’attività psicologica è parte.
Spiegazione/Interpretazione
Spiegazione. Lo stabilire connessioni logiche tra eventi, leggi e condizioni fattuali rilevanti. Ciò secondo il fondamentale – ma non esclusivo - modello “causa-effetto” e dei principi nosologici che collegano un fenomeno alle condizioni empiriche antecedenti.
Interpretazione. Lo stabilire connessioni logiche di ordine semiotico, decodificando il significato a partire dal significante, considerando che gran parte degli eventi psichici e comportamentali sono eventi dotati di significato.
MECCANOMORFISMO E ANTROPOMORFISMO LIVELLI DI REALISMO
REALISMO MONISTA
REALISMOIPOTETICO
REALISMOCONCETUALE
CAUSALISMOMonismo
metodologico
CAUSALISMOPROBABILISMO
Pluralismo metodologico
PROBABILISMOPluralismo
metodologico
Esiste una realtà esterna Indipendente
dall’osservatore. Tale realtà è unica ed è conoscibile attraverso
l’osservazione empirica
Esiste una realtà esterna,
ma non è conoscibile direttamente nella
sua globalità. Ogni conoscenza è
una Rappresentazione astratta e parziale,
Mediata dalle teorie e dai metodi di studio
Non esiste una realtà fattuale
indipendente da coloro che la stanno producendo:
la realtà è un processo scaturisce nell’interazione
concettuale, simbolica, linguistica, socioculturale
Concetto di individuoConcetto di individuo
MECCANOMORFISMOMECCANOMORFISMO
• ORGANISMO (ottica bio-psichica)
• PASSIVO/REATTIVO (cause- stimoli-bisogni)
• HOMO NATURA (Astorico Acontestuale )
ANTROPOMORFISMO
• PERSONA (ottica Olistica-interattiva)
• ATTIVO (Relazione-Norme-Regole-obiettivi)
• HOMO CULTURA (Contesto sociale e storico-culturale)
Concezione di persona: “attiva”
e “costruita socialmente” I• La persona (insieme dei processi identitari) è generata
nell’ambito dell’interazione• la persona è dotata di di una storia personale e di gradi
diversi di esperienza, abilità, competenze, capacità di automonitoraggio e autoregolazione;
• Il “Sé” è resoconto prodotto dalla persona che diventa “oggetto di se stessa “; oggettivazione generata in una dimensione collettiva e per mezzo del linguaggio
• Il significato è ciò che socialmente viene costruito come “oggettivo” attraverso il linguaggio
• La persona è costantemente impegnata a costruire e variare o confermare il significato della sua identità e degli eventi, attraverso dell’interazione sociale e simbolica, all’interno dei contesti personali e interpersonali che li strutturano continuamente;
Concezione di persona: “attiva”
e “costruita socialmente” II• Il comportamento umano è costruito attraverso processi
interattivi collettivi• La persona è considerata in grado di agire sulla base
dei significati, delle intenzioni e di scopi che si prefigge e dei problemi da risolvere, all’interno delle regole, dei ruoli, dei valori, dei contesti interpersonali e sociali
• I significati, costruiti socialmente, sono modificati e manipolati dalle persone per influenzare l’interazione e i comportamenti
• L’interazione, mediata da significati e simboli, produce effetti “oggettivi” pragmatici e reali per le persone
• Agli interagenti le loro stesse azioni sono comprensibili, durante l’atto, e spiegabili dopo l’atto, come da un osservatore esterno
Modello Medico nosografico-eziopatogentico
L’individuo è visto in termini deterministici, questo modello prevede che:- Esistono della entità, le malattie, le quali hanno una eziologia, un decorso e un esito;
• -Tali malattie hanno una origine organica (fisica o psichica)• - Se concepite come malattie psicologiche,sono interpretate in analogia, alle
malattie fisiche. - In esse esiste un sostrato che si manifesta attraverso sintomi superficiali. - La malattia è inferita dai sintomi e non può essere curata attraverso la
modificazione dei sintomi· - Coloro che sono affetti dalle malattie non hanno colpa di questo loro stato - La cura si basa sull’intervento di professionisti che abbiano,
preferibilmente, una formazione medica· - le malattie sono interne alla persona; sebbene possano avere
manifestazioni culturali distinte, il processo essenziale della malattia è universale e non culturalmente specifico
Approccio interazionista
Non si orienta alla “scoperta” della realtà, considerandola socialmente “costruita”,
In questa prospettiva anche la tossicodipendenza, è un costrutto sociale che che contempla non solo il deviante ma la società che lo identifica come tale
Questo implica un passaggio da un’ottica curativa (individuale legata alla remissione del sintomo) ad una del cambiamento (collettiva che rinvia alle strutture, ai ruoli, alle regole, alle interazioni sociali)
La realtà come costruzione sociale• Il contesto socio-culturale è una costruzione
sociale generata dalle interazioni simboliche di attori sociali
• Le persone (il senso e le rappresentazioni di identità) sono identità psico-sociali che nascono nella dimensione interattiva collettiva
• La produzione della realtà sociale (identitaria e collettiva) si avvale del medium linguistico che nel descrivere e comunicare la realtà la costruisce: le etichette linguistiche sono atti interpretativi socialmente organizzati sulla base dei significati culturali e storici che fungono da memoria collettiva
La “tossicodipendenza”“I comportamenti atti al consumo di sostanze psicoattive”
Si traducono in un comportamento deviante denominato “Tossicodipendenza”
attraverso un processo interattivo di co-costruzione sociale che prende l’avvio dal processo pubblico di
“etichettamento”con caratteristiche mistificatorie con il quale
una condotta che viola norme prescrittive è definita “deviante”
Identificando la persona con l’atto che compie, ciò induce una
“riorganizzazione” Dell’identità della persona che aderisce e traduce in ruolo
stabile la diversità etero-attribuita dalle agenzie sociali
La NORMALITA’ come costruttrice di DEVIANZA
• La devianza è una costruzione sociale, questo rende conto dei cambiamenti del numero delle condotte e degli attori che storicamente e culturalmente sono considerati devianti, a secondo di quello che è considerato normale.
• Dobbiamo quindi partire dal concetto di normalità e dal processo interattivo che la rende artefice della devianza
Normale e AnormaleNORMALE “ciò che è conforme ad una regola”ANORMALE (di conseguenza) è tutto ciò che
nega la normalità– È cronologicamente successivo– E’ logicamente connesso alla norma in rapporto di
mutua esclusione– Diventa condizione primaria di definizione della
normalità
Il concetto di normalità è nato nelle scienze organiche e fa riferimento a caratteristiche di normalità e anormalità su base naturale costitutiva.
Normale e Deviante
Nelle scienze umane è stato il concetto di anormalità è tradotto con quello Devianza.
I criteri di definizione della normalità del comportamento umano sono assai diversi fra loro e mutano storicamente in virtù dei processi socio-culturali
La normalità può esplicarsi comeNorme implicite (regole sociali di comportamento)
Norme esplicite (sistemi di leggi vigenti)
La cultura CULTURA:
“Insieme delle leggi, usi, costumi, strutture economiche, organizzazioni familiari e sociali, credenze, conoscenze, sistemi di valori che caratterizzano una certa collettività” .
Rappresenta lo sfondo di significazione, che attraverso il linguaggio, consente di amalgamare ogni aspetto della realtà, anche sfaccettato e apparentemente contraddittorio, inserendolo in una dimensione più vasta che li doti di significato e di operatività
PARADIGMA CULTURALE: “strettamente connesso al concetto di cultura, in quanto
comprensivo e produttore dello stesso, indica i presupposti impliciti che sottostanno ad una peculiare organizzazione socio-culturale caratteristica di ogni epoca storica”
Assunti paradigmatici alla base dell’attuale culturale occidentale
• la realtà sociale si compone di due ampi compartimenti interdipendenti, contenenti rispettivamente la categoria della “normalità” e della “devianza”
• Gli assunti definiscono anche il significato delle due categorie e le relazioni di interdipendenza
• La suddivisione si traduce in specifici contenuti relativi agli “oggetti” della normalità e a quelli della devianza
• Tali contenuti assumono un valore “oggettivi” attraverso processi socio-culturali di legittimazioni meta-struttuali, che rendono netta e stabile la distinzione fra ciò che normale (quindi accettato e riprodotto) e il deviante (quindi rifiutato al fine di rafforzare la liceità del normale).
Il carattere prioritariamente normativo della cultura
• Permette e favorisce esclusivamente i comportamenti coerenti con precisa griglia convenzionale che considera l’unica possibile, reale, oggettiva, naturale.
• La norme, implicite ed esplicite, sono una delle espressioni più rilevanti della cultura
• Reificare i significati convenzionali (co-costruiti) in significati intrinseci (reali, naturali, oggettivi) permette il consolidarsi dei paradigmi culturali e dell’assetto socio-economico che, in quanto oggettivo e reale, viene accettato e tramandato in modo automatico e poco conflittuale
La gerarchia dei paradigmi culturali
• L’assetto paradigmatico è relativo non solo ai sistemi sociali più vasti, ma anche a sottosistemi di strutture culturali (anche devianti) che quindi costruiscono forme di espressione culturale, anche se trasgressivi – e quindi legittimanti - rispetto al sistema culturale dominante, riproducono all’interno le stesse caratteristiche, gli stessi processi e modalità dinamiche di conflitto, esclusione, accettazione, produzione di normalità e devianza, caratteristiche del paradigma culturale sovraordinato.
La costruzione sociale dell’identità
Il senso di identità si costruisce e si esplica socialmente facendo propri gli assunti del paradigma culturale di appartenenza e il sistema di credenze positive e negative che ne derivano. La conformità alla norma consente:
• Di ottenere una CONFERMA E APPROVAZIONE sociale efficace del valore e del carattere positivo della propria identità
• Conferisce un senso di ESISTENZA Alla persona, e il suo COINVOLGIMENTO nella rete sociale dei processi interattivi che garantiscono il mantenimento e il riconoscimento costate e continuo dell’integrità identitaria.
• La conferma e l’approvazione dell’identità avviene sia sul piano PSICOLOGICO (appartengo ad una comunità che mi riconosce e mi considera) e BIOLOGICO (… e che mi mantiene in vita)
I sistemi di credenze positive e negative
Sono ipotesi sul mondo che permettono di distinguere:• Sia ciò che consideriamo da una parte vero e reale e
oggettivo e accettabile: credenze, aspettative, rappresentazioni (sistema positivo-normale)
• Sia ciò che consideriamo falso, da rifiutare (sistema di credenze negativo-deviante), anche se considerato altrettanto vero, reale e oggettivo;
Entrambi i sistemi sono considerati veri e oggettivi in termini di plausibilità (criterio socio-psicologico): la normalità per essere oggettiva ed esistenze presuppone l’esistenza oggettiva della devianza.
L’esistenza della devianza permette di evidenziare la correttezza della condotta normale e gli effetti positivi nella struttura sociale
Norma e Devianza sono categorie concettuali
prive di uno status costitutivo
Si sostanziano attraverso la loro capacità di creare realtà storiche socio culturali concretizzandosi attraverso gli aspetti reali, pragmatici concreti collettivi e individuali
Effetti pragmatici e dinamiche di potere
• Norma e Devianza sono connesse con la dinamica del potere che deriva dalla capacità di produrre effetti costruttivi sulla realtà sociale
• La Norma ha maggiore potere in quanto produce maggiori effetti pragmatici, più pervasivi e efficaci, di quelli che riesce a produrre la Devianza
• Anche la Devianza genera realtà sociale: i devianti trovano conferma della propria identità attraverso gli effetti concreti dei loro comportamenti sulla realtà.
• Il maggior potere della norma è in termini relativi e non assoluti: norma e devianza si alternano storicamente per cui quello che prima era deviante può divenire normale e viceversa
Normalità e Moralità
Ogni paradigma culturale è permeato da valutazione morale degli eventi. Gli atti, le azioni, in comportamenti sono considerati anche giusti e ingiusti
• Ciò che è normale è giusto, buono, positivo• Ciò che è deviante è sbagliato, cattivo, negativo• Lo stretto rapporto fra dimensione normativa e
morale ha marcati effetti pragmatici sull’identità• Il rapporto norma-morale è governato da criteri socio-
psicologici (e non logico-formali): anche in deviante considera buoni e giusti i propri comportamenti, contrapponendoli a (e confermando) quelli normali
Le teorie implicite del senso comune I
La portata pragmatica e la dimensione etica generano cosidette le teorie implicite di senso comune
• Queste sono strutture conoscitive ed espressive a disposizione ed utilizzate dagli appartenenti ad un certo paradigma culturale
• Sono organiche, coerenti, plausibili, sono “vere” per il solo fatto che si basano su ciò che è “disponibile” sul piano socio-culturale
• Sia i comportamenti normali che quelli devianti sono generati dagli stessi presupposti impliciti e dalle valenze morali di cui le teorie sono intrise
• Il senso comune offre cioè lo stesso insieme di elementi su cui devianti e normali basano, e giustificano le proprie azioni.
Le teorie implicite del senso comune II
Le teorie contengono anche le ragioni che permettono di definire e spiegare le azioni compiute dagli individui
• Si tratta di un processo di reificazione (astrazione, oggettivazione) plausibile socialmente e che prescinde dal fatto che la comprensione di un’azione vada letta tenendo conto del contesto, della situazione, delle intenzioni e degli obiettivi dell’attore:
– Le spiegazione delle teorie implicite utilizzano la causalità lineare: una certa manifestazione deviante viene attribuita ad una causa (biologica, ambientale, anamnestica, ecc).
– Le attribuzioni causali (lineari e probabilistiche) diventano quindi strumenti di conferma e mantenimento della realtà come “naturalmente data” e suddivisa in normale e deviante
Dalle credenze di senso comune alle agenzie di controllo
• Le agenzie (forze dell’ordine, scuola, famiglia, ASL, ecc) operano attraverso una costruzione ufficiale della realtà del deviante, esse hanno un forte potere di significazione e definizioni nella creazione di “verità sociali”
• Codificano le esperienze individuali riducendo l’ambiguità della percezione del fatto e quindi confermano l’oggettività della norma
• Sanciscono tale codifica ufficiale avvalendosi anche dei presupposti giuridici
Livelli di legittimazione della realtà sociale
La realtà socialmente costruita è percepita dagli appartenenti ad una data cultura come oggettiva e quindi naturale attraverso la legittimazione che si esplica diversi livelli interagenti e intersecantesi:
1. IL LINGUAGGIO, con le etichette lessicali reifica le esperienze soggettive in oggettivazioni reali che contengono gli assunti di valore e le esplicazioni causali (e.g. “Tossico”)
2. SCHEMI ESPLICATIVI DI SENSO COMUNE con finalità pragmatiche (proverbi, massime morali, sentenze e giudizi, racconti popolari) (e.g.“i tossici sono persone senza morale e spina dorsale”)
3. TEORIE ESPLICATIVE UFFICIALI che legittimano interi settori istituzionali (di conoscenza, di controllo, di intervento) (e.g.: i comportamenti tossicomanici da sostanze illecite come patologia psichiatrica)
Livelli di legittimazione della realtà sociale
4. “UNIVERSI SIMBOLICI”: corpi di tradizione teorica che integrano diverse sfere di significato e riconducono tutto l’ordine istituzionale ad una totalità simbolica, amalgamando realtà sociali apparentemente distanti come normalità e devianza. (e.g: Concetti simbolici come “il bene”, “la giustizia”, “la punizione” abbracciano universi di significati che contengono – e significano a tutti i membri di una comunità - gli attori e le azioni reali o rituali attraverso cui si esplicano)
Gli universi simbolici, come i paradigmi culturali hanno struttura gerarchica: i gruppi devianti posseggono universi simbolici precisi, attraverso i quali si riconoscono e si differenziano (gergo, spazi, significati) dai normali. Normali e devianti possono interagire fra loro perché condividono un universo simbolico più ampio composto da simboli e significati congruenti e fra loro plausibili
Gerarchie di statusI comportamenti sociali delle persone differiscono in base allo
status sociale occupato e nonché dai ruoli agiti e aspettati dagli altri
• Gerarchia di status = gerarchie sociale composte da gruppi di persone ai quali sono attribuiti determinati status. Lo status indica diritti e doveri nell’interazione ai contesti sociali o a relazioni specifiche. In virtù dello status occupato si generano determinate aspettative d’azione sia da parte propria che da parte della collettività. Infine lo status indica il prestigio sociale di un dato ruolo.
– STATUS ASCRITTO, è assegnato in base a ciò che la persona è (età, sesso, parentela, religione)
– STATUS ACQUISITO, è assegnato in base di ciò che la persona può fare (professione, condotta sociale, ecc… e.g. “il consumatore di droghe”)
– STATUS TACITO, è assegnato in base a ciò che la persona rappresenta in termini interattivi simbolici e in base alle proprie modalità di gestione della relazione.
status e ruoliGli schemi d’azioni connessi agli status vengono
organizzati in ruoli, anch’essi con gradi diversi di desiderabilità sociale e di aspettative auto ed etero attribuite.
• RUOLO= schema di riferimento che permette a ciascuno di interpretare le azioni degli altri e di rispondervi significativamente e, viceversa, di essere interprato adeguatamente da persone che posseggono i corrispondenti schemi cognitivi e comportamentali di riferimento
status e ruoli: significazione e persistenza• Il significato del comportamento è legato alle attribuzioni
sociali concernenti lo status rivestito dalla persona (e.g. chi ha elevato status economico – status acquisto - e anche considerato capace, buono, saggio, intelligente – status tacito. L’universo simbolico attribuisce al denaro un valore positivo e preminente, che investe anche chi lo possiede, ciò trova conferma nei significati e nelle aspettative sociali condivise.
• Gli status e i ruoli sono persistenti e stabili o con variabilità prevedibile e governata da regole, onde permettere la stabilità della realtà e della struttura sociale
• Per cui un deviante tenderà a rimanere tale, in quanto oltre che a rispondere alle aspettative di status e ruolo sociale, corrisponde anche alle aspettative dell’Alter il quale mantiene stabile le proprie attribuzioni di diversità (svalutazione, condanna, patologizzazione) anche per confermare l’esistenza della normalità
la socializzazione• Il processo di socializzazione favorisce la
costruzione dell’identità e l’acquisizione si status e ruoli che permettono l’appartenenza piena della persona al mondo “oggettivo” della società
• Con la socializzazione, attraverso il medium linguistico, si interiorizza infatti la realtà istituzionalizzata: si condividono significati e i sistemi simbolico linguistici di riferimento
• La socializzazione permette la riproduzione e la trasmissione dell’ordine sociale istituzionalizzato, e il soggetto diventa elemento mediatore e propagatore della cultura medesima
la socializzazione primaria
• Avviene in famiglia e consente l’interiorizzazione, ossia la percezione e l’interpretazione immediata di un evento come esprimente un significato unico e prestabilito.
• Con l’interiorizzazione dei significati il bambino si appropria dei ruoli e delle aspettative degli altri nei suoi confronti, delle categorie sociali dell’esperienza, della definizioni delle situazioni, della struttura normativa implicita
la socializzazione secondaria• Avviene attraverso e consente l’acquisizione di esperienze e
conoscenze legati ai ruoli sociali interpretati in contesti, situazioni e realtà sociali diverse, in cui si acquisiscono regole e comportamenti pertinenti ed adeguati
• Avviene in continuità con il patrimonio conoscitivo-esperienziale della socializazione primarira, garantendo quindi continuità evolutiva.
Le proposte culturali presenti nel paradigma di una società mettono a disposizione processi di socializzazione che possono orientarsi verso la strutturazione di una identità “norma” o “deviante”. L
La categorizzazioneLa categorizzazione è un processo di natura cognitiva (che si basa su
processi di selezione, astrazione di riduzione delle differenze intra-categoriali e accentuazione di quelle inter-categoriali) attraverso cui la percezione della realtà viene strutturata in categorie di oggetti sulla base di caratteristiche comuni.
Lo scopo è di organizzare la realtà, al fine di aumentare il controllo, la prevedibilità e quindi la gestione degli eventi, permettendo alla persona di muoversi in modo adeguato e conforme
Il prototipo = elemento di una categoria che riassume in sé il maggior numero di caratteristiche tipiche del suo insieme. Serve da confronto con altri elementi intra o inter categoriali
Lo stereotipo = processo di attribuzione di caratteristiche simili ai membri di una stessa categoria, prescindendo dalle differenze intracategoriali fra i membri stessi. Si evince una corrispondenza univoca fra l’appartenenza ad una categoria e il possesso di certe qualità fisiche o psicologiche, sulla base delle teorie implicite di senso comune,
Categorizzazione e processi attibuitiviIl processo di attribuzione di stereotipi contempla anche giudizi di
valore sempre legate alle teorie di senso comune, per cui:• Certe caratteristiche stereotipiche saranno percepite come
buone e giuste e altre cattive e ingiuste• Ciò induce una differenziazione di atteggiamento fra ingroup
(normale) e outgroup (deviante) basato su discriminazioni morali, con finalità di legittimare il contesto sociale come realtà di fatto
• Ad una categorizzazione di tipo costitutivo si aggiunge quindi una categorizzazione attributiva di tipo morale
• Infine, oltre ai processi di categorizzazione e attribuzione individuale, si partecipa anche anche alle categorizzazione di gruppo che rinvia al senso di appartenenza ad un gruppo e che presiede al senso di identità sociale: si diventa membri di un gruppo sociale (normale o deviante)
L’identità• l’identità è un costrutto concettuale con cui si indicano gli
effetti, cognitivi ed affettivi, di molteplici processi integrativi sul piano dell’autoconsapevolezza, delle autorappresentazioni e delle autodefinizioni condivise ed impersonate che passano attraverso i ruoli sociali.
• L’identità emerge sempre da qualche forma di relazione, interna o esterna, sviluppandosi attraverso la capacità dell’individuo di assumere il ruolo dell’altro e di percepirsi come oggetto.
• L’identità, come articolato sistema di rappresentazioni di sé mediate da un ruolo, non risulta di totale proprietà della persona a cui viene attribuita, ma risiede nella struttura normativa-simbolica e nelle regole che governano l’interazione
A) Organizzazione strutturale delle conoscenze relative a se’
I processi psicologici, intrapersonali e interpersonali, relativi all’identità personale confluiscono in una struttura organizzatrice della conoscenza individuale relativa a sé stessi. Conoscenza che informa i vissuti, cognitivi e affettivi, di unicità e continuità dell’esperienza di sé.
• L’identità personale permette di:• a) L’elaborazione e l’integrazione coerente dell’informazione interna ed
esterna che ci riguarda, - quella somatica (propriocettiva e dimorfica) - relazionale (simbolica, espressiva e comportamentale);
• b) la codifica sotto forma di memoria autobiografica, conferendo alla storia soggettiva coerenza retrospettiva e continuità futura;
• c) selezionare e attuare repertori di comportamento più adeguati alla propria identità sessuale, sviluppando le relative competenze socialmente trasmesse.
B) Sistema di regole e di segni condivisi
• L’identità personale è anche un sistema di regole e di segni condivisi, attraverso cui l’individuo dà vita a un’identità sociale.
• Mediante la capacità di utilizzare regole e significati, per esempio relativi all’immagine di sé, l’individuo realizza atti comunicativi, produce versioni di sé adatte al contesto e alle diverse forme dell’interazione.
L’identità personale è sostenuta da due processi:
1.l’autoconsapevolezzaovvero il flusso di esperienza soggettiva che ogni donna e ogni uomo sperimentano; in ogni individuo possono manifestarsi diversi livelli di autoconsapevolezza e di stati di coscienza;
2. l’autoregolazione intesa come capacità riflessiva di automonitoraggio, corrispondente alla percezione oggettuale che uno ha di sé e delle proprie azioni. L’autoregolazione può implicare varie forme di autocontrollo dell’identità, legate all’azione intenzionale e agli automatismi espressivo-comportamentali (ad esempio, le risposte mimiche)
Autoconsapevolezza e autoregolazione permeano tre dimensioni dell’identità personale:
1. Concetto di sé (area intrapersonale).
• E’ definibile come insieme di categorie semantiche naturali rappresentate mentalmente dai concetti lessicali che concorrono a formare l’idea che una persona ha di sé stessa. il sé concettuale è il momento di integrazione e di continuità delle varie forme di autoconoscenza (Sé ecologico, interpersonale, esteso e privato).
• Il sé concettuale è quindi una vera e propria teoria su se stessi, caratterizzata da sistemi di convinzioni relativi al significato e valore:
• - delle caratteristiche psicologiche, somatiche e di ruolo; - dei rapporti sé-mondo nell’ambito delle credenze attinenti
alla psiche, all’anima o alla personalità che permeano il senso comune o quanto esso mutua da filosofia, scienza, religione e conoscenze esoteriche.
Il sé concettuale non è ovviamente indagabile nella sua globalità, affiorando in quelle elaborazioni cognitive situate e settoriali meglio definibili come “rappresentazioni di sé”.
2. Rappresentazioni di sé (area interpersonale).
• Possono essere considerate come sottosistemi del concetto di sé. Le rappresentazioni di sé come esplicitazione di un processo autoconoscitivo non sono indipendenti dal sistema di relazioni entro cui vengono prodotte. Se il concetto di sé costituisce un’ipotesi teorica che l’individuo si forma al fine di rendere l’interazione prevedibile e governabile, la rappresentazione di sé costituisce la sua parte operativa, empiricamente prodotta, proiettata nell’assunzione di ruoli e di volti di identità. gli individui sono pesantemente influenzati dall’insieme di pensieri, conoscenze, credenze che il working-self rende accessibile sulla base degli stati affettivi del momento e della situazione.
• Le rappresentazioni di sé influenzano l’interpretazione degli eventi, i giudizi, i confronti sociali selettivi, l’interpretazione del proprio ruolo, agendo sulla motivazione, sul comportamento, sulla disponibilità o meno al cambiamento.
• La ricerca di un feedback congruente tra le rappresentazioni di sé e le conferme da parte degli altri, implica negli individui la ricerca di una “simmetria negoziata” che può manifestarsi nell’autoconvalida rispetto ad un Sé desiderato, e quindi nella ricerca di informazioni di conferma.
3. Identità tipizzata (area intra/intergruppo).
• E’ un insieme di tratti attribuiti a sé stessi, relativi ad aspetti disposizionali, comportamentali, espressivi e di ruolo, di natura prototipica e stereotipica.
• Caratteristiche attribuite ed assunte come elementi di identificazione o di tratti autodescrittivi dai membri di gruppi socialmente organizzati.
• Una tipizzazione di identità è formata da un repertorio di tratti coerenti tra e con il contesto etico-normativo che li legittima.
• Esso costituisce per l’individuo, un preordinato sistema di orientamento cognitivo per l’autovalutazione, l’azione e la realizzazione di un’adeguata immagine e stima di sé.
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