punto quattro all'ordine del giorno...
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a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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PUNTO QUATTRO ALL'ORDINE DEL GIORNO: APPROVAZIONE
STUDIO DI VARIANTE AL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGIC O E
STUDIO DEL QUADRO DELLE OPERE DI MITIGAZIONE DEL RI SCHIO
IDRAULICO NEL TERRITORIO DI OLBIA.
Parliamo finalmente dell'assetto idrogeologico
della città.
Io avrei intenzione di condurre i lavori su questo
importantissimo e delicatissimo punto iscritto all' ordine
del giorno in questo modo: do la parola all'Ingegne r Azzena,
della struttura dell'Assessorato all'Urbanistica, p er
introdurre l'argomento dal punto di vista tecnico,
burocratico e giuridico.
Poi do la parola molto volentieri al professor
Marco Mancini, professionista incaricato dalla
Amministrazione, docente al Politecnico di Milano,
Idraulica, e anche al dottor Tilocca, geologo, affi nché ci
illustrino tutte le carte con tutte le loro implica zioni e
le origini dello studio, i risultati dello studio e
soprattutto i risultati attesi una volta che queste opere
per step verranno realizzate, ovvero la "liberazion e" di
parti importanti della città dal vincolo di inedifi cabilità
totale HI4 imposto dall’adozione della planimetria speditiva
da parte del distretto idrografico della Regione Sa rdegna,
che oggi incombe su buona parte del territorio dell a città.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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Quindi la parola all'ingegner Agostino Azzena.
INGEGNER AZZENA
Buonasera a tutti. Prima di dare la parola ai
professionisti che di fatto hanno firmato lo studio di
variante al PAI, quindi professor Mancini e dottor Tilocca,
una breve introduzione su quello che è stato l'appr occio
metodologico e quelle che sono state le attività ch e abbiamo
posto in campo all'indomani dell'alluvione.
Intanto si è parlato da subito non di una variante
al PAI ma di uno studio più esteso, quindi l'abbiam o
chiamato "Studio di variante al piano stralcio per l'assetto
idrogeologico e del quadro delle opere di mitigazio ne del
rischio". Poi spiegheremo perché.
All'indomani dell'alluvione sono state poste in
essere tutta una serie di attività, com'è noto. Abb iamo
avuto modo di dibattere nelle varie commissioni del la
perimetrazione delle aree allagate, che sono state anche
oggetto di accese discussioni e comunque di un'atti vità che
ha impegnato gli uffici tecnici comunali in maniera molto
importante e molto puntuale.
All'indomani dell'alluvione abbiamo subito avuto
una serie di incontri con i soggetti istituzionalme nte
competenti per le attività consequenziali, è storia passata
la deliberazione del Consiglio Comunale, quella che ha dato
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il via a quest'attività del 13 dicembre, quindi pro prio
all'indomani dell'alluvione, perché si è visto che le norme
tecniche di attuazione del PAI rendevano in questo caso
appunto - come in caso di Olbia di dichiarazione di stato
d'emergenza - obbligatoria la redazione di una vari ante al
PAI.
Per cui c'erano due possibilità: che la facesse il
Comune ovvero che la facesse la Regione.
Il Comune di Olbia ha scelto di farla con questa
deliberazione e con la successiva deliberazione del la Giunta
dove sono state impartite direttive, direttive che andavano
nella direzione di fare non uno studio per conto no stro ma
uno studio condiviso, accompagnato dai soggetti
istituzionalmente competenti; uno studio che non ar rivasse
nei tavoli di Cagliari e magari venisse bocciato.
Ma anche uno studio finalizzato al dopo-alluvione,
cioè non solo uno studio che impone dei vincoli ma anche uno
studio che studia e propone le soluzioni.
Quindi si pone già in un approccio di carattere
critico verso l'individuazione delle opere di mitig azione e
soprattutto verso l'individuazione del quadro di pr iorità di
queste opere, con una suddivisione in lotti dell'en tità di
30/40 milioni di euro e quindi lotti realizzabili a nche
singolarmente.
Il gruppo di lavoro per quanto riguarda la parte
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tecnica, oltre al sottoscritto come responsabile de l
procedimento, ai miei collaboratori, al servizio ge stione
del territorio, ha visto l'affidamento dell'incaric o per
quanto attiene la parte idraulica al professor Marc o Mancini
che poi parlerà, e per quanto riguarda la parte geo logica al
dottor geologo Giovanni Tilocca.
Anche altre collaborazioni sono state intraprese,
in relazione soprattutto alla necessità di inquadra re lo
studio in maniera più corretta possibile, attravers o
un'analisi idrologica anche di quelle che sono stat e le
precipitazioni storiche nel bacino idrografico di O lbia e
soprattutto quelle che sono state le precipitazioni
dell'evento.
Quindi cos'è stato fatto?
Per accompagnare il percorso condiviso istituito
con una deliberazione della Giunta Regionale, all'i ndomani
su espressa richiesta del Comune di Olbia è stato i stituito
un tavolo di coordinamento interassessoriale - così è stato
chiamato - composto da tre Assessorati Regionali o, meglio,
dalla direzione generale dell'agenzia del distretto
idrografico, dalla direzione generale dell'Assessor ato ai
Lavori Pubblici e dell'Assessorato agli Enti Locali , Finanze
e Urbanistica e ovviamente dal Comune di Olbia, con compiti
di accompagnamento rispetto a tutta l'articolazione dello
studio sia nei contenuti introduttivi e terminali s ia poi
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nell'articolazione definitiva.
Questo perché si è pensato da subito, e su questo
ci si è trovati d'accordo, di evitare gli errori de l
passato.
Abbiamo visto in esempi tragici come quello di
Olbia, di eventi alluvionali che si sono verificati in
Sardegna, quanto sia difficile e quanto sia lungo l 'iter di
realizzazione delle opere pubbliche.
Avrete tutti sentito le polemiche che ci sono
state questi giorni a Genova, ritardi su ritardi.
Allora è necessario veramente ripensare
l'approccio, è necessario ripensarlo nei termini in cui gli
studi che vanno condotti devono essere articolati e
condivisi sin dal principio.
Ma articolati rispetto a quello che deve essere
l'inquadramento generale della problematica, in man iera tale
da evitare che un lavoro venga fatto al di fuori di questa
cornice e quindi sia in qualche maniera inutile al
raggiungimento dell'obiettivo finale di mitigazione del
rischio.
Ma poi devono essere anche articolati i lotti
funzionali in maniera tale che si individui davvero quello
che è il lotto che dà il massimo risultato in termi ni di
tutela dell’incolumità pubblica delle persone e del le cose e
poi via via possono venir realizzati gli altri.
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Questo è stato l'approccio e su questo abbiamo
volto una serie di incontri preparativi e poi degli incontri
formali, esattamente cinque, del tavolo interassess oriale
con altrettanti verbali.
Il risultato del tavolo quindi, come ho detto,
oltre a quelli dei contenuti e dell'analisi delle
problematiche, alla fine è l'individuazione dello s tudio di
variante al PAI e l'individuazione delle opere, con le
relative priorità di intervento che sono appunto
propedeutiche ai futuri finanziamenti, e su questo farò un
breve cenno.
L'articolazione dello studio è stato suddiviso in
cinque parti principali.
In particolare, lo dico per prima, l'analisi
idrologica, doverosa per verificare quello che era successo,
quella che è alla luce dell'evento l'attendibilità delle
curve di possibilità pluviometriche e così via.
E ha visto anche un'attività importante dove sono
stati acquisiti oltre trent'anni di analisi dei dat i
pluviometrici della stazione pluviometrica di Putzo lu che,
ricordo, è una delle quattro stazioni pluviometrich e che
sono state prese in esame, su questo poi il profess ore potrà
formulare ampie delucidazioni.
Questo perché quella era la più significativa
rispetto al bacino idrografico che ha creato maggio ri
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problematiche, ovvero quella Del Rio Seligheddu.
Questa purtroppo era una stazione cosiddetta
tradizionale, cioè attraverso misurazioni con lettu ra
manuale, diciamo così, e annotazione sul registro, per cui
abbiamo effettuato tutta la scansione e la digitali zzazione
di questi dati.
Questo è l'inquadramento del problema dal punto di
vista idrologico.
La ricostruzione dell'evento idem è stata valutata
indispensabile proprio per capire quali sono stati gli
effetti indotti, quali sono state le dinamiche che si sono
avute nel territorio e soprattutto per classificare questo
evento, cioè assegnargli un tempo di ritorno.
L'analisi dello stato attuale del reticolo,
ovviamente anche questa è di accompagnamento alle d ue fasi
finali, cioè quella della redazione dello studio di variante
al PAI vero e proprio, composto nella parte idrauli ca e
nella parte geologica, anche se si parla comunque d i uno
studio di compatibilità idraulica che viene sottosc ritto da
entrambi, sia dall'ingegnere esperto in idrologia s ia dal
geologo per le parti di rispettiva competenza; e po i la
parte anche più delicata per certi versi, quella
dell'individuazione degli interventi di mitigazione e della
loro suddivisione in lotti, con l'individuazione de l primo
lotto.
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Come è stato approcciato questo problema?
Attraverso un metodo che ci siamo dati con l'agenzi a del
distretto, cioè quello di valutare l'intervento att raverso i
suoi effetti.
Quindi sono stati simulati gli effetti post-
realizzazione dell'opera e si è visto che l'interve nto del
primo lotto, del quale poi si parlerà dettagliatame nte, è
quello che ha l'effetto più positivo rispetto alla
mitigazione del rischio in termini di salvaguardia proprio
delle persone e delle cose, non in termini di mitig azione
del quadro dei vincoli.
Le problematiche inerenti al finanziamento, come
ho detto prima, sono quindi di fondamentale importa nza
perché è stata assunta la decisione dal tavolo di b loccare,
di sospendere i cantieri che erano già stati avviat i.
Cito l'appalto della sistemazione idraulica del
rio San Nicola, cito i lavori già appaltati relativ i al
sottopasso ferroviario di via Amba Alagi.
Ovvero la sistemazione idraulica, il rifacimento
del ponte di via Galvani che non era ancora appalta to ma era
in fase progettuale perché si è deciso che questi i nterventi
ancorché in corso o in avanzata fase di realizzazio ne
dovevano essere inquadrati all’interno di questo qu adro di
opere di mitigazione.
Nella recente deliberazione della Giunta
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Regionale, quella del luglio 2014 che ha dato luogo anche a
diverse polemiche, sono state stanziate delle risor se e
l’Assessorato ha rimandato – qua c’è un passaggio – alla
definizione delle risultanze del tavolo di coordina mento
interassessoriale la definizione puntuale di questi
interventi.
Cioè è stato disposto il finanziamento, ma non è
stato detto per quali opere dovevano essere destina te,
proprio in attesa che venisse definito.
L’obiettivo che ci si è dati durante il corso dei
lavori, per lo meno dal punto di vista tecnico, è q uello di
rendere lo studio funzionale al finanziamento di un intero
lotto funzionale.
Quindi verosimilmente questa risorsa verrà
destinata a finanziare in parte il primo lotto funz ionale.
Andiamo adesso all’iter di approvazione che dovrà
seguire questa variante al PAI. La variante al PAI è
tipicamente stabilito dalle norme che regolano ques te
procedure e, dopo la predisposizione e lo studio, l a
delibera da parte del Consiglio Comunale viene tras messa al
Comitato istituzionale dell’Autorità di Bacino, o m eglio al
suo organo tecnico che è all’Agenzia Regionale di d istretto
idrografico che ne cura l’istruttoria a seguito del la quale
viene adottato preliminarmente da parte del Comitat o
istituzionale.
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Questa delibera fa scattare le norme e i vincoli
di salvaguardia.
Ovviamente dovrebbe contestualmente far decadere
quelli provvisori che sono stati apposti a febbraio 2014
sulle aree perimetrate allagate.
A questo punto si svolge una parte della procedura
che è aperta alla presentazione delle osservazioni perché il
piano viene pubblicato per 30 giorni consecutivi, v iene
depositato presso l’Agenzia del distretto e presso il
Comune, quindi tutti possono eventualmente presenta re delle
osservazioni, che vengono poi esaminate nel corso d ella
conferenza programmatica che viene svolta successiv amente.
Si ha poi la seconda deliberazione del Comitato
istituzionale di approvazione definitiva e poi l’it er
termina con la delibera della Giunta Regionale e co n il
Decreto del Presidente della Giunta Regionale.
A questo punto avrei terminato, mi permetto di
presentare i professionisti che hanno redatto lo st udio: il
professor Mancini, professore ordinario di costruzi oni
idrauliche e di sistemazione di bacini idrografici e
infrastrutture idrauliche al Politecnico di Milano, esperto
di modellazioni idrauliche e di idrologie di piena di
sistemazioni di bacini, autore di oltre 100 pubblic azioni è
stato impegnato in tutti gli ambiti importanti dove ci sono
stati progetti di mitigazione del rischio idraulico , cito
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quelle del bacino del Po o altre in Calabria e in
particolare conoscitore profondo delle problematich e della
nostra isola, proprio perché ha fatto gli anni pass ati
l’attività di coordinamento tecnico e scientifico d el piano
stralcio delle fasce fluviali e del PAI in origine.
Dottor Giovanni Tilocca forse lo conosciamo meglio
perché frequenta più la nostra città, è geologo di
comprovata esperienza, io lo definisco un professio nista
appassionato, proprio perché mette tanta passione e
dedizione a quest’attività e credo che anche in que sto
lavoro ce l’abbia messa.
Anche lui ha partecipato alla direzione
scientifica del piano stralcio delle fasce fluviali e alla
redazione delle direttive per la manutenzione delle aste
fluviali.
PRESIDENTE
Come d’accordo la parola ora al professor Marco
Mancini, ordinario di costruzioni idrauliche e sist emazione
dei bacini al Politecnico di Milano, incaricato
dall’Amministrazione per questo studio di mitigazio ne.
PROFESSOR MANCINI
Buonasera, innanzitutto mi fa piacere ringraziare
tutti voi partecipanti per la fiducia accordatami, fiducia
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che ho assunto a svolgere quest’incarico insieme an che al
Dottor Tilocca e ai miei collaboratori, con la
consapevolezza e l’impegno di una cosa delicata e g rave.
Delicata perché è a valle di un’alluvione che ha
purtroppo fatto danni e vittime e quindi tutto il r ispetto e
l’attenzione a queste cose è stato per me fonte di impegno e
pensiero sulle scelte e sui calcoli che questo stud io ha
dovuto portare.
Per un’altra cosa anche: occupandomi anche per
ricerca di questi argomenti è per me stata una sfid a, come
ogni volta che vengo chiamato a dare una consulenza , di
portare quanto di meglio io sapessi fare nelle atti vità
anche di ricerca scientifica, non solo in campo naz ionale,
ma anche internazionale, in questo contesto.
Ringrazio tutti, il Sindaco, le persone che sono
qui presenti, per questa fiducia che, vi ho detto, ho
assunto con estrema serietà per i motivi che vi ho
accennato.
Veniamo subito alla parte tecnica. La
presentazione riguarda due fasi, l’ingegner Azzena ha fatto
una sintesi brillante ed efficace perché ha mostrat o
fondamentalmente il modo di procedere, ossia un mod o di
procedere scientificamente corretto ma anche condiv iso con
l’autorità di distretto di Cagliari, che ha visto a nche
l’alternarsi di due direzioni, perché durante quest o studio
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e questa fattibilità di opere è scambiata, ma per l a verità
abbiamo trovato in entrambe le direzioni di distret to
accordo, interesse e stimolo allo studio che abbiam o
condotto.
Forse una cosa importante è stato detto in Regione
che questo studio è stato anche un caso campione ch e loro
vorranno ripetere nel seguito per la definizione de lle opere
idrauliche a scala di bacino.
Mi riallaccio a quanto diceva l’ingegner Azzena,
le opere idrauliche sono un po’ come una pasticca, una
pillola che il dottore ci dà quando non stiamo bene .
È importante che la pillola che ci viene data per
risolvere un particolare problema si inserisca bene
all’interno di tutto il nostro sistema del corpo um ano.
È in quest’ottica che dovete vedere le opere
idrauliche.
Lo studio fatto ha proprio una fase di analisi del
processo, soprattutto mirata a capire la dinamica d i cosa
successe quel benedetto giorno del 18 novembre, in termini
di come è uscita l’acqua e dove è andata e dopo una fase
successiva che è stata l’individuazione della soluz ione,
cioè della cura che si può fare.
Partiamo dal censimento che questa figura di
macchia blu che voi penso ben conoscete, che è il c ensimento
che con accuratezza l’ufficio tecnico del Comune ha eseguito
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sul territorio di Olbia anche in funzione delle ric hieste di
danni, ma dei sopralluoghi fatti rapidamente dopo i primi
giorni dell’evento alluvionale.
Sicuramente la problematica di Olbia è una
problematica tipica forse del nostro tempo, dove il nostro
benessere passa per l’urbanizzazione.
Forse l’urbanizzazione a volte non tiene molto
conto dei corsi d’acqua.
Questo non è un problema solo di questa città è un
problema sicuramente italiano.
Spesso questi corsi d’acqua, soprattutto nei climi
semiaridi sono spesso secchi e quindi la gente ne h a poca
percezione.
Dopo di che vengono un po’ ristretti, ma il corso
d’acqua è piccolo, ma quando mai, è sempre asciutto .
Ad Olbia c’è soprattutto il fatto che Olbia nasce
– qui poi il Dottor Tilocca farà un intervento – co me piana
di colmata anche e di bonifica.
Questi corsi d’acqua quindi in realtà sono spesso
poco stati visti come dei corsi d’acqua perenni, fa ccio un
esempio al Po ma può sembrare strano nel Po la gent e ha la
percezione che c’è il fiume, spesso qui la percezio ne del
fiume è stata ignorata.
Io sono napoletano d’origine è un problema che
compare in molte latitudini italiane sopratutto in quelle
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con clima semiarido.
Detto ciò la fotografia mostra sicuramente lo
sviluppo di questa urbanizzazione nei 60 anni che v anno
dalla foto del 54 ad oggi.
Per prima cosa questo studio fa un’analisi, quindi
la prima fase di questa presentazione è mirata a de finire
come l’acqua è uscita dal corso d’acqua e che gravi tà ha
avuto l’evento.
Questo perché ci è servito poi per la seconda fase
come un laboratorio numerico, un laboratorio virtua le per
definire quali erano le opere.
Qui voi vedete il territorio idrologico, cioè la
città di Olbia è alla foce di un sistema di bacini
idrografici che a loro volta, drenati da corsi d’ac qua,
confluiscono all’interno della laguna di Olbia, che poi è
contornata oggi da abitazioni e dalla città stessa.
Vedete che ci sono due rii importanti, che sono il
san Nicola, ma anche il Siligheddu.
Ed è proprio questo corso d’acqua che è quello che
questa volta ha creato maggiori problemi alla piana
alluvionale e nell’alluvione stessa, perché è il ba cino più
grande, questo bacino verde è un bacino di 40 chilo metri
quadrati.
Il san Nicola, il bacino rosa è di 20 chilometri
quadrati e poi ci sono una serie di corsi d’acqua p iù
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piccoli.
Riconoscete le aree di pertinenza del canale Zozò,
le aree afferenti al drenaggio del Gadduresu che pa ssa
attraverso la città in maniera tombata e riconoscet e le aree
del bacino Tannaule che è il corso d’acqua che fini sce al
Tribunale.
C’è una forte differenza di dimensioni.
Le aree sono sinonimo e sono proporzionali alle
portate che possono essere convogliate dal reticolo
idrografico.
E l’alluvione di Olbia ha visto forse in modo
sfortunato che la pioggia più grossa, più forte che si è
verifica a Puzzolu è andata a cadere proprio sul ba cino
verde, sul bacino più grande, producendo portate di un
ordine di grandezza stimate intorno ai 200 metri cu bi
secondo rispetto alle portate degli altri corsi d’a cqua che
sono stati più piccoli.
Per fare tutti questi conti - e vado un po’ veloce
perché vorrei arrivare alla parte più interessante, anche se
questa è la parte di grande interesse - è stato mes so a
punto e devo ringraziare, un modello abbastanza com plesso.
Quando dicevo prima uno sforzo anche di portare in
campo quello che un ricercatore universitario studi a è una
sfida importante perché cerca di portare tutta la c onoscenza
che attualmente c’è su quelle cose in delle cose ch e servono
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poi alla società.
Questo ci ha quindi impegnato, mi ha impegnato.
Questo è un modello particolare che abbiamo
sviluppato da anni.
Un modello è la rappresentazione della realtà,
quindi non è la realtà, è qualcosa che attraverso
l’equazione della matematica si avvicina per esempi o al
meccanismo con cui piove, il terreno rifiuta parte
dell’acqua che piove, quest’acqua scorre nei versan ti e poi
quindi nella rete idrografica con velocità che sono un po’
come quelle della superstrada rispetto alle stradin e
piccole.
Cioè l’acqua cammina molto più velocemente nei
corsi d’acqua principali che non nelle piccole stra dine sui
versanti.
Quindi il volume di acqua che si forma viene
convogliato con questa diversità di velocità attrav erso il
reticolo che vedete qui disegnato, questo è l’esemp io di uno
dei bacini e la portata che poi è il volume diviso il tempo
è funzione della velocità di risposta del nostro re ticolo
idrografico.
Questo modello che non sto a descrivere ma a chi è
interessato mi farà piacere descrivere nel dettagli o, sapete
che ne sono appassionato di questo modello ma mi po treste
dire che ogni scarrafone è bello alla mamma sua e d i questo
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come napoletano conosco la fonte.
Questo modello che voi trovate nei dettagli anche
applicato in condizioni di ricerca ma in studi e pr ogetti in
campo nazionale e internazionale, ha permesso di de finire
quali sono le sollecitazioni idrauliche, ossia le p ortate di
piena, alla nostra rete idrografica della pianura c ittadina
e quindi capire la dinamica delle piene.
Cominciamo dal campo di precipitazione.
La precipitazione è stata registrata, avete
un’idea della precipitazione registrata dal radar d i Monte
Rasu e avete un’idea di come questa precipitazione sia stata
particolarmente intensa anche sulla parte della pia nura di
Olbia che è l’ultima parte trasparente.
A questi dati sono stati utilizzati però anche i
dati a terra, che sono sicuramente i dati affidabil i dal
punto di vista della quantificazione poi della piog gia che
cade a terra, mentre l’immagine radar che prima fac evo
vedere dà un’idea della variabilità spaziale del fe nomeno,
le misure puntuali a cui faceva poi riferimento anc he
l’ingegner Azzena per l’aggiornamento e l’implement azione
dei dati, ha permesso di conoscere quantitativament e la
precipitazione su tutta quest’area.
Vedete che ci sono vari pluviografi che hanno
registrato durante l’evento e sono stati tutti util izzati
per il calcolo della portata che è successa durante
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l’evento.
Fate subito mente locale che Puzzolu grava sul
bacino più grande come avevo prima descritto e a Pu zzolu ha
piovuto molto.
Un’idea della gravità dell’evento in termini
pluviometrici, poi vedremo la trasformazione della pioggia
in portate, la possiamo ricavare da questi grafici, che sono
degli strumenti tecnici che l’ingegnere, l’idrologo usa per
definire le piogge in termini di durata consecutiva e
frequenza e periodo di ritorno.
Ossia il numero di anni medio per cui il valore
assunto può essere superato.
Qui noi vediamo per esempio che ci sono diversi
modelli, qui è stata fatta un’analisi di dettaglio che forse
- vado un po’ più veloce e sono a disposizione poi per
discuterla - sui dati delle stazioni di pioggia che sono
anche stati aggiornati in base alla disponibilità d el
distretto idrografico, ma anche del Comune che ha p ermesso
la digitalizzazione di quei dati che il distretto n on aveva
in formato digitale, elettronico.
Qua si vede fondamentalmente che la linea rossa e
la linea di Olbia, i puntini, quella statistica, le linee
continue rappresentano la statistica, i pallini blu
rappresentano l’evento che c’è stato.
A Olbia vediamo che siamo stati sotto i 200 anni
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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di tempo di ritorno appena un po’, mentre già a Puz zolu che
è quello giallo, abbiamo valori ben superiori rispe tto a
tale situazione.
200 anni è il tempo di ritorno che l’autorità di
bacino, la regola italiana fissa per il dimensionam ento
delle opere idrauliche.
Ossia si definisce tempo di ritorno il tempo medio
intercorrente tra due eventi di superamento della v ariabile
di progetto.
Qui vediamo diversi modelli probabilistici,
comunque viene evidenziato il fatto che nella stazi one di
Olbia che poi è sul livello del mare, piove leggerm ente meno
della linea segnalatrice due centennale, nella staz ione di
Puzzolu piove sicuramente anche di più.
Una cosa importante viene evidenziata, che questa
linea segnalatrice tratteggiata, quella del piano d i assetto
idrogeologico viene in realtà confermata dai dati.
Cioè la linea segnalatrice esistente oggi del
piano di assetto idrogeologico che nasce da un’anal isi
abbastanza complessa di media spaziale delle piogge ed è
quindi l’applicazione di un modello probabilistico, è ancora
confermata dai dati aggiornati ad oggi, al 2014.
Qui vedete una serie di diagrammi che in termini
di analisi statistica si fanno per vedere l’affidab ilità dei
vari modelli utilizzati sui quali non mi fermo, vol o su
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tutta questa parte di statistica.
Quello che può essere interessante vedere è la
simulazione, la ricostruzione dell’evento.
Qui noi troviamo le piogge delle nostre stazioni,
vi ricordate tutte quelle stelline che si vedevano nel
dominio di calcolo e questa è la pioggia più grave di
Puzzolu.
Cioè Puzzolu anche se a Sa Pianedda ha piovuto un
po’ di più, ma Sa Pianedda è fuori dalle aree di dr eno,
incide poco, ma a Puzzolu ha piovuto tanto sul baci no manco
a farlo apposta sul bacino più grande.
Tanto è vero che questi sono gli idrogrammi, ossia
la trasformazione della pioggia caduta sul bacino
idrografico, considerando l’assorbimento del suolo che nasce
da un’analisi della tipologia della litologia e di uso del
suolo della quale abbiamo discusso a lungo anche co n il
collega Tilocca, per la definizione del coefficient e di
assorbimento di ogni celletta.
Questo modello lavora con cellette dell’ordine
delle decine di metri, nel caso specifico abbiamo l avorato
con cellette di 100 per 100 metri in una prima fase e poi di
50 per 50 in una fase seconda di dettaglio.
Il territorio viene discretizzato in maniera molto
fitta in modo tale da poter cogliere le caratterist iche che
determinano la trasformazione della pioggia in volu me
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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rifiutato dal terreno e quindi in portata alle sezi oni di
chiusura di interesse.
Io sto cercando di essere il più divulgativo e
dire la verità perché ci sono una serie di concetti lunghi
che non si pretende che uno sappia, però se non fos se chiaro
vi prego di interrompermi e chiedere qualche spiega zione.
Quello che volevo vedere ancora è questa
differenza.
Queste sono le onde di piena che sono arrivate nei
nostri corsi d’acqua.
La cosa che sorprende, che come dicevo io... e che
è piovuto tanto, qui ci sta una grande onda di pien a che
arriva a circa 200 metri cubi/secondo rispetto alle altre
che sono molto più piccole, sono nell’ordine al mas simo di
50 metri cubi/secondo.
Tutto ciò è dovuto dal fatto che è piovuto tanto a
Puzzolu che grava sull’area più grande, quello del bacino
del Seligheddu che arriva a Olbia.
Mentre è piovuto un po’ meno sulle altre aree.
Questo tipo di onda, questo tipo di carico... è
chiaro quello che sto dicendo? Putzolu è qui, quest o è lo
spartiacque e questo è il Siligheddu.
Noi abbiamo avuto la combinazione, se volete
sfortunata, che è piovuto molto sull’area più grand e.
Questo si ripercuote e spiega il perché di questa
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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onda molto più grande di piena per il torrente Seli gheddu,
che per esempio per il san Nicola e per gli altri.
Che cosa ne abbiamo fatto di queste onde, a che
cosa sono servite? La prima cosa è stata quella di
verificare, ho detto: vogliamo fare un’analisi e vo levamo
capire se ci credevamo o no a queste simulazioni, q uesto è
un modello, non è la realtà.
Non ho come in altri casi un confronto con dei
dati di portata osservata.
In questo caso il mio dato era solo quella macchia
colorata che però è anche in termini di altezza, qu elle aree
allagate che aveva censito il Comune.
Abbiamo preso l’area all’interno della tangenziale
e in base a un rilievo di dettaglio molto elevato c he ha
fatto il Ministero dell’Ambiente e che il distretto
idrografico ha reso disponibile immediatamente, per ché
questo lavoro per essere partito a marzo, varie riu nioni ma
è stato consegnato definitivamente ai primi di agos to.
Per avere questa tempistica è stato dovuto alla
speciale sinergia che si è creata tra i componenti intorno
al tavolo a cui faceva riferimento Tino Azzena e q uesto fa
onore a tutti.
Questo è un modello delle quote, ossia è un piano
quotato a risoluzione metrica, un metro.
Questo ha aiutato moltissimo perché noi abbiamo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 73 -
preso questo piano, lo abbiamo introdotto in un mod ello
idraulico di estremo dettaglio, che quindi corre a quel tipo
di risoluzione, all’interno del quale sono stati me ssi i
corsi d’acqua e abbiamo riprodotto quale potesse es sere
l’esondazione di quelle onde di piena che vi avevo fatto
vedere prima.
Ovviamente quando si va a fare questa operazione è
importante anche considerare la diversità tra le zo ne.
Noi sappiamo che parliamo di zona urbana
all’interno del perimetro della tangenziale, ma è a nche vero
che c’è una zona urbana molto più densa in ambito c ittadino
e una zona urbana ben meno densa appena più fuori s empre
all’interno della tangenziale.
Quindi sono stati assegnati a queste diverse
tipologie di usi del suolo, dove ci sono le strade per
esempio l’acqua scorre più liscia, perché l’asfalto è
liscio, dove ci sono le abitazioni, queste fungono da
ostacolo all’acqua è come una macroscabrezza, l’acq ua la
vede così.
È stata definita la scabrezza di tutta la pianura
di interesse del dominio di calcolo, in maniera tal e da
capire bene qual era la dinamica della piena.
Questi sono stati i vari punti, cioè sono state
messe tutte le onde che venivano, sono state prodot te in
tutti questi punti d’ingresso come fosse un ingress o al
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 74 -
reticolo idrografico e è stata fatta una prima simu lazione.
Questa ha fatto vedere queste macchie azzurre
evidenziavano già qualcosa di importante ma come ve dete non
rispecchiano questo perimetro rosso che erano quell e aree
azzurre con cui ho iniziato la mia presentazione ch e sono le
attuali aree di vincolo, le aree allagate censite d al
Comune.
Come mai non riuscivamo? Allora abbiamo sbagliato
qualcosa.
Si vedeva già una cosa importante: come dal
Seligheddu fosse in qualche modo tracimata nel Gadd uresu,
cosa che poi ha creato ovviamente dei problemi.
Ci siamo posti il problema: come mai non riusciamo
a riprendere quelle aree allegate? Qui si vede la d inamica
del filmino che in questa simulazione va a coprire
l’estensione delle aree registrate a terra, cioè la nostra
verità al suolo.
Si sta colorando, comincia nel tempo questa
dinamica e qual è il segreto? Perché prima no e ade sso sì?
Perché questa simulazione è stata fatta ostruendo
tutti i ponti della rete idrografica che noi abbiam o messo,
o meglio i ponti più importanti.
Cosa che purtroppo poi nella realtà è successa.
Cioè la piena ha ostruito una serie di ponti tipo
quello di via Galvani, che hanno anche sezioni
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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particolarmente poco felici, cioè che accumulano,
favoriscono l’intasamento, ma non solo quelli, anch e quelli
di via Veneto, che hanno ostruito il corso d’acqua.
Quindi noi ci siamo trovati a dover lavorare con
un reticolo idrografico che non ha funzionato e qui ndi
quell’evento di piena che con il reticolo idrografi co faceva
vedere quell’estensione che avevo fatto io, ma che non
rispecchiava la registrazione a terra dell’evento s tesso,
era dovuta al fatto che i ponti non sono stati funz ionanti
durante l’evento alluvionale.
Questa è in realtà una sintesi della massima
esondazione che coincide abbastanza bene, ripeto il modello
non è la realtà, con le aree inondate.
Non solo coincide in termini di area, ma quello
che è più importante coincide in termini di livello .
Vedete che questi punti quadrettati dello stesso
colore della parte continua sono esattamente i rili evi che
ha fatto il Comune durante i piani di sgombero.
Cioè il Comune non solo ha rilevato i perimetri
rossi, ma ha rilevato anche quanta acqua c’era in q uella
particolare zona, allora proprio l’accordo tra i co lori dei
punti quadrettati e i livelli di acqua che si sono raggiunti
ci hanno confortato che l’ipotesi che avevamo fatto dei
ponti ostruiti dava una spiegazione congruente e ra gionevole
del fenomeno dell’allagamento.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 76 -
Questo è un problema che spesso affligge il
ricercatore universitario, perché prima ho citato P ino
Daniele per dire che ogni cosa che uno fa sicuramen te è
bella per chi la fa, poi bisogna anche vedere se qu esta cosa
veramente funziona, veramente risolve il problema.
Il ricercatore universitario si muove sempre con
un tetto, un modo di dire che nessuno crede al mode llo, se
non colui che l’ha sviluppato e tutti non credono a i dati se
non colui che li ha presi, perché anche in questi d ati ci
sono dei problemi di rappresentatività.
In questa fase siccome ho usato questo modello
come simulatore numerico dei calcoli delle opere ch e abbiamo
fatto, volevo che questo modello fosse in grado, mi avesse
dato qualche indicazione importante sul funzionamen to
dell’idraulica della pianura di Olbia e dei suoi ca nali.
Non solo qui abbiamo i livelli, ma quello che
sorprende, credo che alcuni di voi possono purtropp o
ricordare, perché quello fu un drammatico numero di ore, qui
si vedono le velocità della corrente che significa dove la
corrente va più veloce.
La corrente una volta che esce dai corsi d’acqua
poi sulle strade cammina veloce perché le strade so no più
lisce di un corso d’acqua.
Qui si vede quello che succede in questa brutta
curva del Seligheddu dove l’acqua usciva, usciva gi à nella
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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prima simulazione che avevamo fatto ma per sfortuna trova
una serie di strade che sono quasi ortogonali alla curva,
vedete che qui noi abbiamo... e si va a immettere
quest’acqua nel nostro Gadduresu trovando tutti que i
problemi che conosciamo a cominciare da via Ambalag i che ha
creato problemi.
Qui vedete, si riconoscono le strade, cioè l'acqua
che si incanala.
Con il rosso stiamo parlando di velocità di quasi
un metro al secondo, mentre le aree marroni sono ve locità
dove ci sono velocità addirittura maggiori di un me tro al
secondo.
La pericolosità vera di una corrente sta nella
capacità di trascinamento.
Se voi ricordate le immagini che avete visto qui
ma anche quelle che si sono viste alla televisione, per
esempio nell'alluvione di Genova, le macchine, i ca ssonetti,
la gente è trascinata dalla corrente. Cioè la vera
pericolosità sta anche nella capacità di trasciname nto della
corrente. Quindi questa simulazione ha dato un'idea .
Qui vedete un modo classico dell'idrologia per
verificare la gravità o meno di un evento. Partiamo dal rio
San Nicola, poi c'è il rio Tilibbas.
Questo diagramma rappresenta a diversa frequenza –
permettetemi di chiamarlo ‘tempo di ritorno’ - qual i sono i
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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valori di portata che ci si aspetta per la sezione di
chiusura del San Nicola, per la sessione di chiusur a del
Tilibbas.
I punti rossi sono in realtà i punti di stima del
piano fasce, perché va detto che per il territorio di Olbia
il rio San Nicola era stato già censito dal piano f asce.
Le rosse sono la portata che si è verificata
secondo quella simulazione che avevo fatto all'iniz io, dove
si vedeva quell'alto valore solo per il Seligheddu e gli
altri bassi valori più sotto; sono i picchi di port ata, cioè
di quelle onde che si sono verificate, si sono calc olati
alla sezione di ciascuno dei corsi d'acqua e vedete che
questi picchi sono abbastanza bassi rispetto al tem po di
ritorno duecentennale.
Ci sono alcune sezioni dove ci sono anche le
capacità di smaltimento. Per esempio questo è l'eve nto
rispetto a quanto in realtà avrebbe potuto portare il rio
Seligheddu.
Quest'analisi della capacità di smaltimento
rispetto alle onde di piena è stata evidenziata ana lizzando
le criticità che ci sono lungo tutto il reticolo
idrografico.
Una volta che avevamo simulato l'evento, che cosa
ne abbiamo fatto?
Abbiamo dovuto fare due cose. Ho detto prima che
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 79 -
ci è servito come un laboratorio numerico per fare sia la
mappatura delle nuove aree di rischio, perché la Re gione
aveva assunto quale area di pericolosità HI4 quelle
storicamente avvenute, quindi quelle dell'alluvione .
Naturalmente è stato fatto anche un passo in
avanti, ossia quali sono le nuove aree allagabili i n base
alle indicazioni del piano fasce, quindi della Regi one,
quindi delle regole che poi sono regole ampiamente condivise
anche in ambito internazionale.
Oggi devo dire che l'Italia, forse per il
territorio difficile che ha e l'alta pericolosità i draulica
di frane, non ha mai fatto brutte figure, ma la dir ettiva
europea 2007 delle piene, che poi è ripresa dalla l egge
nazionale del 2010, praticamente non ha trovato l'I talia
impreparata, anzi l'ha trovata più preparata di alt ri Stati.
Quindi tutte queste regole sono state implementate
per il calcolo di questa macchia di colori che vede te qui
come area di inondazione, che diventano un prodotto di
questo lavoro come le nuove aree inondabili.
C'è differenza tra l'area di esondazione
dell'evento del 18/11 e le fasce di piena HI4 regis trate?
Nel centro urbano c'è una differenza, nel senso che le aree
allagabili sono fatte per norma con il reticolo di drenaggio
funzionante, mentre vi avevo detto che l'alluvione in realtà
ha ostruito di fatto un reticolo di drenaggio e per tale
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 80 -
motivo l’acqua nei corsi d'acqua scorreva meno che sulle
strade, li ha trovati otturati.
Quindi vedete che in effetti le aree dell'evento
sono a volte un po' più estese - si parla di una se ssantina
di ettari di differenza in centro urbano - delle ar ee
dell'HI4 e delle aree pericolose calcolate.
Questo perché l'evento di progetto per le aree
pericolose è un evento più gravoso, come di quello in realtà
dell'alluvione, perché dura un po' più tempo e perc hé piove
un po' di più.
Ma con tutto questo le aree di calcolo allagate
sono un po' più piccole delle aree dell'evento, fat ta salva
ovviamente una parte esterna che vedete, che noi ab biamo
esteso un po' oltre il perimetro della tangenziale, per dare
un'informazione più completa.
Questa è la trasposizione di queste aree rosse
nella terminologia di aree di rischio, ossia di dan no
esposto. E' semplicemente una sovrapposizione di qu elle aree
di pericolosità idrauliche alle aree di elementi a rischio e
di loro vulnerabilità.
E' un'analisi che però fa parte sostanziale della
variante al PAI, perché è proprio in base al rischi o che
vengono in qualche modo definite le opere idraulich e.
Il rischio guardatelo come danno atteso. E'
evidente che più importante è il danno atteso, cioè più
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 81 -
frequente è l'evento che esonda in zona urbana, in centro
urbano, più è necessario risolvere il problema con delle
opere.
Passo alla seconda parte della presentazione che è
un po' la definizione delle analisi.
La prima parte ha visto l'analisi del processo, ha
visto la definizione di quelle che sono le aree a
pericolosità a diverso tempo di ritorno, a diversa
frequenza, e invece la seconda parte della presenta zione si
concentra sulle opere, sul loro scadenzario tempora le e sui
loro effetti.
Voglio far vedere a tutti lo stato dei luoghi.
Questo rappresenta lo stato in cui oggi verte il
reticolo idrografico e che in realtà è stato causa anche
della situazione che abbiamo visto.
Cominciamo dal Paule Longa. Il Paule Longa è quel
corso d’acqua più a sud di tutti, quello che finisc e al
Tribunale passando per la scuola di Maria Rocca.
Vedete il corso d'acqua che inizia ad approcciare
il centro urbano, ma lo inizia ad approcciare con u n tombino
di questo tipo, che è un tombino del 400, cioè molt o
piccolo, che ovviamente si è otturato e tutta l'acq ua è
passata al di sopra andando a prendere tutta la str ada e
dando circa due metri d'acqua, come ricorderete, al la scuola
di Maria Rocca.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 82 -
Queste sono le sezioni di questo corso d'acqua nei
pressi del Tribunale, ma queste sezioni non vengono quasi
impegnate. Questo perché nel momento in cui l'acqua
fuoriesce e cammina sulla strada, questa parte qui è poco
presente.
Questo è l'ultimo tratto, vedete che addirittura
la strada passa al di sotto e c'è questo tombino ch e diventa
veramente poco importante.
Altre situazioni, Seligheddu. Qui siamo nei pressi
della A.S.L., dove l'acqua in parte è uscita. Quest a è la
situazione del canale Seligheddu con le lastre rive stite,
questa è la vista verso monte.
Questo è il ponte Isticadeddu su via Vittorio
Veneto, che si è intasato.
Fu anche ricostruito, penso rapidamente, dopo
l'alluvione. Ma questo tipo di struttura è altament e
insufficiente. Cioè questa è un'ostruzione che crea
allagamento a monte.
Questa stessa struttura di ponte tenetela a mente
perché è la stessa struttura, che ovviamente voi co noscete,
che c'è anche sotto via Vittorio Veneto quando anch e via
Vittorio Veneto è inglobata nel tombamento dal Gadd uresu.
Qui ci sono una serie di situazioni - adesso vado
veloce perché sennò faremmo veramente tardi e vogli o
arrivare alle opere - però è chiaro che ci sono in questi
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 83 -
corsi d'acqua – dove forse la percezione del corso d’acqua è
bassa - una serie di attraversamenti che visti così non
fanno niente; ma immaginate questo tubo pieno di fr asche:
vuol dire che una buona parte di questa sezione è i nutile,
non serve, non trasmette acqua.
Qui siamo nella zona del parco dell'Armeria,
questa è la ferrovia vista da valle, qui siamo in f oce e c'è
quel rampone che voi ben conoscete, che obiettivame nte
ostruisce attraversando longitudinalmente il corso d'acqua.
Immaginate la sezione trasversale dell'ostruzione d i questa
cosa, cioè i piloni sono tutti storti rispetto al c orso
d'acqua, insomma è una bella ostruzione.
Poi qui c'è via Roma prima della foce in laguna.
Qui siamo al Pasana, anche qui c'è questo piccolo
corso d'acqua che oggi passa all'interno, sotto que sta
strada tombata.
Questo anche qui viene sistemato, quindi ci sono
una serie di situazioni.
Questo è il Tannaule, questa è la via Belgio dove
purtroppo c'è stata la vittima, la signora con la b ambina,
quando la piccola Smart si è infilata sotto questo ponte e
l'ha ostruito. Questi sono il ricordo dei fiori del tragico
avvenimento.
Questi sono i corsi d'acqua. Capite che quando si
ottura perché ci va un cassonetto della spazzatura o un
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 84 -
qualcosa, queste sezioni sono praticamente non esi stenti,
l'acqua non può passare di là.
Ecco spiegata quella simulazione dell'evento della
piena con i ponti non funzionanti.
Ancora situazioni del genere. Questo è appena
prima della foce, è chiaro che io ho fatto quest'an alisi e
questi sopralluoghi con l'attenzione e con l'occhio
dell'idraulico, quindi voi alcuni li conoscete e al cuni no.
Qui c'è un campionamento di tutte queste cose e
c'è anche un campionamento fatto, che è piaciuto an che alla
Regione, di quelli che solo i tratti tombati e quel li no,
perché adesso hanno dovuto in Regione mappare col n uovo
Assessorato tutti quelli che sono i tratti tombati.
Questo è il rio Gadduresu, vedete che questi tipi
di ponte sono delicati dal punto di vista dello sma ltimento
delle acque.
Qui ancora siamo in via Edison, quindi queste
sezioni delicate; qui addirittura non si vede la fo to ma c'è
una gimkana che attraversa via Bellini.
Qua siamo all'inizio del tratto tombato del
Gadduresu. Questa è una foto ovviamente che non ho trovato
io, nel senso che si vede la struttura del ponte de lla via
Veneto inglobata all'interno, quindi non ha funzion ato. Cioè
questo è il Gadduresu tombato.
Per non dire poi di quelle situazioni di cui
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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sentivo anche parlare prima, questa è l'attraversam ento
della via Amba Alagi che passa sotto la ferrovia. Q uesto è
il corso d'acqua che esce dal tombato, passa sotto la strada
di scorrimento veloce, esce fuori, qui c'è un alber go, e
passa sotto la ferrovia per poi reimmettersi qui fu ori.
Qui il corso d'acqua finisce e finisce in dei
tubetti di questo tipo.
Questa è l'uscita del corso d'acqua, c'è una
transenna ma l'uscita è qui. Questo sarà uno degli
interventi prioritari che vengono sistemati.
Ci sono una serie di ponti. Qualcuno mi ha detto:
guardate cosa si è fatto qui, queste sono le fondaz ioni sul
Rio Gadduresu, capite che sono dei vincoli idraulic i
importanti perché l'acqua non può salire oltre un c erto
livello.
Devo dire che però ho trovato questa stessa
fondazione della pila della tangenziale anche sul f iume
Lambro appena fuori, a est di Milano. Quindi devo d ire che
qualche ingegnere... sarà stato lo stesso ingegnere !
Questa è l'uscita del rio Gadduresu e quindi il
vincolo che la trave che porta al viadotto crea.
Ce ne sono varie di queste situazioni, non voglio
essere lungo. Questo è il canale Zozò con la sua de viazione.
Il canale Zozò scorre in questo modo, attraversa la città e
qui c'è lo scolmatore laterale, che è uno scolmator e senza
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 86 -
soglia, quindi in realtà senza una vera e propria
regolazione. Comunque ha creato problemi di inondaz ione al
vivaio.
Qui c'è la via Noce, che ha qualche problema anche
lei.
Questa è l'uscita dello Zozò e qui una situazione
che poi peggiora sull'uscita del San Nicola: c'è la ferrovia
che passa lungo questo viadotto che è decisamente p iccolo.
Fortunatamente in questo caso non è troppo piccolo
per le portate dello Zozò.
Qui c'è il San Nicola, ci sono una serie di
sezioni.
Se preferite accelero un pochettino, perché sennò
vi tedio con questa vista. E' una visita particolar e della
città vista dal punto di vista dell'acqua. Però vog lio
accelerare.
Quando parlavo di San Nicola e quando parlavo di
ferrovia, questa è l’uscita del canale San Nicola: la luce è
quasi inesistente. Tenete conto che quando c'è il v ento da
scirocco quella luce è chiusa.
Le piene quando vengono? Quando ci sono i flussi
di umidità che arrivano dal mare, quindi per divers i motivi
il livello dell'acqua in laguna e quindi alla foce cresce
proprio per apporto di massa da fuori, perché c'è l a bassa
pressione.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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Succedono un po' quelle cose che fanno venire
l'acqua alta a Venezia. Qui ce n'è un po' di meno c ome
fenomenologia ma sono quelli i processi fisici e ch iaramente
questa luce diventa poco sufficiente.
Quest'analisi ha portato alla definizione di una
serie di insufficienze, quindi di portate smaltibil i per
tutti i corsi d'acqua, che sono tutti censiti.
Vedete rispetto alla portata smaltibile le diverse
portate, quindi se questa è la portata che passa
attualmente, questa è la portata in rosso cinquante nnale, in
verde quando ci passa e in rosso quando non ci pass a. C'è
sia quella con tempo di ritorno 50 che con tempo di ritorno
200. La stessa cosa è stata fatta per l'analisi dei vari
ponti.
Veniamo a noi. Come si è pensato di intervenire?
Si è pensato di intervenire attraverso non solo
quelli che sono i miglioramenti che possono essere fatti nel
piano di Protezione Civile, cioè attraverso degli i nterventi
non strutturali, ma adesso voglio parlare di quali sono gli
interventi strutturali che possono mettere la città di Olbia
al sicuro, anche andando a eliminare tutte quelle a ree
inondabili che noi abbiamo visto fino a 200 anni.
Le progettazioni che noi abbiamo proposto, seppure
a livello di fattibilità, sono calcolate con il car ico
idraulico, permettetemi questo termine, di 200 anni di tempo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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di ritorno.
Quindi tutte le aree H2, H3 e H4 vengono eliminate
di fatto, perché il contenimento delle onde di pien a è
assicurato dalle opere strutturali.
Quali criteri utilizzare e quali obiettivi?
Sicuramente quello di migliorare l'attuale capacità di
smaltimento del reticolo. Cioè ci quando siamo mess i a
lavorare su questa cosa, come fare?
Compatibilità all'attuale assetto urbanistico.
Cioè qua non siamo in posti tipo la Cina dove poi h anno
fatto la diga delle Tre Gole, il bacino delle Tre G ole è
lungo quanto l'Italia, addirittura evacuando e smon tando
paesi interi.
Bisogna comunque ragionare rispetto alla
compatibilità e all'assetto urbanistico e in questo
l'ufficio tecnico del Comune, l'ingegner Azzera che mi è
vicino, ci ha sicuramente molto seguito.
Poi quello della resilienza del sistema degli
interventi. La resilienza è un termine che si usa n ella
metallurgia. Cioè qual è la capacità di resistere o ltre il
carico di progetto? Anche questo è un problema.
La riduzione delle condizioni di rischio immediato
e immediatamente.
Sicuramente una delle preoccupazioni
dell'Amministrazione è stata: facciamo degli interv enti che
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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possiamo realizzare anche presto, per dare una sicu rezza
alla comunità.
Ho apprezzato quello che diceva l'ingegner Azzena
prima, dicendo della vera pericolosità. Cioè non so lo quella
pericolosità amministrativa che sicuramente vincola
giuridicamente l'uso del suolo, ma quella pericolos ità che è
legata al tirante e alla velocità della corrente, c he ti
trascina via.
Un altro obiettivo è la riduzione del rischio
progressivo delle opere, cioè avere proprio rispett o al
punto precedente il fatto che se tu intervieni su u na zona
della città questa viene in qualche modo messa in s icurezza
e quindi poco alla volta puoi andare avanti.
Una compatibilità anche alla reale capacità
finanziaria, perché pensare a interventi eccessivam ente
grossi, Tino Azzena diceva che siamo arrivati a lot ti che
sono comunque importanti perché parliamo di 30 mili oni di
euro, i vecchi 60 miliardi di lire, e ne abbiamo in dividuati
cinque di questi lotti, non tutti di questa entità.
Ma avere la possibilità di poter intervenire e di
sistemare pezzo per pezzo tutte quelle difficoltà c he voi
avete visto, fatemele chiamare così, fatemele chiam are
disordine idraulico che abbiamo rapidamente scorso insieme
in quella Relazione 1 che poi è agli atti e se vole te potete
poi andare a guardarla. E anche quella della cantie rabilità
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 90 -
in sicurezza.
Allora quali sono state le prime idee? Ci sono
state due grosse idee.
Una è quella dell'adeguamento del reticolo minore
e del reticolo principale, ovviamente alle portate
duecentennali, con in più questo discorso delle are e di
laminazione, ossia delle zone di invaso programmato delle
acque dei corsi d'acqua che servono in qualche modo a
ridurre e attenuare l'intensità del processo di pie na.
Vedete sulla cartografia, sulla foto aerea, una
serie di interventi che sono divisi nella sostanza - dopo
andiamo a vedere la loro sequenza temporanea - che sono
divisi in interventi sul reticolo principale.
Per reticolo principale, fatemelo dire, intendo
San Nicola e Seligheddu; San Nicola e Seligheddu so no i due
corsi d'acqua principali, uno ha 20 chilometri quad rati e
uno ne ha 40. Il Seligheddu, avete visto, ci ha pio vuto
tanto e ha fatto tanto danno.
Poi ci sono gli interventi sul reticolo minore,
non meno importanti perché oggi completamente poco
sufficienti rispetto a quelle che sono le sollecita zioni di
progetto.
Allora qui c’è il concetto importante - parliamo
di reticolo principale - tutto il sistema, come ho detto, è
stato pensato, ma anche in maniera condivisa con l' autorità
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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di bacino e col distretto, adeguato a 200 anni di p eriodo di
ritorno.
Però come si può arrivare a smaltire portate?
Quanto più grande è il periodo di ritorno, più raro è
l'evento, più grande è la portata e più grande è l' opera.
Come si può arrivare a fare ciò? Sul reticolo -
ecco perché ci sta una differenza di approccio tra il
reticolo principale, che sono i due fiumi, e il ret icolo
secondario, che sono il Tannaule, il Paule Longa, i l Zozò e
il Gadduresu.
Sul reticolo principale il dimensionamento della
sezione idraulica, oggi stretta per smaltire la por tata di
progetto duecentennale, effettivamente veniva fuori una
sezione molto ampia, che sul San Nicola arrivava ol tre 20
metri e sul Seligheddu a quasi 45 metri.
Allora con l'autorità di distretto abbiamo detto:
questa questione diventa poco sostenibile in un ter ritorio,
ripeto, fortemente insediato.
Pensate solamente alla curva del Seligheddu che
sta qui a Isticadeddu, cioè ci passa via Veneto e d ove ci
sono tutte sponde a sinistra. Sì, è una strada larg a, io
all'inizio ho pensato: ci prendiamo tutta la strada ,
cambiamo tutti gli ingressi di quella zona.
Però si rischiava anche di fare delle
delocalizzazioni forti.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 92 -
Allora con l'autorità di bacino abbiamo detto:
benissimo, iniziamo a dire che otteniamo l'obiettiv o dei 200
anni, dal quale l'autorità di bacino non deroga, in due
passaggi.
Un passaggio è quello di adeguare la capacità di
smaltimento del reticolo del San Nicola e del Silig heddu
alla portata di piena cinquantennale e la differenz a della
portata di piena duecentennale lo facciamo assorbir e da
delle zone di laminazione programmate dove il corso d’acqua
si può spandere.
Questa cosa è stata condivisa con l’autorità di
bacino ed è stata valutata sia nei termini economic i sia nei
termini di fattibilità.
Il reticolo secondario invece, e stiamo parlando
per esempio del Gadduresu e del Zozò e del Paule Lo nga, è
stato tutto adeguato a 200 anni e stiamo parlando a nche del
Pasana.
Qui c’è una tavola degli interventi che poi
andiamo a guardare.
Giusto per darvi un’idea le dimensioni di queste
opere sono dallo stato di fatto a quelle dello stat o del
Seligheddu, passano a dimensioni piuttosto importan ti.
Qui siamo nella fase dell’analisi delle
alternative, stiamo parlando di costi di circa 85 m ilioni di
euro che comprendono adeguamenti sul Seligheddu per 33
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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milioni per San Nicola su 12, il costo di quelle ar ee di
laminazione ossia di quelle aree programmate di spa ndimento
della piena sono circa 17 milioni.
E poi ci sono una serie di opere accessorie di 22
milioni circa.
Vantaggi e svantaggi.
Sicuramente l’adeguamento del reticolo attuale,
cioè noi miglioriamo quello che oggi c’è.
Significa minori espropri, andare a migliorare
quello che c’è e passare il sedime fluviale, c’è un discorso
di gradualità dell’intervento che era uno degli obi ettivi
che era stato previsto.
Cioè, io Inizio a mettere a posto questa parte,
inizio a mettere a posto quest’altra parte e quest’ altra
parte va a posto, poco alla volta avere un quadro d elle
cose.
Certamente imporre l’uso di queste aree di
laminazione, sono circa sei ettari, è un uso di suo lo
agricolo.
Ho usato la parola “uso” di suolo agricolo perché
queste aree vengono sì inondate dalla piena ma sono anche
delle zone che molti giorni all’anno, la totalità, non
vengono inondati da una piena e quindi possono mant enere
l’uso agricolo che oggi hanno ma anche viste come d elle zone
verdi, delle zone umide che possono anche dare un b enessere
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 94 -
alla città.
Cioè l’idea oggi delle aree di laminazione in
territorio urbanizzato, se prendete la letteratura
internazionale è impostata a un uso multiplo di que sto
territorio.
Un esercizio ulteriore che è stato fatto è stato
quello all’interno di questa scelta di adeguamento del
reticolo, non mettere le aree di laminazione.
L’impegno di questa situazione, forse a fronte di
un minor costo ha però... attenzione queste sono so lo opere,
quindi non ci sono gli espropri, ha un problema imp ortante
sulla necessità di espropri e delocalizzazione.
Veniamo all’altra famiglia, una prima famiglia è
quella dell’adeguamento interno del reticolo e dell a
sistemazione con opere diffuse, una seconda ipotesi di
lavoro che non si poteva non ignorare, è una vecchi a idea
che nasce negli anni 70 e nasce a livello di plasti co, cioè
non c’è un vero e proprio progetto idraulico, cioè l’idea è
bella ma poi bisogna anche realizzarla, che è quell a di un
canale di gronda che prende tutti i corsi d’acqua e cinge la
città quasi in modo parallelo alla tangenziale, un po’ più
fuori e li porta nel Padrongianus.
Vi ho messo qui, questa è un’opera che ha molte
problematiche che vi inizio a narrere.
Qui trovate le portate che deve smaltire e le
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 95 -
relative larghezze delle sezioni idrauliche di calc olo.
Tenete conto che la pendenza di questo canale
media è di circa il 2 per mille, cioè una pendenza molto
bassa per un’opera del genere.
Ovviamente quale potrebbe essere il vantaggio? Io
faccio un lavoro tutto in aree esterne.
Questa cosa è vera fino a un certo punto perché è
vera per un primo tratto ma non è più vera in quest a parte
qui che è una zona molto urbanizzata a cominciare d alla
strada, dalla ferrovia, dal passaggio.
Ma soprattutto questo è un esempio che poi adesso
andiamo a vedere insieme se volete sull’immagine
satellitare, questo è solo uno scatch.
Questo è il canale come viene fatto per
ottimizzare e questo è ottimizzato rispetto alle pe ndenze.
Come vedete questo è il rilievo topografico anche
di questa nuova versione del canale.
Cioè questo è un canale che presenta forte
difficoltà di pendenze diverse.
Stiamo parlando di undici chilometri di canale che
deve attraversare un territorio che è spesso in sal ita.
Quindi per fare un canale o ci passo in galleria
sotto per dargli una pendenza o devo scavare e ripo rtare
materiale.
Stiamo parlando di una sezione in fondo, nel
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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tratto 5/6 che oscilla intorno ai 60 metri.
È vero che nel tratto 1 è una sezione piccolina di
10, ma è un’opera molto importante.
Giusto per far vedere alcune situazioni, questi
sono gli ingombri veri, cioè in scala nella zona de l rio
Pasana, cioè sotto la parte di Isticadeddu, perché le
pendenze vanno in quel senso, nella zona di via Top azio.
Adesso magari la andiamo a zoommare, se preferite
lo guardiamo bene.
Qui c’è il depuratore, qui il nuovo svincolo, qui
siamo a nord dell’aeroporto, si deve passare in gal leria con
sezioni molto importanti.
Qui vedete una conta degli attraversamenti in
arancione i principali, cioè di strade più importan ti in
giallo i meno importanti, cioè è una tangenziale d’ acqua
molto più grande intorno alla città, cioè è un’inci sione
importante nel territorio che, qui andiamo nel dett aglio,
capite bene che ci stanno problemi di localizzazion e.
Cioè questa cosa di dire: sono tutte aree non
urbanizzate nei tratti terminali, oggi non lo sono più.
Ho riassunto qui un costo di queste opere, sempre
delle sole opere senza gli espropri, che hanno valo re
intorno a circa 115 milioni da una stima speditiva e una
serie di vantaggi ma anche un po’ di svantaggi che mi fa
piacere guardare con voi.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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Sicuramente un profilo altimetrico molto
complicato, spesso in controtendenza.
Gli ingombri di sezione di canale grandi, cioè la
pendenza media di tutto questo canale è il 2%.
Il passaggio attraverso una serie di punti
obbligati, bisogna passare sotto la ferrovia per es empio,
sotto la 199 che stanno facendo.
Un problema di sezioni in galleria abbastanza
complesso e poi ci sono anche dei problemi di recap ito della
portata nel torrente Padrogianu.
Cioè queste cose sono state ovviamente discusse
molto con l’autorità di bacino, cioè stiamo portand o una
portata che è 500 su 2.500 metri cubi al secondo su l
torrente Padrongianus, che già ha i suoi problemi r ispetto
alla pista portuale, ai ponti etc..
Una necessità comunque di intervenire sul reticolo
residuo, perché non è che lo potete lasciare così, presenta
comunque una serie di situazioni, cioè c’è un’area residua a
valle che comunque deve essere adeguata, una serie di ponti
che devono essere sistemati.
Un problema legato agli aspetti manutentivi del
canale.
Questo è un punto importante che spesso l’Italia
ha dimenticato, io ho sempre pensato.
Dovete guardare l’opera idraulica come quando
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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dovete andare a comprare l’automobile. Cioè io comp ro la
macchina e guardo anche il suo piano di manutenzion e.
Una soluzione idraulica non può essere solo la
soluzione di quel momento, perché il corso d’acqua lavora
tutti i santi giorni, non lavora solo quelle poche ore che
c’è la piena.
Per esempio, è successo così per parlare di un
posto vicino a sud, a Cagliari, sulla sistemazione del rio
San Girolamo.
La sistemazione che stanno perseguendo adesso è
molto onerosa dal punto di vista della manutenzione , perché
hanno una sezione molto larga.
Quanto più larga è la sezione, l’acqua tanto va
più piano, ma la piena ci passa una volta mediament e...
quella larghezza è fatta per farci passare un qualc osa ogni
200 anni, ma durante tutti gli anni che passano, l’ acqua
diventa un sedimentatore, una pozza, quindi questo materiale
si sedimenta, poi ci cresce la vegetazione, quindi è un
costo di manutenzione, anche una responsabilità imp ortante.
Per non dire poi degli imbocchi dei rii nei
canali.
L’acqua va presa e va indirizzata nel canale.
L’acqua arriva veloce, con una certa energia
cinetica importante, deviarla non è banale, richied e opere
importanti.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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Per non parlare anche degli aspetti di adeguamento
del Padrongianus e anche ambientali del Padrongianu s stesso
che danno dagli aspetti di tipo prettamente ambient ali
all’interno del delta del Padrongianus apportandogl i
dell’altro materiale che oggi non sarebbe previsto.
Per non parlare degli aspetti di drenaggio che
crea sulla superficie freatica della laguna.
Quindi sinceramente sembra un intervento al limite
della fattibilità.
Poi oggi la tecnica può permettere tutto, o quasi
tutto, però le cose poco sostenibili si vedono, mos trano
purtroppo presto la corda e il non funzionamento di questa
macchina.
Vogliamo andare a vedercelo puntualmente? So che
ci sono a volte idee diverse su questa cosa, però s iccome
negli obiettivi di questa sistemazione idraulica c’ era anche
quello di avere una programmazione nel tempo.
Cioè anche una compatibilità a togliere il rischio
man mano nel tempo che le opere procedano.
Ovviamente un’opera del genere il rischio lo
toglie nel momento che è finita tutta nella sua int erezza e
questo, con tutti questi vincoli che ci sono, molti tecnici,
altri ambientali autorizzativi...
Poi l’aspetto economico sicuramente è importante,
perché di sole opere stiamo parlando di 115 milioni di euro
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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con una stima, ma in più ci sono anche gli espropri e i
passaggi particolari di tutta quella serie di
attraversamenti principali che avete visto, e secon dari, tra
cui ferrovia e la strada 190 appena fatta, che rend ono
quest’opera decisamente sconsigliabile sotto tutti i punti
di vista.
Questa non è solo una mia idea, ma è un’idea
ampiamente condivisa dal distretto idrografico, add irittura
dalle due direzioni.
È da maggio che noi lavoriamo sulla valenza di
quest’idea e come renderla possibile e sia la prima
direzione del distretto idrografico, sia quella che si è
insediata adesso, attualmente vigente, anche a loro
conviene, non approva questa cosa.
Il tavolo di coordinamento tecnico sotto cui
questo progetto nasce ha espresso completo disaccor do su
questo tipo di soluzione e francamente la condivido
pienamente questa cosa.
Qui comincia il canale nelle aree a nord. Qui
vedete la sezione si inizia ad allargare, questo è
l’ingombro reale della sezione, naturalmente in sca la.
Questo tracciato non è esattamente il tracciato
del plastico che esiste in Comune, è l’aggiustament o
rispetto alle pendenze di quel famoso rilievo di cu i vi ho
parlato che avevamo anche per questa cosa.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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Quindi c’è un rilievo di dettaglio, abbiamo
cercato di capirlo in tutti i modi, capendo scavi e riporto
prima di darvi quella sintesi che vi ho appena fatt o.
Andiamo a vedere qui gli attraversamenti. Queste
case hanno qualche problema.
Qui c’è il tratto in galleria. Ho visto anche il
tracciato proposto da altri studiosi, altri ingegne ri della
città che è un po’ questo bianco.
Vedete che ci sono dei problemi di tracciato, si
passa da 28 metri, qua bisogna passare a 26 metri, qua c’è
la ferrovia, questo è il profilo, ci sono dei probl emi seri
di pendenze e di idraulica che rendono sconveniente a tutti
gli effetti questa cosa.
Questo è il tratto di 600 metri in galleria che è
un’opera abbastanza delicata.
Qui noi possiamo entrare, zoomare punto per punto
e andarci a vedere il tracciato.
Questo è il Seligheddu, questa è la zona del
Tannaule, la pendenza se ci pensate funziona dirett a
nell’impluvio del Tannaule.
Come ho detto questo tracciato rosso... non esiste
un progetto, esiste il plastico che è un’idea sul p lastico
anche perché un po’ storicamente questo nasceva in tempi
diversi, cioè nasceva per la preservazione dei terr eni
agricoli, quindi con portate diverse.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 102 -
Questo è un disegno che minimizza, quindi è un
lavoro abbastanza di dettaglio che ottimizza il pas saggio
tra tutte quelle contropendenze che ci sono.
PRESIDENTE
Passa vicino a via Tre Venezie e si sposta vicino
al depuratore.
Quel tracciato del plastico, va bene lì però.
Professore è una battuta per sdrammatizzare.
Questa è l’ipotesi del canale scolmatore.
PROFESSOR MANCINI
Non esiste un progetto. Ci Terrei perché la
serietà di questo lavoro ha affrontato con la stess a serietà
anche questa roba qui, facendo anche un’attività di un
progetto che non esiste.
Quindi una cosa è un’idea, un disegnino sul
plastico, una cosa è un progetto.
Quindi un confronto io l’ho fatto proprio, come ho
detto, per quell’assunzione di responsabilità che h a
contraddistinto tutto il lavoro e mi ha fatto piace re farlo,
però devo dire che non esiste un progetto su questa cosa su
cui discutere.
È un confronto fatto, obiettivamente queste sono
le pendenze dei terreni e queste le problematiche, se devo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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dare da esperto un giudizio, questo intervento è fo rtemente
sconsigliabile, è al limite della fattibilità tecni ca, oltre
tutti i problemi che può portare.
Passo la parola un attimo al Dottor Tilocca.
DOTTOR TILOCCA – GEOLOGO DOTTORE DI RICERCA SASSARI
Io sono stato invitato a esprimermi su questa
faccenda dopo aver visto il disegno.
Noi non abbiamo visto un progetto, non sappiamo se
esiste un progetto, abbiamo analizzato un disegno, quindi un
tracciato la localizzazione di un tracciato.
Chi parla non aveva e non ha un’idea preconcetta
di questo disegno o progetto che sia. Io ho cercato perché
sono stato abituato così da chi mi ha insegnato il mestiere
a valutare le cose in modo ponderato e anche a guar darle e
riguardarle con tutta una serie di feedback.
Qui il problema qual è? Ragiono a consuntivo di
tutto quello che è stato il frutto del mio ragionam ento. A
me pare siamo di fronte a un’idea che negli anni 70 era
estremamente funzionale.
Erano quelle le idee.
Se andiamo a vedere come hanno ragionato per la
zona industriale, anche lì hanno fatto un bel canal e di
gronda che sposta tutto sul rio Padredduri e lo fa diventare
un gigantesco compluvio che funziona.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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Si tratta di vedere se dal punto di vista generale
noi accettiamo quest’idea.
Io quando l’ho vista emotivamente - questo è un
concetto che ho già espresso in diverse sedi - ho d etto:
questa è la panacea di tutti i mali, può essere la panacea
di tutti i mali perché evita che l’acqua arrivi a O lbia, a
Olbia non si realizzeranno più opere che romperanno le
scatole ora a questa o a quell’altra lottizzazione e va
bene.
Questo era il metodo degli anni 70 quando
probabilmente qui c’era un’altra logica, la logica dei
terreni.
Di buono questo progetto aveva che già negli anni
70 poneva il problema della pericolosità dell’acqua a Olbia.
Però si tratta di vedere se poi sia stato dato
seguito in città ai ragionamenti che si facevano.
Se avrò modo di illustrare la mia disamina storica
è chiaro che mentre si proponevano quei progetti ne gli anni
70 a Olbia si costruiva comunque dentro i compluvi, io le
chiamo le paludi, le concavità, le depressioni, ci si può
mettere d’accordo.
Da un punto di vista strettamente geologico e
geotecnico questo canale che sarà largo ci ha detto 50/60
metri, voglio capire se chi mi ascolta sa che cos’è un
canale di 50/60 metri che funzionerà una volta ogni tanto a
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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smaltire quell’acqua.
Noi abbiamo visto in questi 15 anni di piedi
sporchi sui fiumi, le operazioni fatte di allargame nto dei
fiumi, di incremento della sezione hanno avuto come
risultato sul medio periodo la sedimentazione dell’ alveo.
Questo significa che quell’intervento che è stato
realizzato per allargare presto o tardi è stato res o non
dico inutile ma molto meno funzionale rispetto all’ ottica di
progetto perché i sedimenti si sono buttati lì.
Attenzione, nei sedimenti ci vanno a finire le
canne, faccio un passaggio indietro.
Chi è molto più anziano di me avrà visto che a
Olbia c’erano gli eucalipti e i pioppi dentro i can ali
storici.
Gli ultimi pioppi sono stati abbattuti nel vecchio
tracciato del Gadduresu a valle di via Pinturicchio , chi è
di Olbia lo sa, non so perché, esisteva anche una
commissione provinciale per l’esecuzione agronomica di
questi interventi, addirittura per consolidare le s ponde.
I fiumi servivano a consolidare le sponde.
Quello che dico, memore del fatto che chi mi ha
insegnato il mestiere era un naturalista ancorché g eologo
delle dighe dagli anni 60 in poi, lo dico perché mi fa
piacere sempre ricordarlo, il naturalista dice che con
l’ombra le canne crescono di meno, senza ombra le c anne
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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crescono di più.
Quindi tutti gli interventi che hanno eradicato i
poveri eucalipti, che capisco che sono aloctoni qui ndi
qualcuno non li può vedere perché vengono dall’Aust ralia, in
realtà servivano - lo dico e lo ripeto - a far cres cere meno
le canne.
Chi li ha estirpati ritengo che non si sia reso
conto di questo.
Ritorno quindi al canale di gronda che è 50/60
metri.
Avete idea di che cosa capiterà in un canale di
gronda 50/60 metri che è fatto passare nel granito
arenizzato di cui è costituita tutta la sacca a imb uto di
Olbia, cosa porterà in termini di trasporto solido? Nessuno
lo sa perché nessuno lo studia in Sardegna, non c’è un solo
straccio di pubblicazione scientifica su questo, qu indi noi
siamo costretti a sperimentare delle vecchie pratic he
empiriche.
Ripristiniamo il buon vecchio Gavrilovich, uno
studioso slavo che ci ha messo la pulce nell’orecch io, nei
fiumi si può portare non solo l’acqua ma anche i se dimenti,
e soprattutto i sedimenti quando non si portano si fermano e
creano le condizioni per l’ostruzione.
Dal punto di vista strettamente geologico e
geotecnico quest’opera fa pensare, io non la voglio
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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respingere, non ho un atteggiamento pregiudiziale, ho un
atteggiamento a consuntivo, cioè sono logicamente p ortato a
fare delle investigazioni, 50/60 metri.
L’ingegner Mancini faceva riferimento a San
Girolamo, anche lì ci saranno molti problemi di
manutenzione, oneri di manutenzione.
È giusto pensare che la manutenzione pian pianino
faccia strada alle opere, la condivido questa filos ofia ma
bisogna capire quanto costerà il canale di gronda i n 10, 20,
30 anni dopo che sarà realizzato con gli oneri di
manutenzione.
Aggiungo che molto probabilmente non saranno
sponde rivestite perché la grana per rivestire le s ponde
quei taglioni di x metri è notevole, quindi si lasc eranno
spoglie, più o meno come le lascia l’ANAS quando d eve
costruire le sue trincee. Le fa a 50/60 gradi e spe ra che
non si saturino mai d’acqua in modo che ci sia la f ranetta o
la franaccia.
E questo accadrà anche qui.
La mia idea, è chiaro che noi geologi quando
parliamo fanno tutti così perché paventiamo sempre il
rischio che accada qualcosa.
Io penso che quella situazione produrrà
un’infinità di sedimenti.
I sedimenti dove andranno? Andranno sul
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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Padrongianus.
Se il Padrongianus non andasse dentro un porto di
cui si vuole la massima funzionalità, addirittura i l senso
doppio dove c’è una canaletta che dovrebbe essere
nell’ottica dell’Autorità Portuale, addirittura amp liata, io
potrei dire: i sedimenti nel Padrongianus che ci va dano anzi
meglio perché c’è un delta, non ho mai capito perch é non sia
una Zts, è un luogo meraviglioso.
Però va a finire dentro il porto, o meglio dentro
la laguna di Olbia, perché Olbia è una laguna, non è
certo... il porto di Olbia, che si sappia che si ra cconti
nelle scuole, spero che le scuole un giorno le stud ino
queste cose, ancora non ne vedo una attivarsi su qu esto
tema.
Il porto di Olbia è una laguna, per quello forse,
contrariamente a quello che diceva lui, l’effetto è quasi
come Venezia, sta scritto in alcuni manuali, non è
contraddittorio, è una visione un po’ diversa.
Se guardiamo Google heart, proviamo a guardarlo da
ovest l’inquadramento di Olbia, capiamo che va dent ro un
imbuto strettissimo che io chiamo laguna.
Ripeto ancora un concetto che ho avuto modo di
spiegare qui recentemente.
Questa cosa non la dico io, la dice l’Ammiraglio
Albini che nel 1842 se non ricordo male, faceva il
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 109 -
campionamento del fondale di Olbia e all’isola dell a Bocca,
lo dico per chi non lo sapesse, la profondità del p orto di
Olbia oggi era di 1,5 metri.
Quindi una profondità che è molto meno della bocca
della laguna di Marceddì, che è considerata laguna, non so
se rendo l’idea.
La laguna di Marceddì è laguna, Olbia invece non è
laguna, invece è una laguna eccome.
Quindi tutte queste acque che si scaricano, questi
sedimenti che si scaricano è chiaro che producono d egli
effetti collaterali sui quali non mi è parso mai di capire
che ci sia armonia, perché le esigenze dell’Autorit à
Portuale sono x, le esigenze della città sono y.
Anche questo sarà un argomento che in futuro
bisognerà mettere a traguardo.
Una cosa è certa: andranno fatte anche le
manutenzioni alle foci perché se non si libera a va lle non
si capisce come funzioni a monte.
Quando ho visto la foce del Gadduresu dentro il
Siligheddu, la foce artificiale, sia ben chiaro, mi sono
drizzati i capelli, l’ho vista non più tardi di sei mesi fa,
a dicembre prima ancora della convenzione, ho visto che c’è
una trave che ostruisce quasi il 50% della luce del
Gadduresu.
Allora la domanda è: ma tutti quegli interventi di
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 110 -
mitigazione che c’erano stati nei 15 anni precedent i a cosa
diavolo servivano?!! Non lo so, io la pongo sempre come
oggetto non di certezza ma di discussione dialettic a.
La mitigazione che abbiamo fatto aveva una
funzione nel lungo periodo? La risposta è chiarissi ma, io
non la dico ma è chiarissima.
Adesso faccio due passi indietro e dico brevemente
di cosa mi sono occupato.
Senza fare power point, io mi sono occupato della
parte di campo e della parte storica.
Una delle cose che non ho mai visto in questi 15
anni di intervento è stata l’anamnesi del problema Olbia,
quella cosa che forse è mancata al canale di gronda .
Il canale di gronda era il metodo dei metodi degli
anni 70.
Io risolvo tutto, non faccio arrivare l’acqua.
L’anamnesi del problema Olbia chi l’ha fatta?
Secondo me è un po’ una provocazione ma alla fine c hi aveva
le idee più chiare di tutti – secondo me - era Pane dda che
non era certo un geologo o un ingegnere, ha detto: i fiumi
erano 7, non solo il Siligheddu e il Gadduresu, noi quando
abbiamo fatto il Pai, lo dico facendo outing, ci er avamo
posti il problema di tanti canali, molti ne avevamo
documentati, se se ne sono andati a finire due e un
pezzettino del terzo che sarebbe il Gadduresu non l o so
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 111 -
perché, noi li avevamo visti tutti compreso il Padr eddu, io
ho fatto dei sopralluoghi sul Padreddu che sarebbe quello
che finisce in zona industriale.
La gente dovrebbe anche sapere che sono stati
rettificati, il Cocciani è sparito dentro le cunett e della
strada, così come è stato rettificato il Cabu Abbas che
prima andava a Tilì e adesso ci va come una retta v ia.
Questo concetto della retta via, ritorno un po’
indietro: l’analisi storica.
È dal 1900 che si cerca di risolvere il problema
di Olbia.
Nel 1900 a Olbia si voleva risolvere il problema
della intemperie.
Era questa la parola che si dava alla malaria.
La intemperie si mitigava, non si conosceva ancora
la cura ma la si mitigava creando dei bei canali di
collegamento tra le paludi, io le chiamo depression i,
malariche al mare.
Dovevano andare velocemente al mare e Olbia nel
1900 non era ancora porto, sapete meglio di me
l’insurrezione che c’è stata nel 1900 per spostare da Golfo
Aranci.
Olbia era quella che era, l’acqua doveva arrivare
lì dritta per dritta.
La domanda che il geologo, l’ingegnere si dovrebbe
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 112 -
fare: ma questa città dagli anni 20, 30, 40, 50, 60 e ancora
più 70, 80, 90 per non dire il 2000, ha fatto i con ti con
questo assetto che prevedeva autostrade? Se c’è una cosa che
ha dimostrato questa alluvione dell’anno scorso è c he
l’assetto della città non è compatibile con quella
configurazione idrografica.
Quella configurazione idrografica, ripeto, ha
fatto i conti con le paludi, con le depressioni, le ha
azzerate - non dico tutte, perché molte ce ne sono ancora -
e quindi le ha fatte diventare canali.
Il Paule Longa non è un rio, come rio si fermava a
un certo punto e stazionava nella zona di via Siena , via
Svizzera, da quelle parti, un po' più a monte. Si f ermava lì
e impaludava.
Dopodiché la bonifica di Paule Longa spostava
quell'acqua che lì si andava a concentrare verso il
Tribunale, quindi è stato creato il rio di Paule Lo nga.
Adesso quel rio è una situazione anomala, perché
sposta acqua laddove l'acqua prima si espandeva.
Quindi il concetto curioso è che noi adesso, visto
che sposiamo una certa idea che è quella delle cass e di
espansione, di fatto stiamo sposando il ripristino di
condizioni non dico come quelle di un tempo, ma il
ripristino del naturale.
Cioè bisogna che Olbia ritorni non come prima, ma
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 113 -
che qualcuno impedisca all'acqua di arrivarci.
Quindi il canale di gronda era una soluzione;
l'altra soluzione è quella di far stazionare l’acqu a.
Quale delle due è più conveniente? Io ribadisco
questo concetto: tolto questo, tolto quell'altro, t olta
anche la parte ambientale che io qui non voglio aff rontare
ma è chiaro che esiste, strettamente ambientale per lomeno
come l'ambiente si codifica oggi, perché anche i se dimenti
sono ambiente; tolto tutto quando pensate che sia p ronta
un'opera che deve fare 10,5 chilometri di cui X anc he in
galleria?
Quando sarà pronta in un contesto di Italia, sia
pure in miglioramento come ci dicono? A occhio e cr oce non
saranno meno di dieci anni.
Quello che io vi dico è che quell'opera porterà
dei benefici, sicuramente li porterebbe, ma li port erà fra X
anni. Anzi, quattro volte X gli anni che saranno qu elli di
queste altre iniziative, perché quelle altre inizia tive alla
fine funzioneranno come ha detto l'ingegner Mancini , l'ha
anche illustrato in modo estremamente dettagliata;
porteranno dei benefici nel momento in cui termina e ognuna
di quelle porta benefici in quota parte dell'imbuto di
Olbia.
Quindi secondo me il buon senso, non certo una
posizione pregiudiziale, mi porta in una direzione.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 114 -
Vorrei che sia chiaro, io mi definisco più che un
libero professionista, un professionista libero, no n sono
condizionato da niente e da nessuno.
Vorrei che fosse ben chiaro questo concetto perché
non si sa mai che qualcuno si porti dietro qualche strana
idea per il fatto che io ero già nel PAI nei tempi passati.
Io ho uno scheletro nell'armadio: ho partecipato
alla progettazione del tombamento, ma le cronache s anno e la
mia relazione di 60 pagine, che volendo vi potete a ndare a
consultare, è riccamente dettagliata delle mie perp lessità
su quel progetto.
E non dico altro.
Su questa materia nessuno è così perfetto da
potersi arroccare il diritto di dire "questa è la v erità".
Quindi c'è molta incertezza in tutto quello che
diciamo ma, attenzione, voglio capire: in tutti que sti
discorsi che facciamo, ci ricordiamo una volta tant o che
sono morti dei bambini?
Chiudo con questo. La cosa che mi dà fastidio in
tutta questa operazione è che spesso noi facciamo i calcoli,
i tempi di ritorno, gli angoli di attrito nel mio c aso, le
quantità e i metri cubi di sedimenti.
Ma alla fine io mi dico: in tutta questa faccenda
i bambini cosa c'entravano?
Quella che vi voglio dare è un po' una
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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suggestione, perdonatemi, però un po' mi dà fastidi o l'idea
che due bambini che non c'entrano niente, che non h anno
nessuna colpevolezza siano stati i testimonial - pa rdon per
questo termine - di un evento di questo genere.
Concludo dicendo questo: forse sarebbe più
opportuno che la città si riappropriasse della sua identità
e l'identità idrografica è una cosa molto important e.
Via Lazio sta lì a dimostrarlo. Via Lazio è una
conca depressa che è stata colonizzata da edificazi oni.
Se andate nella zona di via Cimabue, nel 1920 la
chiamavano Paule Lada, l'ho trovato nei documenti c he mi ha
dato a disposizione il Genio Civile tramite l'uffic io. Paule
Lada, via Cimabue, poi ha portato l'acqua dal Gaddu resu a
via Vittorio Veneto e dalle vie trasversali l'ha
ritrasferita al Seligheddu.
Questa alluvione si può condensare come un giro di
orologi: il Seligheddu che porta acqua al Gadduresu e il
Gadduresu che la trasferisce, tramite le vecchie co ncavità
del suolo e le vie, al Seligheddu. E in mezzo ci so no i
quartieri.
Questa è in estrema sintesi l'attività di terreno
che abbiamo fatto. Noi siamo spesso alle prese col terreno,
io non dico altro perché tutto quello che ha detto il
professor Mancini è un compendio delle attività che sono
state fatte sul campo.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 116 -
Una cosa terrei a dire, per salvare il mio lavoro
e se c’è Google Art ve lo faccio vedere.
Quando esco da Olbia per ritornare a Sassari mi
avvalgo dello svincolo di via Nervi.
Io il giorno dell'alluvione ero al Deffenu, dove
operavo, quest'anno no perché sono a riposo, ed era un'area
di allagamento.
Alle 8 circa sono andato a vedermi il rio Enas
alla stazione di Enas e nelle luci dei vigili del f uoco ho
visto che il fiume viaggiava - ho fatto quattro cal coli -
non meno di 6/7 metri al secondo. Se fosse 7 sarebb e 25
chilometri l'ora, giusto per dare un'idea.
Allora in quelle condizioni ho detto: se qui sta
arrivando a questa velocità mi piacerebbe vedere il
Seligheddu.
Qualche giorno dopo infatti dei colleghi mi hanno
trovato al Seligheddu che parlavo con delle persone , e da
quel momento ho cominciato a farmi un'idea.
Lì vedete il rio Gadduresu all'altezza del
viadotto. Il rio Gadduresu all'altezza del viadotto fa 25
metri di esondazione in destra e in sinistra pratic amente
non ne fa; ha un battente sul piano di campagna che da
quello che mi dicono i proprietari e da quello che ho visto
io sarà intorno a 20/25 centimetri, non di più.
La domanda è: ma è possibile che questo Gadduresu
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 117 -
abbia fatto tutto questo bordellone a monte e a val le
soprattutto di via Stromboli, dove c'è la famosa se zione
trapezio ostruita dal ponte tubo?
Allora è chiaro che la soluzione bisognava
cercarla in un'altra storia. Quindi la storia a dic embre era
già abbastanza chiara, io sto parlando di metà o fi ne
novembre, di questi primi avvistamenti delle cose c he non
andavano bene.
A dicembre già era chiaro che ci fosse stato uno
scavalco dell'acqua. Per non farvi perdere tempo di co che la
soluzione del trabocco dell'acqua dal rio Selighedd u a
valle, tanto per capirci del deposito dell'azienda Nieddu,
era già chiaro in campagna.
Si vedevano tutte le tracce di questa velocità del
flusso che attraversa le strade perpendicolari al S eligheddu
in quel quartiere, che trasferisce l'acqua alla pov era
scuola elementare piccolina che nelle cartografie c hiamano
Diaz, comunque quella piccola scuola elementare che sta
nello spazio che c'è fra il Seligheddu e il Gaddure su.
Ora qui dico: parlano tanto di sicurezza delle
scuole, ma se lo faranno un esame di coscienza quel li che
hanno progettato l'IPIA a dieci metri dal canale pi ù
pericoloso di Olbia e queste scuole elementari dent ro i
compluvi non dimenticati dall'acqua?!
Perché questi che noi chiamiamo compluvi sono le
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 118 -
vecchie depressioni.
Di fatto noi ci siamo messi d'accordo sulla fascia
geomorfologica.
Non so se l'avete notato, ma la fascia
geomorfologica non produce grandi impatti sulla dis ciplina
urbanistica, apre soltanto alla possibilità che il Comune
dia semmai delle dritte ulteriori, tipo gli scantin ati o le
aperture rispetto ai flussi, non so se sono stato c hiaro;
dei regolamenti edilizi, diciamo, un pochettino più
complessi.
Perché la fascia geomorfologica è così estesa?
Perché è veramente difficile in un'area che non è n eanche
alluvionale, perché se la guardo veramente con occh i
geologici, nella cosiddetta piana di Olbia io alluv ioni non
ne ho trovato. Se ne trovano rarissime.
Quindi i terrazzamenti sono tutti a scapito del
granito arenizzato, delle arenizzazioni del granito .
Quindi Olbia di fatto è una vicenda un po'
complessa anche dal punto di vista scientifico.
Tra parentesi dico che non si è mai degnata
l'Università né Ingegneristica né tanto meno la mia , la
Geologica, di scrivere una sola ipotesi in tutto qu esto.
Quindi noi geologi siamo figli di un Dio minore,
anche perché non abbiamo scienza su Olbia, ma zero netto
proprio.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 119 -
Quelle poche cose che so ho iniziato ad
apprenderle a partire dagli scavi di Rubens D’Orian o nel
1998 del tunnel.
E' stato lì il momento in cui ho capito che Olbia
è pericolosa dal punto di vista idrografico.
Dagli scavi del tunnel, per chi se lo fosse
dimenticato, le navi non sono sepolte da cose artif iciali e
basta, ma sono sepolte da alluvioni del Rio Selighe ddu. E il
rio Seligheddu nel 1902 aveva un delta laddove oggi vediamo
il viadotto.
Quello che ci siamo dimenticati e che anche le
scuole non hanno mai insegnato è che le foci dei no stri
fiumi, in particolare il rio Seligheddu, era una co sa
strabiliante rispetto a quella che noi vediamo oggi lì fra
via Redipuglia e quella a destra.
Che il campo sportivo lo chiamassero Paule di
Pedru Calvu, cioè intervento di bonifica della palu de di
Pedru Calvu ce lo siamo dimenticati? C'è una palude che si
chiama Coda di Rondine dentro un certo spazio.
Per chi vuole approfondire c'è nella parte
chiamato assetto storico, ci sono quelle carte che
documentano.
Secondo me è da lì che bisogna ripartire per non
dico legittimare tutto quello che stiamo dicendo no i perché,
vi ripeto, io non sono qui per dire "io ho ragione e gli
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 120 -
altri torto", ma per dare qualcosa di più a questi sofferti
calcoli, a questa sofferta visione.
Concludo dicendo che io ben prima della
convenzione sono andato a occuparmi di questa facce nda e
probabilmente mi sarebbe piaciuto per certi versi f arla
comunque anche senza convenzione.
Non ho altro da dire, se ci sono domande è molto
meglio rispondere piuttosto che fare il soliloquio.
PROFESSOR MANCINI
Adesso procediamo così: vi volevo presentare la
suddivisione in lotti di queste opere, perché sono stati
fatti questi lotti e quali sono stati i criteri a m onte
della scelta di questi lotti e poi la loro definizi one.
Giusto per avere un'idea, i lotti - come ho detto
- abbracciano una serie di opere che vedete qui, ch e vanno
dall'adeguamento del Seligheddu agli adeguamenti di
Gadduresu, etc. per questi totali.
Queste opere sono ovviamente raggruppate. Questo è
un esempio: deriva da questo canale, c'è una carta di
dettaglio che è rappresentata nella tavola 5A.
Le opere principali sono quelle sul reticolo
principale. Cominciamo col San Nicola. A seguito di questa
analisi di fattibilità, questa analisi delle altern ative -
vi ripeto: fortemente condivisa anche con il distre tto
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 121 -
idrografico, che è poi è un po' il giudice supremo su queste
cose - siamo andati a realizzare una serie di ipote si di
intervento.
Queste casse di laminazione con l'adeguamento del
corso d'acqua del San Nicola ha 50 anni di tempo di ritorno.
Andiamo in ordine da nord verso sud e poi andiamo
a vedere i lotti.
Si è pensato di non andare a toccare il canale
Zozò, in realtà lasciando l'opera idraulica che c'è ma
isolandola con una soglia più alta.
Oggi la soglia di derivazione delle scolmature del
Zozò dal San Nicola è rasa. Il piano è la stessa qu ota di
fondo del canale San Nicola e questo comporta che s i attiva
in maniera non controllata ed ha anche arrecato all agamenti.
Le sezioni del parco che sono state qui fatte non
sono sufficienti a prendere l'acqua del canale del San
Nicola ma sono sufficienti a prendere l'acqua del b acino
afferente al canale Zozò.
Questo bacino in realtà è stato parzializzato
perché tutta quest'area a monte viene intercettata da un
piccolo canalino di gronda che si infila nel San Ni cola.
Qui c'è tutta una zona tombata, lo vediamo se
andiamo a prendere le fotografie, assolutamente
insufficiente, anche per le portate...
Qui c'è quindi un piccolo canale scolmatore che
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 122 -
sgrava le attuali sezioni del parco della parte val liva del
canale Zozò che quindi rimarrebbe non toccata, in m odo tale
da non andare a mettere mano e aprire un cantiere a nche lì.
Poi c'è forse uno degli scolmatori più importanti,
che è un'idea che è venuta veramente ragionando tan to qua,
sul rio Gadduresu. C'è la conclamata insufficienza del
tratto tombato del Gadduresu, che poi finisce in vi a Amba
Alagi anche dopo quella parte sotto le travi del vi adotto
terminale, nonché quella trave di foce del viadotto che
ostruisce fortemente la sezione di sbocco del Gaddu resu
stesso nel Seligheddu. Stiamo parlando di questa se zione.
Allora l'idea è stata quella di individuare negli
spazi urbani possibili, senza troppo colpo ferire
all'assetto urbanistico, uno spazio di un canale di 10 metri
di larghezza - forse 8 - che derivi acqua dal corso d'acqua
del Gadduresu e alleggerisca quindi il tratto di mo nte.
In tal modo questo tratto risulta sgravato della
portata di monte e risulta compatibile; quel tombam ento che
adesso c'è, la copertura che adesso c'è risulta men o
sollecitata e quindi compatibile.
Un'altra delicata situazione è quella del
Seligheddu, che vede forse la sua sezione più delic ata;
stiamo parlando della necessità di ampliare il Seli gheddu di
una quindicina di metri rispetto allo stato attuale .
Questa cosa diventa difficile da sostenere nella
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 123 -
zona di Isticadeddu.
Questo è il canale Seligheddu e questa è la zona
di Isticadeddu. Questo ponte era quel ponticello ad arco che
vi ho fatto vedere all'inizio, che oggi costituisce una
sezione di vincolo e l'ha costituito anche durante la piena.
All'inizio avevamo pensato di adeguare questo e di
passare molto a raso delle abitazioni, con una seri e di
difficoltà anche di accesso di tutta questa zona di
Isticadeddu, ovviamente rifacendo il ponte con una luce ben
diversa.
Invece, ragionando anche con l'ingegner Azzena,
con Giovanni Tilocca e con i miei collaboratori, ab biamo
trovato la possibilità di aggiungere una sezione di
smaltimento lasciando quella che c'è, quindi quella che si
chiama tecnicamente uno scolmatore, in destra idrog rafica
del Seligheddu, che permette di smaltire quella por tata
d'acqua che oggi non transita in quella attuale.
Quindi questa cosa risolve in qualche modo questo
punto di vincolo molto delicato.
Si è deciso di non toccare, infatti non lo vedete
colorato in rosso perché qui in rosso sono colorate le cose
che vengono toccate, e di lasciare la sezione del S eligheddu
smaltibile per quanto può portare lei, e di aumenta re la
capacità di smaltimento attraverso questo canale ch e deve
portare circa 20 metri, l’adeguamento del tracciato è della
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 124 -
portata 200 anni dello scolmatore del Seligheddu.
Praticamente è un bypass, si chiama canale
scolmatore vero e proprio, che lascerebbe quindi in variata
la sezione attuale, fatto salvo il ponte che viene
ovviamente modificato, tutte quelle tre campatine c he ci
sono verrebbero tolte e viene fatto questo scolmato re.
Questo è il Seligheddu. Qui vedete la tipologia di
risoluzione, questo è sul San Nicola ma ce n'è anch e sul
Seligheddu.
Vedete due tipologie di sezioni. Perché c'è
scritto "con franco" e "senza franco idraulico"? Pe rché per
evitare allargamenti ulteriori - vedete che la sezi one
arriva a circa 30 metri mediamente del nuovo corso d'acqua,
oggi è circa 20 e quindi è un allagamento important e -
avevamo discusso con l'autorità di bacino l'idea di non
avere franco idraulico sulle sezioni.
Ma questa cosa non è stata accettata. Ci hanno
detto: le regole sono regole per tutti, la progetta zione si
fa a 200 anni con il franco idraulico. Ovviamente i l franco
idraulico costa, perché costa allargare da 20 a 30 metri.
Però è possibile avere una sistemazione di sponda
fatta con queste tecniche, diciamo così, dell'ingeg neria se
vogliamo più ambientale, si chiamano tecniche di in gegneria
naturalistica, facendo attenzione però alla resiste nza che
queste opere, che queste sponde non in calcestruzzo devono
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 125 -
dare.
Questo migliora un pochino anche l'inserimento
visivo all'interno della città perché naturalmente questa
sponda è parzialmente verde e la parte bassa, quell a più a
contatto dell'acqua e non quella del franco, è inve ce fatta
in massi o con una palizzata più resistente ma con il piede
anche in massi, questo per problemi di velocità d'a ttrito
della corrente e quindi di sforzo sui massi.
Questa è la tipologia di sezione del Siligheddu.
Qui ci sono tutte le sezioni dei vari corsi
d’acqua, come sono adesso, come devono venire allar gate.
Torniamo al Seligheddu che viene ampliato con
queste dimensioni.
Un’altra situazione delicata è questo scolmatore
che comprende sia il Paule Longa sia il Tannaule ch e oggi
scorre - qui poi c’è la via Belgio - viene lasciato com’è ma
viene fatto confluire sia il Paule Longa che il Tan naule in
un unico corso d’acqua, dimensionando opportunament e questo
canale che scorre lungo la ferrovia e facendolo imm ettere
una sola volta a monte del ponte della ferrovia che comunque
deve essere adeguato per le nuove larghezze del Sel igheddu
stesso.
Un’altra situazione delicata è questa del rio
Pasana, che oggi passa sotto la strada della nuova
urbanizzazione e viene in realtà portata lungo il b ordo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 126 -
strada ed inserita nel canale scolmatore del Seligh eddu
stesso.
In realtà se ci fate attenzione questo canale poi
passa sul vecchio incile del Pasana, risulta in que sto modo
sulla topografia.
Questi sono in larga massima tutti gli interventi
che vengono raggruppati in lotti.
Quali sono stati i criteri dei lotti? La
definizione dei lotti passa per una serie di criter i che
sono fondamentalmente questi: garantire prima di tu tto la
prima sicurezza idraulica del territorio; secondo t rovare
degli interventi che siano sinergici tra loro; terz o non
aggravare situazioni attualmente pericolose facendo per
esempio ampliamenti a monte senza allargare valle; essere
compatibili a dei lotti a delle dimensioni finanzia rie
ragionevoli nella situazione.
Questo a togliere una situazione di rischio
immediato.
Cioè noi guardando... abbiate pazienza siamo
stanchi tutti, sono le 8 e 30, facciamo uno sforzo tutti di
attenzione.
C’è un altro criterio che è stato seguito, quello
di correggere immediatamente le opere improprie.
Abbiamo chiamato come opere improprie una serie di
situazioni tipiche. Faccio un esempio: via Ambalagi sul
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 127 -
Gadduresu, Via Galvani, via Detti sul San Nicola, u na serie
di ponticelli sul Gadduresu a nord della zona di Sa
Mariedda, il viadotto terminale del Seligheddu, son o opere
che abbiamo chiamato “improprie”, la cui eliminazio ne può
costituire oggi un miglioramento dello stato di
pericolosità.
Non portando a 200 anni ma comunque migliorando.
Quest’idea è anche piaciuta all’autorità di
bacino.
Per esempio se guardate questa foto questo è il
problema dei ponti, questa è via Galvani. Qual è st ata la
critica, se volete positiva, dell’autorità di bacin o?
Ha detto: dato per scontato che la larghezza del
corso d’acqua sarà quella con portata a 50 anni di tempo di
ritorno, stiamo parlando di una larghezza intorno a 17
metri; dato per scontato che la portata smaltibile è
dell’ordine dei 140 metri cubi secondo a 50 anni la
sistemazione complessiva dovrà funzionare con una p ortata
più alta di circa 200 metri cubi, che sarà garantit a
dall’invaso delle vasche.
Questa è un’opera impropria per esempio, però da
un punto di vista autorizzativo ovviamente l’autori tà di
bacino ha detto: ma noi non possiamo autorizzarvi a fare
questo lavoro se questo lavoro non prevede il famos o franco
sulla portata di progetto.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
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Abbiamo detto: benissimo, faremo la sezione del
corso d’acqua per l’allargamento previsto per 50 an ni, con
in più il discorso di fare a monte le casse.
Però si crea un momento di intertempo tra la
costruzione delle casse e l’adeguamento di tutta la sezione
del Seligheddu da 12 a 17 metri, la realizzazione d i questo
ponte che toglie immediatamente il rischio.
Immaginate di andare qui, cambiare questa sezione,
prendere la sezione a 17 metri che lo studio di fat tibilità
dà, cioè per le portate maggiori e succede che il c orso
d’acqua fa un’asola. Cioè noi allarghiamo a monte e non
abbiamo allargato a valle.
In realtà facciamo un’operazione un po’
pericolosa: stiamo migliorando ma stiamo trasferend o a valle
il rischio idraulico senza averlo modificato.
L’idea è stata allora quella di dire: benissimo,
nel momento in cui si fa un’operazione del genere l a sezione
idraulica si migliora fino alla massima capacità at tuale di
valle.
Ecco quindi l’idea di preparare tutta la struttura
dell’impalcato finale, ma di ostruirla artificialme nte in
modo di non far sì che a valle la gente riceva più acqua di
quello che è smaltibile nello stato attuale.
Questa è l’idea che risolverebbe tutta una serie
di criticità delle opere improprie.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 129 -
Questi criteri hanno comportato la definizione di
tutti quegli interventi che vi ho descritto, ancorc hé
velocemente, in cinque lotti che comprendono prima di tutto
le aree di laminazione del Seligheddu e del San Nic ola che
andiamo a vedere, più gli interventi di riduzione d i
criticità per opere improprie.
Questo è sicuramente l’intervento più immediato
che si può fare, perché le aree di laminazione del
Seligheddu e del San Nicola sono effettivamente ad uso
agricolo e prevedono battenti d’acqua di non più di 2,50
metri, 3 metri e sono effettivamente realmente real izzabili.
Diversamente voi capite che un intervento a
risagomatura per esempio del San Nicola in centro u rbano,
che aumenta la sezione dagli attuali 12 ai 17, è un
intervento molto impattante sotto una serie di punt i di
vista, che verrà fatto successivamente.
Non solo, avere la possibilità di bloccare a monte
una parte delle portate di piena riduce intrinsecam ente il
rischio anche a valle, perché parte della portata d i piena
viene fermata e permetterà quindi in un successivo domani di
lavorare in un secondo lotto in maggiore sicurezza
all’interno del San Nicola e del Seligheddu stesso.
Trovate questa scadensazione temporale delle opere
in questi lotti, che oltre ad avere delle dimension i
finanziarie che all’autorità di bacino... tenete co nto che a
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 130 -
questo tavolo tecnico siede non solo l’autorità di bacino,
ma anche l’Assessorato dell’Urbanistica e soprattut to i
lavori pubblici, che sono quelli che poi hanno il v ero
borsellino di tutta questa questione
Hanno condiviso e hanno anche suggerito le
dimensioni di questi valori, di questi volumi finan ziari.
Il secondo lotto in questo caso è la risagomatura
del rio San Nicola e la realizzazione del diversivo del
Zozò, che era quella parte che sgravava il canale Z ozò delle
aree di monte mettendole nel San Nicola, che ovviam ente non
può essere fatta se prima non sistemo il San Nicola .
Il terzo lotto è la risagomatura del Seligheddu
comprensivo dello scolmatore di Isticadeddu, a cui poi fa
seguito tutta quella sistemazione dei piccoli corsi d’acqua
che vanno dal Gadduresu al Paule Longa e Tannaule, perché
ovviamente questi corsi d’acqua devono trovare reca pito
all’interno del Seligheddu stesso.
Ci sono infine una serie di opere di completamento
che sono sistemazioni di clapet e di fognatura che comunque
creano, nel momento che questi corsi d’acqua aument ano di
livello, una non ricezione più, non drenaggio più d ella
fognatura bianca e addirittura alimentano al contra rio la
fognatura propagando i volumi di piena in aree anch e lontane
dai corsi d’acqua e altri piccoli interventi che so no
descritti.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 131 -
Dimenticavo che questi sono i lotti dei lavori, ma
qui troviamo che come lotto zero già l’Amministrazi one ha
aggiornato il proprio piano di protezione civile, c he in
base a questo studio, in base a questa dinamica del l’acqua
che scorre sulle strade, questo studio ha prodotto.
Questo è l’intervento zero a cui seguirà
probabilmente un sistema di allerta un po’ più di d ettaglio
rispetto a quelli tipici della protezione civile ch e sono
nati per scale, per aree più grandi e senza conside rare
fisicamente il reticolo idrografico a terra.
Per gli interventi nella eliminazione delle opere
improprie c’è anche – un intervento sicuramente imp ortante –
l’eliminazione di quel viadotto terminale, le cui t ravi però
- ce le siamo andati a guardare tutti e tre insieme -
possono essere riutilizzate perché sono in ottime
condizioni, questo per risparmiare un po’ di soldi.
Si può eliminare quel viadotto in foce di
Gadduresu, l’autorità di bacino l’ha fortemente aus picato e
questo rientro è un po’ all’interno di tutte queste opere
improprie che verrebbero tolte con il primo lotto.
Punto per punto noi troviamo qui l’elenco - per
voi forse può essere interessante perché ci sono le strade -
degli interventi di laminazione, su cui adesso dico due
parole in più, ma anche delle opere improprie che s ono
queste: via Galvani non viene computato perché già esiste un
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 132 -
finanziato da RAS; anche la via Ambalagi, somma zer o nella
lista del finanziamento perché c’è già un finanziam ento.
Gli altri aspetti sono il ponte di Vittorio Veneto
sul Gadduresu, cioè quello che si vedeva nella pres entazione
tutto intasato dove c’è finita la barca dentro, che rimane
comunque un punto di criticità idraulica; il ponte di via
Sant’Elena; il ponte di via Dessì, questi sono picc oli
ponticelli, lo capite anche dagli importi, nella zo na di
Santa Mariedda, perdonatemi qualche imprecisione
toponomastica, è la zona di via Barcellona.
Poi c’è la curva di via Beata Angelico. Vi
ricordate che vi ho fatto vedere ad un certo punto che c’è
una gincane che fa il Gadduresu, questa potrebbe es sere
eliminata e poi c’è un ponte tra via Edison e via S tromboli
che non ha una strada di accesso, è subito a valle della via
Edison, è un ponticello che può essere eliminato.
Poi sul Seligheddu c’è la demolizione del ponte
svincolo foce, c’è il rifacimento della via Vittori o Veneto,
per il Paule Longa C’è la sistemazione del tombino sotto
quella casa che ha creato problemi all’esondazione.
Due parole su che cosa sono queste aree di
laminazione.
Sono delle zone piuttosto pianeggianti che sono
state cercate sul territorio, ma non all’occhio che spesso
inganna, ma attraverso la verifica delle quote che vengono
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 133 -
fuori da quel dettagliato modello digitale a un met ro che
abbiamo, stiamo parlando di quelle sul San Nicola e Abba
Fritta, che sono tra l’altro comunicanti, che eserc itano un
controllo sull’onda di piena, permettendo all’onda di piena
che arriva di essere ridotta al di sotto di questa portata
smaltibile a valle.
Portata smaltibile a valle che in questo caso è
quella smaltibile della sistemazione finale, ma che
ovviamente all’inizio dovrà essere ridotta per la
funzionalità del canale come c’è a valle, tolte que lle opere
improprie.
In volume di invaso è la differenza tra l’onda di
piena e la portata smaltibile, che è questa rossa
tratteggiata. Questo per dire che è un processo di invaso
quasi naturale.
Questa è la via Nervi e questo tombino fatto in
sei tubi sovrapposti del mille è l’attuale sezione. In
realtà questa è già una sezione di controllo di un’ area di
laminazione.
Se andate a parlare con il pastore che gestisce lo
stazzo qui sopra, vi dice che durante l’alluvione t utta
quest’area si è praticamente invasata di acqua, pro teggendo
in qualche modo anche la parte di valle.
Quindi l’idea qui è di rialzare di poco la via
Nervi, perché qui abbiamo invasi di circa due metri ,
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 134 -
ovviamente il rilevato della via Nervi deve diventa re a
tenuta idraulica e modificare opportunamente questa bocca
tassata – si chiama così - che funziona come una ch iave
d’arresto: non fa arrivare a valle più acqua di que lla
che...
Sì ma se cadi dalla bicicletta, sentivo dire...
questa è un po’ una vista assonometrica, l’idea di queste
aree, come diceva Giovanni Tilocca prima, è quella uno di
ripristinare quella funzionalità idraulica che era tipica di
quest’area, cioè di lagune, di zone di appantanamen to
dell’acqua, ma ripristinarla in un modo moderno, ci oè questa
zona diventa una zona umida anche piacevole per la
popolazione.
Fatto salvo che quando è cattivo tempo si chiude e
non ci si va.
Ovviamente è una zona che vedete con la bocca
tassata che deve essere un’opera idraulica e non qu ei
tombini che oggi ci sono; ovviamente ci sarà uno sf oratore
di troppo pieno ed è l’unica parte in calcestruzzo, mentre
tutto il rilevato è arginale a prova, a tenuta idra ulica.
Il laghetto che qui vedete condiziona il massimo
invaso e quindi permanente, cioè non è questa una v asca
piena da un laghetto sempre pieno, non è un laghett o
collinare assolutamente; è un’area vuota che si rie mpie con
un livello garantito da questo piccolo sbarramento a valle
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 135 -
che è circa 3,50 metri comprensivo del franco, che quindi si
perde nel territorio quando la piena arriva al suo livello
di progetto.
Che effetto ha questa roba sulle aree inondabili?
Per riprendere quello che diceva l’ingegner Azzena ho fatto
alcune simulazioni.
Noi avevamo il modello, mettiamo questi volumi di
laminazione e vediamo cosa succederebbe sulle aree
cinquantennali, cioè quelle giuridicamente signific ative per
la gestione del territorio... perché voi mi potrest e dire:
io spendo circa 30 milioni di euro per fare il prim o lotto,
ma le cambiamo quelle aree HI4? Potrebbe essere una giusta
domanda.
La risposta è: noi quelle aree non le cambiamo ma
cambiamo la vera pericolosità e vi faccio vedere pe rché.
Questo è lo stato attuale, cioè queste aree di
allagamento del San Nicola, qui sto invece parlando degli
effetti di riduzione dei tiranti.
Sicuramente si riducono i tiranti, sicuramente si
riducono le velocità. Quindi la pericolosità vera d i
quell’evento di progetto cinquantennale con il qual e sono
fatte le aree HI4 si riduce, ma non se ne riduce ta nto
l’estensione.
Cioè c’è meno acqua, siccome il vincolo giuridico
non è fatto sulla capacità di trascinamento della c orrente,
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 136 -
quindi su un insieme di tirante e velocità, ma è fa tto
solamente sull’estensione areale, ci sarà meno tira nte
idrico, meno velocità però l’estensione areale rima ne.
Ovviamente quelle casse non sono fatte per questa
portata duecentennale, sono per assorbire una diffe renza tra
100 e 150 metri cubi al secondo, non per portare 15 0 metri
cubi al secondo.
Qui c’è un po’ quantificata questa cosa, c’è
comunque un beneficio perché ci piace guardare un p o’ i
numeri.
Questi sono gli ettari delle aree di inondazione
HI4, si riducono un po’, da 250 a circa 160, si rid ucono
quasi di una novantina di ettari, che non sono molt i ma
neanche pochissimi.
Qui voi vedete l’effetto dei tiranti che si
spostano, l’azzurro è lo stato di fatto, il rosso è lo stato
di progetto, la grossa quantità dei tiranti si spos ta verso
tiranti più piccoli.
Noi andiamo con tiranti che diventano più piccoli
perché lo stato di progetto dall’azzurro passa al r osso.
Per esempio questo tirante di progetto scompare,
diventa questo e si va a ridurre la pericolosità.
Una domanda forse retorica ma giusta da porsi e di
gran buon senso era: cosa sarebbe successo se quest e vasche
ci fossero state con l’evento del 18 novembre? Ques ta invece
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 137 -
è una simulazione importante, è la simulazione
dell’allagamento, questa è la simulazione senza le vasche.
Proprio perché l’evento del novembre non è stato
un evento enorme, ma sono stati forti i danni perch é ha
trovato un sistema idrografico poco pronto, l’effet to
esattamente su quella piena che abbiamo calcolato p rima
sarebbe stato importantissimo.
Questo per dire che queste vasche che vengono
fatte a monte, sono in realtà un primo baluardo a r isolvere
una pericolosità immanente in modo il più immediato
possibile.
Questo è un messaggio che è giusto che vi
trasmetta dopo aver studiato e lavorato su questo p roblema
con una certa assiduità e intensità.
Dopo di che qui c’è la stessa cosa calcolata in
termini di velocità e qui vedete quello stesso graf ico:
questo è l’evento, qui ci sono circa 300 ettari per ché le
aree allagate, come vi avevo detto prima, sono magg iori,
perché sebbene l’evento sia più piccolo dell’evento di
progetto delle aree H4, il fatto che i corsi d’acqu a
dell’area della sezione smaltibile era più piccola, non
funzionante, ha provocato un’esondazione genere.
Però sull’evento c’è un importante risultato in
termini di pericolosità oggettiva, cioè i livelli s i
spostano tutti in tiranti bassi, sono i tiranti di
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 138 -
esondazione che si leggono su questa parta. C’è qui ndi un
effetto benefico.
Poi sono state valutate altre posizioni di queste
vasche, perché il Comune aveva a disposizione delle ipotesi
preliminari.
Però mi sento di consigliare che l’opera sistemata
immediatamente... qui la vedete, qui ci sono una se rie di
altre opere, ma le opere di laminazione devono esse re
sistemate il più vicino possibile delle sezioni da
proteggere, questo è un po’ il concetto, anche perc hé a
volte queste qui sopra non si riescono nemmeno a ri empire,
sono troppo a monte.
Non vi tedio su questo.
La modularità dell’intervento permette di
rispondere a questa sua giusta preoccupazione: cioè cercare
di risolvere il più immediatamente possibile questa
situazione di rischio.
Ecco che le vasche di laminazione che rientrano in
un quadro complessivo di sistemazione, fatte subito
permettono di dare un contributo importante subito. Questo è
un problema che è stato ben discusso e valutato anc he con i
lavori pubblici e il distretto, che anche loro hann o un po’
questa preoccupazione: fare opere che possono realm ente
togliere la pericolosità.
Quindi la risposta è: sì.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 139 -
D’altra parte lì ci sono dei terreni che vengono
utilizzati, sono dei terreni agricoli, non vengono
distrutti, certamente ci sarà una servitù di allaga mento che
verrà rimborsata, o il Comune in qualche modo adess o la
affronterà, però permette di evitare di avere onde di piena
importanti in città.
Io aprirei la discussione, perché magari la
discussione chiama anche tutti i lotti seguenti.
PRESIDENTE
Da questo momento aprirei agli interventi e anche
alle richieste di chiarimenti se ci sono da parte d i tutti i
Consiglieri, perché dopo un’esposizione così comple ssa da
parte del professor Mancini e del Dottor Giovanni T ilocca
credo che qualche domanda d’obbligo si imponga.
Se mi permettete inizio a farne due.
Pregherei il professor Mancini e il Dottor
Tilocca, se vogliamo seguire questo modo di condurr e, di
segnare le domande che facciamo così poi ci date un ’adeguata
risposta, perché ovviamente noi non essendo tecnici del
settore di domande ne abbiamo molte.
La prima domanda che voglio porre è: in questa
fase di studio abbiamo visto anche prima insieme al
professor Mancini che ci sono alcune aree della cit tà,
siccome il rilievo poggia sul rilievo digitale Lida r che ha
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 140 -
fornito il Ministero dell’Ambiente che ha i dati de l 2009, i
dati del 2009 non riportano in alcune parti del ter ritorio
che sono state oggetto di trasformazione, per esemp io via
Nervi, per esempio una parte di quella lottizzazion e
Degortes, che sono state oggetto di riempimento.
Quindi c’è stata una modificazione significativa
delle quote che infatti ha visto quelle parti di
lottizzazione assolutamente estranee da fenomeni di
allagamento, nonostante quello che è successo, nono stante
tutte le problematiche che lei ci ha molto chiarame nte
spiegato. L’occlusione dei seti idrografici etc..
In queste maglie di calcolo da metri quadri 100 e
lì mi pare che invece fossimo nel dettaglio dei 400 metri
quadri, questo può essere sfuggito.
I legittimi proprietari possono ovviamente
riferirsi direttamente con lei prima ancora che que sto vada
in fase di osservazione? Perché se c’è un errore co sì
evidente non è un errore, la carta è del 2009, ques ta
lottizzazione è stata fatta dopo il 2009 quindi non è un
errore, è semplicemente un non tenere conto di una
modificazione dello stato dei luoghi che è interven uta in un
momento successivo.
Questo riguarda anche altre parti del territorio
sicuramente, non solo quella.
Questa è quella che mi è venuta in mente perché
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 141 -
c’erano anche gli interessati che hanno eseguito qu ella
lottizzazione.
Un’altra domanda che vorrei porre è questa: la
diminuzione per la messa in sicurezza delle persone è
significativa ma non magari quello che per esempio io dal
punto di vista personale mi aspettavo.
Cioè io realizzo una serie di spese di interventi
importante e avrei piacere che, anche se per step - sono 5
lotti mi pare - almeno dai primi due interventi gra direi che
la mia città fosse liberata dalle zone HI4.
Questa è la mia aspirazione, da profano
ovviamente, da amministratore non da tecnico, da do cente
universitario.
Con la realizzazione del canale scolmatore che ha
presentato quelle criticità con quel tipo di percor so che
lei ha ben descritto anche dal punto di vista orogr afico,
con le pendenze, ci vorrebbero importanti lavori di
movimento terra per avere una pendenza uniforme e p oi
andiamo a finire con 60 metri di canale, dobbiamo f are una
foranea per portare tutto al rio Padrongianus e qui ndi
sfociare al porto.
Se noi in astratto disponessimo della cifra che è
stata stimata pari a 124 milioni di euro - più o me no si
equivale con lo studio che lei ha portato avanti mo lto bene
fatto per step – e potessimo realizzarlo intanto in tempo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 142 -
relativamente rapidi, tre anni, che è l’imposizione del
vincolo, avremmo la liberazione di tutte le zone HI 4
nell’immediato o no?
Io non ho altre domande da fare.
La parola al professor Mancini.
PROFESSOR MANCINI
Rispondo alla prima domanda, ossia: come
funzionano le osservazioni a questo piano? Questo è un piano
che rientra nella variante al PAI e come tale preve de una
fase di redazione, una fase quindi di presentazione , una
fase di esposizione al pubblico e quindi delle osse rvazioni
che possono arrivare in tempi – mi sembra sono 60 g iorni
dalla data di pubblicazione – al Comune, che poi fa le sue
opportune indagini e verifica le cose da sistemare.
Un’osservazione tipica come quella che ha fatto il
Presidente Sanna per esempio di un discorso di quot a
topografica non compresa all’interno di un piano qu otato per
qualcosa che è successa a posteriori al rilievo, fa ccio
presente che questo rilievo de Lidar è un rilievo d i valore
inestimabile, cioè averlo avuto ha permesso di rend ere
l’operazione di calcolo affidabile.
Certamente queste aree inondabili hanno, in un
dettaglio così difficile come quello delle strade, delle
case di Olbia, una possibilità di errore.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 143 -
Quindi la mia risposta è: da un punto di vista
prettamente formale tutti non si devono preoccupare ,
esamineranno le carte definitive e avranno modo di valutare
e di fare l’osservazione che viene presa in carico dal
Comune e verrà esaminata, se corretta accettata, se non
corretta rigettata con un motivo naturalmente.
Ovviamente può essere corretta questa cosa, però
non so bene, passerei comunque attraverso l’ingegne r Azzena
a cui passo la parola, che comunque è stato il regi sta di
questa operazione; anche perché è corretto che l’is tituzione
comunale regoli questa osservazione delle cose.
Noi abbiamo consegnato questo studio in bozza alla
Regione, perché la Regione per anticipare i tempi d egli
eventuali finanziamenti sta esaminando questo lavor o passo
per passo per non arrivare alla fine con un lavoro che ha 40
tavole e loro ci si prendono 6 mesi.
In realtà è un discorso che all’interno di quel
tavolo tecnico che ha regolato il lavoro permette d i andare
avanti.
Oggi come oggi, visto che il piano è stato
consegnato, se ci sono degli errorini siamo ancora nella
fase di correzione.
L’importante è che questo non ostacoli - come in
questo caso non ostacola - che per mancanza non so di una
virgola si ferma quel processo della ricerca del
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 144 -
finanziamento dei vari lotti, sono due cose separat e.
PRESIDENTE
Assolutamente certo.
Prego ingegnere.
INGEGNERE AZZENA
Intervengo solo per precisare che la procedura
formale alla quale si riferiva ovviamente il profes sore è
quella di approvazione da parte dell’autorità di ba cino e
quindi dopo la prima deliberazione di adozione prel iminare
c’è la fase della pubblicazione, con la messa a dis posizione
della variante al piano del pubblico sia negli uffi ci
comunali che negli uffici regionali.
Questa poi si conclude con la cosiddetta
conferenza programmatica, dove tutte le osservazion i che
sono state presentate verranno congiuntamente esami nate dal
Comune ma soprattutto dall’autorità idraulica compe tente,
che poi è quella che in ultima analisi si deve espr imere
sulla variante al PAI.
La risposta quindi alla presentazione delle
osservazioni è quindi demandata a mio parere a ques ta fase:
dopo la delibera del comitato istituzionale, non es sendo
previste fasi intermedie.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 145 -
DPRESIDENTE
La parola al Dottor Tilocca.
DOTTOR TILOCCA
E' un complemento a quello che è stato già detto.
Un minuto per dire che è già capitato al
sottoscritto di essere avvicinato nei luoghi che st avamo
andando a documentare da cittadini che si sono lame ntati di
questi aspetti.
Ne abbiamo già parlato fra noi in modo informale e
la domanda che ho posto per dare seguito a queste
osservazioni che mi venivano fatte in città - quind i non
stiamo parlando di aree chissà dove - è se 10 centi metri in
quella via potessero provocare realmente l'HI3, l’H I2, l'HI4
o quello che è.
A questi cittadini ho risposto esattamente quello
che ha detto adesso Azzena, che tutto è rimandato a lla fase
delle osservazioni.
C'è da fare caso a una cosa che l'ingegner Mancini
ha detto: l'ADIS fino ad oggi si pronuncia sulla ba se dei
risultati del modello, cioè delle aree che vengono allagate
per tempi di ritorno, X, Y, Z e K.
Allo stato attuale all'ADIS non interessa il fatto
che anche il geologo per esempio possa aver riscont rato che
in quelle aree - mi riferisco per esempio alle trav erse di
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 146 -
via Zandonai bassa, cioè via Giordano Bruno - l'acq ua sia
effettivamente 10 centimetri e che transiti a veloc ità
banali.
Quindi all'ADIS in questo momento non interessa
questo aspetto delle velocità, anche se l'ingegner Mancini
ha più volte detto che la pericolosità vera effetti vamente
era la pericolosità significativa, quella che poi a i fini
dell'evento è quella conta; anche se bassa all'ADIS in
questo momento non interessa.
Quindi noi possiamo dire che magari potremmo anche
avviare una consultazione su questo tema, per esemp io che in
una città valga la pena di riflettere su 10 centime tri che
viaggiano non a 7 metri al secondo come il rio Padr ongianus
di cui ho fatto l'esempio poc'anzi, ma molto meno, dieci
volte meno.
Noi possiamo riservarci anche la possibilità di
parlare di queste cose, però non è che possiamo avv alerci
del diritto di arrogarci una certezza.
E' molto difficile allo stato attuale ottenere una
deroga. Però il caso di Olbia secondo me va verific ato con
molta chiarezza, perché è evidente che nelle aree b orderline
il modello perde un po' di risoluzione, anche per l e cose
che diceva il Presidente.
Potrebbe sgranare qualcosa, perché la risoluzione
del modello è basata su quei vincoli che diceva, co n
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 147 -
sottolineature specifiche, l'ingegner Mancini.
Quindi io stesso mi rendo conto che è difficile da
digerire. Però non c'è un caso in Sardegna in cui i n questo
momento si sia derogato sull'evidenza piuttosto che sul
modello.
PRESIDENTE
Ingegnere, risponderà dopo. Io sono anche
d'accordo, poi magari inizierà a rispondere per ord ine;
risponderà per primo a me e poi agli altri in ordin e, perché
voglio sapere quante aree si liberano.
Ha chiesto di intervenire sul tema il Consigliere
Giorgio Spano, ne ha facoltà.
CONSIGLIERE SPANO GIORGIO
Non faccio un intervento complesso, soltanto
alcune domande, perché anche a me sinceramente non è chiara
la procedura.
Oggi io leggo che noi abbiamo "approvazione studio
di variante al piano di assetto idrogeologico".
Che valenza ha l'approvazione che oggi dà il
Consiglio Comunale a questo progetto? Che valenza h a
l'approvazione di questo progetto?
Sono le domande che ci facciamo tutti, perché è un
campo sconosciuto ai più, a me personalmente lo è
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 148 -
abbastanza.
Una volta approvata questa proposta, ci sono
effetti immediati per esempio dal punto di vista de lle norme
di salvaguardia?
Scattano delle norme di salvaguardia che possono
tradursi in norme di salvaguardia per esempio urban istica,
che vietano quindi l'edificazione nelle zone consid erate a
rischio per la vita umana o anche in altre zone che hanno
caratteristiche, come per esempio le zone HI3 oltre alle
zone HI4?
Un'altra domanda, proprio dopo aver sentito il
dirigente - ci vorrebbe forse più chiarezza per me, perché
non ho esattamente chiaro il quadro – è: se le osse rvazioni
possono essere fatte soltanto dopo che l'autorità d i bacino
ha approvato il progetto, allora mi chiedo: la nost ra
approvazione è propedeutica a quell'approvazione? E '
obbligatoria oppure è semplicemente una presa d'att o che fa
il Consiglio Comunale?
Perché se è una presa d'atto noi prendiamo atto
semplicemente di tutto lo studio che è stato fatto, che è
uno studio che si basa su calcoli matematici e sul quale
certamente non contano le nostre opinioni.
Probabilmente possono contare per le decisioni
politiche che riguardano la realizzazione delle ope re di
mitigazione, però queste decisioni sono fortemente
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 149 -
condizionate, per quanto mi riguarda, da pareri
autorevolissimi, da pareri di tecnici che ci indica no una
strada.
Però io credo che l'unica facoltà che noi possiamo
avere è quella di fare determinate opere piuttosto che
altre. Certamente non possiamo incidere sull'analis i tecnica
e scientifica che è stata fatta.
Allora questo passaggio in Consiglio Comunale è un
passaggio di informazione, di presa d'atto che si è fatto un
lavoro? E va bene. Ma noi possiamo incidere dicendo che lo
approviamo oppure no? Anche se è chiaro che non sar à così.
Le osservazioni se non vengono fatte in questa
fase vengono fatte in una fase successiva; allora n oi non
abbiamo la facoltà.
Per essere chiari, quando il dirigente diceva che
le osservazioni dovranno essere esaminate dall'auto rità di
bacino e dal Comune, il Comune chi? L'ufficio tecni co del
Comune oppure il Comune attraverso il Consiglio Com unale e
quindi attraverso la commissione? Che deve esaminar e che
cosa? Delle osservazioni che sono prettamente tecni che? Non
credo sia compito della commissione farlo.
Su questo argomento ritengo che le risposte
debbano essere un po' più precise perché noi capiam o
esattamente qual è il nostro compito e fin dove arr ivano le
nostre prerogative.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 150 -
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Pizzadili.
CONSIGLIERE PIZZADILI
Prima di iniziare il mio intervento vorrei sapere
se il professor Mancini è andato via o se mi può as coltare.
Lo aspetto, perché ho la necessità di rivolgermi
al tecnico progettista.
PRESIDENTE
Io credo che tanti di noi abbiano curiosità perché
non siamo esperti. A noi interessano le ricadute su l
territorio ovviamente, quelle positive ma anche que lle
negative.
Intanto l'ingegner Azzena risponde alle domande
del Consigliere Spano. La parola all'Ingegner Azzen a.
INGEGNER AZZENA
Per quanto riguarda le norme di salvaguardia,
ovviamente non scatta nessuna norma di salvaguardia né
nessun vincolo da questa deliberazione del Consigli o
Comunale.
La deliberazione che appone norme di salvaguardia
è quella dell'autorità di bacino, quindi alla prima domanda
la risposta è: no, non scattano alcune misure di
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 151 -
salvaguardia.
L'approvazione del Consiglio Comunale invece è
obbligatoria, è richiesta. Tutte le varianti che ve ngono
inoltrate all'autorità di bacino devono essere assi stite da
deliberazione del Consiglio Comunale, e abbiamo anc he
verificato tutte le ultime varianti.
D'altronde anche l'autorità di bacino ci ha
scritto di produrre una deliberazione del Consiglio
Comunale.
Per quanto riguarda la fase delle osservazioni, la
procedura è in capo esclusivamente all'autorità di bacino.
Il Comune partecipa ai tavoli tecnici ma non vi è u n esame
delle osservazioni da parte dell'organo politico co munale o
di altri organi comunali.
La decisione è esclusivamente in capo all'autorità
di bacino e nello specifico all'organo tecnico dell 'autorità
di bacino che è l'agenzia del distretto idrografico .
Quindi diciamo che il Comune sì partecipa alla
conferenza programmatica con i propri organi tecnic i, ma la
decisione è in capo a loro.
PRESIDENTE
In relazione a quello che ho detto prima per via
Nervi e quella lottizzazione, proprio per quanto le i adesso
ha affermato in risposta al quesito posto dal Consi gliere
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 152 -
Spano, non sarebbe meglio correggere l'errore prima che vada
all'approvazione dell'autorità di bacino?
Perché se c'è un errore formale, mi pare sia
inutile far fare poi le osservazioni.
Se c'è, questo invia il documento alla attenzione
sua e di professor Mancini, si corregge prima per e vitare
forche caudine di osservazioni, magari incomprensio ni. Si
può?
Si può se c'è un errore formale? Voglio sapere
questo, ingegnere, perché è importante.
INGEGNER AZZENA
Su questo chiedo assistenza alla Segretaria,
perché qua state approvando un documento, un piano, con una
precisa perimetrazione. E questo il Consiglio Comun ale
delibera.
Dopodiché lo stesso Consiglio Comunale, attraverso
un emendamento evidentemente, chiede che su quell'a rea venga
verificato meglio se vi è un errore.
Io adesso francamente non sono in grado di dire se
vi è un errore, mi sono confrontato anche con profe ssor
Mancini e nemmeno lui mi dice che è in grado.
Una valutazione si può fare solo compiutamente
sulla base di un dato più analitico, comprendere, r ifar
girare il modello verificando l'attuale orografia d ei suoli
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 153 -
e di questo abbiamo anche il volo aggiornato, con m odello
tridimensionale aggiornato a luglio 2013, quindi do vrebbe
riportare esattamente la situazione attuale. Non mi pare che
da luglio 2013 a oggi ci siano stati grossi stravol gimenti
da nessuna parte della città.
Per cui l'unica cosa che si può fare è questa.
Però, ripeto, oggi si sta approvando un documento,
quindi ci viene dato anche mandato per verificare q uale
porzione di territorio ed eventualmente anche di co rreggere
le tavole e di inoltrarle corrette, senza ulteriore
passaggio.
Ovviamente la verifica si può concludere anche con
esito negativo, nel senso che magari una verifica p otrebbe
comunque condurre a dire: sì, la perimetrazione era valida.
PRESIDENTE
Allora io preparo l'emendamento. Abbiamo
riscontrato questo errore; c'erano qua i tecnici ch e sono un
ingegnere e un architetto.
Un emendamento per controllare quell'area, che non
sono 100.000, è una. Se c'è un errore c'è un errore , non è
che possiamo perseverare nell’errore. C'è un errore , punto.
PROFESSOR MANCINI
Innanzitutto guardatelo sull'ultima versione, che
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 154 -
è quella di ottobre, perché quella che c'è sul tavo lo è
quella di agosto.
PRESIDENTE
Va bene, prepariamo l'emendamento.
PROFESSOR MANCINI
L'ingegner Azzena solleva un problema formale e
corretto.
Io sono a disposizione naturalmente per verificare
questo, però attenzione, comunque è una questione c he passa
per l'ARDIS, cioè per la Regione Sardegna.
Lei sta dicendo: mandiamo un documento dove è già
corretto quest'errore.
Da parte nostra nulla osta, però l'approvazione di
oggi non deve essere inficiata eventualmente da que sta
correzione, perché sennò ci sono i tempi, come dice va
l'ingegner Azzena, previsti dalla normativa per far e le
giuste osservazioni, non cambia niente nella sostan za.
Forse questa è la cosa importante da dire, e mi
sembra corretto: qual è la situazione oggi? Quali s ono le
aree vincolate oggi? Quelle dell'alluvione. Punto.
Questo studio non ha nessun valore finché l'ARDIS
non lo adotta, ma questo è già successivo alla fase di
correzione.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 155 -
Quindi forse lascerei le cose come dice l'ingegner
Azzena, non gli cambia niente.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Pizzadili.
CONSIGLIERE PIZZADILI
Io parto da una considerazione che ha fatto
l'ingegner Azzena e che condivido.
Ha detto nel primo intervento, e l'ha confermato
adesso, che questo è un progetto che deve essere co ndiviso.
Sulla base di questa condivisione, ma anche in
applicazione alle norme che regolano questo tipo di
progettazione, di pianificazione, cioè la 267 all'A rt. 42, è
evidente che questa - l'ha detto l'ingegner Azzena poco fa -
che questa non è un'approvazione ma è un'adozione.
Perché è un'adozione? Perché noi siamo l'elemento
di legame con la comunità proprio per la condivisio ne.
Ma non basta. Per poterlo condividere è necessario
non solo che qualche cittadino sia venuto qua e sia venuto a
conoscenza di questo errore e può essere messo nell e
condizioni di correggerlo.
Noi dobbiamo mettere nelle condizioni di
correggere gli errori tutti i cittadini di Olbia. Q uindi
tutti hanno diritto di fare le osservazioni!
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 156 -
Il dirigente Azzena ha detto poc'anzi che verrà
pubblicato anche in Comune. Dopo la pubblicazione v errà
riportato qua con l'approvazione e con la discussio ne
eventualmente dell'acquisizione di queste osservazi oni con
parere positivo o negativo.
I progettisti torneranno qua per esprimere anche
un parere tecnico oltre al parere di legittimità te cnica
dovuto che esprimerà l'ingegner Azzena, dopodiché s i potrà
mandare a Cagliari, però con la partecipazione popo lare,
perché noi siamo qua perché rappresentiamo una comu nità,
cari professionisti.
Noi stiamo esaminando un progetto e una variante
al PAI che determinerà il futuro della nostra città .
Questo è più importante del piano urbanistico
comunale, perché a seconda delle decisioni che pren deremo la
nostra città sarà sconvolta su tutto.
Dobbiamo stare molto attenti, non è una cosa che
si può definire in poche ore da poche persone. Va
assolutamente definita con la condivisione di tutti .
I tecnici rispondono a esigenze tecniche,
ingegneristiche, idrauliche, quello che volete.
Ma la comunità, la gente, noi per loro abbiamo
bisogno di sapere altre cose perché abbiamo altre e sigenze,
noi cittadini di Olbia.
Abbiamo esigenze di sicurezza, è ovvio, le avete
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 157 -
anche voi; esigenze sociali; esigenze di vivibilità , di
ridurre i disagi. Abbiamo esigenze che ci consentan o di
esprimere pareri anche sugli aspetti tecnici.
Il professor Mancini mi perdonerà se quanto dirò
non concorda in alcune parti col progetto in esame e con il
suo esame. Quindi mi permetto di fare anche conside razioni
di carattere tecnico, perché le considerazioni di c arattere
tecnico, le scelte tecniche, poi condizionano tutto l'altro
e condizionano la nostra vita.
E noi dobbiamo vivere in questa città e ci
vogliamo continuare a vivere e vogliamo anche conti nuare a
lavorare in questa città.
Allora che cosa è stato fatto? Voi ci avete
illustrato due progetti.
Il professor Mancini ci ha illustrato il progetto
che ha pensato si adattasse, sicuramente sarà quell o, per
questa situazione drammatica della nostra città.
Ha illustrato la fase storica e poi i vari lotti e
le soluzioni che ritiene da fare.
Il geologo Tilocca ha fatto una critica a un
progetto, prevalentemente il suo discorso era incen trato sul
canale di gronda, che è un progetto che non esiste.
Però avete puntualizzato su questo aspetto: il mio
progetto è valido perché quello non vale. E ha dett o perché
non vale, ma quel progetto non esiste!
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 158 -
Tant'è che a una mia richiesta su quel tracciato
in rosso, lei, professor Mancini, ha affermato che l'ha
fatto lei. Ma un progetto di massima, di studio di
fattibilità di un altro progetto non esiste.
Però io non voglio parlare di altri progetti, io
voglio parlare del vostro progetto. E neppure degli altri
due che avete illustrato in due paginette per dire che il
vostro va bene e gli altri non vanno bene. Non ne v oglio
neppure discutere, non mi interessa.
Mi interessa comunque sapere che il vostro
progetto è un progetto che verrà fatto aprendo un g rande
cantiere per decine di anni nella nostra città, con i disagi
che questo comporta.
E parto da una considerazione: lei ha detto
poc'anzi che i calcoli sono fatti su un tempo di ri torno di
200 anni.
Poi un po' l'ha corretto, perché questo non è
vero. Il canale Seligheddu e il canale San Nicola s ono
dimensionati con un tempo di ritorno di 50 anni. E' vero?
Lo leggo dalla sua relazione: Allargamento sezione
rio Siligheddu. Progetto, quota di ritorno 50 anni.
E' vero o non è vero che sono 50 anni? L'ha detto
anche lei.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 159 -
PROFESSOR MANCINI
(INTERVENTO FUORI MICROFONO)
L’intervento complessivo però. Lei deve stare alle
cose(...)
CONSIGLIERE PIZZADILI
E lei deve ascoltarmi come io ho ascoltato lei.
Lei mi ascolti e poi farà le sue considerazioni.
E ha anche detto che, per fare i calcoli
dimensionali del canale di San Nicola e del Selighe ddu, ha
avuto praticamente una deroga dal distretto idrogra fico.
Mi chiedo: come mai per il rio Seligheddu e il San
Nicola vengono calcolati con un tempo di ritorno di 50 anni
che mi consente di avere una sezione minore natural mente,
perché se lo calcolo per 200 anni la sezione è molt o più
ampia, anche se nonostante tutto, nonostante ci sia stato
detto "ci spaventa per esempio il canale di gronda che parte
da 10 meri e arriva anche a 50 metri di sezione", i l rio
Seligheddu parte da 10 metri e arriva a 40 metri ne l vostro
progetto. Il rio Seligheddu oggi da una sezione di 10/15
metri arriva a 30/40 metri.
Ma l'agenzia del servizio idrografico ha chiesto
in lottizzazioni ad Olbia per calcolare tombini, pe r
calcolare passaggi d'acqua sotto strade di poca imp ortanza,
un calcolo con un tempo di ritorno di 500 anni.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 160 -
Ma la stessa agenzia, il tempo di ritorno lo sta
usando per calcolare il nuovo ponte sul Padrongianu s: 500
anni.
E' evidente che se faccio un tempo di ritorno
maggiore di 50 anni la sezione si allarga. Ma nonos tante
tutto la sezione è larga, è molto larga, perché il rio
Seligheddu arriva a 40 metri e in certi punti quest o canale
andrà a toccare le case di abitazione, oltre che an dare ad
impegnare aree dove oggi sono presenti strade impor tanti.
Vi faccio un esempio: se andate a vedere quella
carta, il canale allargato sulla via che dal ponte Tre
Venezie porta all'ospedale non ci sarà più.
Dove passerà questa strada? Non lo so.
Aggiungo che il rio Siligheddu - l'avete detto
tante volte - è il fiume più importante, quello che ha un
bacino imbrifero di 38,5 chilometri quadrati, che
corrisponde a 38 milioni di metri quadri, 38.000 et tari. E'
una cosa enorme.
Il rio Seligheddu in questo vostro progetto, che
in molte parti condivido, in molte altre no, riceve anche
l'acqua di altri due canali. Quindi è un canale che ha una
portata enorme e ne riceve altra.
Allora che cosa fate per poter ridurre la sezione
del canale Siligheddu e del San Nicola? Si fanno le vasche
di laminazione. Le vasche di laminazione sono quatt ro: due
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 161 -
dentro l'area urbana e una verso Putzolu più o meno , sulla
destra.
Quelle due hanno una capacità di 400.000 metri
cubi l'una e l'altra mi pare di 200.000, 600.000 in tutto;
le altre, quelle di via Nervi - avete presente via Nervi,
dentro la città? - una di 160.000 e una di 100.000.
Quella vasca di 100.000, come avete ripetuto più
volte, ha come sbarramento la strada di via Nervi, che dovrà
essere addirittura sollevata - è vero o non è vero? - con
tutto quello che comporta.
Saranno contenti quelli di quel quartiere che è
molto abitato, dove c'è una grande espansione, una grande
lottizzazione, non so di quanti abitanti, in corso di
realizzazione.
Queste vasche di laminazione cosa sono? Facciamo
un calcoletto che mi sono divertito poc'anzi a fare : se
prendiamo il Seligheddu, che ha un bacino da realiz zare di
20 ettari, con una portata di 152 metri cubi al sec ondo -
sono dati vostri - l'altro di 9,2 ettari, con 45,5 metri
cubi al secondo, con un volume di invaso complessiv amente di
610.000, intercetta una superficie idrografica sott esa non
di 38 ettari come l'intero bacino, ovvio, non prete ndiamo
tanto, ma una superficie molto inferiore, cioè - se mpre dati
vostri - 15,3 metri quadri, cioè meno della metà.
Questo significa che tutta la restante parte
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 162 -
dell'acqua che cade in quel bacino idrografico va a finire
direttamente nei canali.
Così complessivamente, tra i quattro bacini che
sono uno di area sottesa di 15 ettari, l'altro di 4 ,6,
quello di San Nicola uno di 10 e l'altro di 8 chilo metri
quadrati, per complessivi 18,2 chilometri quadrati, cioè
circa 18 milioni di metri quadri, corrispondono...
Se io dovessi pensare a un momento di intensità di
pioggia di 100 millimetri - il 18 novembre, dati se mpre
presi dalle vostre relazione, erano a Putzolu 172 m illimetri
di pioggia, a Olbia 117, ma facciamo 100 - 100 mill imetri di
pioggia su questa superficie sottesa corrispondono a
2.030.000 metri cubi, che dovrebbero essere compens ati in
queste vasche di laminazione di circa 800.000 metri cubi.
Però poi c'è tutto il resto. Ci sono gli altri
1.400.000 metri cubi che non vengono intercettati d alle
vasche di laminazione.
E dove vanno a finire? Nei canali. A Seligheddu,
al San Nicola e agli altri.
Allora le vasche di laminazione -dico un'altra
cosa - quando si riempiono perché c'è stata una sit uazione
eccezionale - e questo è un intervento su situazion i
eccezionali - l'acqua che tracima è pari a quella c he entra.
E se questo avviene, allora le vasche di
laminazione non servono a niente, tant'è vero, lei lo sa,
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 163 -
professore, che a Genova le vasche di laminazione l e hanno
escluse, le hanno eliminate, non le stanno prendend o in
considerazione.
Non è vero?
In un’ipotesi di questo tipo cosa succede? Arriva
tutta l’acqua nei canali e i canali continueranno a
trasportare i volumi, i sedimenti di materiale soli do, con
vasche di laminazione o senza e comunque i volumi
arriveranno sia con il canale di gronda, arrivano a l
Padrongianus magari ripristinando il fiume come era un tempo
ed esce fuori dal golfo di Olbia.
Comunque queste masse che giustamente si
preoccupava il geologo Tilocca di queste grandi mas se di
volumi di sostanza solida, vanno a finire sempre, c osì come
hanno coperto le navi del periodo romano, continuer anno ad
arrivare con o senza vasche di laminazione nel golf o di
Olbia.
Io le chiedo, ecco perché la comunità ha bisogno
di certezze e noi abbiamo bisogno che sia condiviso dalla
comunità: quali sono i problemi grossi che avrà nei prossimi
anni la comunità, oltre ad avere dei cantieri impor tanti
dentro la città?
Per esempio voi avete fatto delle analisi sui
costi, d’accordo avete calcolato il vostro progetto , perché
c’è un progetto di massima e siete in grado di calc olare i
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 164 -
costi.
Come si fa a calcolare i costi delle altre tre
soluzioni che non mi interessa esaminare in questo momento
se non c’è un progetto di massima, un piano di fatt ibilità,
se non c’è un qualcosa, che opere dobbiamo fare? Ne i costi
del progetto che stiamo esaminando oggi abbiamo com preso
tutto? Penso di no, sono andato a vedere il computo metrico
estimativo che avete fatto.
A parte qualche voce, avete usato il prezziario
regionale, invece di usare le voci D, che sono comp oste, si
sono usate per esempio per il calcestruzzo, per il ferro e
per le casseformi importanti per rivestire i canali e tutte
le opere in cemento armato si è usata la voce A che nei
computi metrici non si usa.
La voce A è una voce semplice dove ci mancano
diverse spese, tant’è che andate a vedere i prezzi a metro
cubo del calcestruzzo sono piuttosto bassi.
Ma chiedo tra le spese se negli anni passati sono
state realizzate delle opere pubbliche e anche priv ate e
oggi le dobbiamo demolire, non è un costo quello o forse non
sono soldi pubblici?
Se invece facciamo un progetto che evita di
demolire anche la rampa della strada sostitutiva ch e è stata
realizzata oltre 30 anni fa dalla Provincia di Sass ari, i
cortili delle case, i parcheggi pubblici e privati, i
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 165 -
giardini delle case, se queste opere vengono demoli te non
sono una spesa quella?!
Allora dobbiamo aggiungere a quel costo che si
dice è necessario per realizzare questo grande prog etto.
Una domanda che le ha fatto il Presidente del
Consiglio molto opportuna.
Oggi abbiamo un’area vincolata perché la procedura
è che noi oggi non stiamo vincolando niente, ma noi mandiamo
a Cagliari delle carte dove diciamo: questo è il ri schio con
queste opere.
Loro con la variante al Pai noi abbiamo l’obbligo
tra qualche mese di adeguare il nostro piano di
fabbricazione a questo nuovo Pai dove dovremmo inse rire
obbligatoriamente quel vincolo e questo vincolo cad rà – lo è
già – su gran parte della città.
Allora il Presidente del Consiglio opportunamente
ha detto: se realizziamo tutte le opere, supponiamo un colpo
di fortuna, naturalmente ha detto bene il dirigente i lavori
pubblici sono lunghi, lunghissimi e i finanziamenti – lo
stiamo vivendo sulla nostra pelle – non arrivano ma i...
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
Consigliere Pizzadili arrivi cortesemente alla
conclusione, sono 18 minuti.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 166 -
CONSIGLIERE PIZZADILI
Presidente Damigella per favore, dopo 4 ore di
illustrazione abbiamo diritto di...
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
Anche gli altri Consiglieri hanno diritto di
intervenire.
CONSIGLIERE PIZZADILI
Parleranno anche gli altri Consiglieri. Se dovesse
avere questo colpo di fortuna arriva un altro giapp onese,
cinese o un altro Qatar che ci dice: vi do 150 mili oni fate
le opere.
Domanda del Presidente: queste aree Hi4 verranno
eliminate? No, avete detto. I lavori parziali quant o
dureranno? Mi direte: in base ai finanziamenti, dur eranno
una vita.
Noi non la vedremo mai la soluzione di questo
problema, perché ha detto bene uno dei progettisti in
un’assemblea a cui ho partecipato, affermava che gl i olbiesi
dovranno convivere con eventi alluvionali, ci si do vrà
adeguare.
Serve programmare gli allertamenti.
È vero?! E io ho assistito a quell’assemblea,
c’era anche lei, ingegnere Azzena, a me non mi conv ince
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 167 -
questo.
Io per conto della mia comunità vorrei invece una
città che sia messa in sicurezza con opere che non
stravolgano la città, che ci metta questa generazio ne e la
prossima generazione con disagi tali che in questa città non
si potrà vivere facendo queste opere mastodontiche dentro la
città.
Canali larghi 40 metri in città dentro il centro
urbano, così come prevede il vostro progetto è molt o più di
un disagio rispetto a 50 metri come dicevate di un canale
fuori dalla città.
Allora io credo che dovremmo ripensare alle
soluzioni tecniche in funzione delle esigenze della nostra
comunità.
Altrimenti, signor Sindaco, vi state prendendo una
responsabilità enorme per il futuro di questa comun ità.
Questa città dovremmo riportarla ad essere
vivibile, i nostri cittadini non devono vivere in u n
cantiere perenne, noi abbiamo bisogno di attirare g ente, non
di farla andare via da questa città.
E allora ripensiamo a un progetto, io avrei
preferito che, come dissi in altra assemblea, ma no n per
denigrare questo progetto perché ha la sua validità , avrei
preferito confrontarlo con altre soluzioni.
Oggi non abbiamo questa possibilità, perché non è
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 168 -
stata accettata un’idea che aveva un Consigliere Co munale e
disse: fate una gara internazionale, vediamo le var ie
soluzioni e può darsi che troveremo la soluzione ch e si
attanaglia meglio alle esigenze della nostra comuni tà.
Con questo progetto personalmente ritengo che noi
avremo solo disagi grossi e la soluzione del proble ma non la
vedremo mai.
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
La parola al Consigliere Fois.
CONSIGLIERE FOIS
Buonasera a tutti, cerco di riportare il clima un
po’ più disteso visto che c’è stato Tonino che ha f atto una
sfuriata. È il modo, noi ti conosciamo.
Ringrazio i tecnici perché hanno fatto un lavoro
egregio, hanno studiato tutto nei minimi dettagli e
particolari, prendendo in considerazione tutte le s oluzioni
e sono riusciti a fare questo lavoro in poco più di sette
mesi forse.
Io però avrei una domanda: ho visto che si è
analizzato bene con le varie soluzioni e i vari pro getti da
attuare per cercare di mettere in sicurezza la citt à e lo
stato d’animo dei nostri cittadini che hanno subito una
tragedia come quella dell’anno scorso.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 169 -
Ho visto che nello studio non sono state prese
ancora in considerazione le frazioni.
È stato analizzato l’ambito urbano e mi chiedo:
una volta che questa variante necessaria, obbligato ria che
mi auguro venga approvata nel più breve tempo possi bile,
verrà portata all’attenzione dell’autorità di bacin o senza
l’analisi delle frazioni, cosa succede? Viene modif icato il
percorso, verrà implementato, oppure dobbiamo riman dare
l’approvazione all’autorità di bacino?
In più, analizzando le frazioni, facendo parte
naturalmente dello stesso territorio dell’ambito ur bano
proprio della città, viene modificato questo tipo d i studio?
Era questo che volevo sapere, approvando questo
senza le frazioni cosa succede? E una volta impleme ntato lo
studio inserendo le frazioni e alcune zone della ci ttà della
parte alta volevo sapere se si percorrevano due str ade o
venivano integrate.
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
La parola al Consigliere Urtis.
CONSIGLIERE URTIS
Io non parlerò né di Hi4, né di Hi3, non sono un
tecnico e se il Presidente è profano io sono profan o tre
volte.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 170 -
Voglio toccare subito un argomento già toccato dal
Consigliere Pizzadili che è quello della partecipaz ione.
L’argomento in discussione è credo uno dei più
importanti degli ultimi 30/40/50 anni di questa cit tà per
cui io credo che la partecipazione sia una cosa
assolutamente necessaria.
Il coinvolgimento della città in questa cosa credo
sia assolutamente fondamentale, lo dimostra la pres enza
stasera dei comitati di quartiere, che sono voluti venire a
vedere di cosa stavamo parlando, perché nessuno li ha messi
al corrente.
Leggo un passo di una mozione che il Consiglio
Comunale ha approvato qualche mese fa e che si inti tola:
istituzione della ricorrenza del giorno della memor ia della
rinascita.
Forse qualcuno se l’è dimenticato. La giornata del
18 novembre dovrà essere caratterizzato da manifest azioni
pubbliche di tipo religioso e laico, convegni, most re,
dibattiti, tavole rotonde che permettano di ricorda re quanto
accaduto, di comprenderne le cause ma soprattutto s tudiare e
far conoscere le teorie e le tecniche che permettan o che
tutto ciò non accada più.
Quale occasione migliore i giorni del primo
anniversario dell’alluvione per discutere di questi
argomenti con la cittadinanza? O vogliamo ripetere l’errore
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 171 -
fatto nei giorni dell’alluvione in cui ci si è rins errati in
molti nella torre d’avorio a lavoro ma sconnessi da tutto
ciò che succedeva fuori?.
Questo è un argomento che pongo all’attenzione del
Consiglio Comunale e credo sia fondamentale.
Il nostro gruppo ha messo giù alcuni argomenti che
in parte sono stati anche già toccati ma volevo rip renderli
con qualche domanda ai tecnici che hanno fatto un g rande
loro devo dire, perché assolutamente è da ritenere un grande
lavoro, anche abbastanza approfondito.
Poi sulla condivisione probabilmente qualcosa può
essere detta.
Ci sono alcuni passaggi che non abbiamo capito.
Una delle domande riguardava ad esempio la grossa d ifferenza
che c’era tra la situazione prevista nel Pai delle zone
alluvionabili in città e quella che poi effettivame nte è
stata, ma l’ingegnere l’ha spiegato benissimo dove i detriti
trasportati dall’acqua hanno chiuso i ponti facendo diga,
l’acqua ha sfogato giustamente da altre parti causa ndo tutto
quello che è stato causato, questo l’abbiamo capito molto
bene.
Il problema lo diceva il Consigliere Pizzadili
prima è su queste vasche, che stanno in città comun que
scatenando una certa discussione che credo sia molt o utile
ascoltare.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 172 -
Vorrei sapere se è stata fatta una valutazione
degli studi che avete fatto sull’impatto della pres enza di
queste strutture, perché ho capito – se sbaglio cor reggetemi
– che arriviamo ad altezze di 3 metri, 3,5 metri,
addirittura 6 metri come contenimento.
Quindi è un impatto visivo anche importante dal
punto di vista delle possibili conseguenze sull’amb iente,
stiamo creando delle zone umide, l’acqua non si ria ssorbe
così velocemente, l’umidità permane per tempo, fa f ango,
tutti passaggi che ben conosciamo.
Stiamo ricostituendo in parte la situazione
paludosa che fa parte della storia antica di Olbia con tutte
le possibili conseguenze?
Dal punto di vista economico con interventi così
massicci, sanitario sociale, vista soprattutto
l’immediatezza di queste zone a strutture residenzi ali,
moltissime, vorrei sapere quali sono state le vostr e
conclusioni eventualmente.
I costi collaterali, noi li abbiamo chiamati così.
Non abbiamo trovato nella documentazione fornita
l’elencazione, comunque la quantificazione di event uali
costi collaterali.
Vi spiego cosa sono secondo noi, perché la
rettifica di canali, creazione di nuovi canali,
predisposizione delle vasche causeranno sicuramente la
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 173 -
revisione di numerose infrastrutture e parlo di str ade, dei
ponti, linee elettriche, telefoniche, fognature, tu bazione
dell’acqua e del gas e sicuramente il coinvolgiment o di
numerose strutture civili e industriali anche di pr oprietà
privata.
In più il costo degli espropri.
Possiamo quantificare il costo di questi
interventi in qualche maniera?
Questi sono costi, caspita se sono costi come
diceva il Consigliere Pizzadili prima di me.
Poi c’è la questione dei tappi come li chiamo io.
I tappi che sono i ponti di via d’Annunzio e la zon a di via
Roma e via Ungheria.
Nella relazione c’è secondo me una specie di
discrasia, nel senso che i tecnici dicono: bisogna eliminare
quei blocchi, però si può attenuare la situazione c on
interventi sugli argini, gli argini morbidi come mi piace
chiamarli in questo momento, fatti con il legname e le
tipologie che l’ingegnere spiegava prima.
Non fa a cazzotti una cosa con l’altra? L’acqua
che arriva continuerà a trovare in qualche maniera il blocco
dei ponti stradali e ferroviari di via d’Annunzio, del
centro Martini, continuerà a trovare il blocco del ponte di
ferro.
Qual è la soluzione? Esiste una soluzione?
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 174 -
La domanda quindi è questa: se manteniamo o
correggiamo solo in parte la situazione di via d’An nunzio,
quindi i due ponti stradali più il ponte ferroviari o e la
situazione di via Roma e via Ungheria, il problema viene
risolto o no? Il problema del blocco del flusso del l’acqua.
E poi l’ultima cosa: la quantità di pioggia che si
è abbattuta sui dintorni di Olbia, soprattutto nell a zona di
Putzolu come è stato più volte detto, nella giornat a del 18
novembre è stata notevole ma non è stata eclatante nei
confronti di altre situazioni che nella stessa sera ta si
sono verificate in altre zone della Sardegna, vedi Bitti,
Onanì, Orgosolo che credo sia stato il punto di pio ggia più
forte e più copiosa.
Non vogliamo neanche pensare cosa poteva succedere
a Olbia se quell’acqua si fosse spostata di un cent inaio di
chilometri verso nord est.
Dato il continuo ripetersi di fenomeni
meteorologici sempre più improvvisi e violenti in t utto il
bacino del Mediterraneo e anche in questi giorni ne abbiamo
avuto degli esempi chiarissimi, sono stati utilizza ti per la
predisposizione e il calcolo degli interventi valut azioni e
studi sulle possibili e repentine e pericolose modi fiche nel
clima della nostra zona mediterranea o siamo rimast i fermi a
situazioni meteorologiche precedenti?
Grazie per l’attenzione.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 175 -
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
Grazie Consigliere Urtis per il suo prezioso
intervento e contributo.
Per quanto riguarda il discorso di avvisare i
comitati di quartiere o altro, il Consiglio Comunal e è
aperto a tutti i cittadini.
È chiaro che nella fase di osservazione sarà cura
di questa Amministrazione sentire le osservazioni c he
saranno recepite da parte sia dei comitati di quart iere, sia
delle associazioni, sia dei privati cittadini.
La parola al Consigliere Spano Pietro.
CONSIGLIERE SPANO PIETRO
Buonasera a tutti, esposizione interessantissima
dall’inizio alla fine che a me personalmente ha dat o tanto
in quanto non esperto di settore.
Rispetto a ciò che ha dichiarato qualcuno in
questi giorni, ma anche in questo Consiglio poco fa penso
che provvedimenti o studi di questo tipo evitano e avrebbero
evitato che la città venisse stravolta dagli accadi menti del
18 novembre.
Questi sono provvedimenti coraggiosi, studi
coraggiosi.
La seconda ipotesi che ci ha presentato l’equipe
di esperti credo sia la più interessante, ovverosia quella
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 176 -
di provvedere alla sistemazione dell’esistente unit amente
alla predisposizione di aree di laminazione così ch iamate a
monte.
Mi pare più interessante anche per il fatto che il
cronoprogramma per la realizzazione di tale interve nto
prevederebbe appunto dei lavori suddivisi per lotti , e come
si evince da alcune carte che tutti abbiamo avuto m odo di
leggere e di vedere qua stasera in questa sede, la
realizzazione lotto per lotto di queste opere di mi tigazione
del rischio ci porterebbero contestualmente anche a ridurre
in determinate aree il vincolo di inedificabilità.
L’invito che voglio fare all’Amministrazione,
all’ufficio tecnico però anch’io è quello di fare
particolare attenzione ad eventuali osservazioni pr esentate
dai nostri cittadini ed eventuali errori rilevati d a noi
Consiglieri e dai tecnici, dai cittadini in questo studio,
qualora ci fossero.
Ci siamo assunti una responsabilità importante
anche successivamente al 18 novembre, ovverosia que lla di
dare vita a una perimetrazione speditiva a tutela d elle vite
umane che probabilmente in quanto speditiva non è s tata
perfetta.
Tanti cittadini lamentavano il fatto che
rientravano all’interno di aree soggette a pericolo
evidente, quindi definite HI4, case, zone o piccole vie non
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 177 -
toccate dall’alluvione.
Quindi particolare attenzione alle osservazioni,
ad eventuali errori e qui il mio invito lo rivolgo al
professor Mancini e al Dottor Tilocca è quello di d are piena
disponibilità anche nella fase successiva all’adozi one di
questo piano nei confronti di noi tutti per poter p ortare a
compimento un progetto che sia davvero efficace e p erfetto
in tutti i suoi aspetti.
Ai contestatori di mestiere dico che questa
Amministrazione nei giorni successivi all’alluvione e anche
nei mesi successivi all’alluvione, rispetto alle ve trine e
alle televisioni e ai microfoni ha scelto la strada del
lavoro.
Non siamo fuggiti, non siamo scappati, non abbiamo
evitato il confronto della gente, anzi al contrario
amministrare comporta assumersi responsabilità incr edibili.
Un Consigliere Comunale poco fa ha detto questa
frase: vi state assumendo nell’approvazione di ques to
dispositivo una responsabilità incredibile.
E questo significa amministrare facendoci carico
di onori ma anche di oneri di questo tipo.
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
Prego i colleghi Consiglieri che intendono
intervenire di iscriversi.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 178 -
La parola al Consigliere Cristo.
CONSIGLIERE CRISTO
Sto terminando di scrivere il discorso, preferirei
se fa parlare prima il Consigliere Ricciu.
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
Non ci sono problemi se il Consigliere Ricciu è
d’accordo.
CONSIGLIERE RICCIU
Mi rivolgo ai colleghi e ai presenti in aula, è
chiaro che dichiarare di avere le idee chiare, di e ssere
assolutamente convinto di ciò che stiamo facendo
significherebbe per me dire una fesseria, perché io credo
che la forza e la determinazione dei tecnici che ha nno
elaborato questo progetto e il come difendere il pr ogetto
per me può essere per certi versi rassicurante, nel senso
che nel momento in cui si difende un progetto di qu esta
portata si sta dicendo in fiducia a chi ti ha dato il
mandato, cioè noi: abbiamo fatto il migliore lavoro
possibile.
Nonostante questo però qualche preoccupazione,
qualche dubbio ce l’ho anche io.
Facendo una sorta di analisi di quello che si è
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 179 -
discusso stasera in quest’aula, ci sono praticament e due
possibilità in discussione, ma io vorrei aprire ad altre
possibili possibilità.
Quindi rispetto al canale di ronda o alle casse di
laminazione, così a naso ritengo che il canale di g ronda sia
meno opportuno, perché molto più invasivo rispetto anche
alla fotografia fatta da Tilocca.
Cioè è un fiume che scarica sulla bocca del nostro
meraviglioso porto, della nostra laguna ed è chiaro che
tutta la sedimentazione di una nuova ferita sul ter ritorio è
sicuramente più invasiva del progetto che si sta di scutendo
stasera e quindi quello delle casse di laminazione.
La terza possibilità che noi abbiamo è invece
ritornare a quegli 8 fiumi che scaricano sul porto, che di
fatto non esistono più.
Anche questa è una scelta. È una scelta però che
incide nella carne viva dei cittadini, perché le ca se sono
state edificate laddove i fiumi oggi sono tombati o laddove
i fiumi non ci sono più, però è una questione che c i
dobbiamo porre.
Questo perché per noi e per chi amministrerà dopo
di noi c’è un altro grande problema: noi non è che possiamo
pensare soltanto ad individuare le cause e ad anali zzare ciò
che è successo e non pensare al futuro della città; se noi
facciamo una fotografia chiara oggi e fotografiamo le
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 180 -
cosiddette aree rosse, quindi il ritorno a 50 anni e nello
stesso tempo oggi dovremmo pianificare la città, è
fortemente condizionante l’analisi dello stato di f atto, è
fortemente condizionante ciò che l’alluvione ha fat to.
Cioè a dire: questa Amministrazione – adesso non
mi rivolgo ai tecnici e poi ci ritorno ma mi rivolg o ai
colleghi, al Sindaco, stiamo discutendo la pianific azione
urbanistica della città, evidentemente dobbiamo ten er conto
di quello che stiamo facendo oggi. Noi oggi stiamo
approvando e stiamo togliendo dalla possibilità edi ficatoria
e di sviluppo il 50% delle aree della città.
Quindi stiamo pensando ad un nuovo disegno della
città, ad una nuova espansione della città, condizi onati di
fatto da ciò che purtroppo il 18 novembre è capitat o.
Ecco perché sono in crisi rispetto all’indirizzo
da prendere, rispetto al progetto da sposare, perch é quello
che facciamo oggi sarà condizionante.
Ci sono altre possibilità? Non lo so. Le altre
possibilità ce le possono evidenziare i tecnici, do bbiamo
prenderci dieci minuti di tempo ancora utilizzando i tecnici
per analizzare meglio quello che stiamo facendo? No n lo so,
il professor Mancini mi dice no con la testa, però mi creda
professore, lei ha fatto il tecnico, io quando oper o nei
cantieri in cui lavoro sono deciso come lei e dalle
fondazioni arrivo fino al tetto, punto.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 181 -
Ma lei – noi per questo ci siamo rivolti a lei –
però mi creda quello che noi stiamo facendo può ess ere
condizionante per la città.
Abbiamo sovrapposto un possibile sviluppo della
città rispetto a ciò che stiamo approvando oggi? No n
l’abbiamo fatto però dobbiamo essere anche veloci, dobbiamo
decidere, ha ragione lei. Uno degli esempi ce l’abb iamo
laddove hanno deciso a Genova ultimamente.
Si decide di fare un fiume che porta fuori l’acqua
dalla città e di fatto la burocrazia blocca il fium e e
succede quello che è successo.
Quindi sono d’accordo con lei e dico: sì, ci vuole
decisione.
Però la città la stiamo modificando radicalmente.
Discutendo e non dormendo la notte in questo
periodo per esempio dico, magari sto dicendo una fe sseria,
l’ho analizzato con degli amici forse il Sindaco ne è a
conoscenza, forse anche gli Assessori Careddu e Bac ciu, per
esempio il nostro terreno ormai impermeabile perché con la
rasatura del prato di fatto i terreni sono impermea bili,
potrebbe essere, una volta arato e con un’ordinanza
sindacale, più permeabile, potrebbe quindi contener e meglio
situazioni come quelle che sono avvenute il 18 nove mbre?
Cioè potrebbe fare da spugna e quindi potrebbe
essere utile fare un’ordinanza sindacale in questo senso per
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 182 -
chi ha le zone agricole perché ormai sono impermeab ili? Ne
dico una.
Stiamo decidendo una cosa molto importante.
È chiaro che poi alla fine si deve arrivare a una
decisione però io mi rivolgo ai tecnici, perché son o loro
che ci devono guidare.
E ribadisco il concetto.
La portata di questa decisione ridisegnerà la
città, può essere che invece attraverso la pianific azione
urbanistica di cui purtroppo siamo fortemente in ri tardo con
accordi pubblico/privati sulla base di volumi ci po ssono
permettere di spostare delle case dai fiumi e quind i
allargare le portate, ci possono permettere di aver e nuovi
affluenti verso il porto?
Può essere intelligente non fare il canale di
gronda ma fare tanti piccoli canali di gronda?
E' necessario un'ulteriore riflessione per non
stravolgere l'assetto urbanistico della città, sì o no? La
mia domanda è questa.
Quindi meglio di voi, come si vuol dire a volte
quando si parla con gli amici o quando si vuole con vincere
qualcuno, col cuore in mano io direi: c'è la possib ilità di
svestirsi un po' dei panni del tecnico e di pensare invece
un po' all'aiuto che si può dare ad una città ritro vando
magari degli accorgimenti che in qualche modo ci fa nno
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 183 -
evitare un chiodo che sarà difficile da togliere?
Queste sono le mie riflessioni interiori che ho
voluto riportare all'attenzione sua e dei colleghi.
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
La parola al Consigliere Cristo.
CONSIGLIERE CRISTO
Io ho un grande rispetto per questi tecnici.
Rispetto il loro lavoro, lo ritengo anche personalm ente un
gran lavoro.
Fra le due opportunità che sono state presentate
sicuramente ritengo migliore la seconda, che è quel la che
prevede le casse di laminazione perché si lavora pe r gradi,
si lavora a lotti, si dà anche tutto il tempo che a rrivino i
soldi, pochi ne arrivano e pochi ne spendiamo, e co sì
finiremo chissà quando.
La domanda che io sto per fare, quello che io mi
sto chiedendo non è una provocazione. Ripeto, conti nuo ad
avere grande rispetto.
Voglio chiedermi: sicuramente voi siete sicuri di
aver fatto bene, perché anch'io quando nel mio camp o svolgo
ricerche, anche con equipe e non da solo, mi pongo mille
domande, perché l'unica scienza esatta è la matemat ica. Ed è
vero, voi state applicando la matematica.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 184 -
Però in base alla mia esperienza naturalistica, a
volte la natura va oltre la matematica. Lo vediamo anche nei
modelli matematici del tempo e così via.
E' interessante, ripeto, il famoso modello
matematico che ci ha fatto vedere come si evolve la
situazione che ha presentato poc'anzi sui vari inta samenti,
niente da dire.
Però questa è un'opera che salva la città. O,
meglio, dev'essere l'opera, io penso che sarà l'ope ra più
importante dal tempo della fondazione di Olbia.
E non vi faccio il solito pistolone storico, ve
l'ho già fatto tempo fa e avete capito.
Perciò deve essere l'Opera.
Il suo curriculum parla chiaro, ingegnere; il
valente geologo Tilocca lo conosco da tanto tempo e non ho
niente da dire.
Siete due uomini coraggiosi sicuramente, lavorate
d'equipe, avete la vostra equipe, perciò non c'è so lo una
mente che sta determinando e portando avanti questo lavoro,
però questa è un'opera che sconvolgerà Olbia.
Non sappiamo quando inizierà, non sappiamo neanche
quando finirà.
E concludo chiedendomi: da naturalista l’accetto,
però come amministratore - come diceva il Consiglie re
Pizzadili - abbiamo a che fare con una città, noi d obbiamo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 185 -
dare delle risposte ad una città.
E siccome ad Olbia dal tempo dei cartaginesi, anzi
ancora da prima, dai Greci, fondatori della città, sono
stati commessi tanti errori, qui sono arrivati le p iù grandi
quintuple sentimenti in questa città e vediamo a ch e livelli
siamo.
Ogni Consiglio Comunale, ogni maggioranza aveva le
sue carte e però ci ritroviamo con un'alluvione, no n
sappiamo se ne arriveranno altre, non possiamo dare una
risposta alla città. Perciò il problema è gravissim o, è
molto grave.
Sono stanco quindi di leccarmi le ferite. Anzi
siamo stanchi dal tempo dei Greci di leccarci le fe rite in
questa città.
Perciò mi domando, e non è una provocazione: ma un
concorso d'idee internazionale non sarebbe stato ma le, senza
toglier niente ai nostri tecnici.
Io accetto questo lavoro, lo ritengo un ottimo
lavoro, ma io sono un misero naturalista di provinc ia, io
non so cosa c'è dietro l'angolo, cosa può succedere in
un'area geomorfologicamente insanabile a mio avviso .
Ma io non sono nessuno per dire questo. La conca è
talmente grande, le velocità sono talmente alte - è stato
spiegato molto chiaro dal geologo Tilocca - che io non so se
una volta sistemato tutto, tutto finirà o inizierem o daccapo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 186 -
perché ci sarà un altro grosso problema, perché la natura è
stata sconvolta, perché il clima è cambiato e così via.
Perciò una volta che il dado è tratto non si può
più ritirare. Io mi auguro, ingegnere, che lei si s ia
consultato a livello internazionale. Gli americani
sicuramente avrebbero distrutto la città e ne avreb bero
fatto un'altra.
PROFESSOR MANCINI
(INTERVENTO FUORI MICROFONO)
CONSIGLIERE CRISTO
Lo so, l'ho anche detto. Perciò in funzione a
quello che lei risponde noi siamo tranquilli a ques to punto,
perché è come se avessimo fatto un concorso di idee che ci è
costato anche meno. E' vero? Ho detto qualcosa di s bagliato?
Abbiamo fatto un concorso di idee e ci è costato
meno. Ottimo, sono contento.
Però il problema qual è? Che la responsabilità poi
l'abbiamo noi perché la gente ricorderà questa
Amministrazione, come io esalto e ammiro la famosa
Amministrazione che salvò Olbia dal petrolchimico.
Noi vogliamo essere l'Amministrazione - tutti i
Consiglieri qui presenti - che salva Olbia dalle pr ossime
alluvioni.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 187 -
Noi dobbiamo essere questi, ecco perché dobbiamo
avere la certezza prima di portare avanti un discor so del
genere.
Lei giustamente dice: anch'io pubblico in inglese,
anch'io faccio congressi, anch'io scrivo libri.
Però, ripeto, metto sempre le mani avanti.
Questa è un'opera talmente grande, mi permetto da
amministratore, non da cittadino privato, io devo a nche
tutelare il resto della popolazione e voglio capire . Questo
deve funzionare, questa deve essere l'Opera, attenz ione.
Ecco perché i dubbi io li ho, il lavoro per me è
fatto bene: serio, sicuro, un bel lavoro d'equipe e
l'accetto. Però io non sono nessuno per dire: è l'O pera.
VICE PRESIDENTE DAMIGELLA
A dire la verità vorrei fare un inciso: la verità
in tasca non ce l'ha nessuno.
E' chiaro che questa Amministrazione, questo
Consiglio Comunale, sta facendo i conti con una cit tà già
costruita e, sulla base di quello che è costruito, sulla
base del reale, stiamo apportando le opportune modi fiche per
cui se alcuni Consiglieri vogliono fare dei voli pi ndarici,
nessuno glielo proibisce.
Però cerchiamo di stare con i piedi per terra. Noi
abbiamo il dovere morale di dare delle risposte nel tempo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 188 -
più breve possibile alla nostra cittadinanza.
Opere faraoniche che eventualmente si sarebbero
potute fare, si sarebbero dovute iniziare trent'ann i fa. E’
chiaro che avendo la verità in tasca e la risoluzio ne del
problema, anche i numeri matematici possono essere variabili
all'infinito, però è vero anche che le risposte bis ogna
darle.
E ciascuno di noi se è seduto in Consiglio
Comunale è per assumersi delle responsabilità.
Volevo semplicemente precisare questo. Poi
naturalmente tutto ò migliorabile.
E' chiaro che noi facciamo un'adozione, ci saranno
le osservazioni, ci sarà un nuovo passaggio in Cons iglio
Comunale.
Ci dovrebbe essere un passaggio in Consiglio
successivamente? Va bene, allora correggo il mio in tervento.
Per cui chiaramente il tutto sarà naturalmente
chiarito.
(INTERVENTO FUORI MICROFONO)
No, quando la Presidenza parla, parla al Consiglio
Comunale, non parla a nessuno in modo personale.
La parola all'Assessore Bacciu.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 189 -
ASSESSORE BACCIU
Buonasera a tutti. E' ora tarda e l'argomento è
importante. Ho deciso di intervenire perché, come q ualcuno
ha ribadito, questo è uno degli atti, nel momento i n cui
verrà formalizzato successivamente alle osservazion i, più
importanti che verranno prodotti e che riguardano q uesta
città.
Consentitemi di ringraziare chi ha seguito fino ad
oggi questo iter, e quindi la struttura, segnatamen te
l'ingegner Azzena e il collega Carlo Cadeddu in par ticolar
modo e tutti quelli che hanno seguito in primis una
procedura così delicata.
Ovviamente il professor Mancini e il geologo
Tilocca che stanno portando avanti uno studio molto
complesso, ma ritengo appunto fondamentale per il f uturo di
questa città.
Questo è uno degli atti post-alluvione, forse
l'atto più importante anche se ancora non è tangibi le, non è
perfezionato, ma è la dimostrazione - ancorché ovvi amente ce
la impone la legge, la variante al PAI - di quanto
seriamente questa Amministrazione intenda affrontar e il
problema della messa in sicurezza, per quanto mi ri guarda
principalmente, di questa città.
Ci vuole grande senso di responsabilità, e ognuno
di noi lo deve avere, nel prendere atto di uno stud io come
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 190 -
questo, essere consci anche dei propri limiti, e io professo
di avere grandi limiti ovviamente in questa materia
occupandomi di altre cose, ma allo stesso tempo son o pronto
a prendermi la mia fetta di responsabilità.
Come ci ricordava qualcuno prima, amministrare la
città in un momento come questo è molto difficile, forse la
città non ha mai vissuto un momento così difficile.
Ed è opportuno che chi manovra le leve del comando
di questa città affronti questo problema di petto e porti
avanti uno studio come questo, certi di aver indivi duato -
la struttura ha fatto questo - certamente fra i mig liori
professionisti, quantomeno nel campo italiano, chia mati a
trovare delle soluzioni per la messa in sicurezza d i questa
città.
Qualcuno richiamava prima la necessità di
condividere. Io sono d'accordo.
Certo mi dispiace che ancora oggi non tutto il
consesso consiliare sia presente in un momento stor ico così
importante per questa città.
E' facile uscire sulla stampa, polemizzare, andare
a cercare il cosiddetto pelo nell’uovo quando poi q ua oggi
non ci sono tutti quelli che sono i rappresentanti della
nostra città.
E questo mi dispiace tanto perché è un atto che
merita approfondimenti, merita che ci siano qua tut ti coloro
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 191 -
che sono stati chiamati alla responsabilità di ammi nistrare,
ciascuno per il proprio ruolo, e questo è un dato c he ci
deve far riflettere.
Il percorso credo che sia quello giusto, il
percorso che è stato individuato da subito, quello di
trovare una strada condivisa con chi poi alla fine dovrà
sigillare lo studio.
L'ha ricordato prima l'ingegner Azzena: ci sono
stati già cinque, sei, non ricordo quanti incontri, alcuni
in Regione e alcuni ad Olbia, con un percorso e qui ndi una
strada condivisa ed è stata scelta appositamente.
Vedete, non abbiamo voluto confezionare progetti,
studi che poi arrivassero a Cagliari subendo la man naia
degli Assessorati regionali.
Lo abbiamo voluto fare, e questa è anche la
portata storica di questo progetto, in maniera cond ivisa
perché deve essere condivisa la scelta di trovare l e
soluzioni migliori per questa città.
E, come diceva qualcuno giustamente, nessuno ha la
sfera magica e nessuno crede di avere la soluzione in tasca.
Però aver portato avanti uno studio di cotanta
importanza seguiti passo passo, credo che sia qualc osa,
anche questo, che non sia mai avvenuto prima.
L'ha ricordato anche l'Assessore Regionale ai
lavori pubblici, l'ha ricordato come esempio da pre ndere per
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 192 -
le altre Amministrazioni.
Gli stralci delle opere previste comportano un
impegno finanziario enorme.
Con l'approvazione di questo progetto, già una
buona porta di opere che impattano sul regolare def lusso
delle acque potrebbe essere portata avanti da subit o;
l'hanno ricordato anche prima professor Mancini, l' ingegner
Azzena e l'ingegner Tilocca, quando hanno evidenzia to quelli
che sono alcuni veri e propri tappi al deflusso.
I finanziamenti per alcune di queste opere ci
sono, alcune sono addirittura già appaltate, altre sono in
stato avanzato di progettazione, altre ancora sono inserite
nel primo stralcio funzionale di questo progetto.
E noi dobbiamo dire chiaramente - perché la città
ha necessità di messaggi positivi - che se avessimo da
subito la possibilità di portare avanti queste oper e,
avremmo fatto già molto per mettere in sicurezza qu esta
città.
L'Assessore Regionale si deve ricordare di noi non
solo quando ci cita come esempio nel tavolo della
condivisione ma si deve ricordare di noi anche nel momento
in cui quei 30 milioni del primo stralcio devono es sere
finanziati, subito.
Perché il progetto è bello, il progetto è
funzionale e necessario assolutamente, ma il proget to non ci
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 193 -
mette in sicurezza.
Allora ai progetti poi devono seguire i
finanziamenti e devono seguire immediatamente le op ere.
Questa è la battaglia che abbiamo iniziato a
condurre in maniera un pochino più forte quest'esta te, e
credo che i toni di questa battaglia devono essere sempre
tenuti alti perché questo è un passaggio fondamenta le. Nel
momento in cui questo Consiglio Comunale dovesse ap provare
questo progetto, e io spero di sì, all'indomani ci sarà poi
il passaggio fondamentale in Regione così com'è sta to
chiarito, con le osservazioni e i passaggi di appro vazione
definitiva. E poi da subito i finanziamenti messi a
copertura quantomeno del 1° stralcio da subito.
Mi piacerebbe, questa è una richiesta che ho fatto
per vie brevi e la ridico anche nel mio intervento, che si
facesse comprendere finalmente la portata delle cas se di
laminazione.
E' fondamentale far capire a noi stessi e ai
cittadini di questa città di cosa stiamo parlando.
Io le perplessità sulle casse di laminazione di
via Nervi le ho esternate a suo tempo al professor Mancini
durante i nostri incontri, mi è stato spiegato il p erché del
posizionamento in quei siti.
Io spero che sia appunto la soluzione migliore e
quindi la condivido nel momento in cui il tecnico i ncaricato
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 194 -
mi dice che in quel sito la funzionalità è altament e
maggiore rispetto ad altri siti.
Ho finito e spero che questo Consiglio Comunale
voglia portare avanti e voglia votare questa varian te al PAI
con l'indicazione delle opere perché questo, com'è stato
detto, è uno degli atti fondamentali di questa
Amministrazione nel post-alluvione.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Carzedda.
CONSIGLIERE CARZEDDA
Io ho apprezzato molto il lavoro che ha svolto il
professor Mancini, la struttura del Comune di Olbia ,
l'Assessore all'Urbanistica, ai Lavori Pubblici,
all'Ambiente.
Un intervento fondamentale, uno dei più importanti
che sicuramente l'Amministrazione è stata chiamata a
svolgere negli ultimi vent'anni.
E' uno dei passaggi più delicati e anche
drammatici che questo Consiglio è chiamato a valuta re e a
votare.
Io sono venuto qui oggi con la consapevolezza che
avrei votato favorevolmente un provvedimento che de sse una
mano immediatamente alla nostra città, al futuro de i nostri
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 195 -
figli, al futuro dei nostri giovani, qualsiasi cosa potesse
essere di aiuto alla nostra gente.
Purtroppo mi sono reso conto, analizzando le
carte, anche dall'illustrazione che ha fatto il pro fessor
Mancini, che vi sono delle perplessità che potrebbe ro
portare in qualche modo a vanificare il futuro dell a nostra
città in modo favorevole.
Ci sono cose che devono essere secondo il mio
modestissimo parere, chiarite, verificate meglio, v agliate,
condivise anche con la popolazione, anche con la no stra
gente.
Non possiamo calare dall'alto un provvedimento
urbanistico di questo tipo che ha una portata maggi ore
rispetto al PUC.
Allora, amici della maggioranza, signor Sindaco,
signor Presidente e Assessori, facciamolo tutti un passo
indietro.
Sospendiamo certi tipi di valutazioni, vediamo
meglio il progetto, vediamo se ci sono ipotesi migl iorative,
ipotesi che in qualche modo possano sì programmare, ma non
danneggiare la nostra città, non vincolare, non blo ccare
aziende, non bloccare attività, non bloccare lo svi luppo
urbanistico laddove lo sviluppo urbanistico ci può essere in
un momento di grave difficoltà economica.
Facciamo tutti insieme un lavoro più profondo, più
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 196 -
vicino alle necessità attuali della nostra gente.
E' stato fatto un lavoro importantissimo da parte
della struttura del Comune di Olbia, io sono il pri mo a
riconoscerlo e a fare i complimenti alla struttura.
Però questo è un momento importante, dove c'è
bisogno di più condivisione e di un approfondimento
maggiore.
PRESIDENTE
La parola all’Assessore Russu.
ASSESSORE RTUSSU
Grazie signor Presidente. Voglio ringraziare
l’Assessorato all’Urbanistica nella persona dell’As sessore
Carlo Careddu, il Sindaco, Davide Bacciu e i tecnic i che
hanno lavorato a questa importante pianificazione e
l’Assessorato all’Ambiente.
Questa importante pianificazione che è diventata
la base del nuovo piano di protezione civile.
La protezione civile è previsione, è formazione, è
prevenzione, è pianificazione.
Previsione significa lo studio dei rischi ai quali
è sottoposto il nostro territorio.
Quindi significa che lo studio fatto dal geologo e
dall’ingegnere sarà la base sulla quale noi dovremm o
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 197 -
lavorare e sulla quale abbiamo già lavorato per ind ividuare
la nuova carta dell’area del rischio del nostro ter ritorio,
sovrapponendo l’evento del 18 novembre alle carte d i ritorno
a 50 anni, 200 anni, 500 anni.
È stata individuata l’area massima di rischio e in
base a questo lavoro fatto sono state individuate l e aree di
attesa della popolazione, quindi quelle aree che me ttono in
sicurezza le persone durante un evento alluvionale.
Qualcuno l’ha accennato prima, io non ho voglia di
fare polemica, non ho voglia di parlare del passato , questa
Amministrazione si assume la propria responsabilità e porta
la croce dal 18 novembre come più volte ha detto il mio
Sindaco.
Abbiamo lavorato incessantemente, abbiamo
dimostrato di sapere reagire a un evento di questo tipo.
Io sono orgoglioso di appartenere a questa
Amministrazione che ha saputo in questi mesi e in q uesto
anno fare un percorso di studio del nostro territor io, che
ha potuto e ha saputo rimettere in piedi le infrast rutture
in un breve periodo.
Qualcosa che ci riconosce anche la protezione
civile nazionale riconoscendo al mio Sindaco di ess ere uno
dei pochi Sindaci che ha dato un apporto costante a lla
protezione civile nel momento tragico dell’alluvion e.
Questo non glielo riconosco io, non glielo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 198 -
riconosce questa maggioranza o questa Giunta, ma gl ielo
riconoscono gli operatori di protezione civile.
Quindi a cosa serve questo studio? Oggi vogliamo
parlare ancora di edificazione, sicuramente importa nte,
vogliamo parlare delle zone di rischio Hi4, del fat to che
molte zone non potranno essere edificate.
Io ritengo che tre quarti di questo territorio sia
stato edificato in maniera scellerata che ora – è q uesta
l’opinione di Ivana Russu, non della mia maggioranz a – il
nostro obiettivo deve essere quello della salvaguar dia delle
vite umane.
Le infrastrutture purtroppo arriveranno tra 10
anni, 5 anni, 8 anni, questo non lo so, so che la m ia
amministrazione si batterà con forza come già sta f acendo
per portare i denari necessari a casa per fare le p rime
minime infrastrutture oltre i lavori che ha già fat to
durante quest’anno.
Però quello di cui ci dobbiamo occupare noi in
questo momento è il rischio imminente, nel senso ch e non
dobbiamo allarmare nessuno, la protezione civile è anche
pianificazione come abbiamo detto e prevenzione.
Un percorso di consapevolezza di come dobbiamo
comportarci.
Tutti dobbiamo sapere cosa fare in caso di
allerta, dobbiamo imparare a comportarci secondo il rischio
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 199 -
che oggi è attuale in questa città, un rischio coge nte:
oggi, domani, dopo domani, tutti dobbiamo fare ques ta
operazione e io voglio veramente ringraziare questi tecnici
che hanno fatto un lavoro straordinario e che oggi è la base
di uno studio serio per fare un piano di protezione civile
serio dove non vengono dimenticati bacini, dove non vengono
dimenticati finalmente fiumi tombati o canali tomba ti perché
noi fiumi non ne abbiamo, dove non vengono dimentic ati
canali o ponti sotto terra.
Questo studio mi permette di attuare un piano di
protezione civile serio su un piano di assetto idro geologico
che verrà adottato serio e da questo punto di vista noi nel
breve periodo faremo un’attività di pianificazione e
prevenzione di protezione civile seria, grazie allo studio
portato a termine da questa amministrazione e da qu esti
tecnici e su quest’area di rischio lavoreremo.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Pinna.
CONSIGLIERE PINNA
Non so se apprezzare o no il continuo alternarsi
degli interventi degli Assessori e dei Consiglieri.
Non è consuetudine in un Consiglio Comunale però
se questa è la conduzione dei lavori del Presidente
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 200 -
accettiamo anche questo, non è che non condivida gl i
interventi, anche quest’ultimo dell’Assessore...sì ho capito
però se facciamo botta e risposta per ogni interven to che fa
un Consigliere cambia un po’ il metodo di lavoro.
Ho anche detto: apprezzo l’intervento
dell’Assessore Russu però probabilmente i lavori si
conducono in un modo un po’ diverso, lo deciderà le i.
Faccio riferimento alla richiesta che abbiamo
fatto noi come gruppo di Forza Italia dicendo che
trattandosi di un argomento così importante che
probabilmente non coinvolge soltanto i Consiglieri oggi
presenti, e mi riferisco all’Assessore Bacciu che h a fatto
riferimento a molti Consiglieri assenti, spesso ci troviamo
nell’assenza quasi totale dei rappresentanti della Giunta
eppure non vengono mai evidenziati.
Molti di questi Consiglieri sono giustificati, ne
è a conoscenza anche il Presidente del Consiglio, s e
qualcuno non c’è bisogna anche sapere il motivo.
A prescindere da questo, quando abbiamo dato
questa evidenza della presentazione di questo piano
importantissimo che l’Amministrazione vuole portare avanti e
che lo studio ha illustrato oggi ma ho avuto anche modo di
vederlo nella presentazione durante le commissioni
congiunte, è stato evidenziato che probabilmente è lo
strumento più importante che l’Amministrazione andr à ad
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 201 -
approvare e che sicuramente cambierà il volto della città,
come ha detto l’Assessore Russu.
È anche vero che se si tratta di un argomento e di
un piano così importante probabilmente rifletterci un po’ di
più non farebbe male.
Mi è parso di capire che non soltanto da parte
nostra della minoranza ma anche della maggioranza q ualche
dubbio è venuto fuori.
Anche io inizialmente avevo valutato positivamente
la soluzione che questa Amministrazione vuole porta re al
voto, però a volte ascoltando l’intervento di uno e
valutando le cose in modo diverso probabilmente ci
potrebbero essere delle soluzioni alternative.
La scelta che ha fatto l’Amministrazione di dare a
uno studio qualificato, all’ingegner Professor Manc ini che
ha un curriculum che sicuramente avrà avuto modo di non
presentare soltanto a questa Amministrazione ma mi auguro a
tante altre Amministrazioni, posso dire che potrebb e essere
anche motivo di confrontarsi con altri studi, con a ltri
professori, con altri ingegneri e questo non dovreb be
sminuire il lavoro già fatto.
Quello che ha fatto in effetti ha portato a
conoscenza molte situazioni che non tutti sapevamo o che
molti non hanno denunciato oggi, sappiamo la situaz ione che
Olbia ha in questo momento.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 202 -
È anche vero che da quello che si è fatto
purtroppo negli anni, sbagliando come ogni uomo può
sbagliare, può portare a fare cose migliori e oggi che ci
troviamo in una situazione che possiamo valutare in modo
diverso prendiamoci un po’ di tempo, non è detto ch e oggi
per forza deve essere licenziata questa proposta.
Non voglio mettere in discussione il lavoro ben
fatto dall’Amministrazione, la collaborazione che p enso
anche gli Assessori che hanno avuto modo di contatt are e
avere un rapporto diretto con lo studio del profess or
Mancini abbiano sollecitato interventi che potranno
risolvere tutti i problemi della città.
Probabilmente sì, però se ci riflettiamo un attimo
possiamo ancora prendere un po’ di tempo, coinvolge re la
popolazione.
Da domani, quando usciranno gli articoli sui
giornali, abbiamo approvato, questo è un nuovo pian o, non so
se tutta la cittadinanza si sentirà coinvolta.
È vero che abbiamo il compito di prendere delle
decisioni, siamo stati eletti come rappresentanti d ella
città, però è anche vero che su argomenti che proba bilmente
hanno bisogno di meno attenzione possiamo prenderci quella
responsabilità in più.
Oggi forse la richiesta che abbiamo fatto come
gruppo consiliare di Forza Italia sono ancora più c onvinto
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 203 -
che il tempo che abbiamo chiesto, 10/15 giorni, se servono
anche più giorni, forse non è sbagliato.
Invito quindi l’Amministrazione, il Presidente del
Consiglio a valutare bene questa proposta e penso c he magari
tra 10/15 giorni si potrà trovare una condivisione più
ampia.
PRESIDENTE
La parola all’Assessore Careddu.
ASSESSORE CAREDDU
Circa un anno fa di questo periodo, mancano ancora
alcuni giorni all’anniversario, ci guardavamo negli occhi al
di là delle appartenenze, delle diverse idee politi che,
della storia di ciascuno di noi, ripetendoci come u n motivo
ricorrente: niente sarà più come prima.
Lo si diceva quando insieme siamo stati in giro
per le strade, lo si diceva quando in Consiglio Com unale
abbiamo affrontato, quel tragico Consiglio Comunale del 13
dicembre abbiamo affrontato questo tema così pesant e che
deriva da un evento che ha lasciato tanta morte,
disperazione e distruzione sul nostro territorio.
Si era deciso insieme, all’unanimità, ma non avevo
dubbi e non c’erano dubbi per persone ragionevoli c he si
dovesse fare in questo modo, che niente sarebbe sta to più
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 204 -
come prima e che insieme saremo dovuti andare a mar ce
forzate, a tempi e ritmi serrati ad individuare del le
soluzioni che potessero restituire, per quanto poss ibile a
questa città, una qualità di vita accettabile, la s erenità e
la tranquillità perdute quella tragica giornata.
Si era detto che bisognava fare in fretta, subito
e bisogna farlo bene, e quindi ci siamo messi a cor rere
tutti insieme perché in queste occasioni il tempo n on è una
variabile indipendente.
Io non so questi giorni in che modo voi guardiate
il cielo quando si addensa, si annuvola, quando qua lche
goccia cade o quando arriva sul vostro i-pad un avv iso di
allerta meteo come quello che è arrivato poco fa me ntre,
guarda caso insieme stavamo discutendo di piano di assetto
idrogeologico e di opere di mitigazione del rischio .
Certo ci sarebbe piaciuto tutti quanti concorrere
di più e meglio, ci sarebbe magari anche piaciuto p ercorrere
gli schemi che oggi vanno molto di moda, che qualcu no dice
anche molto efficaci.
Concorsi che possano coinvolgere l’universo mondo
nella risoluzione di problemi locali come il nostro .
E però noi in poco tempo abbiamo ritenuto di dover
approntare subito delle soluzioni e soprattutto ele vare
anche il livello e la qualità dei nostri interlocut ori.
Per troppo tempo questa città si è affidata a
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 205 -
tecnici progettisti e non solo certamente ottime pe rsone sul
piano personale, anche ottimi professionisti ma che facevano
di tutto, dal piano di lottizzazione al piano casa per poi
occuparsi anche delle opere di mitigazione del risc hio
idrogeologico.
Non voglio mettere in discussione quelle
professionalità, ma noi abbiamo ritenuto opportuno
rivolgersi e questo l’ha fatto, gliene do merito il nostro
dirigente all’urbanistica, a persone che avessero u n
curriculum che comprovasse un’esperienza, una periz ia e una
capacità che qua non abbiamo saputo individuare
evidentemente, che avessero lavorato altrove, in qu este
situazioni e anche più gravi.
Mi pare che l’esito di questi studi dimostra che
quella scelta è stata probabilmente ben riposta, qu ella
fiducia è stata accordata alle persone giuste.
Ho sentito parlare poc’anzi del fatto come una
considerazione anche discutibile se volete, che que sto
studio cambierà il volto di questa città.
Ho sentito parlare di danni, di vincoli, di
sviluppo che verrebbe imbrigliato e bloccato.
Io però nel momento in cui sentivo proferire
queste parole, sentivo percorrere questi temi che m olto
spesso la politica usa strumentalmente soprattutto durante
la campagna elettorale o quando si vuole accusare l a parte
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 206 -
politica avversa di non essere in grado di assecond are lo
sviluppo o un certo tipo di sviluppo, pensavo sempr e a
quelle scene, a quelle strade, a quei volti, a quel le case,
a quelle famiglie.
Gli stessi sentimenti e gli stessi ragionamenti
che rivivo e che con molti di voi ripercorro quando anche
questi giorni abbiamo visto scene analoghe a quelle che noi
abbiamo vissuto.
Sono di poche ore fa le notizie di gravi
allagamenti a Massa, nello spezzino, addirittura un a tromba
d’aria a Catania e le persone per strada, così come è
avvenuto a Genova di recente, disperate, a disperar si e
chiedere aiuto alle istituzioni che molto spesso no n sono
neppure in grado di dare quelle risposte e molto sp esso si
attardano in discussioni perché bisogna aspettare d ieci
giorni, perché bisogna aspettare un anno, perché in quelle
carte lì forse bisogna aggiustare con i pennarelli qualcosa,
perché il mio terreno è dentro, perché il mio terre no è
fuori, perché forse lo sviluppo della città non ci
consentirà più di andare avanti a vele spiegate a r incorrere
certi miti che ci siamo lasciati alle spalle nel pa ssato.
E a utilizzare anche degli argomenti nobili, si è
parlato di condivisione.
Ho letto anche in questi giorni di articoli di
giornale che parlavano di procedure, non è stato us ato
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 207 -
questo termine ma più o meno è questo, opache.
Come se qualcuno si fosse chiuso insieme al
professor Mancini e al geologo Tilocca all’interno di una
stanza per decidere in che modo imbrigliare questa città, in
che modo imbrigliare lo sviluppo e non invece per d ecidere
in che modo salvare questa città, in che modo resti tuire
serenità ai nostri cittadini, quelli che ancora ogg i quando
vedono due gocce d’acqua e magari hanno subito l’al luvione,
soffrono di una vera e propria patologia psichica e chiamano
l’universo mondo dicendo: aiutateci, ancora oggi di cono sui
giornali, a chiunque passi per strada, a chiunque s ottoponga
sotto il loro mento un microfono: non abbiamo ricev uto
risposte.
Ancora lo Stato, la Regione e il Comune non sono
stati in grado oggi di approntare alcuna risposta.
Ebbene, io ritengo che una prima risposta
fondamentale da dove parte tutto è proprio questa: il Pai,
lo studio particolare, con grande dettaglio del nos tro
territorio che ci consente di individuare le critic ità
partendo da quell’evento alluvionale che è stato an alizzato
e vivisezionato dai professori poc’anzi, che hanno
riprodotto esattamente quello che è avvenuto e ci h anno
detto cosa è successo e in che modo si può fare per ché
quello che è successo non possa più avvenire, appro ntando
quindi un quadro di opere ben preciso.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 208 -
Non sono un ingegnere idraulico, né un geologo,
sono stato qua eletto come voi dai cittadini per
rappresentarli al meglio ma ho sempre creduto nel m io
impegno politico che è abbastanza giovane, non sono in
quest’aula da molti anni, che le scelte politiche, quelle
più consapevoli, si debbano innestare sulla conosce nza vera,
quella scientifica che oggi ci è stata offerta.
Io penso che i nostri tecnici ci abbiano proposto
un’analisi compiuta che ci mette tutti nelle condiz ioni di
dover scegliere.
Io avevo il compito di procedere a marce forzate
per proporre al Consiglio Comunale uno studio preci so e un
quadro di opere che possa mitigare quel rischio che tanto
ancora oggi ci spaventa, e così è stato fatto.
Penso che tutti voi siate dotati di quel
comprendonio, di quel senso di responsabilità per i l quale
siete stati eletti, che vi porterà a fare delle val utazioni
serene e a decidere quale sarà il futuro di questa città.
Certo è che avevamo detto niente sarà più come
prima e quel motivo ricorrente non ce lo dobbiamo
dimenticare oggi, se vogliamo assicurare a questa c ittà un
futuro, se vogliamo assicurare ai nostri concittadi ni
serenità e se vogliamo essere tranquilli anche in c oscienza.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 209 -
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Putzu.
CONSIGLIERE PUTZU
Stasera approfitto giusto per fare qualche domanda
agli illustri ospiti, perché nei giorni successivi purtroppo
al tragico evento dell’alluvione ho avuto il piacer e di
partecipare a qualche piccolo incontro nel quale er a
presente un illustre collega italiano, un geologo c he sta in
Francia, ormai di lunga data esperto di lavori di i draulica
e ricordo che una delle poche cose che avevo impara to in
quei giorni era questa, cioè ricordo che l’ipotesi che anche
allora l’illustre collega fece era che l’unica poss ibilità
che aveva la città era quella di realizzare delle v asche di
laminazione.
In quei giorni avevo assunto una certezza che era
questa: che l’acqua c’è, l’acqua piove, l’acqua fin isce e
deve finire per forza al mare e ha due possibilità: o corre
lungo – se ci sono degli alvei sufficienti per cond urla al
mare, dove non ci sono per tutte le ragioni che sta sera
abbiamo sentito corre anche per altri versi, oppure si
possono realizzare delle strutture chiamate “vasche di
laminazione” che quei giorni mi era sembrato di cap ire
avevano una funzione che era quella di smorzare l’e nergia e
ritardare l’arrivo al mare.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 210 -
Cioè in un certo senso hanno quella funzione,
l’acqua nelle vasche di laminazione mi era sembrato di
capire si ferma ma non per incantesimo sparisce, po i da lì
dovrebbe defluire e quindi la funzione che hanno è
chiaramente di permettere un deflusso rallentato co n una
forza inferiore, quindi con tutte quelle cose che s tasera
abbiamo sentito, con quella che è quel trasporto, q uella
violenza che quest’acqua ha e quindi con la riduzio ne della
possibilità dei danni.
Stasera interviene il Consigliere Pizzadili e mi
ha destabilizzato questo principio.
Quando ha detto che chiaramente le vasche di
laminazione hanno una portata e quando si riempiono , l’acqua
che arriva deborda, in un certo senso il problema s i
ripropone, perché l’acqua dalle vasche di laminazio ne
ritorna nuovamente a defluire secondo i suoi percor si.
Questa era quindi una domanda che io facevo
stasera per cercare se effettivamente questo è un e lemento
non dico vero perché non discuto perché non è chiar amente il
mio mestiere.
Questa è la prima domanda che faccio.
La seconda che è una considerazione – forse mi è
sfuggito qualcosa - mi è sembrato che tra i vari qu esiti che
stasera si sono posti, si è detto, da profano dico: la
valutazione per non fare il famoso canale di gronda , tra gli
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 211 -
svantaggi l’aspetto economico, l’aspetto manutentiv o,
perfetto, l’aspetto temporale perché certamente ha bisogno
di tempi più lunghi, benissimo.
Uno che non è del mestiere capisce immediatamente
che sicuramente l’impatto sulla città di un canale di gronda
probabilmente è inferiore rispetto a tutte le opere da
costruire all’interno della città.
Signor Sindaco, mi lasci passare questa
grossolanità per far capire.
Mi chiedevo, perché poi mi è sfuggito qualche
passaggio: stasera è stata fatta più volte la doman da: ma
sia che si faccia un’opera piuttosto che un’altra, stasera è
stato chiesto, il famoso rischio idraulico nelle va rie aree
si riduce oppure no?
Io lo vorrei capire perfettamente questo, perché a
me sinceramente è sembrato che dopo quello che è su ccesso
l’anno scorso sia cambiato qualcosa.
Vorrei capire le due opzioni terapeutiche,
chiamiamole così visto che faccio un mestieraccio, sono una
soluzione che comunque non cambia quello che è il r ischio
idraulico all’interno dei terreni? Cioè per intende rci:
quelle aree vincolate rimarrebbero ugualmente?
PRESIDENTE
Dobbiamo intervenire io e il Sindaco.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 212 -
Io volevo intervenire per ribadire un concetto,
siccome il Consiglio Comunale oggi si rende conto – non solo
oggi ma oggi c’è un argomento molto importante per il futuro
della città.
Io parto da una considerazione: io faccio il
professionista nella vita, certo non faccio il poli tico di
professione ma il professionista e ritengo che l’in carico
che viene rivolto a dei professionisti sia esclusiv amente
fiduciario.
Io ho la massima fiducia nel dirigente ingegnere
Azzena che come ha ribadito prima l’Assessore si è rivolto
all’esterno e quindi ha individuato due tecnici che oltre a
studiare a fondo il problema, le cause, le origini di quanto
è accaduto, hanno una indubbia preparazione profess ionale e
l’interesse a fare il bene di questa città.
Quindi io ho per delega estrema fiducia
nell’operato del professor Marco Mancini e del Dott or
Giovanni Tilocca e su questo non ci sono dubbi.
Anzi, io dai loro interventi e cito per ultimo
quello che ricordo meglio e che mi fa più piacere s otto
certi aspetti del Dottor Tilocca, che ha ricordato appunto
che all’autorità di bacino si può proporre, previa
l’approvazione di questo piano, una certa liberazio ne di
aree per quelle strade che hanno avuto dieci centim etri di
battente idraulico e laddove la velocità di scorrim ento –
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 213 -
scusatemi il termine magari non molto ortodosso dal punto di
vista tecnico – è abbastanza lieve.
Quindi io credo che abbiano operato per il meglio,
hanno proposto una serie di soluzioni che questo Co nsiglio
per legge deve adottare.
Per legge per mettere in sicurezza le persone.
Non vorrei però che i professionisti incaricati si
sentissero in qualche modo vincolati alla real poli tic che è
quella del finanziamento, cioè dei denari.
Ovvero della logica capacità di acquisizione di
questi finanziamenti.
È vero, Assessore Careddu, ce lo siamo detti il
giorno dopo dell’alluvione: niente sarà più come pr ima, noi
abbiamo sempre giocato sulla scorta dei vari Minist ri,
Presidenti del Consiglio che sono qua intervenuti i n rapida
successione, a parlare di svincoli del patto di sta bilità, a
parlare di finanziamenti infrastrutturali delegati all’ANAS,
a parlare di altri tipi di finanziamenti che al mom ento
ancora non abbiamo visto.
Uno dei motivi per i quali non abbiamo visto i
finanziamenti discende proprio dalla mancata approv azione e
adozione di questo studio che hanno redatto molto b ene i due
professionisti incaricati che hanno avuto anche il piacere
di illustrarlo a questo Consiglio Comunale.
Ma niente sarà più come prima perché noi dobbiamo
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 214 -
uscire anche dalla difensiva.
Noi abbiamo il dovere di chiedere per questa
città, al pari di quella di Genova, perché noi nel 79
abbiamo avuto un’identica alluvione che ha comunque
provocato danni, per fortuna non morti ma moltissim i danni
alla città, 34 anni fa, quindi c’è una reiterazione
dell’evento particolarmente importante e noi abbiam o il
dovere di chiedere una legge speciale allo Stato it aliano.
Noi dobbiamo chiederlo con forza, signor Sindaco.
Noi abbiamo un territorio che è una piana
alluvionale soggetta e a fortissimo rischio di ques ti eventi
meteorologici e atmosferici e dobbiamo chiederla qu esta
legge, come la legge su Napoli che ci fu tantissimi anni fa
per risanare dal punto di vista igienico sanitario.
Vi fu uno sventramento della città perché dovevano
dare spazi, arieggiamento alle residenze, soleggiam ento,
quindi luminosità e noi abbiamo un territorio forte mente
naturalmente compromesso dal fatto di essere il fon do di un
catino.
Siamo circondati da delle alture non molto elevate
però laddove si verifica una forte precipitazione s ul bacino
del Siligheddu piuttosto che su quello del rio Gadd uresu,
caso strano, da tutte e due le parti arriva l’acqua anche
con una certa velocità perché abbiamo delle forti p endenze
che poi si riversano in questa piana.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 215 -
Quindi noi non siamo un Comune come un altro così
come non lo è Genova, ma Genova penserà per conto s uo, noi
abbiamo il dovere di pensare per la nostra città.
È per questo che noi vogliamo sapere e conoscere,
con la fiducia che abbiamo in voi, l’abbiamo detta e ce
l’abbiamo, e ci mancherebbe altro, siete due squisi te
persone, avete un curricula di tutto rispetto, ma v orremmo
sapere se piuttosto che realizzare le opere studiat e
certosinamente, pazientemente con una serie di riun ioni per
le quali ringrazio gli Assessori Bacciu, Careddu, R ussu,
Spanu e il Sindaco, ringrazio la struttura di quest i
Assessorati.
Però se vi è un'altra possibilità che pur
spendendo più soldi, che presuppone però l'acquisiz ione in
maniera massiva dei finanziamenti, dobbiamo saperlo .
Dobbiamo sapere se di fronte ad un malato così
grave qual è il territorio della città olbiese, pos siamo
accedere a una cura amara oppure a una cura meno am ara.
La cura è sempre amara però c'è quella amara e c'è
quella meno amara.
Se un canale scolmatore mi permette di mettere
ancora più in sicurezza i miei cittadini, mi permet te di
liberare tutte le aree a fine di realizzazione dei lavori e
di opere dal famoso vincolo HI4, io credo che...
Ho sentito da parte di tutti i Consiglieri
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 216 -
l'esigenza di non votare stasera, ma la notte porta
consiglio e lo votiamo sicuramente domani se non lo votiamo
stasera, lo deciderà questo Consiglio Comunale.
Poi dobbiamo capire se questa nostra città può
essere salvata in un modo piuttosto che un altro, p erché non
vorrei che il vostro pazientissimo, professionale e
certosino lavoro sia stato anche incanalato in qual che modo
dalle esigenze della realpolitik cui ho accennato p rima.
Cioè procediamo per step, i finanziamenti notoriame nte in
Italia non arrivano mai veloci.
Questo però, sappia il Consiglio Comunale, è il
primo passo proprio per liberare l'acquisizione dei
finanziamenti necessari per mettere in sicurezza la nostra
città e sappia anche il Consiglio Comunale, perché ce l'ha
spiegato molto bene prima l'ingegnere Azzena, che n on scatta
nessuna norma di salvaguardia dopo questa nostra vo tazione,
ma le norme di salvaguardia scattano dal momento
dell'approvazione da parte dell'autorità di bacino.
Una volta approvato questo piano dall'autorità di
bacino ci sono i 60 giorni per le osservazioni. E l e può
fare chiunque, anche questo Consiglio Comunale.
Tutti i cittadini, tutte le associazioni di
categoria, tutte le associazioni e gli ordini profe ssionali,
chiunque del popolo può presentare osservazioni, ch iunque ne
abbia interesse. E quindi anche noi.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 217 -
Quindi non è che noi stiamo prendendo una
decisione capitale oggi alla quale non possiamo por re
rimedio.
Se noi possiamo mettere rimedio porremo rimedio.
Se non si può porre rimedio perché la norma non lo
consente noi non possiamo desiderare neanche la lun a nel
pozzo, non la possiamo desiderare perché non la si può
ottenere.
Io vorrei anche tranquillizzare i Consiglieri
Comunali sotto questo aspetto e mi aspetto dal Sind aco una
richiesta, magari anche contattando il Sindaco di G enova,
che per sua sfortuna non naviga - è il caso di dirl o - in
buone acque in questo momento, per far fronte comun e per
chiedere una legge speciale.
Queste due città hanno una situazione plano-
altimetrica del loro territorio che è diversa dalle altre in
Italia e non può essere sovraesposta o esposta a ri schi
incombenti e reiterati.
A Genova è successo dopo appena due anni. Io non
voglio essere certamente portatore di cattivi presa gi, però
noi abbiamo il dovere di pensare non in grande, abb iamo il
dovere di pensare di mettere in sicurezza definitiv amente la
nostra città.
Se quindi non bastano 120 milioni e ce ne vogliono
200 di milioni dobbiamo chiederli, perché Olbia ha sempre
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 218 -
fatto la sua parte nell'ambito nazionale e soprattu tto in
quello regionale, e abbiamo il dovere di chiederli con forza
al Governo Nazionale e anche al Governo Regionale.
Olbia non è una città come le altre, Olbia è una
città che ha dato lavoro a tutta la Sardegna, però ha un
territorio a fortissimo rischio idrogeologico.
E non è vero, e qua lo voglio dire
definitivamente, perché sono anche stanco di sentir parlare
della mia città male ingiustamente, che questo epis odio
alluvionale si è verificato a causa del forte inurb amento,
del forte abusivismo.
Tutte balle, signori. L'abbiamo detto anche
immediatamente dopo l'alluvione, perché nel 1979, o vvero 35
anni fa, non c'erano le costruzioni che ci sono ogg i, eppure
c'è stata l'alluvione, perché il ponte che collega Olbia con
Loiri, che sta dietro l'aeroporto Costa Smeralda, è crollato
e lì gli alvei non sono mai stati toccati da nessun o, non ci
ha mai costruito nessuno, non vi è alcuna costruzio ne
abusiva, eppure si hanno portato via i piloni del p onte che
ci collega con Loiri.
Questa è la dimostrazione perfetta del fatto che,
seppure abbiamo visto oggi, dopo ampia illustrazion e, che la
maggiore causa di questa alluvione è stata proprio causata
dai tappi dei setti idrografici, cioè dei nostri po nti che
non hanno fatto correttamente defluire le acque, no n si può
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 219 -
certamente dire che quelle ostruzioni siano state c ausate
dalle costruzioni che sono adiacenti, che nulla fan no, sono
inermi, cioè sono inattive sotto questo aspetto.
Invece è vero, e questo mi piace dirlo perché
anche l'ordine dei dottori agronomi e forestali l'h a
rilevato, che le ostruzioni che si sono verificate nei setti
idrografici sono state provocate da un Decreto del
Presidente della Giunta Regionale che è ancora vige nte e si
chiama piano paesaggistico regionale, che dal 2006 vieta il
taglio del legnatico a ridosso dell'alveo dei fiumi .
E questo significa che, quando ci sono eventi come
quelli catastrofici che si sono verificati il 18 no vembre,
si portano via tutto questo legname che specialment e nel
ponte della ferrovia che, caso strano, era quello c he ha
creato la maggiore occlusione per lo sfogo del Seli gheddu,
l'onda di piena quando si trasporta insieme una ser ie di
tronchi, oltre che contenitori della spazzatura e l avatrici
e tutto quello che si sono portati via, non è vero che i
tronchi fanno da rete per fermare tutti questi detr iti.
E l'onda di piena del rio Seligheddu quando ha
trovato l'ostruzione del ponte della ferrovia che, caso
strano, c'era da anni...
Nel 79 è successo lo stesso ma non con questa
intensità, perché il legname a ridosso dei fiumi no n c'era
perché si poteva tagliare, non c'era il PPR.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 220 -
Quindi questa è una norma ingiusta che bisogna
modificare.
Anche questo bisogna chiedere con forza alla
Giunta Regionale, che nella legge di riordino urban istico
che si accingono a fare eliminino questa incongruen za, che è
un'assoluta scemenza e si è verificata tale in tutt a la sua
portata con l'evento del 18 novembre.
Anche questo noi dobbiamo chiedere alla Giunta
Regionale, e lo può fare subito con un semplice col po di
penna.
Non è pensabile che noi andiamo a pulire i nostri
canali... quanto abbiamo speso, Assessore all'Ambie nte, per
effettuare la pulizia di tutti i nostri canali?
Quando poi se si verifica un evento non
dell'intensità tale di quella del 18 novembre, ce l i
ritroviamo sporchi di tutti questi tronchi che non si
possono tagliare nel rispetto dell'ambiente.
E poi invece il rispetto dell'uomo e l'incolumità
delle persone va a farsi benedire?
Io dico che bisogna contemperare le giuste
esigenze delle persone, anzi soprattutto delle pers one, con
quelle dell'ambiente e non il contrario, dell'ambie nte
rispetto alle persone.
Questa concezione manichea non mi appartiene e
quindi non la condivido.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 221 -
Non vedo il professor Mancini ma il dottor Tilocca
sì, e vorrei avere le risposte che ho chiesto in pr ima
istanza all'apertura di questi lavori e che ho volu to
reiterare oggi.
Se vi sono problemi legati alla corposità e
soprattutto alla tempestiva acquisizione di finanzi amenti
che vi hanno orientato in una soluzione piuttosto c he in
un'altra, e se con la soluzione da voi prospettata rispetto
all'altra si liberano maggiori aree oppure il contr ario dal
vincolo di HI4 perché se è possibile, ma di questo voi ne
siete perfettamente consapevoli e avete tutta la no stra
fiducia, quantomeno la mia, se si può trovare una s oluzione
la meno invasiva e la meno dolorosa possibile, noi abbiamo
il dovere come Consiglio Comunale di ricercarla.
Ma voi siete coloro i quali detenete la conoscenza
e voi siete quelli che ci devono dare queste rispos te.
La parola al Sindaco.
SINDACO
Do a lei, Presidente, una prima risposta
relativamente al piano straordinario per la città d i Olbia.
Qua c'è un articolo: “quarta commissione ad Olbia
dei lavori pubblici per la verifica degli intervent i per
l'alluvione”. A un certo punto gli organi di inform azione
riportano le mie parole: “per questo c'è bisogno, s alvo le
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 222 -
premesse, di un piano straordinario per la città di Olbia”,
cosa che abbiamo rappresentato anche al Governo e
all'universo mondo, perché già per esempio alla Reg ione
piuttosto che al Presidente Renzi sono arrivate, so no
pervenute proprio l'impianto organico complessivo d i tutte
le opere che vengono ritenute necessarie per la mit igazione
del rischio idrogeologico.
Oggi abbiamo firmato l'ennesima ordinanza nei
confronti di chi evidentemente non la pensa come l' Assessore
Careddu e come tutti noi nel momento in cui abbiamo detto
che Olbia non sarebbe stata più la stessa, tant'è c he hanno
deciso di chiudere, di accecare un alveo di scolo d i acque
meteoriche creando una sorta di diga e mettendo a
repentaglio la pubblica incolumità di chi abita nel le case.
Parlo della zona di Maria Rocca.
Episodi analoghi ve ne potremmo raccontare diversi
e qui vorrei anche richiamare la battuta che aveva fatto
quella signora che si aveva visto la casa allagata quando mi
disse: la colpa è del Comune perché non mi ha ferma to quando
stavo costruendo sul canale abusivamente.
Allora noi abbiamo deciso perché abbiamo assunto,
purtroppo a nostre spese, a spese della collettivit à, la
consapevolezza che questa città non dovesse essere più la
stessa.
E abbiamo posto come obiettivo, nella coerenza e
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 223 -
nella linearità dei percorsi amministrativi, la
concertazione con chi ha anche in Sardegna il compi to e che
presiede anche alla valutazione dei progetti soprat tutto in
materia idrogeologica.
Allora, come giustamente ricordava prima
l'Assessore Bacciu, abbiamo intanto fortemente volu to
individuare dei tecnici qualificati che potevano go dere del
massimo apprezzamento sotto il profilo dei loro cur ricula, e
secondo abbiamo deciso di dialogare, di creare o di
sostenere la formazione di questo gruppo di lavoro che non è
formato dalla cooperativa X o dalla società Y, ma è
costituito dall'Adis, Agenzia per il Distretto Idro grafico
della Sardegna, dall'Assessorato Regionale ai Lavor i
Pubblici, dai tecnici del Comune di Olbia, insomma da un
insieme di figure qualificate che devono ovviamente ,
necessariamente godere della nostra stima e della n ostra
fiducia.
Non abbiamo dato alcun tipo di orientamento:
guardate che vogliamo spendere di meno o vogliamo s pendere
di più, vogliamo spendere in fretta o vogliamo spen dere in
tempi più lunghi.
Noi abbiamo semplicemente detto: in scienza e
coscienza valutate, di concerto con gli organi che abbiamo
prima citato, quale soluzione più efficace può esse re
portata avanti per mitigare il rischio idrogeologic o della
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 224 -
nostra per consentire che i nostri cittadini vivano in una
condizione di migliore tranquillità. Il tutto con i minori
sacrifici.
Questo è il compitino che abbiamo dato.
Il gruppo di lavoro ha fatto ciò che doveva fare.
Ci restituiscono, dopo attente valutazioni, uno stu dio
poderoso che non è paragonabile evidentemente, prop rio per
la sua natura, al concorso di idee; qui non stiamo
scegliendo come riqualificare una piazza cittadina, stiamo
decidendo di intervenire in ambiti che sono anche a l di
fuori di quella che è una nostra diretta competenza .
E qui c'è anche il discorso della responsabilità a
cui noi siamo chiamati, e non soltanto alla respons abilità
politica ma anche alla responsabilità personale, ch e non è
cosa da sottovalutare.
Allora che cosa abbiamo detto ai tecnici?
Metteteci nelle condizioni a questo punto di portar e avanti
un programma serio di opere che necessariamente dev ono
essere gestite a stralci, perché abbiamo la variabi le tempo
che, come ben sappiamo non è indipendente.
Una cosa è dire “nel 2015 avremo completato il
primo lotto funzionale”, un'altra cosa è dire “cari
concittadini, aspettate 5 o 10 anni perché forse fr a 5 o 10
anni vi consegniamo un pacchetto sicurezza”.
E nel frattempo? Genova ci insegna.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 225 -
E allora io dico, ma anche sotto il profilo della
ragionevolezza del nostro ruolo di essere amministr atori pro
tempore di questa città: se abbiamo individuato un percorso,
se questo percorso è stato condiviso dai massimi te cnici
presenti in Sardegna e di livello comunque nazional e o
anche, me lo permetterete, internazionale; se il so ggetto
con cui stiamo dialogando è il soggetto che
istituzionalmente per legge è preposto alle valutaz ioni di
queste progettualità, oggi chi è di voi che si vuol e
assumere la responsabilità di cassare questo percor so e di
avviare una stagione di confronto per vedere quali
situazioni, quali soluzioni, apriamo un concorso di idee?
Ringraziamo e paghiamo i professionisti perché dal
cilindro può venir fuori qualcuno che ha inventato chissà
quale soluzione per mitigare il rischio idrogeologi co della
città?
Io capisco il ruolo delle parti, gli atteggiamenti
della minoranza e della maggioranza, capisco la vis ibilità
personale.
Però qui stiamo parlando della messa in sicurezza
della città.
Allora è giustissimo il livello di coinvolgimento,
ho visto prima che c'era il rappresentante di quart iere
Fulvio D'Anna. Io sono andato da Fulvio d'Anna e ho detto, a
lui e anche ad altri presidenti di comitati di quar tiere,
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 226 -
che ci sarà la massima partecipazione rispetto a qu esto come
ci sarà la massima partecipazione rispetto al piano di
Protezione Civile che con Ivana stiamo portando ava nti.
Ho chiesto io personalmente una settimana fa,
dieci giorni fa, al professor Mancini: caro profess or
Mancini, anche se riprenderemo con la televisione, poi
divulgheremo il dvd, mi faccia una presentazione in maniera
tale che possiamo portare questo piano all'attenzio ne del
numero maggiore di nostri concittadini, proprio per ché
riteniamo che sia utile che tutti partecipino a que sto
cambio di passo.
Oggi francamente addirittura – e mi scuso con il
professor Mancini e con il dottor Tilocca - l'aver avvertito
anche delle affermazioni da parte di qualche Consig liere che
quasi quasi sbattevano in faccia ai nostri professi onisti
una sorta di patente quasi di incapacità o di inade guatezza,
questo sinceramente a me dispiace e dà fastidio, dà fastidio
dal punto di vista umano e dà fastidio per il rispe tto
professionale che è dovuto a questi professionisti e che io
so, e come me lo sappiamo in tanti, quanto si siano
adoperati, quanto abbiano lavorato; anche il giorno prima di
ferragosto il professor Mancini era qui ad Olbia a nostra
disposizione. Stessa cosa il dottor Tilocca.
Allora vuol dire che ci hanno messo qualcosa in
più, che era quello che noi volevamo.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 227 -
Per cui io da questo punto di vista, fermo
restando la massima disponibilità alla partecipazio ne attiva
dei cittadini, dico che dobbiamo percorrere una str ada
maestra.
Ci diceva il Presidente del Consiglio: non è che
per caso è stata fatta qualche scelta subordinandol a agli
aspetti finanziari? Perché questo in qualche modo p otrebbe
giocare negativamente sulla qualità della scelta.
Io sono sicuro che così non è, ma sono anche
sicuro che in questi giorni, in queste settimane si faranno
scelte importanti anche rispetto a quanto io ho chi esto al
Presidente Renzi, cioè di liberare i 30 milioni di euro che
ci serviranno per la realizzazione del primo lotto
funzionale.
Di questo ho parlato anche ieri con il dirigente
della Protezione Civile a livello nazionale.
Allora, se noi non perdiamo questo treno, se non
ci mettiamo nella stagnazione della contrapposizion e o delle
pause politiche, noi potremmo avere le carte in reg ola visto
che abbiamo fatto un percorso condiviso, visto che abbiamo
tutti i progetti pronti, visto che abbiamo già i so ldi,
perché i 30 milioni di euro ce li abbiamo, ma per s penderli
bisogna derogare al patto di stabilità.
E questo il Governo Nazionale e il Governo
Regionale lo possono consentire alla luce di un per corso per
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 228 -
il quale siamo stati elogiati, come ha citato David e.
E secondo me dovremmo concludere questo percorso
quanto prima, fare tutte le correzioni puntuali ris petto a
possibili errori cartografici, e mi pare che su que sto ci
sia la massima disponibilità.
Ma dopodiché votare e procedere nel mettere in
sicurezza quanto prima questa città.
PRESIDENTE
Assolutamente sì, anche perché questo è un atto
assolutamente prodromico rispetto all'acquisizione dei
finanziamenti, l'ho già detto più volte.
Io non ho altri iscritti a parlare, quindi
inviterei i Capigruppo ad esprimersi sul voto.
Ci sono prima le risposte del professor Mancini e
del dottor Tilocca.
La parola al Professor Mancini.
PROFESSOR MANCINI
Permettetemi di rispondere alle tante domande.
Volevo rispondere partendo da due domande, che
sono quelle del Consigliere Ricciu e quello del Con sigliere
Putzu.
La prima soprattutto mi ha colpito, ma io ho
precisato, è la prima cosa che ho detto stamattina:
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 229 -
l'attenzione, come ha detto lei, a mettersi la mano sul
cuore e di aver valutato tutte le possibili soluzio ni.
La risposta è: sì, la soluzione viene fuori da
un'analisi attenta, come quando si va dal medico
specialista.
Purtroppo questa soluzione è una medicina, e la
medicina ha effetti positivi se risolve il problema ma se è
compatibile a tutto l'organismo a cui la si sta dan do.
Quindi la soluzione che noi abbiamo individuato è
una soluzione che non è, e voglio in questo tranqui llizzare
il Presidente Sanna, una soluzione influenzata dall e più o
meno ampie o piccole disponibilità economiche che s ono del
tutto casuali. Quindi non è una soluzione dipendent e da
eventi casuali che forse nessuno di noi riesce a go vernare.
E' la soluzione che viene fuori da un'analisi di
dettaglio e quantificata.
Capisco che entrare nel dettaglio di questo studio
non sia facile, perché ci vuole la competenza delle materie,
non è facile perché sono tanti problemi diffusi, no n è
facile perché sono tante pagine scritte e tanti cal coli.
Ma esiste anche una relazione generale che
riassume in linguaggio non tecnico tutte le problem atiche
che sono state affrontate.
Per cui io invito, e sono a disposizione anche per
rispondere ai vari punti che chiaramente sono scrit ti, sono
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 230 -
approfonditi e che voi troverete.
Credo che se voi leggerete con attenzione tutto il
materiale sicuramente troverete anche una risposta.
Questa non è, diciamo così, riprovare un'attenta
lettura, ma sono molte tavole, sono molti concetti delicati
e difficili che richiedono sicuramente approfondime nto.
Quindi la risposta al Consigliere Putzu e anche al
Consigliere Cristo, la soluzione è stata una soluzi one molto
pensata, anche molto sofferta dal punto di vista de lla
scelta.
I dubbi sono delle persone intelligenti. Io faccio
il ricercatore e il ricercatore ha il senso del dub bio.
L'imprenditore no giustamente, deve produrre queste
bottigliette e decidere che quello è il modo miglio re per
produrle.
Il ricercatore pensa sempre che quella cosa non è
esattamente quella, ha idea che c'è un intervallo d i
confidenza nelle cose che dice, perché i fenomeni n aturali
sono così.
Però questo è per rassicurare sull'attenzione al
problema e sulla scelta della soluzione.
Era d'obbligo controllare queste due soluzioni,
anche se come dice il Consigliere Pizzadili non esi ste un
progetto del canale scolmatore, è esistita un'idea; noi
abbiamo fatto una fattibilità, esiste un modello de lle
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 231 -
quote, è possibile quantificare una soluzione di qu ello;
abbiamo dato al Comune, abbiamo dato all'agenzia de l
distretto argomento di cui discutere, perché senza quello
non avremmo potuto discutere.
E vi dico che quella soluzione, che anche a me
all'inizio piaceva di più perché era fuori, quando sono
andato a metterla sulla carta, quando ho visto dove
bisognava passare negli ultimi tratti, quando mi so no reso
conto di tutte le difficoltà, ve la sconsiglio, com e un buon
medico sconsiglia una terapia a un paziente. Poi il paziente
ha la sua libera scelta.
Ho risposto così anche il Presidente Sanna.
Una cosa volevo dire sulla riduzione delle aree a
rischio.
E' evidente che tutte le soluzioni che rispettano
le variabili di progetto, per ipotesi, perché rispe ttano le
variabili di progetto, annullano le aree a rischio.
Quindi annullano le aree H2, H3 e H4, perché le
acque non scorrono più sulle strade, perché quelle soluzioni
prevedono, qualunque esse siano, questo.
E' chiaro che io ho fatto vedere, avendo fatto una
divisione in lotti e forse questo ha creato anche
confusione, che facendo il primo lotto le estension i delle
aree giuridiche delle HI4 non cambiava moltissimo, seppure
cambiava di circa 80 o 90 ettari, che non è pochiss imo su
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 232 -
250. Sono tanti in area urbana, però non cambiava
tantissimo.
Ma cambiava la vera pericolosità e quindi io ho
apprezzato il discorso di molti.
C'è un Consigliere giovane che ha parlato e di cui
ho apprezzato questo senso di distinguere tra la
pericolosità effettiva e la pericolosità giuridica, che ha
anche un suo ruolo.
Oggi le norme dell'autorità di bacino sono queste.
Giovanni Tilocca prospettava la possibilità, potreb be
essere, alcune Regioni l'hanno fatto. Nel 2002 io h o
lavorato a un piano che aveva quest'idea a Genova, in
Regione Liguria.
La Regione Liguria si è trovata mappata da tutte
le aree della pianura con tiranti d'acqua esagerati .
Allora ha detto: ma possiamo diversificare queste
aree in funzione dei tiranti e della velocità.
L’hanno fatto, si è deregolamentato, adesso su
alcune zone sono ritornati indietro perché molti di questi
lavori, che tra l’altro mi sono anche tolto la sodd isfazione
di pubblicare su un giornale internazionale, sebben e una
consulenza ma di ampio respiro... trovate sul sito del
Dianese, sono sei corsi d’acqua, sembra un po’ Olbi a da
questo punto di vista la zona di Diano Marina a ove st di
Genova vicino ad Imperia, in questa cosa hanno fatt o un po’
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 233 -
marcia indietro.
Ovviamente quando non sono studiati con molta
attenzione questi lavori producono degli errori, pe rché
oltre alla portata di progetto c’è il volume.
Allora uno potrebbe dire: ma qual è la variabile
di progetto che devo fare per disegnare un’area cri tica di
allagamento? È diverso da quello di segnare un cana le.
C’è un mondo dietro, credetemi, ma per questo c’è
chi studia queste cose.
Per quanto riguarda la giusta osservazione sempre
del Consigliere Putzu, messa un po’ in dubbio dalle
affermazioni del Consigliere Pizzadili, sull’effica cia delle
casse di laminazione perché piccole rispetto al vol ume che
cade sul bacino, devo ricordare che non va confusa quella
che è la portata con il volume, non vanno fatti que sti conti
così brutalmente, vanno seguiti con le dovute caute le.
Cioè la vasca di laminazione, che in questo caso
non è altro che una specie di area verde che si int asa di
tanto in tanta, fa da ammortizzatore, invasa il vol ume, ma
mentre invasa l’acqua esce con la portata che perme tte il
canale.
È sbagliato calcolarla come un volume chiuso dove
l’acqua non esce, moltiplicando la pioggia, che tra l’altro
è la pioggia delle 24 ore per tutta l’area del baci no, non è
una diga, è sbagliato il concetto, si confonde il v olume con
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 234 -
la portata, ossia un valore volumetrico con un flus so.
Un volume diviso il tempo non è il volume, è
diverso.
Questo per tranquillizzarla, ma anche per dire di
stare attenti per piacere a non assumere delle conc lusioni
sbagliando le definizioni di base dell’idraulica e
dell’idrologia, perché questo poi crea confusione.
Un’altra cosa a cui invece mi fa piacere
rispondere e chiarire all’assemblea anche a seguito delle
critiche, perché francamente sono sembrate anche a me un po’
così ma sono del tutto lecite e anche giuste.
Consigliere Pizzadili, anche io sono sanguigno
come te e quando uno è sanguigno in senso buono, ci oè
risponde con pathos, lo fa con la massima buona fed e, te ne
do atto, però non hai colto una cosa delicata che s iamo
riusciti a portare proprio per non stravolgere la c ittà, che
il distretto ci ha approvato: cioè quel combinato d isposto
di mitigazione del rischio fatto in parte con l’all argamento
del canale, ma in parte anche con il volume della c assa.
E’ l’insieme di quelle due opere che toglie tutte
le aree di mitigazione solo sui due canali.
Quindi non è che da una parte abbiamo fatto 200 e
da un’altra parte 50 perché ci girava la testa così , per
imbrogliare le carte, assolutamente no.
L’opera di difesa del Seligheddu e del San Nicola
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 235 -
è la somma degli effetti delle due cose.
È evidente che siccome non è lineare, cioè la
portata con 50 anni di tempo di ritorno è circa 100 /120
metri cubi sul San Nicola, quella duecentennale è 2 50.
Cioè la differenza tra 50 e 200 in termini di
tempo di ritorno non è la stessa in termini di port ata,
quindi la vasca è un piccolo volume che assorbe que lla parte
per far portare a 200 anni l’insieme dell’opera.
Portare a 200 anni l’insieme dell’opera significa
che l’area a rischio, anche la H2 va via.
Quindi la città è salvaguardata, tutte le aree
spariscono.
Quello che ho cercato di dire è che facendo questi
lotti, perché purtroppo non abbiamo la bacchetta ma gica per
fare tutto in un momento, c’è un tempo di realizzaz ione e in
queste fasi di realizzazione si svincolano poco a p oco delle
aree.
Ma - e questa è una scelta di coscienza e ritorno
al cuore in mano – avrebbe avuto senso non pensare di
togliere quelle situazioni di sicuro rischio, tipo quei
ponticelli distrutti, quel tombino che ci sta al Pa ule Longa
che poi ha portato l’acqua alla scuola Maria Rocca.
Quella situazione anche il distretto l’ha
sofferta, perché ci hanno detto: tu ci stai chieden do di
autorizzare interventi che in realtà non sono a nor ma,
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 236 -
perché all’inizio quelli non sono a norma a 200 ann i, sono a
norma solo quando li vedi nel combinato disposto di tutta
l’opera.
Però si sono convinti perché hanno visto che
dietro c’è un piano e hanno chiesto al Comune l’imp egno al
vincolo delle aree, ecco l’importanza di assumere q uesto
progetto, perché in questo modo loro riescono ad au torizzare
perché sono all’interno di un piano, di una terapia
completa, per usare un termine medico.
Questa era una cosa che mi faceva piacere dire.
Sono contento che questo lavoro abbia aiutato la
protezione civile perché, come ho detto, quello è
l’intervento zero.
Ho apprezzato molto il suo intervento Assessore
Russu, senza plageria, perché è stato un intervento preciso
e perché dice le cose che anche io vado dicendo non solo
dalla cattedra agli studenti.
È un insieme di operazioni di buon senso, una per
esempio: il divieto di sosta lungo i corsi d’acqua dove –
come vi ricordate dalle immagini che vi ho fatto ve dere - la
velocità della corrente che esonda è più forte di s trade
dove stanno più lontane, è anche intuitivo.
Se voi mettete il divieto di sosta quando c’è
l’allerta meteo, è un piccolo fastidio per la popol azione,
ma rispetto al pericolo, al danno che voi eliminate è un
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 237 -
intervento che non costa niente o quasi niente.
Quando si parla di buon senso si parla di costi di
intervento rispetto a quello che si pagherebbe in c aso di
mancato allarme.
Cioè quelle scene di Genova, della gente che corre
a prendersi la propria macchina già circondata dall ’acqua,
la macchina è un bidone, galleggia per la spinta di
Archimede e quindi crea doppio danno e questo si co nosce già
dall’alluvione di Firenze del 66, dove le macchine – c’erano
già allora – si incastrano nelle piccole stradine d i Firenze
e fanno diga, fanno alzare i livelli, quindi i live lli più
alti maggioreranno.
C’è anche un rischio indiretto: la gente corre a
prendersi la macchina e quanta gente rimane nella m acchina,
soprattutto in queste macchine moderne dove, mi ins egnate,
essendo tutte elettriche le cose si blocca e quindi voi vi
trovate nell’acqua e non riuscite più ad aprire la porta.
Prima ci voleva la calma che ci voleva, però
aprivi il finestrino, compensavi la pressione a des tra e a
sinistra e riuscivi ad uscire.
Oggi con l’elettronica, bello il finestrino
elettrico però forse in macchina ci vorrebbe la pic cozza da
geologo in questo caso e ci vuole anche il sangue f reddo per
farlo!
Volevo solo rispondere al Consigliere Carzedda. Il
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 238 -
discorso della partecipazione è importantissimo, pe rò la
partecipazione va fatta in diversi livelli, prima v a fatta
una partecipazione tra saggi, tra persone che parla no e
conoscono il problema.
Se io vado a parlare con uno che non conosce
l’idraulica, sarà tanto bravo in altre cose, si ris chia che
la soluzione è il non fare nulla.
La partecipazione è che invocata dalla
legislazione europea... queste cose mi sembravano d elle
osservazioni che volessero mettere in dubbio.
La partecipazione comincia da adesso, nel momento
che questo lavoro in qualche modo viene ufficializz ato.
Si dirà: questo è giusto, questo no, la cura però
non cambia, la cura è quella, ve lo dico con il cuo re in
mano.
Le domande sono state molto più articolate, io le
ho ridotte vista l’ora tarda, però se ci sono delle cose a
cui non ho risposto fatemelo presente.
PRESIDENTE
È stato chiarissimo.
La parola al Dottor Giovanni Tilocca.
DOTTOR TILOCCA
Prendo un minuto per dire due cose, la prima al
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 239 -
Presidente del Consiglio: questi professionisti son o
convinti che l’urbanizzazione c’entri.
Magari non c’entra la casa direttamente, ma la
viabilità in conseguenza, è un dato di fatto, l’ha
dimostrato lui con il modello.
PRESIDENTE
E gli anni del PPR?
DOTTOR TILOCCA
Ne possiamo discutere, io ho fatto anche l’esempio
delle canne non a caso, ci sono tante cose su quel tema.
La seconda cosa è: canali di gronda o no. Come
diceva lui noi vi consigliamo questo, soffertissimo
programma, tra parentesi non pensiate che non ci si a
dialettica tra di noi, ci sono confronti, vedute di verse,
due impostazioni anche che in qualche modo divengon o
complementari ma che partono da modi di operare div ersi: io
sono sul campo e professor Mancini è la matematica.
Se si compendiano queste due cose è meglio.
Alla fine quello che possiamo dirvi è che l’ADIS e
l’Assessorato ai Lavori Pubblici sul tema del canal e di
gronda si sono pronunciati e ci hanno detto in modo assai
esplicito, almeno nell’ambito delle discussioni che
facciamo, che quelle sono soluzioni che loro non
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 240 -
finanzierebbero.
PRESIDENTE
Una precisazione dall’ingegner Azzena.
INGEGNERE AZZENA
Intervengo per rispondere ad uno dei quesiti posti
dal Consigliere Fois: perché mancano le frazioni.
Le frazioni non sono state oggetto di questa parte
dello studio. Questa si è riferita all’ambito urban o della
città di Olbia e all’ambito periurbano.
La frazione di Pittulongu è già stata oggetto di
uno studio che è stato approvato come Art. 8 comma 2, il
cosiddetto studio di maggior dettaglio nel 2013
dall’autorità di bacino, abbiamo tre anni di tempo dal 2013
per fare la procedura di variante al PAI, mentre le altre
frazioni sono in fase di studio e verranno presenta te
successivamente.
Non inficiano questo percorso, avranno un percorso
separato che potrà anche sovrapporsi, però diciamo che
questo era quello assolutamente più urgente.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Spano per dichiarazioni
di voto.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 241 -
CONSIGLIERE SPANO GIORGIO
Avremmo potuto procedere direttamente con il voto,
ma io ritengo che sia utile, visto che c’è stato qu alche
piccolo tentennamento in aula consiliare, esprimere le
ragioni che ci portano a dire che intanto vogliamo votare,
le ragioni che ci portano ad esprimere in un certo modo il
nostro voto.
Abbiamo assistito ad una relazione che ha delle
basi solide che scaturiscono da un’analisi di detta glio dei
fenomeni, che certamente non è stata fatta mai prim a d’oggi,
quanto meno non è mai stata fatta in questo modo.
Si parla della nostra città, una città che è
cresciuta in fretta in periodi in cui non c’erano c ertamente
gli studi che si fanno oggi, in tempi nei quali
probabilmente non c’era questa attenzione nei confr onti di
un tema così importante come quello della pericolos ità
idraulica.
È vero che è una città cresciuta male, senza
programmazione, ma è anche vero che probabilmente c hi l’ha
fatta crescere in quegli anni non aveva proprio la
conoscenza neanche tecnica della pericolosità
dell’edificazione in determinati luoghi.
Non è vero che sono state allagate soltanto le
case vicine ai canali, perché l’onda di piena è and ata fino
a 200 metri dai canali, per cui pensare che a 200 m etri dal
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 242 -
canale ancora non si è sicuri, allora dovremmo cost ruire le
città soltanto in collina.
Sono rimasto colpito però da un fatto: nella
simulazione dell’evento che è stata presentata dal professor
Mancini, in una prima simulazione le aree di allaga mento
risultavano notevolmente inferiori a quelle che si sono
effettivamente allagate il 18 novembre.
Ci si chiedeva come mai il modello dava quel
risultato, rispetto invece ad una realtà che dava u n
risultato completamente diverso.
È stato detto: abbiamo provato a togliere i ponti
che si interrompono e abbiamo già visto che la simu lazione
dava effetti completamente diversi.
Da qui mi viene da pensare che evidentemente la
ragione principale, forse quella che potrebbe porta re ad una
mitigazione maggiore del rischio, è proprio quella relativa
a tutte le opere, ma in particolar modo ai ponti ch e
costituiscono ostacolo per il deflusso normale dell e acque.
Anche da testimonianze dei cittadini che, come me
molte volte prima ancora dell’alluvione spesso vann o sui
canali per capire se ci sono pericoli, perché ci so no
persone che noi conosciamo, anche familiari, che ab itano
purtroppo in quelle zone, io spesso sono andato a v edere e
da testimonianze delle persone sappiamo che la magg ior parte
delle esondazioni sono dovute proprio al fatto che i ponti
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 243 -
si tappano.
Mi raccontava l’altro giorno una persona che abita
lì nel quartiere di Isticareddu, che qualche tempo fa c’è
stata una piccola esondazione, il ponte era complet amente
tappato e a tappo del ponte c’era una mucca.
A volte non parliamo di alberi, di tronchi, ma è
sufficiente anche che un animale dalla campagna ven ga
trascinato che già può costituire un problema, perc hé con le
sezioni dei ponti che abbiamo visto basta una mucca ...
PRESIDENTE
Anche quella del PPR, la mucca sicuramente.
CONSIGLIERE SPANO GIORGIO
Mi viene da pensare che gli interventi prioritari
debbano essere soprattutto nell’attuale situazione rivolti
al miglioramento di quelle infrastrutture che sono
soprattutto date dai ponti, perché sono ad oggi la ragione
principale che ha causato i danni maggiori.
Poi ovviamente ci saranno anche le sezioni dei
canali e poi c’è tutto il resto, ma se tanto mi dà tanto, se
da una simulazioni a ponti liberi non sarebbe succe sso tutto
questo disastro è evidente che nei ponti risiede la causa
principale del problema.
C’è un altro aspetto sul quale io vorrei
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 244 -
soffermarmi: questa differenza tra la pericolosità effettiva
e la pericolosità giuridica.
Questo è un aspetto a mio avviso interessante,
perché la pericolosità cosiddetta giuridica corrisp onde ad
un’ipotesi di rischio che però determina un vincolo
urbanistico di totale inedificabilità.
Mi riferisco a tutte quelle zone che poi
diventeranno zone a rischio HI4, che sono considera te nella
scala del rischio la scala più pericolosa, cioè que lla che
mette a rischio le vite umane, sapendo bene che que lle zone
non hanno il rischio effettivo, ma si tratta di un rischio
giuridico, perché ci sono abitazioni che non sono n eanche
state toccate dall’acqua, che da quella simulazione
giuridicamente sono classificabili HI4, ma di fatto sono
case che vanno all’asciutto.
Cos’è che dovremmo puntare? Il problema quale
sarà? Non tanto che si debbano edificare delle zone a
rischio, ma noi stiamo parlando di zone che sono gi à
edificate e ci sono due soluzioni: o quelle case le
abbattiamo e troviamo i soldi per costruirle altrov e,
altrimenti dobbiamo trovare il sistema perché in qu elle case
si possa continuare a vivere e si possano anche far e degli
interventi all’interno di quelle case.
Si era parlato tempo fa della possibilità di
consentire ad alcune abitazioni che potessero magar i
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 245 -
delocalizzare dai piani terra fino ai piani superio ri e
questo secondo me è un modo per mettere la gente in salvo.
Dire che assolutamente si vieta tutto significa
volersi trincerare dietro una non assunzione di
responsabilità: tu lì comunque non fai niente, comu nque
vadano le cose, perché questo ti mette in salvo.
Non è così! E’ probabile che se una famiglia non
ha una camera da letto al piano superiore in una zo na che
potenzialmente è a rischio, è a mio avviso utile ch e possa
magari, non potendosi trasferire altrove, edificare una o
due camere al piano superiore, magari dismettendo l e camere
al piano terra, che saranno destinate a parcheggio o non so
a cos’altro e in questo modo dare delle risposte.
Si può fare perché lo prevedono anche delle norme
del Pai e lo dovremo prevedere anche noi.
Io credo che ci debba essere nell’imposizione del
vincolo, valutato il rischio, anche una certa gradu alità di
intervento.
Non sto parlando del fatto che si debba edificare
nelle zone a rischio, perché questo sarebbe da foll i, ma sto
parlando del fatto che bisogna ottimizzare delle co struzioni
che comunque ci sono, ottimizzare il tipo di interv ento che
sia sempre rivolto non all’edificazione o agli ampl iamenti,
ma semplicemente alla messa in sicurezza, che non s empre
coincide con il fatto che non si può fare nulla.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 246 -
Ci sono esempi di persone che vogliono chiudere la
porta, che vogliono chiudersi nella zona dove arriv a
l’acqua, ma non possono fare nessun tipo di interve nto oggi,
neanche un muretto, perché per costruire un muretto alto 90
centimetri, non dico nei limiti del canale, proprio nel
proprio lotto in una zona HI4 si deve fare un proge tto, fino
a quando non sarà approvato questo, di compatibilit à
idrogeologica.
Comunque è necessario che ci si soffermi su questi
aspetti e lo si dovrà fare subito, lo dico a chi an drà
all’autorità di bacino perché valuti questo aspetto , lo
faccio ai colleghi Consiglieri perché quando andrem o ad
approvare mi auguro, comunque ad esaminare i piani
urbanistici comunali si considerino questi aspetti, perché
non si può più pensare di programmare la città in m aniera
uniforme.
Una zona B in una zona alluvionale va trattata
diversamente da una zona B senza rischio.
Questi argomenti quindi dovremo riprenderli.
Io credo che si debba procedere comunque alla
votazione di questa proposta perché possa proseguir e il
proprio cammino, andare a Cagliari e ricevere, come è
dovuto, la relativa approvazione da parte degli ent i
competenti.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 247 -
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Pizzadili sull’ordine dei
lavori.
CONSIGLIERE PIZZADILI
Relativamente al punto 4 all’ordine del giorno
Proposta N. 123, avente ad oggetto: “approvazione s tudio di
variante al piano di assetto idrogeologico e studio del
quadro delle opere di mitigazione del rischio idrau lico nel
territorio di Olbia si procederà con il seguente or dine dei
lavori: nella prima seduta verrà illustrato l’argom ento e
forniti i chiarimenti al Consiglio Comunale; nella seduta di
prosecuzione si procederà con la valutazione del
provvedimento. Firmato il Presidente del Consiglio” .
Questo è quanto abbiamo stabilito l’altro giorno
nella Conferenza dei Capigruppo.
I Consiglieri assenti sanno che è domani la
prosecuzione della discussione e della votazione di questo
argomento.
Lei Presidente non può fare diversamente, non è
che oggi cambia quanto già disposto e concordato co n tutti i
Capigruppo.
PRESIDENTE
Oggi è già domani, mancano un paio di minuti.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 248 -
CONSIGLIERE PIZZADILI
Quindi lei sta contravvenendo a quanto...
PRESIDENTE
No, io ho detto altre cose a chi è andato via, che
poteva essere così non che doveva essere. Legga ben e.
CONSIGLIERE PIZZADILI
“Comunico inoltre che relativamente al punto 4
dell’ordine del giorno etc. si procederà con il seg uente
ordine dei lavori: nella prima seduta verrà illustr ato
l’argomento e forniti i chiarimenti e nella seduta di
prosecuzione – cioè domani perché c’è scritto prima - si
procederà alla votazione del provvedimento”, perché il
Consiglio è convocato anche per domani.
PRESIDENTE
La parola al Consigliere Ricciu.
CONSIGLIERE RICCIU
Io credo che comunque la discussione fatta ci
abbia permesso di discutere un argomento importanti ssimo,
l’abbiamo ribadito tutti, forse uno degli argomenti più
importanti e purtroppo di necessità dobbiamo far vi rtù.
Credo comunque che questa approvazione debba
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 249 -
essere spiegata alla città; abbiamo corso tanto per ché era
necessario dare una risposta e siamo d’accordo, mi riferisco
anche all’Assessore Careddu, però io credo che sia
necessario che la città sappia esattamente cosa sti amo
facendo e perché lo stiamo facendo.
Non è assolutamente collegato il discorso che
un’Amministrazione faccia una scelta così important e, dal
fatto che la città sappia il perché di questa scelt a, quindi
è fondamentale che il Sindaco, l’Assessore all’Urba nistica,
gli Assessori che hanno partecipato da domani evide nzino e
spieghino perfettamente il perché di questa scelta, del
fatto che siamo stati condizionati a questa scelta.
E’ innegabile che la città rispetto ad una
pianificazione futura subirà delle modificazioni, è
assolutamente innegabile perché purtroppo non sarem o pronti
con i soldi e con gli investimenti per ridurre il r ischio
idrogeologico che noi ricerchiamo con questo docume nto, con
questa approvazione.
Quindi, ripeto, lascio al Sindaco e alla Giunta, a
chi di competenza da domani la necessità di dover s piegare
alla città il perché questo voto e questa impostazi one
rispetto alle possibilità in campo.
Per quanto ci riguarda siamo assolutamente
d’accordo a votare e voteremo chiaramente come grup po del PD
favorevolmente il documento.
a cura dell’ I.D.N. S.n.c.
- 250 -
PRESIDENTE
La ringrazio Consigliere Ricciu, tuttavia devo
dare atto che relativamente al punto 4 all’ordine d el giorno
effettivamente è precisato nella convocazione, quin di
l’unica possibilità che potessimo votare oggi quest o ordine
del giorno è che avessimo esaurito tutti i punti de l
Consiglio.
Siccome questo non è possibile e dobbiamo chiudere
i lavori prima della mezzanotte, in ossequio a quan to ho
scritto nella convocazione del Consiglio Comunale, la
votazione si terrà domani.
Quindi il Consiglio è convocato per domani alle 15
e 30.
LA SEDUTA È SCIOLTA
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