russia 2 · ufficio del servizio federale di ... l’aura da polo culturale di primissimo livello...
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Informazioni generali:
DURATA DEL VIAGGIO: 15 – 16 giorni.
PERIODO DEL VIAGGIO CONSIGLIATO: Maggio – Settembre.
COME ARRIVARE DALL’ITALIA: In aereo. Consigliamo di adoperare sia per l’andata che per il
ritorno lo scalo aeroportuale di San Pietroburgo.
FUSO ORARIO: + 2 ore rispetto all’Italia.
DOCUMENTI NECESSARI: Passaporto con validità residua di almeno 6 mesi e visto
obbligatorio da fare precedentemente all’arrivo per l’ingresso
in Russia. All’arrivo in Russia si deve compilare la Carta di
Immigrazione che deve essere vidimata entro 7 giorni da un
Ufficio del Servizio Federale di Immigrazione (UFMS).
PATENTE RICHIESTA: Patente Italiana accompagnata da Patente Internazionale con
obbligo di assicurazione a breve termine presso l’agenzia
Ingosstrakh.
RISCHI SICUREZZA E SANITARI: Nessuno.
MONETA: Rublo Russo.
TASSO DI CAMBIO: 1 € = 67, 58 Rubli Russi.
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Descrizione del viaggio:
1° - 2° - 3° - 4° - 5° - 6° - 7° - 8° giorno: SAN PIETROBURGO
Maestosa, regale, stoica, dinamica, il gioiello della Russia settentrionale brilla incontrastato di una luce sfavillante sulle sponde del Baltico
dalla sua fondazione avvenuta nel 1703 per volere di Pietro il Grande che l’ha letteralmente plasmata in modo tale da farne una sorta di
straordinario museo a cielo aperto che rispecchiasse il potere e la gloria della Russia zarista. Palazzi monumentali del ‘700 e dell’800 si
susseguono senza soluzione di continuità lungo l’articolato sistema di canali che percorrono le varie isolette poste alla foce del fiume Neva
verso il Golfo di Finlandia e sono davvero moltissimi i musei, a partire dal sontuoso Ermitage, che impreziosiscono il panorama urbano.
L’aura da polo culturale di primissimo livello in terra russa è davvero un tratto distintivo di San Pietroburgo: basti pensare che la città diede
i natali tra gli altri a geni della letteratura come Dostoevskij o visionari della musica come Rachmaninoff e che qui nacque la tradizione del
balletto tradizionale russo, uno dei tratti più iconici del folklore locale. Anche se la città dovette sopportare ben 872 giorni (tra il 1941 e il
1944) un tremendo assedio da parte dell’esercito nazista che la flagellò con bombardamenti a tappeto, la costrinse alla fame (portando alla
morte per inedia migliaia di persone che furono persino indotte a atti di cannibalismo per sopravvivere) e ne intaccò l’anima nel profondo, in
seguito al crollo del regime comunista San Pietroburgo si è aperta con prepotenza al mondo occidentale e alle attività turistiche divenendo in
breve grazie alla sua offerta il luogo, come Mosca, più visitato di tutta la nazione russa. Oggi il centro cittadino è zeppo di ristorazioni di alto
livello, una miriade di vibranti locali notturni e la dinamicità è uno degli elementi costitutivi del posto, e non tarderete a captare questa
accezione passeggiando per le sue strade. Parallelamente a ciò tuttavia sussistono ancora ataviche problematiche nella metropoli come una
corruzione dilagante nel panorama politico, periferie squallide e una certa dose di inquinamento atmosferico e dell’acqua potabile
(consumatela con circospezione se proprio vorrete) dovuta all’incuria della popolazione verso questi temi ma questo in fin dei conti non
scalfisce l’impressione regale che dona al viaggiatore San Pietroburgo. La metropoli della Russia settentrionale è infine un luogo assai
vivace anche per quanto concerne l’organizzazione di festival di alto livello che impreziosiscono il calendario locale: tra questi immancabili
sono il Festival Mariinsky della Danza in febbraio, tra i più apprezzati in tema a livello internazionale, la Festa del Lavoro del 1° maggio con
parate in stile sovietico lungo Nevsky Prospekt, la parata della Giornata della Vittoria sui nazisti del 9 maggio lungo il medesimo asse
stradale, i festeggiamenti per la fondazione della città del 27 maggio con diversi eventi goliardici e istituzionali disseminati lungo le strade e
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il Festival Artistico delle Notti Bianche (maggio – luglio) con diverse rappresentazioni teatrali e colte sia presso il Teatro Mariinsky che
l’Ermitage e che offre la possibilità di scatenarsi in memorabili serate all’insegna degli eccessi per le vie di San Pietroburgo (ricordatevi solo
durante queste vostre performance di tenere bene a mente gli orari notturni in cui i ponti sulla Neva e tra le varie isole della città vengono
tenuti alzati per permettere il traffico navale sui corsi d’acqua, altrimenti dovrete inevitabilmente attendere il mattino successivo per fare
rientro alla vostra location!).
Se dovessimo indicare un monumento identificativo di San Pietroburgo non potremmo che citare (e senza alcuna esitazione) il
mirabolante Palazzo d’Inverno che ospita il Museo Ermitage , vero emblema della metropoli russa settentrionale. Il Palazzo venne
commissionato all’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli nel 1754 dall’imperatrice Elisabetta e consta di ben 117 scalinate pompose
che permettono di accedere a 1057 sale ideate dapprima in foggia barocca, ma poi riviste in chiave stile impero per volere di Caterina
la Grande nel secolo successivo. Questa enorme dimora fu la residenza degli Zar russi fino al 1917 e si compone di due parti
interconnesse: il Piccolo Ermitage, la sezione più antica, che venne ideata come luogo di ritiro per Caterina la Grande e per iniziare
ad accogliere l’infinità collezione di opere d’arte raccolte durante la sua esistenza da Pietro il Grande e il Grande Ermitage che va
dalle sponde della Neva fino all’addizione voluta da Nicola II che si protende verso Millionnaya Ulitsa edificata per avere più spazio
a disposizione per esporre lo sconfinato ammontare di opere delle collezioni del museo. Iniziata sotto l’egida di Caterina la Grande
questa immane concentrazione di tesori artistici crebbe man mano negli anni, specialmente nel periodo postrivoluzionario durante il
quale lo stato confiscò a moltissimi privati le proprie collezioni, e divenne un museo aperto al pubblico già nel lontano 1852. Oggi
l’Ermitage è uno dei principali poli museali del mondo e sebbene esponga solo un ventesimo delle collezioni che possiede per una
visita anche sommaria merita di dedicargli quasi un’intera giornata del vostro viaggio. Per evitare inutili perdite di tempo è d’obbligo
però organizzarsi per tempo acquistando anticipatamente i biglietti di ingresso sul sito internet del museo. L’ingresso per i visitatori
avviene dal Palazzo d’Inverno e immediatamente sarete convogliati in un percorso ad anello antiorario che inizia percorrendo ben 33
saloni dedicati ai reperti preistorici rinvenuti in terra di Russia comprendenti petroglifi provenienti dal Lago Onega, manufatti della
cultura Scitica che fiorì tra il 700 e il 200 a.C., tumuli funerari con uomini e cavalli mummificati provenienti dai Monti Altaj e pezzi di
oreficeria sarmata. Le sale dalla 34 alla 99 approfondiscono invece gli usi, i costumi e le vette artistiche raggiunte delle popolazioni
che risedettero nell’Oriente Russo del passato ma fungono quasi da ideale anticipazione alla favolosa sala 100 nella quale sono stati
raggruppati i reperti risalenti all’antico Egitto rinvenuti nel corso dei secoli dagli egittologi russi nel corso delle loro campagne di
scavo. Da questa sala si accede quindi al primo piano del Piccolo e del Grande Ermitage dedicato all’esposizione delle opere di
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risalenti alla cultura classica antica romana e greca e comprendente il grandioso Vaso Kolyvanskaya in diaspro rivenuto decenni or
sono in Siberia. Percorrendo lo Scalone Jordan meravigliosamente rimasto fedele all’originale disegnato da Bartolomeo Rastrelli nel
‘700 accedete quindi al secondo piano del Palazzo d’Inverno dove inizierete ad apprezzare i tesori che fanno parte della pinacoteca
dell’Ermitage: dopo anni in cui vennero nascosti per evitare di cadere nelle mani nemiche dei tedeschi oggi potrete ammirare tele di
maestri come Degas, Picasso, Renoir, Cézanne, Matisse. L’ala del Palazzo d’Inverno in cui vi troverete (posta in fronte alla Neva) ha
in serbo per voi quindi alcune delle sale più straordinarie dell’intero palazzo come la 152 zeppa di monili del barocco moscovita, la
Sala della Malachite nella quale oltre due tonnellate di questa pietra dono state utilizzate per creare un’atmosfera composta da
colonne, coppe e vasi che splendono del colore verde intenso del minerale, nonché la Sala dei Concerti con l’adiacente Sala di Nicola
che venero utilizzate per i ricevimenti sfarzosi e ufficiali degli Zar nel passato.
Tre immagini simbolo dell’Ermitage: la facciata principale del Palazzo d’Inverno costituita da un alternanza ordinata di tonalità
candide e smeraldine con inserzioni dorate, quindi la fastosa Sala dei Concerti e lo Scalone Jordan, due degli ambienti interni più
grandiosi dello splendido palazzo zarista settecentesco.
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L’ala sud del palazzo è invece composta dalla Petrovskaya Galeria, ossia la sezione dell’edificio che fu dimora di Pietro il Grande
comprendente diversi oggetti appartenuti al glorioso monarca e statue commemorative e funge da raccordo verso l’ala est che è un
susseguirsi di spazi minori consacrati all’arte francese e inglese dell’800 con alcuni mirabili quadri di Reynolds e Gainsborough.
Decisamente più di impatto visivo è invece la porzione del Palazzo di Inverno collocata in prossimità del Piccolo Ermitage dove si
trovano la Sala di Pietro il Grande nella quale ammirerete il suo trono in quercia e argento, la vasta Sala degli Stemmi ricolma di
gioielli provenienti dall’Europa occidentale, la severa Galleria del 1812 adorna di 332 ritratti di condottieri zaristi che guidano le
truppe russe alle guerre napoleoniche e la Sala di San Giorgio che converge sul secondo piano del Piccolo Ermitage. In questa
sezione immancabile è la Sala del Padiglione, sfavillante camera colonnata abbellita con fastosi lampadari e l’Orologio del Pavone,
una delizia dell’orologeria. Da qui si accede inoltre ai giardini pensili voluti appositamente da Caterina la Grande. Una volta
percorso anche questo spazio potrete quindi accedere la secondo piano del Grande Ermitage annunciato dalla sala 206 che appare
come una profusione di marmi, malachite e vetro da cui inizia la sfilata di capolavori di arte italiana. L’ala ovest è un vero trionfo di
grandi maestri fiorentini, toscani e veneziani comprendenti tele del Beato Angelico, del Perugino, di Leonardo da Vinci (Madonna
Benois e Madonna Litta), del Giorgione (Giuditta), di Tiziano (Ritratto di Giovane Donna, La Fuga) e di Paolo Veronese
(Compianto). La collezione di opere italiche prosegue tra le sale 226 e 238 con copie degli affreschi della loggia vaticana operati dal
Raffaello, l’unica opera scultorea in terra russa di Michelangelo e quadri del Canaletto, di Tintoretto e del Tiepolo. Sempre in questo
piano del Grande Ermitage si concentrano poi gli elementi clou delle collezioni inerenti all’arte fiamminga e olandese in possesso del
museo con lavori di Rubens, Van Dyck, Hals, Bol e ben 26 quadri di Rembrandt (Il Sacrificio di Abramo e Isacco, Danae e La Sacra
Famiglia). Per concludere la lunga ma appagante visita all’Ermitage accedete infine al terzo e ultimo piano del Palazzo d’Inverno che
raccolgono le massime espressioni presenti dell’arte francese come sculture di Rodin, tele di Gauguin, Van Gogh, Monet, Pissarro,
Corot e Courbet, due sale (348 e 349) interamente dedicate al genio di Picasso (La bevitrice di Assenzio) fino a sfociare in sale in cui
si esprimono le forme artistiche di paesi esotici come il Tibet, l’Indonesia, la Mongolia e l’India.
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Alcune tra le sezioni e le opere più magnificenti custoditi dentro l’immenso museo dell’Ermitage: la Madonna Litta dipinta da
Leonardo da Vinci, la copia delle logge vaticane elaborate secondo i disegni originali di Raffaello e la Bevitrice di Assenzio, tela tra
le più famose della carriera di Pablo Picasso.
Una volta conclusa la visita al Palazzo d’Inverno e all’Ermitage (che inevitabilmente di occuperà buona parte della giornata) potrete
dedicare il tempo rimanente di questa prima sontuosa giornata a San Pietroburgo ad esplorarne il cuore storico adiacente. La
monumentale Dvortsovaya Ploshchad è una delle piazze più grandiose di tutta la Russia dominata su un lato dal Palazzo d’Inverno,
sull’altro dall’arcuato profilo dell’ottocentesco Palazzo dello Stato Maggiore disegnato dall’architetto italiano Carlo Rossi (1819-
1829) comprendente l’incastonato Arco di Trionfo che commemora la vittoria ottenuta sulle truppe napoleoniche nel 1812 e
caratterizzata al suo centro dall’imponente Colonna di Alessandro un monolito in granito rosa alto 48m (il più grande al mondo del
suo genere) che ricorda le gesta dello zar Alessandro I. Proprio qui poi nel 1905 si consumò uno degli episodi chiave della rivoluzione
russa: truppe zariste aprirono il fuoco nei confronti di una folla intenta in una protesta pacifica contro lo status quo dell’epoca e diede
fuoco alle polveri della rivolta successiva culminata con la presa nel 1917del Palazzo d’Inverno durante la Rivoluzione di Ottobre. Da
Dvortsovaya Ploshchad volgendo lo sguardo a ovest non potrete non cogliere la guglia dorata dell’Ammiragliato, punto di riferimento
dominante di tutta San Pietroburgo, nonché sede storica della marina russa dal 1711 al 1917 e oggi maggior scuola navale della città.
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Tra colonne bianche e statue che lo decorano è uno degli esempi più fulgidi dello stile imperiale zarista dell’800. Percorrendo tutto il
camminamento antistante l’Ammiragliato entrerete quindi in Ploshchad Dekabristov che prende il nome dalla sollevazione dei
decabristi del 1825, prima manifestazione di ribellione al potere zarista della storia russa. L’elemento saliente di questo spazio urano
è indubbiamente la statua denominata Cavaliere di Bronzo posta in vista del corso del fiume Neva che ritrae Pietro il Grande che
impenna il suo destriero davanti a un serpente, simbolo di tradimento. Per farsi un’idea dell’imponenza dell’opera scultorea basti
pensare che il francese Etienne Falconet che la realizzò impiegò ben 12 anni di lavori per ultimarla (1766-1778). Raggiungendo le
sponde della Neva potrete quindi compiere romantiche e interessanti passeggiate lungo Angilskaja Nabereznaja (il Lungofiume degli
Inglesi) oggi pieno di negozi e di vita ma che nel ‘700 era sede della più numerosa colonia di mercanti inglesi del luogo. A
conclusione della giornata vi consigliamo infine di riportarvi in Ploshchad Dekabristov e inoltrarvi nella sua ideale prosecuzione:
Isaakievskaja Ploshchad che deve il nome alla sua centrale Cattedrale di Sant’Isacco. Anche questo imponente monumento religioso,
gigantesco nelle dimensioni ma slanciato nelle proporzioni, è dominato da una svettante cupola dorata ma è sicuramente
l’incredibilmente sfarzoso interno a collocarla di diritto tra i monumenti più memorabili di San Pietroburgo. Costruita tra il 1818 e il
1858 per volere dello zar Alessandro I fu un vero inno alla gloria della Russia zarista tanto che vennero utilizzati ben 24.000 robusti
tronchi di albero per erigere le sue fondamenta sul terreno paludoso originario e costruite linee ferroviarie e navi speciali per
trasportare qui il granito necessario alla sua costruzione dalla Finlandia. L’interno che si sviluppa su 4000m2 e che può contenere
fino a 14.000 persone è come predetto un vero trionfo di marmi, ori e bronzi, culminanti nell’iconostasi tempestata di lapislazzuli,
malachite e mosaici. Da non mancare è poi la salita al colonnato della cupola della cattedrale da cui si apre uno dei panorami aerei
più strabilianti e memorabili su tutta San Pietroburgo.
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La vastissima e solenne Dvortsovaya Ploshchad così come appare dalle finestre del Palazzo d’Inverno e sulla quale si scorgono
l’imperiosa Colonna di Alessandro al centro e il Palazzo dello Stato Maggiore con l’Arco di Trionfo sullo sfondo. Quindi la sagoma
contraddistinta dall’alta cupola dorata e i meravigliosi e ricchissimi interni della Cattedrale di Sant’Isacco.
La seconda giornata di stanza a San Pietroburgo è utile per completarne la visita del centro storico, un vasto quartiere che si irradia
concentricamente a est del Palazzo d’Inverno e che trova senza ombra di dubbio il suo asse portante in Nevsky Prospekt una
imperiosa strada reale lunga 4km che collega l’Ammiragliato al Monastero Alexander Nevsky. Lungo questa arteria si concentrano le
boutique più esclusive, i ristoranti più alla moda e i locali notturni di maggiore tendenza della metropoli russa e non è azzardato dire
che con ogni probabilità si tratta della strada più in vista di tutto l’enorme subcontinente russo. Nevsky Prospekt venne ideata
contestualmente alla fondazione della città come strada principale per collegare il neoeretto Palazzo d’Inverno alla città di Novgorod
ma in breve la sua funzione pratica venne sorpassata dalla grandiosità dei palazzi e dei ponti che in breve videro la luce lungo i suoi
margini. Già agli inizi del ‘900 questo divenne uno dei viali più eleganti d’Europa con al centro uno dei primi servizi pubblici di
trasporto su rotaia al mondo (una sorta di tram trainato da cavalli) cui curiosamente correvano parallele due strisce lastricate con
blocchi di legno per attutire il rumore delle carrozze in transito. Oggi l’esperienza di percorrere Nevsky Prospekt è tutt’altro che
silenziosa e raccolta, le folle oceaniche che la percorrono quotidianamente (e in maniera eccezionale durante le festività di maggio)
sono variegate e schiamazzanti ma è un vizio da concedere al cuore pulsante di San Pietroburgo. Percorrendo la strada
dall’Ammiragliato verso i quartieri esterni della città potrete imbattervi in numerosi siti di interesse: dapprima vi apparirà sulla
destra la sagoma del ristrutturato Palazzo Stroganov che ospita una sezione interessante del Museo Russo imperniata su magnifici
esempi di porcellane di epoca imperiale realizzate dalle fabbriche locali Gardner e Lomonosova, quindi sempre sul medesimo lato
della strada non potrete fare a meno di notare la Cattedrale di Kazan anticipata dal raffinato colonnato semicircolare neoclassico che
si irradia fino a Nevsky Prospekt. Eretta tra il 1801 e il 1811 prendendo ispirazione dalla Basilica di San Pietro di Roma la Cattedrale
di Kazan doveva essere nelle intenzioni dei progettisti una delle due chiese speculari che dovevano nascere sui due lati di Nevsky
Prospekt ma in realtà la sua gemella non vide mai nemmeno avviare i lavori di costruzione. La Cattedrale di Kazan fu storicamente il
luogo nel quale venivano svolte le cerimonie religiose principali della casa reale zarista (specie i matrimoni) che amava
particolarmente i suoi interni leggeri e slanciati mentre la piazza antistante ha visto succedersi diverse manifestazioni politiche di
protesta fin dall’era pre rivoluzionaria.
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Continuando a camminare in direzione est supererete quindi il canale detto Griboedova per inoltrarsi nella sezione di Nevsky
Prospekt tradizionalmente appannaggio delle attività commerciali più insigni della città e che si estende fino all’attraversamento del
corso d’acqua della Fontanka. Qui potrete entrare nello storico Gostiny Dvor, uno dei primi centri commerciali mai ideati a tale
scopo al mondo (fu costruito da Rastrelli in persona nel 1757-1785) e colpisce ancora oggi per l’immane grandezza del complesso.
Altri centri commerciali senza tempo sono poi i grandi magazzini Passaz disposti su una galleria a tre livelli del 1846, la rivendita di
Eliseevskij che conserva interni e atmosfere del 1903 oltre a uno stuolo di storici bar, pasticcerie (Sever) e rivendite alimnetari
(l’elegante Yeliseyevsky) in cui soffermarsi per gustose soste lungo il percorso. Per chi viaggiasse coi bambini non dimenticate
magari di entrare nel Teatro delle Marionette Bolshoy che è il luogo principe in cui assistere ad uno spettacolo di questa antica e
tradizionale forma di intrattenimento locale.
La foggia caratteristica che richiama alla Basilica di San Pietro di Roma della Cattedrale di Kazan, edificio di culto amato dagli zar
per svolgere i principali riti religiosi della loro famiglia. Quindi un tratto di Nevsky Prospekt in cui vi denota tutta la sua regalità e in
cui a sinistra si intravvedono gli storici magazzini Gostiny Dvor, infine l’interno aristocratico del centro commerciale Passaz.
Elemento urbano però più distinguente di questo tratto della Nevsky Prospekt è la vasta e sempre affollata Ploshchad Ostrovskogo,
una piazza alberata nota come Giardini di Caterina per via della statua di Caterina la Grande che campeggia al suo centro. Questo è
uno dei luoghi di aggregazione preferiti dalla popolazione locale e specie nella bella stagione è comune vedere gruppi di persone qui
radunarsi per giocare a scacchi, a backgammon o per rilassarsi al sole. Su Ploshchad Ostrovskogo si affacciano poi quattro
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monumenti assai importanti di San Pietroburgo: la Biblioteca Nazionale di Russia che custodisce oltre 30 milioni di tomi scritti anche
in numerose lingue straniere, il Teatro Aleksandrinsky progettato da Carlo Rossi nell’800 (come la piazza) che è uno dei palcoscenici
più importanti della nazione sul quale peraltro furono inscenate alcune delle prime di opere di Cajkovskij, il Museo Statale del Teatro
e della Musica di San Pietroburgo che merita una visita per i cultori della storia del teatro russo con diversi oggetti, manifesti e
costumi autentici qui portati dai più famosi teatri della nazione e il Palazzo Anichkov dalla tipica tinta crema che per secoli è stato il
secondo edificio per importanza di San Pietroburgo dopo il Palazzo d’Inverno e che oggi è sede di un centro ricreativo per bambini
frequentatissimo. Dalla Ploshchad Ostrovskogo si diramano quindi due strade altamente scenografiche che non potranno non attrarre
la vostra curiosità: verso nord Malaya Sadovaya Ulitsa, pedonalizzata, è un tripudio di singolari sculture e statue goliardiche, mentre
verso meridione Ulitsa Zodchego Rossi appare come una straordinaria realizzazione di un’ideale architettura essendo larga 22m,
contornata da edifici alti 22m e lunga 220m dando al passante una visione di proporzionalità quasi disarmante. Vi suggeriamo una
volta terminate le visite mattutine quindi di fare come molti autoctoni e di scegliere Ploshchad Ostrovskogo come base per un pranzo
all’aria aperta dopo esservi riforniti di ottimo cibo nei numerosi negozi di alimentari sulla Nevsky Prospekt, alcuni dei quali sorgono
giusto in prossimità del monumentale ponte Anichkov Most contraddistinto da quattro statue di cavalli impennati che oltrepassa il
canale Fontanka.
Una vista aerea della Ploshchad Ostrovskogo, uno degli storici luoghi di ritrovo di San Pietroburgo, così come appare dal tetto del
Teatro Alessandrinskij di cui segue l’elegantissimo interno. In seguito poi Malaya Sadovaya Ulitsa, una delle più raffinate vie
pedonali della metropoli.
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Nel pomeriggio invece, dopo magari aver girovagato senza meta tra le vie secondarie del quartiere zeppe di cortili interni sconosciuti
ai più dove i locali amano riunirsi in anfratti appartati lontani dal clamore della Nevsky Prospekt, vi consigliamo di muovere di
qualche isolato a nord per raggiungere Ploshchad Iskusstv, la piazza delle arti, che deve il suo appellativo per via dei numerosi musei
che la attorniano e che appare dominata da una statua eretta a memoria di Pushkin del 1857. Tra i musei principali qui presenti va
ricordato il Museo Etnografico che approfondisce la fragile composizione etnica dell’ex URSS palesando le profonde differenze
culturali, architettoniche e manifatturiere delle popolazioni che un tempo costituivano il mondo sovietico, ma soprattutto il Museo
Russo di Stato, ospitato nell’ottocentesco Palazzo Mikhaylovksy, che dopo l’Ermitage è il museo più importante di San Pietroburgo.
Aperto al pubblico sin dal 1895 si articola su oltre cento sale che approfondiscono il meglio della produzione artistica russa nella
storia. Qui ammirerete la decoratissima Sala Bianca nella quale si esibivano pianisti di livello assoluto come Strauss e Berlioz, dipinti
grandiosi come l’enorme Ultimo Giorno di Pompei (1827-1833) di Karl Bryullov o i dipinti paesaggistici della Crimea di Ivan
Aivazovsky, i capolavori di Ilya Repin (tra cui La chiatta che attraversa il Volga, La seduta del Consiglio di Stato) e le sculture di
Marc Antokolsky. Considerate vista la vastità dello spazio espositivo e le indubbie capacità di coinvolgimento emotivo delle opere
esposte non meno di due/tre ore di visita al museo (prenotate i biglietti in anticipo).
La vista della neoclassica facciata del Museo Russo di Stato ospitato dentro al Palazzo Mikhaylovksy così come appare da Ploshchad
Iskusstv. Quindi due delle opere più famose del variegato mondo dell’arte espressiva russa esposta: L’Ultimo Giorno di Pompei di
Bryullov e La Chiatta che attraversa il Volga di Ilya Repin.
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Una volta terminata la visita potrete infine optare per un po’ di sano relax immersi nel verde dei retrostanti Giardini Mikhaylovsky da
cui il complesso del Museo Russo di Stato appare davvero fotogenico e imponente. Non mancate infine l’ingresso alla Chiesa della
Resurrezione (nota anche come del Salvatore o del Sangue Versato) che si staglia inconfondibile con la sua sagoma composta da
numerose guglie e cupole nel cielo di San Pietroburgo. Costruita tra il 1883 e il 1901 laddove venne trucidato lo zar Alessandro II da
un gruppo anarchico presenta un interno davvero eccezionale, culminante nell’immenso mosaico da 7000mq che le dona luminosità e
lustro agli occhi di chiunque varchi il suo ingresso.
Gli ameni scenari di cui si può godere all’interno dei Giardini Mikhaylovsky, vera oasi bucolica al centro della popolosa San
Pietroburgo. Poi le sembianze colorate e a bulbi della Chiesa della Resurrezione, di cui si possono vedere l’esterno simile a San
Basilio di Mosca e gli sgargianti e vividi interni splendidamente mosaicati.
Con la terza giornata a San Pietroburgo si inizia l’esplorazione dei suoi quartieri più decentrati rispetto al centro, non prima però di
aver completato la visita dei grandi spazi verdi e palazzi storici che si concentrano al limitare settentrionale del nucleo centrale
cittadino in prossimità del fiume Neva. Vi suggeriamo pertanto di muovere le mosse della giornata dalla medesima area in cui avevate
interrotto il vostro girovagare il giorno precedente, ossia dai Giardini Mikhaylovsky, al cui margine orientale si erge il Castello
omonimo facilmente identificabile per la sua sgargiante tonalità arancione. Fu Paolo I, figlio di Caterina la Grande, a promuovere la
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genesi di questo edificio in luogo dell’antico Palazzo d’Estate in legno che un tempo sorgeva in quest’area ma purtroppo per lui il fato
non gli fu molto amico, giacché venne qui assassinato (soffocandolo nel sonno) giusto un mese dopo che vi si trasferì stabilmente.
Dopo aver scattato qualche fotografia di rito dirigetevi quindi oltre il corso del canale Mojka, che scorre sinuoso dinnanzi al castello,
per accedere alle vaste aree verdi che si protendono da qui fino alle sponde della Neva. Sulla sinistra la spianata erbosa è denominata
Campo di Marte ed è caratterizzata dalla presenza di una Fiamma Eterna posta centralmente che commemora le vittime della
Rivoluzione del 1917, mentre nel terreno sono sepolti molti dei protagonisti di quegli eventi storici (siate rispettosi e non calpestate il
manto erboso). Sulla destra invece, accessibile mediante un ingresso monumentale, ci si inoltra nel Giardino d’Estate voluto da Pietro
il Grande e che rassomiglia in miniatura agli sfarzosi esterni di Versailles essendo adorno di fontane e padiglioni. L’antica usanza
reale di usufruirne come camminamento all’aria aperta privato ha fatto sì che ancora oggi il luogo sia elegante con sentieri a pianta
regolare che appaiono decorati da statue e ombreggiate da un’infinità di tigli. All’angolo nord-orientale dei Giardini d’Estate,
proprio dove il canale Fontanka si raggruppa al corso della Neva, si colloca poi il modesto Palazzo d’Estate, a due piani e decorato
con bassorilievi che ricordano le vittorie navali russe del passato e che fu il primo edificio di San Pietroburgo ad essere costruito, nel
1710. Ben più di impatto visivo è invece il Palazzo di Marmo (ubicato specularmente all’angolo nord-occidentale del Campo di Marte)
che troneggia nel contesto grazie ai suoi 36 tipi diversi di marmo adoperati per la sua costruzione (avvenuta tra il 1768 e il 1785,
imperdibili sono le scalinate policrome) dinnanzi al quale si erge una maestosa Statua Equestre di Alessandro III.
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Una vista aerea che evidenzia la tipica tonalità arancione del Castello Mikhaylovsky, residenza zarista principale dell’area dei grandi
musei e dei grandi parchi che si estende a nord di Nevsky Prospekt fino al corso della Neva. In seguito dettaglio dei curati e
monumentali Giardini d’Estate e la sobria e pulita facciata del Palazzo d’Estate.
Dopo questa prima fase della mattinata passata ad ammirare le bellezze di San Pietroburgo dall’esterno, oltrepassato il corso della
Fontanka oltre i Giardini d’Estate, vi approccerete rapidamente ad un paio di siti molto interessanti che costituiscono il fulcro del
quartiere di Liteyny: il Museo Stieglitz e la Cattedrale della Trasfigurazione di Nostro Signore. Fondato nel 1878 il Museo Stieglitz
(noto anche come delle Arti Decorative e Applicate) fu in principio una scuola di disegno tecnico ma il suo mentore desiderava che gli
studenti esprimessero le loro doti contornati da una sequela di opere d’arte di alto livello che stimolassero la loro creatività. Il
risultato fu la creazione di una eccezionale collezione di porcellane, arazzi, monili, dipinti, pezzi di vetreria, stufe in ceramica
smaltata ecc. che oggi sono nuovamente visionabili negli splendidi interni del museo sottoposti a imponenti interventi di recupero
negli ultimi anni. La Cattedrale della Trasfigurazione di Nostro Signore, che si trova alcune centinaia di metri ad est seguendo Ulitsa
Pestelya) è invece un inno allo sfarzo per quanto riguarda gli interni. La chiesa venne costruita per commemorare la vittoria sui
turchi del 1828 ed è circondata da una cancellata con incastonate nel reticolo di ferro costituente delle pistole che davvero spararono
contro gli invasori in quell’occasione. Splendido è anche il cancello principale di accesso decorato con busti dorati e aquile a due
teste.
Dopo aver immortalato la visita e magari essersi raccolti in preghiera per qualche minuto negli interni della Cattedrale si sarà quindi
probabilmente fatta l’ora di pranzo e il nostro suggerimento in merito è quello di lasciare il quartiere di Liteyny mediante l’autobus K-
177 o la linea metropolitana 1 e di raggiungere in circa 20 minuti il Kuznechny Market, il più grande, rifornito e pittoresco tra tutti i
mercati alimentari di San Pietroburgo. Qui troverete una serie di prodotti freschissimi, genuini e a prezzi davvero irrisori con cui
sfamarvi, consumando il vostro pasto tra le strade del quartiere di Vladmirskaya. Anche in questo caso il quartiere offre un paio di
siti di interesse turistico che non dovreste mancare ma per vostra fortuna entrambi sono raggruppati nell’arco di un paio di isolati dal
Kuznechny Market. La Chiesa Vladmiskaya, che si trova lungo il lato nord del perimetro del mercato, è inconfondibile per la sua
sagoma tutta cupole a bulbo e linee sinuose, ed è uno dei luoghi di culto più frequentati della città, essendo qui di stanza sempre
vecchiette pie e mendicanti alla ricerca di elemosina. La storia dell’edificio è tormentata: costruito nel ‘700 fu adoperato come
fabbrica di biancheria in epoca sovietica per poi essere riconsacrato solo nel 1990. Di tutt’altro tenore è invece il Museo Artico e
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Antartico, ospitato anch’esso in un’antica chiesa, che ripercorre le gesta dei viaggi esplorativi ai poli sovietici con dovizia,
oggettistica autentica e una serie di animali delle alte latitudini impagliati.
L’interno del Kuznechny Market, il mercato alimentare più frequentato, rifornito e pittoresco di tutta San Pietroburgo che funge da
fulcro del quartiere di Vladmirskaya, nel quale si collocano l’omonima chiesa dalle guglie a bulbo che vedete in veste invernale e il
Museo Artico ed Antartico che esplica la storia delle esplorazioni polari sovietiche.
Anche se passeggiare per questo quartiere autentico di San Pietroburgo è sempre un’esperienza corroborante per l’animo e per la
curiosità di entrare in contatto con la reale quotidianità locale appare doveroso nel pomeriggio muovere quindi alla volta di due
magnifici siti collocati in posizione defilata rispetto al centro della città e in prossimità del tratto orientale della Neva: il Monastero
Alexander Nevsky e la Cattedrale di Smolny. Il più comodo da raggiungere per primo è il Monastero Alexander Nevsky (prendete per
l’occasione la metropolitana 3 dall’enorme Ploshchad Vosstaniya, dominata da un abnorme pilastro in garnito e dalla storica
stazione Moskovsky Vokzal) che costituisce peraltro anche la conclusione della lunghissima Nevsky Prospekt. Il monastero, tuttora in
funzione, venne fondato nel 1713 per volere diretto di Pietro il Grande e costituisce il luogo di riposo eterno per diversi tra i più
eminenti letterati e uomini di cultura russi del passato. Le tumulazioni più celebri si collocano nel Cimitero Tikhvin e nel Cimitero
Lazarus posti ai lati dell’ingresso principali e nei quali troverete le tombe di Cajkovskij, Rimsky-Korsakov, Dostoevskij e
dell’architetto Carlo Rossi. Per quanto concerne gli edifici di culto il predominante è invece la Cattedrale della Trinità, settecentesca
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e in forme neoclassiche, dove riposano in un reliquiario d’argento le ossa di San Alexander Nevsky.
Terminata la visita del monastero prendete infine l’autobus 46 che nel volgere di 20 minuti vi porterà comodamente dinnanzi alla
Cattedrale di Smolny, un vero gioiello uscito dalla fantasiosa matita di Rastrelli che la ideò come parte predominante di un convento e
le donò il caratteristico colore azzurro pallido. La composizione è un connubio ben riuscito tra lo stile barocco e la fisionomia
torreggiante e con cupole a bulbo tipica del mondo ortodosso e stupisce per le proporzioni perfette. Non mancate, oltre all’ovvia visita
degli interni, la salita all’irto campanile di 63m dalla sommità del quale si godono splendide viste panoramiche su tutta San
Pietroburgo. Fattasi quindi sera rientrate comodamente con i filobus 5 o 7 in prossimità del tratto centrale di Nevsky Prospekt e da
qui muovete rapidamente verso il cuore di San Pietroburgo per una nuova vibrante città nella metropoli russa.
Uno dettaglio visto da uno dei corsi d’acqua che lambiscono il Monastero Alexander Nevsky, punto di arrivo della monumentale
Nevsky Prospekt, quindi una delle tumulazioni monumentali che potrete apprezzare nei cimiteri Tikhvin e Lazarus del medesimo
complesso monastico. Infine gli sfavillanti colori della Cattedrale di Smolny, capolavoro settecentesco del Rastrelli.
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Mariinsky e Sennaya sono i due quartieri che completano il perimetro meridionale attorno al centro storico di San Pietroburgo e le
mete almeno della mattinata della vostra quarta giornata in città. Vi consigliamo di iniziare il tour della zona dalla vasta e frenetica
Sennaya Ploshchad, un crocevia dei trasporti di fondamentale importanza per la metropoli che nonostante i diversi grandi magazzini
presenti e i chioschi che spesso la animano mantiene vivida la sua atmosfera decadente così come la descrisse Dostoevskij nel suo
romanzo Delitto e Castigo (l’autore russo visse qui in un’abitazione poco oltre il canale Griboedova per ben 28 anni). Visto gli
eccellenti collegamenti dei trasporti pubblici che passano da Sennaya Ploshchad da qui vi sarà semplice raggiungere le due principali
attrazioni del quartiere: la storica stazione ferroviaria Vitebsky Vokzal iniziata nel 1837 e ristrutturata in stile art nouveau nel 1904
che ha rappresentato il primo embrione della rete ferrata russa e il Museo dei Trasporti Ferroviari (il più antico del genere al mondo,
essendo aperto dal 1809) che ripercorre con modelli e riproduzioni di celebri ponti (tra cui il mitico Ponte Yenisey sul Lago Bajkal
che completò la Transiberiana) la storia della ferrovia dell’immensa nazione russa.Una volta conclusa la visita continuate quindi
verso sud-ovest dal museo lungo Sadovaya Ulitsa e in breve arriverete in vista della composizione tuta guglie barocche e bulbi dorati
della Cattedrale Nikolsky, un vero gioiello colorato da accese tinte turchesi piena di icone del ‘700 e iconostasi in legno intagliato che
dona lustro a questa zona un po’ defilata di San Pietroburgo.
Alcuni locomotori storici visibili durante la visita al Museo dei Trasporti Ferroviari sito nel quartiere di Sennaya, quindi alcune
imbarcazioni intente a solcare il placido corso del canale Moyka che si insinua nel cuore di San Pietroburgo tra storici palazzi
aristocratici. Infine il profilo maestoso e bicromo della Cattedrale Nikolsky, principale luogo di culto di quest’area metropolitana.
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Terminata la breve visita vi esortiamo a seguire in direzione nord il locale canale Kryukov che nel volgere di poche centinaia di metri
vi condurrà dinnanzi al famosissimo Teatro Mariinsky, costruito nel 1859 e divenuto in breve la culla del balletto russo. Qui vennero
inscenate infatti diverse prime di opere entrate nella leggenda teatrale internazionale come La Bella Addormentata e Lo
Schiaccianoci di Cajkovskij e dal corpo di ballo della compagnia locale Kirov sono uscite etoile della danza mondiale conosciute in
tutto il mondo, come ad esempio la Pavlova o Nurayev. Il teatro è visitabile in giornata se non sono in corso prove generali per gli
spettacoli in programma (documentatevi via internet, anche per i biglietti) ma ovviamente il top sarebbe assistere ad una
rappresentazione di un’opera serale. Usciti dal teatro vi consigliamo poi, prima di pranzo, di fare una risoluta visita presso il
limitrofo Palazzo Yusupov (posto lungo le sponde del canale Moyka) che è passato alla storia come il luogo in cui venne ucciso
Rasputin nel 1916 ma che in realtà è uno dei più raffinati palazzi storici della città, culminante nel sontuoso teatro interno stracolmo
di decorazioni dorate.
Dopo esservi rifocillati a sufficienza in uno dei numerosi locali che si affollano su questo tratto della Moyka tra i numerosi ponti
storici che la attraversano vi suggeriamo di spostarvi rapidamente da qui presso l’Isola Vasilyevsky un popoloso e vasto quartiere che
sorge proprio laddove l’immenso fiume Neva si apre nel suo estuario nel Golfo di Finlandia. La zona è insolitamente raggiunta dai
turisti ed è un posto ideale per entrare in contatto con la vera realtà della vita degli abitanti di San Pietroburgo. Le attrattive qui non
sono moltissime ed, eccezion fatta per il Tempio dell’Assunzione del 1895 dalla foggia tipicamente ortodossa con le scintillanti cupole
a bulbo dorate che si rispecchiano nella Neva, si concentrano all’estremità orientale dell’Isola Vasilyevsky, detta Strelka. Questa zona
è indubbiamente la più graziosa e visitata del quartiere (anche perché percorrendo il Dvortsovy Most si raggiunge immediatamente
l’Ammiragliato nel cuore cittadino) e uno dei punti privilegiati da cui scattare memorabili fotografie sul cuore storico di San
Pietroburgo, posto giusto oltre il corso della Neva. La Strelka fu in passato lo snodo principale dei commerci marittimi della città,
come evidenziano l’antico palazzo della Borsa e le due colonne rostrate poste in punta dell’isola che nell’800 erano fari di
segnalazione per la navigazione in sicurezza sul grande fiume russo. Oggi invece la Strelka oltre che per i panorami è rinomata per la
presenza del vasto Museo di Zoologia, del 1832, che grazie alla sua collezione di oltre 40.000 animali impagliati provenienti da ogni
angolo della Terra rappresenta uno dei massimi poli museali in tema al mondo. Imperdibile è la vista di un mammut estratto dai
ghiacci siberiani nel 1902 in uno stato di conservazione così tanto perfetto che persino la sua pelliccia è resista intatta nel corso dei
millenni. Giunti quindi in prossimità dell’imbrunire attraversate il Dvortosy Most e fate rientro verso il centro di San Pietroburgo
dove non farete alcuna fatica a viziarvi tra i suoi bar storici alla ricerca di un aperitivo gustoso o di un buon drink. Se però vorrete
degustare dell’ottima vodka russa e approfondire un poco le vostre conoscenze in tema il locale Museo della Vodka Russa potrà
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saziare sia la vostra sete di sapere che la vostra sete materiale dato che sono compresi nel prezzo del biglietto diversi assaggi di
questo distillato di altissima qualità.
Lo sfavillante interno dello storico Teatro Mariinsky nel quale da sempre si svolgono spettacoli di balletto della compagnia Kirov, una
delle più prestigiose al mondo esistenti. Quindi una romantica vista serale del promontorio dell’Isola Vasilyevsky, detta Strelka, da cui
godere di magnifiche viste sul centro di San Pietroburgo e infine il famoso mammut mummificato del Museo di Zoologia.
La quinta e ultima giornata di esplorazione della porzione cittadina della metropoli di San Pietroburgo si incentra sulle aree poste
sulla riva settentrionale della Neva, composte per lo più da un piccolo gruppo di isole fluviali formate dal delta del fiume nel Golfo di
Finlandia. Epicentro della zona è sicuramente l’isola di Petrograd che si raggiunge comodamente dai Giardini d’Estate mediante il
Troitsky Most che attraversa il largo alveo della Neva. Principale sito di interesse qui presente è indubbiamente la Fortezza di Pietro
e Paolo, primo elemento architettonico ad essere costruito della neonata San Pietroburgo nel 1703 e ideato come opera militare
difensiva nei confronti degli svedesi che furono però ampiamente sconfitti ben prima del termine dei suoi lavori di costruzione. La
struttura venne così riadattata a carcere di massima sicurezza fino al 1917 nel quale vennero internate personalità illustri come
Dostoevskij, Trotsky ed il fratello maggiore di Lenin. Questa cittadella fortificata percorsa sul perimetro da alti bastioni lungo i quali
molti abitanti della città sono soliti radunarsi nella bella stagione per prendere il sole, è collocata su un isolotto fluviale collegato alla
terraferma da tre piccoli ponti e vanta diverse porte scenografiche che culminano nella Porta Nevsky posta sul lato principale della
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Neva dove venivano convogliati i condannati a morte prima delle loro esecuzioni. Una volta penetrati all’interno della Fortezza di
Pietro e Paolo sarete come catapultati in un microcosmo pensato per essere indipendente e autosufficiente in caso di prolungati
assedi. Vi sono infatti diverse costruzioni di grande impatto visivo d’epoca come la Casa del Comandante al cui interno vi è
un’esauriente mostra che ripercorre la storia di San Pietroburgo fino alla Rivoluzione del 1917, la Casa degli Ingegneri e la
Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo caratterizzata dalla sua alta e sottile guglia e dagli interni sfarzosamente barocchi che ha offerto
sepoltura a tutti gli zar russi ad eccezione di Pietro II e Ivan VI. Al centro del complesso si erge infine la controversa Statua di Pietro
il Grande realizzata con le estremità volutamente deformi. Se la visita alla Fortezza di Pietro e Paolo vi occuperà buona parte della
mattinata non dimenticate prima di pranzo di dedicare ancora quale tempo a Petrograd. Il semicerchio erboso che contorna la
fortezza offre infatti collocazione a due siti di grande interesse: la Moschea di San Pietroburgo, costruita a inizi ‘900 sul modello del
Mausoleo di Gur Emir di Samarcanda che incanta per le sue elaborate decorazioni bianco-turchesi che percorrono tutte le sue guglie
e minareti (non è consentito entrare ai non fedeli ma le viste dell’esterno sono comunque grandiose), e il Museo di Storia Politica.
Questo palazzo art nouveau fu il quartier generale del bolscevichi in città e dai suoi balconi Lenin pronunciò diversi vibranti discorsi
al popolo, mentre oggi è un dettagliatissimo museo che ripercorre con precisione la storia politica russa degli ultimi decenni.
Una vista serale del Troitsky Most durante l’alzata della campata centrale per permettere alle navi di risalire la Neva, quindi una
vista aerea del complesso cinto da possenti mura della Fortezza di Pietro e Paolo, edificio primigenio di San Pietroburgo, ed infine
un’immagine della Moschea cittadina, di chiaro rimando alle architetture uzbeke.
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Dopo esservi rifocillati a sufficienza tra le ristorazioni presenti sul margine meridionale dell’isola di Petrograd o aver consumato un
po’ di street food in vista della Fortezza di Pietro e Paolo per il pomeriggio vi consigliamo infine di raggiungere due siti
profondamente diversi tra loro: la Prigione Kresty e l’Isola Yelagin. La Prigione Kresty, che sorge sempre sul lato settentrionale della
Neva ma già immersa nel popoloso e anonimo quartiere di Vyborg, costituisce uno dei luoghi più tetri e tristi della storia di San
Pietroburgo. Aperta nel 1892 come carcere giudiziario che poteva contenere fino a 2.000 persone lavorò in costante sovraffollamento
arrivando a contare fino a 10.000 detenuti in contemporanea. Qui le condizioni igieniche erano spaventose con epidemie di
tubercolosi e zoonosi da pulci e zecche che imperversavano , per dormire era necessario fare a turno nelle celle sottodimensionate e
le guardie erano note per la mancanza di pietà e l’ausilio costante di cani feroci contro gli internati. La visita è interessante non tanto
per ciò che vedrete con raccapriccio ma per comprendere meglio i severi metodi di detenzione una volta (e ancora oggi parzialmente)
in uso nelle carceri russe. Di tutt’altro tenore è invece l’Isola Yelagin, uno degli isolotti bonificati nel ‘700 e ‘800 del delta della Neva
e che furono poi domanti a importanti personalità dell’epoca che ne costruirono imperiosi palazzi e ameni parchi. Ciò che ci spinge a
consigliarvi di raggiungere proprio Yelagin è la presenza del raffinato Palazzo omonimo fatto costruire dallo zar Alessandro I per la
madre e che fu commissionato all’architetto Carlo Rossi. Oltre che per le belle finiture interne del complesso la zona è nota
soprattutto per il bel parco in cui potersi rilassare per qualche ora in assoluto silenzio e tranquillità. Una modalità diversa per
concludere la vostra giornata potrebbe infine essere quella di andare ad assistere ad una partita di calcio della locale compagine
dello Zenit San Pietroburgo, calorosamente sostenuta dai suoi supporter, che è di stanza al modernissimo San Pietroburgo Stadium.
Questo impianto da 67.000 posti a sedere ultimato nel 2017 per i mondiali di calcio che si svolgeranno nel 2018 in Russia ha sostituto
infatti l’amato Petrovskij Stadium che per decenni è stato la casa degli azzurri di San Pietroburgo.
La Prigione Kresty, uno dei luoghi più lugubri della storia di San Pietroburgo, i bucolici scenari presso l’isola Yelagin e il
modernissimo interno del San Pietroburgo Stadium sono gli elementi più iconici dei sobborghi settentrionali della metropoli russa.
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Le ultime tre giornate di stanza a San Pietroburgo sono appannaggio delle meravigliose tenute e palazzi imperiali che circondano la
metropoli russa e che costituiscono un tratto distintivo immancabile della città. Vi suggeriamo per velocizzare e facilitarvi negli
spostamenti di noleggiare già nella mattinata di questa sesta giornata un’automobile con cui spostarvi per la rimanente parte del
viaggio. Una volta espletate le procedure di noleggio vi consigliamo di portarvi rapidamente dal cuore della città fino a Petrodvorets
(35km, 50 minuti) che a detta di molti risulta essere il sito più grandioso dell’orbita di San Pietroburgo (prenotate assolutamente i
biglietti in anticipo, pena fare estenuanti code specie in estate). Spesso ribattezzato come la Versailles di Russia Petrodvorets (detta
anche Peterhof) vide la sua genesi per un motivo pratico: da qui infatti Pietro il Grande voleva supervisionare i lavori in atto per la
costruzione della vicina base navale di Kronshtadt ma in breve il luogo stregò lo zar che dapprima fece erigere il palazzo Monplaisir e
poi si decise a varare la costruzione dell’immenso Palazzo Grande con gli annessi eccezionali giardini che oggi caratterizzano la
zona. Anche se la seconda guerra mondiale non risparmiò Petrodvorets, bombardato prima dai tedeschi nel 1941 e poi dallo stesso
Stalin nel 1942 dopo che seppe che Hitler voleva festeggiare le sue imprese in etra sovietica proprio in questo palazzo, la scenografia
degli ambienti esterna è a tutt’oggi magnifica con un’alternanza di fontane recentemente ridipinte che seguono le ondulazioni che
lambiscono il Golfo di Finlandia.
Non appena vi approccerete via terra a Petrodvorets da San Pietroburgo verrete accolti da una lunga strada reale che taglia in due i
vasti giardini del complesso fino a raggiungere l’altezza della fastosa Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, di inizio ‘900 ed in stile
neobizantino dai colori sgargianti, che segna sull’altro lato della strada l’inizio dei Giardini Superiori, a ingresso libero, dai quali si
accede in breve al Palazzo Grande. Iniziato per volere di Pietro il Grande il progetto fu portato avanti dal solito architetto italiano
Rastrelli per volere di Elisabetta e Caterina la Grande e divenne il gioiello più prezioso di Petrodvorets. Per evitare che i suoi tesori
cadessero in mano delle truppe naziste in avanzamento il palazzo venne completamente spogliato durante la seconda guerra mondiale
e, una volta terminato il conflitto, i pezzi nascosti vennero ricollocati al loro posto cosicché oggi Palazzo Grande risplende ancora
degli originali fasti del passato. Tra le sale interne imperdibili si ricordano la Sala Chesma, stracolma di quadri rappresentanti la
distruzione della flotta turca da parte dei russi nel 1710, e lo Studio di Pietro impreziosita da 14 splendidi pannelli lignei intagliati per
ognuno dei quali fu necessario un anno di intenso lavoro da parte dei mastri intagliatori incaricati. Una volta conclusa la visita al
Palazzo potrete accedere agli splendidi Giardini Inferiori che arrivano a lambire il Golfo di Finlandia. La Grande Cascata che si
stacca dal Palazzo Grande in direzione del mare è indubbiamente la perla dei giardini con una serie di fontane monumentali (oltre
140) e canali che digradano per gravità. Anche la Grotta posta alla base della cascata è una chicca da non perdere con numerosi
giochi d’acqua ad impreziosirla. Vi suggeriamo di dedicare tutta la giornata alla visita di questi immensi giardini, che continuano a
est in maniera quasi infinita nel Parco Aleksandriya (in genere meno affollato). Oltre a essere oasi verdi mirabilmente curate questi
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parchi sono disseminati di una serie di palazzi minori che allietano i percorsi pedonali. Tra questi non si possono non ricordare
l’Ermitage (padiglione bianco e rosa a due piani usati dagli zar per cene private in riva al mare), il Palazzo di Caterina (altra opera
del Rastrelli oggi zeppo di raffinatissimi mobili d’epoca) e ovviamente il Monplaisir, prima sede di residenza di Pietro il Grande nella
zona, direttamente sul mare e rivestito di pregevoli pannelli in legno. Vi consigliamo di prendervi tutto il tempo di cui disporrete per la
visita e di uscire dal sito solo verso l’orario di chiusura, così da godervelo anche quando le orde di visitatori dei viaggi organizzati
cominceranno a defluire. Una volta usciti infine guidate a ritroso verso San Pietroburgo per la nottata. ). Si ricorda che lungo il
tragitto passerete in prossimità di due monumenti di epoca sovietica tra i più in vista della metropoli russa, che meritano almeno una
sosta sommaria. Si tratta dapprima dl Monumento agli Eroici Difensori di Leningrado, eretto in memoria dei soldati che persero la
vita per difendere la città contro i tedeschi, e della piazza Moskovskaya Ploshchad. Il Monumento agli Eroici Difensori di Leningrado
è costituito da due entità: un obelisco centrale attorniato da statue in bronzo che rappresenta Leningrado circondato da un anello in
bronzo di 40m di diametro identificabile con le truppe che cingevano d’assedio la città. Ciò che più però colpisce il visitatore è la
mostra sotterranea sull’assedio, dall’atmosfera angosciante essendo illuminata solo da fioche luci di lampade e accompagnata
dall’incessante battito di un metronomo che fu l’unico segnale con i messaggi di emergenza che gli abitanti poterono captare alla
radio durante la guerra. Poco oltre verso il centro cittadino si incrocia quindi Moskovsky Ploshchad, un ampio spiazzo tipicamente
comunista, che Stalin aveva in mente di trasformare nel nuovo centro di San Pietroburgo, essendo la sede della Casa del Soviet locale.
Purtroppo per le intenzioni del dittatore, e per fortuna per tutti noi, gli abitanti di San Pietroburgo erano però troppo legati ai
monumenti e alle strade del nucleo storico originale della città e il progetto su presto misconosciuto e abbandonato.
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La forma torreggiante e le tonalità sgargianti della Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo che sancisce l’ingresso al sito di Petrodvorets.
Quindi la facciata settentrionale del Palazzo Grande con in evidenza la bellissima Grande Cascata ammantata di fontane dorate ed
infine la Sala da Pranzo Bianca del Palazzo Grande, uno degli ambienti più regali del complesso.
Anche la settima giornata a San Pietroburgo tocca due meravigliose cittadine satelliti del capoluogo dell’Oblast (regione) omonimo:
Tsarskoe Selo e Pavlovsk, note per i grandiosi lasciti architettonici degli antichi zar. Tsarskoe Selo (30km, 45 minuti) deve la sua fama
principalmente al Palazzo di Caterina, un’altra meraviglia barocca settecentesca uscita dall’illuminata mente dell’architetto italiano
Rastrelli. Anche se durante colpito dalle vicissitudini della seconda guerra mondiale e da ampi restauri in chiave neoclassica voluti da
Caterina la Grande il Palazzo appare oggi molto simile al progetto originale. Una volta entrati potrete vagare liberamente tra le sue
sale e non tarderete a rimanere attoniti davanti ad alcuni ambienti come lo Scalone di Gala del 1860, l’enorme Sala Grande,
l’Anticamera del Coro con sete dorate raffiguranti cigni e fagiani del ‘700 e soprattutto la Sala d’Ambra ideata dal Rastrelli con
sculture in legno dorato, specchi, mosaici di agata e diaspro e ammantata da grandiosi pannelli d0ambra donati dal re di Prussia allo
zar Pietro il Grande nel 1716. Questa porzione del palazzo è stata recentemente riportata agli antichi fasti dopo che nel 1945 tutti i
pannelli originali, prima depredati dai nazisti, andarono (si dice) irrimediabilmente perduti durante un incendio nel loro sito di
stoccaggio in quei di Kaliningrad. Magnifici sono poi, una volta usciti dal palazzo, i vasti Giardini del Parco di Caterina che
appaiono come una sinfonia di padiglioni, aiuole fiorite, stagni, palazzi minori e comprendono persino un lago interno navigabile.
Non dimenticate poi di adocchiare al limitare settentrionale del parco la sagoma più sobria ma ugualmente fiera del Palazzo di
Alessandro da cui si diramano un’altra serie di giardini e parchi di vaste proporzioni.
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Una vista panoramica sul magnifico Palazzo di Caterina che dona lustro all’abitato di Tsarskoe Selo, località satellite di San
Pietroburgo. In seguito dettagli sulla mitica e preziosissima Sala d’Ambra recentemente tornata agli antichi fasti e sugli splendidi
parchi che attorniano il palazzo (qui nello specifico il Ponte di Marmo sul lago centrale).
Se la mattinata è appannaggio di Tsarskoe Selo il pomeriggio trova invece il suo perché nella visita alla limitrofa Pavlovsk (10km, 10
minuti). Anche in questo caso è un palazzo imperiale, il Palazzo Grande, a rubare la scena: eretto tra il 1781 e il 1786 per volere di
Caterina la Grande ebbe però una storia travagliata. Rimasto indenne alla guerra cadde infatti vittima di un disastro incendio causato
appena dopo la fine delle belligeranze causato da un’imprudenza di un soldato russo che fece cadere il suo mozzicone di sigaretta su
un piccolo arsenale lasciato in loco dai nazisti. Oggi completamente restaurato trova nella Sala Italiana a pianta circolare e nella
Sala Greca ornata da colonne verdi scanalate i suoi ambienti più fastosi, unitamente alle Sala della Guerra e della Pace. Ciò che di
davvero smisurato è presente a Pavlovsk sono però i giardini, che si allungano per chilometri dal Palazzo Grande. Foreste, laghi,
camminamenti spesso scevri da folle, torrenti e statue classiche si trovano disseminate per centinaia di ettari e costituiscono uno dei
luoghi più ameni di tutta la Russia. Se avrete modo di noleggiare in loco una bicicletta questa potrebbe risultare essere la modalità
migliore per esplorarli. Giunta quindi un’ora sufficientemente tarda potrete riprendere l’auto e dirigervi speditamente da qui verso il
centro di San Pietroburgo (35km, 45 minuti) per la serata.
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La sobria facciata del Palazzo Grande di Pavlovsk, ricostruito nel ‘900 dopo che un furioso incendiò ne incenerì l’originale, e in
seguito un dettaglio degli enormi e bucolici parchi disseminati di opere d’arte che si distendono per ettari attorno ad esso.
Con l’ottava giornata di viaggio giunge infine l’ora di abbandonare San Pietroburgo, non prima però di averne toccato l’ultimo sito
di interesse che ne illumina il circondario, ossia la Fortezza di Kronshtadt (50km, 40 minuti). Strategicamente collocata sull’isola di
Kotlin che domina al centro il Golfo di Finlandia (oggi si raggiunge con comodi ponti stradali) questa fortezza vide la genesi per
volere di Pietro il Grande che la ideò come baluardo difensivo insormontabile per proteggere la sua nuova capitale neonata, San
Pietroburgo. La sua vocazione militare è rimasta tale dai tempi degli zar fino all’epoca moderna essendo divenuta poi base strategica
di primaria importanza per la flotta navale sovietica e solo nel 1996 per la prima volta è stata aperta agli stranieri. Elemento di
principale interesse dell’isola è Yakornaya Ploshchad,la piazza maggiore dell’unico abitato insulare di una certa dimensione. Qui
arde ancora oggi una fiamma eterna in memoria dei marinai di Kronshtadt caduti nel corso delle battaglie navali a cui parteciparono
e sempre qui si erge maestosa la Cattedrale Navale di inizi ‘900 costruita in onore della marina russa, cosa che si deduce anche dalla
facciata ricca di singolari complementi artistici marinareschi (come le ancore). Oltre che per i luoghi artistici Kronshtadt richiama
spesso frotte di turisti e curiosi che amano vagare attorno al suo porto militare e che sono soliti cercare di sbirciare le immense
fregate, navi da combattimento e sottomarini nucleari spesso ancorate ai moli del porto. Se non volete discussioni o peggio sanzioni
effettive per mano della polizia militare evitate però assolutamente di fotografe anche solo dettagli dell’arsenale russo.
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Vi consigliamo di intrattenervi a Kronshtadt almeno per il pranzo e di iniziare il lungo trasferimento da qui verso Novgorod solo a
stomaco pieno. La seconda parte della giornata sarà infatti da dedicare alle tre ore e mezza (245km) di strada che separano San
Pietroburgo e i suoi limitrofi ad una delle città d’arte più importanti di tutta la Russia in cui consigliamo di pernottare.
La piazza centrale di Kronshtadt, Yakornaya Ploshchad, in cui si scorgono sia la Fiamma Eterna in memoria dei marinai russi caduti
che la Cattedrale Navale in forme neobizantine, quindi uno scorcio del porto militare locale in cui sono ormeggiate diverse
imbarcazioni della marina militare russa.
9° giorno: NOVGOROD
Poche realtà in Russia sono tanto pittoresche e coinvolgenti come Novgorod, una splendida città d’arte spersa nelle immensità della
campagna russa adornata da magnifici viali alberati dove si susseguono bar e ristorazioni di livello, bancarelle che mettono in vendita
produzioni artigianali locali come matrioske, tazze laccate o cofanetti in legno di betulla e un Cremlino davvero accattivante. La popolazione
è poi estremamente ospitale e di mentalità aperta, probabilmente un lascito del fatto che Novgorod per secoli è stata una delle avanguardie
politiche ed artistiche dello stato russo. Come non bastasse tutto questo Novgorod si stima essere stata la culla della nazione visto che
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divenne il primo insediamento stabile dei variaghi e che nel XII secolo era la cittadina più importante della Russia intera e veniva governata
già da principi eletti democraticamente da un’assemblea di cittadini. Novgorod rimase indipendente fino al 1477 quando Ivan III, principe di
Mosca, la annesse al suo regno ma furono le scorribande di Ivan il Terribile a scalfirne decisamente l’aura da capitale che la
contraddistingueva: egli decise infatti di raderla al suolo completamente e di uccidere in un furioso pogrom i suoi 60.000 abitanti. La
successiva fondazione nel 1703 di San Pietroburgo eclissò poi definitivamente l’astro di Novgorod che subì anche devastazioni nella seconda
guerra mondiale per mano dei nazisti. Furono solo gli interventi di ricostruzione voluti dallo stato maggiore sovietico a ridarle lustro e
riportala agli antichi fasti.
La visita di Novgorod non può che iniziare dal suo splendido Cremlino, sito giusto sulle sponde del fiume Volkhov che attraversa l’abitato. La
sua fondazione è antichissima e risale al IX secolo d.C. ma le mura in mattoni che lo caratterizzano si fanno risalire al ‘300. Una volta
penetrati al suo interno troverete nel piccolo spazio cintato tutti i principali monumenti di Novgorod: la Sala delle Sfaccettature che presenta
una collezione di icone, arredi sacri e manoscritti miniati ospitata dentro ad un palazzo quattrocentesco, il Monumento al Millennio di Russia
gigantesca scultura alta 16m del 1862 che raffigura 127 personalità insigni dei primi mille anni di storia nazionale (tra cui il principe
variago Rurik che fondò la città) con in cima figure femminili che rappresentano la Madre Russia e la Chiesa Ortodossa, e soprattutto la
Cattedrale di Santa Sofia. Questa millenaria chiesa del 1052 presenta esternamente un aspetto austero e privo di decorazioni più simile ad
una fortezza che a un luogo di culto ma queste peculiarità furono dettate dal fatto che era stata ideata per resistere ad attacchi e incendi. Le
cupole a bulbo, aggiunte postume nel ‘300, furono poi le prime del genere a vedere la luce sul territorio russo, che man mano si impreziosì di
architetture simile in ogni angolo della nazione. L’interno ha una valenza più storica che artistica (gli affreschi sono del secolo scorso e le
modeste icone non varrebbero da sole la visita) eccezion fatta per l’icona della Nostra Signora del Segno che si dice abbia salvato la città nel
1170 dopo essere stata colpita da una freccia dell’esercito attaccante mediante un’intercessione ultraterrena.
Una volta terminata la visita del Cremlino vi consigliamo di oltrepassare il ponte pedonale sul Volkhov e di raggiungere gli storici siti del
mercato di Novgorod e ciò che rimane dell’antico complesso di palazzi dei principi di Novgorod. Quest’area è sicuramente bella da esplorare
a piedi senza meta ma dovrete fare ricorso alla vostra immaginazione per carpirne come doveva essere l’aspetto di un tempo, al massimo
della sua floridezza. Gironzolando per queste strade poste oltre la sponda orientale del Volkhov in compenso vi imbatterete in belle chiese
antiche come la Cattedrale di corte di San Nicola del XII secolo e la Chiesa di Nostro Salvatore a Ilino in cui sono rimasti gli ultimi e unici
affreschi al mondo del pittore bizantino Teofane il Greco. Una volta che avrete sanato la vostra sete di curiosità passeggiando per le stradine
cariche di atmosfera del centro storico di Novgorod potrete quindi dilettarvi con un pranzo a base di prodotti tradizionali nei sempre più
numerosi e allettanti ristoranti che stanno man mano sorgendo in città.
Nel pomeriggio infine potrete dilettarvi con una visita al Monastero Yuriev e all’annesso Museo Vitoslavlitsy dell’Architettura in Legno che
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sorgono poco fuori l’abitato in un contesto paludoso davvero bucolico. Il Monastero è tuttora uno dei siti monastici ortodossi attivi più
importanti di tutta la Russia, mentre il museo si articola all’aperto con edifici in legno rurali e chiese lignee provenienti dalle campagne
circostanti e collocati qui per dare un’idea ai visitatori dell’architettura tradizionale della Russia profonda. Non mancate quindi verso
l’imbrunire di concedervi alcuni momenti di relax e ricostituzione presso il tradizionale bagno di vapore Banya che trova ubicazione vicino
alle rive del Volkhov poco a nord rispetto al complesso del Cremlino. Per la nottata soggiornate poi nuovamente in città, anche perché
Novgorod è di gran lunga il luogo con la vita notturna migliore delle vicinanze.
Una vista aerea dello storico complesso del Cremlino di Novgorod, che con ogni probabilità fu la culla del primo embrione della futura
nazione russa nel IX secolo d.C. Di seguito un dettaglio della Cattedrale di Santa Sofia e del Monumento al Millennio di Russia che
costituiscono le sue gemme più preziose ed infine una vista panoramica del Monastero Yuriev che si trova poco fuori città.
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10° giorno: PSKOV
La decima giornata dell’itinerario proposto è la prima a svilupparsi lungo distanze davvero importanti e la prima nella quale comincerete a
comprendere davvero l’immensità degli spazi della nazione russa. Vi consigliamo di partire di buon’ora da Novgorod per evitare che la
tappa diventi un’estenuante rincorsa contro il tempo. Fatta colazione vi aspetta una prima parte della mattinata di trasferimento da
Novgorod fino a Pskov (215km, 3 ore), storica cittadina che sorge in prossimità dei confini con le vicine repubbliche baltiche di Estonia e
Lettonia. Già avvicinandosi al nucleo storico di Pskov potrete apprezzarne il magnifico skyline composto da decine di cupole e mura
imponenti che sorgono come per incanto dopo centinaia di chilometri trascorsi tra boschi e appezzamenti coltivati abbastanza anonimi ma
questo non è che un preludio che vi anticiperà la scoperta di questa cittadina di frontiera, spesso teatro di combattimenti per i controlli del
Baltico. Il cuore della Pskov moderna si articola tra la sponda orientale del possente fiume Velikaya che la attraversa, l’incedere del torrente
Pskova a nord e le quattrocentesche mura e torri che delimitano la Okolny Gorod, la Città Esterna. Il Cremlino di Pskov è minuto e ricco più
di fondamenta di siti storici che di monumenti apprezzabili veri e propri, ma fa eccezione la Cattedrale della Trinità del 1699 che è visibile da
ogni punto della città grazie alle sue quattro guglie (tre nere e una dorata) che costituiscono l’emblema cittadino. Per i cultori dell’arte russa
e delle icone religiose tipiche del credo ortodosso poi appare immancabile una visita alla Casa Museo Pogankin ubicata nel cuore del centro
storico. A tutti invece si consiglia l’ingresso al Monastero Mirozhsky situato dalla parte opposta del fiume Velikaya rispetto al centro che ha
nella sua Cattedrale della Trasfigurazione del Salvatore un vero scrigno artistico caratterizzato da un raro esempio di affreschi originali del
XII secolo scampati alla furia devastatrice delle incursioni mongole medievali. Sia la pianta della chiesa che lo stile delle pitture fanno
ipotizzare che i fautori di tali meraviglie siano stati di chiara origine greca. Al termine di quest’ultima visita si sarà quindi tranquillamente
fatta l’ora di pranzo, che vi consigliamo caldamente di spendere in città dove vi sono diverse taverne e locali che servono piatti a buon
mercato e di discreta fattura. Concluso il pranzo potrete quindi scegliere se intrattenervi ancora un poco in città curiosando tra i negozi
presenti dove l’atmosfera autentica della provincia russa è davvero vivida e le concessioni fatte ai turisti sono davvero scarse (fattore che
apprezzerete sicuramente ) oppure mettervi subito in marcia da Pskov alla volta di San Pietroburgo (300km, 4 ore e mezza), dove vi
consigliamo di pernottare sia per godere di una vibrante serata metropolitana sia perché appare il luogo più ovvio per inframmezzare il
lungo e laborioso trasferimento verso la regione dei grandi laghi della Carelia posta ancora più a settentrione.
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Una vista del Cremlino di Pskov dominato dalle guglie a bulbo della Cattedrale della Trinità così come appare dalla rive del fiume Velikaya
che attraversa questa bella città d’arte posta presso i confini con Estonia e Lettonia. Quindi l’interno splendidamente affrescato da autori
greci della chiesa del Monastero Mirozhsky e alcune delle icone tipiche della tradizione ortodossa nella Casa Museo Pogankin.
11° giorno: LAGO LADOGA - ISOLA KONEVETS
Con l’undicesima tappa dell’itinerario giunge quindi il tempo di iniziare a spingersi nella regione settentrionale della Carelia,
abbandonando San Pietroburgo e le principali città della Russia settentrionale per immergersi nel cuore selvaggio del nord della nazione.
Questa tappa ha uno sviluppo chilometrico ingente (560km) e vi impegnerà alla guida per non meno di 8 ore effettive di viaggio, pertanto vi
consigliamo una sveglia abbastanza mattutina per godervi i panorami che incrocerete con calma e senza stress. La giornata si incentra
sull’immenso Lago Ladoga, il più grande bacino d’acqua dolce di tutta Europa che con i suoi 17.700 km2 di superficie e le sue oltre 660 isole
rappresenta veramente una mastodontica eccezione per il continente (basti pensare che il più grande lago italiano, il Lago di Garda si
estende su solo 368 km2!). L’importanza di questo bacino d’acqua dolce fu peraltro fondamentale per la sopravvivenza di San Pietroburgo
durante la seconda guerra mondiale perché il suo unico emissario, la Neva, fu l’unico modo di mandare rifornimenti alla città assediata dai
nazisti per i diversi anni in cui imperversarono i combattimenti. Più simile ad un mare interno che a un lago il Ladoga è così esteso che ha
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anche permesso il diversificarsi di una specie endemica di foche dagli anelli che per l’appunto ha preso il nome di foca Ladoga. Per gustarvi
appieno i maestosi panorami dell’area vi suggeriamo di portarvi da San Pietrburgo più rapidamente possibile presso il porticciolo lacustre di
Vladmirovka (155km, 2 ore) che costituisce la base migliore per noleggiare delle piccole imbarcazioni a motore o a remi (per i più
determinati) che vi permetteranno in breve di raggiungere l’antistante Isola Konevets. Quest’isola che durante la seconda guerra mondiale fu
sotto il controllo finlandese nel dopoguerra divenne sede di una base militare sovietica segreta (ancora oggi parzialmente usata sebbene
desegretata) ma soprattutto è il luogo in cui sorge uno splendido monastero del 1393 dalle sgargianti cupole blu che è stato riaperto al
pubblico dopo accurate restaurazioni negli anni ’90. Oltre che per la visita al complesso monastico Konevets è anche un luogo idilliaco in cui
lanciarsi in bucoliche camminate per i suoi sentieri che si inoltrano in una foresta molto simile alla taiga boreale disseminata di cappelle
votive in legno e che lambisce amene spiagge silenziose, appartate e altamente spettacolari. Vi consigliamo di intrattenervi quanto più potrete
sull’isola, di portarvi il necessario per un pranzo al sacco e magari anche di dotarvi di un buon libro che vi farà compagnia per le ore
passate a indugiare sui suoi amplissimi panorami. Nel pomeriggio fate quindi rientro via barca a Vladmirovka calcolando però che vi
attenderanno poi non meno di 6 ore e mezza (415km) di statale per raggiungere la cittadina di Petrozavodsk che fungerà da vostra base
notturna per anche la nottata successiva. Anche se i paesaggi di questa tratta di strada risulteranno un poco ripetitivi tra foreste infinite e
villaggi rurali da attraversare potrete però sempre nella prima sezione di strada lambire le coste del Ladoga e scorgerne angoli fotogenici da
immortalare.
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Tre immagini iconiche del Lago Ladoga: un tratto costiero che evidenzia l’immensità del bacino lacustre, molto più simile a un mare interno
nella realtà, quindi dettagli dell’isola Konevets con il suo monastero dalle cupole turchesi che sorge a breve distanza da incontaminate
spiagge sabbiose ornate da fitte foreste.
12° giorno: LAGO ONEGA - ISOLA KIZHI
La dodicesima giornata di viaggio risulta essere quella che vi permetterà di entrare maggiormente in contatto con l’anima profonda della
Carelia, una terra che vive di una costante alternanza di fitte foreste boreali, bacini lacustri (oltre 60.000) di grandi entità e corsi d’acqua
roboanti. Questa regione ha avuto nel passato una storia tormentata essendo stata contesa più volte da russi, finlandesi e svedesi che si sono
alternati alla guida della zona ed uno dei principali lasciti di queste belligeranze è il fatto che oggi nella Carelia russa vivano solo 70.000
careli (un popolo ugro-finnico imparentato principalmente coi finlandesi) che costituiscono solo un 10% delle genti locali. L’esodo di massa
degli autoctoni fu dovuto infatti alla fuga volontaria che essi intrapresero dopo il 1944 allorquando la Carelia venne definitivamente
conquistata e colonizzata dai russi. La capitale moderna della Carelia è Petrozavodsk, una cittadina estremamente vivibile per gli standard
sovietici con ampi viali, numerosi parchi e belle piazze che danno sfoggio di sé in città. La presenza di due università molto frequentate e
della vicinanza con la Finlandia le donano poi una vita notturna vibrante (provate nel mentre l’ardito amaro locale a base di 20 erbe e 45
gradi alcoolici, il Karelskoe Balzam) e uno stile di vita aperto e molto simile a quello continentale europeo. Sebbene la cittadina non possieda
monumenti di rilievo ha in realtà un paio di assi nella manica che la renderanno ideale per il viaggiatore: innanzitutto sorge sulle sponde del
Lago Onega e poi è il porto principale da cui imbarcarsi per le traversate (75 minuti circa) che vi condurranno all’isola di Kizhi. Il lago
Onega è il secondo bacino lacustre per estensione d’Europa (9610 km2) e rappresenta uno snodo di cruciale importanza per le vie di
trasporto fluviali russe. Esso è infatti collegato mediante canali sia con il Mar Bianco che a sua volta di allunga verso il Mare di Barents e
l’Oceano Artico, sia con il Lago Ladoga (e da qui mediante la Neva con il Mar Baltico), sia con il possente fiume Volga che taglia in due il
bassopiano sarmatico fino a sfociare nel Mar Caspio (collegandosi però con canali anche col Mar Nero via Don). Peculiarità del Lago
Onega è poi quella di essere tormentato spesso da tempeste di carattere quasi marino, giacché non sono inusuali fortunali che creano onde
alte anche oltre 5 metri. Il fulcro della giornata che vi proponiamo comunque è la visita all’isola di Kizhi, nata come centro di culti pagani
ma già dal XII secolo divenuta perno delle attività dei colonizzatori cristiani dell’area. Anche se delle chiese in legno originali non rimane
più nulla sono numerosissimi i luoghi di culto lignei del ‘700 ancora presenti a cui sono stati aggiunti diversi edifici rurali della Carelia negli
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anni ’50 per creare la cosiddetta Riserva Museo di Kizhi. La zona più spettacolare e ricca di testimonianze storiche di Kizhi è quella della
penisola meridionale che si protende oltre il molo di attracco dei traghetti provenienti da Petrozavodsk. Mediante sentieri battuti vi potrete
inoltrare in questi scenari al di fuori del tempo fatti di architetture in legno antiche che culminano nella Chiesa della Trasfigurazione,
fiabesco edificio del 1714 dotato di 23 cupole e ingegnose decorazioni pensate per impedire all’acqua di passare attraverso le pareti.
Accanto sorgono poi la Chiesa dell’Intercessione, ricca di icone ortodosse, e una torre campanaria del 1862 che nell’insieme costituiscono il
Kizhsky Pogost (Recinto di Kizhi) posto oggi sotto la tutela dell’UNESCO. Vi consigliamo di intrattenervi sull’isola quanto più potrete,
curiosando tra i negozi di souvenir, scattando splendide fotografie e lanciandovi tra i sentieri meno battuti della sua penisola meridionale,
stando però attenti a non perdere l’ultimo traghetto (in genere salpa poco oltre le 16) per Petrozavodsk al pomeriggio. In serata soggiornate
quindi nuovamente in città e fatevi far compagnia dalle compagnie di studenti locali che spesso si lanciano in vibranti festeggiamenti.
Uno scorcio della raffinata e vivace Petrozadovsk, capoluogo della Carelia e centro universitario principale della zona (nello specifico la
Fontana dell’Amicizia) sulle sponde del Lago Onega. Quindi una vista aerea e un dettaglio della Chiesa della Trasfigurazione, capolavoro di
architettura rurale russa settecentesca posta oggi sotto tutela dell’UNESCO come bene dell’umanità.
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13° giorno: trasferimento verso il Mar Bianco
La tredicesima giornata consta di un mero spostamento da Petrozadovsk fino a Rabocheostrovsk (o Papinsaari in finlandese), località posta
sulle coste del Mar Bianco da cui nella giornata successiva potrete andare all’esplorazione delle Isole Solovetsky. Purtroppo gli orari dei
traghetti sono molto ridotti e le imbarcazioni salpano verso le isole solamente molto presto in mattinata, cosa che impedisce di poter godere
della visita all’arcipelago direttamente in giornata. Inoltre lo spostamento tra le due località è ingente (420km, 5 ore di guida) e quindi è
necessario pernottare a Rabocheostrovsk (o nella vicina Kem) forzosamente. Il nostro consiglio è di lasciarvi andare ad una serata di
baldoria il giorno precedente a Petrozadovsk e di compiere il trasferimento solo nel pomeriggio, cosa che vi permetterà anche di esplorare
meglio la capitale della Carelia. Il viaggio in sé quantomeno è allietato da panorami naturali interessanti fatti di un continuo susseguirsi di
laghi, foreste e piccoli villaggi spesso fotogenici.
14° giorno: MAR BIANCO - ISOLE SOLOVETSKY
Sospese sopra le gelide acque del Mar Bianco le apparentemente anonime Isole Solovetsky hanno indossato molteplici veste diverse durante
la loro secolare storia, passando dall’essere uno dei centri religiosi più in vista dell’impero russo per la presenza del Monastero della
Trasfigurazione ad ospitare uno dei campi di prigionia più famigerati e spietati dell’epoca comunista, sempre mantenendo però
un’immutabile aura naturale incontaminata dove baie ornate da taiga si alternano a promontori rocciosi spesso teatri di tempeste di neve
anche fuori stagione (il clima è qui particolarmente mutevole e freddo rispetto al resto della Carelia, mentre nei mesi più caldi l’impiccio
principale vi sarà dato da molesti e immensi sciami di moscerini ronzanti).
Per quanto concerne la vostra giornata di visita calcolare che in genere i traghetti per le Solovetsky salpano da Rabocheostrovsk verso le 8
del mattino e impiegano non meno di due ore e mezza di navigazione per raggiungere gli attracchi principali dell’arcipelago. Una volta qui
giunti potrete iniziare ad esplorare i resti del Monastero della Trasfigurazione, ribattezzato spesso anche Cremlino per le sue imponenti
fortificazioni, che si compone di quattro chiese principali parzialmente restaurate che ospitano i resti dei santi Zosima, German e Savvaty e
una settecentesca torre campanaria. Molto interessanti al suo interno sono le mostre inerenti allo SLON, la prigione nata come campo di
lavoro nel 1923 per accogliere i nemici del popolo comunista e riciclata a spietato gulag da Stalin a partire dal 1937 (fino al 1939) che
divenne uno dei centri di repressine più spietati e inumani di tutto l’URSS. Questo centro sorgeva proprio qui sulle Isole Solovetsky e si stima
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che vi transitarono durante il suo periodo di attività non meno di 850.000 internati, molti dei quali perirono a causa della fame, della
dissenteria, dello scorbuto, del tifo e della tubercolosi che imperversavano nel campo nell’indifferenza degli aguzzini. Non mancarono poi
imponenti episodi di fucilazione di massa (fino a oltre 1.000 persone alla volta) che indussero l’autore Aleksandr Solzenicyn a prendere le
Solovetsky come prototipo della nefasta esperienza dei campi di prigionia sovietici descritti nel suo capolavoro “Arcipelago Gulag” del
1973. Non perdetevi in tema durante la vostra permanenza in loco la visita allo scarno monumento commemorativo che indica il luogo in cui
un tempo sorgeva il Cimitero dello Slon poco a sud del Monastero della Trasfigurazione, la Prigione Abbandonata nel 1939 posta 2km a est
del sito religioso, un’esperienza indubbiamente turbante e il raggiungimento della Gola Sekirnaya, un’altura posta a 10km dal fulcro delle
Solovetsky la cui chiesa durante l’epoca del gulag venne utilizzata come sito di detenzione per i prigionieri in isolamento. Oltre che per le
visite di carattere storico e culturale le Solovetsky meritano una particolare attenzione come preannunciato per il variegato e incontaminato
mondo naturale che le contraddistingue. Per raggiungere gli anfratti e le cale meno battute esistono noleggi di mountain bike perfetti per
muoversi in autonomia. Verso metà pomeriggio ricordate quindi di tornare però verso i moli principali di Solovetsky e riprendere gli ultimi
traghetti per il ritorno presso Rabocheostrovsk. Durante questa tratta state attenti ai movimenti che noterete tra le acque del Mar Bianco:
non è infatti infrequente scorgere i beluga artici e le foche che raggiungono questo mare nei mesi più caldi. Come per la nottata precedente
per mere ragioni logistiche vi suggeriamo di intrattenervi ancora una notte a Rabocheostrovsk.
Uno scorcio panoramico sul Monastero della Trasfigurazione delle Isole Solovetsky riadattato poi in epoca stalinista nello SLON, uno dei
gulag più raccapriccianti e impietosi della storia dell’URSS. In seguito poi un’esemplare di beluga, tipica fauna ittica del Mar Bianco.
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15° giorno: trasferimento verso San Pietroburgo
Come conclusione di questo articolato itinerario tra i tesori artistici della Russia settentrionale, gli scenari naturali incontaminati della
Carelia e la visita alla sfavillante San Pietroburgo purtroppo non potrete esimervi da un lungo (ed un poco estenuante) ultimo giorno di
trasferimento per raggiungere l’aeroporto di San Pietroburgo dalla vostra location di Rabocheostrovsk sulle sponde del Mar Bianco. Lo
sviluppo chilometrico della tappa è ingente (830km che vi impegneranno per non meno di 9 ore effettive di guida) e su strade che non sempre
permettono di viaggiare velocemente. Tatticamente posta all’incirca a metà del percorso vi imbatterete però nuovamente in Petrozadovsk che
fungerà da ideale tappa per il pranzo. Una volta giunti a sera all’aeroporto di San Pietroburgo potrete in ultimo restituire la macchina
noleggiata e imbarcarvi sul vostro volo di rientro verso l’Italia che nel volgere di tre o quattro ore circa (con voli diretti) vi permetterà di
rientrare in madrepatria.
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