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A.A. 2014-2015Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’Amministrazione
Sistemi di welfare
6. STRUTTURA, FUNZIONI,
MODELLI DI WELFARE
Maria Letizia PrunaSPS/09 – Sociologia dei processi economici e del lavoro
mlpruna@unica.it
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Una delle più straordinarie conquiste della storia moderna: il welfare state
� La nascita del welfare
� Un secolo di infinite crisi:
- patologie sempre diverse
- problemi sempre risolti
- diversità della crisi contemporanea
Le cause interne alla crisi del welfare state
Le cause esterne alla crisi del welfare state
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Il welfare state: vecchie premesse, trasformazioni e sfidePremesse dei modelli di
welfare state (anni’50-’60)
Trasformazioni socio-
economiche(anni ’70-’80)
Nuove sfide per i welfare state
maturi
Economia in rapida crescita Sviluppo lento o nullo Contenimento dei costi
Società industriale Società post-industriale Instabilità del lavoro,
flessibilità forme di impiego,
nuovi “ammortizzatori sociali”
Stabilità familiare e divisione
di genere del lavoro
Partecipazione femminile al
lavoro e ridefinizione dei
rapporti di genere; aumento
della instabilità familiare
Servizi alla famiglia,
conciliazione tra lavoro e
riproduzione sociale
Strutture demografiche in
relativo equilibrio
Invecchiamento della
popolazione (tassi di fecondità
bassi e elevate speranze di
vita); immigrazione
Contenimento dei costi
pensionistici e sanitari;
protezione sociale per gli
immigrati
Aspettative morigerate e stabili
di protezione sociale
“Rivoluzione delle aspettative
crescenti” (più istruzione, più
salute e prevenzione, ecc.)
Ridefinizione degli standard di
prestazione; risposte
differenziate a bisogni
differenziati
Solidità e centralità dello Stato-
nazione
Integrazione europea,
globalizzazione dei mercati,
internazionalizzazione
Adattamento alle nuove
condizioni “aperte” di società
ed economie
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I problemi che minacciano lo stato sociale (Esping-Andersen)
� Problemi legati al funzionamento del mercato del lavoro
� Problemi legati al funzionamento delle famiglie
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Le tre tesi diEsping-Andersen
1. La vera crisi contemporanea non riguarda lo stato sociale ma l’interazione tra i diversi elementi che compongono i sistemi di welfare
2. La causa ultima della crisi attuale sta nel contrasto tra gli edifici istituzionali esistenti e una serie di cambiamenti esogeni
3. I nuovi rischi della società postindustriale provengono principalmente dalla rivoluzione che sta sconvolgendo sia i mercati del lavoro che le famiglie
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Chiara Saraceno: le crisi concomitanti del welfare
Siamo di fronte alla concomitanza di tre differenti crisi:
1) la prima crisi riguarda l’efficacia e l’appropriatezza del welfare state non solo rispetto ai problemi che sono emersi con la crisi economica (disoccupazione di massa, povertà crescente), ma anche rispetto ai cambiamenti demografici e nella partecipazione delle donne
2) La seconda crisi deriva dall’aumento delle tensioni (rafforzate dalla crisi finanziaria) tra il bisogno di innovare e la resistenza di una larga parte della popolazione
3) La terza crisi è finanziaria e si accompagna ad un indebolimento del potere decisionale dei singoli Paesi
Chiara Saraceno, Three concurrent crises in welfare staes in an increasingly asymmetrical European Union, Stato e Mercato, n. 99, 2013
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Gli attori istituzionali del welfare
�Stato
�Mercato
�Famiglia
“La somma totale del benessere sociale èfunzione del modo in cui gli input di queste tre istituzioni vengono combinati tra loro.”
(G. Esping-Andesen)
Il ruolo del “Terzo settore”
� Esping-Andersen trascura il ruolo del Terzo settore (associazionismo, cooperazione sociale, volontariato), che integra o supporta l’offerta pubblica di servizi.
� Ferrera inserisce il Terzo settore tra gli attori istituzionali del welfare e individua un “diamante del welfare”
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Il diverso ruolo degli attori del welfare
I principali attori affrontano i rischi sociali sulla base di forme di scambio molto diverse:
� Famiglia → reciprocità
� Stato → redistribuzione
� Mercato → scambi monetari
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La reciprocità
E’ una forma di scambio basata su una restituzione possibile o dilazionata o su una restituzione a qualcuno anche diverso dal donatore.Le azioni di scambio reciproco riflettono sistemi socio-organizzativi nei quali sono prestabilite logiche, regole e tempi per chi dàe per chi riceve.
La logica dello scambio basato sulla reciprocità ècostituita dagli interessi collettivi di un piccolo gruppo con forti legami
sociali immediati.
In primo luogo le famiglie (nucleari e allargate),
ma anche il condominio, il vicinato, il quartiere.
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La redistribuzioneE’ basata sul principio del “mettere in comune”, e necessita di una autoritàcentrale. Lo scambio redistributivo non può prescindere da regole che determinano quali e quante risorse vanno prelevate o conferite all’autorità centrale per essere redistribuite, a chi vanno erogate e in quali proporzioni, chi sono i soggetti che operano la redistribuzione e quali sono le motivazioni che giustificano tali transazioni.
La logica dello scambio redistributivo ècostituita dagli interessi di un
gruppo più esteso e complesso, dove i legami sociali non sono così forti e
immediati. Ad esempio le
comunità locali o le collettività nazionali.
Lo scambio di mercato
E’ una transazione che ha luogo fra diversi attori non influenzati da altri tipi di relazioni
sociali organizzate.
La finalità dello scambio è
economica e avviene attraverso transazioni monetarie.
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Le finalità del welfare
� Protezione dai rischi sociali (assicurazioni, contributi)
� Rendere effettivi e uguali i diritti di cittadinanza (lavoro, salute, istruzione, ecc.) (fiscalità)
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Le funzioni del welfare
� Demercificare (DEMERCIFICAZIONE)
� Defamilizzare (DEFAMILIZZAZIONE)
� Destratificare (DESTRATIFICAZIONE)
(Ferrera)
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Demercificazione
�Indica il grado in cui il sistema di welfare riesce ad attenuare la dipendenza dal mercato, consentendo agli individui di disporre di risorse e opportunità anche quando non possono avere un reddito da lavoro (in quanto bambini, casalinghe, anziani, malati, disoccupati).
�Le vie alla demercificazione: stato, famiglia o entrambi; trasferimenti, servizi o entrambi.
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Defamilizzazione
� Indica il grado in cui il sistema di welfare riesce ad attenuare la dipendenza dalla famiglia, consentendo agli individui di disporre di risorse e opportunità anche a prescindere dalla solidarietà e dagli obblighi familiari e parentali e dalle condizioni socio-economiche della famiglia.
� Le vie alla defamilizzazione: stato, Terso settore; trasferimenti, servizi o entrambi.
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Destratificazione
� Indica il grado in cui il sistema di welfare riesce ad attenuare le disuguaglianze che derivano dal sistema di stratificazione prodotto dal mercato, cioè le disuguaglianze basate sullo status occupazionale o sulla classe sociale.
� Le vie alla destratificazione: intervento pubblico; trasferimenti, servizi o entrambi.
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La tipologia di Esping-Andersen(the Three Worlds of Welfare Capitalism)
Esping-Andersen individua 3 modelli principali:
�regime liberale (paesi anglosassoni: Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito)
�regime socialdemocratico (paesi scandinavi: Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca)
�regime conservatore (paesi dell’Europa continentale: Spagna, Portogallo, Italia, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Germania, Grecia, ma anche il Giappone)
Le aree dei regimi di welfare
- Popolazione Regime liberale: 440 milioni, 53 Stati, aree del mondo distanti- Popolazione Regime socialdemocratico: 25 milioni, 4 Stati confinanti- Popolazione Regime conservatore: 294 milioni, 8 Stati confinanti, più 126 milioni in Giappone
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Regimi di welfare e percorsi di sviluppo industriale e capitalistico
I tre principali regimi di welfare rispecchiano altrettanti percorsi differenziati dello sviluppo capitalistico, connotati da modelli e varianti nella costruzione dei regimi di regolazione sociale della vita economica, in ragione dei differenti contesti sociali
The Three Worlds of Welfare CapitalismThe Three Worlds of Welfare Capitalism(Esping-Andersen 1991)
Industrializzazione, capitalismo e welfare state
� Il welfare state come reazionereazione al processo di industrializzazione e di sviluppo del capitalismo
� Il welfare state come levaleva del processo di industrializzazione e di sviluppo del capitalismo
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Regime di welfare liberale: le caratteristiche principali
� Riduzione al minimo dei compiti dello Stato, promozione e incoraggiamento del ricorso al mercato, individualizzazione dei rischi
� Riconoscimento ai cittadini di diritti minimi in termini di protezione sociale, prestazioni sociali limitate e poco generose
� Individuazione particolarmente ristretta dei destinatari (bisognosi, poveri, individui ad alto rischio di esclusione)
� Predominanza di misure di assistenza basate sulla prova dei mezzi (means test)
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Regime di welfare liberale: gli esiti
�Demercificazione bassa: forte dipendenza degli individui dal mercato (redditi, retribuzioni, rendite)
�Destratificazione bassa: dualismo tra il “welfare dei poveri” (pubblico) e il “welfare dei ricchi” (privato)
�Defamilizzazione media: dipendenza dal sostegno e dall’aiuto familiare per le fasce sociali deboli
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Regime di welfare socialdemocratico: caratteristiche principali
• Predominanza di misure a carattere universalistico basate sulla cittadinanza
• Riconoscimento del diritto alle prestazioni dello stato a tutti i cittadini; prestazioni sociali ampie, diffuse e generose (prevalentemente uguali per tutti)
• Individuazione particolarmente ampia dei destinatari
• Massima estensione del ruolo dello Stato, massima socializzazione dei rischi
• Politica sociale e occupazionale inclusiva e “produttivista”, cioè volta a massimizzare le capacità produttive dei cittadini
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Regime di welfare socialdemocratico: gli esiti
�Demercificazione alta: la dipendenza degli individui dal mercato è molto attenuata
�Destratificazione alta: eguaglianza di trattamento per tutti i cittadini, “tutti beneficiano, tutti si sentono in dovere di contribuire”
�Defamilizzazione alta: la dipendenza dal sostegno e dall’aiuto familiare è minima
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Regime di welfare conservatore: caratteristiche principali
� Predominanza di schemi assicurativi pubblici collegati alla posizione occupazionale
� Individuazione dei destinatari in base alla posizione occupazionale; riconoscimento di prestazioni differenziate su base corporativa
� Ampia estensione del ruolo dello Stato, enfasi sulla “sussidiarietà” dell’intervento pubblico in alcuni ambiti: lo Stato interviene solo se i bisogni non trovano risposta a livello individuale, familiare e di associazioni intermedie
� Politica sociale e occupazionale che tende a scoraggiare la partecipazione al mercato del lavoro
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Regime di welfare conservatore:gli esiti
�Demercificazione media: la dipendenza degli individui dal mercato èrelativamente attenuata
�Destratificazione medio-bassa: il welfare non contrasta le disuguaglianze sociali e la segregazione di genere
�Defamilizzazione bassa: la dipendenza dal sostegno e dall’aiuto familiare è massima e si protrae a lungo
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La quarta Europa sociale: Spagna, Portogallo, Grecia e Italia
I paesi dell’Europa meridionale rappresentano una variante del modello conservatore-corporativo che fa caso a sé in ragione di alcune marcate peculiarità del welfare state:
1. regolazione del mercato del lavoro fortemente dualistica (dipendenti pubblici e lavoratori delle grandi imprese molto protetti, tutte le altre categorie di lavoratori poco o per nulla protette)
2. centralità del ruolo della famiglia e della rete di solidarietà parentale per l’intero arco della vita
3. servizio sanitario nazionale universalistico4. elevato particolarismo e basso grado di statualità
I tre homines ideali del welfare
In analogia con l’homo oeconomicus, che definisce il comportamento dell’attore economico, la sociologia può fare ricorso a tre homines ideali per spiegare le preferenze in termini di regime di welfare
� Homo liberalis
� Homo familisticus
� Homo socialdemocraticus
Tutte le società comprendono i tre tipi ideali di homines e li combinano in modo diverso.
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30G. Esping-Andersen, I fondamenti sociali delle economie post-industriali, Il Mulino, 2000 (p. 146)
Modelli di solidarietà e modelli di cittadinanza
� Le differenze interne al “modello sociale modello sociale europeoeuropeo” aumentano (allargamento e diverso impatto della crisi)
� L’elemento sempre più controverso e problematico della “appartenenza appartenenza nazionalenazionale”: il patto redistributivo di solidarietà nazionale è messo in crisi dai fenomeni migratori, dalla mobilità del lavoro, dalla globalizzazione dei mercati
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