sudafrica la stagione di ramaphosa digitale... · ma anche ai governi di rwanda e uganda che, con...
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Anno 136 n° 2 Febbraio 2018 € 3,50 nigrizia.it
Il mensile dell’AFRICA e del MONDO NERO
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SUDAFRICA LA STAGIONE DI RAMAPHOSA
SudanLE RELAZIONIPERICOLOSEDI EL-BASHIR
DossierSISTEMA MODALA CREATIVITÀDELL’AFRICA
CiadLA MISSIONEÈ UN GRANELLODI MIGLIO
3
L'editoriale
RD CONGO:TRANSIZIONE DEMOCRATICASOSTENUTA DALLA CHIESA
Chiesa cattolica
Dopo la repressione avvenuta nella capitale Kinshasa e in diverse città, il 12 gennaio la Conferenza episcopale nazionale del Congo ha ricordato al governo che va rispettato il diritto di manifestare pacificamente. I vescovi hanno poi chiesto senza equivoci ai congolesi di «sbarrare la strada» a coloro che vogliono confiscare il potere.
Nella Repubblica democratica del Congo 13 milioni di persone rischiano di morire perché non hanno cibo. Ci dice l’Onu che è necessario 1 miliardo di dollari per fare fronte all’emergenza umanitaria nella nazione più ricca dell’Africa quanto a risorse del suolo e del sottosuolo. A destabilizzare ampie aree del paese, sono soprattutto i conflitti nel Kasai al sud e nelle province del Nord e Sud Kivu nell’est, dove più di 100 gruppi armati si contendono il controllo del territorio e dunque delle risorse minerarie: le vittime si contano a decine di migliaia. Per poter vivere, la popolazione è costretta a lavorare nelle miniere illegali di coltan, oro, cobalto in condizioni disumane, sottoposta a soprusi e violenze continue.
A chi giova questa situazione? All’industria armiera e ai suoi mercanti, sicuramente. Ma anche ai governi di Rwanda e Uganda che, con la complicità del governo di Kinshasa e tramite l’impiego di milizie armate, si assicurano parti consistenti della ricchezza prodotta. Lo statu quo fa comodo anche alle imprese minerarie straniere attive in varie parti del paese, con il benestare dei governi delle loro nazioni di origine. In assenza di controlli, le imprese dichiarano al fisco ciò che vogliono e se il governo vuole imporre un aumento di tasse minacciano rivolte e caos.
La situazione così com’è fa comodo anche a noi che possiamo acquistare cellulari e computer portatili a costi contenuti perché il coltan utilizzato dalle industrie proviene in gran parte dal Kivu, a prezzo di sfruttamento, anche del lavoro minorile.
Da ultimo, le cose così come stanno fanno il gioco di Joseph Kabila che si rifiuta di lasciare la presidenza dopo il termine del suo secondo e ultimo mandato a fine dicembre 2016. Nelle ultime settimane, il 31 dicembre 2017 e il 21 gennaio 2018, ha scatenato le forze dell’ordine contro manifestazioni pacifiche della società civile e del mondo cattolico (non sono state risparmiate le celebrazioni religiose), che gli chiedevano di farsi da parte perché possa aprirsi una fase di transizione che porti al voto entro il 2018. Il bilancio è stato di numerosi morti, feriti e arrestati.
La Chiesa cattolica, che già in passato ha avuto un ruolo di mediazione politica e di indirizzo, è l’autorità morale che può contribuire alla transizione democratica. Necessita, però, della solidarietà anche delle nostre Chiese. A partire dalla Conferenza episcopale italiana e la Conferenza episcopale europea. È il nostro augurio.
Africa 54
20 AFRICA / LE INFRASTRUTTURE CHE MANCANO
Una strada in salitaMarco Cochi
24 SUDAN / LA SVOLTA DOPO LA FINE DELLE SANZIONI USA
La strategia dei due forniGianni Ballarini
28 ARABIA SAUDITA E IRAN / LA POSTA IN PALIO IN AFRICA OCCIDENTALE
Conflitto di interessi islamicoRocco Bellantone
32 COREA DEL NORD / GLI AFFARI IN AFRICA
Armi e propagandaRocco Bellantone
Febbraio2018
Sommario
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14 SUDAFRICA / L’ANC, DA ZUMA A RAMAPHOSA
Cambiamento indoloreRocco Ronza
18 LA DIFFICILE EREDITÀ
La scommessa Ramaphosa Mike Pothier
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(IHSAAN HAFFEJEE / ANADOLU AGENCY)
In copertina
2 Diario
3 L'editoriale
6 In punta di matitaGado e Vauro
7 Incontri e voltiAlex Zanotelli
Al-Kantara Mostafa El Ayoubi
Io non sono razzista ma... Marco Aime
Economia in bianco e nero Riccardo Barlaam
10 Africa al setaccioRedazione
12 Diamo i numeriFranco Moretti
68 Parole del sudComboniani Brasile
69 TatalitaElianna Baldi
70 BreviarioRedazione
72 Orme GiovaniLorena Ortiz, Kajo Keji
78 BazarRaffaello Zordan
82 GiufàGad Lerner
Rubriche
74 STORIA / UN NUOVO STUDIO
Impara l’AfricaAntonio M. Morone
76 MUSICA / RITRATTO DEL RAPPER GHANEANO
Generazione SarkodieMarcello Lorrai
Afroculture
64 CIAD / MISSIONE IN CAMMINO
Il regno di Dio come un granello Filippo Ivardi
Chiesa è missione
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Dal nostro sito Nigrizia.it.
MIGRARE NON È UN DELITTO
Le Chiese diano asilopolitico ai migrantiAlex Zanotelli
NIGERIA. INQUINAMENTO AMBIENTALE
Gli ikebiri chiedono all'Eni 2 milioni di danniMichele Luppi
SVILUPPO UMANO
Meno disuguaglianze se la governance è donnaMarco Cochi
SUD SUDAN / SI COMPLICA LA SITUAZIONE NEL PAESE
L'incognita MalongBianca Saini
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2018
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34 MOZAMBICO / RISCHIO AMBIENTALE
Beira sott’acquaDaniele Bellocchio
36 MAURITANIA / LA DENUNCIA DI UNA ONG
Gli schiavi invisibiliFrançois Misser
38 ZAMBIA / I FRUTTI DI UNA NUOVA TECNOLOGIA
Nel rispetto della naturaJean-Baptiste Sourou
40 TUNISIA / I DIRITTI DELLE DONNE
La preziosa eredità di Boshra Azzurra Meringolo Scarfoglio
43 RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO DI PAVIA
I Tg italiani maltrattano l’Africa Michele Luppi
46 L'Africa è di modaStefania Ragusa
DOSSIER
DossierMODA, UNA FACCENDAMOLTO SERIA.
46
14
SUDAFRICA > L’ANC, DA ZUMA A RAMAPHOSA
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N ELL’ESTATE AUSTRALE, IL SUDA-FRICA STA ATTRAVERSANDO UN PASSAGGIO POLITICO DELICATO. Lo scorso dicembre, dopo tre
anni di scandali e accuse di corruzione e una intensa campagna mediatica in-ternazionale, il capo dello stato Jacob Zuma ha ceduto il suo posto come pre-sidente dell’African national congress (Anc) a Cyril Ramaphosa, che è diventa-to così il candidato naturale a succeder-gli anche come presidente del Sudafrica quando, nel 2019, si concluderà il suo mandato.
Classe 1952, nato a Soweto da una famiglia di etnia venda, Ramaphosa
era entrato nel 54° congresso nazionale dell’Anc, riunito a Johannesburg, con il numero più alto di delegati. Alla fine, ha prevalso di misura su Nkosazana Dla-mini-Zuma, ex ministro, ex presidente della Commissione dell’Unione africa-na, nonché ex moglie di Zuma, conside-rata il candidato preferito dal presidente uscente.
La fiducia dei mercatiSulla vittoria di Ramaphosa avevano scommesso i mercati e la stampa finan-ziaria internazionale, oltre che i media, il settore privato e una parte significati-va della società civile del Sudafrica, che
da tempo reclamavano una vigorosa azione contro la corruzione e la ripresa delle politiche di pieno sostegno agli in-vestitori privati e internazionali, come via di uscita dalla stagnazione econo-mica in cui il Sudafrica sembra intrap-polato dall’inizio della crisi globale.
È improbabile, tuttavia, che la sua elezione giustifichi le attese per cam-biamenti radicali e immediati che si erano diffuse alla vigilia. In primo luo-go, il cambio al vertice dell’Anc (che governa da solo il paese dal 1994) non ha segnato una completa discontinuità con la gestione precedente. Nonostante la pressione mediatica e il battage inter-
In rilievo
La finanza, il settore privato e una parte significativa della società civile da tempo reclamavano una vigorosa azione contro la corruzione e la ripresa delle politiche di pieno sostegno agli investitori privati.
CAMBIAMENTO INDOLORE
Passaggio di testimoneCYRIL RAMAPHOSA CON IL PRESIDENTE DEL SUDAFRICA JACOB ZUMA.
20
Africa 54
C ALESTOUS JUMA, UNO DEI MASSIMI STU-DIOSI SULL’INNOVAZIONE E LO SVILUP-PO IN AFRICA, DOCENTE DI POLITICHE E PROCESSI DI SVILUPPO INTERNAZIONALE
PRESSO LA HARVARD KENNEDY SCHOOL, aveva de-finito le infrastrutture come «il ventre molle del continente» e denunciato le pesanti ricadute di tale deficit sulla produttività e la competitività delle imprese africane.
Una recente conferma delle valutazioni dell’accademico di origine kenyana, scomparso lo scorso dicembre, arriva dall’ultima edizione dell’Africa Competitiveness Report, realizzato con-giuntamente dalla Banca africana di sviluppo, Banca mondiale e Forum economico mondiale. Lo studio approfondisce l’impatto determinato dal ritardo infrastrutturale accumulato dai paesi
Una strada in salita
AfricaLE INFRASTRUTTURE CHE MANCANO
Il ritardo accumulato dai paesi africani ha messo il continente su un piano di debolezza rispetto al resto del mondo. Un deficit che incide non solo sulla competitività delle imprese locali. Ma anche sulla vita di tutti i giorni degli africani. A partire dall’assenza di elettricità.
di Marco Cochi
AFRICAPOLICYREVIEW.COM
Africa 54
24
U NA SVOLTA. IL 2017 HA SEGNATO UN CAMBIAMENTO PER IL SUDAN. FINITI I 20 ANNI DI QUARANTENA IMPOSTA DALLE SANZIONI AMERICANE, il paese sta risco-
prendo un dinamismo politico e diplomatico. È tornato a essere un partner economico e politico ambito da molti governi. Anche occidentali. Sta capitalizzando la sua rendita di posizione, cer-niera tra “Africa mediorientale” e Africa subsa-hariana, in virtù della sua centralità strategica per migrazioni e terrorismo. Una spinta decisiva gliel’hanno data gli Stati Uniti che a ottobre, dopo 16 mesi di trattative, hanno posto fine alle sanzio-ni imposte durante la 2ª amministrazione Clin-
ton. E a novembre, in occasione della sua visita a Khartoum, il vicesegretario di stato americano John Sullivan si è pure spinto ad aprire una brec-cia sulla possibilità di rimuovere il Sudan dalla black list dei paesi sponsor del terrorismo.
Chiuso il ciclo delle manette economiche, il regime ha così ritrovato una libertà di movimen-to, che non ha portato, tuttavia, benefici concreti (anzi) alla popolazione sudanese. Il vero volto del potere è quello della brutale repressione delle ri-volte del pane, scoppiate il 5 gennaio per l’impo-nente aumento del costo della vita (vedi box). Un regime sdoganato a livello internazionale, ma che resta allergico al dissenso domestico: chiusi
SudanLA SVOLTA DOPO LA FINE DELLE SANZIONI USA
AFP (3)
La strategia dei due forni
Khartoum ha gravi problemi di tenuta interna e di tensione con i vicini regionali. Ma a livello internazionale sta capitalizzando la sua rendita di posizione. È diventato un paese cruciale per molti interlocutori, anche in competizione tra loro. Oltre alla Cina, alleanze cardini con Russia e Turchia.
di Gianni Ballarini
Alleanza arabaIL PRESIDENTE SUDANESE OMAR HASSAN EL-BASHIR (A DESTRA NELLA FOTO) CON UNA DELEGAZIONE DEGLI EMIRATI ARABI UNITI.
I.HUFFPOST.COM
I Tg italiani maltrattano l’Africa
Africa 54
StatisticheRAPPORTO
DELL’OSSERVATORIO DI PAVIA
L’impianto narrativo dei nostri telegiornali si accorge del continente solo in relazione a migrazioni e terrorismo. Scarsi la contestualizzazione e l’approfondimento. Un danno per tutti.
di Michele Luppi
N ONOSTANTE UN GENERALE RITORNO DELL’AFRICA NEL DIBATTITO POLITICO E SOCIALE ITALIANO, evidenziato dai recenti e ripetuti viaggi dei presiden-
ti del consiglio Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, dei ministri Marco Minniti e Angelino Alfano, le notizie provenienti dal continente continuano a rappresentare una parte marginale nel panora-ma mediatico italiano: solo una notizia ogni dieci di quelle trasmesse dai telegiornali dall’inizio del 2012 al primo semestre del 2017 ha riguardato l’A-frica. E di queste la maggior parte parlava di im-migrazione o attentati terroristici.
Il dato è contenuto nel rapporto Illuminare le JEWISH JOURNAL
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NIGRIZIA FEBBRAIO 2017
48LE AFRICHE SI ESPRIMONO
Moda, faccenda serissima
50AFRICAN-PRINT FASHION NOW!
Una galassia in mostra
54FABBRICA DI TALENTI
L’abbraccio con l’arte
56STUDIARE MODA
A scuola di creatività e di impresa
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Abito Hommage à L’Art REALIZZATO DALLA STILISTA INGE VAN LIEROP PER VLISCO (2013).
Mentre l’Occidente si attarda a interpretare le vicende africane con criteri logori (solo fame e sfacelo) o impauriti (migrazioni) o predatori (controllo geopolitico, controllo delle risorse), il continente parla di sé con eleganza, creatività, voglia di fare. Avviene nel sistema moda. Diamoci un’occhiata.
L’AFRICA È DI MODA
DOSSIER
58IL CASO GHANA
Capofila dell’Africa occidentale
60IL CASO NIGERIA
L’abito corre su internet
61IL CASO KENYA
Nairobi c’è
62SFILATE BIANCHE
Anche la passerella discrimina
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di STEFANIA RAGUSA
Chiesa è missione
64
Una minuscola presenza di cristiani, in un ambiente prettamente musulmano, decisi a costruire legami di amicizia e di dialogo nella società ancora segnata dalle ferite di trent’anni di guerra civile.Una comunità di missionari comboniani si racconta.
di Filippo Ivardi,da Abéché
F.IVARDI
Rifugiati del Darfur (Sudan) PREPARANO MATTONI PER COSTRUIRSI LA CASA.
Ciad > Missione in cammino
Il regno di Dio come un granello
V ERAMENTE GESÙ DI NAZARET PARLAVA DEL GRANELLO DI SENAPE. MA QUI AD ABÉCHÉ, ALLE PORTE DEL DESERTO
NELL’EST DEL CIAD, si capisce meglio la sua buona notizia parlando di cose concrete di vita quotidiana: miglio, carne di cammello, arachidi, datteri. Siamo come un piccolo granello di miglio: l’1% di cristiani – cattolici e protestanti –, nell’oceano musulmano e una ventina di comunità cattoliche distribuite su sei regioni, seguite da tre sacerdoti comboniani: padre Bernard dalla Rd del Congo, padre David dagli USA e io. Per una parrocchia che si estende su un territorio di oltre 400mila km². Cinquecento
Afroculture
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Per chi ha voglia di confrontarsi con la storia subsahariana e nordafricana, un volume incentrato sull’Ottocento e il Novecento fino alle primavere arabe del 2011. Per orientarsi tra modernizzazione e conquista coloniale, tra indipendenze e transizioni democratiche.
di Antonio M. Morone
I L VOLUME SCRITTO IN COLLABORAZIONE DA ANNA MARIA MEDICI, ARRIGO PALLOTTI E MARIO ZAMPONI ARRICCHISCE CON UN NUOVO STUDIO LA MANUALISTICA SULLO STUDIO
DELLA STORIA DELL’AFRICA CONTEMPORANEA IN LINGUA ITALIANA. Dal punto di vista di chi la storia dell’Africa la insegna, una novità importante e apprezzabile rispetto ad altri manuali in commercio è sicuramente quella di superare la distinzione disciplinare (più che reale) tra storia dell’Africa subsahariana e
STORIA > UN NUOVO STUDIO
Anna Maria Medici Arrigo PallottiMario ZamponiL’AFRICA CONTEMPORANEALE MONNIER, 2017, PP. 518, € 39,00.
Impara l’Africa
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