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Periodico del Liceo Porporato, - Anno XV, n.5, aprile 15- ins. resp. J. Gabbio / M. Vassallo
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Una mattinata a teatro
Non si sa come. Romeo ha ucciso. Non si sa
come. Si agisce senza un fine, senza
consapevolezza; ci si ritrova artefici di un' azione
compiuta da un altro dentro di noi e all'improvviso
diventa tardi, impossibile rimediare. Romeo non vuole rimediare. Sa che
non può, accetta la sua follia, non si sa come.
La follia veleggia nell'aria, nei gesti bruschi e scomposti degli attori in un
mercoledì mattina di febbraio. Attoniti, classi diverse di Istituti diversi ci
aggiriamo nella pazzia di quel palco. I riflettori sono puntati sui quattro
personaggi: Romeo, colui che agisce inconsciamente dominato dalla
maschera della follia, Bice moglie di Romeo, succube delle situazioni
create dal marito; Giorgio migliore amico di Romeo, deciso e ricco di
valori, Ginevra provocatrice e sicura di sé. Essi si incastonano l' uno
nell'altro, creando un groviglio fuori e dentro loro stessi. Soprattutto
Ginevra che indossa la maschera della buona amica per nascondere in
tradimento del marito con il suo migliore amico è una signora con la S
maiuscola distinta, alta , elegante; peccato che di maiuscolo abbia anche
la F di falsità e la T di traditrice.
Dunque, su questo filo oscillante fra l' apparenza e la realtà, fra la follia e
la lucidità, per due ore abbiamo assistito a uno spettacolo di bravura da
parte degli attori, dove ogni singolo movimento o sguardo alludeva a un
significato altro. Di effetto anche la fine: con un'acuta astuzia il regista ha
scelto di chiudere la scena sullo sparo di Giorgio ai danni di Romeo , dopo
esser venuto a conoscenza dal tradimento della moglie e dell'amico. Il
colpo ha fatto trattenere il fiato per un momento, giusto il tempo di
chiudere il sipario.
Uno spettacolo di riflessione su noi stessi, ci si riconosce in quel “non si
sa come”. Pensateci: Anche noi siamo stati vittima di una pulsione, di
quella parte di noi che emerge quando meno ce lo aspettiamo.. E abbiamo
agito: male, bene, non si sa come.
Chiara Colasberna
Una riflessione su Riflessioni & Riflessioni Partecipare come guida alla mostra dedicata alle simmetrie,pensata e
organizzata dal professor Ferrarese è stata un’esperienza nuova.
Alla vista delle scatole triangolari rivestite di specchi credo di essermi
divertita più io che i ragazzini che sono venuti in visita da tutto il
pinerolese per assistere a questa mostra interattiva,creativa e divertente.
I bambini sono stati ingegnosi e non c’era nemmeno troppo bisogno di
spiegargli cosa dovessero fare,che avevano già messo in moto il
ragionamento e la fantasia!
Penso che anche i bambini più grandi,quelli che frequentano il liceo si
siano divertiti e abbiano imparato qualcosa. Riflessioni & Riflessioni è
stata un’esperienza divertente ed educativa per guide e guidati,felice chi ha
partecipato!
Lisa Boglione
L’arte di imparare
di Susanna Arisio
Oggi non è raro che l’arte
non sia apprezzata nel
momento in cui viene
considerata in una
prospettiva
produttivistica. Ma
tentiamo di trasformare il
concetto: l’arte non è
inutile, per chi ci crede
l’arte è ciò che si sa
creare e trasformare sotto
le proprie mani, è una
scoperta. Dentro la scuola
si insegna, si ascolta e si
impara, eppure a volte ci
si dimentica di quanto si
possa imparare anche da
soli, con l’arte. (continua a pag. 5)
Raccontare il Porporato Aprile fiorisce ormai di rigogliosa primavera, annunciando ai quattro venti che l’anno scolastico
galoppa verso il traguardo. Volge al termine anche un’altra stagione di Onda d’urto: nacque sulle ceneri
di Eliocentro e il Pepe, nel lontano 1997, quando il
Porporato (classico) e il Rayneri (magistrale) si sposavano in un connubio che avrebbe generato il
Porporato d’oggi. I primi computer erano macigni, gli schermi voluminosi scatoloni, l’impaginazione un
acrobatico collage.
Quanti ragazzi sono passati dalla redazione. E che
ne sarà del futuro? I fondi scarseggiano, la
comunicazione reclama altre vie, in molte classi i
giornalini rimangono sulla cattedra. I colleghi ci credono? Ai ragazzi interessa? Se da anni continuo a
metterci impegno e fatica significa che pur ravvisando l’esigenza di percorsi e obiettivi da
rinnovare, percepisco un valore, un riscontro e una
sostanza. Provo a sintetizzarli in tre frasi: la gioia di documentare il bene e il bello che si fa, la
soddisfazione di assistere ragazzi che si appassionano nello scrivere, l’orgoglio nel vedere
tracciati i contorni di una scuola che racconta la sua
identità. JG
A che gioco giochiamo? Evento proposto dal liceo delle scienze umane; 7 maggio
Docenti, studenti ed addetti ai lavori a confronto sul tema del gioco
TRA VALIGE, TRENI E SBADIGLI
Hey tu! Sì, proprio tu! Li vedi quei ragazzi laggiù, quel branco di persone,
quella giungla di valige? Impossibile non notarli, metà stazione li sta
guardando! Un po' più a destra... ecco, lì! Ma lo sai chi sono quelli? NON LO
SAI?? Allora te lo spiego io: sono i ragazzi della 5A e della 5B ginnasio del
liceo classico Porporato. Cosa ci fanno qui? Bè, sono appena tornati dalla gita
a Napoli. Com'è andata? Ah questo non lo so... vieni con me a chiederglielo!
Ecco, fermiamo quel gruppo e facciamo loro qualche domanda, dai!
"La gita? Oh, è andata benissimo!"
"Abbiamo visto un sacco di posti stupendi, come Pompei e i suoi calchi."
"E la Reggia di Caserta!? Ragazzi, quella sì che era forte!"
"Io ho adorato Paestum"
"Sì ma si congelava! Invece a Napoli si stava veramente bene."
"E Sorrento!? Provate a dirmi che era brutto!"
"Ma la cosa migliore è stata in assoluto il Vesuvio!"
Le voci iniziano ad accavallarsi.
Amico, mi sa che è meglio se ci togliamo dalle scatole e lasciamo andare a
casa i ragazzi: sono certa che non hanno dormito troppo in questa settimana!
Francesca Cavallin
LA BOTTEGA DELLA POESIA
9 aprile, dell'arte la giornata
indovina: a quale laboratorio mi sono
recata? Ardua non è l'impresa, ma anche se sbagli non sarò offesa.
Il laboratorio è quello di poesia,
le memorie son vive, nessuna amnesia:
tra haiku, strofe, rime e versi
i ricordi mai andranno persi;
tra Shakespeare, Shelley e Dante
questa giornata è finita in un istante. Francesca Cavallin, 5Bg
Anche oggi, nella società di massa, menti più sensibili credono che sia possibile realizzare questa bellissima utopia; come sarebbe bello alzarsi in una mattina soleggiata, come tante altre e vivere di bellezze, trascorrere le giornate tra una poesia che decanta la bellezza di una donna fiorentina del milleduecento, viaggiare negli antri della giungla con una pantera, assaporare l'infinito o annusare l'odore di un girasole ad Arles senza muoversi dal salotto di casa?? È il sogno di molti, per non dire di tutti, vivere con la medesima idea di Modì, pittore nato in Italia negli anni ottanta dell'ottocento. Lui il suo sogno, al contrario di molti, ha provato a realizzarlo; certo, si è lasciato un poco distrarre dal piacere facile della vita (alcol, droghe e sesso) ma chi può sapere se la sua debolezza non sia stata solamente una via di fuga per il mondo che lo aveva rifiutato? Che aveva sputato sui suoi quadri perché non appartenevano a quella categoria rigida e rarefatta che l'autore tanto disdegnava?
Dal 14 Marzo la GAM di Torino ha aperto l'esposizione Modigliani e la Bohème di Parigi, e vale davvero la pena andare a visitarla. I percorso labirintico fa ripercorrere al pubblico la crescita di stile del pittore e di altri “sognatori” come lui che hanno provato a vivere di poesia.
Alice Bessone
VIVERE DI POESIA La vita è un dono, dei
pochi ai molti, di coloro
che sanno e che hanno a
coloro che non sanno e
non hanno -
A. Modigliani
E' possibile vivere di poesia? Sicuramente lo credevano possibile pittori come Amedeo Modigliani e Vincent van Gogh, intelletti che la loro epoca ha bollato come emarginati e disadattati.
ELVIRA
Io e la mia compagna Sara siamo andate a fare un’
intervista ad una segretaria della nostra scuola:
Elvira.
Elvira è una signora molto affabile, aperta e
cortese…ed è stata felice di sottoporsi alla nostra
serie di domande sul suo lavoro e sulla sua vita
personale. Elvira lavora nell’ ambito del
ricevimento, si occupa di fare statistiche, a lei
piace quello che svolge però dice che è un po’
stancante!
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Ha frequentato il Liceo Scientifico a Pinerolo, e non è stata lei a decidere il
suo lavoro tuttavia si trova bene perché è a contatto con i giovani dal mattino
alla sera. Ormai lavora al liceo Porporato da più di 20 anni.
Io e la mia compagna Sara pensiamo che Elvira sia un componente molto
importante nel personale della nostra scuola perché quello che tratta non è
banale, crediamo inoltre che sia una persona splendida e piacevole. Francesca Bianciotto
Venni, vidi, filmai. A ritmo di “Uptown funk”
di Bruno Mars è stato
realizzato un breve video-
documentario sulla
giornata dell’arte dal
gruppo di videomaking
tenuto da Ester Zanus.
Nelle immagini
compaiono ragazzi che si
fanno colorare la faccia a
bodypainting, occhi
truccati del laboratorio di
make-up, ragazze che
provano disperatamente a
realizzare i numeri di
acrobalance e tanti
ragazzi che si cimentano
nelle più diverse attività
proposte durante la
giornata.
Lisa Boglione
DANZA, CHE PASSIONE!
Il 9 aprile,oltre che essere stato il compleanno
della mia migliore amica,c’è stata la giornata
autogestita,molto attesa da tutti gli studenti.
Io ho deciso di provare danza
contemporanea,la quale si è rilevata
meravigliosa,per il fatto che mi sono divertita
un sacco e anche perché ho perso dei chili
ahah.
Eravamo circa 15 ragazze,tra cui la metà
ballerine esperte e le “insegnanti” erano tre
ragazze del liceo,molto simpatiche e
bravissime a ballare(sto ancora cercando di
capire come facevano ad essere così snodate )
Abbiamo ballato quasi tutto il tempo facendo
dei balletti molto carini.
Ma la fine è stata la parte più divertente e
sconcertante: ci siamo messe a coppie e
abbiamo dovuto inventarci una mini
coreografia,immaginate la mia faccia appena
l’ho saputo.
Tutte ci siamo messe a provare vari
salti,piroette e infine è venuto fuori che
abbiamo riso un sacco e che siamo state molto
creative e brave!
GOMMA A ORE NOVE, ABBASSARE LA TESTA
Nuove scoperte.
Novità interessanti.
Un divertente incontro di stili differenti.
Sono stati questi alcuni aspetti del laboratorio sul “Fumetto artistico” che è stato
tenuto da quattro ragazzi del liceo Artistico durante la giornata dell'arte svoltasi il
9 aprile.
Le persone che ne hanno preso parte appartenevano principalmente a tre
categorie: quelli che a disegnare sono già bravi e che quindi desiderano
approfondire alcuni aspetti di quella che può essere una loro passione; quelli che
sì, se la cavano a tenere una matita in mano ma che non sempre sanno come
usarla, e che quindi vorrebbero riuscire a padroneggiarla meglio. Infine sono
presenti quelli che, entrando nell'aula, si stavano ancora chiedendo perché
esattamente fossero lì poiché non sapevano neppure da che parte girare un foglio
bianco... a destra, a sinistra... o sopra la testa?
In ogni caso, tutti quanti hanno avuto l'occasione di approfondire quello che può
essere per alcuni un ulteriore arricchimento e, per altri, un nuovo modo di
rapportarsi con qualcosa che non si conosce bene.
E tra gomme che volavano, matite nei capelli e le battute dei rappresentanti del
laboratorio, le tre ore che si dovevano trascorrere sprofondando tra mine e colori
sono passate in un soffio.
Quindi, per tutti quelli che a volte si guardano le mani chiedendosi se, con esse,
sia possibile realizzare qualcosa che non siano solo torte bruciacchiate, la risposta
è questo laboratorio: ti fornisce la tecnica... ma l'anima del disegno devi trovarla
da te.
Greta Gabrieli
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Queste 4 ore mi hanno fatto venire voglia di ricominciare a ballare,di salire
su un palcoscenico e di stupire le persone.
Per il prossimo anno lo consiglio a tutti gli studenti sia per il fatto che è
molto efficace per la cellulite e anche perché è molto divertente!!
Sara Dipietro
Dedichiamo questo inserto
centrale alla giornata dell’arte;
grazie alle rappresentanti di
istituto per l’impegno nel
coordinarla e condurla
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SCRIVERE DI SE STESSI E PER SE STESSI
« L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che
è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando
insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a
molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo
più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui:
cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno,
e farlo durare, e dargli spazio. » - Italo Calvino, "Le città invisibili"
Anche noi nel corso di scrittura autobiografica tenuto dalla professora
Fabiana Fabiani e dalla dottoressa Anna Buoncuore dobbiamo provare a
fare un po' quello che dice Calvino ne "Le città invisibili" : cercare e
saper riconoscere. Soltanto che qui non si tratta distinguere ciò che è bene
e ciò che è male,ma di capire chi siamo noi e chi vogliamo essere,senza
preconcetti preconfezionati di cosa dobbiamo essere,di qual è il nostro
ruolo. Durante il laboratorio il clima è sempre molto rilassato,ci sono solo
due regole :
- non si giudica
-si prova a condividere
In poche parole : ci si riunisce,si chiacchiera,
si leggono poesie e brani,si riflette insieme
ed infine si scrive,gli incontri non rispecchiano
molto l'ambiente scolastico,siamo più simili
ad un gruppo di amici che provano a fare
qualcosa di bello insieme senza pregiudizi.
La metodologia di cui si avvale il laboratorio è quella di Duccio
Demetrio,fondatore della Libera Università di Anghiari,il quale afferma
brillamente che :"la nostra vita è l'unico amore che ci è stato dato in
sorte",per questo bisogna accettare come siamo noi e provare a vivere al
massimo delle nostre possibilità.
Continua dalla pag. precedente
L'argomento su cui si scrive non è fisso,spesso basta anche solo una parola
od una frase per portare alla luce i nostri lati nascosti e mostrarci per ciò
che veramente siamo,scatenando tutti i nostri sentimenti repressi su un
foglio di carta. L'unico modo per riuscire a navigare e non ad affogare in
quest'oceano di dubbi,angosce,segreti e desideri irrealizzabili che ci
portiamo dentro è trasformare quelle pagine bianche e spoglie in qualcosa
di unico ed irripetibile. La nostra penna come ancora di salvezza ed i
margini a fine riga scialuppe di salvataggio quando lo spazio non basta
più,non scriviamo per uno scopo,per un premio,per far contenti
altri,scriviamo per noi stessi e questo ci rende liberi. Ecco cosa facciamo
noi ragazzi del corso di scrittura autobiografica ogni giovedì pomeriggio
nell'aula 10 della succursale,pitturiamo quelle tele quadrettate
comunemente definite fogli coi buchi e così lasciamo un segno indelebile
della nostra essenza più profonda,senza nemmeno renderci conto di essere
artisti incompresi.
Francesca Beltramo
Continua dalla prima pag.
Ci si dimentica, e se si guarda a fondo a volte si scorge una pigrizia che
vuole far dimenticare che l’arte è imparare.
Tante volte ci si trova davanti a realtà più grandi, che sovrastano ogni cosa,
e obbligano ad obbedire a quelle stesse regole che chiamano l’arte
“inutile”, e a questo si può rispondere con una “pausa dal mondo”, che non
crea estraniamento, anzi, molto spesso aiuta a capire proprio quel mondo,
perché visto sotto una luce diversa e soprattutto con occhi diversi. Si ha
bisogno anche di questo: arte significa un luogo tranquillo che non richiede
di un vero e proprio spazio per essere creata perché nasce dal pensiero. Si
può liberamente dire quindi che l’arte è “utile”, nel caso volessimo
utilizzare questo termine, per la mente, per noi, per l’espressione
dell’individuo che mentre si dedica ad essa è svincolato e autonomo e che
attraverso colori, forme, luci, giochi di spazi, odori e parole diffonde il suo
messaggio. Proviamo a prestare attenzione a ciò che è arte, per noi o per
altri non è importante, è fondamentale invece che non si smetta mai di
averne cura.
Susanna Arisio
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