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Un’applicazione di indicatori socio-relazionali per un’analisi demografica su una popolazione locale di imprese sociali
Laura Palombo, Luca Bartoli, Giulia Rivellini, 1
L’articolo presenta un’analisi dell’azienda concepita come unità non indipendente dal
contesto territoriale e sociale di appartenenza geografica e/o di attività economica. A
differenza di quanto sostenuto dagli economisti classici, essa, soprattutto se di piccole
dimensioni, è influenzata ed è in grado a sua volta di esercitare un “controllo” sull’ambiente
Sintesi
Il contributo si inserisce nell’ambito degli studi aziendali di natura applicativa proponendo l’aggiunta, ai già noti indicatori di derivazione demografica, di indici di natura sociale per la rappresentazione del comportamento delle imprese sociali in ambito locale. Trattasi di una prospettiva d’indagine da ricomprendere nel filone di studi della business demography che potrebbe costituire un arricchimento dell’analisi dell’unità azienda con informazioni che non riguardano le caratteristiche strutturali (numero dipendenti, settore di appartenenza, forma giuridica, età…) ma quelle relazionali. Il fine è l’uso di tecniche di matrice sociologica per l’approfondimento delle caratteristiche relazionali di un’impresa sociale nel contesto territoriale e settoriale di appartenenza che ne amplino gli strumenti conoscitivi e le opportunità decisionali. L’ambito di applicazione è costituito dalle cooperative sociali di tipo A della provincia di Frosinone, appositamente intervistate per la raccolta di dati demografici, relazionali ed economici relativi al triennio 2003-2004-2005. Con l’ausilio di indicatori mutuati dalla social network analysis si è proceduto con un’analisi socio-centrica della matrice di adiacenza che rappresenta le relazioni sorte per collaborazioni e contatti di natura informativa. Ciò ha consentito il calcolo di indici relazionali di posizione, di distanza e di interposizione. I risultati così ottenuti sono stati confrontati con i dati demografici di ogni singola cooperativa ed interpretati alla luce delle informazioni sul contesto territoriale di appartenenza. La figura seguente illustra la struttura delle relazioni intercorse tra le cooperative studiate nell’anno 2005. Nonostante il limite dimensionale dei dati utilizzati, dal punto di vista metodologico la ricerca ha evidenziato le opportunità conoscitive offerte da una prospettiva relazionale di analisi delle unità aziende. Il lavoro ha inoltre confermato la forte connotazione territoriale ed istituzionale delle imprese sociali.
1. Premessa
1 Laura Palombo è docente a contratto e Luca Bartoli è ricercatore, entrambi presso il Dipartimento Istituzioni, Metodi Quantitativi e Territorio dell’Università degli Studi di Cassino, Giulia Rivellini è professore associato presso il Dipartimento di Scienze Statistiche, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
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esterno: è dunque limitativo considerare “esogeni” tutti i fattori non direttamente qualificabili
come “economici”.
Il complesso di beni materiali ed immateriali dell’azienda è guidato e coordinato da un
organo decisionale non distaccato dal macro ambiente esterno. Quest’ultimo, nella
classificazione del Valdani (1986), risulta sintetizzabile in componenti tecnologiche,
ambientali, demografiche, politiche ed economiche. La stessa classificazione tuttavia non
esplicita un fattore che esercita un ruolo di rilievo nel processo della formazione delle
decisioni strategiche di un azienda: quello socio-relazionale. Molteplici sono le forme delle
interrelazioni che le singole unità aziendali pongono in essere durante la loro attività e la loro
natura differisce secondo il settore economico di appartenenza. L’aspetto relazionale cui si è
accennato può essere analizzato attraverso le tecniche metodologiche dell’analisi delle reti
sociali.
Un ampio uso di metodologie di analisi reticolari tra imprese si è avuto soprattutto negli
anni ’90 negli studi di economia aziendale sia quantitativi, finalizzati: alla misura
dell’influenza delle reti sui risultati dell’azienda (Appold, 1995; Donckels and Lambrecht
1995), alla conoscenza delle reti personali per lo sviluppo di nuovi assetti proprietari fra
imprese (Ostgaart and Birley, 1996), alla determinazione dell’utilità delle reti per lo sviluppo
di alcune tipologie di imprese di servizi (Ostgaard and Birely, 1996); sia quantitativi tesi a
studiare: le relazioni tra titolari/gestori di imprese a livello locale (Curran and Blackburn,
1994), lo sviluppo di reti tra imprese distrettuali in Italia (de Toni e Nassimbeni, 1995);
l’utilità delle reti con obiettivi di strategie tecnologiche e per la diffusione delle innovazioni
tecnologiche (Robertson et al. 1996).
Oggetto del presente contributo sono le cooperative sociali di tipo A2
2 Il dettato normativo della legge 381/91 stabilisce che le cooperative sociali si suddividono in due sottotipologie: A e B. Le prime svolgono attività di natura socio-sanitaria; le cooperative di tipo B sono dedite ad attività produttive finalizzate al reinserimento lavorativo di persone svantaggiate la cui presenza in qualità di soci deve obbligatoriamente rappresentare il 30% del totale della compagine sociale.
della provincia di
Frosinone. Nella veste giuridica della legge 381/91 le cooperative sociali sono configurate da
una struttura organizzativa flessibile e molto simile a quella delle aziende for profit pur
conservando il principio mutualistico che ne accentua la compattezza sociale e
imprenditoriale interna. Esse, nel variegato panorama delle imprese rientranti nel Terzo
Settore, rappresentano l’emblema delle relazioni sociali in quanto ne costituiscono allo stesso
tempo gli input e gli output produttivi. Le relazioni come fattori produttivi sono quelle che le
imprese pongono in essere con gli attori istituzionali e tutte le altre relazioni strumentali e non
3
strumentali3
L’ipotesi di ricerca di questo lavoro è che le cooperative sociali denotano tra i principali
“vantaggi competitivi” (Borzaga, Santuari 2000; Thomas 2004), la capacità di instaurare
legami solidi con gli altri enti del territorio in cui operano grazie alla loro intrinseca specificità
relazionale (Donati, 1991). Attraverso gli strumenti analitici della Social Network Analysis
(Wasserman and Faust, 1994) ci si propone di misurare il grado di integrazione delle
cooperative sociali di tipo A della provincia di Frosinone nell’ambito locale e rilevare le
principali caratteristiche della loro recente struttura reticolare. L’approccio applicativo
proposto si basa sull’analisi delle relazioni tra imprese sociali e la sua pertinenza
demografico-aziendale consiste nell’uso di indicatori per ottenere informazioni aggiuntive
utili a comprendere il comportamento di ciascuna unità-impresa e le possibili conseguenze in
termini di trasformazioni strutturali e tipologiche dell’azienda stessa. L’obiettivo è far luce su
aspetti che sfuggono alla teoria economica classica e neoclassica la quale non sembra
esaustiva nell’individuazione delle finalità produttive di un’impresa sociale. Questo studio si
inserisce tra quelli di demografia aziendale che affrontano l’ “Analisi dell’ambiente esterno e
le reazioni dell’impresa” (De Bartolo, 1995) inserendo tra gli elementi di studio dell’impresa
anche il suddetto macro ambiente (E. Valdani, 1986). Tuttavia, mentre nella classificazione
del De Bartolo l’analisi dell’ambiente esterno all’impresa si basa sulla composizione
; le relazioni come output sono quelle che nascono e permangono come risultato
della realizzazione di un oggetto sociale basato sulle reti sociali e ad esse particolarmente
vocato, sia esso di assistenza oppure ludico, di animazione o di cura.
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La struttura del contributo è la seguente: il primo paragrafo presenta il campo di
osservazione sul quale è stata applicata l’analisi, il secondo descrive brevemente i quattro
distretti socio-sanitari della provincia di Frosinone mediante alcuni dati socio-demografici,
della
popolazione di persone residenti, in questo contesto si considera come ambiente esterno anche
quello istituzionale prossimo alla singola cooperativa. Si presenta l’uso, oltre ai già noti
indicatori di derivazione demografica (numero dipendenti, settore di appartenenza, forma
giuridica, età…), di indici di natura sociale per la rappresentazione del comportamento delle
imprese sociali in ambito locale che ne amplino gli strumenti conoscitivi e le opportunità
decisionali.
3 La differenza tra relazioni strumentali e relazioni non strumentali è analoga a quella tra relazioni primarie (informali) e secondarie (formali): le prime nascono e si sviluppano indipendentemente dalla volontà dell’ente decisionale dell’azienda in quanto non sono legate ad un preciso obiettivo aziendale; le altre rientrano nel frame work strategico aziendale e rispondono ad una specifica finalità. 4 I caratteri e le variabili socio-demografiche presi in considerazione in questi studi variano a seconda della tipologia di settore e di prodotto o servizio considerato. Alcuni prodotti risentono in misura maggiore della variazione della struttura demografica secondo i caratteri primari sesso ed età, altri di cambiamenti più specifici come ad esempio la tipologia familiare.
4
segue l’analisi reticolare realizzata sulle cooperative sociali di tipo A della provincia. Infine
un riepilogo nell’ultimo paragrafo conclude il contributo.
2. L’ambito di osservazione
L’analisi è stata realizzata su 195
5 Solo 19 cooperative su una popolazione di 26, hanno risposto al questionario proposto. Queste sono state contattate ed intervistate mediante un questionario elaborato per la raccolta di dati relazionali relativi agli anni 2003, 2004 e 2005.
cooperative sociali di tipo A della provincia di Frosinone
iscritte - ai sensi della Legge 266/91- all’Albo Regionale della regione Lazio alla data del 30
giugno 2006. La forte eterogeneità sociale e strutturale tra le due tipologie di cooperative
sociali ha motivato la scelta di limitare l’analisi alla sola tipologia A.
Come schematizzato nella tabella 1.1, le cooperative studiate sono state costituite per la
maggior parte (11 su 19) dopo l’anno 2000 e per buona parte (6 su 19) nel decennio 1990 –
2000. Questo dimostra che la legge che ne ha riformato e istituzionalizzato il ruolo sociale ha
avuto, nella provincia laziale, una discreta risposta. La vocazione sociale delle organizzazioni
di cui trattasi situa le stesse principalmente nel settore dell’istruzione e dell’assistenza sociale,
in misura molto ridotta nel settore sanitario. Oltre il 50% del gruppo analizzato definisce la
ragione della propria costituzione un’esigenza dei soci. Questo dato dimostra che le
cooperative in generale e ancor più quelle sociali nascono per volontà dei soci ai quali è
assicurata una gestione fortemente democratica e che a loro volta contribuiscono alla
costruzione di un clima interno solidale e socialmente costruttivo, in virtù del principio
mutualistico ma anche dell’intrinseca motivazione filantropica che ne costituisce l’obiettivo
principale. Riguardo all’origine delle cooperative, pur trattandosi di costituzioni ex novo, ben
13 sono nate in modo indipendente mentre 4 cooperative derivano da altre organizzazioni non
profit, solo una deriva da un’altra cooperativa e un’ultima ha origine diversa dalle precedenti.
Questa dato informa sul tessuto associazionistico e sulla vocazione sociale del territorio
provinciale che, anche in base al più recente dato Istat 2007 risulta essere maggiore in termini
di confronto provincia di Frosinone/Italia.
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Tab. 2.1: Cooperative sociali intervistate per periodo di costituzione, settore di attività, motivazione sociale, origine.
Periodo di Costituzione Prima del 1990 Tra il 1990 e il 2000 Dopo il 2000 Totale N 2 6 11 19
Settore sociale Ricreazione Istruzione Sanità Assistenza sociale Altro Totale N 6 7 2 8 2 23*
Motivazione sociale Un’ idea del Presidente Un’esigenza dei soci Un’esigenza degli utenti Altro Totale N 5 10 2 2 19
Origine Indipendente Da Org. Non profit Da altre CS Altro Totale N 13 4 1 1 19
Analogamente a quanto avviene per lo studio della localizzazione delle imprese lucrative, -
allorchè si considerano entità sub-provinciali quali le circoscrizioni territoriali, le zone
altimetriche, i consorzi intercomunali, i distretti industriali -, le istituzioni sub-provinciali di
riferimento degli enti che operano in ambito socio-sanitario sono i distretti socio-sanitari6
6 I distretti socio-sanitari sono unità territoriali sub-provinciali istituiti a livello regionale dalla legge 328/2000 e, nella regione Lazio dalla legge 471/2002 la quale detta importanti direttive per la realizzazione dei Piani di Zona. La suddivisione dei territori provinciali in Distretti Socio-Sanitari segue i criteri di competenza territoriale delle ASL (Aziende Sanitarie Locali).
.
Come appresso spiegato, la distribuzione geografica delle organizzazioni analizzate nei
distretti socio-sanitari del territorio provinciale, risulta disomogenea.
3. Il contesto socio-sanitario di riferimento
Le cooperative sociali della provincia di Frosinone si concentrano maggiormente nell’area
dei comuni prossimi alla provincia. L’ente provinciale costituisce un centro aggregativo
socio-politico grazie soprattutto alla presenza di sedi e delegazioni istituzionali. Questo fattore
rende il territorio più dinamico e vitale economicamente e socialmente facilitando i contatti e
riducendo le distanze.
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Fig. 3.1: Distribuzione delle cooperative sociali di tipo A nel territorio della provincia di Frosinone per distretto socio - sanitario – anno 2005.
I comuni con il maggior numero di cooperative sono: Frosinone, Ceccano. Questi
sembrano esercitare una particolare attrazione e stimolo allo sviluppo di attività con finalità
filantropiche. Questo dato è confermato da un altro indicatore che sintetizza la vocazione
sociale di un comune: il numero di organizzazioni del terzo settore presenti ogni 100.000
abitanti. Nella tabella che segue viene proposto il valore di tale indice per ognuno dei comuni
presso i quali risiedono le cooperative studiate. Alcuni dei comuni con maggiore densità di
organizzazioni non profit coincidono con quelli nei quali è maggiore anche la presenza di sole
cooperative sociali.
La provincia di Frosinone è divisa in quattro distretti socio-sanitari (Fig. 2.1) : il distretto A
dove hanno sede 3 cooperative sociali; il distretto B che ne comprende 12, il distretto C che
comprende 1 sola cooperativa e il distretto D con 3 cooperative sociali.
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Tab. 3.1: ONP ogni 100.000 abitanti per mese, anno 2005.
Comuni Densità di ONP Alatri 103 Anagni 67 Arnara 124 Arpino 91 Boville 56 Cassino 49 Ceccano 36 Fermentino 44 Fiuggi 66 Frosinone 97 Patrica 33 Roccasecca 120 Sant' Elia F.R. 48 Media 74 Totale 1029
Con una superficie di 666,31 Kmq, la minore tra i quattro distretti provinciali, il distretto
A comprende 15 comuni ed è situato al Nord della provincia. La popolazione, mostra una
densità minore rispetto al dato provinciale, 132 rispetto ai 151 abitanti per Kmq. I tassi di
mortalità (pari a circa l’8,66 per mille) e di natalità (9,12 per mille) sono rispettivamente
minore e maggiore in confronto agli stessi dati provinciali.
Il distretto B è il più esteso per superficie e comprende 23 comuni abitati da circa 184.000
persone (alla fine del 2005). E’ situato nella parte occidentale del territorio provinciale e
presenta un incremento naturale demografico negativo che denota un lento ma progressivo
calo demografico.
Il terzo distretto include il maggior numero di comuni (pari a 27), localizzati a Est della
provincia. La popolazione è pari, alla fine del 2005, a 111310 abitanti con una densità di
131 per Kmq. Anche nel distretto C si registra un incremento demografico naturale
negativo e una maggiore presenza di ultrasessantacinquenni (il 20% circa).
Infine il distretto D include 26 comuni localizzati nella parte meridionale della provincia
ed è abitato da 114.248 persone. Mentre il tasso di mortalità (9,58 per mille) e quello di
natalità (8,63 per mille) non si discostano significativamente dallo stesso dato provinciale
(9,54 per mille e 8,36 per mille rispettivamente).
Le popolazioni dei quattro distretti presentano, tranne qualche eccezione, un quadro
abbastanza in linea con i principali trend demografici nazionali. Tranne il distretto A, in tutti
gli altri distretti il tasso di mortalità è lievemente maggiore di quello di natalità e l’incidenza
percentuale della popolazione anziana è prossima o pari al 20%. Il ricambio della popolazione
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nel territorio della provincia sembra dunque limitato da un basso numero di nascite e un’alta
percentuale di anziani; ciò rallenta il dinamismo demografico causando soprattutto l’insorgere
di maggiori esigenze socio-sanitarie e il ridursi della produttività economica. Oltre ai
fenomeni di origine socio-demografica della bassa natalità e dell’invecchiamento, noti e
diffusi a livello internazionale e soprattutto nel nostro paese, la provincia in esame presenta
sintomi socio-demografici tipici dei contesti territoriali extraurbani quale il de-popolamento
dei piccoli comuni montani (Livi Bacci, 1981b).
Tab. 3.2 Alcuni dati demografici sui distretti socio-sanitari della provincia di Frosinone – anno 2005
Distretti Superficie
(Kmq) Popolazione ( 31/12/2005) Densità
Tasso di natalità
Tasso di mortalità
Incidenza popolazione
ultrasessanta-cinquenne
A 666,91 88331 132 9,12 8,66 17 B 4427,03 183951 41,55 8,37 9,54 19 C 800,03 111310 139 7,34 10,16 20 D 886,76 114248 129 8,63 9,58 19 Provincia 3243,95 491333 151 8,36 9,54 19 Fonte:Elaborazioni su dati Istat
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4. L’analisi reticolare
- esigenze informative;
4.1 Origine dei dati ed impostazione metodologica
Nel presente studio alle cooperative intervistate è stato richiesto di fornire i dati
relativi ai contatti intercorsi, nel triennio 2003-2005, con altre cooperative sociali e con i
comuni della provincia. Le principali motivazioni per le quali le cooperative possono
trarre utilità dallo stabilire contatti con altre cooperative sono:
- richieste di personale specializzato e/o formato;
- richieste di consulenze;
- richieste di beni strumentali in prestito;
- affiliazioni;
- richieste di collaborazioni a progetto in partenariato.
I legami con i comuni invece sono quasi sempre dovuti alla realizzazione di progetti
nel territorio comunale derivanti da gare di appalto o convenzioni.
In particolare, il quesito proposto nel questionario chiedeva di indicare la presenza di
legami con altre cooperative, sorti nell’intervallo di tempo annuale, che avessero avuto
come oggetto almeno una delle suddette fattispecie, nonchè un elenco dei comuni della
provincia dai quali avessero ricevuto richiesta di servizi nello stesso intervallo
temporale. L’intento è stato quello di ottenere una matrice7 di adiacenze di tipo
orientato e matrici di affiliazione e misurare, oltre agli indicatori di base, anche qualche
indice sul livello di reciprocità dei legami, sulla loro stabilità e la loro “forza”.
La rappresentazione grafica delle reti, ottenuta trasferendo sul grafo orientato i dati
relazionali della matrice delle adiacenze, consente di avanzare le prime considerazioni
sul tessuto relazionale dei soggetti indagati. I grafi orientati, illustrati nelle Figure 3.1,
3.2 e 3.3, riportano tre reti socio-centriche relative al triennio analizzato. Essi, oltre a
rappresentare ciascuna cooperativa nella sua particolare posizione determinata dalle
4.2 La struttura delle reti
7 Le elaborazioni sono state svolte mediante l’uso del software UCINET 6 (Borgatti, S.P., Everett, M.G. and Freeman, L.C. 2002. Ucinet for Windows: Software for Social Network Analysis. Harvard, MA: Analytic Technologies).
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relazioni poste in essere, permettono di distinguere le relazioni reciproche, evidenziate
in rosso, da quelle non reciproche, lasciate in blu, di ogni unità.
In tutti e tre gli anni analizzati, le reti sono contraddistinte da componenti e nodi
isolati (4 nodi isolati nel 2003, 7 nel 2004, 4 nel 2005): ciò suggerisce che le relazioni
presenti non garantiscono un flusso continuo di risorse. Come si evince dalle figure
seguenti, le relazioni sono per gran parte asimmetriche; tuttavia la presenza di reti
simmetriche aumenta di anno in anno; peraltro la reciprocità delle relazioni coinvolge
nei tre anni gli stessi soggetti tranne l’aggiunta progressiva di nuove cooperative.
Questo dato lascia presupporre la presenza di soggetti che detengono maggior potere e
capacità di leadership rispetto agli altri soprattutto nel breve periodo.
Fig. 4.2.1: Reticolo delle cooperative sociali (Tipo A) della provincia di Frosinone – anno 2003.
Fig. 4.2.2: Reticolo delle cooperative sociali (Tipo A) della provincia di Frosinone – anno 2004.
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Fig. 4.2.3: Reticolo delle cooperative sociali (Tipo A) della provincia di Frosinone – anno 2005.
Il primo indicatore calcolato è la densità. Essa indica il valore del rapporto tra il
numero di relazioni presenti nella rete e il numero massimo di relazioni possibile e
assume in tutti e tre gli anni valori inferiori a 0,1 (il campo di variazione della densità va
da 0 a 1) indicando una densità a maglia larga.
Tab 3.2.1: L’indice di densità delle reti per anno.
2003 2004 2005
0,09 0,07 0,09
Questo basso valore rileva una scarsa presenza di relazioni. A ridurre molto il valore
della densità è soprattutto la presenza di punti isolati, inoltre la rete sembra mostrare la
presenza di nodi più vicini tra i quali nascono e si consolidano nel tempo collaborazioni
che sembrano essere sufficienti alle esigenze informative e socio-relazionali delle
cooperative stesse. Le cooperative maggiormente coinvolte in relazioni con altre
cooperative sono: Pegaso, Amicizia, Gea, Finisterrae, Insieme per gli altri, Asser e
l’Arcobaleno. Questa diversa tendenza, emersa in tutti e tre gli anni, denuncia una
separazione dell’insieme studiato in due tipologie comportamentali: una che potremmo
definire “estrotesa” fa della collaborazione e delle relazioni omofile una strategia di
azione; un’altra definibile “introtesa” basa la propria azione esclusivamente su elementi
interni alla propria organizzazione.
12
La particolarità di questo indicatore è che sintetizza la presenza effettiva di linee
paragonata a quella massima possibile. La standardizzazione dell’indicatore rende il
dato più confrontabile tuttavia, come dimostrato, impedisce di cogliere aspetti che
riguardano piccole parti del grafo, sottografi appunto, che altri indici sono in grado di
indagare e che rilevano aspetti utili alla conoscenza delle dinamiche relazionali delle
unità interessate.
Un altro importante indicatore che fornisce informazioni relative alla forza dei
legami presenti nella rete considerata interamente è il livello di reciprocità della rete.
Trattasi del semplice valore dell’incidenza dei legami reciproci sul totale dei legami
presenti. Il valore di questo semplice indice è indicato nella seguente tabella:
Tab. 3.2.2: Gli indici di reciprocità della rete per anno.
2003 2004 2005
0,15 0,20 0,36
Pur iniziando con un valore relativamente basso, la percentuale di legami reciproci
aumenta nei tre anni passando dal 15% al 36%. Questo dato è coerente con le
aspettative in quanto è socialmente osservabile una tendenza a rispondere positivamente
e a replicare le relazioni nei normali rapporti interpersonali ed interimprenditoriali (si
potrebbe parlare di “economie di intraprendenza” ovvero, il costo del rispondere e
replicare ad una proposta di collaborazione è probabilmente minore della relativa utilità
soprattutto se il risultato ottenuto dalla prima interazione è stato positivo) e ciò è ancora
più prevedibile trattandosi di enti non profit dove l’esperienza di aiuto fortifica e
moltiplica le successive proposte relazionali in virtù di un sentimento di solidarietà che
motiva tutte le azioni e le attività realizzate. Inoltre le relazioni reciproche riguardano le
cooperative coinvolte nelle parti più dense del grafo. Ciò dimostra che un fattore
importante nello sviluppo delle relazioni è l’esperienza accumulata nel tempo, la quale
crea a sua volta conoscenza e fornisce i principali strumenti utili alla formazione e alla
conservazione dei legami.
Il comportamento di ogni singolo attore all’interno della rete di imprese può essere
analizzato con l’ausilio di indici di posizione e di distanza. Il più semplice e utilizzato è
4.3 Nodi, distanze e posizioni
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il grado, il quale tiene conto del numero di relazioni per singolo nodo. Nelle reti
orientate si tiene conto anche del verso delle relazioni per cui viene calcolato il grado in
entrata (Indegree) che misura il livello di popolarità del nodo e quello di uscita che ne
individua il grado di attività/intraprendenza (Outdegree).
Tab. 4.3.1: Gradi in entrata (Indegree) e in uscita (Outdegree) per singola cooperativa ed anno.
COOPERATIVE 2003 2004 2005 Outdegree Indegree Outdegree Indegree Outdegree Indegree
INS. PER GLI ALTRI 8 2 8 2 8 2 PEGASO 6 1 5 1 6 1 FINISTERRAE 4 4 4 3 4 6 NOVITAS 2 0 2 0 2 0 L’ARCOBALENO 2 3 2 3 2 4 GEA 2 2 0 2 0 2 EDU.FO.P. 2 2 2 2 2 4 AMICIZIA 1 3 1 2 3 3 ATHENA 1 0 0 0 0 0 ONEIROS 1 1 0 1 0 1 VITA SERENA 1 3 0 2 0 2 LA TORRE 1 1 0 0 1 0 COOPAL 0 0 0 0 0 0 A.S.SER 0 7 0 5 5 6 CALIMERO 0 0 0 0 1 1 I DUE DELFINI 0 0 0 0 0 0 IL CENTUPLO 0 0 0 0 0 0 ANTARES 0 1 0 0 0 1 TR.AS.LAV. 0 1 0 1 0 1
STATISTICHE DESCRITTIVE Media 1,632 1,632 1,263 1,263 1,789 1,789 Deviazione standard 2,133 1,754 2.148 1,370 2,330 1,908 Totale 31 31 24 24 34 34 Varianza 4,548 3,075 4,615 1,878 5,429 3,640 Minimo 0 0 0 0 0 0 Maximo 8 7 8 5 8 6 Centralizzazione rete 37 % 31% 40 % 22 % 36 % 25 %
La precedente tabella riporta i valori di indegree e outdegree (in ordine descrescente
per il primo anno considerato) per ciascun anno studiato. In generale, come prevedibile,
dato il basso valore di reciprocità della rete, non emergono casi caratterizzati
contemporaneamente da alta popolarità e attività. Alcune cooperative sono soprattutto
destinatarie di richieste e contatti mostrando un valore del grado in entrata maggiore di
quello del grado in uscita; tra queste figurano L’Arcobaleno, l’Amicizia, Vita Serena,
As.ser, le quali hanno sede nel comune di provincia e nei comuni ad esso vicini. Le
cooperative Insieme per gli altri, Pegaso, Finisterrae, Edu.fo.p. sono caratterizzate da
una forte intraprendenza e tendono ad attivare più legami possibili tra quelli utili al
raggiungimento dei loro obiettivi. Queste ultime sono anche le cooperative che danno
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luogo alla parte più densa della rete. In esse risiede la leadership decisionale
relativamente all’inizializzazione delle relazioni; quelle con un maggior grado in entrata
possono essere considerate delle buone “follower” nella misura in cui reciprocheranno
negli anni futuri, i contatti attivati dalle “leader”. La permanenza e l’allargamento dei
contatti potrà avere conseguenze anche considerevoli non solo sulle decisioni e sulle
attività delle cooperative, ma anche sulla loro struttura: se queste collaborazioni
continueranno, esse potranno ad esempio dare origine a nuove forme giuridiche di
imprese o modificare quelle esistenti riducendo o potenziando le attività. Inoltre la
variabilità delle relazioni in uscita è maggiore di quella dei gradi in entrata. A conferma
delle riflessioni tratte inizialmente, ciò significa che, malgrado la bassa densità, le
relazioni sono molto concentrate. Il nodo “più collegato rispetto agli out-degree è la
cooperativa Insieme per gli altri che è situata nel comune di Frosinone ed è collegata
direttamente con la metà circa dei nodi della rete; la cooperativa Asser con il maggior
numero di relazioni in entrata è collegata con circa un terzo degli attori in media. Infatti,
l’indice di centralizzazione della rete, che indica se la struttura del reticolo tende ad
essere massimamente centrale (con un nodo centrale che domina su tutti gli altri) o
completamente periferica (in cui il numero di relazioni presenti tra una cooperativa e
l’altra non si discosta molto tra un nodo e l’altro) è compreso tra il 37 e il 40% rispetto
agli out-degree e tra il 22 e il 31% rispetto all’in-degree. Questo significa che poche
cooperative dominano l’ambiente relazionale del settore della cooperazione sociale
della provincia di Frosinone e tale “controllo” parte quasi sempre da enti ubicati in zone
ad alta presenza istituzionale.
La scarsa presenza di relazioni, nonché il loro addensarsi in alcune zone della rete
pone anche limiti allo sviluppo di legami indiretti; tuttavia, la possibilità per le
cooperative di collegarsi con cooperative prestigiose tramite relazioni con intermediari
potrebbe arrecare loro altrettanti benefici. Un indice utile a tal fine è quello che indica la
presenza o l’assenza di percorsi, diretti e indiretti in grado di collegare un nodo con un
altro nodo. Le cooperative con il maggior numero di legami in uscita (Finisterrae, Gea,
Vita Serena, Insieme per gli altri, Pegaso) possono raggiungere attraverso almeno un
percorso altre 11 cooperative; le cooperative Asser, Amicizia, Antares, La Torre, tra
quelle con il maggior grado in entrata, mostrano almeno un percorso nei confronti di
altre 8 cooperative della rete.
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Un’altra informazione utile per verificare le opportunità relazionali è la distanza tra
gli attori della rete. In un ambito relazionale non molto denso come la rete oggetto di
studio, dove è possibile individuare un nucleo e una periferia del reticolo, è utile
quantificare il numero di linee che separa un attore da un altro. Il valore della distanza
geodetica è quello associato al percorso più breve e consente di individuare la struttura
della rete anche in senso gerarchico rispetto al numero di passi che separa ogni attore da
tutti gli altri. Questo valore suggerisce come ciascun attore è coinvolto nelle relazioni
della rete: minore è la somma delle distanze maggiore è il suo coinvolgimento e tali
sono anche le sue opportunità e il suo potere relazionale nell’ambito della rete. Il valore
della distanza geodetica rappresenta anche la forza delle relazioni; come osservato, in
un ambito relazionale ampio come quello provinciale, le relazioni più forti sono quelle
tra le cooperative più vicine geograficamente, tuttavia in tal caso è maggiore anche la
probabilità che tali relazioni si interrompano. Questo indice è contento nella matrice
delle distanze geodetiche, riportata per ciascuno dei tre anni analizzati nelle tabelle
3.3.2, 3.3.3 e 3.3.4. Table 4.3.2: Matrice delle distanze geodetiche, anno 2003.
2003 AS AM CA CO AN ON AT ED FI GE V.S I D. Ilc IN LT L'A PE NO TR
A.S.S.SER. 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ AMICIZIA 1 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ CALIMERO ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ COOPAL ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ANTARES ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ONEIROS 2 1 ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ATHENA ∞ ∞ ∞ ∞ 3 ∞ 0 ∞ ∞ ∞ 1 ∞ ∞ ∞ 2 ∞ ∞ ∞ ∞ EDU.FO.P. 1 4 ∞ ∞ 5 3 ∞ 0 1 3 3 ∞ ∞ 2 4 2 3 ∞ ∞ FINISTERRAE 1 3 ∞ ∞ 4 2 ∞ 1 0 2 2 ∞ ∞ 1 3 1 2 ∞ ∞ GEA 1 4 ∞ ∞ 5 3 ∞ 2 1 0 3 ∞ ∞ 2 4 2 3 ∞ ∞ VITA SERENA ∞ ∞ ∞ ∞ 2 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ 1 ∞ ∞ ∞ ∞ I DUE DELFINI ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ IL CENTUPLO ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ P. GLI ALTRI 1 2 ∞ ∞ 3 1 ∞ 1 1 1 1 ∞ ∞ 0 2 1 1 ∞ ∞ LA TORRE- ∞ ∞ ∞ ∞ 1 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ L'ARCOBALENO 1 4 ∞ ∞ 5 3 ∞ 2 1 3 3 ∞ ∞ 2 4 0 3 ∞ ∞ PEGASO 1 1 ∞ ∞ 3 2 ∞ 2 2 1 1 ∞ ∞ 1 2 1 0 ∞ ∞ NOVITAS 2 1 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 1
TR.AS.LAV. ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0
16
Tabella 4.3.3: Matrice delle distanze geodetiche, anno 2004.
2004 AS AM CA CO AN ON AT ED FI GE V.S I D. Ilc IN LT L'A PE NO TR
A.S.S.SER. 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ AMICIZIA 1 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ CALIMERO ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ COOPAL ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ANTARES ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ONEIROS ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ATHENA ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ EDU.FO.P. 1 4 ∞ ∞ ∞ 3 ∞ 0 1 3 3 ∞ ∞ 2 ∞ 2 3 ∞ ∞ FINISTERRAE 1 3 ∞ ∞ ∞ 2 ∞ 1 0 2 2 ∞ ∞ 1 ∞ 1 2 ∞ ∞ GEA ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ VITA SERENA ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ I DUE DELFINI ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ IL CENTUPLO ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ P. GLI ALTRI 1 2 ∞ ∞ ∞ 1 ∞ 1 1 1 1 ∞ ∞ 0 ∞ 1 1 ∞ ∞ LA TORRE- ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ L'ARCOBALENO 1 4 ∞ ∞ ∞ 3 ∞ 2 1 3 3 ∞ ∞ 2 ∞ 0 3 ∞ ∞ PEGASO 2 1 ∞ ∞ ∞ 2 ∞ 2 2 1 1 ∞ ∞ 1 ∞ 1 0 ∞ ∞ NOVITAS 2 1 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 1
TR.AS.LAV. ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0
Tabella 4.3.4: Matrice delle distanze geodetiche, anno 2005.
2005 AS AM CA CO AN ON AT ED FI GE V.S I D. Ilc IN LT L'A PE NO TR
A.S.S.SER. 0 1 1 ∞ ∞ 3 ∞ 1 1 3 3 ∞ ∞ 2 ∞ 1 3 ∞ ∞ AMICIZIA 1 0 2 ∞ ∞ 3 ∞ 1 1 3 3 ∞ ∞ 2 ∞ 2 3 ∞ ∞ CALIMERO 1 2 0 ∞ ∞ 4 ∞ 2 2 4 4 ∞ ∞ 3 ∞ 2 4 ∞ ∞ COOPAL ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ANTARES ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ONEIROS ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ATHENA ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ EDU.FO.P. 1 2 2 ∞ ∞ 3 ∞ 0 1 3 3 ∞ ∞ 2 ∞ 2 3 ∞ ∞ FINISTERRAE 1 2 2 ∞ ∞ 2 ∞ 1 0 2 2 ∞ ∞ 1 ∞ 1 2 ∞ ∞ GEA ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ VITA SERENA ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ I DUE DELFINI ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ IL CENTUPLO ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ P. GLI ALTRI 1 2 2 ∞ ∞ 1 ∞ 1 1 1 1 ∞ ∞ 0 ∞ 1 1 ∞ ∞ LA TORRE- ∞ ∞ ∞ ∞ 1 ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0 ∞ ∞ ∞ ∞ L'ARCOBALENO 1 2 2 ∞ ∞ 3 ∞ 2 1 3 3 ∞ ∞ 2 ∞ 0 3 ∞ ∞ PEGASO 2 1 3 ∞ ∞ 2 ∞ 2 1 1 1 ∞ ∞ 1 ∞ 1 0 ∞ ∞ NOVITAS 2 1 3 ∞ ∞ 4 ∞ 2 2 4 4 ∞ ∞ 3 ∞ 3 4 0 1
TR.AS.LAV. ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ 0
17
Per ogni attore della rete, le tre matrici mostrano la lunghezza della distanza
geodetica da ogni altro nodo presente. Poiché le tre reti non sono completamente
connesse, alcuni attori, negli anni analizzati mostrano distanze geodetiche infinite:
nessun percorso può collegarli né direttamente né indirettamente. Nelle tre reti non
esiste una cooperativa che risulta collegata con tutte le altre; neanche eventuali
affiliazioni ad organismi quali le centrali cooperative oppure i consorzi sono
un’occasione di scambio e di contatti che coinvolgano tutte le cooperative della
provincia. Questo dato è molto significativo soprattutto se si pensa che le cooperative
sociali dovrebbero avere come intrinseca ragione sociale quella di collegarsi e
confrontarsi con gli enti territoriali locali, pubblici e privati.
Se si considerano le distanze geodetiche rispetto al grado in uscita, riportate per
colonne, le cooperative che godono di maggiore vicinanza rispetto a tutti gli attori della
rete, per le quali la distanza geodetica è al massimo pari a 3 (esse raggiungono le
cooperative alle quali sono collegate in modo diretto o al massimo attraverso due
intermediari) sono:
- nel 2003 Insieme per gli Altri, Pegaso, Oneiros, Novitas;
- nel 2004 Finisterrae, Insieme per gli Altri, Pegaso, Novitas;
- nel 2005 As.ser, Amicizia, Edu.Fop, Finisterrae, Insieme per gli Altri, l’Arcobaleno,
Pegaso.
Le cooperative che figurano tra le più vicine sono quelle che fanno parte del gruppo
più attivo dal punto di vista relazionale; tuttavia tranne in alcuni casi si nota un
dinamismo e una certa alternanza dei contatti tra un anno e l’altro. Ad esempio Insieme
per gli Altri e Pegaso sono presenti in tutti e tre gli anni tra le cooperative di minore
distanza; mentre As.ser e Edu.Fop si sono aggiunte solo nel 2005. Una delle possibili
motivazioni che giustifica questa alternanza potrebbe essere la partecipazione a progetti
annuali i quali non sempre possono essere prorogati per mancanza di fondi. Per tale
ragione le relative collaborazioni si esauriscono nell’anno tranne i casi in cui si instaura
un rapporto durevole facilitato anche dalla vicinanza geografica.
Dal punto di vista del grado in entrata, le cooperative meno distanti (esse sono
raggiunte dalle cooperative dalle quali vengono scelte o in modo diretto oppure
attraverso un massimo di tre intermediari) sono:
18
- nel 2003 e nel 2004 As.ser, Edu.Fop Finisterrae, Gea, Vita Serena,
L’Arcobaleno, Pegaso, Insieme per gli Altri;
- nel 2005 As.ser, Finisterrae, Calimero, Edu.Fop L’Arcobaleno, Pegaso,
Insieme per gli Altri.
Trattasi delle cooperative che occupano la zona più densa della rete, alcune delle
quali erano presenti anche nel gruppo delle cooperative meno distanti in termini di
grado in uscita.
- una rete tra le suddette cooperative (per ciascuno dei tre anni di analisi) in cui
l’oggetto della relazione è l’affiliazione ad uno stesso comune della provincia;
4.4 La rete di affiliazione con i comuni della provincia
Le cooperative sociali, e tra queste soprattutto quelle di tipo A, svolgono spesso la
propria attività in collaborazione con gli enti pubblici. Tra questi soprattutto i comuni si
servono delle cooperative per offrire servizi socio-sanitari agli abitanti della comunità
locale. Non a caso i comuni, insieme alle province e agli altri enti non profit sono tra
quelli ai quali è demandato il compito di gestire la domanda di servizi sociali provinciali
redigendo appositi programmi di azione – i piani di zona - basati sulla conoscenza delle
esigenze del territorio in termini di utenza, sulle possibilità di offerta da parte delle
organizzazioni competenti e sulle strutture e i mezzi finanziari forniti dagli enti locali.
Questi ultimi dovrebbero assicurare una corretta gestione delle risorse in linea con
quanto stabilito nei piani di zona coordinando le organizzazioni locali affinché
collaborino e sfruttino le proprie complementarietà per il benessere sociale del territorio
locale. Molto spesso tuttavia, questo confronto e questa conciliazione non si realizzano
e i rapporti tra le organizzazioni pubbliche e private rimangono solo nei progetti iniziali,
mentre le attività hanno durata limitata a quella prevista dai progetti finanziati dai fondi
pubblici.
Nel presente lavoro si è tentato di verificare se i comuni della provincia agiscono da
intermediari nelle relazioni tra cooperative che risiedono nella stessa sede comunale o
che per la realizzazione di progetti hanno collaborato con lo stesso ente comunale. A tal
fine si intende confrontare la tre reti socio-centriche tra le cooperative, delle quali sono
stati calcolati alcuni indicatori di base, con le due seguenti tipologie di reticoli:
19
- una rete (per ciascuno dei tre anni di studio) in cui le stesse cooperative sono
collegate da relazioni diadiche; la stessa linea che collega una diade
rappresenta sia il legame di due cooperative allo stesso comune che il legame
tra le cooperative della diade come da esse indicato.
L’obiettivo di questa elaborazione è quello di testare (almeno in termini teorici)
l’ipotesi che le cooperative collaborino con i comuni in misura maggiore che con altri
enti della stessa tipologia e dello stesso settore. A tal fine ci si è limitati a confrontare i
valori della densità delle tre reti in tutti e tre gli anni analizzati. I grafi che rappresentano
le due suddette tipologie di reti sono illustrati nelle figure 3.4.1 – 3.4.6, ; la tabella n.
3.4.1 riepiloga gli indici di densità delle tre reti per anno.
Fig. 4.4.1: Rete di affiliazione cooperative – comuni, anno 2003
20
Fig. 4.4.2: Rete di affiliazione cooperative – comuni, anno 2004
Fig. 4.4.3: Rete di affiliazione cooperative – comuni, anno 2005
21
Fig. 4.4.4: Rete delle relazioni diadiche, anno 2003
Fig. 4.4.5: Rete delle relazioni diadiche, anno 2004
22
Fig. 4.4.6: Rete delle relazioni diadiche, anno 2005
Le reti di affiliazione tra cooperative e comuni mostrano, in particolare nel 2003, una
netta separazione tra cooperative che finanziano prevalentemente la propria attività con
fondi pubblici (quelle coinvolte nella parte connessa del grafo) e cooperative che
sfruttano in prevalenza mezzi finanziari propri o di altra fonte (punti isolati). Si nota
dunque in tutte e tre le reti delle Figg. 3.3. 1 – 3.3.3 che il numero di attori connessi è
minore rispetto a quello individuato nelle reti di adiacenza cooperative – cooperative
(Figg 3.2.1 – 3.2.3). Gli attori coinvolti sembrano tuttavia formare una rete a maglia più
stretta rispetto alla precedente rete analizzata: questo semplice dato suggerisce che i
comuni sono un potenziale punto di incontro e di confronto per la realtà cooperativa
sociale e centro di aggregazione di numerosi enti non profit. I nodi coinvolti sono quelli
che occupavano la parte centrale nella rete di adiacenza tra le cooperative, in particolare
nel 2003: Insieme per gli Altri, Pegaso, Finisterrae, Edu. Fop, l’Arcobaleno, Oneiros,
Gea e As.ser. Nel 2004 entrano nella zona di connessione anche Athena, Coopal,
Antares e Vita Serena. Le restanti cooperative rimangono isolate rispetto ai comuni, in
tutti gli anni indagati.
I grafi delle Figg. 3.3.4-3-3-6 confermano che non tutte le cooperative che negli anni
studiati hanno lavorato con gli stessi comuni sono in relazione tra loro. E’ infatti
23
evidente la minore connessione delle reti che riportano le relazioni diadiche: ciò
significa che non sempre le istituzioni pubbliche, e in particolare i comuni, agiscono da
brokers relazionali favorendo la creazione di capitale sociale. La presenza dei comuni
rimane latente perdendo l’occasione di ridurre gli eventuali “costi sociali”8 che
deriverebbero dal favorire i contatti tra gli enti non profit con sede nel territorio locale. I
valori della densità riportati nella seguente tabella, sintetizzano quanto sottolineato
confermando la maggiore densità delle reti tra cooperative e comuni (pari al 20% nel
2003, sfiora il 30% nel 2005) rispetto a quella tra le cooperative (inferiore al 10% in
tutti e tre gli anni) e, in misura ancora più netta, rispetto a quella diadica tra le
cooperative (compresa tra il 4 e il 5%). Pur ammettendo la presenza di numerosi fattori
latenti che influiscono come cause esogene9
DENSITA’
su questo indicatore, il diverso valore che
lo stesso assume nelle tre tipologie di reti potrebbe far ipotizzare un maggiore attivismo
della cooperazione nei municipi i quali pertanto costituiscono un importante potenziale
sviluppo di capitale sociale per le esigenze delle comunità locali talvolta non investito in
modo conveniente.
Tab 4.3.1: Confronto tra gli indici di densità nelle tre reti analizzate, per anno.
2003 2004 2005 Rete cooperative-cooperative 0,09% 0,07% 0,07% Rete di affiliazione cooperative-
0,20% 0,26% 0,28% Rete relazioni diadiche cooperative-
0,05% 0,04% 0,05% 5. Dati economici e comportamenti relazionali: coincidenze e dissonanze
La popolazione di cooperative di tipo A della provincia di Frosinone appare molto
variegata rispetto ai principali dati economici. Come si evince dalla tabella 4.1 alcune di
esse (As.ser, Vita Serena, Athena, Finisterrae e Pegaso) sono di grandi dimensioni sia
in termini di fatturato che rispetto alla compagine sociale e al personale impiegato, altre
sopravvivono e svolgono la propria attività con limitate risorse (Insieme per gli altri, La
8 Tra i costi sociali possiamo annoverare quelli legati alle asimmetrie informative e quelle strumentali, terapeutiche e comportamentali che sono diverse e specifiche tra una cooperativa e l’altra; esse variano a seconda delle competenze professionali dei dipendenti, dei beni strumentali e delle strutture della cooperativa, dell’esperienza accumulata negli anni, delle conoscenze degli utenti residenti in un determinato comune. 9 Questo indicatore fornisce una prima ipotesi la quale costituisce un interessante dato dal quale muovere per ulteriori verifiche: inoltre l’aspetto va approfondito dopo essere stato depurato da fattori esogeni che potrebbero alterare il dato quale ad esempio i progetti che si esauriscono nell’ambito di un anno.
24
Torre, L’arcobaleno, Calimero, Coopal). Dai semplici dati a disposizione, il primo
gruppo sembra dotato di una organizzazione più sbilanciata verso una tipologia di
impresa for profit ; lo si evince soprattutto dall’alto numero di dipendenti che talvolta
supera quello dei soci, dal valore del fatturato e dal numero di utenti. Il secondo gruppo
mostra invece i tratti tipici di un ente non profit grazie alla numerosa presenza di soci e
all’assenza o scarsa presenza di personale dipendente e il basso numero di utenti,
caratteristiche che definiscono i tratti tipici di un ente che svolge un servizio
personalizzato, attento più che alla quantità, soprattutto alla qualità del risultato e
dunque alla soddisfazione del bisogno sociale dell’utente.
Dal punto di vista relazionale, il primo gruppo è composto da cooperative molto
centrali e prestigiose nelle reti di tutti e tre gli anni analizzati. Queste cooperative
(soprattutto Finisterrae, Pegaso) costituiscono esempi tipici di cooperative per le quali a
condizioni socio-economiche floride si associano comportamenti relazionali
caratterizzati da forte intraprendenza, dall’apertura allo scambio sociale e dalla ricerca
di elementi di confronto e di innovazione; questo lo si evince soprattutto dalla tendenza
ad attivare relazioni più che a ricevere contatti. Al contrario, le cooperative As.ser e
Vita Serena sembrano associare ad una posizione economicamente florida, un
comportamento aperto a nuovi contatti: trattasi di cooperative che godono di popolarità
nell’ambito provinciale, acquisita anche grazie ad un maggior numero di anni di attività.
Tutte e quattro sono accomunate dalla vicinanza geografica e dall’operare negli stessi
settori di attività. Non si può asserire tuttavia in questa sede che le relazioni sociali
abbiano contribuito al loro buon risultato, né se sia stata la loro posizione
economicamente e socialmente favorevole ad assicurargli una centralità relazionale.
D’altro canto, cooperative quasi sempre isolate e completamente indipendenti dal resto
del gruppo quali Il Centuplo e I Due Delfini, mostrano dati dimensionali meno
soddisfacenti. Al contrario, nella rete emerge la particolarità di cooperative che, pur
essendo ben inserite nel conteso relazionale, - tra queste soprattutto Insieme per gli altri,
L’arcobaleno, Calimero - mostrano un minore fatturato e una base sociale di minori
dimensioni; tuttavia esse risultano essere attive da meno anni e dunque non godono dei
benefici derivanti dall’esperienza e mostrano una strategia che impiega meno input
produttivi tra i quali probabilmente anche quelli relazionali che potrebbero produrre i
loro benefici negli anni futuri. Una più attenta osservazione dei semplicissimi dati di
25
bilancio riportati nella tabella 4.1 fa scaturire la seguente riflessione: considerando
soprattutto il fattore “capitale esperienziale” (detto know-how in termini più strettamente
aziendalistici) che si acquisisce negli anni, i risultati in termini di produttività per
occupato e per socio risulta in valore assoluto maggiore nelle cooperative As ser e Vita
Serena, caratterizzate da un’ampia partecipazione sociale e che hanno mostrato un
comportamento relazionale che abbiamo definito “Introteso”; in proporzione tuttavia,
tali cooperative mostrano risultati meno soddisfacenti se si considera la variazione delle
suddette variabili tra il 2003 e il 2005 nonché la variazione del numero di utenti;
entrambi questi dati mostrano risultati maggiori nelle cooperative strategicamente più
disponibili all’attivazione di collaborazioni. Inoltre ancora più significativo è il caso
della cooperativa Finisterrae: questa si distingue, oltre che per una limitata compagine
sociale, per un elevato grado sia in entrata che in uscita. Essa sembrerebbe saper attivare
comportamenti di forte intraprendenza che le arrecano benefici in termini di popolarità e
negli anni analizzati ha raggiunto il maggior numero di utenti, con un aumento
progressivo della produttività del personale sia associato che dipendente. Sembrerebbe
dunque che, in condizioni di elevate competenze professionali, di ristretta base sociale e
forte familiarità tra i membri (Di Maggio and Powell, 1991; Biggart and Hamilton 1992;
Fukuyama, 1995), strategie relazionali il più possibile equilibrate tra attivazione e
semplice ricezione passiva di contatti, o con prevalenza di comportamenti socialmente
volti ad intraprendere nuove relazioni, premino nel medio-lungo periodo soprattutto in
termini di utenza. Ultimo aspetto da sottolineare è che un comportamento relazionale
poco reattivo da parte di elementi centrali di una rete arreca un effetto frenante al flusso
di capitale sociale nella rete.
La figura seguente mostra una rete di affiliazione che collega tra loro le cooperative
che operano nello stesso settore di attività. Essa risulta molto densa a conferma che la
maggior parte di esse si occupano di attività similari, trattasi, come anticipato, di attività
di assistenza sociale e di istruzione. Inoltre, ancora una volta si nota una zona in cui i
legami presenti sono più numerosi, e una zona con densità a maglia più larga: la prima
coinvolge le cooperative che anche nelle precedenti reti risultavano più centrali e meno
distanti, la seconda zona, le restanti organizzazioni. Questa popolazione di imprese
sociali resta dunque molto complessa e le cooperative che ne fanno parte, di non facile
classificazione. Dunque, pur in una realtà molto piccola come quella della provincia di
26
Frosinone, risulta complesso individuare stereotipi di cooperative sociali: ognuna di
esse sembra conservare la propria particolarità che la distingue dalle altre. Proprio
questa caratteristica tuttavia, se conosciuta e ben approfondita, potrebbe essere la chiave
del successo delle dinamiche relazionali che ancora appaiono scarse e bisognose di una
più strategica coordinazione.
Fig. 5.1: Rete di affiliazione delle cooperative per settore di attività
27
Tab. 5.1 : Alcuni dati economici sulla popolazione di cooperative analizzata per anno
Cooperative Distretto COMUNE (SEDE LEGALE)
ANNO DI COSTITUZIONE
N. UTENTI VALORE PRODUZIONE N. SOCI N. OCCUPATI
2003 2004 2005 2003 2004 2005 2003 2004 2005 2003 2004 2005
A.S.S.SER. B Ceccano 1992 341 348 351 1.823.442 2.255.274 2.157.595 66 38 45 54 75 59 AMICIZIA C Arpino 1984 207 258 975 313.947 244.535 350.069 19 16 15 4 9 13 CALIMERO B Patrica 2002 60 50 90 13.519 17.286 10.440 5 10 8 0 0 0 COOPAL A Fiuggi 1991 8 8 8 15.000 15.000 15.000 11 11 11 0 0 0 ANTARES B Boville 2003 0 120 100 0 7.833 3.200 0 17 17 0 0 0 ONEIROS B Frosinone 2001 40 70 60 69.314 73.667 79.664 13 10 6 6 7 6 ATHENA B Ferentino 1997 250 250 250 473.403 536.277 536.716 43 43 43 13 13 13 EDU.FO.P. B Frosinone 2002 76 79 85 59.352 148.544 75.222 12 11 11 16 18 18 FINISTERRAE B Frosinone 2001 500 800 1500 155.029 231.130 437.232 22 21 22 0 4 14 GEA B Ceccano 1996 20 30 50 135.520 282.460 318.850 6 6 11 7 5 5 VITA SERENA B Ceccano 1989 706 529 423 7.232.230 13.769.654 14.686.397 322 366 196 337 380 306 I DUE DELFINI A Anagni 2001 7 7 7 0 0 0 12 12 13 0 0 0 IL CENTUPLO D Cassino 2001 0 0 0 0 0 0 9 9 9 1 1 1 PER GLI ALTRI B Frosinone 2002 10 30 80 26.000 97.500 126.203 9 11 13 0 5 7 LA TORRE A Alatri 1993 43 37 31 50.503 50.986 56.007 18 18 18 1 1 1 l'ARCOBALENO B Arnara 2003 9 29 32 1.648 174.561 254.629 5 5 5 0 4 5 PEGASO B Frosinone 1997 150 180 180 200.000 300.000 350.000 40 32 28 0 0 0 NOVITAS D Roccasecca 2001 60 80 100 4.630 14.376 74.092 4 5 6 1 1 1 TR.AS.LAV. D Sant'Elia F.R. 1988 35 0 0 300.000 0 0 12 12 12 8 0 0 TOTALE 2522 2905 4322 10.873.537 18.219.083 19.531.316 628 653 489 448 523 449 MEDIE 133 153 227 572291 958899 1027964 33 34 26 24 28 24
28
6. Conclusioni
Il contributo ha individuato le principali tendenze in atto nel contesto relazionale
delle cooperative sociali della provincia di Frosinone. La sua rilevanza scientifico-
metodologica risulta limitata essendo esso di tipo descrittivo ed essendo il numero di
unità, insufficiente per l’applicazione di un modello regressivo; tuttavia sia le unità di
studio, le cooperative sociali, che la particolarità di dati trattati, quelli relazionali, non
risultano essere oggetto di numerosi studi precedenti, al contrario la materia è
abbastanza nuova anche nell’ambito delle aziende con fini di lucro.
L’analisi ha evidenziato caratteristiche comportamentali, sociali ed economiche già
note in letteratura tipiche della suddetta tipologia di enti. Tra esse, soprattutto
l’organizzazione democratica della gestione, testimoniata dalla presenza più marcata di
soci che di occupati non soci, e la collaborazione con gli enti locali (Borzaga Spear,
2004).
Alcuni indicatori della SNA hanno inoltre fornito interessanti informazioni in merito
alle associazioni tra comportamento relazionale delle imprese sociali e dimensioni
economiche delle stesse. Come sostenuto anche da Granovetter (1985), il risultato
economico non può essere analizzato separatamente da fattori socio-relazionali. In tal
senso gli aspetti più rilevanti emersi dall’analisi sono i seguenti:
- la prossimità geografica e una più forte compattezza interna dei membri,
ipotizzabile nelle organizzazioni di minori dimensioni, stimolano la
formazione di reti tra imprese (Huggins, 2000); non a caso è emerso che la
zona più densa di relazioni è formata da cooperative residenti in comuni vicini
o nello stesso distretto socio-sanitario;
- altro elemento che favorisce la formazione di relazioni stabili costruendo un
clima di fiducia è la similarità di attività e la comunanza di obiettivi. Le
cooperative meno distanti e con un numero maggiore di contatti sono quelle
che operano in uno stesso settore di attività; peraltro, contrariamente a quanto
accade tra imprese for profit, nel caso di imprese non lucrative non sussiste la
barriera competitiva della concorrenza;
- lo sviluppo delle reti tra imprese dipende in buona parte dalla disponibilità
degli organi decisionali ad una mentalità aperta alla progettualità relazionale.
29
Essi, in particolare quelli delle cooperative socialmente più popolari e
prestigiose, detengono di fatto il potere di “catalizzare le relazioni” soprattutto
se queste inizialmente sono il più possibile connotate da elementi informali;
relativamente a questo aspetto, nella provincia di Frosinone si è notato lo
scarso impegno delle istituzioni pubbliche e in particolare dei comuni.
Le possibili strategie implementabili da parte dei policy maker dovrebbero dunque
tendere alla messa in atto di misure utili a creare occasioni di contatto di tipo informale
per favorire utili conoscenze che, solo successivamente, dopo essersi fortificate e aver
creato un contesto di fiducia e di serena collaborazione, possano agire a livello formale
attraverso le strutture e nelle modalità previste (Huggins, 2000). Gli stessi dovrebbero
inoltre cercare di sfruttare al meglio i vantaggi competitivi delle cooperative sociali e
soprattutto la complementarietà delle loro competenze.
Bibliografia
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Performance in the U.S. Metalworking Sector, Economic Geography, Vol. 71, No.
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Quaderni di ricerca anno 2009
Numero Titolo Autore n. 1 – Febbraio 2009 Indexes for the monitoring Laura Palombo, Luca Bartoli
of social cooperatives’ relational behaviour
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La correttezza scientifica e metodologica di quanto pubblicato nel presente Quaderno è
responsabilità esclusiva degli autori.
Le tesi esposte e le conclusioni raggiunte non riflettono necessariamente la posizione
del Dipartimento Istituzioni, Metodi Quantitativi e Territorio.
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