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Università degli Studi di Perugia
Corso di Laurea in Infermieristica Anno Accademico 2015/2016
Docente Dr. Franco Cocchi
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LA PERCEZIONE
►PROCESSO PSICHICO CHE CONSENTE DI TRASFERIRE DATI DALL’AMBIENTE ALL’INDIVIDUO
►«La percezione è il processo mediante il
quale traiamo informazioni sul mondo nel quale viviamo»
(Canestrari R., Problemi di psicologia, Bologna, 1973)
► La percezione è un processo complesso e non lineare
► Richiede l’integrazione di - funzioni sensoriali elementari che captino gli stimoli provenienti dall’ambiente attraverso gli organi sensoriali - elaborazione dei dati sensoriali in forme strutturate - immagazzinamento (conservazione e recupero) delle informazioni strutturali (schemi) e delle singole unità e sequenze percettive
Gli studi psicologici sulla percezione
►cosa percepiamo del mondo circostante e come lo percepiamo è stato ed è uno dei principali temi di ricerca e studio della psicologia
► La misura della “sensazione” collegata all’intensità della stimolazione fu oggetto degli studi di psicofisica dei primi psicologi come Wundt, Weber, Fechner, Stevens
Ad es. secondo Wilhelm Wundt il processo psicologico è articolato in tre fasi:
Percezione, processo in cui le sensazioni, che hanno impressionato gli organi di senso, si presentano in quanto tali alla coscienza;
Appercezione, processo attraverso cui con un atto
di sintesi creatrice, gli elementi delle sensazioni vengono identificati e organizzati in complessi;
Volontà di reazione, processo attraverso cui,
grazie anche all'intervento dei processi volitivi, si giunge all'azione.
►Si trattava di studi importanti che aiutarono a comprendere meglio il funzionamento del sistema nervoso, ma che avevano il limite di considerare la percezione come una somma di sensazioni e non come un processo
►Rappresentarono in tal senso una novità le idee di una corrente di pensiero e di ricerca in psicologia che va sotto il nome di psicologia della Gestalt (forma).
►Avviata agli inizi del XX secolo in Germania, continuò negli USA quando i suoi principali esponenti si trasferirono a causa di persecuzioni naziste.
Max Wertheimer (Praga, 1880 - New York, 1943) Nel 1905 ottenne il dottorato filosofia a pieni voti dall'Università di
Würzburg, poi prosegui i suoi studi alle università di Berlino, Würzburg Francoforte, Praga e Vienna fino al 1912.
Dal 1910 al 1914 lavorò presso l'istituto psicologico dell'Università di Francoforte dove inizò ad interessarsi alla percezione. Assieme ai suoi assistenti, Wolfgang Köhler e Kurt Koffka, studiò l'effetto di immagini in movimento generate da uno stroboscopio. Questi studi formarono le basi iniziali per lo sviluppo della psicologia gestaltistica. Nel 1912 pubblicò il suo lavoro "Studi sperimentali sulla percezione del movimento".
Dal 1916 al 1925 fu a Berlino (dal 1922 come professore straordinario). A questi anni risale anche la sua amicizia con Albert Einstein. Nel 1921 Wertheimer, Köhler, Koffka, Kurt Goldstein e lo psichiatra Hans Gruhle fondarono la rivista Psychologische Forschung (Ricerca Psicologica), che diventerà il veicolo primario delle pubblicazioni nel compo della Gestalttheorie. Nel 1925 tornò a Francoforte come professore ordinario.
Nel 1933 fuggì dal nazismo in Germania verso gli Stati Uniti, dove insegnò alla New School for Social Research in New York fino al 1943 e scrisse il libro Productive Thinking, influenzando molti scienziati americani contribuendo alla diffusione della psicologia gestaltistica negli USA.
Max Wertheimer, pur non pubblicando molto a nome proprio, influenzò e ispirò moltissime opere e ricerche ed è perciò considerato uno dei maggiori padri fondatori della psicologia moderna.
Kurt Koffka (Berlino, 1886 - 1941 Northampton, Massachusetts) Nel 1909
ottenne il dottorato dall'Università di Berlino, poi divenne assistente
all'Università di Francoforte, dove collaborò con Max Wertheimer.
Dal 1911 al 1927 insegnò all'Università di Giessen, dove scrisse La crescita
della mente: un introduzione alla psicologia infantile (1921). Nel 1922
introdusse il programma della psicologia gestaltistica negli Stati Uniti con un
articolo nel Psychological Bulletin. Dal 1927 in poi insegnò negli USA presso il
Smith College dove pubblicò Principles of Gestalt Psychology (1935).
Wolfgang Köhler (Reval, Estonia, 1887 - Enfield, New Hampshire, 1967) studiò
filosofia, scienze naturali e psicologia alle università di Tübingen, Bonn e Berlino.
Nel 1909 ottenne il dottorato all'Università di Berlino poi divenne assistente
all'istituto psicologico dell'Università di Francoforte dove collaborò con Max
Wertheimer.
Dal 1913 al 1920 lavorò alla stazione antropoide di Tenerife nelle Isole Canarie
dove condusse ricerche riguardo alle capacità di risolvere i problemi dei primati.
Dal 1922 al 1935 divenne professore e direttore dell’istituto di psicologia sperimentale dell'Università di Berlino, dove nel 1929 scrisse La Psicologia
Gestaltistica principale opera della Gestalt.
Dopo aver protestato apertamente contro le teorie razziali del nazismo, nel 1934
fuggì dalla Germania e si trasferì negli Stati Uniti. Dal 1958 al 1959 Köhler fu
presidente della American Psychological Association .
Kurt Lewin (Mogilno1890- Newtonville 1947) di origine ebraica, si trasferì con la famiglia a Berlino, dove frequentò il Ginnasio. Si iscrisse inizialmente a Medicina, per trasferirsi dopo un anno alla facoltà di Filosofia dell'università di Berlino. Qui entrò in contatto, per tramite del rettore Stumpf, con il pensiero filosofico di Brentano da cui trasse alcuni spunti per lo sviluppo del suo pensiero futuro (in particolare la rivalutazione dell'importanza delle emozioni e della volontà nella comprensione dei comportamenti).
► Dopo la laurea rimase nell'ambiente accademico berlinese, dove venne a contatto con la scuola della Gestalt. Fu quindi professore di filosofia e psicologia presso la Università di Berlino dal 1926. Partecipò alla prima fase della scuola di Francoforte, presso l'Istituto di studi sociali, fino a che, nel 1933 Lewin, ebreo e socialista,emigrò negli USA dove insegnò alla Cornell University e, più tardi, all'Università dello Stato dello Iowa. Fu infine anche ad Harvard ed al Massachusetts Institute of Technology
► Lewin è principalmente conosciuto per le sue ricerche – condotte al Research Centre for Group Dynamics, che diresse fino alla morte, nel 1947- in psicologia sociale, e in particolare sul comportamento di piccoli gruppi, e sui principi della leadership.
►“La tesi di base della gestalt theory può essere formulata così: vi sono dei contesti in cui ciò che avviene nell’insieme non può essere dedotto dalle caratteristiche di ogni singola parte, ma al contrario, ciò che accade a una parte dell’insieme è determinato dalle leggi della struttura interna di quell’insieme”
Max Wertheimer, Gestalt theory, 1924
Ad esempio: ► Se in una stanza buia si accendono e poi si spengono due
lampadine dello stesso colore, in rapida successione, quello che percepiamo non è ciò che davvero accade (ovvero una luce che si accende e poi si spegne ed un'altra che anch'essa si accende e poi si spegne) ma piuttosto una sola luce che apparentemente passa da una posizione all'altra.
► È evidente come la nostra percezione dell'evento sia molto differente dalla semplice somma dei fenomeni che lo compongono presi separatamente. La Gestalt cerca di comprendere le leggi o principi con cui strutturiamo le nostre percezioni.
► La psicologia della Gestalt non suddivide l'esperienza umana nelle sue componenti elementari e tende a considerare l'interezza più che le singole componenti
► Quello che l’individuo percepisce è il risultato di una
organizzazione ► I medesimi principi di organizzazione guidano anche i
processi di pensiero. ► Quindi la percezione è un processo dinamico preceduto da
schemi mentali che guidano la selezione degli stimoli anche sulla base delle passate esperienze, ma modulato dalla combinazione delle diverse componenti di uno stimolo e del campo percettivo.
I princìpi della psicologia della Gestalt
► Vicinanza:All'interno di una stessa 'scena', gli elementi tra loro
vicini vengono percepiti come un tutto.
Nell'esempio percepiamo prima di tutto 3 colonne
verticali sottili, e non 2 colonne larghe o
semplicemente 6 linee verticali.
I princìpi della psicologia della Gestalt
► Similitudine: All'interno di una stessa 'scena' gli elementi tra loro simili per forma, colore e dimensione vengono percepiti come collegati.
Nell'esempio percepiamo righe di
punti pieni, alternate a righe di
punti vuoti, benché lo spazio fra
punto e punto sia lo stesso, sia in
orizzontale che in verticale.
I princìpi della psicologia della Gestalt
► Chiusura:Linee e forme familiari vengono percepite come chiuse e complete, anche se graficamente non lo sono.
Descrivendo la figura dell'esempio,
diremmo che vi sono rappresentati un
cerchio e un quadrato con tratto non
continuo, ma la forma percepita e
riconosciuta è quella della figura
completa. Allo stesso modo possiamo
leggere la parola 'PRO' anche se
nessuna delle lettere è chiusa e
completa.
Questo principio è molto sfruttato nella grafica si veda l’esempio alla pagina seguente che fa completare il
messaggio all’osservatore
Anche se l'immagine della bicicletta nella prima figura è
molto più grande dello spazio a nostra disposizione, la
riconosciamo perfettamente e la 'vediamo' completa,
come nella seconda figura.
I princìpi della psicologia della Gestalt
I princìpi della psicologia della Gestalt
► Pregnanza:La realtà viene organizzata e ridotta nel modo più semplice possibile
Descrivendo la figura dell'esempio,
diremmo che vi sono rappresentati una
serie di cerchi piuttosto che molte altre
figure complicate.
I princìpi della psicologia della Gestalt
► Figura-sfondo: Le figure vengono percepite prima di tutto dal proprio contorno, il resto viene inteso come sfondo.
Nell'esempio è rappresentato un
classico delle illusioni ottiche.
Possiamo vedere in blu due visi, uno di
fronte all'altro, su sfondo bianco o
anche un vaso bianco su sfondo blu.
A seconda di cosa percepiamo come
'figura' classificheremo gli elementi
restanti come 'sfondo'
Il processo della percezione
► Una prima forma di elaborazione delle informazioni provenienti dall’ambiente è quindi data dalle stesse leggi che governano la percezione
Nell'esempio è rappresentato il
“triangolo di Kanizsa” dove di norma è percepito un triangolo bianco sovrapposto ad altre figure
geometriche.
Poiché il triangolo non esiste, si tratta
di un fenomeno di “presenza fenomenica in assenza di oggetto fisico”.
Il processo della percezione
► La percezione delle forme genera anche delle emozioni
Nella maggior parte degli esperimenti
risulta una grandissima concordanza
su quale delle due figure sia chiamata TACHETE e quale MALUMA
Il processo della percezione
► La percezione delle forme genera anche delle emozioni
Es. i cani PLISCH e PLUM
Il processo della percezione
► Qualora gli stimoli siano incompleti o ambigui si attingeranno informazioni dal contesto
Come nel caso alla pagina seguente
Il processo della percezione
► In alcuni casi, tuttavia, il nostro sistema percettivo è fonte di incertezza e di errore
Provate a denominare, il più velocemente possibile, il colore delle parole che vi appariranno
Se vi capita di essere tentati di leggere il significato della parola, invece che il suo
colore avete appena sperimentato il fenomeno dell’interferenza, noto come effetto Stroop, dal nome del ricercatore che nel 1935 lo ha scoperto
Esercitazione Immaginiamo di aver raggiunto, nel tardo pomeriggio, dopo un lungo viaggio questo luogo (Collioure). Dove ci troviamo perché… (immaginare un motivo) e siamo soli perché…(immaginare un motivo) (completare prima di girare pagina)
Ci fermiamo in questo luogo 1. Esaminiamo le nostre percezioni (ciò che ci colpisce di più in particolare) 2. Focalizziamo l’attenzione sulle emozioni e i sentimenti che questa situazione ci suscita 3. Descriviamo i pensieri e i commenti che abbiamo fatto dentro di noi 4. Focalizziamo l’attenzione sui nostri bisogni 5. Decidiamo di …
MOTIVAZIONI E BISOGNI
EMOZIONI
Allo stesso tempo tutte le
informazioni saranno
elaborate da sistemi
cognitivi di
discriminazione
categorizzazione
valutazione
ideazione COGNIZIONE
In questo caso quindi l’esperienza attuale sarà raffrontata con le precedenti conservate nella memoria; inserita nella sequenza di continuità esperienziale; valutata in rapporto allo stato emotivo e ai bisogni contestuali. Da tali processi deriveranno le decisioni che determineranno gli outputs comportamentali e comunicativi
•Gran parte di queste funzioni non saranno svolte coscientemente, ma avverrano in modo automatico ovvero potranno essere consapevoli ma non necessariamente volontarie.
•Ad esempio il soggetto sarà consapevole del proprio stato emotivo (gioia, tristezza etc.) senza averlo determinato
•Anche il riconoscimento, la discriminazione e la selezione degli stimoli esterni è in larga parte involontaria, in conseguenza degli apprendimenti precedenti
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