viaggiatori di parole
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VIAGGIATORI
DI
PAROLE
La storia di ognuno di noi
è storia di piccoli e grandi viaggi.
Viaggi che ciascuno fa
alla ricerca di ciò che si nasconde
nel doppio fondo
poco frequentato
dell’anima.
Ilaria Spiaggia
Che ti alzi nel cielo
Guardi le nuvole
Liscia come sei (anni 7)
Ho sempre avuto paura che un giorno sarei dovuta andare in quell’enorme
edificio dove tutti i bambini a settembre andavano con zaino e astuccio: la
scuola.
Più si avvicinava quel giorno, più cercavo di uscire e andare a prendere una
boccata d’aria, ma non funzionava e quel giorno si avvicinava sempre di più.
Mamma e papà cercavano di convincermi che era bello andare a scuola
perché lì imparavi tutto e conoscevi nuovi amici con cui giocare, ma più
cercavano di convincermi, più mi intestardivo: io non ci voleva andare, una
giornata intera senza la mamma, papà, Alice, Silvia, Fra, Walter e
soprattutto senza la mia migliore amica Pinki… no, non lo accettavo!
Era troppo assillante poi, ogni giorno, avere compiti, tanti da non farti
bastare le pagine del diario!
Però non vedevo l’ora di comperare gli oggetti scolastici: la sera prima
avevo tutto! Avevo messo la merenda nello zaino e mi ero preparata la
colazione. Quando non dovevo andare a scuola andavo a dormire molto
tardi, quella sera la mamma mi spedì a letto alle 21.00! La mattina di quel
giorno mi preparai molto velocemente.
Di fronte al portone della scuola no c’era nessuno (quasi nessuno), poi
piano piano è arrivata una marea di bambini; hanno aperto i cancelloni e le
mamme ci hanno accompagnati all’interno.
Quando siamo arrivati in classe le maestre ci hanno detto che dovevamo
fare una caccia al tesoro con l’aiuto delle mamme che ci avrebbero letto
gli indizi. Alla fine del gioco giunse il momento di lasciare le mamme e io
ho pianto un sacco, ma c’erano le maestre a consolarmi.
Ho notato che l’aula era bianca e verde, con un’enorme lavagna, tanti
disegni, un grosso calendario e un armadione.
Quando sono uscito da scuola sono andata ad abbracciare forte la mia
mamma ed il mio papà e poi ho spiegato a papà cosa avevo fatto a scuola.
E tutto ricominciò…
Chiara
Quando ero piccola mamma e papà erano sempre vicino a me; dicevano che avevo voglia di imparare tutto. A differenza di molti altri bambini, io dormivo come un sasso, certo, c’erano anche momenti in cui piangevo, ma molto raramente. Quando ho compiuto un anno, la mamma mi ha regalato il mio primo peluche: era una paperella che aveva sul dorso il suo piccolino. In quel periodo la mamma dovette riprendere il lavoro, allora io stavo con mia nonna Itala. Ogni volta mi portavo dietro il mio peluche: quando facevo qualche cosa di cattivo, cambiava il colore degli occhi e io mi spaventavo. Certe volte sembrava che mi parlasse e quando ero triste mi consolava. Quando la nonna mi chiamava, lo guardavo negli occhi, come volessi dirgli: “Sta’ attenta! “ e andavo ad aiutarla. Ora che sono grande non gioco più con il peluche perché ho l’impegno della scuola, però qualche volta lo prendo e lo abbraccio e mi ricorda quando la mamma mi cullava…
Io mi ricordo
la prima onda
spumeggiante
e un’altra ne arrivò
salata e blu
e un’altra ne arrivò
immensa blu e salata
e un’altra ne arrivò
spumeggiante blu salata e immensa
come lo spazio sconfinato
e un’altra ne arrivò
e un’altra
e un’altra…
I miei ricordi sono un mare infinito
(anni 7)
Loris Quando ero piccolo mi spaventavano le persone con i capelli grigi o bianchi e soprattutto lunghi o vaporosi. In particolare mi spaventavo quando incontravo una signora anziana che si avvicinava per salutarmi: immancabilmente scoppiavo a piangere e provavo a sganciare le cinghie de passeggino per scappare dalla mamma. Allora la mamma era costretta a prendermi in braccio per consolarmi e rassicurarmi; quando poi ero sicuro che la signora si fosse allontanata, tornavo nel passeggino. Attualmente ho paura dei terremoti come quello che è successo a L’Aquila e in Giappone.
Angelo Marco Un giorno io e la mia mamma stavamo guardandola televisione, poi però mi venne sonno e andai a dormire sul divano. Quando mi svegliai era notte e le luci erano spente!! Subito ebbi paura,ero quasi paralizzato, poi però mi feci forza e andai in camera, ma la mamma non c’era, era in bagno. Quando uscì dal bagno la strinsi forte forte perché sapevo che il peggio era passato! Adesso ho superato la paura del buio, ma ho paura di salire in ascensore perché ho il terrore che si blocchi con me dentro! Ho paura soprattutto della morte dolorosa.
REBECCA Abito a Cogliate e sono nata il 25 novembre 2000 a Garbagnate Milanese.
Appena nata la mamma e il papà mi hanno portato a casa e mi hanno messo nel loro
letto, perché nella casa vecchia, cioè dove abitavo prima, non avevo la mia cameretta.
Quando avevo 4 anni siamo andati ad abitare a Cogliate ed è nata mia sorella Priscilla.
In quel periodo non mi comportavo sempre bene perché, finché non c’era mia sorella la
mamma mi coccolava, invece quando lei è arrivata la mamma non coccolava sempre me.
Mi ricordo che prima che mia sorella nascesse siamo andati in vacanza a San Felice
Circeo e conservo una foto con mio papà al porto. Avevo portato anche la mia bambola
preferita “Sofia”; a me piaceva molto stare in albergo perché potevo giocare con la
mia bambola.
Ho frequentato la scuola materna a Solaro. Al mattino facevo impazzire la mamma e la
nonna: prima di andare all’asilo la mamma doveva mettermi la cassetta di Biancaneve e
dovevo mangiare “ il fruttolo” sul davanzale della cucina. Poi andavo dalla nonna per
prendere il pullmino e facevo aspettare la mamma finché non partiva.
Quando ho compiuto sei anni ho festeggiato con una torta a forma di orso e ho
invitato la mia migliore amica, Ilaria.
A nove anni c’è stato un evento molto importante: la mia prima Comunione. Ho
festeggiato al ristorante “ Tetto Brianzolo” e lì ho scattato molte foto: una
rappresenta il momento in cui è arrivata la torta…
Fino adesso è stata una storia bellissima, ho vissuto una esperienza fantastica e spero
di viverne tante altre.
MIRKO
Da piccolo avevo molta paura di
spostarmi da una stanza all’altra; mi
rivolgevo a un componente della mia
famiglia che veniva con me e mi
confortava molto il fatto che non fossi
da solo. Poi mi convinsi che con la porta
chiusa non poteva entrare nessuno e
smisi di avere paura.
Attualmente non ho più paura di queste
cose, però ascoltando le notizie al
telegiornale di tutti i terremoti e altri
disastri naturali mi viene paura che possa
succedere anche dove vivo io.
L’anno scorso, in estate, sono andato in
colonia, in Abruzzo in provincia di Chieti;
una sera ero andato con alcuni miei amici
al parco; all’improvviso una macchina si è
fermata in mezzo alla strada; dalla
macchina scese una signora che diceva di
essere stata aggredita dagli zingari,
appena fuori città; infatti la signora
aveva la faccia piena di lividi… in
quell’occasione mi spaventai tantissimo!
Sono nato il 4 ottobre 2000 all’ospedale di Milano.
Nei primi anni ero molto timido. A quei tempi ero biondissimo, riccio e sorridente.
Venivo curato da mia nonna quando i miei genitori andavano al lavoro; lei ha un cortile
dove io correvo con un triclico e per andare più forte non pedalavo, ma usavo le gambe
per spingermi.
Ero molto vivace, correvo sempre o comunque non stavo mai fermo.
Mi dovevano fare le foto senza che mi accorgessi, perché non mi piaceva farle. Una
volta un fotografo, al mare, ha tentato di fotografarmi inutilmente ed alla fine ha
rinunciato perché gli ho lanciato l’acqua del mare sulla sua macchina fotografica.
Quando andavo alla scuola materna sono diventato amico di quattro bambini di cui solo
uno, Matteo, è rimasto insieme a me alle elementari. Io facevo parte della classe blu.
Mi ricordo che quando uscivamo, tutti correvamo a prendere i tricicli, perché non
bastavano per tutti e quindi, sempre, qualcuno rimaneva senza; allora quando dovevo
andare in bagno, per non farmi rubare il triciclo lo portavo con me.
Alla festa di fine asilo ero con i miei due amici e speravamo di rimanere in classe
insieme anche alle elementari; solo per me non si è avverato, loro sono stati inseriti
nella stessa sezione.
Alla fine del 2° anno di asilo ho imparato a leggere le ore ed è nata la mia passione per
gli orologi e ad ogni compleanno e a Natale mi regalavano qualche orologio: ora
possiedo una ventina di orologi.
Quando ho cominciato a frequentare la scuola elementare, alla fine di ogni anno
scolastico, in agosto con la mia famiglia andavo al mare con degli amici dei miei
genitori: io e Alessandro il loro figlio, ci divertivamo un mondo!!! Andavamo sul pedalò e
ci tuffavamo o scivolavamo sullo scivolo dentro il mare e vedevamo grandi pesci e
meduse, oppure facevamo una bella gara con la canoa. Un’altra cosa che ci faceva
divertire molto erano i cavalloni; prima di tuffarci dentro l’onda giocavamo ad
aspettare che l’onda immensa e spumeggiante ci travolgesse: vinceva chi riusciva a
rimanere immobile. Quando stava arrivando l’onda tutti e due eravamo un po’
spaventati, e se ci muovevamo o se l’onda ci risucchiava avevamo perso.
Quando ho frequentato la quarta elementare ho ricevuto la mia prima Comunione:
un’elettrizzante giornata! Della mia prima comunione ho molte foto e quando le guardo
penso alla grande emozione di quel giorno.
La mia vita fino ad esso è stata una vera e propria avventura pazza.
Avevo sempre aspettato il momento di andare a scuola perché per me era il primo
passo per diventare adulto. Volevo andare a scuola per conoscere tanti compagni che
poi sarebbero diventati miei amici.
Più si avvicinava il fatidico giorno e più ero felice. Ma mi preoccupava l’idea di stare
un’intera giornata scolastica senza la mamma. Più si avvicinava il memorabile giorno, più
temevo che le insegnanti fossero severe.
La mamma e il papà mi raccontavano di quanto fosse bello imparare a scrivere e a
leggere; mi raccontavano di quando erano bambini e andavano a scuola; queste storie
stimolavano in me una voglia incredibile di andare a scuola e apprendere tutto quello
che c’era da imparare. La sera prima preparai la cartella felicissimo di affrontare
questa nuova esperienza fantastica; la notte non riuscii quasi a chiudere occhio
dall’emozione. La mattina mi dovetti alzare presto e l’idea di dovermi alzare presto
tutte le mattine mi faceva odiare la scuola. Quando il Papà mi salutò prima di andare al
lavoro, mi disse di non preoccuparmi che sicuramente il primo giorno di scuola sarebbe
“andato via liscio”; io mi fidai di lui e lo salutai.
Io e la mamma ci incamminammo verso la macchina e partimmo; arrivati davanti al
portone d’entrata aspettammo che i bidelli aprissero la porta. La mamma mi diede la
cartella e insieme al mio amico Loris entrai nell’aula della prima C. La scuola era una
casa gigantesca piena di piccole aule, piene di banchi, una cattedra e tantissime sedie!
In classe i banchi erano in una posizione strana: formavano una specie di quadrato; io
mi sedetti vicino a Loris. Ci presentammo: le maestre e i miei compagni.
I compagni erano socievoli e all’intervallo conobbi Murad, un bambino Pakistano appena
venuto in Italia. Le maestre mi chiesero se potevo dagli un po’ della mia merenda
perché lui non l’aveva, i gliela diedi. Quando andai a casa raccontai il mio primo giorno
di scuola alla mamma.
Il giorno dopo non volevo andare a scuola, ma la mamma mi disse: “Se il primo giorno è
andato via liscio, vedrai che anche il secondo giorno passerà via liscio”. E cosi mattina
dopo mattina mi alzo presto per andare a scuola e sono contento perché la scuola è
l’inizio per diventare adulti e avere un futuro molto interessante.
SAMANTHA
Quando ero piccolo avevo paura del buio,
del temporale e dei lampi; andavo a letto
cercando conforto accendendo una
lampada che attaccavo alla parete oppure
mi portavo a letto un peluche. Se andava
via la luce cercavo mia mamma e correvo
da lei.
Quando avevo cinque anni io e mia sorella
abbiamo visto un film horror intitolato
“The ring”. Io cercavo di non guardare,
ma ero troppa curiosa. Era pomeriggio e
ci siamo messe in sala sul divano. All’inizio
sembrava divertente, ma poi faceva
sempre più paura. La scena che mi ha
fatto più paura è stata quando le due
protagoniste erano in camera ma poi è
iniziato a suonare il telefono…; hanno
inquadrato la protagonista con la testa
staccata. Qualche giorno dopo la mia
nonna ci ha regalato due bambole molto
grandi. La mia bambola assomigliava alla
protagonista del film.
Quando la guardavo sembrava muoversi,
allora ho convinto il mio papà a portarmela
via. Da quel giorno non ho più visto film
horror! Ora ho paura dei ragni e del
terremoto. Quando vado in cantina e vedo
un ragno inizio a gridare. Mi ricordo
quando mi è salito un ragno con le zampe lunghe ed il corpo grosso grosso:
questo episodio non me lo dimenticherò mai.
MURAD
Il mio amico speciale si chiama Marco Broggi. Ha i capelli biondi, gli occhi
verdi, è alto circa 1,45 cm e ha dieci anni e mezzo. Le sue passini sono gli
orologi e il calcio. Quando sono arrivato in Italia ho fatto subito amicizia
con lui. Ci aiutiamo a vicenda, in un certo senso come se fossimo fratelli.
Tifiamo per la stessa squadra, il Milan, e giochiamo nella Cogliatese, ma
non giochiamo nella stessa squadra perché io sono nato un anno prima di
lui. Ora io non gioco più con i ragazzi del 1999 perché non mi facevano
giocare e quindi ho cambiato squadra.
Quando io e Marco giochiamo qualche volta decide solo lui, perciò io mi
arrabbio, ma lui mi chiede subito scusa. La sua materia preferita è
geografia e conosce tutti i capoluoghi e le province di tutte le regioni
d’Italia. I suoi amici siamo io, Ceron, Mirco, Loris e Anoir. Il suo gioco
preferito in palestra è hockey. Per me lui è un vero amico, perché
giochiamo insieme e non litighiamo mai.
MATTEO Avevo sempre aspettato il momento di andare a scuola perché non volevo sempre
disegnare, giocare, scherzare, ma volevo dedicarmi un po’ anche allo studio e
conoscere nuovi compagni e maestre.
Più si avvicinava il fatidico giorno e più avevo voglia di imparare, ma soprattutto di
leggere e scrivere. Ma poi mi tremavano le mani: la mamma e il papà mi incoraggiavano
molto dicendomi che sarebbe stato molto bello avere accanto degli amici che mi
avrebbero sostenuto nel bene e nel male.; inoltre mi dicevano che avrei imparato molte
cose: scienze, storia, matematica, grammatica, italiano e geografia.
La sera prima ero molto agitato e pensavo che magari era stato uno sbaglio mandarmi
a scuola:sarei dovuto rimanere ancora un po’ alla scuola materna?
Non volevo mangiare e neppure giocare; avevo solo in mente la mia grande esperienza:
la scuola! La sera prima sistemai la mia cartella mettendo l’astuccio, il diario e i
quaderni. La mattina, appena sveglio, feci una bella colazione e poi via! Dritto a scuola!
Quell’edificio era molto molto grande: chissà quante aule c’erano!Prima che aprissero i
portoni della scuola,mi guardavo intorno: c’erano bambini che conoscevo e altri bambini
molto grandi per i quali, quello, era semplicemente un altro giorno di scuola.
Poi finalmente siamo entrati: sono arrivato n classe accompagnato da mia mamma e,
mano nella mano, con Marco. Ormai facevo parte di una nuova classe: la 1^C.
Iniziò così il viaggio nella scuola elementare!
Nicolò
Io ho un’amica a quattro zampe: si chiama Kitty. Ogni giorno gioco con lei, giochiamo
con la pallina: io gliela lancio e lei la va a prendere; a volte faccio finta di lanciarla e lei
corre subito per andare a prenderla, ma non trova niente! Gioco sempre con lei in un
campo grande, dove c’è tanto spazio. A volte le chiedo di darmi la zampa e lei me la dà.
Kitty è molto birichina e molto furba. Le sue orecchie sono lunghe e penzolanti; ha 10
anni, che per i cani valgono 70 anni. Ogni giorno facciamo un po’ di corsa, le piace molto
saltare. A volte le do del pane secco per pulirsi i denti.
Io quando ero piccolo avevo paura del buio, allora di notte cercavo
conforto dalla mamma e volevo che stesse vicino a me in cameretta,
volevo sempre anche la lucetta accesa e il mio orsetto.
Quando avevo quattro anni sono andato ad Alassio con la mamma e mio
fratello. Mentre eravamo al parchetto giochi sono entrato in una casetta
a giocare. Dopo un po’ sono uscito e non ho più visto né la mamma né mio
fratello, ma dopo poco tempo mio fratello mi ha visto che piangevo ed è
venuto da me con la mamma.
Mi è passata la paura e siamo tornati a casa. Quel giorno ho sofferto
tanta paura. Attualmente ho paura dei terremoti, degli tsunami e di alcuni
animali come i serpenti e di alcune razze di cani.
ILARIA
Quando ero piccola avevo paura dei tuoni,
dei lampi e di rimanere al buio senza
corrente. Cercavo conforto dalla mia
amica di nome Rebecca che abita di
fianco a me.
Se il temporale veniva di notte cercavo
conforto da mia mamma e tappavo le
orecchie per non sentire i tuoni e i lampi.
Una notte, quando ero piccola, a Cogliate,
c’è stata una scossa di terremoto. Allora
mio papà ha deciso di preparare le valigie
così se fosse venuta un’altra scossa più
forte saremmo scappati. All’inizio io
dormivo, ma dopo mia mamma e mio papà
mi hanno svegliata. Io avevo solo due anni.
Mi ricordo che quella notte faceva molto
freddo. Sono rimasta sveglia quasi tutta
la notte.
Mentre il papà stava guardando il
telegiornale per vedere cosa era
successo, io e la mamma siamo rimaste a
letto e ci siamo addormentate. Quando ho
aperto gli occhi era già mattina così ci
siamo alzate e abbiamo fatto colazione.
Per fortuna non ci fu un’altra scossa e il
terremoto è andato via.
Io ho conosciuto Angelo Marco che mi fa compagnia dall’asilo
fino alla scuola elementare.
Io vado a calcio da tre anni e quando sono lì Angelo Marco che mi
aiuta e mi difende da chi mi prende in giro. Così io e lui siamo
diventati amici.
Io do un po’ di consigli ad Angelo Marco per tirare il pallone.
A mano a mano che passa il tempo Angelo Marco tira bene.
Io quando mi trovo in difficoltà lui mi aiuta.
Il suo gesto è gentile.
Quando ero piccola avevo paura del buio, perché immaginavo che
ci fossero i mostri; allora mio padre mi costruì una spada fatta
con dei fogli di alluminio, così quando avevo paura stringevo la
spada e mi difendevo, così i mostri non mi potevano fare niente.
Quando stringevo la spada mi sentivo forte e coraggiosa: potevo
stare al buio senza aver paura.
Quando ho raccontato ai miei genitori perché avevo paura mi
hanno aiutata e finalmente ho dormito tranquilla.
Christian
Mio nonno è nato a Valganna in provincia di Varese; lì ha trascorso i suoi primi anni di
vita: con sua mamma, suo papà, suo fratello e sua sorella. Ha frequentato le scuole a
Ganna; poi si sono trasferiti a Ceriano Laghetto dove ha proseguito gli studi delle
scuole dell’obbligo; in seguito è andato a Milano per studiare meccanica. Durante la
giovinezza aggiustava macchine e moto nell’officina del mio bisnonno (della FIAT). Il
suo lavoro è stato sempre il meccanico. Le sue più grandi passioni sono state: la caccia,
la pesca, il tiro al piattello, la produzione di una fantastica grappa ai mirtilli, ai
lamponi,… la raccolta dei funghi e dei frutti selvatici; era molto interessato alla
lettura di libri di caccia, di avventura e di pesca. Le cose più importanti che ha fatto
sono state: aver sposato mia nonna per formare una famiglia molto unita, esser stato
un bravo padre e un bravo nonno. L’incontro più importante per lui è stato con mia
nonna Paola.
A mio nonno piaceva molto andare in montagna in Val di Lei, in Trentino, in Toscana, in
Costa Azzurra e a Mont Saint Michel. Mio nonno è stato un degli ideatori del moto
club di Ceriano Laghetto.
Io sono nato il 24 gennaio 2000 nell’ospedale di Saronno. Adesso vi
racconterò una storia importante. Fin da quando ero piccolo ero molto
socievole, infatti ogni volta che una persona mi chiamava a braccia aperte
io andavo da lei. Quelle persona facevano tanti complimenti a mia mamma
come: “Suo figlio è molto solare, lei è una buona mamma!” Io ero molto
curioso e mi appassionai agli insetti, allora mia mamma ogni settimana me
ne regalava uno fatto di resina. Incominciai ad averne troppi quindi mio
nonno mi costruì una teca per contenerli. Andai all’asilo e lì incontrai
Matteo Benesso, che poi diventò il mio migliore amico. Con lui inventai un
gioco di nome “Cacci fantasmi”, che consisteva nel non farsi prendere da
questo fantasma immaginario. Passarono gli anni e andai alla scuola
primaria “Cesare Battisti”. Io e Matteo non capitammo nella stessa
sezione, ma mi feci nuovi amici con i quali andai d’accordo fin da subito.
Avevo sempre aspettato il momento di andare a scuola, perché quando ero
all’asilo, mi chiedevo sempre come sarebbe stato andare a scuola:
conoscere nuovi amici, fare i compiti, fare le verifiche,…
Però sapevo che non avrei più visto i miei amici e compagni di gioco, e mi
dispiaceva molto.
Più si avvicinava il fatidico giorno e più io ero agitato perché non sapevo
chi sarebbero stati i miei nuovi amici, le mie nuove insegnanti e avevo
paura che tutti mi avrebbero preso in giro perché non sapevo né
disegnare, né scrivere.
La mamma e il papà mi dicevano che a scuola si impara a leggere, a
scrivere e a disegnare e quindi non avrei dovuto preoccuparmi. Mi avevano
detto anche che nessuno dei miei nuovi amici sapeva scrivere o leggere.
La sera prima del fatidico giorno, dopo mangiato, non riuscivo ad
addormentarmi, ero troppo agitato, alla fine sono riuscito ad
addormentarmi, ma ho sognato la scuola.
La mattina mi sono svegliato ed ero teso come le corde di un violino, però
feci colazione con calma, mi vestii con calma, mi lavai i denti (sempre con
calma) e partii.
Feci la solita stradina che porta all’incrocio e quando vidi la scuola, rimasi
a fissarla per un bel po’. La scuola era grande, del mio vecchio colore
preferito (cioè il giallo); a me in realtà non mi sembrava una scuola, ma una
biblioteca costruita da poco. Varcai la porta della scuola, era tutta piena
di porte e non sapevo dove andare.
Quando capii in quale classe ero stato assegnato entrai subito per vedere
la mia aula. La classe era piccola, piena di banchi e di bambini, le pareti
erano verdi e bianche. La nostra classe, la 1ªC, era vicina al bagno, così
non avremmo dovuto fare il giro del mondo per arrivarci.
Feci conoscenza con tutti i miei amici, li trovavo tutti molto simpatici e
feci conoscenza anche con le maestre, prima credevo che le maestre
fossero severissime, invece sono simpatiche e carine. Tirai fuori i
quaderni, i libri e il mio astuccio e affrontai il mio primo giorno di scuola.
SARON
Mi chiamo Saron, ho tredici anni e abito a Cogliate con la mamma, il papà e mia sorella.
Frequento la classe V C e mi piace imparare Italiano, Matematica, Grammatica,
Geografia, Storia, Scienze,…
Mi piace tanto fare ginnastica; vado in palestra il martedì: gioco con la palla, faccio
esercizi, corro, salto.
Anche quando vado in montagna, in Valsassina, faccio ginnastica. Ricordo che sono
stata capace di saltare uno steccato e il papà mi ha fatto una foto. Era la prima volta
che andavo in montagna in Italia e mi è piaciuto molto soprattutto giocare in mezzo ai
campi con il mio cane Pluto. Mi ricordo che abbiamo mangiato al ristorante del rifugio:
abbiamo mangiato in giardino per tenere Pluto con noi; per fortuna era una giornata
calda!
Sono nata in Etiopia e ho i capelli neri e ricci, ma preferirei averli lisci come quelli
della mia mamma. Ricordo che una sera, dopo aver mangiato, ho fatto una foto mentre
la mamma appoggia i suoi capelli sulla mia testa. Lei è alle mie spalle e io rido
felicemente. Devo dire che sto proprio bene con i capelli lisci!
Di solito, la sera, dopo mangiato, gioco sempre con mia sorella e il mio cane, mentre la
mamma prepara il caffè. Sono proprio felice!
Non dimenticheremo te… Con l’animo sensibile per l’arte, la poesia, la musica e con l’irrequietezza di chi vuole
crescere
Con gli occhi tranquilli e la voce dolce,che muovi nuovi passi timorosi
Che appena arrivato in aula chiedevi: ”Tutto bene?” e che all’intervallo annotavi sulla
tua “comanda” le ordinazioni delle maestre
Che ”Ragazzi, che meraviglia!” e che conservi nel fondo del cuore storie come il più
geniale degli scrittori
Che vivi la vita con passione e affondi la tua curiosità in ogni anfratto
Piccolo dizionario vivente, la cui mente talvolta spiccava il volo per librarsi sopra
chissà quale meraviglioso mondo
Che fai tesoro di ciò che apprendi e che tu stessa sei un tesoro grande
Che la dolcezza non ha limiti e l’acqua non ha segreti
Che la vita è poesia
Che con la pittura meravigli
Che adori lo sci e che in prima hai riprodotto la nostra aula nella tua cameretta
Che hai occhi da cerbiatto e la velocità della gazzella
Che sai fare passi da gigante…”Se mi impegno un po’”
Che sei puntuale, precisa, dolce, sorprendente
Che i tuoi ricci invidiamo e che il tuo cognome è dolce come te
Che irrompi e travolgi con simpatica e dolcissima irruenza
Che sei una cara ragazza, cara, cara, cara…
Che sai incantare scrivendo
Che dimentichi gli accenti, ma mai la simpatia e la sensibilità
Che la tua tranquillità ci rasserena
Non dimenticheremo te che sei tutti questi, un incantevole caleidoscopio che già sta
aggiungendo altri bagliori
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