andrea stoppa roma, gennaio 2006 valore della conoscenza il made in italy agroalimentare: una...
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Andrea Stoppa
Roma, gennaio 2006
Valore della conoscenza
Il made in Italy agroalimentare:
una risorsa strategica per un nuovo modello
di sviluppo dell’economia italiana nell’era
della globalizzazione.
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Schema della presentazione
Globalizzazione e dintorni
Il commercio agricolo, il Wto e la Pac del futuro
Il Made in Italy nella strategia dell’impresa agricola
Globalizzazione e dintorni
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Globalizzazione: alla ricerca di una definizione
Globalizzazione è un termine ormai entrato nel lessico comune, per il quale non è facile individuare una definizione univoca e generale
L’uso generalizzato ne ha fatto “un termine che suscita ammirazione ma del cui significato non si sente il bisogno di darsi eccessiva pena”;
nonostante ciò è un concetto che occupa un posto legittimo: “definisce la nostra epoca” (Osterhammel e Petersson)
Di “globalizzazione” esistono diverse accezioni, che hanno comunque in comune apetti come “l’estensione, l’intensificazione e l’accelerazione delle relazioni su scala mondiale”
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La dimensione storica
Innanzitutto vi è una questione storica: quando ha avuto inizio la globalizzazione?
Con le grandi conquiste imperiali dell’antichità?
Alla fine del primo millennio, con la diffusione in Europa del sistema decimale proveniente dall’India attraverso il mondo arabo? (Sen)
Nel XV sec con l’avvento del capitalismo moderno? (Marx)
Con la rivoluzione industriale del XVIII sec? (Giddens)
Con la fine del conflitto Est-Ovest? (Perlmutter)
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La dimensione istituzionale e geografica
Dal punto di vista istituzionale, vi è in genere convergenza sulla perdita di significato dello “Stato nazionale” che cede potere rispetto ai “mercati”. C’è chi vede in questo processo l’avvento di un neoliberismo salutare e chi un processo anarcoide che finisce per privilegiare solo poteri economici forti
Inoltre vi è anche il rapporto tra nuove gerarchie geografiche: anche qui lo “Stato sovrano” perde importanza e le economie nazionali vengono considerate “confederazioni non formalizzate di economie regionali”
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La dimensione culturale
A livello culturale la globalizzazione viene in generale interpretata come la diffusione (o anche l’imposizione) del modello occidentale e più precisamente statunitense (MacDonald, Coca-Cola, Hollywood, etc.)
Ciò genera però movimenti di “reazione” che stimolano la “dimensione locale” generando così spinte di “eterogenizzazione” che si oppongono al processo di “omogeneizzazione”. Tali spinte fondendosi, ibridandosi, danno luogo alla cosiddetta “glocalizzazione” (Robertson)
Al riguardo, uno esempio significativi è rappresentato dal movimento Slow Food
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La dimensione dello spazio e del tempo
Un altro aspetto che viene chiamato in causa è la cosiddetta “compressione spazio-temporale”, ovvero lo sviluppo di reti e sistemi all’interno dei quali la distanza effettiva è inferiore a quella geografica
Al riguardo i fattori più importante sono l’accresciuta velocità della comunicazione e la maggiore mobilità.
Alcuni esempi:
9
Costo di una telefonata NY – Londra di 3 minuti
0
50
100
150
200
250
300
350
1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990
1953 = $53
1990= $ 3
Fonte: World Bank, Globalization Thematic Group
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Diffusione di internet
Host internet in sei paesi europei 1995-2004 Dati semestrali (.000)
Fonte: www.click-shop.net
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Ricavi del trasporto aereo costo per miglio per passeggero
0
0,1
0,2
0,3
0,4
0,5
0,6
0,7
0,8
1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990
$
Fonte: World Bank, Globalization Thematic Group
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Movimento di turisti
25
657
0
100
200
300
400
500
600
700
1950 1999
milioni di arrivi
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Lavoro a distanza
Aereo in partenza dall’aeroporto di Berlino
All’aeroporto di Berlino gli avvisi serali vengono
annunciati da un’operatrice che risiede in California (Beck)
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La dimensione ambientale
La globalizzazione ha ovviamente un’importante dimensione ambientale.
Le attività antropiche possono infatti avere effetti “globali”
- es. i pinguini contaminati da agenti chimici derivati da scarichi industriali
E’ chiara quindi la necessità di risposte “globali”
- es. il protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di gas serra
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La dimensione della governance
Infine c’è la questione della “governance” della globalizzazione
Secondo i premi Nobel per l’economia Stiglitz e Sen il problema non è la globalizzazione in sé ma gli strumenti di governo del processo
Nella migliore delle ipotesi, gli organismi che attualmente indirizzano l’ordine mondiale non aiutano il processo di sviluppo dei paesi meno avanzati ma favoriscono gli interessi dei paesi industrializzati
Ciò quindi non contribuisce a sradicare la povertà quanto piuttosto ad aumentare la disuguaglianza
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Una questione complessa
Definire la gobalizzazione è dunque complesso, secondo alcuni tanto quanto “tentare di inchiodare un budino alla parete…” (Beck)
Per quanto interessante, non è l’obiettivo di questa presentazione
In questa sede si può circoscrivere il discorso agli effetti della globalizzazione dal punto di vista economico ed in particolare degli scambi commerciali
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La dimensione economica
Secondo il Globalization Thematic Group della Banca Mondiale, i
caratteri più significativi della globalizzazione in ambito economico
sono rappresentati dall’ accresciuta libertà e possibilità degli
individui e delle imprese di:
- svolgere transazioni economiche con residenti di altri paesi
- operare su scala globale
Tali possibilità derivano dalla:
- riduzione degli ostacoli al business con individui di altri paesi
- rapida riduzione dei costi di transazione associati a tali rapporti
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Alcuni effetti economici della globalizzazione
I principali effetti economici della globalizzazione sono i seguenti:
1. l’Integrazione finanziaria
2. lo sviluppo di sistemi produttivi globali
3. l’Integrazione commerciale
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Integrazione finanziaria: investimenti diretti esteri
0
0,5
1
1,5
2
70 72 74 76 78 80 82 84 86 88 90 92 94
Pvs
Mondo
OCSE
Rapporto tra Investimenti Diretti Esteri e PIL
Fonte: World Bank, Globalization Thematic Group
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Sistemi produttivi globali Produzione delocalizzata
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
1977 1982 19891990 1992
11.5
12.7
15.4
16.4
17.6
Quota % della produzione manifatturiera mondiale
generata da sistemi multinazionali
%
Fonte: World Bank, Globalization Thematic Group
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Tariffe industriali medie nei paesi sviluppati
40%
15%
4.5%
0
10
20
30
40
50
Dopoguerra
Anni '60 Ora
Fonte: World Bank, Globalization Thematic Group
22
Cresce il peso degli scambi internazionali sul Pil
20
25
30
35
40
45
50
55
1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005
Rapporto tra (Export + Import) e Prodotto interno lordo
Paesi in via di sviluppo
Paesi Ocse ad alto reddito
Proiezioni
Fonte: World Bank, Globalization Thematic Group
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Il commercio internazionale
Il commercio internazionale assume sempre maggiore importanza e da molte parti si spinge per un’ulteriore e progressiva liberalizzazione del commercio (soprattutto in agricoltura)
Perché gli economisti sono così interessati a promuovere la liberalizzazione del commercio?
Perché aumenta la prosperità del sistema economico
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Gli effetti del commercio secondo gli economisti
Migliore allocazione delle risorse
- maggiore disponibilità di fattori produttivi
Incremento della pressione competitiva
- prodotti sempre migliori
Fattori di produzione meno costosi
- riduzione del costo dei prodotti finali
Aumento della crescita
- maggiore ricchezza per il sistema nel complesso
Va osservato che in questo tipo di argomentazioni non si discute degli effetti distributivi del reddito che pure possono essere rilevanti
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Il benessere sociale guida le scelte
Nel decidere cosa è “conveniente” o meno anche gli economisti riconoscono che non ci si può limitare a valutare il semplice saldo monetario ma che, in termini più generali, va considerato il “benessere sociale” e cioè la somma delle “utilità” dei singoli individui.
Se una misura porta ad un incremento del benessere di tutti gli individui allora gli economisti la considerano ottimale (pareto efficiente)
Se la misura porta ad una riduzione del benessere allora va scartata
Se una misura migliora il benessere di alcuni e peggiora quello di altri, gli economisti si astengono dall’assegnare valutazioni in quanto non è più loro compito decidere quanto valgano perdite e guadagni di individui diversi
Questo è il terreno della politica
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Liberalizzazione: sì, ma fin dove?
In linea generale, dunque, poter commerciare liberamente rende il pianeta più ricco ma fino a che punto e a quale prezzo si deve procedere nella liberalizzazione?
Come ricordano Sen e Stiglitz, la globalizzazione può generare crescita economica ma a questa possono essere accompagnati anche costi di adattamento e aumento della diseguaglianza
Il processo va quindi governato. L’organizzazione internazionale che si occupa di fissare le regole per il commercio è il Wto
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Per approfondire
U. Beck, Che cos’è la globalizzazione, Carocci editore
E. Dal Bosco, La leggenda della globalizzazione, Bollati Boringhieri
D. Held, Governare la globalizzazione, il Mulino
J. Osterhammel e N. Petersson, Storia della globalizzazione, il Mulino
J. Stiglitz, La globalizzazione e i suoi oppositori, Einaudi
Il Commercio agricolo, il WTO e la PAC del futuro
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La crescita del commercio agricolo
Esportazioni agricole (miliardi di $ Usa)
Quota % delle esportazione agricole sul commercio totale
Fonte: Fao
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Tariffe agricole medie (consolidate Wto)
Tariffa agricola media (62%)
Fonte: Gibson, 2001
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Tariffe industriali medie nei paesi sviluppati
40%
15%
4.5%
0
10
20
30
40
50
Dopoguerra
Anni '60 Ora
Fonte: World Bank, Globalization Thematic Group
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Il Wto
L’Organizzazione mondiale del commercio, meglio nota con l’acronimo inglese Wto (World Trade Organization), è l’istituzione internazionale in cui vengono negoziate le regole del commercio fra le nazioni e dove vengono regolate le relative controversie
Il Wto nasce nel 1994, raccogliendo l’eredità del Gatt, che da semplice trattato si trasforma in Organizzazione internazionale.
La nascita del Wto coincide con la ratifica degli accordi dell’Uruguay round, l’ultimo round negoziale del Gatt.
Fra gli accordi siglati nell’ambito dell’Uruguay Round c’è lo storico “Accordo sull’agricoltura”, che dopo quasi 50 anni definisce una disciplina per il commercio agricolo che fino ad allora aveva goduto di deroghe specifiche
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Il negoziato agricolo nel Wto
Così come previsto dall’Uruguay round, i negoziati sui temi legati al commercio agricolo riprendono alla fine del 2000
Nel novembre del 2001, dopo il fallimento di Seattle (1999), viene dato avvio alla Doha Development Agenda che fa ripartire il negoziato generale inglobando tutti i temi in discussione (il single undertaking)
Sul fronte agricolo, il primo obiettivo è mettere a punto delle “modalità” negoziali che indichino le linee principali degli accordi da sottoscrivere
Dopo 5 anni di negoziati, e dopo il fallimento della Conferenza ministeriale di Cancun (2003), si è ancora in attesa di raggiungere un accordo sulle modalities
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Verso la Conferenza di Hong Kong
Nel luglio 2004 i membri del Wto raggiungono un “accordo-quadro” che rappresenta la base per la predisposizione delle modalities
La ratifica dell’accordo-quadro fa ben sperare e l’auspicio è quello di poter concordare il documento di modalities entro la Conferenza ministeriale di Hong Kong (dal 13 al 18 dicembre 2005)
Nonostante l’intenso ritmo negoziale e la presentazione di articolate proposte dei principali paesi interessati, alla vigilia della Conferenza di Hong Kong le distanze sono ancora molto forti
Alla Conferenza di Hong Kong non si arriva a definire uno schema di modalities ma vengono comunque compiuti alcuni passi in avanti
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Lo stato dell’arte nel negoziato agricolo
La discussione nel negoziato agricolo è tradizionalmente
articolata in tre “pilastri”:
– Accesso al mercato
– Sussidi alle esportazioni
– Sostegno interno
Accanto ai tre pilastri, vi è un altro tema fondamentale per l’agricoltura: la tutela delle indicazioni geografiche (IG)
La discussione sulle IG si tiene sia nell’ambito del negoziato agricolo, sia nel negoziato sui TRIPS (gli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale)
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Accesso al mercato
Il tema dell’accesso al mercato è il tema cardine del Wto e ha come oggetto la riduzione degli ostacoli agli scambi commerciali fra paesi
L’obiettivo specifico è quello di ridurre le tariffe (o dazi) sulle importazioni. Sebbene facile da enunciare, il raggiungimento di tale tale obiettivo è più difficile di quanto possa sembrare
Innanzitutto, le barriere al commercio devono essere di natura tariffaria, e a questo ha pensato l’Uruguay round che ha trasformato tutte le “barriere non tariffarie” in tariffe (es. restrizioni quantitative, prelievi variabili, etc)
Inoltre esistono una moltitudine di opzioni diverse per procedere nella riduzione delle tariffe
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Lo stato del negoziato
In materia di accesso al mercato gli Stati Uniti, grandi esportatori di commodities, hanno presentato proposte molto aggressive
L’Unione europea gioca sulla difensiva con proposte più conservative
L’articolata compagine del G20 (venti paesi in via di sviluppo guidati da Cina, India e Brasile) che comprende paesi esportatori ma che hanno anche interessi sulle importazioni, si colloca a livello intermedio
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Sostegno alle esportazioni
Nell’ambito del “sostegno alle esportazioni” vengono classificati tutti i sistemi che facilitano l’attività di esportazione rendendola più competitiva
Il sostegno alle esportazioni genera il cosiddetto “dumping” in base al quale i prodotti esportati vengono venduti sui mercati esteri a prezzi inferiori rispetto a quelli del mercato interno
La forma principale di sostegno all’export è attraverso veri e propri sussidi che integrano ai produttori la differenza tra il prezzo interno e il prezzo sul mercato di destinazione
Oltre ai sussidi esistono altre forme di sostegno, meno trasparenti ma ugualmente distorsive:
-crediti e assicurazioni sulle merci esportate
- commercio delle imprese di Stato
-esportazioni mascherate da aiuti alimentari
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Lo stato del negoziato
Il tema dei sussidi alle esportazioni è il meno controverso e a Hong Kong è stato raggiunto un accordo sull’eliminazione di tutte le forme di sostegno all’export
Ciò riguarda in particolare l’Unione Europea che resta uno dei pochi dispensatori di sussidi all’export
Già nel maggio 2004, gli allora Commisari europei Lamy e Fischler si erano impegnati a eliminare tutti i sussidi all’export. Tale offerta veniva però condizionata all’eliminazione delle altre forme di sussidio meno evidenti ma ugualmente distorsive
Ad Hong Kong è stato deciso che il 2013 rappresenta la data entro la quale arrivare alla eliminazione completa del sostegno all’export
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Sostegno interno
Il Wto si occupa principalmente di questioni commerciali, ed il tentativo del Wto di disciplinare le politiche interne dei paesi membri potrebbe apparire estraneo al suo mandato.
In effetti l’agricoltura è l’unico settore in cui ciò accade
La ragione di ciò risiede nel fatto che gli interventi di politica interna hanno riflessi sui mercati internazionali e quindi, il Wto tenta di ridurre l’impatto che tali interventi possono avere sugli scambi internazionali
Le misure di politica agraria, infatti, specie quelle che assicurano un sostegno “accoppiato” alla quantità prodotta, possono influenzare in misura significativa il livello e la composizione della produzione agricola interna di un paese, modificando la sua domanda di importazioni o la sua offerta di esportazioni e, quindi, distorcendo gli equilibri commerciali che si sarebbero generati in loro assenza
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La classificazione del sostegno interno
Le politiche di ciascun paese vengono classificate e disciplinate in base al loro potenziale distorsivo del commercio mondiale
La classificazione Wto delle politiche di sostegno interno si basa su un analogia con i colori del semaforo, ai quali corrispondono delle scatole
• il ROSSO indica la proibizione ad utilizzare un determinato tipo di strumenti,
• il GIALLO l’invito a moderarne l’uso
• il VERDE la possibilità di farne uso liberamente
La scatola rossa non viene utilizzata in quanto non ci sono politiche proibite; in compenso c’è la scatola blu: che contiene politiche distorsive ma che per accordo politico sono state esonerate da impegni di riduzione
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Lo stato del negoziato
In materia di sostegno interno le posizioni negoziali sono meno distanti che per l’accesso al mercato.
I paesi vengono classificati in base all’entità del sostegno che erogano. I paesi nelle fasce con livelli di sostegno interno più elevato dovranno sostenere riduzioni maggiori (vedi grafico)
L’Unione europea verrà chiamata a sostenere i tagli maggiori (anche del 70%) ma grazie alla riforma della Pac del 2003, che sposta una parte consistente del sostegno nella scatola verde, gli impegni di riduzione dovrebbero essere compatibili con la struttura del sostegno europeo
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Il sostegno interno in alcuni paesi Ocse
0
20.000
40.000
60.000
80.000
100.000
120.000
UE Usa Giappone Corea Canada Norvegia
milioni di $Usa
Sostegno interno Wto PSE
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Un commento generale
E’ ancora presto per effettuare valutazioni sugli scenari che potrebbero essere generati dal Doha round
Il negoziato agricolo ha fatto qualche passo avanti e la scadenza per la preparazione delle modalities è fissata per l’aprile 2006; tuttavia per arrivare a chiudere il round è necessario progredire anche sugli altri tavoli negoziali
Per l’agricoltura, le indicazioni delle trattative in corso mostrano il profilarsi di un accordo sull’agricoltura in linea con il processo di regolamentazione dell’agricoltura avviato dall’Uruguay round, ma che non dovrebbe mettere in crisi la struttura della PAC riformata
I negoziati sono comunque imprevedibili e il Wto del 2005 è ben diverso dal Gatt del 2004. In quest’ottica non va quindi trascurato il nuovo ruolo negoziale che alcuni Pvs (G20) hanno cominciato a giocare da Cancun in poi
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Per saperne di più
F. De Filippis, L. Salvatici (a cura di),
Un percorso difficile
Il negoziato agricolo nel Doha round del Wto, Quaderni del Forum Internazionale dell’agricoltura e
dell’alimentazione
(in corso di stampa)
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Le sfide interne
Ipotizzando dunque che il potenziale accordo Wto non sia destinato a sconvolgere gli orizzonti della Pac riformata, si potrebbe pensare che il futuro del sostegno agricolo nella Ue possa procedere fino al 2013 secondo il percorso programmato
Tuttavia, sul fronte interno emergono alcuni elementi di novità:
1. il dibattito sul bilancio dell’UE ha messo le risorse PAC al centro del dibattito politico contrapponendo blocchi di paesi a favore e contro la riduzione del gettito per l’agricoltura; per il momento l’accordo raggiunto a fine 2005 lo mette al riparo da drastiche riduzioni
2. l’attenzione dell’opinione pubblica sulla Pac comincia a farsi importante
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Le spinte riformiste del Regno Unito
“Un programma per la Politica Agricola Comune”
a cura dei Ministeri Finanze e Agricoltura del Regno Unito
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La nuova attenzione per la PAC
Difficilmente in passato si discuteva pubblicamente delle politiche per l’agricoltura.
Ora il tema è oggetto di frequente dibattito:
Che PAC! – Report, RaiTre
Beppe Grillo – Tour 2005
www. farmsubsidy.org
L’Europa verde sprecona – la Repubblica, 2 dicembre 2005
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50
L’Europa verde sprecona
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Alcuni spunti di riflessione
A BREVE TERMINE:
- tetti agli aiuti PAC
- introduzione di regole di condizionalità ambientale vere e stringenti
A MEDIO TERMINE:
Modello di riferimento dualistico:
- intervento a sostegno delle aziende multifunzionali in zone marginali e sensibili dal punto di vista ambientale e sociale
- imprese agricole orientate al mercato, con la progressiva sostituzione degli aiuti disaccoppiati con schemi di tutela del reddito aziendale da crisi di mercato e produttive
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Una certezza
Tanto maggiore sarà la spinta al cambiamento delle politiche di sostegno al settore agricolo, tanto maggiore sarà la necessità di orientare al mercato le strategie dell’impresa
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Lo schema stabilizzazione e tutela del reddito del Canada
Dal 2004 il Canada ha introdotto il CAIS (Canadian Agricultural Income Stabilization)
• Condizione necessaria per poter partecipare ai benefici del Cais è quella di contribuire con risorse dell’impresa
• Il produttore ha diritto a ricevere degli aiuti quando il margine lordo dell’impresa scende al di sotto della media del margine lordo degli ultimi 5 anni
• E’ possibile selezionare livelli di protezione del reddito fra il 70% e il 92%. La contribuzione del produttore è proporzionale al livello di protezione selezionato e oscilla in un intervallo che va dal 14 al 22% del margine di riferimento.
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In caso di riduzione del reddito il produttore ha diritto a ricevere integrazioni
50% (1 $)
30% (1 $) 70% (2,3 $)
50% (1 $)
20% (1 $)
80% (4 $)
Sta
bili
zzaz
ion
eE
mer
gen
za
Red
dito
del p
rod
utto
re
100%
85%
70%
Contributo
pubblicoPrelievo dal conto
di risparmio del produttore
0%
Fino a riduzioni del 30%, il produttore partecipa alla reintegrazione del reddito con quote significative del risparmio.
Per riduzioni di reddito che vanno oltre il 30%, si passa dalla “stabililizzazione” all’ “emergenza” e il governo copre l’80% della
reintegrazione
Il made in Italy
nella strategia dell’impresa
agricola
56
Il sogno europeo di Jeremy Rifkin
“Noi americani amiamo mangiare; amiamo mangiare, ma non amiamo il cibo.”
“In Europa avete un rapporto d’amore con il cibo. In Europa il cibo non è un fine, ma l’affermazione di chi siete, il riflesso della vostra storia, delle vostre radici, della vostra cultura, della vostra identità.”
“Due visioni diverse del mondo: il sogno americano è così diverso dal sogno europeo. Non ci si può nemmeno avvicinare a comprendere le differenze fra le politiche agricole degli Stati uniti e dell’Unione Europea se non abbiamo compreso le differenze fra il sogno americano e il sogno europeo.”
“Noi pensiamo in un modo profondamente diverso dal vostro e quindi quando negoziamo in sede Wto abbiamo diverse sensibilità, diversi punti di vista e un modo diverso di intendere il cibo.”
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Il sogno europeo di Jeremy Rifkin
L’Europa di cui parla Rifkin è forse quella mediterranea? Sicuramente si addice alla realtà italiana
Forse esagera un po’, come molti americani, ma è una prospettiva interessante
Certamente il rapporto con il cibo in Italia è molto speciale
E forse è proprio dovuto dalla disponibilità di risorse dal valore inestimabile identificate con il “Made in Italy”
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Il Made in Italy non è solo agroalimentare ma lo rappresenta bene
Delle 30 “icone” dell’Italian Stlyle di AD 10 sono prodotti agroalimentari
la pizza
il parmigiano
il Campari
la mozzarella
la Nutella
il Martini
la pasta
la San Pellegrino
Il prosciutto di Parma
il Bacio Perugina
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Cos’è il Made in Italy
Definire il Made in Italy forse è più difficile che definire la globalizzazione
Come per la globalizzazione ognuno dice la sua….
C’è chi vorrebbe escludere
- il prodotto di base
- il luogo di produzione
- la concezione
e chiamarlo solo “Italy”
Per il patrimonio agroalimentare italiano sembra uno scherzo
60
Un passo indietro per comprendere l’importanza del Made in Italy
Valore aggiunto agricoltura, silvicoltura e pesca: 2,5 % del valore aggiunto totale
Forza lavoro impegnata in agricoltura: 5,5% (2,2% della popolazione totale)
Numero di aziende: 2,3 milioni (1/3 delle aziende della UE a 15)
dimensione media 5,2 ettari
Numero di aziende reali (imprese)(iscritte all’albo delle Camere di Commercio):
meno di 1 millione
Saldo commerciale agroalimentare: - 8,7 milioni di Euro
61
Il valore aggiunto dei settori economici
Agricoltura
2,5%
Industria
26,6%
Servizi
70,9%
62
Valore della produzione agricola per settore
(media 2002 – 2004, milioni di euro)
1946
1.063
1.113
1.593
1.843
2.429
2.838
3.681
4.424
5.429
6.849
9.154
0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000
Altro
Industriali
Agrumi
Fiori e piante da vaso
Foraggere
Prodotti dell'olivicoltura
Frutta
Prodotti vitivinicoli
Latte
Cereali
Patate e ortaggi
Carni
milioni di euro
63
Valore della produzione agricola per settore
(media 2002 – 2004)
5%
3%
3%
4%
4%
6%
7%
9%
10%
13%
16%
22%
0% 5% 10% 15% 20% 25%
Altro
Industriali
Agrumi
Fiori e piante da vaso
Foraggere
Prodotti dell'olivicoltura
Frutta
Prodotti vitivinicoli
Latte
Cereali
Patate e ortaggi
Carni
64
Variazione nella struttura produttiva(1980-82 rispetto a 2002-04)
-47%-39%
-4%
1%8% 8% 9% 11% 12% 12%
80%
-60%
-40%
-20%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Foraggere
Prodotti vitivinicoli Patate e ortaggi
Frutta Agrumi Industriali
Prodotti dell'olivicoltura
Latte Carni Cereali
Fiori e piante da vaso
65
Bilancia agroalimentare: - 8 miliardi di euro
Bilancia commerciale agroalimentare - 2004 (millioni di euro)
-27.776
-8.653
19.124
-40.000
-30.000
-20.000
-10.000
-
10.000
20.000
30.000
Export Import Saldo
66
Prodotti con saldi passivi (milioni di euro)
-4.000
-3.500
-3.000
-2.500
-2.000
-1.500
-1.000
-500
0
500
1.000
2000 2001 2002 2003 2004
Ortaggi e legumi
Grassi e oli animalio vegetali
Cereali
Latte e derivati dellatte
Animali vivi e carni
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Prodotti con saldi attivi (milioni di euro)
0
500
1.000
1.500
2.000
2.500
3.000
2000 2001 2002 2003 2004
Bevande alcolicheed analcoliche
Preparazioni a basedi cereali e prodottidella pasticceria
Preparazioni diortaggi e di legumi edi frutta
Frutta fresca
68
Forte caratterizzazione regionale
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino Alto Adige
Veneto
Friuli VeneziaGiuliaLiguria
Emilia Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Italia
Indici regionali di valore aggiunto agricolo (1980 – 2004)
69
Alcuni esempi
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004
Trentino Alto Adige
Liguria
Italy
Basilicata
Emilia Romagna
70
Il peso delle produzioni di qualità
La quota dei prodotti di qualità come
- frutta,
- ortaggi,
- vino, formaggi,
- carni trasformate,
- altri prodotti tradizionali
arriva a circa il 45% del valore del comparto agroalimentare (agricoltura + industria alimentare)
71
Prodotti tipici e tradizionali
Il Ministero per le politiche agricole ha censito oltre 4.000 prodotti agroalimentari tradizionali (denominazioni vinicole incluse)
Paste e prodotti da forno
25%
Oli e grassi1%
Pesci e molluschi2%
Condimenti1%
Piatti della gastronomia
2%
Bevande distillati e liquori
13%
Prodotti di origine animale
3%
Formaggi11%
Carni e loro preparazione
17%
Prodotti vegetali naturali e
trasformati25%
72
Fatturato DOP e IGP
Fatturato 2003 (milioni di euro) Quota del
totale fatturato
Prosciutto di Parma 2089 24,6%
Grana Padano 1569 18,5%
Parmigiano Reggiano 1453 17,1%
Prosciutto S. Daniele 814 9,6%
Gorgonzola 406 4,8%
Primi 5 prodotti 6331 74,6%
Mortadella di Bologna 314 3,7%
Mozzarella di Bufala Campana 282 3,3%
Pecorino Romano 281 3,3%
Bresaola della Valtellina 220 2,6%
Speck dell'Alto Adige 181 2,1%
Primi 10 prodotti 7609 89,6%
Fatturato totale DOP e IGP 8491 100,0%
Fonte: Ismea
73
Un patrimonio che fa gola a molti
74
Olio “Italiano” = € 60 al litro
350ml a $25 = 1 litro a $ 72
75
Un patrimonio che fa gola a molti
Prosciutto messicano!!!
Prosciutto
italiano?
Prosciutto
spagnolo?
76
Il problema economico: le barriere all’entrata
La grande maggioranza dei produttori agricoli è “price taker”: non può far altro che accettare il prezzo imposto dal mercato
L’omogeneità della produzione rende i prodotti perfettamente sostituibili e la frammentazione produttiva rende difficile l’organizzazione dell’offerta
In virtù della perfetta concorrenzialità del mercato, il prezzo del prodotto indifferenziato tende a raggiungere il livello del costo marginale
Ogni volta che il costo marginale si abbassa, si abbassa anche il prezzo del prodotto. Tale meccanismo genera una progressiva tendenza al ribasso
77
Il trend al ribasso del prezzo del grano
78
Alla scoperta dell’Italia
Agribusiness: an International Journal, luglio 2004, Vol. 20, N. 3, pp. 269-285.
79
Il vincolo sull’origine elimina la fungibilità delle produzioni
L’identificazione dell’origine è una leva insostituibile per rompere il circolo della concorrenza perfetta
In un settore di successo i profitti attraggono nuove imprese che provocano un’espansione dell’offerta fino a far scomparire i profitti
La scelta dell’identificazione dell’origine è l’arma vincente per la tutela del Made in Italy
80
La strategia Coldiretti
Nel piano di rigenerazione del sistema agricolo italiano, la valorizzazione del made in Italy ha un ruolo centrale:
Il Presidente Bedoni al Consiglio nazionale del 23 aprile 2004:
«Il made in Italy alimentare è molto di più di un prezioso giacimento da preservare. E’, in quanto tale, un asset decisivo della politica economica e quindi una ricchezza inestimabile per il futuro della
società italiana nell’era post-industriale in cui ci siamo già abbondantemente inoltrati. »
81
Un asset da valorizzare
« Questo asset si può utilizzare e spendere in un solo modo: mettendo l’agricoltura in condizione di alimentare la filiera con prodotti che abbiano tre caratteristiche congiunte:
-la qualità che deriva dall’ecosistema,
-l’insostituibilità che deriva dal legame con territori ad alta riconoscibilità culturale,
- la competitività che deriva dalla formazione di un moderno e dinamico sistema di imprese in grado di andare sul mercato anche con piccoli volumi produttivi.
Il nostro progetto di rigenerazione dell’agricoltura ha teso proprio a creare le premesse perché queste tre caratteristiche si possano sviluppare al massimo livello in Italia. » (Paolo Bedoni)
82
L’impegno nazionale e internazionale
A livello nazionale:
indicazione dell’origine in etichetta
A livello internazionale:
la tutela delle denominazioni di origine
83
L’etichettatura dei prodotti alimentari in Italia
I CIBI CON LA CARTA DI IDENTITA'
E QUELLI SENZA
Carne di pollo e derivati
Carne bovina
Frutta e verdura fresche
Uova
Miele
Latte fresco
Pesce
Carne di maiale e salumi
Carne di coniglio
Frutta e verdura trasformata
Olio di oliva
Derivati del pomodoro
Latte a lunga conservazione
Derivati dei cereali
84
La tutela delle IG a livello internazionale
Per l’agricoltura italiana la tutela delle indicazioni geografiche è fra le questioni più rilevanti dell’attuale negoziato Wto
Le trattative per definire un sistema di protezione delle IG si svolgono a due livelli:
- nel negoziato TRIPS (il trattato per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale che hanno rilevanza dal punto di vista commerciale)
- nel negoziato sull’agricoltura
85
Il negoziato Trips
Il trattato TRIPS garantisce ai prodotti che hanno specifiche indicazioni geografiche una forma di protezione di base (art. 22).
Per vini e bevande alcoliche viene garantita un protezione accresciuta e rafforzata (art. 23)
La Dichiarazione ministeriale di Doha contiene l’impegno delle parti a negoziare la creazione di un sistema multilaterale di notifica e registrazione delle indicazioni geografiche per i vini e le bevande alcoliche
Inoltre, dà mandato di verificare la possibilità di estendere la protezione accresciuta e rafforzata anche ad altri prodotti
86
Le IG nel negoziato sull’agricoltura
Parallelamente al negoziato TRIPS, l’Unione Europea ha cercato di aprire un altro fronte nel negoziato sull’agricoltura stilando un elenco di 41 prodotti regionali di qualità i cui nomi si vogliono “recuperare” e “tutelare”.
La necessità di “recuperare” deriva dal fatto che alcune denominazioni proprie dell’Ue sono ormai da anni legalmente utilizzate (e a volte depositate come marchi) in altri paesi. In questi casi, un accordo nell’ambito del Trips non sarebbe del tutto risolutivo, in quanto i diritti acquisiti in tali paesi non verrebbero messi in discussione
87
Lo stato del negoziato sulle IG: gli aspetti positivi
Il negoziato sulla tutela delle indicazioni geografiche è tornato finalmente ad occupare un posto di rilievo nell’ambito della posizione negoziale dell’Unione Europea
Secondo Peter Mandelson, Commissario al commercio estero e negoziatore UE al Wto, le offerte negoziali della UE sono «strettamente condizionate all’accettazione da parte degli altri partner di un certo numero di questioni fuori dal capitolo agricolo» tra cui quella di «poter contare su un registro multilaterale delle indicazioni geografiche»
Dello stesso avviso Mariann Fischer Boel, Commissario all’agricoltura e allo sviluppo rurale, che ha affermato che «le proposte audaci dell’Ue sono sinonimo di sfide nuove per l’agricoltura europea, ma devono avere in cambio qualche ritorno, soprattutto in materia di riconoscimento internazionale delle indicazioni geografiche»
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Lo stato del negoziato sulle IG: gli aspetti meno incoraggianti
Alla Conferenza ministeriale di Hong Kong non si sono compiuti progressi rilevanti in materia di tutela delle indicazioni geografiche
Nella Dichiarazione finale viene nuovamente reiterato l’invito ad intensificare le negoziazioni per l’istituzione del registro multilaterale per vini e bevande alcoliche
Inoltre, si prende atto delle consultazioni relative all’estensione della protezione più elevata a prodotti diversi dai vini che rappresentano «questioni di un certo interesse ma che non sono oggetto di accordo»