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www.vesuvioweb.com Aniello Langella La casa pompeiana come La casa pompeiana come La casa pompeiana come La casa pompeiana come luogo di culto luogo di culto luogo di culto luogo di culto Seconda parte L’atrio. Il lararium ne onora ogni angolo. 2010

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Page 1: Aniello Langella La casa pompeiana come luogo di culto€¦ · trale, insieme alle immagini di culto degli antenati, non solo ave-vano un significato di privato senso religioso, ma

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Aniello Langella

La casa pompeiana come La casa pompeiana come La casa pompeiana come La casa pompeiana come

luogo di cultoluogo di cultoluogo di cultoluogo di culto

Seconda parte

L’atrio. Il lararium ne onora ogni angolo.

2010

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L’ atrium e il culto dei lares nella domus pompeiana

Pompeii

Engelmann, Richard, 1844-1909;

Ely, Talfourd - 1904

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Abbiamo lasciato alle nostre spalle i luoghi piccoli e spesso angusti dell’accoglienza primaria e dell’incontro tra il padrone della domus pompeiana e l’ospite. Li abbiamo lasciati alle spal-le ma non devono indurci a considerarli luoghi appartati, e con-finati all’interno di una geometria che l’architettura spesso tenta di analizzare in maniera troppo schematica. L’ambiente che ci accoglie, l’atrium, è la continuazione volumetrica dello spirito dell’accoglienza che si è espresso nella faux, nel limen e nel ve-stibulum. L’atrium della domus pompeiana è il cuore della reli-giosità della quale si avverte la presenza già dai primi passi

entrando. Rimbombano sul pavimento e suonano con piccola eco nelle alte pareti dell’atrium, i nostri passi.

E’ questo il volume centrale più importante e rappresentati-vo della domus. Da qui si raggiungono quasi tutti gli altri am-bienti. Il nome atrium è di derivazione etrusco-italica ed era alle origini il vano unico della primitiva casa capanna. Annerito dal fumo del focolare centrale. Poi con la Roma del II e I secolo a.C. l’atrium si struttura in uno spazio dalle pareti alte e simme-triche con un tetto a capriate lignee e con un grande foro centra-le che consentiva l’entrata della luce e dell’aria.

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L’atrium della domus detta delle Nozze d’Argento durante il suo scavo. Era l’autunno del 1892

Pompeii, its life and art August Mau - 1840-1909

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Questo volume, così concepito, diviene strategico, finalizza-to ad un utilizzo razionale dei vari ambienti domestici nella maggior parte degli esempi di domus pompeiana e non possiede finestre aperte sull’esterno. Esula dal concetto stesso di domus il criterio architettonico tutto moderno e a noi contemporaneo di porre in contatto il volume abitativo interno con il contesto e-sterno. L’atrium condivide l’esterno esclusivamente attraverso un canale architettonico verticale che è posto all’apice centrale del tetto. É il compluvium, che apre alla dimensione verticale. Il suo opposto quasi cinetico (movimento dell’aria, del vento e della luce) è l’impluvium che raccoglie quasi fisicamente il con-tatto con la dimensione esterna. Tutto ciò che si trova intorno all’atrium è solidale al concet-to stesso di centralità: pareti affrescate in piena luce, colonne che sostengono il tetto, andrònoi che si aprono ai lati e cubicula sempre pronti ad accogliere gli otia. E oltre il tablinum, il verde intimo e tutto domestico del peristilium che circonda il virida-rium e a volte gli horti. Come nella casa italica, abitano l’ atrium i Lares. Prendono possesso dell’atrio nei grandiosi complessi abitativi di Pompei già dal I secolo e occupano ruoli centrali al pari delle grandi opere d’arte che adornavano la do-mus. La casa dei Vettii e quella di Menandro ne siano un esem-pio valido. Lares e famiglia sono il vero titolo dell’ atrium. In età repubblicana la casa pompeiana è abitata da un sol nu-cleo familiare¹ dove il maschio, il dominus, regola condiziona con il suo lavoro e la sua presenza, i ritmi e le modalità di vita stessa. Accanto a lui la donna che dirige le mansioni domesti-che e provvede all’educazione della prole. La vita tutta della famiglia ruotava attorno al nucleo centrale della casa dove ave-vano sede i Lares, di norma custoditi nel lararium, spesso ac-canto agli scrigni con i ritratti degli antenati (imagines maio-rum). Non mancava nell’atrium, poco lontano dal lararium, la cassaforte che occupava un punto strategico dello spazio atriale. In essa erano custoditi, ricordi, ricchezze e anche armi e cosi l’ arca assumeva accanto al lararium il ruolo di simbolo di pro-prietà, risorsa e auspicio. La relazione spirituale o meglio religiosa forse da sempre esistita tra questo spazio della casa e i suoi abitatori trova testi-moni di tutto rispetto nella bibliografia classica. Ad esempio ci viene raccontato dell’usanza dello sposo di sollevare la sposa tra le braccia e passando attraverso il vestibolo di adagiarla nell’atrio, in segno di rispettoso tributo nel conferirle la coreg-genza della domus². 1 Maurizio Borda. Lares. La vita familiare romana. 1947. Città del Varicano. Pag 36

Cassaforte o arca nella casa di Obelio Firmio Arca dalla casa dei Vettii. Da http://www.pompeiiinpictures.eu/

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In un periodo probabilmente a cavallo tra il II e il I secolo a.C. l’atrio della casa romana veniva anche utilizzato come luo-go di sepoltura. Un luogo di memoria e di culto allo stesso tem-po. Una parte della casa utilizzata per dare sepoltura ai propri defunti. E sembra che in particolare in alcuni atri venissero sep-pelliti in particolare i bambini¹. Molte le fonti bibliografiche che ci indicano poi questo luo-go di soggiorno e passaggio come luogo d’incontro tra padrone e servi. Ci si riuniva per discutere degli affari domestici o forse semplicemente per riposare. La vita stessa della casa ruotava attorno allo spazio privato dell’atrio, sul quale vegliavano i La-res. Il termine Lar sembra derivi da un prenome etrusco Larth, che vuol dire, capo, signore e in epoca repubblicana assunse il significato di divinità dei campi (i compita, venerati lungo i viottoli di campagna) e anche del culto privato. Si ignora il peri-odo nel quale il culto e la venerazione dei Lares sia esattamente iniziato e si ignora anche il periodo nel quale dai campi il culto si sia trasferito alle mura domestiche². Ed in quest’ottica si deve anche considerare la convivenza di Lares comuni e privati. I primi frequenti in molte case e i secondi esclusivi di quella de-terminata famiglia. Non a caso della casa romana in generale e in quella pompeiana in particolare, si veneravano i cosiddetti Lares Familiaris che dimoravano in una sorta di tempietto sa-cro situato in uno degli angoli del vasto atrium d’ingresso. Il Lararium aveva una sua morfologia e un suo carattere estetico ispirati al modello religioso e votivo del tempio ed era ornato di colonnine, fastigio, stilobate e frontone. Spesso in molti esempi pompeiani, quasi ad estendere la sua anima propiziatrice e be-nevola, lo ritroviamo lungo il peristilium, nel viridarium, a vol-te nei cubicula nutialia e non raramente nel pistrinum. Forse il più noto tra i larari di Pompei è quello della famosa casa dei Vettii. Poggia su un plinto e si presenta come tempio corinzio a stucco e rilievi. Non mancano esempi di case pom-peiane con due larari distribuiti in diverse aree. L’uso religioso del larario dedicato non solo agli avi, ma anche a personaggi della mitologia quali Apollo, Ercole, Cibele, Mercurio, Escula-pio, Venere, crebbe nella cittadina adagiata alle falde del Vesu-vio per tutto il secolo I d.C., ma nell’Urbs venne soppiantato lentamente e progressivamente da edicole votive tutte stilistica-mente e sostanzialmente ispirate alla nuova religione emergen-te: il cristianesimo. 1 Cicerone. De Leg. II, 22,55. 2 Oc. Pag 116

Lararium dalla Casa dei Vettii. Immagine da: http://www.pompeiiinpictures.eu

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Non meno importante di quello della casa dei Vettii è il lara-rium della casa del Menandro, che esprime tutta la sua compo-stezza ieratica e tutta la sua bellezza essendo stato ideato come tempietto vero e proprio. Nel suo interno un piccolo podio dove-va accogliere statuine, voti e le offerte. Le divinità esposte ave-vano relazioni cultuali con il dominus e la domina.e con la fami-glia più in generale. La posizione del larario in questo luogo cen-trale, insieme alle immagini di culto degli antenati, non solo ave-vano un significato di privato senso religioso, ma anche di pub-blica rappresentazione per tutti coloro che come ospiti entravano nella casa stessa. Allineando il larario con l'ingresso della casa si veniva quasi ad evocare un rapporto forte tra l'immaginario apo-tropaico e un mondo metafisico. La piccola casa degli avi e de-gli dei nella casa del padrone come una dimora in miniatura all'interno della casa abitata da spiriti protettori. La piccola casa inserita nella grande evoca il senso dello spirito degli avi che allo stesso modo si espande in ogni angolo dell’intero edificio. Ogni giorno così, durante i pasti, se si offriva un dono agli dei per pro-piziarsi la buona sorte, si offriva lo stesso voto a tutti i membri della famiglia stessa.

Lararium dalla Casa del Me-mandro.

Immagine da: www.pompeiiinpictures.eu

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Pompei. Casa del Poeta Tragico Lararium

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Nella casa del Poeta Tragico troviamo un ulteriore esempio di come la casa abbia quasi la necessità architettonica di dotarsi di un lararium. Non a caso il tempietto sembra quasi completa-re in un angolo dell’atrium il disegno e il decoro parietale e pa-vimentale. La casa, venduta più volte, era passata attraverso di-versi proprietari e colui che per ultimo aveva ereditato il bene immobiliare e ne aveva acquisito la proprietà non aveva trala-sciato quell’aspetto così importante e sicuramente strategico, comune a tutta la città: dimora come tempio e luogo di culto privato. A conferma di quest’aspetto, si riconoscono le tracce di diverse fasi di restauro del tempietto dedicato ai Lares. E non si devono attraversare molte strade per incontrare in un’altra no-tissima dimora pompeiana simili aspetti architettonici e tracce di simili ristrutturazioni. La casa di Marcus Obellius Firmus possiede in due punti lararia dedicati alle specifiche attività domestiche. Nella zona prossima all’atrio un elegante tempietto con colonnine doriche e frontoni su due lati. Secondo gli arche-ologi si possono distinguere con chiarezza due fasi di restauro e un intervento definitivo che stava per essere ultimato poco pri-ma della tragica fine della città. All’interno del larario un podio sul quale furono rinvenuti i simboli degli avi e elementi fittili di offerta. Ma non manca nella stessa dimora una zona utilizzata prevalentemente dalla servitù, prossima ai locali della cucina e del deposito domestico. Anche qui, in forma ornamentale mino-re, venne ricavato un minuscolo lararium, nel contesto della parete. Intonacato e decorato nel preciso intento di rappresenta-re un tempietto, questo minuscolo arcosolio con base fittile mo-stra l’immagine di un togato in una cornice di colori e di decori agresti. Nel quartiere rurale della casa spesso si sono osservare aree votive importanti, sia per dimensioni che per aspetti deco-rativi. Nella Pompei del I secolo spesso la magia e il culto dei Lares sono mescolati in un unico contenitore religioso e questo aspetto ha spesso condizionato anche lo spirito artistico con il quale si progettavano e si costruivano questi tempietti e queste icone. Se diamo uno sguardo alle grandiose dimore della roma-nità sparse sul territorio vesuviano e seppellite dal 79 d.C., ci accorgiamo che il Lararium occupa un ruolo centralissimo e fondamentale nella cultura religiosa di quelle popolazioni e la casa (meglio la villa) sembra quasi non poter prescindere da questo elemento che viene progettato in alcuni casi in forma di vero e proprio tempio. Basta spostarci nella vicina Villa Oplonti di Torre Annunziata per scoprire nel quartiere rurale, dove vive-vano e lavoravano la servitù e gli schiavi, un Lararium di di-mensioni notevoli. Costruito in maniera tale da occupare il pun-to centrale del peristilium interno, lungo una parete che supera i quattro metri di larghezza. Ma restiamo a Pompei, dove probabilmente esistevano an-che nelle dimore più umili degli altari lignei contenenti le offer-te, disposti in ambienti vicini alla coppia. Di questi Lararia in legno abbiamo testimonianze nella vicina città di Ercolano.

In alto il Lararium dalla Casa del Poeta Tragico

Al centro e in basso, i due Lararia della casa di M. Obellius Firmus Immagini da: www.pompeiiinpictures.eu

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La forma dei Lararia era varia e in alcuni casi, come abbia-mo accennato prima, poteva essere lignea e così anche trasferi-bile da un ambiente all’altro della domus. Ma qualunque sia sta-ta la sua forma o tipologia, come vedremo oltre, il lararium, in base alle testimonianze letterarie, era la reale espressione del ringraziamento, dell’offerta. Questa diventa il momento focale della gratitudine espressa al dio e ciò contiene in nuce il senso primitivo dell’eucaristia (dal greco, εύχαριστία ossia gratitudi-ne). Ancor prima che a Roma si diffondesse il messaggio dei Vangeli attraverso la testimonianza e le opere dei suoi Apostoli, nella Pompei pagana, come in altre regioni dell’impero, veniva adottato come un atto fondamentale del culto, l’eucarestia, inte-sa come atto di ringraziamento svolto e celebrato durante tutto l’anno in onore degli dèi e degli antenati del focolare domesti-co. L’atrium così si trasforma nella porzione centrale della do-mus pompeiana e nei suoi perimetri spesso ritroviamo non solo l’espressione della bellezza, della sontuosità e della religiosità, ma anche e prevalentemente della ricchezza, che è sinonimo di potere. Non sfuggirà anche al turista più distratto una visita alla casa del banchiere, uno degli uomini economicamente forti a potenti di Pompei. Il suo nome è Lucius Caecilius Iucundus. Notaio per alcuni, banchiere secondo altri. Il ricco signore della bellissima dimora del quartiere occidentale della città aveva de-positato nella sua cassaforte poche ore prima della distruzione i documenti più importanti relativi alle sue attività. L’atrio abbel-lito da opere musive pregevoli è la sede di uno dei larari più interessanti dell’intera città. La sua forma è geometricamente regolare. Un corpo (piedistallo) in muratura ricoperto di marmi regge un piano anch’esso marmoreo sul quale vennero costruiti due piani per accogliere le offerte ai numi tutelari della fami-glia. Ma l’elemento più importante che distingue questo lara-rium dagli altri è dato dalla presenza di due lastre marmoree che ricordano il terremoto del 62 d.C. Sono state definite dagli ar-cheologi come due istantanee della città colpita dal disastro. Quasi due fotografie della città nel momento del tragico evento che precedette l’eruzione. E’ tanto importante questa duplice decorazione, da esser definita come un documento iconografico di valore superiore alla casa stessa. Ed è affidato al lararium il compito di reggere e esaltare i fatti di quel lontano terremoto, al quale forse i pompeiani erano avvezzi da anni, data la natura vulcanica del luogo. Il lararium diventa così l’elemento di con-trollo di un’emozione espressa nel disegno a bassorilievo, di-venta il punto di relazione e tramite con il dio e i numi della ca-sa che attraverso il sacrificio e l’offerta hanno il compito di al-lontanare gli abitanti della domus da ulteriori gravi pericoli. In queste lastre marmoree è racchiuso il patos e la sofferenza per la passata tragedia. Viene inoltre rappresentata la paura dell’evento drammatico e contemporaneamente il sacrificio di un vitello in onore degli dei.

GENIO LUCI NOSTRI FE-LIX LIBERTUS

Nel tablinum della casa un’erma in marmo e bronzo ritrae il banchiere Cecilius.

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Sono i monumenti più importanti della città che vengono squassati dal terremoto. Dal Capitolium che crolla, alla Porta Vesuvio, dalla Dea Tellus, al Castellum Acquae. Il fregio ritrae anche un sacerdote che sta per immolare un vitello per propiziare le divinità e auspicare la loro benevo-lenza. Immagini da http://www.pompeiiinpictures.eu

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Il Lararius della casa rappresenta uno spaccato della vita quotidiana di Pompei devastata da un sisma che non aveva ri-sparmiato quasi nessuna abitazione e nessun edificio pubblico. E ci si interroga ancora oggi su quali siano state le esatte moti-vazioni che avevano spinto il banchiere a immortalare il terribi-le evento proprio all’interno della propria dimora. A tal riguar-do, ritengo illuminante il pensiero e il parere di un grande dell’archeologia vesuviana: Amedeo Maiuri. Il poeta dell’archeologia, così qualcuno ebbe a definirlo, nel suo “Pompei ed Ercolano tra case e abitanti” così legge e interpre-ta il senso religioso del famoso larario:

Fu Lucius Cecilius Iucundus a commissionare a maestranze locali l’esecuzione su marmo che doveva celebrare il tragico evento e ciò che particolarmente colpisce è il riferimento al ca-stellum aquae, ossia alla parte urbana della città che in periodi di calamità e di conflitto rivestiva un ruolo di primaria impor-tanza.

La casa di L. Cecilio Giocondo. Da Anna Carrella - Marmora pompeiana nel Museo archeo-logico nazionale di Napoli. Pagina 67 - 2008 Dettagli del bassorilievo del terremoto del 62 d.C.

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I Lares Abbiamo visitato assieme uno degli ambienti più rappresen-tativi della domus pompeiana, l’atrium ed abbiamo ritrovato in esso la vera dimora dei numi tutelari, attraverso una dimensione religiosa che molto aveva a che fare sia con le radici culturali della famiglia stessa, ma anche con la tradizione popolare. Que-sto, come vedremo oltre, non risponde del tutto al vero, in quan-to lararia minori in senso architettonico e religioso, li incontre-remo anche in altri ambienti della domus, anche se spetta all’atrium il primato della rappresentatività e dell’importanza. Adorare i personaggi del larario corrispondeva a garantirsi pro-sperità e ricchezza. Ma il loro culto era anche collegato agli spi-riti benevoli degli antenati defunti, in particolare progenitori maschi (Lares Familiares). Porgere delle offerte e sacrificare animali a questi antichi avi, voleva dire esprimere gratitudine per la auspicata continua protezione della famiglia, nella pro-sperità, ma anche la sua protezione dalle malattie e dalla sfortu-na. Da questo concetto si deve ancor più estrapolare l’idea reli-giosa di casa come santuario, in ogni punto e in ogni ambiente. I Lares venivano onorati con corone dalla figlia primogenita della coppia¹, e se questo non poteva accadere ogni giorno all’alba, secondo una consuetudine ben nota, almeno doveva accadere alle calende. Secondo alcune fonti le offerte non dove-vano mancare ogni mese². E se per motivi contingenti, legati a eventi particolari e all’assenza del dominus, questo non petava accadere, almeno non dovevano mancare nei giorni festivi e durante la celebrazione delle Compitalia³. Erano graditi ai La-res animali domestici, quali gli agnellini e porcellini, ma i pro-tettori eterei della casa non disdegnavano il vino, l’uva, il miele, il pane, la frutta in genere. Dal vicino triclinium dove si consu-mavano i pasti, venivano raccolti pezzetti di cibo caduti per ter-ra o sulla mensa e venivano portati ai piedi delle statuine votive e spesso ai loro piedi accesi assieme ad incensi4 . Non mancava-no le occasioni gioiose nelle quali poter dimostrare la religiosità e tutto il ringraziamento attraverso le offerte. Gioioso poteva essere il ritorno di un figlio scomparso (Plauto Aulularia, 1206), grande gioia erano le nozze di una figlia (Plauto Aulula-ria 384). I giovani in occasione della deposizione della toga pretesta donavano le proprie bullae e le ragazze le proprie bam-bole, e i militari congedati deponevano ai piedi del lararium le proprie armi (Ovidio, Tristia IV, 8,21 e Properzio III, 30, 21). Non mancano esempi a Roma di offerta delle catene da parte di uno schiavo reso libero (Orazio, Satire I, 5,61) e, come asseri-sce Ovidio ne i Fasti al libro I, tutto ciò che era caro alla fami-glia veniva offerto ai Lares. 1 Plauto, Aulularia, 23. 2 Sesto Properzio Elegie IV, 13, 53 - Tibullo, I, 3,34 3 M. P. Catone, De Agri Cultura 5, 3, 143, 2 4 Petronio, Satyricon, 40

Casa del Larario di Achille

Casa del Larario del Sarno

Casa del doppio Larario

Da http://www.pompeiiinpictures.eu

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Poteva capitare ed è documentato da Albio Tibullo in Elegie (II, 4,58) che i coniugi essendo pervenuti a decisione comune potevano gettare in strada le statue e le immagini dei Lares e questo poteva accadere in caso di grave lutto o di disgrazia (Svetonio, Caligola, 5). Lo schema classico della domus pompeiana, in particolare nei grandi complessi, comprende anche una porzione rustica, cosa che spessissimo accade ed è di facile riscontro, invece nei complessi suburbani. Piccoli ambienti della casa vengono la-sciati alla gestione della servitù e anche degli schiavi. In tal sen-so si deve leggere la presenza dei lares familiares, ricavati in angusti spazi e spessissimo a Pompei nel contesto della parete muraria. La religiosità verso questi modesti luoghi di culto si esprimeva attraverso le offerte di cibo durante i pasti che soven-te venivano consumati nei pressi della cucina e dei focolari¹. Si esprimeva così tutta la religiosità della famiglia. Un luogo privato, tutto dedicato al raccoglimento, alla preghiera e all’eucarestia. Un luogo che conteneva e ospitava il soprannatu-rale in senso lato. Una “casa” in una casa. Un punto fisicamente evidente della vita quotidiana e della casa, dove poter esprimere con procedure e forse cerimonie (delle quali si conosce molto poco) la propria vicinanza al mondo dell’aldilà. Private erano le preghiere e le invocazioni, forse adattate al linguaggio degli o-ranti e anche della precisa occasione temporale. Il culto privato pone in evidenza, alla fine, un’ulteriore con-siderazione che è tutta relativa all’interlocutore soprannaturale. A Pompei non mancano esempi del culto dei Penati, che sono gli elementi chiave intorno ai quali ruotano e anche assumono significato i Lari. I Penati (penates, da penus dispensa) sono i numi tutelari del focolare domestico e del cibo in particolare. I Lares i Penates assieme a Vesta costituiranno nel mondo priva-to della religiosità pompeiana una sorta di triade forte e fonda-mentale con il compito preciso di garantire la tutela e la sussi-stenza della familia. Lasciamo l’atrio con la consapevolezza che altri luoghi della domus ci aspettano. Aree consacrare alla divinità e alla riserva-tezza della preghiera e dell’offerta. Entreremo con discrezione in questi ambienti per scoprire quanto il mito e la mitologia stessa siano intimamente compenetrati nel contesto degli equili-bri gestionali della famiglia pompeiana. 1 Columella XI, 19 - Orazio, Epodi II, 65 - Ovidio, Fasti, VI, 395

Casa del Larario di Ercole

Casa del Larario

Casa di Marcus M. Casellius Marcellus

Da http://www.pompeiiinpictures.eu

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Casa di Marcus Epidi Sabini

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