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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XX · N. 58 · Maggio 2012 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV 58 All’interno il periodico di Marca Solidale

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Page 1: Anno XX · N. 58 · Maggio 2012 - Banca della Marca€¦ · Gli articoli inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non si restituiscono. È consentita la riproduzione dei testi

Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura localedella Banca della MarcaCredito CooperativoSocietà Cooperativa.

Anno XX · N. 58 · Maggio 2012

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All’interno il periodico di Marca Solidale

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som

mar

io

2 Alla riscoperta degli antichi riti propiziatori

3 Occorrono provvedimenti tempestivi e mirati

4 Guardare avanti

6 Notizie in breve

8 Cosa c’è dopo il latte materno?

10 Anziani: la domiciliarità come scelta

11 Un impegno mirato della Banca

13 Cercare lavoro. È un lavoro importante…

15 L’Accademia dello spiedo

17 Curiosità della Marca, la patata blu

19 Una serra per conoscere la natura

21 Il violinista Paolo Tagliamento

22 Ecco il badminton

25 I nostri anziani raccontano

26 La campagna di Russia

29 Il vocabolario veneto di Luigi Pianca

31 Demetrio Alpago, un artista collumbertese

33 La famiglia, il lavoro, la festa

35 Le gite dei Soci

ANNO XX · N. 58 · MAGGIO 2012

Quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca

Le opinioni esposte in articoli firmati o siglati esprimono il punto di vista dei singoli autori e non quellodell’Amministra zione della Banca. Gli articoli inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Èconsentita la riproduzione dei testi purché venga citata la fonte. L’Editore si rende disponibile ad assolvere agli ob-blighi in materia di diritto d’autore con i soggetti interessati non individuati che avanzino legittima richiesta.

Garanzia di riservatezza. I dati personali dei destinatari della rivista saranno utilizzati dall’Editore, titolare del tratta-mento, unicamente per l’invio della pubblicazione e di eventuali offerte commerciali secondo le finalità e i modi con-sentiti dalla D. Lgs. n. 196/2003. Pertanto, i dati potranno essere trattati con mezzi informatici o manualmente an-che da parte di terzi che svolgono attività strumentali (etichettatura, spedizione) e potranno essere consultati,modificati, integrati o cancellati in ogni momento dagli interessati inoltrando richiesta al responsabile, nominato perla carica, sig. Patrizio Pillon all’indirizzo della redazione.

Internet: www.bancadellamarca.it · e mail: [email protected]

Direzione e redazionevia G. Garibaldi, 46 · 31010 Orsago/ Tv

Direttore responsabileAngelo Roman

Segretaria di redazioneMariapia Biscaro

In redazioneLuciano Baratto, Claudio Bortolotto,Sergio Dugone, Luigino Manfrin,Piergiovanni Mariano, Mario Meneghetti,Gianpiero Michielin, Vittorio Janna,Maurizio Valle, Gino Zanatta.

ProgettoJanna/Pn

Stampa Tipografia Carlet s.a.s.Orsago/Tv

Registrazione TribunaleTreviso n. 911 del 27 maggio 1993

In copertina. Ciano del Montello (Treviso). Chiesa Parrocchiale«Santa Maria Assunta».

Foto. Archivio Banca della Marca, Cesare Genuzio, Norma Grafica,Vittorio Janna.

SOTTOVOCE

Non essendo piovuto sulle Palme, ci si aspettava chepiovesse sulle Uova come recita un conosciuto mottopopolare. Così in effetti è stato, la pioggia non si è fattaattendere, e anche la neve è tornata a imbiancarele nostre Prealpi annunciandoci che forse anche perquesta estate non ci mancherà l’acqua da bere.E il tutto senza far ricorso a processioni e devozionispeciali come si invocava da più parti.Questo insolito caldo accompagnato da un calo di pioggeci ha infatti riportato alla mente gli antichi riti propiziatori,messi in atto nel passato allorché le avverse condizionidella natura costringevano i nostri contadini a cercaresoccorso nell’aiuto sopranaturale. Erano in generedelle pratiche devozionali con novene, litanie, processioni,digiuni e penitenze volte a scongiurare siccità e tempeste,e a impetrare un buon raccolto; ma non mancava il fattoche queste pratiche degenerassero talvolta in riti magici esuperstiziosi sempre presenti nella cultura contadina.Tra le manifestazioni più tipiche della pietà popolarecontadina trevigiana, le rogazioni erano sicuramentele più antiche; accettate dalla Chiesa, furono in usonelle nostre terre fino alla metà del secolo scorso.Esse consistevano in processioni in aperta campagna, conla recita di preghiere davanti ai capitelli e alle passadedei campi. Il parroco benedicendo invocava il Signore:«A fulgure et tempestate, a peste, fame et bello» eotteneva la corale supplica «libera nos, Domine», e poi«ut fructus terrae dare et conservare digneris»,«te rogamus, audi nos». Le rogazioni rappresentavanola preghiera del contadino contro i malanni del tempo ele calamità, ed erano fortemente sentite e seguite.Di origine antichissima, (legate alla cultura contadinadell’antica Roma), le rogazioni si praticavano due voltel’anno: il 25 aprile (rogazioni maggiori) e i tre giorni cheprecedono la festa dell’Ascensione (rogazioni minori).In seguito alle disposizioni del Concilio Vaticano Secondo,le rogazioni maggiori sono state abolite, mentre le minori«non sono più in stretto rapporto con la solennitàdell’Ascensione, ma sono giorni di pubbliche supplicheindette dalla Chiesa per le necessità degli uomini eil lavoro della campagna». Oggi, di fronte all’impellentesiccità c’è chi implora un ritorno alle rogazioni, mentrealtri, scettici, scuotono la testa pensando al tradizionalemotto secondo il quale «el cul, el tenp e i siori i fa quelche i vol lori».

Alla riscoperta degliantichi riti propiziatori

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PER USCIRE DALLA CRISI NON BISOGNA ABBANDONARSI A FACILI EMOTIVITÀ

EDIT

ORI

ALE

OCCORRONO PROVVEDIMENTI

tempestivi

Se qualcuno qualche anno fa ci avesse anticipato checi saremmo trovati nell’attuale stato dell’economiacontinentale, avremmo avuto serie difficoltà a non du-bitare della sua lucidità. Il deterioramento delle con-dizioni generali è infatti avvenuto con una tale rapiditàda trovare tutti quantomeno poco reattivi rispetto aquanto velocemente si sarebbe dovuto almeno ag-giornare la nostra mentalità al nuovo contesto. Il «mo-stro a sette teste» così come qualche politico definival’avvilupparsi della crisi, ha sbaragliato su tutti i frontie continua ad imperversare rendendoci la vita semprepiù complessa. In particolare il nostro territorio ha sof-ferto più di altri il rapido mutamento che ha causatoil brusco rallentamento di quella locomotiva alla qua-le noi eravamo paragonati e la quotidiana decretazio-ne di fallimenti dimostra quanto sia difficile la situa-

zione. Si badi bene non è un problema territoriale onazionale, è una grave crisi europea e non solo, allasoluzione della quale si oppongono atteggiamentiesasperatamente speculativi globali, debolezze strut-turali di alcuni stati tra cui l’Italia, incapacità politicheevidenti, immobilismo dei rappresentanti dei governie dei parlamenti nazionali in sede di Unione Europea,più inclini e sensibili ai loro interessi elettorali «dome-stici» piuttosto che aperti a soluzioni utili all’econo-mia del nostro «Vecchio Continente». Ed ogni voltache viene commesso un errore, prima di valutazione epoi di comportamento, la situazione peggiora e risul-ta sempre più difficile recuperare. Come uscirne? Pur-troppo l’Italia è tra i paesi europei più deboli (comegià detto) e ciò ci penalizza più d’altri dovendo risali-re la china sempre più ripida del debito pubblico. Mol-

e mirati

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4 INSIEMECON FIDUCIA

Io penso che di fronte ai nuovi scenari e all’evoluzionedella domanda, le banche avranno bisogno dimodificare il proprio modello di business e le lorostrategie competitive, dovranno prendere in seriaconsiderazione la crescente virtualizzazione dei servizi. Una volta, prima di internet, c’era solo la banca«fisica» (che magari dava qualche informazione viatelefono con i call center), ora è un proliferaredi banche on line. Recentemente si assiste tuttavia,all’apertura di filiali «fisiche» da parte di banche cheerano solo virtuali, a dimostrare (forse) un riflusso delsistema verso lo sportello materiale anziché virtuale.Sembra quindi che il bisogno della presenza fisicarimanga un fattore importante nel rapportobanca-cliente e che la fusione dei due modelli possadare i migliori risultati.McKinsey, la società che ha divisionalizzato le piùimportanti banche del paese (da banche tradizionali abanche multicanale), ritiene che gli istituti di creditoitaliani abbiano bisogno di un’ulteriore riconversione,

«…sarà necessario affrontare temi a lungo rimandati,ma che ora inevitabilmente richiedono una soluzione.La struttura dei costi dovrà ridursi del 20-30%nei prossimi 10 anni... il sistema bancario italianoè sovradimensionato in termini di filiali e personale»(M.F. 17 marzo 2012).In futuro non sono previsti aumenti dei ricavi perle banche, anzi, ed è chiaro che la banca on line ovirtuale ridisegna inevitabilmente la strutturadei costi dell’azienda bancaria: non più costi peril funzionamento della rete di agenzie materiali, macosti, molto più contenuti per la gestione della retetelematica e con un numero di dipendenti sicuramentepiù basso. La riduzione dei canali tradizionali (filiali ed agenzie) afavore di una nuova entità virtuale che non necessitadi sportelli fisici per offrire i suoi prodotti sul mercatoè quello che ci dobbiamo aspettare nel prossimofuturo? Penso che il cambiamento sarà inevitabile, ma sarà

EDIT

ORI

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Gianpiero MichielinPRESIDENTE

ti errori che negli anni hanno concorso a renderloprossimo a raggiungere la «soglia di non ritorno» nonsono facilmente riparabili, sia per le consolidate ren-dite di posizione che hanno generato, sia per glisprechi consumati nel passato che si fatica ad evita-re che si perpetuino in futuro. L’incertezza generatadall’emer genza, alla quale si vuole porre rimedio conpoco tempestive emanazioni di provvedimenti millevolte modificati prima della promulgazione, rischia divanificare l’effetto benefico dell’operazione. Le di-chiarazioni d’intenti fornite alle istituzioni europee,spesso quindi, faticano a trovare realizzazione pun-tuale e ciò non concorre certamente a migliorare lanostra affidabilità. È chiaro che con queste credenzia-

li non potremo aspettarci dai Paesi più virtuosi aiuti esolidarietà se non a fronte di un radicale cambiamen-to di «stile» e dunque sarà solo nella nostra capacitàdi vivere questo periodo di sacrifici collettivi, in una in-dispensabile pace sociale, a fornire la chiave di voltaper assicurarci un futuro migliore.La nostra Banca è consapevole di tutto ciò e si dichia-ra a disposizione della sua collettività per fare la suaparte in questa sfida impegnativa e difficile, da vince-re senza se e senza ma.

guardare avanti

NUOVE ASSUNZIONIPER LA NOSTRA BANCA

PUNTANDO SOPRATTUTTO SUI GIOVANI

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5INSIEMECON FIDUCIA

rallentato dalle ridotte disponibilità a disposizionedegli istituti di credito per fare innovazione.Da una parte quindi ci sarà l’esigenza di investirein nuove tecnologie per diventare più competitivi,dall’altra i ritorni non certi e non di breve periodo,rallenteranno il passaggio a nuovi canali virtualidi contatto con la clientela. L’attività non cambieràe i prodotti, dal conto corrente al prestito personale,rimarranno gli stessi. Cambierà la loro distribuzione egli istituti di credito che sapranno capire e soddisfarele esigenze della clientela avranno maggiori occasionidi business e di ritorni reddituali.Noi riteniamo che sia giusto investire in tecnologia maanche sulle risorse umane, non c’è futuro se nonriusciamo a guardare avanti e puntare sui nostrigiovani. Su quelli bravi, su chi si è distinto nel percorsoscolastico e vuole mettersi in gioco diventandoun piccolo imprenditore di se stesso, impegnandosinel lavoro e nella crescita professionale, al serviziodella nostra Banca.

Forti di un cost-income sotto il 60%, a fine 2011abbiamo confermato a tempo indeterminato ottogiovani, otto nuove promesse per dare più forza allanostra Banca. Ne siamo orgogliosi.A questi giovani, rappresentati nella foto, dedichiamoun abbraccio ideale e un augurio di buon lavoro.Lo scenario economico futuro ci prospetta dei nuovimodelli competitivi. Il nostro intento sarà quellodi affinare delle scelte strategiche che tengano contodelle continue innovazioni tecnologiche del prossimofuturo per continuare a creare valore per la nostraBanca, per i Soci, i dipendenti, i nostri clienti e perl’intera comunità.

Pronti a investire in nuove tecnologieper essere più competitivi

Ilenia Battistin, Emiliano Grespan, Riccardo Tonon, Dario Agostinetto, Paola Comazzetto, Paola Gava, Valentina Pavan, Marco Zanella.

Luigino ManfrinDIRETTORE GENERALE

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6 INSIEMECON FIDUCIA

SCUOLA E TERRITORIO

LUNGO IL FIUME E TRA GLI ALBERISenza forse accorgercene, viviamo in un ambito cheriserva ancora grandi sorprese e che ben pochiconoscono e apprezzano a fondo. Per sopperire a

ECONOMIA

I FALLIMENTI NEL 2011Uno dei termometri della grave crisi che stiamovivendo è senz’altro la statistica impietosa deifallimenti registrati nell’anno scorso: le aziende chehanno chiuso sono state ben 11.615 e di queste1.122 sono venete. Spesso i fallimenti sonoconcatenati uno all’altro perché uno su tre è dovutoa ritardi nei pagamenti e l’apparato pubblico spessoin questo ha grosse responsabilità. Anche la strettacreditizia è uno dei motivi principali. La regione conmaggior fallimenti risulta essere la Lombardia(2.613) seguita dal Lazio (1.215) e dal Veneto.Il Friuli Venezia Giulia ha registrato 250 fallimenti(11°) ma è terzo nel rapporto con le imprese attive.In quest’ultima analisi la Lombardia ha 31,5fallimenti ogni 10.000 imprese attive, il Lazio 26,1,il Friuli 25,4 mentre il Veneto è quinto, dopole Marche, con 24,4. La media nazionale di questorapporto è del 21,9.

CULTURA A ORSAGO

CIRCOLO CULTURALEDON GIUSEPPE ZAGO Il Circolo Culturale don Giuseppe Zago di Orsago haricordato il 21° anno di attività con un grandeconcerto vocale-strumentale nella chiesaparrocchiale, diretto dal maestro Giuliano Pavan.Questo concerto era l’ultimo appuntamento per icirca 100 Soci che, partendo da ottobre, due volte lasettimana avevano frequentato nella loro sede ben40 lezioni su tematiche varie tenute ogni volta da unrelatore diverso, un docente esperto nell’argomentoaffrontato. Fanno parte di questa associazioneuomini e donne che hanno capito che ad impararenon si finisce mai: persone che all’Università non cisono mai andate, alcune che ci sono andate e cheora, sia pur figurativamente, ci vogliono tornare,gente comune che vuole tenersi impegnata e dalodare. È sicuramente un’esperienza da diffondere.

ininPR

IMO

PIA

NO NOT IZ IE

BREVEa cura di Mario Meneghetti

ASSOCIAZIONISMO

IL CLUB DEL LUNEDÌLa lunga ombra silenziosa della fretta offusca edappanna spesso un sottobosco di lodevoleassociazionismo che meriterebbe una ben più ampiaconoscenza, non tanto e solo per le singole iniziativepromosse, ma per tutto l’impegno ed il sostegnoumano che c’è dietro. Il nostro territorioè una inesauribile miniera di volontariato che si rendedisponibile ad intervenire nei settori più disparati,molte volte fatto di persone che preferiscono agiresenza mai apparire, senza farsi riconoscere, alle qualispesso basta donare il proprio tempo alla comunità.A queste persone deve andare la gratitudine di tuttiperché ci si accorge della loro esistenza solo quandosi è toccati da vicino, in prima persona, nel momentodella difficoltà o dello svago. I territori vivono grazieanche a queste piccole realtà e ne è un esempiol’attività di una ridotta cerchia di persone, provenientida diversi comuni,che formano a Silvella diCordignano il Club del Lunedì. Questo Club, oltre apromuovere la conoscenza dell’arte culinaria e delletradizioni locali, ridà vita una volta la settimana ad unantico borgo che pian piano sta cadendo nell’oblio.Il bello è che lo fa ininterrottamente da oltre vent’anni.

SCOMPARSO

CIPRIANO ZANINAi primi di marzo è venuto a mancare il ragioniereCipriano Zanin, un decano della nostra Banca:Socio e Presidente della stessa per 18 anniconsecutivi a partire dal 1966 e successivamentecomponente della compagine sociale veramenteattivo fino ai suoi ultimi giorni. Una personafedelmente legata al nostro Istituto che contenacia, vigore e con il signorile rispettoso garboche lo distingueva ha offerto le sue idee, mairicercando facile condivisione ma esprimendoil suo pensiero in modo convinto, nell’intento dicontribuire al bene comune.Certo di rappresentare un doveroso sentimentodi riconoscenza di tutti noi Soci, mi rivolgo ancorauna volta idealmente a Lui con la mia consuetaespressione: «Grazie Signor Cipriano».

GIANPIERO MICHIELIN

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Dopo un avvio ottimistico, la diffusione delfotovoltaico, quale fonte di produzione di energia, èfrenata oggi da una serie di limiti strutturali.Fra i maggiori, la limitata disponibilità di spazi doveadagiare pannelli e il surriscaldamento degli stessiche abbassa l’efficienza degli impianti. Tuttavia nelVeneto, le cose vanno ancora per la maggioreessendo la regione dove Enel fa segnare il primatonazionale degli impianti da fonti rinnovabili connessialla rete elettrica. Un primato confermato peril terzo anno consecutivo. Sono infatti ben 24.352i nuovi impianti per la produzione di energiaelettrica da fonti rinnovabili che Enel ha connessoalla rete elettrica della regione nel corso del 2011:in pratica 95 impianti al giorno, considerando i soligiorni lavorativi.Una cifra consistente che, aggiungendosi ai 18.786già connessi fino al 2010, fa più che raddoppiareil numero di impianti «verdi» presenti sul territorio,portandoli a 43.138, e che fa della regione uno deiterritori con la maggior crescita del settore.Quattro le province più virtuose che spiccano pernumero di impianti e per potenza complessiva a fine2011 sono: Treviso che con 12.062 impianti e oltre240 megawatt (MW) guida la classifica,aumentando del 250% in un anno la potenzainstallata; segue Padova con 8.679 impianti cheprimeggia però per potenza complessiva installata,anch’essa più che raddoppiata in un anno e paria oltre 280 MW; terzo posto per Vicenza con 7.339impianti per oltre 200 MW di potenza complessiva,inferiore però a quella di Verona con oltre 250 MWe 5.459 impianti. Di taglia mediamente più piccola i quasi 5.850impianti della provincia di Venezia che infattisviluppano complessivamente 128 MW. Chiudonola classifica Rovigo e Belluno. Se quest’ultimaraddoppia, passando da 19 a 37 MW di fine 2011,è la provincia rodigina a far segnare il maggior tassodi crescita. Dai 27 MW di potenza installata a fine2010 con un balzo di oltre il 400% arriva fino ai140 MW attuali.

MONDO CATTOLICO

IL NUOVO PATRIARCA DI VENEZIASabato 24 marzo scorso si è insediato a capo delladiocesi di Venezia il nuovo Patriarca monsignorFrancesco Moraglia, chiamato a sostituire il cardinaleAngelo Scola, destinato a reggere le sorti delladiocesi di Milano. Mons. Moraglia è nato a Genovail 25 maggio 1953, è stato ordinato sacerdotedal cardinale Siri il 29 giugno 1977 e dal 6 dicembre2007 all’11 marzo 2012 ha retto la diocesi diLa Spezia. Ha collaborato con il Segretario di Statodella Santa Sede cardinal Bertone e con il Presidentedella CEI mons. Angelo Bagnasco. Mons. Moraglia èanche «consultore» della Congregazione per il Clero.La sua prima attenzione è stata per gli operai, inparticolare per quelli colpiti dalla crisi, e per i poveri equesto è stato certamente un segnale incoraggiante.Anche dal nostro giornale un caloroso benvenutoal nuovo presule ed un augurio di buon lavoroperché anche in Veneto la crisi morde e le classi piùdeboli appaiono sempre più abbandonate a se stesse.

IL FOTOVOLTAICO NEL VENETO

PIEVE DI SOLIGO

LA BEATIFICAZIONE DI TONIOLOIl rito eucaristico di beatificazione di GiuseppeToniolo ha avuto luogo domenica 29 aprile 2012nella Basilica di San Paolo fuori le Mura ed è statopresieduto dal cardinale Salvatore De Giorgi,arcivescovo emerito di Palermo. La scelta di Roma perquesta particolare cerimonia è legata al fatto di volerdare un respiro più ampio alla santità di questo laico,sposo, padre ed educatore, che ha dato un esempioconcreto di un modello di vita e di pensiero, ancoraattuale, coerente con i dettami del Vangelo.

questa lacuna è stato di recente avviato il progetto«Lungo il fiume e tra gli alberi» che si prefiggedi portare i ragazzi delle scuole primarie degli IstitutiComprensivi di Santa Lucia di Piave, Mareno di Piave,Vazzola, San Polo di Piave, Cimadolmo ed Ormellealla scoperta delle risorse naturali presenti nelterritorio. Oltre ai giovani, destinatari del progettosono gli adulti che frequentano l’Università delle treetà di Santa Lucia di Piave ed i diversamente abilidelle Comunità alloggio e dei Centri lavoro guidatidomiciliati nei comuni sopra citati. Il progetto èun percorso multidisciplinare di lungo periodo cheriguarda in particolare i fiumi Monticano e Piave eprevede di sensibilizzare in particolare i giovani sulleproblematiche ambientali a livello locale.Capofila del progetto è l’Associazione Amici ParcoBolda di Santa Lucia di Piave ed ha per partnerdiverse associazioni e comitati del territorio.È un’idea davvero bella che meriterà di essereapprofondita nella fase di esecuzione del progettoe di cui ci ripromettiamo di riparlarne.

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«Dopo il latte materno c’è – recitaun noto spot televisivo – l’alimen-to per l’infanzia». Ma è propriovero? E cosa vuol dire di pre ciso«alimento per l’infanzia»? E, so -prat tutto, quando è il momentogiusto per iniziare una alimenta-zione «complementare» al lattecon cui il piccolo si è finora nutritoin maniera esclusiva? L’argomentoimplica risposte molto più articola-te di quelle che possiamo dare inun breve articolo, ma vedremo diriassumere qui almeno quelle piùimpostanti.La ricerca scientifica ci dice che trai quattro e i sei mesi il bambino haacquisito la capacità di utilizzare inmaniera ottimale gli alimenti (tut-ti gli alimenti!) e che ha quindimaturato le capacità necessarieper iniziare ad alimentarsi con cibisolidi. Inoltre, nello stes so periodo,si manifesta in lui un atteggia-mento d’imitazione dei genitorinelle «misteriose» attività che es-si compiono a tavola nell’ora deipasti. Inizialmente, infatti, i bam-bini non hanno idea che quello

che vedono a tavola sia cibo equindi non si può pretendere chelo chiedano; semmai lo faranno inseguito, attraverso il loro interes-samento o, più spesso, con l’aiutodella mamma tramite l’immanca-bile assaggino. Ma qual è l’alimento «giusto» periniziare il bambino ai piaceri delgusto? Le riviste specializzate tra-boccano di ricette, tutte a base dialimenti precotti, pretrattati, pre-tritati, tutte rigorosamente senzasale. Ma siamo sicuri che tanta in-sipida miscela possa tornare gra-dita dopo il graditissimo pasto dilatte materno o del biberon? Ilnostro bimbo ha già memorizza-to i gusti della cucina materna,as saggiati attraverso il liquido am-niotico in cui è stato immerso pertutta la gravidanza e attraverso illatte materno, e nel quale sonostati filtrati i profumi della cucinadi casa; questo bimbo ha già nel-la sua testina un interruttore perl’appetito che non solo regola laquantità delle calorie necessarie eil momento per assumerle, ma

anche la scelta dei vari nutrienti.Ecco allora che, dopo il latte ma-terno, si prospetta per il nostrobimbo un mondo intero, il mondodell’alimentazione dei genitori edei nonni e di tutto ciò che si man-giava abitualmente nella casa incui il bambino è venuto al mondo.E di questo mondo il bimbo ha di-ritto di conoscere la (quasi) totalità,per gradi e con pazienza, evitandomagari di offrirgli, prima dell’annod’età, insaccati e cibi con conser-vanti, il miele (per la possibile pre-senza di botulino) e gli alimenti adalto tenore di sodio o zuccherisemplici (zucchero da cucina, so-prattutto sul succhiotto). E come la mettiamo con le aller-gie? È sbagliato averne troppo ti-more. Oggi si consiglia di introdur-re nella dieta dei bambini conallergia confermata piccole dosidell’alimento incriminato, fino araggiungere una sorta di tolleran-za entro i 2-3 anni; questi piccoliassaggi sono già previsti nell’ali-mentazione complementare a ri-chiesta. Il vero errore sarebbe non8 INSIEME

CON FIDUCIA

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IETÀ

OG

GI

il latte materno?COSA C’È DOPO

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farli affatto, lasciando che il picco-lo entri in contatto con l’alimentonon attraverso l’apparato digesti-vo, unico abilitato a «imparare» latolleranza, ma attraverso apparatimeno abili, quale l’inalazione dimolecole odorose.E come ci regoliamo con le quan-tità? Tranquilli, anche in questol’unico e vero direttore d’orchestraè il bambino. È lui a decidere, men-tre è dovere dei genitori valutare lacomposizione della sua dieta abi-tuale e verificarne la correttezza. E le poppate? Le poppate conti-nueranno col ritmo di prima, se-guendo gli assaggi fino alla com-pleta soddisfazione del piccolo.Col progredire degli assaggi, le

poppate che seguono pranzo e ce-na si ridurranno progressivamente,fino a scomparire del tutto; sarà ilbimbo stesso a dichiararsi sazio deisuoi, ormai ben corposi, assaggi erifiutare garbatamente l’offerta dellatte, materno o in formula. Restainteso che le poppate più consi-stenti, al risveglio e notturne, man-tengono ancora a lungo il lororuolo fondamentale. E fino a quando è possibile o con-veniente proseguire con il lattema terno? Diciamo che fonda-mentalmente l’allattamento al se-no, anche dopo l’introduzione deicibi solidi, continua a essere unfatto privato tra madre e figlio, enessuno dovrebbe metterci becco,

pediatra compreso, se non perespres sa richiesta.Una volta che il bambino ha acqui -sito la capacità di star seduto consufficiente stabilità, il suo posto èal tavolo di casa, vicino a genitori ofratelli, dove è stimolato dalla vistadel cibo e dove ha la possibilità diallenare le sue capacità imitative;per far ciò, i suoi pasti si andrannostrutturando sugli orari della fami-glia, e questo senza sforzi o disagida parte del bimbo, poiché i picco-li sono estremamente adattabili. Non preoccupatevi mai di fare unavalutazione precisa di quanto hamangiato: una valutazione del ge-nere è di esclusiva competenza delbambino, che in questo è la più al-ta autorità esistente. Una valuta-zione grossolana viene comunquenaturale, ma deve riguardare solola varietà della dieta, cioè il giustoequilibrio tra i vari alimenti. Com-pito dei genitori è offrire. Se vole-te che il bimbo impari che il cibo sideve chiedere, se volete che nonarrivi a odiare il cibo, non forzate-lo mai, né quando sta bene, né,soprattutto, quando sta male: tan-to chiede tanto si dà. Forzare unbimbo a mangiare causa, nei con-fronti del cibo, diffidenza e ostilità,fino al rifiuto con conseguenze avolte anche estreme. Per alimentarsi correttamente nonoccorre essere degli specialisti, madare spazio al buon senso perchéattraverso il cibo i genitori acquisi-scono la fiducia del bambino: eglisi fida di ciò che gli offrite perchésiete i genitori e perché ciò che glidate viene direttamente dal vostropiatto. Altrettanto deve fare il ge-nitore: dare fiducia al bambino, aisuoi messaggi, alla sua maturitàtalvolta così distanti da ogni tabel-la dietologica. E tutto questo con ilmassimo della semplicità, perchéniente ripaga l’impegno dei geni-tori quanto la gioia di un bambinoche accoglie l’offerta di cibo.

ANDREA FENATOPEDIATRA

Strutturare i pastidel bambino sugli oraridella famiglia

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10 INSIEMECON FIDUCIA

SOCIETÀ OGGI

LA DOMICILIARITÀ COME SCELTAanziani

In provincia di Treviso ci sono5.300 posti letto (di cui 2.234 pernon autosufficienti) in 53 casedi riposo e – fino a poco tempofa – in ogni distretto sanitariosi alimentavano le liste d’attesa. La SVAMA (Scheda di valutazionemultidimensionale dell’anziano)consentiva di costruire unpunteggio di gravità/urgenza cheportava ad una collocazione inlista d’attesa della personainteressata, solitamente formatada diverse centinaia di persone.Situazione analoga in altre realtàcome la provincia di Belluno,Venezia, Pordenone conla presenza diffusa nel territoriodel fenomeno «badanti» ancorafortemente caratterizzato dadonne immigrate dall’est Europache svolgono compiti di assistenzaa domicilio di tanti anziani.Ma il fatto nuovo è che le listedi attesa per entrare in casa diriposo non rappresentano più

i bisogni reali: nel 2011 la solaUlss 9 di Treviso a fronte di 645posti resisi disponibili nellastrutture per anziani, ha avuto892 rifiuti ad entrare nelle casedi riposo da parte di famiglie conanziani in attesa. Lo stessoè successo all’Ulss 7 come resopubblico anche dal «CesanaMalanotti» di Vittorio Veneto, eanche altrove.Perché? Persone che perdonoil lavoro finiscono con l’averetempo per accudire i proprianziani ed anche realizzare adomicilio servizi che consentonoanche autentiche economie (lapensione, l’assegno di invalidità edi accompagnamento dell’anzianoresta a casa) e di evitare speseperché la quota socio alberghieraa carico dell’anziano in casadi riposo varia tra 1.300 e 1.900euro al mese.Ma l’orientamento popolare chevede questi nuovi comportamenti

anticipa anche le scelte dellaprogrammazione sociosanitariadelle nostre regioni Venetoe Friuli. La tendenzaall’invecchiamento dellapopolazione, l’aumento dellepersone non autosufficienti e lalunga sopravvivenza delle stesse,le prospettive di sostenibilitàdel sistema dei servizi, la nonrealizzabilità di tante altrestrutture di ricovero, portaa valorizzare la do miciliarità.In avvenire occorrerà dunqueorganizzare i servizi territoriali inmodo da consentire alle personenon autosufficienti di rimanereil più a lungo possibile nel proprioambiente di vita, tra i familiari,nel borgo in cui si è conosciuti enel quale si hanno radici.È una sfida che coinvolgerài comuni, il volontariato,le famiglie e i servizi sociosanitarinei prossimi anni.

SERGIO DUGONE

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È proprio nella tempesta che ilnoc chiero ha bisogno della busso-la, della strumentazione, delle car-te nautiche e della sua esperienzaper non perdere la rotta. In questo momento di particolarecrisi, di cui purtroppo non se ne ve-de ancora l’uscita, l’esempio calzain modo particolare per gli im-prenditori che hanno ben capitoche non è più possibile navigare avista perché un passo non ade-guatamente soppesato può vani-ficare e distruggere anni di sacrifi-ci e di impegno, il lavoro di unavita e la vita stessa.

Il nostro territorio è caratterizzatoda un’economia rappresentataprin cipalmente da tanti artigianiche nel tempo sono divenuti pic-cole e medie aziende, un’ossatu-ra produttiva molto diffusa e ra-dicata che ha creato un benesseregeneralizzato, posti di lavoro al-tamente qualificati, garanzie di fu -turo per le famiglie e che quindi vasalvaguardata e protetta come unbene prezioso.L’attuale contesto economico ècon traddistinto da una grave «tur-bolenza» che genera un’agguerri-ta concorrenza tra aziende, cam-

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UN IMPEGNO MIRATO

PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

della Bancabiamenti rapidi e profondi nelletecnologie, blocco dei consumi,dif ficoltà di accesso al credito:un’incertezza che complica la vitae rende sempre più complessa lagestione delle aziende. Banca della Marca vive il territorio,è conscia del ruolo che è chiamataa svolgere nel tessuto economico esociale in cui opera, e per sua mis-sion quindi è a fianco degli impren-ditori: il loro successo è un risultatoche a cascata ripaga tutti e garan-tisce prosperità all’economia, sicu-rezza sociale e lavoro ai giovani.Per poter essere parte realmente

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luto incontrare i titolari delle im-prese della zona per presentarel’idea e nei 4 incontri fatti in sedidistinte la risposta è stata oltremo-do positiva, è parso che quasi siaintervenuta a colmare un vuoto acui nessuno prima aveva pensato.Il servizio messo a disposizione dal-la Banca consente all’imprendito-re di effettuare un’analisi sistema-tica dell’andamento dei dati dibilancio, mese per mese senza at-tendere i tempi lunghi della chiu-sura dell’esercizio. Inserendo alcu-ne informazioni, una proceduraelabora i dati e fornisce indicazio-ni prospettiche dei risultati futuridell’azienda. Questi risultati permettono all’im-prenditore di programmare inve-stimenti, di studiare per tempo leidonee coperture economiche, diintervenire se ci sono settori in per-dita oppure di migliorarne l’orga-nizzazione per renderli attivi, di fa-re, in sintesi, un’esatta proiezionedella propria potenzialità senzatro varsi con sorprese inattese.È uno strumento in uso nelle gran-di aziende e che richiede investi-

menti e risorse. Oggi Banca dellaMarca lo offre gratuitamente aipro pri clienti e in più mette anchea disposizione il proprio personalecon competenze specifiche in gra-do di supportarli nella valutazionedei risultati delle analisi. Il servizio, ribadiamo completa-mente gratuito, è già attivo in In-ternet, è sufficiente passare in fi-liale per ritirare user e password. Ilpersonale fornirà tutte le istruzionidel caso anche se è da dire che laprocedura è molto semplice: unfoglio excel da compilare trime-stralmente. A fianco di questo strumento,Ban ca della Marca ha messo a di-sposizione delle aziende per le esi-genze di credito un plafond im-portante, a condizioni agevolate,che verrà erogato là dove il meritolo consente.Programmare il futuro significa po-ter evitare gli imprevisti negativi epilotare e cogliere al meglio le op-portunità che il domani può riser-vare. Questo progetto è un’occa-sione da non perdere.

MARIO MENEGHETTI

Progetto PMI: analisidell’andamento

dei dati di bilancio

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attiva anche su questo fronte, Ban-ca della Marca, prima fra le banchedel territorio, ha voluto pianificareun nuovo progetto e adot tare unostrumento estremamente impor-tante da destinare ai piccoli e mediimprenditori, clienti della Banca.È nato così il «progetto PMI», unvero e proprio servizio di consu-lenza finanziaria, esclusivo e gra-tuito, studiato apposta per le pic-cole e medie imprese che nonpos siedono strumenti di pianifica-zione interna.Prima di attivarlo la Banca ha vo-

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Nel Nordest, prima del settembre2008, valevano ancora le relazioniprimarie come agenzia di colloca-mento dei giovani: la famiglia, lereti amicali e di vicinato, le reti so-ciali. Trovare lavoro era relativa-mente facile.In poco tempo è cambiato tutto.Nel 2011 in provincia di Treviso so-lo l’8% dei giovani assunti ha avu-to un contratto a tempo indeter-minato: 2.900 su 35.800. Il 38%ha avuto contratti a termine, il12% di apprendistato, altrettantia chiamata, il 17% tramite agen-zie interinali, il restante 5-6% è re-lativo a tirocini e collaborazioni oc-casionali.

In Italia la disoccupazione ha toc-cato il 10%, ma quella giovanile èal 30%. Due milioni di giovani nelnostro paese non studiano e nonlavorano: una enorme risorsa inu-tilizzata! E centomila, ogni anno,fanno le valigie. La nuova migra-zione vede anche mete nuove co-me l’Australia. In Veneto il 45% dice di stare benequi, ma il 27% sogna il grande sal-to (il 19% in Europa, l’8% in altroPaese) e un 13% pensa a un’altraregione italiana. Nel Nordest scar-seggiano le opportunità intellet-tuali, mentre restano presenti le of-ferte per le lavorazioni manuali. Aquesto però si somma il fatto che

non si assumono lavoratori adul-ti/anziani perché non conviene,non si assumono giovani se noncon contratti flessibili, quindi il si-stema perde tono e tensione versol’uscita dalla crisi.Anche l’Unione Europea ha mas-sicciamente rifinanziato progetticome Leonardo o Youth Opportu-nities, sta mandando anche in Ita-lia degli Action team, gruppi diesperti per smuovere l’economia.Il primo segmento dovrebbero es-sere cinquemila ragazzi inseriti inEuropa con una prima esperienzadi lavoro targata Eures.Ma uno dei problemi – al di là delvecchio ed attuale dibattito relati-

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cercare lavoroUn problema dei giovani d’oggi

È UN LAVORO IMPORTANTE...

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rare in proprio (imprenditorialitàgiovanile), cercare lavoro dipen-dente in una azienda for profit onon profit, cercare di lavorare nelpubblico impiego (oggi possibilesolo per alcune categorie specifi-che, per esempio infermieri pro-fessionali, opportunità limitate peraltre professioni).Poi occorre andare alla scopertadel mondo del lavoro: agricoltura,industria e artigianato, commercioe servizi hanno imprese sia profitche cooperative sociali o altrerealtà dell’economia civile che han-no storia e radicamento territoria-le. Conoscere le norme che age-volano l’imprenditorialità giovanilepuò aiutare anche nella sfida dimettersi in proprio.Negli anni ‘80 del secolo scorso,quando nacquero le politiche gio-vanili in molte realtà locali, ci fuun’esperienza diffusa e positiva neiC.I.L.O. centri di iniziativa localeper l’occupazione. Forse è il casodi rileggere quell’esperienza pervedere come le amministrazionicomunali più rilevanti possano fa-re da volano a una nuova frontie-ra capace di inclusione dei giovaninel mondo del lavoro.Certo i giovani oggi, digitali, glo-balizzati, viaggiatori ma semprelegati alle radici familiari, allo starbene del mondo veneto, non pos-sono stare nel «rassicurante par-cheggio» della propria casa, madevono prendere il largo, affron-tare le sfide di questa stagione,aven do davanti quei casi di suc -ces so che ci sono e che potrebbe-ro rappresentare il faro di riferi-mento per una nuova stagionedell’economia del Nordest.Il grande movimento cooperativo,e il Credito Cooperativo per suavocazione, hanno potenzialità damettere in campo per dare ali alterritorio e aiutare i giovani a esse-re risorsa nuova per le comunitàlocali.

SERGIO DUGONE

Attivare una azione pianificatae convergentesulla «prima occupazione»

vo alla connessione tra percorsiformativi e mercato del lavoro – èinsegnare ai giovani a «cercare la-voro» perché cercare lavoro èun’impresa, un lavoro, una istanzaprogettuale. Cercare lavoro richie-de una attività pianificata e conti-nua. I ragazzi vanno indirizzati inmodo ordinato e metodico a svol-gere azioni convergenti sul risulta-to «prima occupazione» (che po-trebbe non essere quella sognata),perché l’essere occupati è un valo-re autentico.I passaggi sono tanti: iscriversi agli

uffici per l’occupazione, leggere leofferte di lavoro sia nei centri Infor-magiovani che nella stampa, indi-viduare cosa leggere e quindi sele-zionare, preparare il curriculumpossibilmente in formato europeoe con foto personale, prepararsi alcolloquio di selezione stabilendo leproprie motivazioni, percorrere lebanche dati per la ricerca di perso-nale ed i siti internet, valutare co-sa cercare e se si è disposti a muo-versi sul territorio.Poi serve conoscere la legislazionesul lavoro, sapere che si può lavo-

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RIO SPECIALITÀ

DELL’ALTA MARCA

dello spiedol’Accademia

Fare lo spiedo è un’arte antica esapiente. Che si perde nella nottedei tempi. E che ora potrebbe di-ventare un’opportunità di valoriz-zazione economica dell’Alta MarcaTrevigiana. Questo piatto tradizionale si cuci-na in una fascia di territorio com-presa tra Valdobbiadene e VittorioVeneto con epicentro a Pieve diSoligo. È qui che, ogni secondadomenica di ottobre dal 1956, siprepara in piazza lo spiedo gigan-te, a base di quaglie (da quandogli osei sono stati vietati per legge),accompagnato con polenta e in-naffiato con abbondante prosec-co. Una grande festa di comunità,promossa e organizzata dalla ProLoco pievigina, per celebrare unapietanza della tradizione portatri-ce di significati che vanno ben ol-tre i piaceri del palato. «Quando si

vuole rinsaldare vincoli parentali oamicali o ammettere qualcuno nel-la propria cerchia di relazioni so-ciali, lo si invita a casa propria amangiare lo spiedo» spiega NicolaSergio Stefani, Assessore alla cul-tura del Comune di Pieve di Soligoe uno dei promotori delle tante ini-ziative sorte intorno a questo pro-dotto negli ultimi anni. Cuocere la carne allo spiedo è unapratica antica come il mondo.«Stufo di scottarsi le mani per gi-rare la carne attorno al fuoco,l’Uomo deve aver inventato lospiedo, forse anche prima di di-ventare sapiens» scrive Otello Fa-bris nel saggio Lo spiedo nella sto-ria e nella letteratura. E dellospie do c’è traccia nei testi fonda-tori della nostra civiltà: la Bibbia el’Iliade. «Anche l’etimologia dellospiedo ci porta molto lontano –

scrive sempre Fabris – poiché rive-la una matrice comune a ceppi lin-guistici molto diversi: spiess per igermanici, speut per i franconi,spit per i longobardi». Ben più recente, invece, è l’idea divalorizzare lo spiedo in chiave eno-gastronomica e quindi turistica.Cioè di farlo diventare un piatto ti-pico, talmente tipico da guidare ladomanda dei visitatori dell’AltaMarca e da stimolare i ristoratori ainserirlo nei menù. Numerosi i passi già fatti sulla stra-da della valorizzazione. E, a breve,il regno del Prosecco Docg diven-terà anche quello dello Spiedo Igp(Indicazione Geografica Protetta):è in corso infatti la procedura perottenere questa certificazione el’ambizioso traguardo dovrebbeessere raggiunto nella primaveradi quest’anno. Intanto lo Spiedo

Foto Associazione Maestri dello Spiedo.

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d’Alta Marca è entrato nell’elencodei prodotti agroalimentari nazio-nali. Ed è stato realizzato e regi-strato un marchio che nel prossi-mo futuro sarà utilizzato percontrassegnare i ristoranti che of-frono questo piatto tipico. Questistessi ristoranti selezionati potran-no rientrare in apposite guide opercorsi turistici.A lavorare alla promozione dellospiedo e alla sua consacrazione nelghota dell’agroalimentare italianoci sono diversi soggetti e tanti ap-passionati. Nel 2006, in occasione

«maestri dello spiedo», ricono-sciuti tali per meriti guadagnati sulcampo in decine d’anni d’espe-rienza accanto al focolare in casa,nei locali pubblici, presso gli standdelle Pro Loco o di altre associa-zioni. Ognuno ha il suo segretoche dona al piatto un accento in-confondibile, associato all’accura-ta selezione delle carni e ai loro ab-binamenti, alla scelta della legna,al preparato di cui cosparge lospiedo durante la cottura. Uno deimaestri storici, a cui si deve, assie-me a Ettore Baratto, presidente

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Foto Associazione Maestri dello Spiedo.

DALL’ACCADEMIACORSI PER CUOCHIINTERESSATIALLO SPIEDO‘ ,

del 50° anniversario dello SpiedoGigante, il Comune di Pieve di So-ligo, la Pro Loco di Pieve, il Con-sorzio Pro Loco Quartier del Piavee Vallata, presieduto da RobertoFranceschet, la Camera di Com-mercio e la Provincia di Trevisohanno dato vita all’Accademia del-lo Spiedo d’Alta Marca. Attraverso questo ente sono statemesse a segno una serie di inizia-tive culturali e promozionali, tracui, oltre a quelle già citate sopra,l’organizzazione di un convegnoche ha prodotto una pubblicazio-ne sullo spiedo dove sono raccoltele testimonianze di una ventina di

della Pro Loco pievigina, e a Do-menico Zorzi, detto Memi, segre-tario, la nascita della tradizionedello Spiedo Gigante è LeopoldoNardi, Poldo, classe 1912, scom-parso nel 1995, gestore dal 1954al 1963 della trattoria «Al Castel-letto», tra Pedeguarda e Solighet-to, conosciuta da tutti come trat-toria «Da Poldo», e cuoco dellospiedo gigante per oltre vent’anni.L’Accademia organizza periodica-mente corsi per abilitare cuochi,appassionati, volontari, interessatialla preparazione di questa pietan-za, ha redatto un disciplinare e hain mente tante altre proposte pervalorizzare lo spiedo, tra cui quel-la di renderla materia curricolaredell’istituto alberghiero di VittorioVeneto.Ma l’Accademia non è sola nellapromozione dello spiedo. Nel2006 sono nati i Maestri delloSpiedo, presieduti da Remigio Vil-lanova, che annualmente asse-gnano il titolo di «maestro dellospiedo» a persone del territorioche si sono distinte nel trasmette-re questa antica tradizione. I mae-stri insigniti finora sono stati quat-tro: Egidio Ciotta, detto Cicci, EzioAntoniazzi, Giuseppe Stella, dettoBepo Cia, ed Emilia Dal Cin. Cia-scun maestro ha messo per iscrittoil suo metodo di cottura che cosìnon verrà perso.A breve l’associazione ufficializzeràil nominativo di quest’anno. Tra leiniziative realizzate finora, l’orga-nizzazione di due spiedi gigantipresso la base Nato di Aviano, diun incontro con la delegazionebrasiliana di Pauje, l’avvio di colla-borazioni con l’istituto alberghiero«Maffioli» di Castelfranco, la scuo-la enologica di Conegliano, la se-zione staccata di Castelfranco del-la facoltà di Gastronomia e Scienzadell’alimentazione di Padova. Incantiere ci sono l’idea di istituireuna borsa di studio annuale perstudenti universitari che voglianoapprofondire la conoscenza del ter-

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ritorio della Pedemontana e le suetradizioni, e quella di dare vita a unpremio – lo «Schidione d’oro» – daelargire a persone che si sono di-stinte in ambito sociale, sportivo,culturale. Un’altra associazione chefa la sua parte nella promozionedello spiedo sono Le Ciacole, pre-sieduta da Marco Prosdocimo.

Lo spiedo d’Alta Marca, dunque,ha tanti «santi» e «protettori», nonsempre, a onor del vero, in armo-nica sintonia tra loro, ma tant’è: lecose umane non sono perfette e lacompetizione può anche aiutare aspingere ciascuno a dare il megliodi sé. L’obiettivo, in fondo, è lostesso per tutti: promuovere lo

spiedo e il territorio che ne cu -stodisce i segreti e le memorie, af-finché questo piacere della tavolasia condiviso e conosciuto anchedai foresti, e, allo stesso tempo,farne un’occasione di business pergli operatori economici che con labuona cucina vivono e lavorano.

FRANCESCA NICASTRO

la patata bluCURIOSITÀ DELLA MARCA

A MORIAGO DELLA BATTAGLIALA COLTIVAZIONEDI QUESTO SPECIALE TUBERO

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<Il territorio racchiuso nella grandecurva che il Piave disegna tra Vidore Moriago rimanda, al primo col-po d’occhio, alle immagini dei ve-dutisti veneti di fine Ottocento,ovvero a un paesaggio agrario fat-to di campi senza sbarramenti disiepi e segnati solo da scoli d’ac-qua; una campagna arata e lungache lascia intravvedere la sua finenelle prime alture della pedemon-tana. Sono questi i luoghi votati dasempre alla coltivazione della pa-tata che qui rappresenta per mol-ti agricoltori la coltura predomi-

nante, un’eredità lavorativa pas -sata da padre in figlio.A Moriago abbiamo incontrato Au-relio Codello, agricoltore, per farciraccontare della patata blu, da luicoltivata da qualche anno in un pic-colo appezzamento e a scopi quasiamatoriali. Da un po’ di tempo in-fatti questa patata è assurta a unacerta notorietà, tanto che qualchechef dell’alta cucina l’ha già intro-dotta nelle offerte della propria ri-storazione. Ma a Moriago la patatablu non è propriamente una novitàperché – come di racconta Codello

– «io ne ho sentito parlare fin dabambino (la chiamavo patata viola)e so che qualche agricoltore la col-tivava per esclusivo uso famigliare,in quanto prodotto che non avevaun mercato e pertanto non davareddito. Io non l’ho mai vista a cau-sa di questa produzione ristretta,ma non ho mai smesso di cercarlaper soddisfare la mia curiosità di or-ticoltore». Finalmente quattro annifa «l’amico Gerardo, emigrato aLione, me ne ha portato alcuni tu-beri che ho subito piantato e chehanno dato dei buoni risultati. In-

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dificazioni genetiche sebbene pro-dotti con la stessa tipologia sianocoltivati in alcune zone francesi,svizzere e trentino. Non va confu-sa però con patata chiamata nerao con la violetta. Quelle di Codel-lo sono di derivazione francese, lecosiddette vitelotte che nella cuci-na francese hanno trovato ampioutilizzo già dall’Ottocento e chetutt’oggi sono in vendita nei su-permercati in sacchetti e anchefritte nelle speciali confezioni. So-no molto apprezzate perché noncontengono glutine e si presenta-no ricche di sostanze nutritive an-tiossidanti che aiutano a ridurre i

Vivo interesseper la patata blu da partedella ristorazione locale

guasti dell’invecchiamento. Dalpun to di vista agricolo, la pianta diquesta patata – conferma Codello– «richiede un terreno leggero eprofondo, con poca umidità, maogni anno occorre rigenerare ilterreno. È molto resistente allemalattie e alla siccità e i fiori sonobellissimi». Ci mostra alcuni tube-ri ricchi di germogli (oceti): «Sonomoltis simi – ci fa notare – in nu-mero maggiore di ogni altra pata-ta; e se anche non tutti daranno ifrutti, questo è sicuramente unasegno di una natura primordiale,non ancora toccata dalla manodell’uomo». Sotto l’aspetto commerciale la pa-tata blu «soffre» invece di motividiversi che la rendono ancora po-co reperibile sul mercato: innanzitutto le scarse rese delle colture,dovute in parte alla difficoltà dellaraccolta e quindi il conseguentescarso guadagno per il produtto-re; c’è il sospettoso rifiuto del com-pratore poco avvezzo alle novità;infine le piccole dimensioni el’aspetto granuloso che complica-no la loro pulizia e cottura a unadonna di cucina con poco tempo adisposizione. Un lato positivo èrappresentato invece dall’interessedimostrato dagli addetti alla risto-razione, attenti alle novità e ainuovi gusti dei consumatori, ma èper il momento una nicchia vera-mente assai piccola.Per uscire dalla coltivazione degliorti famigliari dei piccoli coltivato-ri, la patata blu ha bisogno, oltreche della ristorazione, della gran-de distribuzione e per questo Au-relio Codello ha puntato su unapiù alta produzione collegandosiper le vendite con la CooperativaOpo Veneto di Zero Branco. Insie-me, distribuzione e ristorazione,stanno rilevando i primi successi diquesto «innesto» nella gastrono-mia veneta che ancora una volta sirifà alla ricerca di una secolare tra-dizione.

(N.R.)

somma, dopo tanto cercare final-mente ero riuscito a produrla an-ch’io seppure inizialmente in quan -ti tà assai limitate». Aurelio Codello ce ne mostra alcu-ni esemplari: piccole, la buccia as-sai spessa e dal caratteristico colo-re blu violaceo, la polpa viola in unsottofondo bianco, hanno un sa-pore intenso e molto forte e unsucco appiccicoso che talvolta co-lora le dita. Originaria dal Suda-merica, probabilmente dalle An-de peruviane, appartenente allaspecie delle Solanum tuberosum,viene definita semi selvatica, nonancora toccata da incroci o mo -

<Piccole patate blu di Moriago.

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Questa che stiamo vivendo sarà si-curamente una primavera speciale.Almeno per i bambini della ScuolaMaterna Don Bosco di Cimetta. Perloro sarà il coronamento di un’at-tesa durata alcuni mesi, la verificadi un «prodigio» naturale che simanifesta con il ritorno della bellastagione, un evento del quale l’uo-mo non è del tutto estraneo, anzine è il principale protagonista. Ma

più dell’uomo in generale, dovrem-mo far riferimento ai tanti nonni enonne che questa attesa primaveri -le hanno provocato passando inte -re giornate nella scuola accanto ailoro nipotini. Questi nonni di Cimetta, infatti,non sono mai stati soltanto dei cu -sto di accompagnatori dei loro ni -poti, ma si sono da tempo inseritinelle attività didattiche costituendo

con la loro presenza un rapporto dipreziosa collaborazione tra scuolae famiglia. «Già lo scorso anno ab-biamo vissuto un’esperienza moltobella con i nonni – ci informa l’in-segnante e coordinatrice SilviaTomasella – che abbiamo coinvoltonelle ricerche dei vecchi e nuovigiochi infantili. Ci ha sorpreso l’in-teresse che i bambini hanno di-mostrato ai racconti dei nonni, e in

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la naturaUNA SERRA PER CONOSCERE

Alla Scuola Materna di Cimetta

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scuola un orto e una serra in mododa far conoscere ai piccoli alcuniaspetti della vita naturale che li cir-conda. Tutto ciò può sembrare as-surdo trovandoci in una zona dedi-ta alle attività agricole, in realtàcome ci spiega la maestra Tomasel-la «è invece comprensibile perchénon sempre genitori e nonni, purlavorando in campagna, hannoavuto la possibilità di seguire e in-formare figli e nipoti sulle praticheortofrutticole».E dunque, da una parte i nonni chesi sono offerti per portare la terra,creare aiole, concimare e innalzarela piccola serra e dall’altra le nonneche hanno provveduto alle seminee al trapianto delle piantine (di

tutte le spese si è fatta carico lanostra Banca), sempre sotto gli oc-chi e la partecipazione dei bambini,i quali con entusiasmo si sonoprestati a conoscere e a servirsidegli attrezzi, a smuovere la terra, ainnaffiare e livellare aiole. «È statoil primo passo compiuto insieme aicompagni per vivere la campagna– ci dice la maestra – per appren-dere il ruolo delle stagioni; e tuttoè divenuto un gioco che si è tra-mutato in una conquista». Sì, perché il progetto non si limita afar conoscere ai bambini come daun piccolo seme possa nascere unapianta (nell’orto stati piantati ra-vanelli, carote, spinaci, pomodori,cetrioli, fagioli, zucchine seguendo

<

Ancora una voltanonne e nonniprotagonisti a scuolacon i nipoti

particolare verso quel mondo natu -rale entro il quale si erano svilup-pati i loro vecchi giochi». Nacque allora l’idea di proseguiresu questa strada e, d’accordo con igenitori dei bambini, gli stessi non-ni hanno presentato in autunno unloro progetto: creare accanto alla

l’ordine delle stagioni) ed è giàquesto una importante conquista,ma anche far vedere material-mente il percorso che questi frutticompiono dall’orto alla cucina, fi-no ad arrivare alla tavola del lororefettorio. Inoltre, da alcuni prodot-ti si creeranno dei colori che i bam-bini poi potranno utilizzare nei lorodisegni; ed è un altro aspetto, oltrequello alimentare, di come i pro -dot ti ortofrutticoli possano essereimpiegati. «L’apporto pratico dei nonniviene pertanto integrato con leos servazioni delle colleghe mae -stre Chia ra Vazzoler ed Elisa Mon-tesel, perché tutto questo abbia unri scontro con la realtà di ognigiorno, mantenendo vivo l’aspettoludico che è alla base dell’ap-prendimento. Per questo – conclu -de la maestra Tomasella – stia moapprontando per la conclusionedell’anno scolastico uno spettacoli -no teatrale nel quale i genitori sipresenteranno truccati da verduree frutti».

(A.R.)

La serra allestita presso la Scuola Materna di Cimetta.

Piantine pronte per il trapianto.

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«L’importante è non scoraggiarsi,mai. Superare con la passione ledifficoltà che s’incontrano». È rac-chiuso in queste parole il segretodi Paolo Tagliamento, violinistaquindicenne che conta nel suocurriculum decine di concerti epartecipazioni a eventi musicali.Terzogenito, è il più piccolo dellafamiglia, composta dal papà An-gelo e dalla mamma Giusy con cuivive nel quartiere Ferrera a Cone-gliano. «Ho iniziato a suonare ilviolino a sette anni – spiega Paolo– è il primo strumento che ho suo-nato e mi è subito piaciuto più dialtri. Ho provato a suonare ancheil pianoforte, ma il violino mi è pia-ciuto subito più di tutti».Le sue notevoli potenzialità perso-nali hanno ricevuto un forte impul-so grazie alla costanza dello studioe la frequenza a numerosi corsi diperfezionamento in Italia e all’este-ro; tra questi la Fondazione SantaCecilia a Portogruaro, l’Accademiaviolinistica europea Castel S. Pietro

il violinistaPAOLO TAGLIAMENTO

nel bolognese, l’Accademia violini-stica di San Vito al Tagliamento,l’International music masterclass diCividale del Friuli, la Zinaida Gilelsviolin school a Vittorio Veneto, l’In-ternational masterclass Eilat festivalin Israele e l’Accademia GustavMahler di Bolza no. In queste occasioni Paolo ha avutol’opportunità di seguire gli inse-gnamenti di maestri di chiara fa-ma. In questi pochi anni il giovanemusicista è riuscito a certificarecon il massimo dei voti gli esami diconservatorio a Trieste, Padova,Bolzano e Milano sino al nono an-no, verificando la preparazione an-che attraverso la partecipazionecome solista e per la sezione musi-ca da camera, a numerosi concor-si nazionali e internazionali, neiquali ha ricevuto riconoscimenticon borse di studio e primi premiassoluti anche con lode. Tra questirientrano i concorsi internazionalia Pieve di Soligo, Treviso, Trieste,Musile di Piave, Piove di Sacco, Le-

gnago, Maccagno nel veronese,Padova, Vittorio Veneto, QuintoVicentino, Montecchio Maggiore,Fermo e Castel S. Giovanni nel pia-centino. Studente, Paolo frequenta il primoanno del liceo linguistico di Cone-gliano e le sue giornate passanotra i banchi di scuola e lo studiodella musica: «In media mi eserci-to per quattro ore al giorno, dopola scuola. La musica mi occupamolto tempo» continua il musici-sta. Tra scuola e studio della musi-ca la sua giornata scorre con ritmiserrati e più impegnativi rispetto aquelli dei suoi coetanei. Qual è ilfuturo che s’immagina Paolo? Unavolta conclusi gli studi superiori,cosa ci sarà per lui? «Dopo averconseguito il diploma – spiega –mi piacerebbe continuare conun’esperienza di studio all’estero.Non so ancora di preciso dove, maper me sarebbe importante porta-re avanti delle nuove esperienze distudio sempre nell’ambito musica-

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Anche nella nostra provincia c’èora il badminton, ossia il giocoche un tempo era chiamatovolano e che qualche anzianoricorda di esserselo «inventato»da bambino infilzandouna piuma su un turacciolodi sughero. Sì, perché propriodi questo si tratta: di una pallinapiumata che i giocatori silanciano con delle racchettesopra una rete; solo che

il badminton, nato e giocato inOriente, ha fin dal 1877 adottatole sue regole, la sua attrezzatura,le misure dei suoi campi di gioco,ed è oggi conosciuto e praticatoampiamente in campointernazionale e, da alcuneedizioni, anche nelle olimpiadi. La comparsa del badminton inprovincia si deve all’Asd SportingIstrana, introdotto in seguito aun intervento del delegato

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ecco il badmintonL’ANTICO VOLANO

le, come solista». Insomma, di cer-to ci sarà un’esperienza musicale,un’opportunità di approfondire eampliare le sue conoscenze.Quali sono i consigli che rivolge aisuoi coetanei o a chi desidera av-vicinarsi ad uno strumento musi-cale? «Solitamente è un percorsoche s’inizia da piccoli, ed è neces-sario che ci sia qualcuno che ti aiu-ta e ti sprona ad andare avanti ead applicarti. Se ci si applica i risul-tati arrivano: l’importante è nonmollare mai e andare avanti; alcu-ni si fanno prendere dal panico enon credono di farcela. Con il pas-sare degli anni, possono arrivaredei nuovi impegni, penso all’uni-versità, e il rischio di mollare è altoperché ci sono molte altre cose dafare. Non bisogna scoraggiarsi masuperare le difficoltà con la passio-ne» conclude Paolo. Infine, qualisono i suoi musicisti preferiti? «È

difficile indicarne solamente alcu-ni, sono tanti. Penso a tutti i gran-di del Novecento e per i modernialla tedesca Anne-Sophie Mutter eal violinista greco Leonidas Ka-vakos». Con il passare degli anni,l’attività di studio del giovane si èarricchita con la presenza a nume-rosi eventi sia musicali che teatrali.Ha suonato, prevalentemente inqualità di solista, per im portantifestival e concerti in Italia e conbrevi ma significative esperienzeall’estero. Alcuni di questi eventisono tra i festival più conosciutinel triveneto e in centro Italia: As-sisi nel mondo, Carniarmonie,Mu sica da Camera Cividale, Co-negliano estate festival, e altri.Inten sa è stata anche la par -tecipazione all’Orchestra del l’Ac -cademia d’Archi Arrigoni del mae-stro Domenico Mason di San Vitoal Tagliamento e all’orchestra del-

la Zinaida Gilels Violin School diVittorio Veneto. Ha avuto l’oppor-tunità di esibirsi in molte città do-ve ha ricevuto l’apprezzamento delpubblico per la musicalità e l’inter-pretazione, suonando in teatri ri-nomati a Milano, Torino, Piacenza,Montefalco, Conegliano, VittorioVeneto, Cremona, Orvieto, Trieste,Pordenone, Treviso, Venezia, Udi-ne, Parma, Firenze, Bolzano, Mo-dena, Tolosa in Francia. Infine, èstato segnalato dalla Gioventùmusicale d’Italia e dall’Est Italia perpartecipare a concerti anche futu-ri e non sono mancati gli inviti perintervenire a trasmissioni televisivesulle reti private trevigiane e na-zionali. Insomma, per il giovane talentoconeglianese si profila un futuroricco di opportunità.

ERICA BET

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La passione perla «piuma che vola» ha preso anchei trevigiani: sortoil Badminton SportingIstrana

provinciale della FIBa(Federazione italiana badminton)di Padova ed è stato un vero eproprio incredibile exploit diiscrizioni tanto che qualcuno hasubito pensato che, di questopasso, il badminton diventeràin pochi decenni assai popolare.Dall’alto del suo entusiasmoEnrico Marchetto, responsabiledella sezione badminton delloSporting Istrana, invita tutti allacalma, ma è innegabile cheil gioco sta mettendo radici,incontrando la passionedi giovani e meno giovani.«Il badminton – ci dice – èun gioco che si presta a moltie che regala soddisfazione siaall’agonista che al sempliceappassionato in cerca didivertimento e di movimento.È adatto alle donne quantoagli uomini, dato che

partecipanti e delle buoneaffermazioni dei nostri atleti». Ma il lavoro più grande è statorealizzato nel gennaio scorsocoinvolgendo gli insegnanti dieducazione fisica e riservando perloro un corso di aggiornamentosul badminton che ha visto

le caratteristiche principali deigiocatori consistono nell’avereriflessi pronti e reattività.Nel novembre 2010 siamo partiticon un gruppo eterogeneo diragazzi e ragazze dagli 11 ai 17anni e un pugno di veterani, eoggi lo Sporting Istrana contanumerosi iscritti, al puntoche al Promotion Day di Trevisodi qualche mese fa abbiamoregistrato un record di

la partecipazione, in due sessioni,di ben cinquantanove insegnantiin rappresentanza di trentasettescuole della provincia. Proposta eorganizzata dal delegato FIBadi Padova Dario Marangoni, incollaborazione col responsabiledell’ufficio di Educazione Fisica diTreviso, prof. Roberto Chiariotti,l’iniziativa ha avuto un ampiosuccesso destando curiositàe interesse in molti sportivi e

ponendo le basi per una fattivapartecipazione. In questo, moltoimportante si è rivelatala presenza dei docenti formatoriAngelo Zoia e Giovanni Trainai quali, assieme al presidentedell’Asd Sporting IstranaGuglielmo Salera e naturalmente

di Enrico Marchetto, hannoallestito otto campi nelnuovissimo Palazzetto dello Sportper far provare «al vivo» a tuttii presenti la bellezza delbadminton. Non è escluso cheragazzi della provincia trevigianapossano quanto primapartecipare ai prossimi GiochiSportivi Studenteschi.Ma è ora di parlare delbadminton, conosciuto in Italia

‹Il badminton in una stampa inglese e in palestra a Istrana.

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24 INSIEMECON FIDUCIA

un migliaio di gruppi scolasticiche in Italia già lo praticanoda tempo. Piace molto ai giovaniperché si può giocare ancheall’aperto, non occorre affittareun campo professionale,l’attrezzatura costa pocoe conserva quell’aria di nobileesoticità centrata sul fair play chene fa un gioco del tutto diversodagli altri (ai tornei a livelli bassi sigioca addirittura senza arbitro!).L’attività dello Sporting Istrana èin pieno svolgimento. «Abbiamopartecipato ai nostri primi torneia Padova – conclude EttoreMarchetto – e lo scorso 25 marzoabbiamo addirittura organizzatoil nostro primo torneo a Istrana!Il gruppo nel frattempo ècresciuto creandoci qualcheproblemino di spazio nella piccolapalestra della scuola media diIstrana dove ci troviamo tuttii martedì e venerdì. Il prossimopasso sarà l’iscrizione allaFederazione e la promozionenelle scuole, cercandoal contempo di crescereulteriormente come club, magariestendendo le lezioni alla sera,orario certamente più consonoa chi lavora».

(A.R.)

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col nome di volano. Gioco moltoantico – qualcosa di simile logiocavano in Cina migliaia di annifa – deve il nome al contedi Badminton (Inghilterra) chenella seconda metàdell’Ottocento lo praticavaassiduamente in giardino.Le basi del gioco modernovennero però riproposte neiprimi del Novecento da soldatiinglesi di stanza a Poona (India)ed è oggi sport conosciutoe diffuso in Asia, nell’EuropaCentrale e in Scandinavia.

esili racchette il «volano»(shuttlecock o birdie in inglese)cercando di farlo cadereall’interno del campo avversario.Le partite si disputano al megliodi tre set e ogni set vieneaggiudicato a 21 punti, conalmeno due punti di differenza(come nella pallavolo), altrimentisi continua fino a che siraggiunge il doppio vantaggio,comunque entro un punteggiomassimo di trenta punti. Anche a Treviso dunque èarrivato il badminton sulla scia di

Piace ai giovanianche per il fair playche ne faun gioco diversodagli altri

‹ La definitiva consacrazioneavvenne con l’ammissione alleOlimpiadi del 1992 e i più fortigiocatori al mondo sonoprofessionisti molto ben pagati.Il gioco si sviluppa sulla falsarigadel tennis con un campo lungo13,40 per 5,18 metri(e, sempre come il tennis, ha duecorridoi laterali che allarganoil campo a 6,10 m per il doppio)diviso a metà da una rete postaa 1,55 metri da terra.Due o quattro giocatori (singoloo doppio) colpiscono al volo con

Il badminton ha conquistato soprattutto i giovani.

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base di pastina che era una specie di crema di calce e letame.Tale ulteriore massaggio riguardava in modo particolareil posteriore, lo scopo era di far assumere alla bestia una bèlathiera...Grande cura era riservata, naturalmente, a quella parte chedoveva costituire il punto di forza per far fluttuare versol’alto le quotazioni della bestia: la sgarba. Questa venivaincipriata e ripassata più volte con farina di frumento epastina. Per accentuarne l’aspetto prosperoso, la bestia quellasera non veniva munta e si provvedeva a fermarela fuoriuscita del latte con l’inserimento di spaghetti, che,ricorda Elide, moglie di Ferruccio Dal Pos, potevano esseredel numero 1 o del numero 2 a seconda dell’età della bestia.Era la sofferenza cui la Bisa o la Mora di turno doveva andareincontro per trovare quanto prima un nuovo acquirente.Erano d’altronde anni in cui non si avvertiva ancorala presenza degli … amici degli animali.Le bestie nella stagione fredda venivano condotte alla piazzadel mercato protette da grandi coperte. Lo scopo era didifenderle dal freddo, e le coperte non erano in tinta unitama a grandi quadri, per sfruttare l’effetto ottico che le facevasembrare più grandi. E così si diceva: «Eco i Cantoni cole querte a quadri».Una volta arrivati in piazza (a Coneglino il mercato si svolgevadietro la chiesa di San Martino), entravano in azionei mediatori, i sansèri, la cui tattica di convincimentosi sosteneva su di un’abilità verbale che dava un tocco diparticolare colore alla concitazione del mercato: «Conpra sula fiducia, l’é bona, l’é sana, l’é cristiana. Ghe manca sol chela parola...».Atteggiamenti di finta indifferenza del potenziale acquirentenon ingannavano il mediatore che metteva in motoun corteggiamento assillante condito da mucchi di bugie efiniva spesso con l’appendersi alla giacca ora del compratore,ora del venditore, ora di entrambi fino a concludere l’affarecon urlate e ripetute battute di mano.«L’era tut un tirarse par la jacheta...» ed Elide ricorda di averpassato parte della sua esistenza, si fa per dire, a riattaccarebottoni alla giacca del marito. Il tutto veniva poi suggellato alchiosco della signora Amalia con onbre e qualche stuzzichinodi pesce (era venerdì). Bene o male capitavano tutti lì, dallaAmalia Pizzol, cui bastava lavorare solo il venerdì, tantoera il vino che scorreva prima che si spegnesse l’animazionedel mercato.Ed i grandi e capienti portafogli a fisarmonica dei marcantinidovevano costituire uno spettacolo dal momento che didenaro all’epoca non ne girava molto. Questi venivano ripostiin segrete tasche interne per evitare che divenissero preda di«mano nera», un famoso ed abile borsaiolo che nessunoriuscì mai a vedere in faccia e che fece più di qualche vittima.Una volta venduta, era tradizione che la bestia venisse muntadai poreti che arrivavano col secchio, ma quel latte non eratanto buono. Si diceva infatti allora: «L’é tant poret che ‘l vaa molder al late sul marcà».Il primo colpo di mano era però del venditore che,con un’abile mossa, faceva partire e disperdere gli spaghettiferma latte.A casa tutti attendevano con trepidazione e quando gliuomini arrivavano con le cavezze sulla spalla era il segno chetutte le bestie erano state piazzate. Allora era grande festanel borgo al grido: «I à vendest le vache, i à vendestle vache...».

FRANCO DAL MAS

Tra le figure di quell’irripetibile mondo che era la civiltàcontadina, un posto singolare lo occupavano i mercanti dibestiame, i marcantini. Il loro apporto a una economiaprettamente agricola fu determinante e la loro attivitàalquanto redditizia.I Dal Pos, soprannominati Cantoni, originari di San Fior diSotto, all’inizio del secolo scorso si erano stabiliti a CastelloRoganzuolo, in quello che ancora oggi si chiama borgo DalPos. La solidarietà un tempo era regola nei nostri paesi e cosìi Dal Pos affidavano sempre qualche vacchetta a chi facevafatica a tirar avanti. Coloro che l’avevano in prestitoi la varnea con l’erba falciata lungo i fossati e le strade, il cuitaglio veniva assegnato nelle aste comunali, e usufruivano dellatte. Allora il prestito era molto frequente ed era totalmentedisgiunto dal concetto di interesse.Si prestava l’inimmaginabile se è vero che si poteva chiederea prestito il paletò per una foto di famiglia o le scarpeper andare a messa.Sede unica per l’attività dei marcantini era lo storico marcàdele bèstie. Si partiva alle due di notte per raggiungerequello di Sacile il giovedì, naturalmente a piedi. Il venerdì, perraggiungere Conegliano, era sufficiente muoversi allequattro. Sacile e Conegliano erano le due piazze di vendita.Per gli acquisti c’era il mercato di Belluno il sabato, quello diFeltre il martedì e di Oderzo il mercoledì.La sera prima c’era il complesso rituale della preparazione.Le corna delle bestie venivano lucidate con l’olio e conil fuoco di una candela venivano bruciati i peli … superflui.La pelle veniva accuratamente passata con stracci, acquae sapone, poi spazzolata ed incipriata con farina di frumento.Se non bastasse, a completare il lifting c’era un trattamento a

anzianianzianiR A C C O N T A N O

I N O S T R I

co le querte a quadrii Cantoni

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In un periodo contrassegnato daguerre e tragedie militari, quale fuquello napoleonico, la campagnadi Russia del 1812 segnò per noiitaliani il momento più doloroso acausa delle gravi perdite di viteumane; tragedia che seguivaun’altra consumatasi in Spagna unanno prima, anch’essa segnata damigliaia di morti italiani, in parti-colare giovani coscritti veneti efriulani. Quel dramma non fu con-sumato invano perché da quelleesperienze germogliò il seme di unprofondo sentimento patriotticoche, attraverso cospirazioni e lot-te, portò il nostro Paese all’indi-pendenza e all’unità nazionale.Furono infatti i reduci di quell’eser -cito chiamato «italiano»– puretoc cati da un’avventura infausta –ad alimentare nelle giovani gene-razioni, durante il ventennio postnapoleonico, le speranze di unapatria libera da ogni servitù stra-niera.Al principio del 1812, al culminedella sua potenza, Napoleone ri-tenne di dover chiudere definitiva-mente i conti con la Russia, l’unicanazione dell’Europa continentale anon accettare la sua egemonia; ela cosa gli era oltre modo insop-portabile ora che i confini tra il suoimpero e quello zarista erano dive-nuti comuni, divisi solo dal fiumeNiemen. L’attacco alla Russia, pia-nificato fin dalla primavera del1811, fu tenuto segretissimo e lostesso viceré Eugenio Beauharnais

lasciò circolare la voce di una spe-dizione contro l’impero ottomanoallorché, tra gennaio e febbraio del1812, il corpo militare italiano co-minciò a concentrarsi nel Veneto enella brughiera friulana; a Milanoinvece si accentrava la divisione delgenerale Domenico Pino, in pienoassetto di guerra, mentre a Torinogiungeva da Napoli il re Gioacchi-no Murat con la sua armata; tuttisi mossero per congiungersi entromaggio con la Grande Armatafrancese nella Prussia orientale. Finalmente il 22 giugno dal suoquartiere imperiale, Napoleone in-vitava i suoi «a marciare in avanti,

passare il Niemen e portare sul ter-ritorio russo la guerra (…) cheporrà termine alla funesta influen-za che la Russia ha esercitato sugliaffari d’Europa». Il più grossoesercito mai visto fino allora (oltre613.000 uomini, con 1.000 can-noni, 180.000 cavalli tra cavalleriae traino, 15.000 tra carri, cassoni,vetture) varcava il fiume e invade-va il territorio russo. L’esercito ita-liano, ai comandi del viceré Euge-nio (13 mila uomini fra italiani efran cesi) e del generale Pino (14mila uomini tutti italiani) assom-mava a circa 27.000 uomini; te-nuto di riserva e alloggiato in pes-26 INSIEME

CON FIDUCIA

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Duecento anni fa (1812-2012)

La divisione del Generale Pino in marcia oltre Niemen,16 luglio 1812.

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sime baracche a Marienpol, pas-sava finalmente il Niemen il 30giugno.Nell’immaginario collettivo, lascon fitta della campagna napo-leonica viene indicata come lagrande vittoria del «Generale In-verno», una tragedia consumata-si soprattutto nelle giornate dellaritirata, trascorse con il gelo pun-gente, tra continui e micidiali as-salti della cavalleria cosacca e gliattacchi e le imboscate della fan-teria russa. In realtà questo è verosolo in parte: Napoleone perse laguerra nel corso della sua travol-gente avanzata verso Mosca; qui

egli prese finalmente atto di esse-re stato sconfitto e di non ave realtra scelta che ordinare la ritirata.Nel corso della preparazione dellacampagna, Napoleone si era op-portunamente preoccupato di do-tare l’esercito di viveri e di servizinecessari a una guerra di usura, (lepain va avant tout, soleva racco-mandare), combattuta per altro inregioni povere di risorse naturali equindi di non grande utilità allasussistenza francese. Ciò che nonaveva previsto (e che l’ha portatoalla sconfitta) fu la strategia adot-tata dal nemico: una continua riti-rata che costrinse i francesi ad

avanzare velocemente e a cercarei russi per batterli in campo aperto.Questa rapidità di manovra avevacreato sempre più spazio tra l’ar-mata combattente e le salmerie,con il risultato che il rifornimentoalla truppa era diventato proble-matico: presto interi reparti si tro-varono senza il sostegno alimenta-re e in un territorio dove i russiave vano fatto «terra bruciata», im-possibilitati a trovare persino fo-raggio per i cavalli e i muli. Tra latruppa – malnutrita, affamata egià provata da estenuanti marce –incominciarono a propagarsi lafebbre, la dissenteria, le debolezzefisiche che portarono alla drasticariduzione degli effettivi; non man-carono infine diserzioni soprattut-to tra i reparti alleati aggregati al-la Grande Armata. Si conta che giàa Smolensk, a quattrocento chilo-metri da Mosca, l’esercito franceseavesse perduto oltre centomila ef-fettivi e che si fosse ulteriormenteassottigliato formando altre unitàper meglio respingere i piccoli at-tacchi dei russi. Anche nel contin-gente italiano incominciavano amanifestarsi i primi gravi disagi: «isoldati soffrivano per la scarsezzadi viveri, i cavalli morivano a centi-naia per la mancanza di foraggi; iltempo era pessimo, il cielo rove-sciava torrenti e le strade erano di-venute impraticabili». Non manca-rono neppure attriti con i francesi:uno di questi avvenne nel villaggiodi Dokozyu per il possesso di un

«Segnò la fine dell’era napoleonicadando avvio alla Restaurazionee al nostro Risorgimento

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magazzino di pane biscottato nondistrutto dai russi.Il 19 agosto, affrontando pochescaramucce, gli italiani giungeva-no a Smolensk, giusto il giorno do-po la vittoria francese sui i russi.Qui il reparto si divise: la divisionePino fu inviata a incalzare i repartirussi che molestavano l’armata,mentre il reparto del viceré si unìcol resto della Grande Armata,partecipando così alla battaglia diBorodino (5-7 settembre). Nei gior-ni successivi i due reparti italiani sicongiungevano ed entravano aMosca il giorno dopo i francesi (15settembre). La città stava brucian-do e non offriva quei «buoni quar-tieri d’inverno, abbondanza di ci-bo e il pronto ritorno alla patria»come aveva sperato e promessoNapoleone alle sue truppe. Pertanto gli italiani si accamparo-

no nella vicina Peterskow: il repar-to del viceré era ridotto della metà,mentre quello di Pino, che purenon aveva partecipato alla batta-glia di Borodino, assommava a4.000 uomini. Il 19 ottobre ebbeinizio la ritirata e subito (il 24) gliitaliani si battono a Malo Jaro-slawetz sconfiggendo i russi i qua-li tuttavia costrinsero gli italiani aripercorrere la stessa strada «bru-ciata e desolata» dell’andata. Sem-pre incalzato dai cosacchi, il corpoitaliano giunse il 6 novembre a Do-roghobui dove «l’esercito perdet-te ogni ordine, rispetto e formamilitare. La fame, il freddo, la stan-chezza sciolsero i reggimenti: i sol-dati non obbedivano più agli uffi-ciali e questi non avevano nessuncontatto coi loro generali. Uominisbandati si spargevano per la pia-nura in cerca di viveri trovando in-

vece contadini russi e cosacchi chene facevano strage». Questa mas-sa di disperati riusciva tuttavia araggiungere Smolensk il 14 no-vembre, per imboccare una stradapiù a sud (non percorsa all’anda-ta), sperando di trovare ricoveri ecibo: attraverso Orsha, Boir, Stu-dianka,Minsk, Molodecno (supe-rati i fiumi Dnepr e Beresina) allafine un migliaio di italiani riusciro-no a ripassare il Niemen tra il 9 e il13 dicembre e solo la metà far ri-torno a casa.Si disperdeva così quell’imponen-te armata che, dimezzata nel -l’avan zata, ebbe il colpo di grazianel gelo della ritirata. Non è man-cato chi ha voluto vedere in questatragedia un segnale premonitorenell’apparizione di una grandestel la cometa che per dieci mesi hailluminato le notti europee; comenon bastasse, il 25 ottobre1812 cifu in tutta la nostra pedemontanaun forte terremoto con danni no-tevoli: a Sacile cadde l’angelo dalcampanile. Di certo è che l’inver-no del 1812 fu uno dei più freddie i soldati, non adeguatamenteequi paggiati, dovettero affrontaretemperature estreme: dai –2° diMosca (19 ottobre) passarono ai–26° di Smolensk (14 novembre),dai –32° di Studianka (23 novem-bre) ai –37° di Molodecno (6 di-cembre) e infine i –32° del Niemen(9 dicembre). Preannunciata o me-no, questa avventura costò mi-gliaia di morti e pochi ebbero il pri-vilegio di poterla raccontare: traquesti anche alcuni sacilesi di cuinon ci mancherà occasione di nar-rare le loro vicende: i fratelli Anto-nio, Felice e Giobatta Sartori, Fran-cesco e Luigi Fossati, FrancescoMarziani, Sebastiano De Luca equalche altro fortunato.

NINO ROMAN

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Una disfatta drammatica

La ritirata di Russia in un quadro dell’Ottocento.

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Con la premura e la dedizione conle quali il professor Luigi Pianca cu-ra le sue pubblicazioni, ecco oraun altrettanto suo prezioso cesellosul nostro dialetto, pubblicato neimesi scorsi per i tipi della Casa edi -trice Zoppelli di Treviso: Da Piave aLivenzha. Si tratta di un libro suldia letto, una raccolta di parole,detti e proverbi della Sinistra Piavepedemontana, tuttora in uso nellagente del luogo, soprattutto infamiglia o con i conoscenti, inquan to l’italiano è in uso come lin-gua di comunicazione negli uffici,nella scuola, nelle sale di ritrovo econ le persone di altre regioni checon noi lavorano e vivono. Una raccolta – si è detto – che l’au-tore nella prefazione si presta su -bito a qualificare come tale e noncome vocabolario, ligio alla teoriasaussuriana della socialità della lin-

gua, secondo la quale ogni idiomaparlato è costituito dalla memorialinguistica collettiva di tutti coloroche lo usano in praesentia, cioènella realtà della vita. Ed essendoil nostro dialetto ancor vivo (sep-pure in via di emarginazione) di-viene impossibile fissarlo in unaversione definitiva, qual è spessoun vocabolario, e pertanto rimanesoggetto di ulteriore evoluzione equindi di nuovi approfondimenti.Se non possiamo chiamarlo vo-cabolario, l’autore ci lasci alme nola libertà di definire questo suo li-bro come un compendio di lun ghianni di lavoro e di passione che,ini ziatosi negli anni settanta del se-colo scorso, è proseguito con i pri-mi anni di questo secolo: una vitadi studio spesa per la salvaguardiadi un patrimonio idiomatico popo-lare e paesano, costituito da un in-

UN PATRIMONIO DI CULTURA POPOLARE

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DI LUIGI PIANCA

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sieme di parole e motti che Piancaha ricercato in colmelli e ambientipiù discosti, là dove meno si eraconsumato lo scempio di un mo -dernismo intollerante e risibile cheoffendeva la cultura e la tradizionecontadina. E del resto, dove altropoteva rivolgere la sua attenzioneuno studioso come Luigi Pianca, senon verso lo studio del dialetto? Lasua passione per le lingue non po -teva prescindere da quella dellaparlata popolare. I dia letti, infatti,altro non sono che forme linguisti -che, espressioni fo ni co-acustichemeno estese della lingua na zio na -le, ma pur sempre valide in quan-to trasmettono il pensiero dellagente di una regione piuttosto chedi un’altra; i dialetti tramandano,nei secoli, particolari aspetti dellacultura di una popolazione più ri-dotta, ma non meno importante

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RTE di quella dello Stato. Era pertanto

necessario sfatare l’opinione deipiù che consideravano il dialettoun conio vile, una deformazionedella parlata corrente sancita dal-la scuola e burocrazia statali, econsiderare un errore quello diquei genitori che proibiscono aifigli di espri mersi in dialetto con-siderandolo una lingua vile e de-formante dello stesso pensiero. Con queste convinzioni si mosse ilprof. Pianca nei confronti del dia -letto della sua terra: procedere conrigore a una raccolta paziente ecostante della realtà linguistica la -scian dosi trascinare dentro la vitastessa dei compaesani e conter-ranei per meglio comprendere leragioni per le quali hanno vissuto,

agito e parlato in una certa ma -niera. In questa operazione – hascritto Pianca – «mi accompagna-va il ricordo del nonno paternoLui gi che mi ha fatto toccare conmano la realtà contadina nellelunghe passeggiate dentro la cam-pagna (fine anni trenta), dove esi -stevano famiglie patriarcali di ven-ti e più persone. In quelle abi tazionisperdute nella profonda terra deipalù, si parlava un dialetto arcaico,dal vocabolario povero, rapportatoalle necessità essenziali del lavoro edel nutrimento». Alla raccolta di quella parlata de -sueta – divenuta al tempo stessoorecchio, lingua, memoria – si so -no unite altre edite e inedite diquesti ultimi anni che il professor

Pianca ha recuperato tramite in-contri con persone anziane, giran-do da borgata a borgata. Proprioquesto girovagare nella disper-sione della memoria l’ha convintoche nessun parlante, stando alleteorie del Saussure, possiede in to-to la propria lingua o dialetto. Tan-to meno quindi un vocabolarioche, per essere il meno incomple-to possibile, deve avvalersi dellaespe rienza e collaborazione di tut-ti. Per questo l’autore confida che ilettori sapranno apprezzare lo sfor-zo affrontato e ritrovare in que stautile raccolta un’alta testimonian-za della perduta storia di questoterritorio.

(N.R.)

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RTELA RISCOPERTA DEL PITTORE ATTRAVERSO

IL RESTAURO DI ALCUNE SUE OPERE

UN ARTISTA COLLUMBERTESE

AlpagoDemetrio

La recente pubblicazione sulpatrimonio storico-artistico diGodega di Sant’Urbano, editadal Comune e realizzata grazie alcontributo di Banca della Marca,oltre a quello di enti pubblicie privati, ha consentitouna puntuale rilettura delleprincipali opere d’arte di cuila comunità va fiera, sulla basedi opportuni aggiornamenti,conferme e anche nuoveattribuzioni.L’iniziativa ha inoltre favoritoil restauro di quattro dipintiprovenienti dalla parrocchialeantica di Pianzano e riportati allaloro situazione originaria dallarestauratrice Daniela Bareldi Vittorio Veneto, consentendodi fare nuova luce sulla figura el’opera di artisti locali, tutt’ora

poco noti alla storiografiaartistica per aver operato inun’area periferica non ancoraadeguatamente valorizzata.Si tratta di due tele ovali congli evangelisti San Marco eSan Giovanni che, insieme aiperduti San Matteo e San Luca,decoravano in origine le paretidella navata centrale dellavecchia chiesa, demolita inseguito ai danni subìti durantela seconda guerra mondiale.Le tele in questione sono statedipinte dal pittore DemetrioAlpago (Colle Umberto 1870 -Megliadino, PD, 1908) nel 1894,anno in cui aveva affrescatoanche la Trasfigurazione nellalunetta dell’abside. Nello stessoanno il giovane artistacollumbertese aveva dipinto

anche la pala della chiesetta diSan Biagio a Baver, raffigurantela Madonna col Bambinoe i Santi Pietro, Biagio e CarloBorromeo, ora addossata allaparete sud, oltre la Pescamiracolosa nel paliotto dellamensa dell’altare della vicinacappella di Sant’Urbano, orapurtroppo non più in sede.Questa cospicua produzioneconferma la sua intensa attivitànel territorio pedemontano,da Colle Umberto a CappellaMaggiore, Vittorio Veneto,Scomigo, Col San Martino, primadi trasferirsi a Piove di Sacco, nelpadovano, dove ebbe la sventuradi morire a soli trentanove annicadendo dall’impalcatura mentreaffrescava il soffitto della chiesadi Megliadino San Fidenzio.

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32 INSIEMECON FIDUCIA

I due evangelisti superstiti sonochiaramente espressione di unacultura figurativa ottocentescache si rifà allo stile dei cosiddetti«nazareni», particolarmenteadatto alla fruizione del cultopubblico proprio perché basatosul ritorno alle forme grandiosedella tradizione cristianasull’esempio degli antichi maestri.In questo caso è evidentela derivazione dell’evangelistaMarco – riconoscibiledall’attributo iconografico delleone – dal San Matteodel Piazzetta, diffuso dauna incisione di Marco Pitteri apartire dal 1742, mentre

l’evangelista Giovanni pareesemplato sul San Mattia dellastessa serie di Apostoli, pur conl’aggiunta dell’aquila e delpiacevole particolare della pennaretta con la destra. Anche la terza opera restaurata –Apparizione del Sacro Cuoredi Gesù a Santa Maria Alacoquee i Santi Francesco d’Assisi, Luciae Apollonia, dipinta dalconeglianese Oddone Sacconnel 1939 – risulta rifarsi aglistessi stilemi puristi della pitturadei «nazareni», in virtù di quellaatmosfera un po’ fredda e lucidache caratterizza la composizione,conferendole una certa aurea

di sacralità, accentuata dagliatteggiamenti pateticidelle figure in primo piano.Infine, la quarta tela oggetto direstauro, L’Immacolata fra i santiRocco e Sebastiano, è firmata sulretro da Antonio Napoli e recala data 1782. La figura di questopittore è legata soprattutto allaproduzione sacra, comeconfermano alcune tele eseguitenel 1766 per la chiesa dei SantiMartino e Rosa a Coneglianocon storie di San Domenico. La pala di Pianzano, pertanto, èimportante non solo perla particolare luminosità diimpostazione settecentesca, maanche come testimonianza dellafase tarda della sua attività, cherisulta essere ancora pocodocumentata.

GIORGIO MIES

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Restaurate anche le pale di Oddone Saccone Antonio Napoli‘ ,

L’Immacolata fra i santi Rocco e Sebastianodi Antonio Napoli.

Il Sacro Cuore di Gesù di Oddone Saccon.

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SOCIALITÀ

il lavoro,la famiglia,

Pasqua 2012. La cronaca racconta– tra le altre emergenze – l’intensodibattito che vede contrappostigrandi catene distributive e lavora-tori per la decisione di tenere aper-ti una nutrita serie di centri com-merciali nel giorno di Pasqua e nellunedì successivo.Le società commerciali ragionanosul secolarismo dilagante, cioè sul-la venuta meno del senso religio-so, ma anche su una società ormaicomposita con ritmi di vita etero-genei, sul rito laico del passare lafesta nei villaggi del consumismo,sulla necessità di ampliare gli spa-zi dell’offerta per recuperare – sepossibile – i tagli alle spese che lefamiglie stanno facendo per moltecause legate alla crisi, alle tasse,agli aumenti dei costi.I lavoratori d’altro lato, tentano didifendere dalle aperture domeni-

cali, peraltro già numerose duran-te l’anno, almeno le grandi festecome la Pasqua perché a esse sonolegati non solo aspetti religiosi, maanche la sacralità della festa comeil ritrovarsi tra famiglie, vivere gli af-fetti, celebrare la vita relazionaleche è sempre più povera.«Il lavoro e la festa sono intima-mente collegati con la vita delle fa-miglie: ne condizionano le scelte,influenzano le relazioni tra i coniu-gi e tra i genitori ed i figli, incidonosul rapporto della famiglia con lasocietà, con la comunità. La Bibbiaci dice (Genesi 1-2) che famiglia,lavoro e giorno festivo sono doni ebenedizioni di Dio per aiutarci a vi-vere una esperienza pienamenteumana!» Così il 23 agosto 2010,Benedetto XVI invitava le famigliedel mondo al VII grande incontromondiale delle famiglie (Milano,

la festa

30 maggio – 3 giugno 2012) dedi-cato al tema «La famiglia: il lavoroe la festa».Mobilitate milioni di famiglie deicinque continenti nel percorso pre-paratorio al grande evento, essooggi si colloca per i suoi contenuti,anche dentro il contesto del dibat-tito sui centri commerciali aper ti aPasqua, perché pone la do mandadel senso della festa.Occorre riconoscere la dimensionecostitutiva ed essenziale che il la-voro assume, accanto alla vita re-lazionale ed affettiva, nella quoti-dianità di ogni uomo e donna.Solo una armonizzazione autenti-ca tra la gestione pratica e re-sponsabile del lavoro e la cura deirapporti che nutrono lo scenarioin teriore della famiglia, amplian-dolo fino al contesto comunitarioe sociale di appartenenza, è in gra-

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34 INSIEMECON FIDUCIA

do di aprire alla «festa autentica»,non confusa con il «tempo vuoto»da riempire con le mode diffuse.I tre luoghi fondativi del nostro es-sere umani, ci riportano diretta-mente – per chi crede – nel lavorodi Dio Creatore che il settimo gior-no avendo compiuto ogni cosa siriposò. Il riposo del settimo giornodiventa contemplazione del crea-to, di tutto ciò che è buono. Perchi non crede, è comunque den-tro il bisogno relazionale che fadegli uomini degli esseri sociali, lanecessità antropologica di armo -nizzare tempi di vita, tempi di la-voro, tempi di riposo.L’ideologia dell’individualismo spin -to in cui siamo immersi, ha mo-strato tutta la sua incapacità a rea-lizzare le promesse di felicità che neavevano decretato il successo. Lafamiglia torna così ad essere, purfragile e in difficoltà, il luogo doveelaborare con gli altri significati ca-paci di orientare scelte di vita vera.Se la festa va vissuta nella sua di-mensione celebrativa, capace cioèdi memoria e radici, di festeggiaretraguardi e successi dei suoi com-ponenti, di cogliere anniversari e disottolineare il tempo del riposo edella contemplazione, essa va col-

ta anche come spazio dell’acco-glienza.Accoglienza come tempo di ascol-to degli altri, per fare spazio perabitare la vita, come apertura allavita nascente ed accompagna-mento a ciò che diventa vincoloimpegnativo (malati, anziani, disa-bili…). Ecco allora la famiglia co-me luogo della «poesia del quoti-diano», critica nel vivere il lavorocome pura funzione (strumentoper accedere al denaro e quindi alconsumo) ma anche come ambitoprecarizzato che porta a disinvesti-re emotivamente.La famiglia vive anche le tre gran-di promesse mancate della culturaindividualista: il consumismo e lacrisi della festa, la crisi del lavoro, lacrisi della stessa famiglia. Appa-rentemente liberatorio il consumi-smo è una nuova prigione. Siamoin un’epoca di passioni tristi, inse-guiamo il possesso di beni super-flui pensando che generino feli-cità, ma in realtà la soddisfazionedura poco, è un palliativo mo-mentaneo, che talvolta generacom portamenti ossessivi. Talvoltafacciamo parte dello sciame deiconsumatori all’inseguimento dimode, ma siamo – pur dentro la

tribù – nella solitudine e nella ri-cerca di senso.Nell’ascesa del consumismo si col-loca la discesa dell’occupazione,del lavoro. La crisi è del lavoro per-ché globalizzazione, nuovi equili-bri geopolitici e finanziari, cambia-no il mondo. Ma la crisi è anchenel lavoro: flessibilizzazione, insi-curezza, lavoro nero, cicli produtti-vi continui che non conoscono itempi altri della vita (riposo, affet-ti, contemplazione).La crisi della stessa famiglia è in li-nea con tutto questo. In un mon-do in cui ci pensiamo ed agiamocome individui, in cui è forte la ri-cerca e realizzazione del benesse-re individuale, in cui le mode le-gate ai consumi orientano la vi taverso l’importanza dell’«io», èchia ro che perdono terreno glispazi della relazionalità che co-struisce solidarietà lunghe, che de-clina il «noi», che si apre alla vita.La famiglia, capitale sociale di unacomunità, diventa così anche luo-go di resistenza nei confronti dellederive che tendono ad annullarla.Perché partire dalla famiglia signi-fica riconoscere che l’umano ha lesue esigenze ed i suoi tempi. Nel-la famiglia si riconoscono i bisognidei bambini, dei malati, degli an-ziani. La famiglia è il baricentro dellavoro e della festa in una prospet-tiva sociale e comunitaria perchérendere equivalente qualsiasi tem-po è aprire la strada all’individuali-smo. Rimettere al centro la fami-glia significa tornare a definirecome la società contemporaneavuole declinare il lavoro e la festa,dentro la vita comunitaria.E tornare a impossessarsi critica-mente della quotidianità, senzacedere alle derive delle mode eagli sciami che seguono le sirenedi turno.

SERGIO DUGONE

SOC

IALI

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Come ormai è consuetudine Vi forniamoil catalogo riguardante le Gite Sociali che verranno effettuate nel prossimoautunno.È ormai prassi consolidata che ogni Socio abbia la facoltà di partecipare ad unadelle sopraddette iniziative insiemead un solo accompagnatore non Socio.Al fine poi di mantenere questa apprezzatatradizione pur nelle evidenti difficoltàrinvenenti dalla sempre crescentepartecipazione, ci siamo convenzionaticon i già conosciuti operatori del settore,i quali gestiranno le rispettive iniziativecon la loro organizzazione e sotto la loroesclusiva responsabilità.

prenotazioni presso le filiali

2012

Banca della Marca, oltre al già citatoconvenzionamento operato al finedi ottenere per i partecipanti i miglioritrattamenti e comfort al miglior prezzopossibile, svolgerà presso tuttii suoi sportelli il consueto serviziodi prenotazione e la contemporaneariscossione del relativo pagamento: il tuttoin nome e per conto degli operatoriinteressati.Contando che questo indispensabileaffinamento organizzativo assicuriuna sempre maggiore qualità ai momentidi festa vissuti insieme da tutti noi Soci,Vi auguriamo fin d’ora una gratificanteesperienza.

le gite dei Soci

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Quota Sociozero euro

Quotaaccompagnatore85,00 euro

Castel Thune le golosità trentine

PRENOTAZIONI ENTRO IL 31 LUGLIO 2012

domenica 9settembre

[1 GIORNO IN PULLMAN]

Nell’esuberanza dei sapori e dei paesaggi della Val di Non in Trentino,l’imponenza del Castel Thun, da poco restaurato, domina gli orizzontied accoglie i suoi ospiti nello splendore delle sue 150 sale.Dal Medioevo al Novecento fu dimora dell’antica e nobile famigliadei Thun e conserva ancor oggi – raro esempio per una residenzaprincipesca – gli arredi originali, la pinacoteca e diverse collezioni d’arte.Lo sguardo d’insieme all’esterno è mirabolante: ampi giardini e possentifortificazioni ravvivano la visione con lo stupore di un’indimenticabileimmersione sensoriale.

TEL. 0434.598882

PRENOTAZIONI ENTRO IL 31 LUGLIO 2012

sabato 15e domenica 16settembre

Regale e solenne, Torino accoglie i suoi ospiti nel «salotto buono» dellacittà: piazza Castello con Palazzo Madama e Palazzo Realeconcedendo alla meraviglia della visita anche la chiesa di San Lorenzo,il duomo, le porte Palatine e piazza Carignano con il suntuoso palazzoGuariniano, antica sede del Parlamento Subalpino.A pochi chilometri dalla città, Venaria Reale si mostra invece nel sublimescenario della Reggia con i suoi saloni (quello di Diana, la Galleria Grandee la Cappella di Sant’Uberto) ed i suoi imponenti giardini: la PeschieraGrande, il tempio di Diana, le Grotte e la Fontana di Ercole.

[2 GIORNI IN PULLMAN]

Quota Sociozero euro

Quotaaccompagnatore90,00 euro

TEL. 0434.613166

PRENOTAZIONI ENTRO IL 31 LUGLIO 2012

domenica 16settembre

[1 GIORNO IN PULLMAN]

Quota Socio130,00 euro

Quotaaccompagnatore230,00 euro

Supplementocamera singola30,00 euro

Torino

Castello di Hochosterwitze St. Veit

Il percorso per raggiungere il castello è molto caratteristico poiché prevede la visitadei 14 portoni fortificati. Il tempo di percorrenza è di circa 40 minuti a piedicomprensivo delle soste per le spiegazioni. Per chi avesse difficoltà ad effettuareil percorso è possibile utilizzare l’ascensore pagando un supplemento di 5,00 euro.

ATTENZIONE

Castelli fiabeschi, suggestivi paesaggi naturali e sincera ospitalità:la tipicità del carattere austriaco converge e si rinnova nell’imponenteCastello di Hochosterwitz, risalente al 1200, dal quale si dominail territorio circostante. Lungo la salita al castello, si snodanole sue caratteristiche mura interrotte da 14 portoni. Sapori medievalianche nella vivace cittadina di St. Veit an der Glan, incantevole comela sua piazza principale ornata di decorazioni floreali. Interessante èinoltre la chiesa del 1300, la più antica dell’intera Valle Defereggen.

tel. 0438.38018

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Quota Socio135,00 euro

Quotaaccompagnatore235,00 euro

Supplementocamera singola40,00 euro

PRENOTAZIONI ENTRO IL 15 LUGLIO 2012

sabato 22e domenica 23settembre

[2 GIORNI IN PULLMAN]

Luogo di emozionante paesaggio, rilassante soggiorno e raffinata cultura,la Versilia si snoda lungo il litorale tirrenico per offrire la varietàdi un itinerario alla portata di qualsiasi esigenza; da quella balneare,descritta da Susanna Agnelli in Vestivamo alla marinara a quella letterariadel Gran Caffè Margherita a Viareggio, ritrovo di poeti e scrittori,da quella mondana del Mercato del Forte a Forte dei Marmia quella storica del Campo dei Miracoli di Pisa e della grandiosaCertosa di Calci.

la Versilia

PRENOTAZIONI ENTRO IL 20 GIUGNO 2012

da venerdì 28a domenica30 settembre

Questa regione, ai confini con la Germania, è la sintesi paesaggisticadegli scenari naturalistici dell’intera Austria. Una zona fortementecaratterizzata dalla presenza di acque, come quelle del Danubio chelambiscono il centro storico di Linz, o quelle dei due fiumi di Steyr,definita «città romantica», vivacizzata dalla particolarità dei suoi edifici edei suoi 119 ponti. Ed ancora l’antica e tranquilla Gmunden, località dicura già dal 1862 o Sankt Gilgen e Sankt Wolfgang, pittoreschipaesini sulle sponde del Lago di Wolfgang, dominato dallespettacolari montagne del Salzkammergut.

[3 GIORNI IN PULLMAN]

Quota Socio270,00 euro

Quotaaccompagnatore370,00 euro

Supplemento cameradoppia uso singola60,00 euro

i Laghi dell’Alta Austria

PRENOTAZIONI ENTRO IL 14 AGOSTO 2012

da venerdì 5a domenica 7ottobre

Vienna, città mitteleuropea, si racconta attraverso secoli di storia chene hanno plasmato anima e fisionomia. Capitale dell’Imperoaustro-ungarico, culla di musicisti come Mozart, Shubert, Beethoven,Haydn, il suo stile riecheggia ovunque gli antichi fasti asburgici.Evidenti nel Teatro dell’Opera o nei musei del Museum Quartier; sfarzosinei giardini-labirinto e nelle sale da ballo del leggendario castellodi Schönbrunn; folkloristici nei mercatini storici come il Naschmarkte ludici come nel parco del Prater con la caratteristica ruota panoramicada cui si ammira tutta la città.

[3 GIORNI IN PULLMAN]

Week end a ViennaQuota Socio320,00 euro

Quotaaccompagnatore420,00 euro

Supplementocamera singola60,00 euro

TEL. 0438.34082

TEL. 0434.613166

tel. 0438.38018

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PRENOTAZIONI ENTRO IL 7 SETTEMBRE 2012

domenica 7 ottobre Escursione in motonave attraverso la laguna di Caorle, uno dei sitidi più grande valenza ambientale dell’Alto Adriatico, luogo dove si puòammirare il volo di gabbiani e garzette che si alzano dalle barene,le planate all’alba di aironi, gru e folaghe, in una bellissima atmosfera.Nei casoni, rudimentali dimore realizzate con legno e canna palustre,si insediarono i primi abitatori della zona dediti alla pesca, ancor oggipraticata e «degustabile» per il pranzo ad Eraclea.

[1 GIORNO IN PULLMAN]

EracleaQuota Sociozero euro

Quotaaccompagnatore85,00 euro

PRENOTAZIONI ENTRO IL 31 LUGLIO 2012

sabato 13 edomenica 14 ottobre

Milano, indiscussa capitale italiana degli affari e della moda ma anchecustode di monumenti artistici che richiamano visitatori da tuttoil mondo. L’austero Duomo ed il Castello Sforzesco, la Galleria VittorioEmanuele II ed il famosissimo Teatro La Scala ne sono i principali.Ed ancora Vigevano, con l’imponente castello e la Piazza Ducale, edil grandioso complesso monastico della Certosa di Pavia, uno dei piùimportanti monumenti tardo gotici italiani.

[2 GIORNI IN PULLMAN]

Milano e la Certosa di Pavia

PRENOTAZIONI ENTRO IL 31 LUGLIO 2012

da venerdì 19a domenica 21ottobre

La prestigiosa Msc Opera solcherà l’Adriaticoper condurvi in Croazia, a Spalato, una delle piùantiche città affacciate su questo mare.Le sue origini romane si respirano nel cuore anticodella città dove si trova il maestoso Palazzodi Diocleziano, dimora dell’imperatore.La stessa Spalato è sorta intorno all’edificio ed inparte sulle sue rovine, dichiarate Patrimoniodell’Umanità dall’Unesco nel 1979. Di notevoleinteresse anche la cattedrale di San Doimo, il santopatrono del luogo.

[3 GIORNI IN NAVE]

MINICROCIERA IN CROAZIA

Quota Socio150,00 euro

Quotaaccompagnatore250,00 euro

Supplemento cameradoppia uso singola30,00 euro

TEL. 0434.613166

TEL. 0434.598882

Le prenotazioni, che saranno effettuate presso gli sportelli di Banca dellaMarca (fino ad esaurimento dei posti disponibili) sottoscrivendo l’appositomodulo, dovranno avvenire inderogabilmente entro il termine indicato perogni destinazione con il contestuale versamento di quanto previsto per Socie non Soci e con l’impegno assoluto di prenotare solo se certi di poter par-tecipare alla gita ed alla data prescelta.Vi consigliamo una certa solerzia nell’iscrivervi poiché le disponibilità, an-corché abbondanti, potrebbero non essere sufficienti per richieste diversedallo standard degli ultimi anni.

Per evidenti motivi organizzativi:• non saranno assolutamente possibili cambiamenti di scelta,

una volta effettuata la prenotazione;• ogni Socio potrà essere accompagnato da un solo accompagnatore;• la partecipazione dei Soci ed accompagnatori è comunque limitata

ad una sola uscita;• per le eventuali disdette verrà applicata la penale dell’agenzia.

È stata predisposta,

unitamente al modello

di prenotazione,

l’autorizzazione ad

addebitare la somma

di 50,00 euro

(per i soli viaggi di un giorno)

nel caso in cui

alla vostra prenotazione

come Socio

non consegua

la partecipazione alla gita.

IMPORTANTE

Quota Socio per persona * euro

si intende incrementata di 100,00 euro rispettoa quella del Socio

cabina doppia interna 160,00cabina doppia esterna 220,00cabina doppia balcone 260,00supplemento singola *

Quota accompagnatore *

TEL. 0438.34082

* MAGGIORI DETTAGLI VERRANNO DEFINITIALL’ATTO DELL’ISCRIZIONE

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INFORMATIVA ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 30 giugno 2003, n.196(Codice in materia di protezione dei dati personali)

In ossequio al D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, Codice in materia di protezio-ne dei dati personali (di seguito denominato «Codice»), La informiamo chei dati personali da Lei forniti, formeranno oggetto di trattamento da parte no-stra, nel rispetto della normativa sopra richiamata, unicamente ai fini dell’as-segnazione della Borsa di Studio.In relazione alle suindicate finalità, il trattamento dei dati personali (com-prese eventuali immagini fotografiche) avviene mediante archiviazione susupporti cartacei, informatici o elettronici, e diffusione a mezzo stampasull’organo periodico della Banca, nel rispetto della normativa vigente e,comunque, in modo da garantire la sicurezza e la riservatezza dei dati.I dati verranno trattati per tutta la durata dell’iniziativa e anche successiva-mente in ottemperanza agli obblighi di legge in materia di tenuta dei docu-menti fiscali e contabili. Dopodiché i medesimi dati verranno distrutti. l Vo-stri dati personali, raccolti ed elaborati, per le finalità sopra indicate, sarannoa conoscenza degli incaricati della scrivente società. Nei confronti di tali datil’interessato potrà esercitare i diritti di cui all’art. 7 del Codice. La informiamoaltresì che in mancanza del consenso non potremmo ammetterla alla candi-datura ed eventualmente all’erogazione della Borsa di Studio.La informiamo infine che il titolare del trattamento è Banca della Marca Cre-dito Cooperativo · Soc. Coop. sita in via G. Garibaldi n. 46, 31010 Orsago (Tv).

CONSENSOIo sottoscritto,con la presente, ad ogni effetto di legge e di regolamento, ed in particolare aisensi del D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, dichiaro che il mio libero, consapevo-le, informato, specifico consenso al trattamento dei propri dati personali, di-rettamente o anche attraverso terzi, per le finalità indicate oltre che per ot-temperare agli obblighi previsti dalla legge, da un regolamento o dallanormativa comunitaria:

è prestato è negato

data

firma dello studente (o del genitore, se minorenne)

DOMANDA DI AMMISSIONE

Spett. BANCA DELLA MARCA CREDITO COOPERATIVO · SOCIETÀ COOPERATIVAvia Giuseppe Garibaldi, 46 · 31010 Orsago (Treviso)

Il sottoscritto/a

socio di Banca della Marca, presenta la domanda di con tributo in relazione ai risultati scolastici dello/a studente

cognome nome

residente a telefono

n. c/c o deposito filiale

� diploma superiore � laurea triennale � laurea di specializzazione

istituto scolastico/università

votazione finale

data firma del Socio

ATTENZIONE. Il modulo deve essere compilato in ogni sua parte con grafia comprensibile, pena la non-accettazione della domanda.

È un’iniziativa che premia l’impegno scolasticoed universitario degli studenti Soci o figli di Sociattraverso l’assegnazione di borse di studio.

NEO LAUREATI

400,00 euro per i diplomati universitari o per i laureati con specializzazionecon un punteggio di almeno 100/110.

600,00 euro per i diplomati universitari o per i laureati con specializzazionecon un punteggio di almeno 110/110.

800,00 euro per i diplomati universitari o per i laureati con specializzazionecon un punteggio di almeno 110/110 e lode.

[Vengono valutate solamente le lauree conseguite in Italia]

1. In caso di quinquenni sperimentali, a seconda della clas -si ficazione dei vari tipi di scuola superiore, si farà riferimen -to al corso-base.

2. La condizione di Socio da parte degli studenti-Soci o co -niugi/figli di Soci deve essere stata approvata dal Consiglio diAmministrazione della Banca entro il 30 giugno 2012.

3. In caso di dubbia interpretazione delle norme del presen-te bando il Consiglio di Amministrazione si riserva la facoltàdi decidere in merito.

Al fine di poter accedere a questa iniziativa la domanda pre-sentata dal Socio dovrà essere accompagnata:autocertificazione del nucleo fa mi gliare del So cio;copia del documento d’identità e codice fiscaledello studente;copia di diploma o dell’attestato autenticato;diploma di Laurea e copia della tesi;fototessera.La domanda redatta sulla scheda allegata e corredata dalladocumentazione richiesta dovrà essere consegnata entro il 30settembre 2012 presso una delle filiali di Banca della Marca.Gli interessati saranno contattati dal personale che rimanecomunque a disposizione per ogni eventuale chiarimentoin merito.

DOCUMENTAZIONE

CONDIZIONI

SCUOLE MEDIE SUPERIORI

150,00 euro agli studenti maturi con votazione pari o superiore a 90/100.

300,00 euro agli studenti che superano gli esami di stato con votazione di 100/100.

Il bando di Lode al profitto non verrà più inviato a casa, ma sarà pubblicato sul giornale «Insieme con fiducia».IMPORTANTE

lauree o diplomi conseguitidal 1° settembre 2011 al 31 luglio 2012

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