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Ordinazione sacerdotale a Verrua Savoia Anno XXIX n. 3 - aprile 2013 - Sped. a. p. - art. 2 - comma 20/c, Legge 662/96 - Filiale di Asti - Organo ufficiale del Centro Librario Sodalitium - Loc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA (TO) Tel. +39.0161.839.335 - Fax +39.0161.839.334 - IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALLUFFICIO C.R.P. ASTI PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE LA RELATIVA TARIFFA Tassa Riscossa - Taxe Perçue. ASTI CPO N. 66

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Page 1: Anno XXIX n. 3 - aprile 2013 - Sped. a. p. - art. 2 ... · sa negli anni ’60. La lettera di Mons. Fellay, inviata il 15 aprile ... no 2011 ricorrerà il 25° anniversario della

Ordinazione sacerdotale a Verrua Savoia

Anno XXIX n. 3 - aprile 2013 - Sped. a. p. - art. 2 - comma 20/c, Legge 662/96 - Filiale di Asti - Organo ufficiale del Centro Librario Sodalitium -Loc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA (TO) Tel. +39.0161.839.335 - Fax +39.0161.839.334 - IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE

ALL’UFFICIO C.R.P. ASTI PER RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE LA RELATIVA TARIFFA

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Editoriale Dopo più di un anno, ritorna Sodali-

tium nelle vostre case. Nel frattem-po, la situazione, nella Chiesa come

nella società, si è ulteriormente aggravata.Joseph Ratzinger, come sapete, ha annun-ciato la sua rinuncia all’elezione l’11 feb-braio 2013: troverete in questo numero uncomunicato che esprime il pensiero di que-sta rivista e dell’Istituto Mater Boni Consi-lii al proposito. La successiva elezione diJorge Mario Bergoglio, il 14 marzo, ha ag-gravato ancor più, se mai fosse possibile, lasituazione. Già candidato dell’ala “marti-niana” durante il conclave del 2005, il nuo-vo “vescovo di Roma” che non ha volutodenominarsi Papa, è stato entusiasticamen-te acclamato dall’esponente della Teologiadella Liberazione, Leonardo Boff, dal teo-logo eretico Hans Küng, dal Grand’Oriented’Italia e, soprattutto, da quella specialemassoneria ebraica nota come B’nai B’rith(Figli dell’Alleanza) con la quale Bergoglio

ha collaborato strettamente in Argentina,fino al punto di realizzare, assieme ai sud-detti, delle cerimonie liturgiche ebraiche ointerreligiose nelle chiese cattoliche e fi-nanche nella cattedrale di Buenos Aires, equesto fino allo scorso anno. Anche il mo-

“Sodalitium” Periodico - n° 66, Anno XXIX n. 3/2013

Editore Centro Librario Sodalitium

Loc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA TOTel.: 0161.839335 Fax: 0161.839334 - CCP 36390334

INTERNET: www.sodalitium.it - email: [email protected]

Direttore Responsabile don Francesco RicossaAutorizz. Tribunale di Ivrea n. 116 del 24-2-84

Stampa: - Alma Tipografica Villanova M.vì. Questo numero della rivista

è stato chiuso in redazione il 15/04/2013

Ai sensi della Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali, i da-ti forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti verranno trattatiin forma cartacea ed automatizzata e saranno utilizzati esclusi-vamente per invio del giornale oggetto di abbonamento o di al-tre nostre testate come copie saggio e non verranno comunicatea soggetti terzi. Il conferimento dei dati è facoltativo ed è possi-bile esercitare i diritti di cui all’articolo 13 facendone richiestaal responsabile trattamento dati: Centro Librario Sodalitium.

In copertina: ordinazione sacerdotale a Verrua Sa-voia il 29 settembre 2012, lʼimposizione delle mani.

Editoriale pag. 2Assisi 2011: Joseph Ratzinger e l’agnosticismo pag. 5Genealogie pag. 21L’opposizione cattolica piemontese al “Risorgimento italiano” pag. 27Un edificio costruito sulla sabbia... pag. 35La rinuncia di Joseph Ratzinger pag. 36In merito all’elezione di Jorge M. Bergoglio pag. 38RECENSIONI pag. 39

Messico martire pag. 39La vera storia del Beato Simonino da Trento Innocente e Martire e del suo culto pag. 42Alla scuola di Gesù pag. 45I Pedagoghi pag. 45

Una strana coppia pag. 48Vita dell’Istituto pag. 49

Sommario

L’elezione di Jorge Mario Bergo-glio, il 14 marzo, ha aggravato an-cor più la situazione della Chiesa.Il nuovo “vescovo di Roma” chenon ha voluto denominarsi Papa, èstato entusiasticamente acclama-to dall’esponente della Teologiadella Liberazione, Leonardo Boff,dal teologo eretico Hans Küng, dalGrand’Oriente d’Italia e, soprattut-to, da quella speciale massoneriaebraica nota come B’nai B’rithcon la quale Bergoglio ha collabo-rato strettamente in Argentina...

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vimento ecumenico è stato favorito da Ber-goglio con iniziative spettacolari, comequando, in ginocchio, ha voluto farsi impor-re le mani e benedire dai pastori protestan-ti da lui appositamente convocati a BuenosAires, il 19 giugno 2006. Amico dei nemicidi Cristo e della Chiesa, si è dimostrato de-cisamente ostile ai suoi diocesani che chie-devano, ingenuamente, l’applicazione delmotu proprio Summorum Pontificum diBenedetto XVI. È facile prevedere che ildisprezzo di Jorge Bergoglio per la tradi-zione e la liturgia della Chiesa si manifeste-rà anche a Roma e nella Chiesa universale,a vantaggio della chiarezza, a fine dell’am-biguità, e a delusione di chi voleva concilia-re (è il caso di dirlo) il Vaticano II e la li-turgia tradizionale. Naturalmente, non co-nosciamo il futuro, ma se il buongiorno sivede dal mattino, i primi atti del nuovoeletto manifestano che egli, come i suoipredecessori, non intende affatto accettareil Pontificato Romano ed il compito di Vi-cario di Cristo, per la gloria di Dio, la sal-vezza delle anime, la salvaguardia della fe-de, del Sacrificio della Messa e dei sacra-menti, la condanna dell’eresia, ma intendail suo nuovo ufficio come ordinato alla dif-fusione di una nuova dottrina, di un nuovovangelo, di una nuova liturgia, primus interpares con gli altri fratelli “vescovi” (Bergo-glio è stato “ordinato” e “consacrato” conil nuovo rito riformato); egli intende essere,vuole essere quello che è: un esponente delmodernismo agnostico.

L’articolo annunciato nello scorso nu-mero di Sodalitium sull’agnosticismo nelpensiero di Joseph Ratzinger e che potreteleggere in questo numero, pertanto, non haperso la sua attualità: giacché l’agnostici-smo è parte essenziale del Modernismo enon solo del pensiero di Ratzinger.

Di fronte ad un male così profondo, laFraternità San Pio X sembra ripetere inpiccolo quello che accadde in tutta la Chie-sa negli anni ’60. La lettera di Mons. Fellay,inviata il 15 aprile 2012, alla Congregazioneper la Dottrina della Fede (diffusa solo amarzo di quest’anno da dissidenti internialla Fraternità) contiene gravissimi cedi-menti dottrinali: accettazione della dottrinadella collegialità episcopale insegnata daLumen Gentium, accettazione della legitti-mità della riforma liturgica (Messa e Sacra-

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menti) e del nuovo codice di diritto canoni-co, accettazione del Concilio (e dell’inse-gnamento successivo) come magistero dellaChiesa che può esplicitare e dirimere il ma-gistero precedente, accettazione anche peri testi “difficilmente” conciliabili con ladottrina tradizionale di una possibile inter-

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a.eè-af,al-ah-

Buenos Aires, giovedì, 22 giugno 2006 in occasione delIII Incontro Fraterno della Comunione Rinnovata diEvangelici e Cattolici nello Spirito (CRECES) Bergo-glio, riceve in ginocchio l’imposizione delle mani deipastori, sacerdoti e laici che hanno animato l’incon-

tro...

12 novembre 2012, nella cattedrale di Buenos AiresBergoglio con il patrocinio del B’nai B’rith commemo-ra la “notte dei cristalli” con i rappresentati degli ebrei,dei metodisti, dei luterani (i sei ceri accesi rappresenta-

no i sei milioni di ebrei della shoah...)

Chi è Jorge M. Bergoglio

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Chi è Jorge M. Bergogliopretazione cattolica. È vero, tutte questeaffermazioni sono implicitamente contenu-te nel riconoscere, anche da parte di Mons.Lefebvre, la legittimità dei Pontefici chehanno promulgato il Vaticano II e le rifor-me successive; ma implicano anche il rinne-gamento di quella condanna (in contraddi-zione, è vero, col riconoscimento dell’auto-rità di Paolo VI e successori) che Mons. Le-febvre e Mons. de Castro Mayer feceropubblicamente degli errori conciliari. Si ca-pisce meglio ancora quindi il tenore dellalettera inviata da Mons. Felley e dai suoiassistenti agli altri tre vescovi della Frater-nità, il giorno precedente, 14 aprile, che haportato, per ora, all’espulsione di uno deitre suddetti Vescovi. Il dialogo “ecumeni-co” tra la Fraternità San Pio X ed i Moder-nisti, presente fin dalla fondazione, ma cheriprese vigore nel 2000, preparato perònell’ombra dalle riunioni del GREC (cf Pè-re Michel Lelong, Pour la nécessaire récon-ciliation. Le Groupe de Réflexion Entre Ca-tholiques (GREC), NEL, Paris, 2011) e dachissà quali altre entità, ha portato i suoifrutti di divisione e distruzione di ogni resi-stenza all’eresia.

Ai battezzati ancora legati, nell’intimodella loro coscienza, alla fede cattolica e al-la tradizione della Chiesa, specialmente achi occupa dei posti di responsabilità (uo-mini che Dio solo conosce o può suscitare),chiediamo di aprire gli occhi prima che siatroppo tardi, di rinnegare gli errori moder-nisti, di professare la fede cattolica anche seciò dovesse costare loro la persecuzione delmondo e persino la morte; stessa cosa chie-diamo ai quei “tradizionalisti”, vescovi, sa-cerdoti, fedeli, che seguendo Mons. Lefeb-vre hanno trovato gli argomenti per oppor-si agli errori conciliari, ma non quelli pergiustificare questa salutare opposizione: laProvvidenza ci fornisce – nella tesi teologi-ca di Mons. Guérard des Lauriers o. p. – learmi intellettuali per opporci al moderni-smo senza cadere nella disperazione o nelfalso misticismo. Oggi, più che mai, è il mo-mento di confessare integralmente la Fede,di condannare radicalmente l’errore.

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Parlando ai giornalisti non li ha benedetti con questeparole: “Vi avevo detto che vi avrei dato di cuore la miabenedizione. Dato che molti di voi non appartengono

alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti, imparto dicuore questa benedizione, in silenzio, a ciascuno di voi,

rispettando la coscienza di ciascuno,ma sapendo checiascuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica”

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13 dicembre 2012, Bergoglio alla sinagoga del tempioNCI-Emanu El della “Fundación Judaica”, in compa-

gnia del rabbino "progressista" Sergio Bergman

Prima “messa” nella cappella Sistina con la tavola alposto dell’altare: alla “consacrazione, del Pane e del

Vino”, entrambe le volte Bergolio e tutti i cardinali pre-senti si limitano a inchinarsi, senza inginocchiarsi,mentre i serventi intorno a lui sono inginocchiati...

Ratzinger si è dimesso (qui ad Assisi nel 2011 con i lea-ders delle false religioni), ora c’è Bergoglio ma

l’ecumenismo continua... come prima... più di prima

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Assisi 2011: Joseph Ratzingere l’agnosticismo

don Francesco Ricossa

Il 1 gennaio 2011, dopo la recita dell’An-gelus, Benedetto XVI manifestò la sua

intenzione di commemorare nell’anno ap-pena iniziato, la riunione d’Assisi promossa25 anni prima dal “venerabile” (poi da luiproclamato “beato” il 1 maggio dello stessoanno) Giovanni Paolo II:

“Cari fratelli e sorelle, nel Messaggio perl’odierna Giornata della Pace ho avuto mo-do di sottolineare come le grandi religionipossano costituire un importante fattore diunità e di pace per la famiglia umana, ed horicordato, a tal proposito, che in questo an-no 2011 ricorrerà il 25° anniversario dellaGiornata Mondiale di Preghiera per la Paceche il Venerabile Giovanni Paolo II convo-cò ad Assisi nel 1986. Per questo, nel prossi-mo mese di ottobre, mi recherò pellegrinonella città di san Francesco, invitando adunirsi a questo cammino i fratelli cristianidelle diverse confessioni, gli esponenti delletradizioni religiose del mondo e, idealmente,tutti gli uomini di buona volontà, allo sco-po di fare memoria di quel gesto storico vo-luto dal mio Predecessore e di rinnovare so-lennemente l’impegno dei credenti di ognireligione a vivere la propria fede religiosacome servizio per la causa della pace. Chiè in cammino verso Dio non può non tra-smettere pace, chi costruisce pace non puònon avvicinarsi a Dio”.

Le voci che volevano il card. Ratzingerpiù o meno contrario - nel 1986 - alla primariunione interreligiosa di Assisi promossadalla Comunità di Sant’Egidio e fatta pro-pria da Giovanni Paolo II, vennero così cla-morosamente smentite: il programma delVaticano II (ecumenismo, dialogo interreli-gioso, dialogo coi “non credenti” e con ilmondo) venne nuovamente e autorevol-mente confermato.

Così, come annunciato, il 27 ottobre se-guente si tenne, ad Assisi, la “Giornata diriflessione, dialogo e preghiera per la pacee la giustizia nel mondo. ‘Pellegrini della

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verità, pellegrini della pace’”, presiedutada Benedetto XVI. Bisogna dire che l’avve-nimento non ebbe lo stesso clamore di quel-lo di 25 anni prima. Nel 1986, Wojtyla per laprima volta realizzava un incontro altamen-te simbolico tra tutte le religioni; la comunepreghiera e i riti pagani compiuti in alcunechiese cattoliche di Assisi suscitarono lo stu-pore di tutti e la dura condanna di Mons.Lefebvre e Mons. de Castro Mayer. Venti-cinque anni dopo il mondo si era ormai abi-tuato a questi incontri, che si ripetono sep-pur meno solennemente ogni anno in varieparti del mondo (questa era la terza riunio-ne tenuta ad Assisi), e persino i tradizionali-sti cattolici sembrano essersi assuefatti ad unavvenimento divenuto “tradizione”: timideproteste da parte degli eredi di Mons. Le-febvre, impegnati in durevoli incontri ecu-

Dottrina

La riunione ecumenica di Assisi del 2011

Nel 2011 Benedetto XVI manifestòla sua intenzione di commemorarela riunione d’Assisi promossa 25anni prima dal “venerabile” Gio-vanni Paolo II. Le voci che voleva-no Ratzinger più o meno contrarioalla 1° riunione interreligiosa ven-nero così clamorosamente smenti-te: il programma del Vaticano II(ecumenismo, dialogo interreligio-so, dialogo coi “non credenti” econ il mondo) venne nuovamente eautorevolmente confermato.

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menici con i rappresentanti di BenedettoXVI in vista di un riconoscimento canonico,mentre da parte dei movimenti “EcclesiaDei” o “Summorum Pontificum”, persinouna convinta adesione all’iniziativa del“Santo Padre” (cf Sodalitium, n. 65 p. 17)dichiarandosi anch’essi “pellegrini della ve-rità verso Assisi”. Alcuni sostenitori dellatesi: “Benedetto XVI difensore della Tradi-zione”, non potendo negare il convinto suosostegno allo “Spirito d’Assisi”, hanno cer-cato di trovare delle differenze tra la ceri-monia commemorata e quella commemo-rante. Benedetto XVI, spiegano, ha evitatoil ripetersi di riti pagani nelle chiese cattoli-che; anzi: ha escluso dal programma dellagiornata (che pur si dice “di preghiera”) lapreghiera. D’altra parte, Benedetto XVI haesteso il suo invito non solo ai rappresen-tanti delle confessioni cristiane e delle reli-gioni non cristiane, ma a tutti gli “uomini dibuona volontà” (secondo l’espressione gio-vannèa) ovvero anche ai non credenti, di-mostrando così che nelle sue intenzioni l’in-contro di Assisi doveva evitare ogni sincre-tismo religioso, per porsi esclusivamente sulpiano del diritto naturale e della retta ragio-ne, diritto naturale e retta ragione che sonopunto d’incontro per tutti gli uomini – perl’appunto – di buona volontà.

Una “giornata di preghiera” senza preghiera

Consultando il programma della giorna-ta presentato dalla sala stampa vaticana il18 ottobre, in effetti, non si trova traccia diriti o preghiere non cattolici, ma neppurecattolici, per il semplice fatto che la “gior-nata di preghiera” non prevedeva preghie-ra alcuna. Nel programma dell’incontro dipreghiera, la giornata inizia infatti alle oresette del mattino, con la partenza dei dele-gati dalle proprie residenze per prendere iltreno frecciargento per Assisi, e termina al-le ore 20,30 con l’arrivo del viaggio di ritor-no alla Stazione ferroviaria della Città delVaticano. Tra i due viaggi in treno, e nume-rosi spostamenti in mini-bus, il programmaprevede la proiezione di un video comme-morativo dell’incontro del 1986, 11 inter-venti il mattino separati da brani d’organo,un “pranzo frugale”, e 15 interventi il po-meriggio, con sottofondo d’organo, seguitida un momento di silenzio. Il tempo uffi-cialmente consacrato alla preghiera facolta-

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tiva è quello “post-prandiale” ovvero della“siesta”: dopo il “frugale pranzo” i delegatisi ritirano nei propri alloggi per un (ancora)“tempo di silenzio” dedicato alla “riflessio-ne e/o la preghiera personale”. Dall’incon-tro è quindi totalmente assente non solo laSanta Messa o l’ufficio divino, ma persinoqualsiasi tipo di preghiera (ammessa solocome personale e facoltativa durante il pi-solino), sostituiti dai brani d’organo, dal si-lenzio e dalla riflessione. La cosa ha la sualogica, pur nel paradosso di una giornata dipreghiera senza preghiera: ogni preghieranon può che dividere uomini di diversa reli-gione o persino estranei alla religione (iquattro “non credenti” invitati da Ratzin-ger) per cui l’unico modo di accomunaretante credenze e non credenze diverse inuna “esperienza di fraternità” senza urtaregli uni e gli altri e senza cadere nel sincreti-smo, è paradossalmente quella di escluderela religione dall’incontro interreligioso e lapreghiera da un incontro di preghiera. Ma èproprio questa la soluzione adottata dalleLogge massoniche nelle quali, per statuto, èvietato parlare di religione proprio perchédevono riunirsi in esse come fratelli uominidi tutte le (ir)religioni. L’assenza pertantodi culti idolatrici celebrati su altari cattolici,come avvenne nel 1986, evita senza dubbioquel tipo di sacrilegio e il facile scandalodei fedeli, ma al prezzo di sostituire allapreghiera il “silenzio” e la “riflessione” co-me in un qualunque tempio massonico.

Gli atei ad Assisi

Anche la presenza degli atei (o, come sidice adesso: “non credenti”), hanno soste-nuto alcuni difensori dell’incontro di Assisi,confermerebbe l’assoluta ortodossia dellalinea-guida del pontificato ratzingeriano:una risposta all’Illuminismo mediante il lu-me della ragione, comune a tutti gli uomini,credenti o non credenti, religiosi o irreligio-si. Al massimo, concedono alcuni difensorid’officio di Benedetto XVI – come France-

L’economi-stacomunistaaustriacoWalter Baier

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sco Agnoli su Il Foglio – ci si può rammari-care per la scelta di coloro che dovevanorappresentare i non credenti: invece di invi-tare degli “atei devoti”, rispettosi del valorecivile e culturale della Chiesa, e del dirittonaturale alla vita dal concepimento fino al-la sua fine naturale, come ad esempio il di-rettore stesso del Foglio, Giuliano Ferrara,e molti foglianti divenuti collaboratoridell’Osservatore Romano sotto la direzioneVian, si è preferito invitare atei assai meno“devoti” (nella fattispecie, si tratta dellapsicanalista Julia Kristeva, dell’italiano Re-mo Bodei, del messicano Guillermo Hurta-do e dell’economista Walter Baier, mem-bro del Partito Comunista Austriaco). Lacolpa di queste improvvide scelte ricadreb-be così sul card. Ravasi, presidente delPontificio Consiglio della Cultura e respon-sabile dell’iniziativa del Cortile dei Gentili.Ma chi ha deciso di creare cardinale Mons.Ravasi e di elevarlo alla dignità episcopale(almeno nelle intenzioni)? Chi lo ha nomi-nato prefetto del Pontificio Consiglio per laCultura, erede del Segretariato per i Noncredenti fondato da Paolo VI in applicazio-ne alla Costituzione conciliare Gaudium etspes? (1). Chi ha per primo lanciato l’inizia-tiva di un Cortile dei Gentili il 18 marzo2011? La risposta a tutte queste domande èsempre la stessa: Benedetto XVI. Cerchia-mo quindi di meglio conoscere il pensieroratzingeriano al proposito.

Il discorso di Benedetto XVI ad Assisi. Unfalso concetto di pace

L’intervento di Benedetto XVI ad Assi-si seguì quello della rappresentante degliatei, Julia Kristeva. Il discorso ratzingeria-

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no inizia parlando della pace, invocata dal-le giornate di preghiera come quelle di As-sisi; ma ci rendiamo subito conto che la pa-ce di cui si parla è, di fatto, l’assenza diguerre, e non la “tranquillità dell’ordine”che solo Cristo può dare: “vi lascio la pace,vi do la mia pace. Non come la dà il mon-do, io la do a voi” (Jn XIV, 27); queste pa-role di Cristo all’ultima Cena seguono logi-camente queste altre: “io sono la via, la ve-rità e la vita. Nessuno viene al Padre se nonper mezzo di me” (Jn XIV, 6), quel Padreche manderà “lo Spirito di verità che ilmondo non può ricevere” (Jn XIV, 17). Re-legando la pace ad un concetto mondano eriduttivo, non stupisce che Benedetto XVIsi trovi in difficoltà di fronte all’obiezioneilluminista (ma già risalente agli scettici du-rante le guerre di religione) sulla religionecome causa non di pace, ma di guerra: “Lacritica della religione, a partire dall’illumini-smo, ha ripetutamente sostenuto che la reli-gione fosse causa di violenza e con ciò hafomentato l’ostilità contro le religioni. Chequi la religione motivi di fatto la violenza ècosa che, in quanto persone religiose, ci de-ve preoccupare profondamente”. Ma comeil concetto di ‘pace’ preso in esame da Be-nedetto XVI è riduttivo, incompleto, e per-tanto falso, così quello di ‘violenza’ in no-me della religione. Non si distingue infattila Religione rivelata dalle false religioni, nél’uso della violenza dall’uso della forza,quest’ultimo per legittima difesa o per ri-stabilimento del diritto. Ne segue che Be-nedetto XVI condanna con vergogna – pro-prio per mancanza di doverosa distinzione– l’uso della “violenza” da parte dei cristia-ni e – implicitamente – da parte della Chie-sa stessa, per un ennesimo, wojtyliano meaculpa: “Come cristiano, vorrei dire a questopunto: sì, nella storia anche in nome dellafede cristiana si è fatto ricorso alla violenza.Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma èassolutamente chiaro che questo è stato unutilizzo abusivo della fede cristiana, in evi-dente contrasto con la sua vera natura”.Ora, è indubbio che – nel corso della storia– alcune volte si è fatto uso di ingiusta vio-lenza col pretesto della fede cristiana, ma èaltrettanto indubbio che si è fatto anche unlegittimo uso della forza in nome della fedecristiana (come nelle pagine dell’AnticoTestamento lo si fece in nome della fedemosaica) che qui sembra condannato in to-

La psicanalista atea Julia Kristeva

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to senza le necessarie distinzioni in nome diun pacifismo non cristiano ma gandhiano.

Benedetto XVI ricorda poi che non solola religione (mal interpretata, a suo parere,anzi travisata e snaturata) può essere statacausa o giustificazione di violenza, ma an-che la perdita di Dio, la sua “assenza”, ov-vero l’ateismo; e già questo fatto bastereb-be per mettere a tacere con vergogna, meri-tata questa volta, gli illuministi di cui sopra:basti pensare agli immani crimini compiutiin nome della “dea ragione” durante la ri-voluzione francese ed in seguito e fino adoggi dal comunismo ateo. Ma ecco che neldiscorso di Benedetto XVI, tra religiosi“fondamentalisti” e “atei militanti”, fannocapolino gli “agnostici”, i quali, invitati allariunione di Assisi proprio da BenedettoXVI, sono i protagonisti positivi del discor-so ratzingeriano.

Il discorso di Benedetto XVI ad Assisi.L’elogio dell’agnosticismo

Religiosi “fondamentalisti” da un lato,“atei militanti” dall’altro, come nemici dellapace. Gli agnostici, invece, saranno, lo ve-dremo, “pellegrini della pace” perché “pelle-grini della verità”. Ecco con quali parole Be-nedetto XVI introduce l’argomento: “Ac-canto alle due realtà di religione e anti-religio-ne esiste, nel mondo in espansione dell’agno-sticismo, anche un altro orientamento di fon-do: persone alle quali non è stato dato il donodel poter credere e che tuttavia cercano la ve-rità, sono alla ricerca di Dio. Persone del ge-nere non affermano semplicemente: “Non esi-ste alcun Dio”. Esse soffrono a motivo dellasua assenza e, cercando il vero e il buono, so-no interiormente in cammino verso di Lui.Sono ‘pellegrini della verità, pellegrini dellapace’”. Ratzinger parla qui degli agnostici,almeno di coloro che sono “in ricerca”. Essinon credono: “non è stato dato il dono di po-ter credere”; sono non credenti. Ma nonescludono Dio come possibilità: sono agno-stici. Questa non-esclusione per Ratzinger èuna ricerca, la ricerca è pellegrinaggio versola verità, e il pellegrinaggio verso la verità,senza averla raggiunta, è come vedremo, perRatzinger, la condizione esistenziale di ogniuomo, anche del credente: non sono forse glistessi pellegrini di Assisi, tutti, capeggiati daBenedetto XVI, “pellegrini della verità, pel-legrini della pace”?

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Dio è l’autore dell’agnosticismo?

Ma, prima di proseguire nel commentodelle parole del “raffinato teologo” tedesco,soffermiamoci su di una grave affermazionerelativa alla causa dell’agnosticismo. Il Vati-cano II attribuisce (anche) ai credenti, col-pevoli di presentare un’immagine deformatadi Dio, la causa o concausa dell’ateismo, percui molti atei non negherebbero il vero Dio,ma un falso o deformato concetto di Dio lo-ro presentato dai credenti (GS n. 19: “Senzadubbio coloro che volontariamente cercanodi tenere lontano Dio dal proprio cuore e dievitare i problemi religiosi, non seguendol’imperativo della loro coscienza, non sonoesenti da colpa” - quindi gli altri atei lo sa-rebbero, n.d.a - “tuttavia in questo campoanche i credenti spesso hanno una certa re-sponsabilità. Infatti, l’ateismo consideratonella sua interezza non è qualcosa di origina-rio, bensì deriva da cause diverse, e tra questeva annoverata anche una reazione criticacontro le religioni e, in alcune regioni, pro-prio anzitutto contro la religione cristiana.Per questo nella genesi dell’ateismo possonocontribuire non poco i credenti, in quanto peraver trascurato di educare la propria fede, oper una presentazione fallace della dottrina,o anche per i difetti della propria vita religio-sa, morale e sociale, si deve dire piuttosto chenascondono e non che manifestano il genui-no volto di Dio e della religione”, ma questo,

Il “cardinale” Gianfranco Ravasi

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obietto, mai fino al punto di scusare l’ate -ismo, n.d.a.). Ratzinger ribadisce questa dot-trina conciliare, e - come vedremo - va oltre.La causa dell’agnosticismo e del non credereè spesso da attribuire ai “credenti” (si noticome con questo termine Ratzinger inglobi,a torto, sia i credenti alla vera religione, siagli aderenti di quelle false): “Queste personecercano la verità, cercano il vero Dio, la cuiimmagine nelle religioni, a causa del modonel quale non di rado sono praticate, è nonraramente nascosta. Che essi non riescano atrovare Dio dipende anche dai credenti conla loro immagine ridotta o anche travisata diDio”. La causa del non credere è da ricer-carsi dunque nelle religioni (non esclusa lavera) e nei credenti (non esclusi quelli au-tentici). Ma c’è di più: la causa dell’agnosti-cismo sarebbe in fondo Dio stesso che nondarebbe ai non credenti “il dono del potercredere”. Ora, al di là delle discussioni tra lediverse scuole teologiche sull’efficacia dellagrazia attuale, è certo che:

- l’esistenza di Dio – in quanto tale – èdimostrata dalla ragione, per cui colui chenega detta esistenza o non la riconosce è un“insensato” e non ha giustificazione alcuna(Ps 13, 1 e 52, 1; Sap. 13, 1 ss.; Rom. 1, 19ss.; Conc. Vaticano I, Cost. dogmatica DeiFilius DS 3026; giuramento antimodernistaDS 3538); abbiamo già visto che per Bene-detto XVI l’esistenza di Dio è solo una “ot-tima opzione” non rigorosamente dimo-strata (cf Sodalitium n. 65 p. 41).

- Le verità sovrannaturali rivelate da Dionon sono dimostrate dalla ragione, ma sonocredute per Fede, e tuttavia “perché l’osse-quio della nostra fede fosse conforme alla ra-gione (cf Rm 12, 1), Dio ha voluto che agliinteriori aiuti dello Spirito Santo si accompa-gnassero anche delle prove esteriori della suarivelazione”, i miracoli e le profezie, i quali“sono segni certissimi della divina rivelazio-ne adatti a ogni intelligenza” (DS 3009) an-che di oggi (DS 3539) per cui anche la rive-lazione divina è “credibile” (DS 3033) poi-ché questi argomenti di credibilità possono“provare efficacemente l’origine divina dellareligione cristiana” (DS 3034).

- L’atto di fede in Dio come autore dellaRivelazione è certamente un dono dellagrazia (DS 3035), che Dio non dà a tutti, etuttavia Dio dà a tutti, con la grazia suffi-ciente, la possibilità del credere (DS 2305con DS 3802) come del salvarsi (impossibi-

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le senza il credere: Ebr 11, 6; Mc 16, 16),grazia che contiene l’offerta del dono dicredere, e che è colpevolmente rifiutata dachi non crede.

Si deve concludere che Dio non dà atutti il dono di credere, ma dà a tutti il do-no di “poter credere”, e che coloro che noncredono lo fanno perché rifiutano questodono, e parimenti rifiutano i “segni certissi-mi della divina rivelazione adatti a ogni in-telligenza” che sono prova efficace “del -l’origine divina della religione cristiana” (sesono stati loro sufficientemente proposti) ele prove dell’esistenza di un unico Dio,creatore e remuneratore del genere umano(cf Ebr 11, 6).

Se così non fosse Dio sarebbe la causadell’incredulità e del peccato e dell’eternadannazione degli uomini, poiché non da-rebbe ad alcuni la possibilità di salvarsi, ameno di sostenere – come sembra dire Rat-zinger – che l’incredulità non è peccato, nécausa di perdizione, poiché, appunto, vieneda Dio e porta a Lui.

L’agnostico che non crede in Dio, essendoagnostico, in un certo senso lo ha già trova-to, ed è, come il credente, pellegrino dellaverità

L’agnostico non crede, non ha trovatoDio, Dio è, per lui, assente. Se non lo hatrovato è perché il credente, spesso, rendeDio non accessibile, e comunque perchéDio non gli ha dato il dono di poter crede-re. Così Ratzinger. E tuttavia, l’agnosticoche non crede ha già Dio, in quanto nonesclude la possibilità di Dio: «Persone delgenere non affermano semplicemente: ‘Nonesiste alcun Dio’. Esse soffrono a motivodella sua assenza e, cercando il vero e ilbuono, sono interiormente in camminoverso di Lui. Sono ‘pellegrini della verità,pellegrini della pace’». Come si possa, noncredendo in Dio, essere interiormente incammino verso di Lui? Forse perché, allafine, si giungerà alla Fede? Non necessaria-mente. Semplicemente, per il fatto che cre-denti e non credenti sarebbero accomunatiin questo cammino interiore verso Dio: «Sitratta piuttosto del ritrovarsi insieme inquesto essere in cammino verso la verità,dell’impegno deciso per la dignità dell’uomoe del farsi carico insieme della causa dellapace contro ogni specie di violenza distrut-

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trice del diritto. (…) Siamo animati dal co-mune desiderio di essere ‘pellegrini della ve-rità, pellegrini della pace’». Credenti e noncredenti sono quindi accomunati dall’esserealla ricerca della verità: quindi il non cre-dente non è nell’errore, e il credente non ènella verità, ma l’uno e l’altro sono in cam-mino verso la verità; Assisi 2011 è un radu-no di uomini che senza essere nella verità enell’errore sono alla ricerca della verità.Come può il (vero) credente non esserenella verità, giacché crede in Cristo che è laVerità (Jn XIV, 16) che rende liberi (JnVIII, 32) e nello Spirito di verità che guidaalla “verità tutta intera” (Jn XVI, 13)? L’ar-gomento sofistico è così esposto dal card.Peter Kodwo Appiah Turkson nella confe-renza stampa tenuta in preparazione alla ri-unione di Assisi il 18 ottobre 2011: “La ri-cerca della verità è premessa per conoscersimeglio, per vincere ogni forma di pregiudi-zio, ma anche di sincretismo, che offusca leidentità. Essere tutti partecipi di un comu-ne cammino di ricerca della verità signifi-ca riconoscere la propria specificità, sullabase di ciò che ci fa uguali – tutti siamo ca-paci di verità – e diversi insieme. Non tutti,infatti, possediamo la verità allo stesso mo-do; l’averla, poi, ricevuta in dono non impe-disce di approfondirla e di sentirsi compagnidi viaggio di ogni uomo e donna, perché es-sa non è mai esauribile”. Non c’è più veri-tà ed errore, nelle parole del cardinale, masolo una differenza di modalità nel posses-so della verità, e la comune ricerca della ve-rità; anche chi l’ha ricevuta in dono (fedenella verità divinamente rivelata) non è altermine della ricerca, argomenta il cardina-le, poiché la verità è inesauribile. Ora, ècertamente vero che Dio Verità è infinito,ed in quanto tale non ne è possibile la“comprehensio” (conoscenza perfettadell’oggetto conosciuto tanto quanto esso èconoscibile) neppure dai Beati in Cielo, chegodendo della visione beatifica vedono Diofaccia a faccia come Egli è. Ciononostante,nella Divina Rivelazione – chiusa definiti-vamente alla morte degli Apostoli – è con-tenuta la “verità tutta intera”, verità tuttaintera alla quale aderisce il fedele cattolico,e che è invece ignorata (infedeltà materia-le) o negata (infedeltà formale) dal noncattolico. Il credente cattolico non è alla ri-cerca della verità, crede nella verità; il noncattolico invece, non credente, è nell’erro-

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re. Trasformare i credenti e i non credenti,inclusi gli atei, in “pellegrini della verità”(seppur ciascuno a modo suo) è una defor-mazione ingannevole, e pertanto satanica(essendo Satana il padre della menzogna),di puro stampo massonico.

La fede del credente deve essere purificatadall’incredulità dell’agnostico

Nel suo discorso Benedetto XVI non silimita ad accomunare credenti e non cre-denti nella categoria “pellegrini della veri-tà”, fa di più: l’agnostico deve purificare lafede del credente! Per Benedetto XVIl’agnostico è il “terzo orientamento” dopoquello dell’“ateo combattivo” e quello del“credente” (di tutte le religioni). Ora, gliagnostici hanno un ruolo di purificazionedei due altri orientamenti: essi “Pongonodomande sia all’una che all’altra parte. Tol-gono agli atei combattivi la loro falsa certez-za, con la quale pretendono di sapere chenon c’è un Dio, e li invitano a diventare, in-vece che polemici, persone in ricerca, chenon perdono la speranza che la verità esistae che noi possiamo e dobbiamo vivere infunzione di essa. Ma chiamano in causa an-che gli aderenti alle religioni, perché nonconsiderino Dio come una proprietà che ap-partiene a loro così da sentirsi autorizzati al-la violenza nei confronti degli altri. Questepersone cercano la verità, cercano il veroDio, la cui immagine nelle religioni, a causadel modo nel quale non di rado sono prati-cate, è non raramente nascosta. Che essi nonriescano a trovare Dio dipende anche daicredenti con la loro immagine ridotta o an-che travisata di Dio. Così la loro lotta inte-riore e il loro interrogarsi è anche un ri-chiamo a noi credenti, a tutti i credenti apurificare la propria fede, affinché Dio –il vero Dio – diventi accessibile”.

Qual è il problema per l’umanità, sem-bra dire Ratzinger? La violenza, la mancata

Il “cardinale” Peter KodwoAppiah Turkson

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fraternità tra gli uomini. Quale la causa diquesta “violenza”? La certezza di esserenella ragione, sia essa degli “atei combatti-vi” con la loro “falsa certezza” che Dio nonesista, sia quella dei “credenti” fondamen-talisti o integristi, che considerano “Dio co-me una proprietà che appartiene a loro” (sitratta chiaramente di una caricatura del lo-ro pensiero, giacché nessun “credente” cre-de che Dio gli appartenga; e come quandosi accusa il “credente” di pensare di “averela verità in tasca”). L’agnostico, l’uomo deldubbio, che sempre si interroga, inquietatoda una lotta interiore, trasforma l’ateocombattivo in un agnostico come lui, e ilcredente…? Verrebbe da dire: lo stesso!Perché il mondo sia libero dalla violenza etrovi la pace, occorre – sembra dire Bene-detto XVI – che le tre opzioni (credenti,atei, agnostici) si riducano a due (agnosticicredenti e agnostici non credenti) che si ri-trovano nell’unica categoria dei “pellegrinidella verità”, verità sempre cercata (e dacercare) e mai (pienamente) trovata.

Il discorso di Benedetto XVI alla luce di“Introduzione al cristianesimo” del prof.Ratzinger

Quanto detto da Bene-detto XVI nel discorso tenu-to ad Assisi, è in perfettacontinuità con quello che ilprofessor Joseph Ratzingerinsegnava ai suoi studenti diTubinga in un burrascoso’68 post-conciliare (2). Lesue lezioni sono state raccol-

te nel volume “Introduzione al cristianesi-mo” (3) nel quale l’autore commenta unoper uno gli articoli del Credo. Più impor-tante ancora del commento ai singoli arti-coli, risulta la parte iniziale dell’opera, nellaquale l’autore spiega cosa si debba intende-re con le parole “io credo” oggi. È questo“oggi” dal quale parte tutta la riflessione diRatzinger, e difatti il primo capitolo si inti-tola: “è ancora possibile credere nel mondoattuale?”. Riprendendo il “noto apologo delclown e del villaggio in fiamme narrato daKierkegaard” (p. 11), Ratzinger paragona ilteologo a quel clown che deve avvisare gliabitanti di un villaggio che sono minacciatida un incendio, e che non viene creduto –anzi: suscita l’ilarità generale – perché ve-

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stito da pagliaccio. Abiti da pagliaccio “tra-mandatigli dal medioevo o chissà da qualepassato” che gli impediscono di essere pre-so sul serio. Ma non basta cambiarsi il co-stume da pagliaccio e ripulirsi la faccia (p.12) per diventare credibile, e rendere credi-bile la fede all’uomo moderno. Notiamoanzitutto come, fin dall’impostazione dellasua opera, Ratzinger sia dominato dallosgomento e come da una sorta di comples-so di inferiorità di fronte al mondo moder-no così come è uscito dall’Illumunismo. Ilcattolicesimo deve certamente abbandona-re gli abiti da pagliaccio del passato, e rin-novarsi profondamente, ma questo non èancora sufficiente in questa nuova apologe-tica. Di fronte al mondo incredulo, il cre-dente deve innanzitutto ammettere che ilconfine tra lui e il non credente è ben labi-le: “dovrà imparar ad ammettere di non es-sere soltanto una persona travestita, cui bastisolo cambiar gabbana per essere subito ingrado di istruire con successo gli altri. Do-vrà invece convenire che la sua stessa situa-zione non si distingue poi da quella deglialtri in maniera così radicale, come gli eraparso di poter pensare all’inizio. Si accorge-rà insomma che in entrambi i gruppi – cre-denti e non credenti – sono presenti le stesseforze eversive, sia pur estrinsecantisi in mo-dalità assai differenti a seconda del campo.Rileviamo anzitutto questo: nel credente sus-siste la minaccia dell’incertezza…” (p. 13).Di quale minaccia si parla? solo delle tenta-zioni contro la fede, con l’esempio dellatentazione di S. Teresa di Lisieux (pp. 13-14)? La tentazione contro la fede non in-tacca minimamente la certezza della fede,di cui parlerò in seguito. Ma non sembraessere questo il pensiero di Ratzinger. Egliinfatti soggiunge: “se è vero che il credentepuò realizzare la sua fede unicamente esempre librandosi sull’oceano del nulla, del-la tentazione e del dubbio, trovandosi asse-gnato il mare dell’incertezza come unicaambientazione possibile per la sua fede, èperò altrettanto vero, reciprocamente, chenemmeno l’incredulo va immaginato immu-ne dal processo dialettico, ovvero come unuomo assolutamente privo di fede. (…) Lasegreta incertezza se il positivismo abbiadavvero l’ultima parola non lo abbandoneràmai. Come succede al credente, sempremezzo soffocato dal dubbio spruzzatoglicontinuamente in bocca dall’oceano (del

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come segni certi dell’origine divina della re-ligione cristiana, tutti argomenti “estrinseci-sti” già scartati dal Blondel, paludamentimedioevali da clown, si rivolge all’uomo mo-derno, nella sua condizione umana, conl’unico argomento per lui veramente persua-sivo, quello del dubbio. Per illustrare il tutto,Ratzinger ricorre ad un altro apologo: nonpiù di un fideista pastore protestante, madello scrittore giudeo (4) chassidico MartinBuber: la storiella ebraica raccontata da Bu-ber narra di un incredulo che si recò da unsaggio rabbino per disputare sulla fede, co-me aveva fatto con tanti altri prima di lui. Ilrabbino gli disse solo: “Chissà, forse è pro-prio vero” incrinando la spavalda certezzadello scienziato incapace di rispondere, e poispiegò: “Figlio mio, i grandi della Thorà concui tu hai polemizzato, hanno sciupato inutil-mente le loro parole con te; quando te ne seiandato, ci hai riso sopra. Essi non sono statiin grado di porgerti Dio e il suo Regno; ora,neppure io sono in grado di farlo. Ma pen-saci, figlio mio, perché forse è vero” (p. 17).Ratzinger non vede nell’intervento di RabbiLevi Jizchak un fortunato argomento ad ho-minem che potè incrinare le false certezze diun ateo determinato, ma pensa che, univer-salmente, “ci si presenti descritta con moltaprecisione la situazione dell’uomo di fronte alproblema di Dio. Nessuno è in grado di por-gere agli altri Dio e il suo Regno, neppureil credente a sé stesso (anche il credente du-bita, n.d.a.). Ma per quanto da ciò possa sen-tirsi giustificata anche l’incredulità (perchéla fede non è provata, n.d.a), ad essa restasempre appiccicata addosso l’inquietudinedel ‘forse però è vero’. Il ‘forse’ è l’ineluttabi-le tentazione alla quale l’uomo non può as-solutamente sottrarsi, nella quale, anche ri-fiutando la fede, egli deve sperimentarne l’ir-refutabilità” (pp. 17-18). E questo vale an-che, sempre, e necessariamente, per il cre-dente: “Per dirla in altri termini, tanto il cre-dente quanto l’incredulo, ognuno a suo mo-do, condividono dubbio e fede, sempre be-ninteso che non cerchino di sfuggire a se stes-si e alla verità della loro esistenza. Nessunopuò sfuggire completamente al dubbio, manemmeno alla fede; per l’uno la fede si rendepresente ‘contro’ il dubbio, per l’altro ‘attra-verso’ il dubbio e ‘sotto forma’ di dubbio. Ètipico della stessa impostazione fondamentaledel destino umano, trovare l’assetto definiti-vo dell’esistenza, unicamente in questa inter-

dubbio, del nulla, n.d.a.), così sussiste sem-pre anche per l’incredulo il dubbio sulla suaincredulità (…). Sicché, allo stesso modo incui il credente ha la netta consapevolezza diessere continuamente minacciato dall’incre-dulità, così la fede resta per l’incredulo unacontinua minaccia e una incessante tentazio-ne incombente sul suo mondo apparente-mente compatto ed ermeticamente chiuso”(pp. 16-17). Il parallelismo tra “credente” e“non credente” stabilito da Ratzinger è as-soluto: come il non credente più convintonon può mai escludere la fede (quindi nonè assolutamente privo di fede) così allostesso modo il credente convive sempre coldubbio, è mezzo soffocato da esso. Non sitratta, quindi, per Ratzinger di episodichetentazioni e di prove spirituali, ma dellainevitabile condizione umana comune acredenti e non credenti: “In una parola:non si sfugge al dilemma dell’esser uomi-ni. Chi pretende di sfuggire l’incertezzadella fede, dovrà fare i conti con l’incer-tezza dell’incredulità, la quale, dal cantosuo, non potrà mai nemmeno dire con inop-pugnabile certezza se la fede non sia real-mente la verità. È proprio nel rifiuto, che sirende visibile l’irrefutabilità della fede” (pp.16-17). La fede, quindi, è per Ratzinger in-certezza, ma anche la non credenza è incer-tezza; parimenti, la fede non ha prove, maneppure il rifiuto della fede ha delle proveche dimostri la fede falsa: in questo senso lafede è “irrefutabile”. Credenza e non cre-denza, nel pensiero di Ratzinger, sono do-minate dal dubbio.

È questa la nuova apologetica del teolo-go tedesco, che abbandonando le provedell’esistenza di Dio, i miracoli e le profezie,

don Joseph Ratzinger,giovane professore...

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minabile rivalità tra dubbio e fede, tra tenta-zione e certezza” (p. 18). Parole che illumi-nano il discorso di Assisi: ogni non credente,crede; ogni credente, dubita; ogni uomo, cre-dente e non credente, in quanto uomo, è, enon può non essere, “pellegrino della veri-tà”. E “pellegrino della pace”. È proprio ildubbio, infatti, che rende possibile la pace eil dialogo. Così conclude il suo paragrafo ilnostro autore: “E chissà mai che proprio ildubbio, il quale preserva tanto l’uno quantol’altro (il credente e l’agnostico, n.d.a.) dallachiusura nel proprio isolazionismo, non di-venga d’ora in poi la sede per intavolare delleconversazioni, per scambiare e comunicarsiqualche idea (come ad Assisi, n.d.a.). Essoinfatti impedisce ad ambedue gli interlocutori(quindi, anche il credente dubita, n.d.a.) dibarricarsi completamente in se stessi, portan-do il credente a rompere il ghiaccio col dub-bioso e il dubbioso ad aprirsi col credente;per il primo, rappresenta una partecipazio-ne al destino dell’incredulo, per il secondo,una forma sotto cui la fede resta – nonostantetutto – una provocazione permanente” (p.18). È la formula della “cattedra dei non cre-denti”; è la formula del “Cortile dei Gentili”;è la formula dell’ultimo incontro di Assisi; èlo spirito di “tre anelli” e della massoneria(cf Sodalitium, n. 65). In base a quanto scrivelo stesso Ratzinger, possiamo dedurre, senzafare un giudizio temerario, che anche lui“crede” dubitando; è nello stesso tempo unagnostico e un “credente”. Ma, per l’appun-to: è possibile essere agnostici e credenti? èconciliabile il dubbio con la fede?

L’AGNOSTICISMO RATZINGERIANODISTRUGGE LA CERTEZZA DELLAFEDE, E PERTANTO LA POSSIBILI-TÀ STESSA DELL’ATTO DI FEDE

Oscurità e certezza della fede. La fede ècerta e indubitabile

È possibile essere agnostici e credenti?La risposta è affermativa per i modernisti:lo vedremo rileggendo l’enciclica Pascendidi San Pio X. Per la fede cattolica, al con-trario, il dubbio volontario è incompatibilecon la fede.

Affinché una proposizione possa essereoggetto di fede, è necessario che, nello stes-so tempo, sia vera e oscura, o non evidente.Per cui due sono le condizioni dell’oggetto

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materiale della fede, e cioè che sia vero eoscuro; e due sono le proprietà della fededa parte dell’oggetto: l’infallibilità e l’oscu-rità (5). Sembra paradossale, ma è così:escludono la fede sia l’evidenza che il dub-bio! Da un lato, infatti, è oggetto di fedeuna verità sovrannaturale, rivelata da Dio,che supera pertanto (senza tuttavia contrad-dirla) la nostra ragione. Pur essendo credi-bili, le verità di fede non possono essere di-mostrate dalla ragione, e proprio in questoconsiste il merito della fede: beati coloro checrederanno senza vedere (Gv 20,29). Esclu-de la fede la ‘scienza’ (la conoscenza pura-mente razionale) (II-II, q. 1, a. 5) e la visio-ne (II-II, q. 1, a. 4), sia quella sensibile deinostri occhi corporei, sia quella beatifica delCielo. I Beati in Cielo non hanno la fede,che ha lasciato il posto alla visione beatifica.In terra, invece, il credente crede ferma-mente quanto rivelato da Dio nell’oscuritàdella fede, perché quanto gli è stato rivelatoda Dio, tanto più grande di lui e della suaragione limitata, è per lui assolutamentenon evidente: così il mistero della Trinità,quello dell’Incarnazione, quello dell’Eucari-stia, e tutti gli altri misteri della nostra santafede. L’oscurità della fede (nella quale con-siste, d'altronde, la sua imperfezione, rispet-to alla visione beatifica) non significa però,in alcun modo, che la fede sia dubbia, o cheammetta il dubbio. La fede non ammette al-cuna falsità (II-II, q. 1, a. 3), né da parte diDio che si rivela, essendo Egli la Verità pri-ma, la medesima Verità, sia da parte delcredente che dà il suo assenso, appunto,all’infallibile Verità. Dio non può ingannar-si, né ingannarci. E difatti, qual è il motivodella fede? perché si crede? Si crede a causadell’autorità di Dio che si rivela (Vaticano I,DS 3008). Stabilito dalla ragione che Dioesiste, accertato che Dio si è rivelato (e so-no questi, razionali argomenti di credibilità,cf Vaticano I, DS 3009), non si può non cre-dere o anche solo dubitare di quanto Diostesso ci ha proposto a credere. “Se accettia-mo la testimonianza degli uomini, la testimo-nianza di Dio è maggiore” (1 Gv 5, 9). Lamaggior parte delle nostre conoscenze, ven-gono dalla testimonianza di persone degnedi fede (genitori, insegnanti, documentazio-ne storica, ecc.) alle quali noi diamo il con-senso del nostro intelletto senza poternesempre verificare da noi stessi l’assolutacertezza. Se crediamo alla testimonianza de-

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gli uomini, appunto, perché non credere aquella di Dio? Con la sola differenza chequanto rivelato da Dio esclude totalmentel’errore: da qui l’assoluta certezza della fe-de, che esclude ogni dubbio. Se quindi siconsidera la certezza della fede dal punto divista della causa della fede, Dio che si rive-la, la fede è più certa di quello che vedo coni miei occhi e delle più evidenti certezze del-la ragione; se si considera invece l’intellettodi colui che crede, è chiaro che la fede gliappare meno certa di quello che vede e toc-ca, o capisce, perché le verità di ragione so-no alla sua portata, mentre le verità di fede,come detto, trascendono l’intelletto umano(II-II, q. 4, a. 8). Questo spiega come mai sipossa essere assolutamente certi della fede,e nello stesso tempo essere, a volte, in predaalla tentazione del dubbio involontario, maiperò consentito. Infatti, parlando in assolu-to, e senza distinzioni, la fede è non solocerta, ma è più certa di qualsiasi altra cono-scenza: essa è infallibile e indubitabile (6);anche quando devo credere alla risurrezio-ne di un morto, alla maternità di una vergi-ne o alla Trinità di persone in un unico Dio,la mia mente esclude ogni dubbio, ogni so-spensione di giudizio, e dà un fermissimoassenso, perché sa che Dio, che me lo ha ri-velato, non può ingannarsi né ingannarmi.La fede non ha niente a che vedere con leopinioni umane: “…non è affatto uguale lacondizione di quelli che grazie al celeste do-no della fede hanno aderito alla verità catto-lica, e di quelli che, guidati da opinioni uma-ne, seguono una falsa religione. Quelli cheinfatti hanno ricevuto la fede sotto il magiste-ro della Chiesa non possono mai avere ungiusto motivo per mutare o dubitare dellapropria fede” (Vaticano I, DS 3014; cf can.6, DS 3036). Pio IX spiega chiaramente:“Bisogna che la ragione umana, per non es-sere tratta in inganno e per non sbagliare inuna cosa così importante, studi attentamenteil fatto della rivelazione divina, per essere si-cura che Dio ha parlato e per ‘rendergli osse-quio secondo ragione’, come con grandesaggezza insegna l’apostolo (Rm 12, 1). Chiinfatti può ignorare che bisogna avere ognifede in Dio che ci parla e che nulla è piùconforme alla ragione stessa che ammettere,attaccandosi saldamente, quelle cose che sisiano constatate come rivelate da Dio, chenon può essere ingannato né ingannare? Masono a disposizione molti ammirevoli e lu-

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minosi argomenti in base ai quali la ragioneumana deve essere perfettamente convintache la religione di Cristo è divina e che ‘ogniprincipio dei nostri dogmi ha preso radicedall’alto, dal Signore dei Cieli’, e che quindinon esiste nulla di più certo, di più sicuro,di più santo della nostra fede e che si fondisu più saldi principi” (Enc. Qui pluribus, DS2278-2279). “La fede è realtà di cose sperate,e convincimento di cose che non si vedono”(Ebr 11, 1). Si crede ciò che non si vede, chenon è per noi evidente, nell’oscurità dellafede: da qui il merito della fede. Ma si credecon convincimento (argumentum) che fon-da la certezza della fede: per questo chi noncrede è colpevole, è condannato.

L’agnosticismo ratzingeriano rende impos-sibile l’atto di fede

L’atto di fede è quindi un atto con il qua-le il nostro intelletto dà con certezza, esclu-dendo qualsiasi dubbio volontario, il suo as-senso a qualunque verità rivelata da Dio,proprio in quanto rivelata da Dio, Veritàstessa. Ma se il credente crede e dubita nellostesso tempo, non può credere senza dubita-re, poiché non può sfuggire alla sua condi-zione umana, come scrive Ratzinger, non ècapace di fare un vero atto di fede. Per elici-tare, fare un vero atto di fede, è necessarioinfatti un fermo assenso dell’intelletto, laquale fermezza esclude il dubbio (col qualenon si giudica, si sospende il giudizio) ed iltimore stesso di sbagliare (colui che ha solouna opinione, e non una certezza, dà un as-senso, sì, ma col timore di sbagliare). Percui, quando si dubita volontariamente diuna verità di fede, o si teme di errare nel da-re il proprio assenso, si commette un pecca-to di infedeltà, un peccato contro la fede, colquale non si perde solo la fede a riguardodella verità a proposito della quale si dubita,ma si perde del tutto e totalmente la virtùdella fede (7). Se quindi abbiamo ben intesoil pensiero ratzingeriano, ne consegue cheesso rende radicalmente impossibile l’atto difede, e anzi costituisca la negazione stessadella fede. Colui che professasse di crederetutto quello che Dio ha rivelato e la Chiesapropone a credere, ma lo facesse dubitandoo anche solo col timore di errare, convintocom’è che l’uomo non può sfuggire alla suacondizione umana che include l’impossibili-tà di sfuggire al dubbio ebbene, costui non

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porrebbe un atto di fede; commetterebbe alcontrario un peccato contro la fede, e perde-rebbe per il fatto stesso la virtù della fede. Èper questo, d’altronde, che San Pio X defini-sce il modernismo la riunione o la cloaca ditutte le eresie: perché, rendendo alla radiceimpossibile l’atto di fede, snaturando il con-cetto stesso di fede, il modernismo non sioppone direttamente a una o un’altra verità,ma le distrugge tutte, anche quando preten-de o si illude di crederle tutte. È quello cheSan Pio X spiega, per l’appunto, nell’encicli-ca Pascendi.

L’AGNOSTICISMO RATZINGERIANOÈ VERO MODERNISMO. L’ENCICLI-CA PASCENDI DI SAN PIO X

I nemici della Chiesa si nascondono nellaChiesa

Ma è mai possibile, diranno molti mieilettori, che si accusi di agnosticismo, di in-credulità, degli uomini di Chiesa, e perfinocolui che, agli occhi di tutti, appare il Capovisibile della Chiesa? Non possiamo neppu-re prendere in esame questa possibilità!Dobbiamo chiudere occhi e orecchie difronte a quanto letto finora, alle parolestesse di Joseph Ratzinger. Eppure, essitessono le lodi del modernismo, lo riabilita-no; e Papa San Pio X ci aveva avvertito…“Ifautori dell’errore – scrisse infatti San Pio Xnel condannare il modernismo l’otto set-tembre 1907 – già non sono da ricercarsi trai nemici dichiarati; ma ciò che dà sommapena e timore, si celano nel seno stesso del-la Chiesa, tanto più perniciosi quanto me-no sono in vista”. “Fanno le meraviglie co-storo perché noi li annoveriamo tra i nemicidella Chiesa (…). Per la verità, non si allon-tana dal vero chi li ritenga fra i nemici dellaChiesa i più dannosi. Questo perché, comeabbiamo già detto, i loro consigli di distru-zione non li agitano costoro al di fuori dellaChiesa ma dentro di essa; ond’è che il peri-colo si nasconde quasi nelle vene stesse enelle viscere di lei, con rovina tanto più cer-ta, quanto essi la conoscono più addentro”.

L’agnosticismo modernista: Modernismosintesi di tutte le eresie

E subito il Papa continua spiegando chela gravità estrema dell’errore modernista

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proviene non solo dal fatto che viene diffu-so nel seno stesso della Chiesa da dei suoimembri (tali almeno in apparenza), ma chetale errore, come abbiamo detto, mini allaradice, rendendolo impossibile, lo stessoatto di fede: “Di più, non pongono già lascure ai rami o ai germogli, ma alla radicemedesima, cioè alla fede ed alle fibre dilei più profonde. Intaccata poi questa radi-ce dell’immortalità, continuano a far corre-re il veleno per tutto l’albero in modo taleche non risparmiano alcuna parte della cat-tolica verità, nessuna che non cerchino dicontaminare”. E com’è che il modernismocerca di distruggere la fede alla radice?Con l’agnosticismo. “Tutto il fondamentodella filosofia religiosa è riposto dai moder-nisti nella dottrina che chiamano dell’agno-sticismo”. Adottata la falsa filosofia mo-derna, i modernisti ne deducono che Dionon può essere dimostrabile, e così pureche non hanno valore gli argomenti di cre-dibilità della divina rivelazione. “Tuttoquesto i modernisti tolgono via di mezzo, el’attribuiscono all’intellettualismo, ridicolosistema, come essi affermano, e tramontatogià da gran tempo” senza curarsi del fattoche questi errori sono stati solennementecondannati, come abbiamo detto, dal Con-cilio Vaticano I (De Revelatione, canoni 1 e2; De fide, canone 3). Ogni verità di fedeperde certezza, perché la fede stessa non ècertezza: per questo il modernismo è “lasintesi di tutte le eresie” (enc. Pascendi, §VII).

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Il modernista pretende di essere nello stes-so tempo agnostico e credente…

Il modernista è dunque un agnostico(enc. Pascendi, § I). Eppure, pretende esserenello stesso tempo, un credente (enc. Pa-scendi, § 2). È questa contraddizione cherende il modernismo così ambiguo e sfug-gente! Se come studioso il modernista, cheha abbandonato la sorpassata filosofia diSan Tommaso, non può andare oltre il dub-bio dell’agnostico, se l’intelletto è incapacedi conoscere con certezza Dio e la Rivela-zione al di fuori dell’uomo, il modernistapensa di ritrovarlo dentro di sé, nell’imma-nenza vitale, nell’esperienza che ogni uomo,anche il non credente, fa del divino, nel sen-timento religioso. È “questa esperienza (…)quella che lo costituisce propriamente e vera-mente credente”; e San Pio X afferma chequesto concetto di fede – vero e proprio fi-deismo – ha la sua origine “nell’opinione deiprotestanti e dei pseudo-mistici”. Questaesperienza religiosa sarà tanto più vivaquanto più sarà vitale, e pertanto in perpe-tua evoluzione, e la tradizione è concepitacome viva ed evolutiva “comunicazionedell’esperienza religiosa fatta agli altri”, ovel’autorità svolge un ruolo di freno, freno chenon può però impedirsi di accogliere e con-sacrare le novità che nascono dalla vivaesperienza religiosa, e di constatare la fine ditradizioni morte perché non più vitali (§ 3).Naturalmente, questo “sentimento religio-so”, questa “esperienza religiosa”, sono co-muni a tutti gli uomini, non esclusi gli incre-duli, per cui tutte le religioni sono una mani-festazione del divino nell’uomo: “ogni reli-gione, sia pure quella degli idolatri, deve rite-nersi siccome vera. Perché infatti non saràpossibile che tali esperienze s’incontrino inogni religione? (…) E con quale diritti i mo-dernisti negheranno la verità ad una esperien-za affermata da un islamita? con quale dirittorivendicheranno esperienze vere per i solicattolici? Ed infatti i modernisti non negano,concedono anzi, altri velatamente, altriapertissimamente, che tutte le religioni sonovere” (§ II), e persino il dubbio dell’incredu-lo. È questo, evidentemente, il fondamentonon solo dell’ecumenismo (con gli altri “cri-stiani”), ma anche del “dialogo interreligio-so” (con i “credenti” delle religioni non cri-stiane) e del dialogo con i non credenti, chesi è reso visibile negli incontri di Assisi.

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…in realtà apre la via all’ateismo

Come già detto (Sodalitium, n. 65) aproposito della parabola dei tre anelli edella leggenda dei tre impostori, questedottrine conducono all’ateismo. È la con-clusione di San Pio X nella sua enciclica: ilmodernismo spalanca “la via all’ateismo”(§ II); “per quante vie la dottrina dei moder-nisti” conduce “all’ateismo e alla distruzio-ne di ogni religione. L’errore dei protestantidiede il primo passo in questo sentiero; il se-condo è del modernismo; a breve distanzadovrà seguire l’ateismo” (§ VII). Il succes-sore di San Pio X, Pio XI, parlando degliecumenisti, o pancristiani, come si dicevaallora, nell’enciclica Mortalium animos(1928), dichiarava anch’egli come l’ecume-nismo era “la via all’ateismo”(8), ecumeni-smo che per l’appunto è figlio legittimo delprotestantesimo e, tra di noi, del moderni-smo. I rappresentanti di tutte le religioni eirreligioni riuniti ad Assisi sotto la presi-denza di Benedetto XVI, sfidando la con-danna fulminata da Pio XI contro tali ri-unioni, non sono solo pellegrini in cammi-no verso la verità, ma sventurati in marciaverso l’ateismo.

I cardinali Martini e Ravasi non sono “anti-papi”, ma discepoli dell’agnosticismo mo-dernista di Benedetto XVI. I “tradizionali-sti” ratzingeriani sono ciechi che guidanoaltri ciechi

È dal novembre 2011, nei convegni diMilano e Parigi, e poi nel n. 65 di Sodali-tium, del febbraio 2012, che parlo, a rischiodi annoiare, dell’agnosticismo nel pensierodi J. Ratzinger. Parole e scritti che non han-no trovato il minimo eco. Eppure, quandole medesime idee e iniziative sono attribui-bili non (direttamente) a Benedetto XVI,ma, ad esempio, ai cardinali Martini (testédefunto) e Ravasi, allora, e solo allora, levoci e le penne di alcuni scrittori cattoliciescono dal silenzio e condannano la “teolo-gia del dubbio”, attribuita ai due porporati.È successo recentemente, in occasione dellamorte del cardinal Martini, e dell’iniziativadi Ravasi di riunire nuovamente ad Assisi il5 ottobre 2012 un nutrito gruppo di non cre-denti o poco credenti italiani, capeggiati dalpresidente della repubblica Napolitano,nell’ambito del Cortile dei Gentili (9). Ma ci

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dove gli uomini possano in una qualche ma-niera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo eprima che abbiano trovato l’accesso al suomistero, al cui servizio sta la vita interna del-la Chiesa. Al dialogo con le religioni deveoggi aggiungersi soprattutto il dialogo concoloro per i quali la religione è una cosaestranea, ai quali Dio è sconosciuto e che,tuttavia, non vorrebbero rimanere semplice-mente senza Dio, ma avvicinarlo almenocome Sconosciuto.»

(Benedetto XVI, Discorso alla Curia ro-mana, 21 dicembre 2009)

Ed il cardinal Martini, definito dai gior-nali come un oppositore di Benedetto XVI,quasi un “antipapa”, a chi si ispirò per lasua “Cattedra dei non credenti”? Ce lo ri-vela lui stesso, come si può leggere in un ar-ticolo di Andrea Tornielli:

“E se la ‘cattedra dei non credenti’ di Car-lo Maria Martini fosse stata ispirata da Rat-zinger? A leggere quanto scriveva il porpora-to gesuita a cui oggi verrà dato l’ultimo saluto– già centomila persone, tra cui il premierMario Monti, sono sfilate davanti alla sua ba-ra – si direbbe proprio di sì. Martini ne avevascritto nel 1997, in un volume in onore delcardinale bavarese. Alla fine degli anni Ses-santa, Martini si trovava in ritiro in una casanella Selva Nera e preparava una conversa-zione per un gruppo di sacerdoti italiani. «Miaspettavo molte domande, contestazioni, dif-ficoltà. Ero alla ricerca di un qualche libroche mi aiutasse a mettere giù le idee in modochiaro e sereno. Fu così che ebbi tra le manila “Introduzione al Cristianesimo” di JosephRatzinger, uscita poco prima (1968). Ricordoancora oggi», spiegava Martini, «il gusto concui lessi quelle pagine. Mi aiutavano a chiari-re le idee, a pacificare il cuore, a uscire dallaconfusione… Conservo ancora oggi quegliappunti. Fu in particolare da quella letturache ritenni il tema del “forse è vero” con cuisi interroga l’incredulo, e che mi guidò poiper realizzare la “Cattedra dei non creden-ti”». Nell’«Introduzione al cristianesimo»Ratzinger presentava la ragionevolezza delcredere facendosi carico delle domande edell’incredulità moderna. Un approccio chenon avrebbe mai abbandonato. Nel 2001Ratzinger, allora Prefetto dell’ex Sant’Uffi-zio, nel libro «Dio e il mondo» affermava:«La natura della fede non è tale per cui a par-tire da un certo momento si possa dire: io lapossiedo, altri no… La fede rimane un cam-

chiediamo: chi ha promosso il Cortile deiGentili? Lo stesso Benedetto XVI, di cui ri-porto quello che vien chiamato il “discorsodi fondazione” del Cortile dei Gentili: «Maconsidero importante soprattutto il fatto cheanche le persone che si ritengono agnosticheo atee, devono stare a cuore a noi come cre-denti. Quando parliamo di una nuova evan-gelizzazione, queste persone forse si spaven-tano. Non vogliono vedere se stesse come og-getto di missione, né rinunciare alla loro li-bertà di pensiero e di volontà. Ma la questio-ne circa Dio rimane tuttavia presente pureper loro, anche se non possono credere al ca-rattere concreto della sua attenzione per noi.A Parigi ho parlato della ricerca di Dio co-me del motivo fondamentale dal quale è natoil monachesimo occidentale e, con esso, lacultura occidentale. Dobbiamo preoccuparciche l’uomo non accantoni la questione suDio come questione essenziale della sua esi-stenza. Preoccuparci perché egli accetti talequestione e la nostalgia che in essa si nascon-de. Mi viene qui in mente la parola che Gesùcita dal profeta Isaia, che cioè il tempio do-vrebbe essere una casa di preghiera per tutti ipopoli (cfr Is 56, 7; Mc 11, 17). Egli pensavaal cosiddetto cortile dei gentili, che sgomberòda affari esteriori perché ci fosse lo spazio li-bero per i gentili che lì volevano pregarel’unico Dio, anche se non potevano prendereparte al mistero, al cui servizio era riservatol’interno del tempio. Spazio di preghiera pertutti i popoli – si pensava con ciò a personeche conoscono Dio, per così dire, soltanto dalontano; che sono scontente con i loro dei, ri-ti, miti; che desiderano il Puro e il Grande,anche se Dio rimane per loro il “Dio ignoto”(cfr At 17, 23). Essi dovevano poter pregareil Dio ignoto e così tuttavia essere in relazio-ne con il Dio vero, anche se in mezzo adoscurità di vario genere.

Io penso che la Chiesa dovrebbe ancheoggi aprire una sorta di “cortile dei gentili”

Il “cardinale” Carlo Maria Martini

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mino... Ed è anche salutare che si sottragga inquesto modo al rischio di trasformarsi inideologia manipolabile. Al rischio di indurir-ci e di renderci incapaci di condividere rifles-sione e sofferenza con il fratello che dubita esi interroga. La fede può maturare solo nellamisura in cui sopporti e si faccia caricodell’angoscia e della forza dell’incredulità el’attraversi infine fino a farsi di nuovo per-corribile in una nuova epoca». Un approcciomolto distante da certi cliché consolidati, cheaccomuna Martini e Ratzinger. E il porpora-to bavarese divenuto Benedetto XVI non ècambiato, come dimostra l’istituzione del«Cortile dei gentili», per il dialogo con chinon crede”.

Di fronte all’evidenza (è BenedettoXVI-Ratzinger il capofila dei modernistiagnostici) scrittori come Gnocchi e Palma-ro (9) difendono il “Santo Padre” da chi nemette in discussione l’autorità, e attribui-scono ogni colpa ai “progressisti” che lo av-verserebbero; altri, come Socci, un “timo-niere” come Palmaro, si fanno addiritturadivulgatori del pensiero agnostico ratzinge-riano di Assisi. Partecipando al 4° giornodel Timone in Toscana il 15 settembre2012, per ricevere il premio “Viva Maria”(sic), Socci ha “condiviso con noi”, cioè conquelli del Timone, “alcune riflessioni sul re-lativismo e sul fondamentalismo. Il relativi-smo afferma che la verità non esiste, quindisarà chi detiene il potere a stabilire, di voltain volta, che cos’è la verità. Il fondamentali-sta invece afferma che la verità esiste, ed è insuo possesso. Anche in questo caso la veritàviene imposta da chi ha il potere, che nel ca-so del fondamentalista assume anche unavalenza religiosa. Il cristiano invece affermache la verità esiste, ma nessuno può dire diaverne il pieno possesso” (10). Socci non po-teva riassumere meglio il pensiero ratzinge-riano di Assisi. A chi non riesce a credereche Ratzinger – nemico giurato del “relati-vismo” – possa essere agnostico – e quindirelativista – Socci spiega chiaramente comeciò sia possibile. Il “relativista” del discorsodi Socci a Staggia Senese corrisponde all’“ateo militante” del discorso di Assisi. Essonon è democratico, impone per legge unlaicismo antireligioso (e quindi non positi-vo). Il “fondamentalista” nella versione diSocci è la caricatura del vero cattolico, inte-gralmente cattolico, o comunque di chi so-stiene la confessionalità dello Stato e nega

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la libertà religiosa. Si tratta di un abuso ditermini, giacché il “fondamentalismo” è inrealtà una corrente protestante, particolar-mente in materia di interpretazione dellaScrittura. Nel linguaggio di Socci significatutt’altro: sarebbe “fondamentalista” (equindi, per Socci, non cattolico) colui checrede che la verità esiste, che essa è religio-sa, che lo Stato deve riconoscerla nelle pro-prie leggi. In realtà è quello che pensa ognivero credente. Naturalmente, Socci carica-tura questa posizione: il fondamentalistaimpone la verità (in realtà, vuole che sia ri-conosciuta dalle leggi), il fondamentalistapossiede la verità (in realtà aderisce alla ve-rità che è Dio). Quella che per Socci inveceè la posizione cattolica corrisponde invecea quella agnostica, e quindi al massimo“cattolica liberale”, del discorso di Assisi. Ilcattolico di Socci crede che la verità esi-ste… ma nessuno ne ha il pieno possesso, equindi tutti ne hanno una parte e nessunoce l’ha intera, aggiungo io: siamo tutti “pel-legrini della verità”, in marcia verso una ve-rità che nessuno ha raggiunto. Ne consegueche lo Stato liberale, conforme a questa po-sizione, non può che essere laico, e guarda-re però benevolmente a tutti questi “pelle-grini” promuovendo la nuova “laicità posi-tiva” il cui modello va cercato negli StatiUniti. Il Timone c’è, ma fa rotta verso ilGrande Oriente di Washington. Su questabarca, e con tali timonieri, non vogliamocerto imbarcarci. Senza per questo diventa-re “fondamentalisti”, ma restando sempli-cemente e integralmente cattolici, siamoconvinti che la Verità esiste ed è Gesù Cri-sto, che si è rivelata agli uomini, che laChiesa cattolica, fuori della quale non c’èsalvezza, è la sola custode della verità rive-lata, e che ogni società umana deve ricono-scere, anche nelle proprie leggi, che Cristoè Re dei Re e Signore dei Signori. È così, onon è così? Ci rispondano i timonieri…

Note

1) 7 dicembre 1965. La Costituzione pastoraleGaudium et spes, nel capitolo 19 parla del problemadell’ateismo, la cui causa verrebbe in buona parte dauna visione distorta di Dio presentata dai credenti.Credenti e non credenti devono collaborare nell’edifi-cazione della società.

9 aprile 1965. Paolo VI istituisce il Segretariatoper in non credenti, in applicazione della CostituzioneGaudium et spes.

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1988. Giovanni Paolo II muta il nome del Segreta-riato in Pontificio Consiglio per il dialogo con i noncredenti

25 marzo 1993. Il Pontificio consiglio per il dialo-go con i non credenti viene unito al Pontificio consi-glio della cultura per il dialogo e la collaborazione trala Chiesa e la cultura del nostro tempo

21 dicembre 2009. Discorso di Benedetto XVI pergli auguri di Natale alla Curia Romana. Viene consi-derato il “discorso di fondazione” del “Cortile deiGentili” come spazio per accogliere nel dialogo i noncredenti che non rinunciano a cercare il “Dio Ignoto”o il “Dio Sconosciuto”. Il dipartimento “Ateismo” delP.C. della Cultura viene denominato “Cortile dei Gen-tili”. Nei “temi nei quali credenti e non credenti po-tranno riconoscersi” è incluso il “Cercare una sintesi eun dialogo precursore e profondo tra lo spirito illumi-nista, il secolarismo e la fede. Riconoscere le autenti-che conquiste dell’Età dei Lumi”.

2) Le lezioni tenute da Ratzinger a Tubinga,nell’estate del 1967, sono state raccolte in volume l’an-no seguente, e pubblicate in italiano nel 1969. Fu HansKüng che ottenne, al più giovane Ratzinger, la catte-dra a Tubinga, nel 1966 (cf Dizionario storico dell’In-quisizione, diretto da Adriano Prosperi, ed. della scuo-la Normale superiore di Pisa, 2010, vol. II, p. 865).

3) Cito dall’ottava edizione italiana: Joseph Rat-zinger, Introduzione al cristianesimo, Edizione Queri-niana, Brescia, 1986. Nel 2000, il cardinal Ratzinger hascritto una nuova prefazione al libro, che è stato ri-stampato in una nuova traduzione italiana nel 2005,sempre dalla Queriniana.

4) Il Giudeo, scrisse lo storico israelita James Dar-mesteter citato da Mons. Benigni, è, nel mondo cristia-no, “il dottore dell’incredulo” (cf Sodalitium, n. 65, p.11), il maestro del dubbio.

5) Cf B. H. MERKELBACH o.p., Summa Theologiæmoralis, T. I, n. 677; S. Tommaso, II-II, q. 1, aa. 3,4,5.

6) Cf MERKELBACH, op. cit., T. 1, nn. 720-721.7) Il peccato contro la fede si può commettere

“(…) quanto all’oggetto materiale: a) negando la veri-tà rivelata proposta, o dando il proprio assenso a unaopinione incompatibile con la dottrina rivelata b) dan-do il proprio assenso alla verità rivelata in manieranon ferma, ma col timore che possa essere vero l’op-posto c) dubitando positivamente e deliberatamentedella stessa verità, e cioè sospendendo il proprio as-senso, non come quando uno vuol pensare ad altro enon stancare la mente, o cercare motivi di dare meglioil proprio assenso, o cose simili, ma esattamente colpensare o temere positivamente che la verità propostapossa essere falsa. Tutti questi modi escludono conogni evidenza la volontà di credere fermamente ed ilfermo assenso volontario a causa di Dio che si rivela, equindi costituiscono almeno implicitamente una nega-zione della fede” (Merkelbach, op. cit. T. 1, n. 738).

8) “Teoria questa che non è soltanto una falsità ve-ra e propria, ma che ripudia la vera Religione falsando-ne il concetto, e così spiana la via al naturalismo eall’ateismo. Chi dunque tien mano a codesti tentativi edha di queste idee, con ciò stesso, per conseguenza mani-festa, si allontana dalla religione rivelata da Dio”.

9) Tra gli scritti di critica alla martiniana (ma nonratzingeriana) “teologia del dubbio”, si distingue il sag-gio di A. Gnocchi e M. Palmaro, Ci salveranno le vec-chie zie, Una certa idea della Tradizione edito nel 2012dalle edizioni filoebraiche del dott. Zenone, esperto di

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hassidismo, Fede e Cultura. In copertina, il logo dellacollana, diretta da Gnocchi e Palmaro, I libri del ritornoall’ordine, che rappresenta il sigillo dei cavalieri Tem-plari. Gli Autori non criticano solo a sinistra (Martini)ma anche a destra, attaccando i cattivissimi sedevacan-tisti assieme ai difensori (come noi di Sodalitium) dellaTesi di Padre M.L. Guérard des Lauriers.

10) Il Timone, n. 117, novembre 2012, p. 4, reso-conto di Vanessa Gruosso.

POST SCRIPTUM

Questo articolo – preannunciato nelloscorso numero di Sodalitium – è stato

terminato nell’ottobre dello scorso anno(2012), ben prima, quindi, della rinuncia alPontificato di Joseph Ratzinger, resa notadurante il Concistoro dell’11 febbraio 2013.Ritengo che anche dopo questo avveni-mento esso conservi tutta la sua attualità.Mi sento di dover aggiungere solo una pre-cisazione ed alcune osservazioni.

Un discorso di Benedetto XVI sulla ragionevolezza della Fede e le provedell’esistenza di Dio

L’Osservatore Romano del 22 novem-bre 2012 ha pubblicato, a p. 8, un discorsosulla ragionevolezza della Fede, tenuto daBenedetto XVI il giorno precedente, in oc-casione dell’udienza generale del mercole-dì. Dopo avere ricordato la condanna del“cosiddetto fideismo” definito come “la vo-lontà di credere contro la ragione” (defini-zione di scutibile), Benedetto XVI ha ricor-dato che “la fede cattolica è dunque ragio-nevole, e nutre fiducia anche nella ragioneumana. Il Concilio Vaticano I, nella Costitu-zione dogmatica Dei Filius, ha affermatoche la ragione è in grado di conoscere concertezza l’esistenza di Dio attraverso la viadella creazione” ricordando altresì le classi-che citazioni scritturali al riguardo (Rom 1,20; 1 Pt 3, 15). A prima vista, questo discor-so sembra opporsi se non a quanto scrittoin questo articolo, almeno a quanto dettodallo stesso Benedetto XVI il 7 aprile 2006e riportato da Sodalitium n. 65, p. 41, e dinuovo in questo numero a p. 9, ovvero chel’esistenza di Dio è “un’ottima opzione”,una “opzione per la razionalità” che però“non si può ultimamente ‘provare’”. In real-tà, non c’è necessariamente contraddizionetra i due discorsi ratzingeriani. Con il Vati-cano I, Benedetto XVI ammette che l’esi-

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stenza di Dio può essere conosciuta concertezza, grazie al lume naturale dell’uma-na ragione, attraverso le cose create. Otti-mo! Ma i modernisti, non volendo negarela definizione dogmatica del Vaticano I,distinsero così: l’esistenza di Dio può essereconosciuta, sì, a partire dalle cose create,ma non (rigorosamente) dimostrata. Perquesto, San Pio X, nel giuramento antimo-dernista, precisa la formula conciliare: Dio“può essere conosciuto e può anche esseredimostrato con il lume naturale della ragio-ne…”. Ratzinger ammette, nel 2012, cheDio possa essere conosciuto; e nega nel2006 che possa essere dimostrato, a partiredalle creature, con la sola ragione. Non misembra un caso che il giuramento antimo-dernista, che pure il giovane Ratzinger pre-stò il giorno della sua ordinazione, sia statocondannato al perpetuo oblio.

Coesistenza del dubbio con l’atto di fede:una condanna dei lassisti nel 1679

Come abbiamo visto nel corso dell’arti-colo, Ratzinger pensa che l’atto di fede e ildubbio possano coesistere, anzi sempre co-esistano, nel medesimo soggetto, il che, ab-biamo detto, si oppone alla certezza dellafede. Un’opinione simile (anche se più mo-derata) era già stata condannata in un de-creto del Sant’Uffizio del 2 marzo 1679,sotto il pontificato del Beato Innocenzo XI(proposizione condannata 21, DS 2121). Ilassisti (nel caso, il padre gesuita EgidioEstrix) affermavano: “l’assenso di fede so-prannaturale e utile per la salvezza, si fondasu di una conoscenza soltanto probabile del-la rivelazione, unita per di più al timore concui si teme che Dio non abbia parlato” (As-sensus fidei supernaturalis et utilis ad salu-tem stat cum notitia solum probabilis revela-tionis, immo cum formidine, qua quis for-midet, ne non sit locutus Deus). In altri ter-mini, Estrix pensava che l’atto di fede salu-tare potesse non essere certo (giudizio diassenso senza timore di errore), ma anchesolo probabile (giudizio di assenso con ti-more di errore). Ratzinger va oltre: il dub-bio, infatti, non giunge neppure al giudizio(sospensione del giudizio: “forse è vero”).Interessante e inattesa similitudine tra lateologia della scuola di Tubinga e le ten-denze naturaliste e volontariste della tardascolastica! A revoir…

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Forse è vero… La storiella ebraica raccon-tata da Ratzinger diffusa al grande pubbli-co da “Ascolta, si fa sera”

La domenica precedente la storica ri-nuncia di Benedetto XVI dell’11 febbraio,ascoltando alla radio (Rai 1) la nota rubricareligiosa “Ascolta si fa sera”, fui colpito dalfatto che il magnifico rettore della Pontifi-cia Università Lateranense, Mons. EnricoDel Covolo s.d.b., raccontasse agli ascolta-tori la storiella ebraica di Martin Buber del“forse è vero”, citando naturalmente Bene-detto XVI (cf p. 12). Non sono molti i fede-li che leggono “Introduzione al cristianesi-mo” di Joseph Ratzinger; sono certamentemolti di più quelli che, tra un programma el’altro della domenica sportiva, avrannoascoltato la predicazione dell’agnosticismoratzingeriano ad opera del solerte Mons.Del Covolo, promosso all’ “episcopato” ealla Lateranense, nel 2010, proprio da Be-nedetto XVI, probabilmente su benevolaintercessione del confratello salesiano card.Bertone. Un carrierone! E i fedeli? ne con-cluderanno che la loro religione “forse èvera”… e forse no!

Mons. Enrico Del Covolo rettore della Lateranense

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Genealogiedon Francesco Ricossa

La Genealogia è una scienza ausiliariadella Storia. Vi sono genealogie natura-

li, che descrivono la discendenza, di padrein figlio, in una determinata famiglia, e rap-porti di parentela di un determinato perso-naggio: tutti noi siamo debitori, per quel chesiamo, della nostra famiglia e del nostropassato. Anche i Santi Vangeli iniziano coltessere la genealogia di Cristo. Vi sono ge-nealogie spirituali, che descrivono non tantola discendenza carnale, quanto quella d’ele-zione, spirituale, intellettuale, morale. Il li-bro di Henri de Lubac “La discendenza spi-rituale di Gioachino da Fiore”… è un eccel-lente esempio di come si possa – anche attra-verso i secoli – ricollegare autori disparaticon una comune parentela e discendenzaspirituale. Questa rubrichetta si occupa didiscendenze carnali, di discendenze immagi-narie, di discendenze spirituali.

SARÀ VERO?

Un certo Aron ben Gilad, che si presen-ta come ebreo di religione cattolica, hapubblicato il 25 gennaio 2011, nel suo“blog”, una interessante e dettagliata ge-nealogia di Joseph Ratzinger, ben presto ri-presa da molti altri siti internet; ecco dovepotete trovare il blog di Aron ben Gilad ininglese: http://fides-et-ratio.over-blog.fr/ext/http://aronbengilad.blogspot.com/2011/01/pope-benedict-xvis-jewish-an-cestry.html

Secondo Ben Gilad (o chi si fa chiamarecosì), Joseph Ratzinger discenderebbe dalfamoso Rabbino di Praga, colui che avreb-be “creato” il Golem, ispiratore di milleleggende, tra le quali quella di Franken-stein!

Ed ecco il testo (tradotto in italiano)pubblicato da Aron ben Gilad:

« La madre di Papa Giovanni Paolo IIdiscendeva da una famiglia ebraica di Lit-vak e anche la nonna di Papa BenedettoXVI, Maria Tauber-Peintner di Bolzano,Italia (allora parte dell’Impero Austro-Un-garico) può essere di origine ebraica tra-mite la famiglia ebraica dei Tauber di Mo-ravia e Ungheria, discendente da AaronTauber, originario dalla Moravia. Pare che

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sua madre Maria Elisabetta (Betty) Tau-ber (nata nel 1834 in Moravia) fosse allanascita una ebrea morava esclusa dalla suafamiglia quando divenne cattolica. La Mo-ravia e l’Ungheria sono state sotto il go-verno degli Asburgo nell’Impero austro-ungarico, fino alla prima Guerra Mondiale.

Betty si trasferì nella zona del Sud-Ti-rolo dell’Impero Austro-Ungarico (ora ap-partenente all’Italia) dove ebbe una figliacon Anton Peintner. Anton la sposò solodopo circa tre anni dalla nascita della lorofiglia Maria, a Rasa, nel 1855. Betty era lafiglia di Jacob Tauber (1811- 1845) e di Jo-sefina (Peppi / Josefa) Knopfelmacher(1819-1886). Jacob Tauber era il figlio diGiona Tauber e di sua moglie RebeccaZerkowitz. La famiglia Zerkowitz rivendicala sua appartenenza alla stirpe sacerdota-le dei Kohen.

Benedetto XVI è quindi un discendente delMaharal. 1. Rabbi Yehuda Loew (Leib) ben Bezalel [il

Maharal di Praga] (c. 1512-1609), sposaPerla Shmelkes-Reich (c. 1516-1610)

2. Vogele Loew (c. 1556-1629) sposa il rab-bino Isak Ha-Cohen (c. 1550-1624)

Joseph Ratzinger

La Genealogia è una scienzaausiliaria della Storia. Vi sonogenealogie naturali, che descri-vono la discendenza, di padre infiglio, in una determinata fami-glia, e rapporti di parentela diun determinato personaggio:tutti noi siamo debitori, per quelche siamo, della nostra famigliae del nostro passato.

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3. Chava [Eva] Ha-Cohen (1580-1651) spo-sa il rabbino Abraham Samuel Bach-rach (1575-1615), rabbino di Worms

4. Rabbi (Mosè) Samson / "Simson" /Bachrach (1607-1670), rabbino a Go-ding, Leipnik, Praga, e Worms, sposaDobrusch Phobus (c. 1610-1662)

5. Rabbino Jair Chayim Bachrach, alias "ilYoir Chavas" (1638-1702), rabbino diWorms, sposa Sarah [Dinah Sorle]Brillin (c. 1638-1703)

6. Rabbi Samson / "Simson" / Bachrach(bc 1657), (il nome della moglie è scono-sciuto)

7. Malka Bachrach (nata c 1680), sposa ilRabbino Zalman Shpitz, presidente delBeit Din a Eisenstadt

8. Sarl [Sarah] Shpitz (nata nel 1703),sposa il rabbino Jacob Knoepflmacher(c. 1700-prima del 1739), "il maestro","rabbino capo a Mehrin"

9. Nissel Knoepflmacher (nata c 1722),sposa il fratello più giovane di suo pa-dre, il rabbino Mosè Knoepflmacher(1718-1798) di Holesov

10. Jacob Knopfelmacher (nato nel 1739)sposa Katharina (nata nel 1740)

11. Joachim Knopfelmacher (nato nel 1764)sposa Anna (nata nel 1764)

12. Markus Knopfelmacher (nato nel 1786)sposa Betty

13. Josefina (Peppi / Josefa) Knopfelma-cher (nata nel 1809), sposa Jacob Tau-ber (nato nel 1811)

14. Betty (Elisabetta Maria) Tauber (natanel 1834 a Mahr, Weisskirchen, Moravia)sposò nel 1858 a Rio di Pusteria AntonPeter Peintner

15. Maria Tauber Peintner (nata nel 1855 aRasa, morta nel 1930), sposa Isidor Ri-eger

16. Maria Peintner Rieger (nata nel 1884),sposa Joseph Ratzinger

17. Joseph Alois Ratzinger (BenedettoXVI)

Genealogia della famiglia Tauber Aaron Tauber può essere originario

della comunità ebraica della Val Tauber inBaviera, dalla quale ha ricevuto il suo co-gnome. Si trasferisce poi in Moravia. L’em-blema della famiglia Tauber è la colomba,in riferimento al nome di Jonas o Giona. Ilpadre di Aaron era Jonas di Tauber, che

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era un discendente del rabbino Jonah Ge-rondi. Pare che gli antenati della famigliaTauber avessero preso una identità e deinomi cattolici durante la persecuzione de-gli ebrei bavaresi, per poi tornare aperta-mente al giudaismo in Moravia. 1. Aaron Tauber di Leipnik, Moravia [nato

nel 1658] 2. Isaac Tauber di Leipnik, Moravia [nato

nel 1690] fratello maggiore di Gioacchi-no Lobl (Leopold) Tauber, di Holesovin Moravia

3. Jacob Tauber di Lepnik Moravia [natonel 1715]

4. Jonas Tauber di Mahr. Weisskirchen,Moravia [1739-1822] sposa come secon-da moglie Rebecca Zerkowitz [nata nel1788]

5. Jacob Tauber [nato nel 1811] sposa comeseconda moglie Josefina Knopfelma-cher

6. Betty Tauber [nata nel 1834] ».

Fin qui lo scritto del blogger giudeo-cri-stiano… Sarà vero? E se è tutto vero, qualeinfluenza può aver avuto questa curiosaascendenza su Joseph Ratzinger, che consi-dera i Giudei attuali non tanto “fratellimaggiori” (Giovanni Paolo II dixit) quanto“Padri nella Fede”? Nel suo caso, il titoloprestigioso (quanto teologicamente infon-dato) avrebbe una certa, genealogica verità!

P.S.: L’Osservatore Romano del 9 no-vembre 2011 (p. 8) parla della nonna diRatzinger, Maria Tauber Peintner, nata aRaas/Rasa (Bolzano) il 29 giugno 1855 emorta a Rimsting, in Baviera, il 17 giugno1930, sposata con Isidor Rieger, e della bi-snonna, Elisabeth Maria Tauber, nataanch’essa a Raas il 9 dicembre 1832 e mor-ta a Rimsting il 24 maggio 1904. La genea-logia da noi riportata concorda quanto ai

La famiglia Ratzinger

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dre fu l’avv. Giovanni Battista Alghisi, no-taio e sindaco della cittadina dal 1864 al1874, nato nel 1836, e sua madre OrsolaRovetta. I due si erano sposati nel 1868. Lapiccola Giuditta si trovò presto orfana dientrambi i genitori (il padre morì nel 1875 ela madre nel 1878) e la bambina fu postasotto tutela del sindaco di Brescia, Giusep-pe Bonardi, un anticlericale garibaldinoiscritto al Partito Radicale del tempo e vici-no a Zanardelli (massone). Chi di fatto sioccupò della piccola Giuditta furono peròdue zie, quella materna, Catina Rovetta, equella paterna, Suor Giuditta Alghisi.

Sì, perché il nome veterotestamentariodella madre di Montini non deriva da origi-ni ebraiche, come alcuni hanno pensato, magli fu imposto in onore della zia religiosa.La quale neppure si chiamava Giuditta co-me nome di battesimo: battezzata MariaAlghisi, prese il nome di Giuditta entrandoin religione. Suor Giuditta è ricordata a Ve-rolavecchia perché, nel 1880, fondò un rico-vero-ospedale per i vecchi e i poveri, conannessa cappella benedetta dall’allora Ve-scovo di Brescia, dando fondo a tutte le suesostanze.

La madre di Montini fu poi educatapresso le Suore Marcelline, fino all’età di19 anni.

Poco dopo la sua uscita dal collegio, co-nobbe il suo futuro marito, l’avv. GiorgioMontini, durante un pellegrinaggio dioce-sano a Roma da lui organizzato, nel 1893,in onore del 25° anniversario della consa-crazione episcopale di Papa Leone XIII, e idue riuscirono a sposarsi il 1° agosto 1895,nella chiesa di San Nazzaro a Brescia, mal-grado l’opposizione del tutore Bonardi

nomi delle antenate, ma non concorda sulladata e sul luogo di nascita della bisnonna:Maria Elisabeth Tauber nacque a Rasa(ora in Alto Adige) nel dicembre 1832,mentre Betty Tauber, di famiglia ebraica,nacque nel gennaio 1834 in Moravia: se ciòfosse vero, non si tratta della stessa personae la genealogia riportata risulta essere falsa.Si noti in ogni caso che il cognome Tauberè effettivamente un cognome ebraico. Danotare infine che la nonna di Joseph Rat-zinger porta il doppio cognome, materno epaterno, Tauber Peintner, confermando lanotizia (che riportiamo) di una nascita ille-gittima (1855), legittimata da successivomatrimonio (del 1858). La stessa cosa ac-cadde con la di lei figlia, Maria Peintner Ri-eger, madre di Joseph Ratzinger, che nac-que nel 1884, mentre i genitori, Maria Tau-ber Peinter e Isidor Rieger, si sposaronosolo l’anno successivo, 1885.

NON È VERO…

Se la genealogia giudaica di Joseph Rat-zinger sembrava essere abbastanza precisae dettagliata, altrettanto non si può dire diquella, asserita ma non dimostrata, di Gio-vanni Battista Montini. Certo, il sospetto èlecito nei confronti di chi ha “promulgato”la dichiarazione conciliare Nostra Ætate eha portato sul petto – ripetutamente e pub-blicamente – il pettorale dell’ephod deiSommi Sacerdoti del Tempio di Gerusa-lemme (mentre, nello stesso tempo, abban-donava il Triregno).

Tuttavia, negli ambienti “tradizionali-sti” (cf ad es. Latour e Loubier, Qui occupele Siège de Pierre?; abbé Mouraux, Bonumcertamen; Amis du Christ-Roi, L’Egliseéclipsée, ed. Delacroix, 1997, p. 119; Chiesaviva, maggio 2006, n. 383; Action familialeet scolaire; ecc.), vige una leggenda finoraindiscussa, secondo la quale la madre diGiovanni Battista Montini, sarebbe stata direligione ebraica, al punto che sarebbe sta-ta battezzata solo in occasione del suo ma-trimonio con il padre del futuro Paolo VI, ildeputato del Partito Popolare GiorgioMontini.

Le cose non stanno così, e contra factumnon est argumentum.

La madre di Giovanni Battista Montini,Giuditta Alghisi, nacque e fu battezzata aVerolavecchia (Brescia) nel 1874. Suo pa-

Giovanni BattistaMontini, con il famoso Ephod sotto la croce pettorale

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il 30 settembre veniva portato nella vecchiachiesa della Pieve dedicata a S. AntoninoM. ed il parroco don Giovanni Fiorini lobattezzò imponendogli i nomi di GiovanniBattista, Enrico, Antonio, Maria. Nel regi-stro dei battesimi risulta il 51° nato nell’an-no 1897. Anche in questo caso i fatti si im-pongono sulle leggende.

Questo non vuol dire che l’ambiente fa-migliare non abbia influenzato il futuroPaolo VI; abbiamo già visto nell’articolo suPrimo Vannutelli come il religioso moder-nista Padre Semeria fosse di casa presso iMontini, aderenti al cattolicesimo demo-cratico di don Sturzo che ha tra i suoi padrifondatori il sacerdote modernista scomuni-cato, don Romolo Murri. La successivaamicizia intellettuale e personale di Mons.Montini con Jacques Maritain, influenzatoda Péguy e Bergson e convertito da LéonBloy assieme alla moglie Raissa Ouman-çoff, di famiglia giudaica chassidica, posso-no spiegare ancora più approfonditamentegli errori di Montini a proposito dei rappor-ti tra il Cristianesimo ed il Giudaismo. Sen-za ricorrere, pare, in questo caso, a delleascendenze non dimostrate e verosimil-mente indimostrabili, perché inesistenti.

La discendenza spirituale del cardinal Newman (e di Maurice Blondel)

“Jean Guitton ha scritto che secondoPaolo VI il Vaticano II ‘è tutto Newman’”(cit. da R. De Mattei, Il suo non è un Anti-sillabo, e piacque all’antimodernista San PioX, ne Il Foglio, 17 settembre 2010, p. I). Ec-co un’interessante genealogia spirituale chespiega la “beatificazione” di Newman(1801-1890) da parte di Joseph Ratzinger inInghilterra, esaudendo i voti del “cattolicoliberale” (ipse dixit) Francesco Cossiga, oradefunto, presidente emerito della Repub-blica Italiana.

Anche i Modernisti dei primi del Nove-cento rivendicavano quest’ascendenza. Larivendicava Loisy, la rivendicava Tyrrel, larivendicava Buonaiuti, la rivendicava donBrizio Casciola. Nessuno ignora che la crisimodernista venne alla luce nel 1902 col li-bro del sacerdote ed esegeta francese Al-fred Loisy (1857-1940) L’Evangile et l’Egli-se. Non tutti ricordano però che il “petit li-vre” di Loisy voleva essere una risposta cri-

(Giuditta Alghisi era infatti appena diven-tata maggiorenne).

Non vi è traccia quindi di una originegiudaica della famiglia Alghisi. E ben pocosi può addurre in favore di una origineebraica della famiglia Montini. I Montini,tutti cattolici battezzati, risalgono come aloro capostipite a un tale Bertolinus Monti-ni de Benedictis, nobile a Savallo nel 1416,come risulta dal catasto malatestiano diBrescia. Ora, il nome “de Benedictis” (DeBenedetti) può ricordare in effetti unaascendenza ebraica, ma anche semplice-mente il fatto di essere figlio o discendentedi una o più persone chiamate Benedetto.E in un’epoca nei quali vigevano statutispeciali per gli Ebrei, normalmente l’origi-ne ebraica di questo Bertolinus sarebbe sta-ta segnalata, se fosse veramente esistita.Uno storico da Sarezzo, Stefano Soggetti,descrive tutta la genealogia dei Montini,dal capostipite Bertolino fino a oggi, dallaquale risulta il grandissimo numero di sa-cerdoti, religiosi e religiose che la famigliadette alla Chiesa.

Qualcuno ha persino detto che Giovan-ni Battista Montini non fu battezzato, o chenon risulta il suo atto di Battesimo! Nato il26 settembre 1897, alle ore 22, a Concesio,

Lapide di suor Giuditta Alghisi a Verolavecchia

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una teologia antiscolastica e antiintelluet-tualistica (p. 303). Il gesuita scomunicatoGeorge Tyrrel (1861-1909) scrisse che “laradice del modernismo” doveva ricercarsi“nello spirito che aleggia in una certa letteradi un certo cardinale a un certo duca” ovve-ro del card. Newman al duca di Norfolksulla coscienza (G. Tyrrel, Il Papa e il mo-dernismo, Voghera editore, Roma, 1912, p.153). Non a caso “il modernista umbro, donBrizio Casciola”, il “Santo” del romanzo diFogazzaro, pubblicò nel 1908 “il volumetto‘Della coscienza. Estratto della lettera diNewman al duca di Norfolk’”. Anch’eglianglicano convertito al cattolicesimo,Tyrrel “era convinto di trovare nelle dottri-ne sul ‘senso illativo’ della fede del cardinaleNewman l’anello di congiunzione tra il cat-tolicesimo e il pensiero moderno” (De Mat-tei, Modernismo e antimodernismonell’epoca di Pio X in Don Orione negli an-ni del modernismo, Jaca Book, Milano,2002, pp. 35-36, cit. anche nell’articolo delFoglio. Il riferimento è all’opera di New-man La grammatica dell’assenso, del 1870).Il capo del modernismo italiano, Buonaiuti,nelle sue memorie (Il pellegrino di Roma)così definisce Tyrrel: “Genuino erede, di-remmo quasi reincarnazione eloquente edispirata, di Newman”. Più che amico delTyrrel (partecipò ai suoi funerali, anche seTyrrel non si riconciliò con la Chiesa) fuanche il suo confratello gesuita Henri Bré-mond (1865-1933), che guarda caso scrisse,nel 1906, Newman. Essai de biographiepsychologique, nonché altre opere sul pen-siero del cardinale inglese (Le développe-ment du dogme chrétien; La psychologie dela Foi; La vie chrétienne). Già il protestantemodernista Auguste Sabatier (1839-1901)scrisse su Newman nel 1890, e così il mo-dernista Padre Giovanni Semeria (1867-1931) nel 1907 (Il cardinal Newman). Il“P rogramma dei Modernisti. Rispostaall’enciclica di Pio X Pascendi Dominicigregis” scritto da Ernesto Buonaiuti (1881-1946) scomunicato vitando, invoca anch’es-so l’autorità di Newman. La cultura “laica”non ha difficoltà a riconoscere il legamespirituale tra Newman ed il modernismo:“teologo audace che forse non del tutto atorto il modernismo rivendica – per certi latidell’insegnamento di lui – come proprio pa-dre spirituale” (così l’enciclopedia Trecca-ni). Ma anche l’Enciclopedia Cattolica, pur

tica a L’Essenza del Cristianesimo del pro-testante Adolf Harnack. Già dal 1898 Loisypolemizzava con Harnack: concordi nel ra-zionalismo biblico, il “cattolico” Loisy sivoleva distante dal collega protestante pro-prio grazie alla teoria della evoluzione deidogmi di Newman: “La teologia cattolica -osserva Loisy - ha avuto ai nostri tempi ilpiù gran dottore di cui avesse bisogno, e alquale sono mancati solo dei discepoli. L’Es-say on the Development of Christian Doctri-ne di Newman data in effetti del 1845, e do-po un mezzo secolo non si può dire che ab-bia trovato un’eco. Ora, in questo libro,Newman espone una scoperta capitale: losviluppo cattolico è nella logica reale del cri-stianesimo; è indispensabile alla sua conser-vazione ed è divinamente legittimo come lui;anzi, in fondo è impossibile distinguerel’uno dall’altro. (…) Una idea non restaquindi maggiormente fedele a sé stessa nellamisura in cui si preserva meglio dal cambia-mento. La storia interna del cristianesimomostra al contrario che l’errore è spesso ilprodotto della stagnazione…” (E. Poulat,Histoire, dogme et critique dans la crise mo-derniste, Casterman, seconda edizione1979, pp. 74-75). Alcune proposizioni diLoisy, condannate dal Decreto Lamentabi-li, sono state esposte – secondo l’esegetafrancese – da Newman (ibidem, p. 107).Loisy, Tyrrel, Blondel, Laberthonnière, tut-ti modernisti, vedevano nell’evoluzione deldogma di Newman uno dei fondamenti di

Il cardinal Newman

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elogiando grandemente il teologo inglese,ammette che nel suo pensiero “qualcosa sipuò rilevare di caduco, di inesatto, di nonortodosso” (così Mons. Piolanti). Gli apo-logeti di Newman citano però sempre lalettera di San Pio X al Vescovo di Lime-rick, Eduard Thomas O’Dwyer, Tuum illudopusculum, del 10 marzo 1908, con la qualeil Papa antimodernista “difese l’ortodossiadel cardinale Newman, aprendo con questoautorevole intervento la strada alla sua bea-tificazione” (De Mattei sul Foglio). In ef-fetti, San Pio X loda il Vescovo di Limerickper avere difeso il cardinale dalla pretesadei modernisti secondo la quale non si po-teva condannarli senza condannare per ilfatto stesso Newman. San Pio X però, an-che con l’intento di strappare ai modernistiun così prestigioso patrono, non manca,con tutto il rispetto per il celebre porpora-to, di fare delle riserve a suo proposito, ri-serve che non sono mai ricordate da chi citaquesta lettera ma non le sue parole e il suocontenuto. Prima di tutto, S. Pio X ricordache non si può mai opporre l’opinione di undottore privato, anche insigne, al magisterodella Chiesa. In seguito, distingue tra leopere di Newman prima della conversionee quelle successive (l’opera sullo sviluppodei dogmi precede di poco la conversione).Quanto alle prime, ammette che in esse“forse si può scoprire qualcosa che ha unacerta somiglianza con alcune formule deimodernisti”, ma, prosegue il Pontefice,Newman convertendosi sottomise tutte lesue opere al giudizio e alla revisione dellaChiesa Cattolica affinché le correggesse senecessario. Quanto alle opere scritte dopola conversione, anche in esse si possonotrovare cose estranee ai comuni argomentidei teologi, e persino, aggiunge, Newman“non ha fatto uso di un modo di esprimersisufficientemente prudente”; non si può peròdubitare della sincerità della sua Fede, né sideve distorcere il suo pensiero come fannoi modernisti; di lui e del suo pensiero si se-gua particolarmente il fatto di consideraresanto il magistero della Chiesa, custodire ladottrina tramandata dai Padri e soprattuttosottomettersi e obbedire al Papa (al quale,dopo la conversione, volle sempre esserefedele anche se era contrario alla definizio-ne del dogma dell’Infallibilità pontificia, eamava prendere le distanze dagli “ultra-montani” e dal Cardinale Manning). In-

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somma, non tutto è sicuro nel pensiero diNewman, ma egli, da buon cattolico, si sot-tomise all’autorità della Chiesa; non fu mo-dernista ante-litteram, Newman, ma senzavolerlo alcune sue idee aprirono le porte almodernismo.

Altro patrono dei neo-modernisti è il fi-losofo Maurice Blondel (1861-1949), lui sìveramente modernista, amico di tutti i mo-dernisti, anche quelli nominalmente con-dannati, il cui pensiero fu censurato dallaChiesa (suo è il modernismo apologeticocondannato dalla Pascendi, e nuovamentele sue idee furono proscritte dal S. Uffiziocon decreto del 1 dicembre 1924, condan-nante 12 proposizioni di Blondel). Essendoun laico, però, non fu condannato nominal-mente, e questo ha permesso a GiovanniPaolo II di lodare esplicitamente la suaopera L’Action, con il suo autore, in unalettera del 19 febbraio 1993 all’Arcivescovodi Aix in occasione del centenario di questoscritto (altre lodi nell’udienza concessa il 18novembre 2000 ai partecipanti ad un conve-gno su Blondel). Ed è proprio con la letturadell’Action di Blondel che Buonaiuti iniziòla sua avventura modernista: “Ed io ricor-do come oggi l’intimo senso di voluttuosocompiacimento con cui io volli nella primanotte del secolo ventesimo trascorrere inson-ne le ore delle tenebre, tuffato nella lettura diquell’opera magistrale e riboccante di «spiri-to di finezza», in cui il Blondel ha cercato diindividuare traccia per traccia, il camminolungo il quale sale a Dio nella vita il nostroindomabile e mondanamente inappagabilebisogno di Eternità e di Assoluto” e “Daigiorni del seminario, L’Action di MaurizioBlondel aveva inciso un solco incancellabilenella mia anima”.

Padre Garrigou-Lagrange denunciò inBlondel uno dei padri della Nouvelle Théo-

MauriceBlondel

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logie che sfociava nel neomodernismo, e aragione. Ora tutti riconoscono in Newman(la casa editrice esoterica Ad Solem ha re-centemente pubblicato un libro atipico:“Par l’amour de l’invisible, itinéraires croisésde John Henry Newman et Henri de Lubac”[Per amore all’invisibile, itinerari incrociatidi John Henry Newman e Henri de Lubac,n.d.r.] del vescovo de Berranger) e in Blon-del (A. RUSSO, Henri de Lubac: teologia edogma nella storia. L’influsso di Blondel,Roma 1990; G. MORETTO, Destino dell’uo-mo e Corpo mistico. Blondel, de Lubac e ilConcilio Vaticano II, Brescia 1994), oltrenaturalmente che in Teilhard de Chardin,una fonte di ispirazione del cardinal de Lu-bac s.j., anche lui condannato (non nominal-mente) dall’enciclica Humani generis di PioXII e divenuto poi uno dei padri del Vatica-no II. De Lubac è realmente “figlio spiritua-le” (anche) di Blondel, tramite il gesuita Pa-

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dre Valensin, del quale diamo questa brevenotizia: “Auguste Valensin nacque a Marsi-glia il 12 settembre 1879 da padre ebreo,medico, convertito al cristianesimo. Entrò avent’anni nella Compagnia di Gesù e fu or-dinato sacerdote nel 1910. Insegnò filosofianello studentato dell’Ordine, a Lione, finoal 1920. La pubblicazione, con padre Yvesde Montcheuil, di un lavoro sul filosofoMaurice Blondel, di cui, tra l’altro, era ami-co, gli valse la censura e l’allontamentodall’insegnamento nel 1935. Lasciò perciòLione per Nizza, dove rimase fino al 1953,anno della sua morte, avvenuta il 18 dicem-bre 1953”; fu implicato, come gli altri gesuitifrancesi, nella lotta contro Mons. Benigni.Henri de Lubac fu suo allievo e discepolo(di Valensin, ovviamente!). La genealogiapotrebbe continuare, e sarebbe molto illu-minante, cari lettori…

Pubblichiamo il testo integrale dell’interven-to che don Francesco Ricossa ha tenuto aGaeta, in un breve riassunto, sabato 4 feb-braio 2011, durante il XIX Convegno Tradi-zionalista della fedelissima Città di Gaeta,che aveva per tema: “150° della malaunità.1861: la menzogna dell’Unità d’Italia”. IlConvegno era organizzato dalla rivista na-poletana L’Alfiere e dalle Edizioni Contro-corrente.

L’opposizione cattolica piemontese al

“Risorgimento italiano”Don Francesco Ricossa

Da La Stampa, 26 febbraio 2011, p. 34Maurizio Lupo: Due no al Re d’Italia:

Il 26 febbraio (1860) a Palazzo Madama sivota il progetto di legge per cui Sua MaestàVittorio Emanuele II assume per sé e i suoisuccessori il titolo di Re d’Italia.

Due senatori osano votare contro (su131) fedeli al Re sempre, ma italiani no, néora né mai. Per lo storico Domenico Caruttidevoto alla Corona “il Regno d’Italia è il fu-nerale del vecchio Piemonte”.

Sono lieto di ritornare qui a Gaeta perrendere onore assieme a voi tutti a queglieroi che si sono battuti fino all’ultimo, 150anni fa, nella difesa della loro Patria, del lo-ro Re e della Fede Cattolica. Mi è statochiesto di parlarvi dell’opposizione cattoli-ca piemontese al “Risorgimento italiano”, e

Il “Risorgimento” conta tra lesue vittime non solo il Sud d’Ita-lia, l’antico Regno delle Due Si-cilie, ma l’Italia intera; non fu il“Risorgimento d’Italia” ma, alcontrario, il trionfo della Rivolu-zione in Italia e contro l’Italia,perché contro la Fede che è lagloria dell’Italia intera, dal nordal sud della nostra penisola, laFede Cattolica. L’unità d’Italia,come ebbe a dire don Margotti,realizzò una “falsa unità politicacontro una vera unità cattolica”.

Storia

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lo faccio ben volentieri, come sacerdotecattolico e come piemontese.

Ricordo ancora la viva impressione inme causata dal saggio di Carlo Alianello:“La conquista del Sud. Il Risorgimentonell’Italia meridionale”; un atto d’accusadurissimo verso la brutale conquista milita-re del Sud e sulle responsabilità del gover-no piemontese. Senza dubbio, quella della“conquista del Sud” è una delle chiavi dilettura del cosiddetto “Risorgimento” ita-liano. Non credo però, ed è quanto cerche-rò di dimostrare, che sia la principale chia-ve di lettura di quegli avvenimenti dei qualinoi tutti subiamo tuttora le conseguenze. Il“Risorgimento” conta tra le sue vittimenon solo il Sud d’Italia, l’antico Regno del-le Due Sicilie, ma l’Italia intera; non fu il“Risorgimento d’Italia” ma, al contrario, iltrionfo della Rivoluzione in Italia e control’Italia, perché contro la Fede che è la glo-ria dell’Italia intera, dal nord al sud dellanostra penisola, la Fede Cattolica. L’unitàd’Italia, come ebbe a dire don Margotti, dicui vi parlerò, realizzò una “falsa unità poli-tica contro una vera unità cattolica”.

Anche il Piemonte quindi, il “vecchioPiemonte” che ricorda lo scrittore SalvatorGotta in un suo romanzo dedicato al Contedella Margarita (“Addio vecchio Piemon-te”), è stato una vittima, la prima in ordinedi tempo, della Rivoluzione liberale e mas-sonica. Alcuni personaggi che vi presente-rò, tutti già noti, illustreranno non solol’opposizione cattolica piemontese al “Ri-sorgimento”, ma il fatto per l’appunto cheil “Risorgimento” fu essenzialmente un at-tacco alla fede cattolica.

Pio Brunone Lanteri (1759-1830), Cle-mente Solaro della Margarita (1792-1869),Luigi Fransoni (1789-1862), san GiovanniBosco (1815-1882), Giacomo Margotti(1823-1887): sono queste le figure emble-matiche, tra le tante, che ho scelto per illu-strare l’opposizione cattolica al risorgimen-to anti-cattolico; essi rappresentano ceti so-ciali diversi (don Bosco è di origine conta-dina, Lanteri e Margotti sono di estrazioneborghese, Fransoni e Solaro appartengonoalla nobiltà), generazioni e periodi storicidiversi (con Lanteri la lotta inizia ancor pri-ma del Risorgimento, con il quotidianofondato da don Margotti ci spingeremo in-vece fino ai tempi della lotta antimoderni-sta e alla vigilia del Concordato), ruoli di-

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versi: uomini di stato (Solaro), fondatori diordini religiosi (Lanteri e don Bosco), Ve-scovi (Fransoni), deputati (ancora Solaro eMargotti) e giornalisti (Margotti), e ancheorigini diverse giacché se Solaro, Lanteri edon Bosco sono piemontesi, Fransoni eMargotti di nascita sono liguri, ben diversiperò da Mazzini e Garibaldi!

Pio Brunone Lanteri nacque a Cuneonel 1759 e morì a Pinerolo nel 1830: sembraestraneo quindi, seppur come avversario,alle vicende risorgimentali; è piuttosto, pa-re, un uomo della Restaurazione, che puòdirsi conclusa proprio nell’anno della mortedel Nostro, il 1830, quando in Francia la Ri-voluzione di luglio fa cadere il Re Carlo Xe mette sul trono costituzionale Luigi Filip-po d’Orléans, il figlio di Filippo Egalité. Manon si capisce il Risorgimento, e non sareb-be stato neppure possibile, senza l’Illumini-smo (di stampo anglosassone o continenta-le, poco importa), la Rivoluzione Francesee le Guerre Napoleoniche. Lanteri si oppo-se a tutti quanti questi fenomeni. Ordinatosacerdote e laureato dottore in Teologianel 1782, lo stesso anno Lanteri si recò aVienna col sacerdote Nicolas von Dies-sbach per preparare il celebre viaggio nellacapitale imperiale di Pio VI. Il Pontefice,che morirà martire della rivoluzione impri-gionato dai francesi, si recò infatti pressol’Imperatore Giuseppe II per cercare di mi-tigare la politica anticattolica dell’Asburgo,figlio di quel Francesco di Lorena che fuuno dei primi sovrani affiliati alla massone-ria. Anche in Toscana i Lorenesi, di concer-to col vescovo giansenista Scipione de’ Ric-ci, stavano sovvertendo la fede tradiziona-le. Una prima parte dell’attività del Lanteri

Pio Brunone Lanteri

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fu quindi direttamente consacrata alla lottacontro quegli errori teologici del gallicane-simo (risalenti al Grande scisma d’Occiden-te e alla Prammatica Sanzione), del febro-nianesimo (da Febronio, pseudonimo delvescovo Johann von Hontheim 1701-1790),di Edmond Richer (1560-1631), dei Gianse-nismo, specie politico, di Van Espen (1646-1728), dell’anticurialismo di un PietroGiannone (1676-1748 a Torino, incarceratodai Savoia), dei giurisdizionalisti e dei rega-listi. Forse meno famosi degli illuministi(inglesi, scozzesi, francesi, tedeschi) e menofamigerati dei massoni questi teologi pote-rono minare la società tradizionale dall’in-terno, corrompere i principi del clero e i so-vrani, mettendo i vescovi contro il Papa elo Stato contro la Chiesa. Le Corti, le Uni-versità, la Magistratura, molti Vescovi eTeologi erano impregnati di questi falsiprincipi e solo così si spiega il crollo dellaCristianità minata da tante quinte colonne.Scoppiata la rivoluzione, invaso ed annessoil Piemonte, Lanteri si oppose a Napoleonee soccorse Papa Pio VII prigioniero a Savo-na; dal 1811 al 1814 fu confinato egli stessoa Bardassano. Caduto Napoleone e restau-rata la Monarchia, Lanteri non s’illude: lestesse cause daranno gli stessi effetti. Nonsolo fonda una congregazione religiosa (gliOblati di Maria Vergine), non solo conver-te con gli Esercizi spirituali, ma si premuradi chiamare a raccolta il clero e il laicato inassociazioni (segrete sotto la Rivoluzione,discrete sotto la Restaurazione): l’AmiciziaCristiana, l’Amicizia Sacerdotale, l’Amici-zia Cattolica, con la diffusione della buonastampa e la formazione di veri militanti cat-tolici. Non mancano gli studi, anche appro-fonditi, sul Lanteri, per cui non mi dilungo.Accenno solo all’influenza postuma cheegli ebbe su tutto il Piemonte Cattolico. Al-le Amicizie appartennero infatti i fratelli deMaistre, il Conte Solaro della Margarita, ilTeologo Guala. Joseph de Maistre è a tuttinoto, nelle luci e nelle ombre del suo pen-siero: alle ombre Sodalitium ha dedicato unimportante articolo; sono anche le ombre,in parte, di tutto il pensiero della Restaura-zione, ancora privo dei frutti che verrannodalla rinascita della filosofia Tomista volutada Leone XIII (enciclica Æterni Patris) e ir-retito da una filosofia fideista quale fu il“Tradizionalismo”; non a caso alcuni “Tra-dizionalisti” come l’abate de LaMennais o

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come Padre Ventura iniziarono bene e fini-rono male. Il Teologo Luigi Guala (1775-1848), discepolo del Lanteri, fondò nel 1817il Convitto Ecclesiastico formando il cleropiemontese sulla dottrina morale e asceticadel grande santo napoletano Alfonso de’Liguori, il vero grande nemico in Italiadell’Illuminismo. Alla sua scuola si forma-rono San Giuseppe Cafasso, che del Con-vitto fu direttore dopo il Guala (dal 1848 al1860), e San Giovanni Bosco che ne fu al-lievo e, tramite loro, un’infinità di anime,malgrado la soppressione voluta dal Vesco-vo Gastaldi nel 1878. Ma il Lanteri lasciò lasua traccia anche nel laicato piemontese, etra i tanti ricorderò un uomo di stato e digoverno, un uomo politico ed un importan-te scrittore di cose politiche quale fu ap-punto il Conte della Margarita.

Clemente Solaro della Margarita, nato aMondovì nel 1792 e morto a Torino nel1869, fu a tutti noto come il più determina-to avversario politico di Cavour. Nella gio-vinezza vide il suo paese invaso dai rivolu-zionari francesi: a differenza di altri nobilicasati, come i Benso di Cavour, affiliati allamassoneria e pronti a servire ogni padrone,i Solaro della Margarita non fecero alcuncompromesso coi nuovi dominatori. Re-staurata l’antica monarchia che per otto se-coli aveva unito i suoi destini con quelli delPiemonte, Solaro entrò in diplomazia, es-sendo già membro dell’Amicizia Cattolica,ed esponente del “partito cattolico” cheaveva imparato la lezione impartita dallaRivoluzione e non voleva che più si ripetes-se. Nel 1816 fu segretario di legazione aNapoli e nel 1824 sposò la figlia del mini-stro Sardo nella Corte borbonica, de Que-sada di San Saturnino. Nel 1826 fu incarica-to d’affari alla Corte di Madrid, nel 1835 a

ClementeSolaro dellaMargarita

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quella di Vienna e lo stesso anno fu nomi-nato dal nuovo Re Carlo Alberto ministrodegli Esteri; anche grazie a lui nel 1839 furipristinata la Nunziatura sospesa dal lonta-no 1753, stringendo i rapporti amichevolitra Santa Sede e Piemonte, a tutto dannodella parte ribelle e gallicana del clero sub-alpino. Tenne quella carica fino al 1847,quando ormai il Re aveva deciso di abban-donare la politica che il suo ministro gliaveva fatto seguire in favore del Trono edell’Altare (il Piemonte si schierò con DonCarlos e i Carlisti in Spagna, con Don Ma-nuel in Portogallo, coi legittimisti in Fran-cia contro gli Orleanisti, con i Cantoni cat-tolici del Sonderburn in Svizzera contro ilgoverno centrale laicista e protestante) persposare la causa della Rivoluzione liberale.Con l’abbandono del ministero, il cambiodi regime in seguito alla concessione delloStatuto e gli avvenimenti del ‘48, si sarebbepotuto credere che l’attività pubblica di So-laro fosse finita. Non fu così. Non solo pre-se la penna per difendere la sua attività po-litica sotto Carlo Alberto (Memorandumstorico politico… 1851-1852), esporre i suoiprincipi politici (L’uomo di Stato…, 1863-1863) e per combattere le iniziative politi-che del nuovo governo liberale (Avveni-menti politici… 1853; Questioni di Stato…1854; Risposta del Conte S. della M. a ‘IlPapa e il Congresso’... 1860; Sulle nuove an-nessioni alla Monarchia… e sulla cessionedi Nizza e Savoia… 1860; Sguardo politicosulla Convenzione… 1864) ma non esitò asfidare l’avversario nel suo stesso campoorganizzando una sorta di partito cattolicointransigente per poter difendere i propriideali e combattere la politica cavourriananel Parlamento subalpino: tra gli amici esostenitori di Solaro, ricordiamo EmilianoAvogadro della Motta (1798-1865), deputa-to dal 1853 al 1860, collaboratore a l’Armo-nia e all’Unità Cattolica, incarcerato peraver scritto nel 1859 contro il matrimoniocivile ed il divorzio, ed altri deputati comeEdoardo Crotti di Costigliole e Scurzolen-go, Leone Costa di Beauregard, IgnazioCosta della Torre, Antonio Brignole Sale,Carlo Emanuele Birago di Vische, e poil’avv. Boggio, che morì nella battaglia diLissa (per gli anni ’80 segnaliamo – nellastagione dell’intransigentismo – il torinesel’avv. Stefano Scala, direttore del Corrierenaz ionale e dell’Italia Reale). L’uomo

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dell’Ancien régime non esitò quindi a pre-sentarsi alle elezioni politiche, riservate al-lora solo ai ceti superiori – in genere inclinial liberalismo. Non eletto nel 1853 (V legis-latura) subentra però in Parlamento nel1854 nel collegio di San Quirico. Dal parla-mento si opporrà quindi alle leggi antiec-clesiastiche del 1855, che porteranno allasoppressione di quasi tutti gli ordini religio-si e all’incameramento dei loro beni. Que-ste leggi andavano ben oltre quelle del1850, e toglievano ogni dubbio sul carattereantireligioso – e non solo anticlericale – delgoverno. Esse suscitarono così una reazio-ne che si manifestò chiaramente nelle ele-zioni del 1857, per la VI legislatura. Cavourprevedeva una trentina di deputati per i“neri” (il partito clericale) mentre Solaroriuscì a farne eleggere più del doppio. I “li-berali” e “democratici” reagirono da parloro, annullando l’elezione di quasi la metàdei cattolici e indicendo elezioni suppletive:il piano di Cavour era alle strette finali perpreparare l’alleanza con Napoleone III e laGuerra del ’59 e non si poteva permettereun’agguerrita opposizione parlamentare.Per evitare un nuovo successo della destracattolica, poi, Cavour fece cambiare tutti icollegi elettorali dove la destra aveva vinto,ritagliandone i confini in modo tale che alleseguenti elezioni, quelle del 1860, Solaro e isuoi fossero sconfitti. Il Conte della Marga-rita fu sempre fedele a Casa Savoia ed alvecchio Piemonte, del quale desiderava an-che ingrandimenti territoriali (cf. la rivendi-cazione dei diritti alla corona di Spagna, leantiche rivendicazioni sulla Lombardia, glieventuali ingrandimenti in Svizzera); maera altrettanto fedele alla Chiesa e nemicodella Rivoluzione, per cui capì che la viaimboccata da Carlo Alberto avrebbe primao poi portato al trionfo dei princìpi dell’89e alla caduta della stessa Monarchia. Co-etaneo ed amico del Solaro della Margaritafu l’arcivescovo di Torino, Mons. Fransoni,che don Margotti paragonò a San Tomma-so Becket, arcivescovo di Canterbury, mar-tire della libertà e dei privilegi della Chiesa,per la cui difesa perse l’amicizia del Re esoffrì l’esilio.

Mons. Fransoni, nato a Genova nel fati-dico 1789, ebbe come padrino di battesimol’ultimo Doge di quella città. Come Solaro,con la sua famiglia dovette esulare (1797) aRoma per sfuggire la Rivoluzione, alla qua-

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va chi applaudiva Pio IX (e Carlo Albertocon lui): “non il battere fragoroso di palmaa palma, né l’incomposto acclamar tumul-tuoso sono gli applausi che possono a lui ri-uscir graditi, ma bensì l’ascoltare docilmen-te gli avvisi, e il pronto eseguirne, nonché icomandi, gli inviti” (7 giugno 1847). Già nel‘47 il Vescovo denunciava la rinascita dellarivoluzione del ‘21 diventando oggetto diodio e di numerose minacce di morte. Il“pazzo”, così era ormai chiamato il vescovodi Torino, fu vittima di una aggressione“popolare” ben organizzata, dopo la con-cessione dello Statuto, e quindi invitato ri-solutamente dal Ministro Ricci, ad allonta-narsi “volontariamente” da Torino, rifu-giandosi a Ginevra: si pensava ottenere inseguito la sua rimozione (questo lo scopodell’invio del conte Siccardi a Portici pressoPio IX nel 1849). Il pretesto, invocato dalGoverno e dal Parlamento per detta rimo-zione? Che il Vescovo di Torino (e quello diAsti) avevano abbandonato la loro Sede ela loro diocesi; e chi li aveva costretti ad al-lontanarsi? Il Governo! Questo primo esiliodurò fino al 1850. Il ministro di Grazia egiustizia, Giuseppe Siccardi (morì nel 1857ritrattando il male da lui commesso) infattipreparava anche – con l’appoggio del go-verno D’Azeglio – le leggi che passerannoalla storia col suo nome: abolizione del foroecclesiastico, del diritto d’asilo, di numerosefeste di precetto e dell’obbligo di far rispet-tare il riposo festivo, divieto alle corpora-zioni ecclesiastiche d’accettare eredità senzail permesso del governo e, infine, progettodi legge del matrimonio civile. Mentre sidiscutevano alle Camere le leggi anticattoli-che che rendevano lettera morta l’articolo 1dello Statuto, l’arcivescovo ruppe gli indugi,invano sconsigliato da Vittorio EmanueleII: nel settembre 1849 era a Chambéry, il 26febbraio 1850 a Pianezza, nella sua diocesi,ed il 4 marzo a Torino; il 9 aprile, esitante, ilRe firmò le leggi approvate il giorno prece-dente dal Senato con 51 voti contro 29, vio-lando così il Concordato vigente. Subito,una circolare dell’Arcivescovo condannò lalegge dando istruzioni al clero sul compor-tamento da tenere di fronte ai tribunali civi-li. “È un atto di pazzia e di perversità incre-dibile” dichiarò Cavour, ed il liberale gover-no D’Azeglio sequestrò immediatamente lacircolare del 18 aprile; il 24 Mons. Fransonifu accusato di aver invitato alla disobbe-

le sempre si opporrà patendo di nuovo l’esi-lio. Ordinato sacerdote quando potè torna-re a Genova nel 1814. A soli 32 anni, nel1821, è consacrato Vescovo di Mondovì, surichiesta di Re Carlo Felice. L’avvento altrono dei Carignano non cambiò la fortunadel Fransoni presso la corte sabauda, giac-ché Carlo Alberto chiese ed ottenne, nel1832, la sua nomina ad Arcivescovo di Tori-no. Per più di dieci anni il Re e l’Arcivesco-vo suo “cugino” (in quanto cancellieredell’Ordine della SS. Annunziata; Mussolininon fu quindi l’unico “cugino” che il Re fe-ce arrestare) collaborarono strettamente,anche grazie alla “sponda” del Ministro So-laro della Margarita. Si trattava di sanare leantiche profonde ferite e dissensi tra Tronoe Altare che il giurisdizionalismo settecen-tesco aveva lasciato nel clero, nell’Universi-tà, nella magistratura, e senza il quale non sipuò comprendere la svolta laicizzatrice delgoverno sabaudo risorgimentale. Fu infattiun Vescovo di tal fatta, Mons. Pasio diAlessandria, che si scontrò col Fransoni aproposito delle scuole di metodo del sacer-dote liberale Ferrante Aporti (il cui nome, aTorino, ricorda solo più il vecchio carcereminorile); era il 1844, ed i rapporti tra il Ree l’Arcivescovo si guastarono irrimediabil-mente. L’elezione di Pio IX nel 1846 diven-ne il pretesto, per i liberali, per convincere ilRe ad abbracciare la loro causa, per cui col1847 venne l’anno in cui tutto fu compro-messo, con il licenziamento dal Ministerodel Conte Solaro. Mons. Fransoni ammoni-

Mons. LuigiFransoni, arcivescovodi Torino

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dienza della legge, il 4 maggio è arrestato,processato e condannato ad una multa conun mese di carcere in cittadella, divenendocosì prima vittima delle leggi Siccardi. PerMassimo d’Azeglio, il genero di Manzoni, ilVescovo aveva voluto fare il martire! Ma idolori di Mons. Fransoni erano solo all’ini-zio. Il ministro Pietro De Rossi di Santarosaaveva infatti votato le leggi Siccardi rassicu-rato in coscienza dal Vescovo di Fossano,Mons. Fantini. Nonostante ciò era incorso –come tutti i votanti favorevoli – nella sco-munica; trovandosi in punto di morte, rifiu-tò la ritrattazione richiesta, e morì, privo disacramenti, il 5 agosto 1850. Il Vescovo ave-va solo fatto il suo dovere di pastore, il Par-roco, religioso servita, aveva obbedito, en-trambi pagarono: i serviti furono espulsi, lacasa degli Oblati di M.V. (quelli del Lante-ri) presa d’assalto, ed il 7 agosto l’Arcive-scovo fu di nuovo arrestato come se spettas-se al governo decidere a chi si possono am-ministrare i sacramenti e a chi no. A optareper l’arresto fu decisiva l’influenza di Ca-vour (dimentico, si direbbe, del “liberaChiesa”), ed il Vescovo di Torino fu grotte-scamente accusato di cospirazione contro loStato. Mons. Fransoni fu quindi deportatonel forte di Fenestrelle, dove dieci anni do-po saranno internati i soldati napoletani fe-deli al loro Re. Il Governo inviò allora ilpresidente della Camera, Pinelli, a Roma,per ottenere da Pio IX la condanna delFransoni e la sua rimozione da Vescovo diTorino; si noti che Pinelli aveva anch’eglivotato le leggi Siccardi. La missione natu-ralmente fallì. Tanto più che nel frattempoil Governo Sardo aveva arrestato, processa-to ed esiliato anche l’Arcivescovo di Caglia-ri, Emanuele Marongiu-Nurra (1794-1866).Purtroppo non pochi Vescovi degli StatiSardi si comportarono in modo ben diverso,ispirati da principi liberali o gallicani, il checostrinse Pio IX a mettere i puntini sulla “i”prima col Vescovo di Vercelli e poi (1 no-vembre 1850) con tutto l’episcopato subal-pino. Mons. Fransoni rimase incarcerato aFenestrelle dal 7 agosto al 28 settembre1850: processato alfine “per abuso” fu con-dannato all’esilio, e fu privato dei beni dellamensa vescovile, trovando rifugio a Lione.In esilio rimase per tutto il resto della suavita, dal 1850, quindi, fino al 1862. Il Gover-no fece ogni sforzo per ottenerne la rimo-zione, o almeno per impedirgli di governa-

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re, seppur da Lione, la sua diocesi; Pio IXstesso, nel 1853-1854, fece capire a Fransoniche una sua rinuncia sarebbe stata auspica-bile dato che la diocesi era, di fatto, senzaPastore; ma l’arcivescovo si disse pronto adobbedire solo di fronte ad un ordine forma-le del Papa, ordine che Pio IX si rifiutòesplicitamente di dare. Le leggi del 1855chiusero la questione, giacché resero palesela volontà del Governo di distruggere co-munque la Chiesa. Mons. Fransoni non sifaceva alcuna illusione, anche su Carlo Al-berto, come ebbe a scrivere al suo amicoSolaro della Margarita che ancora amava ildefunto sovrano che aveva servito così alungo: “Carlo Alberto non amò l’Italia, amòdi usurparla, non combattè per l’Italia, maper impadronirsene, morì alfine vittima nondel suo amore per l’Italia, ma della sua am-bizione. No, Eccellenza, non giuri che nonavrebbe tolto un palmo di terra alla Chiesa.Ella stessa ammette che avrebbe volutostendere i suoi domini sino al confine Ro-mano. Come dunque può credere, che men-tre non si faceva scrupolo di rubare gli Statidei Principi d’Italia, volesse poi farselo ri-guardo al Papa? Bella confidenza cheavrebbe ispirato a quest’ultimo di diventareil suo primo difensore, col farsi ladro deglialtri Stati per diventare suo confinante”(lettera a Solaro dell’11 luglio 1860).

Mons. Fransoni fu considerato un retro-grada incapace di capire i tempi nuovi; di-mostrò tutto il contrario, appoggiando e fa-vorendo fin da subito l’opera di don Bosco(che tanti suoi confratelli consideravano unpazzo da rinchiudere in manicomio), men-tre i suoi successori arcivescovi, più “aper-ti”, Ricardi e Gastaldi, perseguitarono ilfondatore dei Salesiani e non ne comprese-ro lo spirito.

Fu ordinato sacerdote da Mons. Franso-ni il Teologo canonico Giacomo Margotti.Nato a Sanremo nel 1823 visse però la mag-gior parte della sua vita a Torino dove morìnel 1887. Dopo gli studi alla R. Accademiadi Superga, Margotti si dedicò interamenteal giornalismo in difesa della Fede cattolica(anche se fu pure autore di numerosissimeopere date alle stampe: Memorie per la sto-ria dei nostri tempi, 1863; Roma e Londra).Il 26 marzo 1848, infatti, Carlo Alberto ave-va promulgato un decreto sulla stampa chediede il via al proliferare di giornali e quoti-diani, per lo più inneggianti alle idee nuove

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ma, come detto, il Cavour annullò le elezio-ni dei suoi avversari sacerdoti (parroci e, co-me Margotti, canonici) pretestando che ave-vano abusato dei loro poteri spirituali. Que-sti ed altri soprusi (come la stessa chiusuradell’Armonia ordinata da Cavour nel 1859,che però non durò) convinsero don Margottiche era inutile e controproducente collabo-rare col partecipare alle elezioni alle usurpa-zioni rivoluzionarie; in occasione delle ele-zioni del 1861, le prime con gli elettori deglistati annessi al Piemonte (incluse le provincerubate alla Chiesa) l’Armonia (7 gennaio)varò il programma che viene rammentatocon la formula “né eletti né elettori”che ven-ne fatta propria dalla Santa Sede (il famosonon expedit) dopo l’occupazione di Romasotto Pio IX (10 settembre 1874, decretodella S. Penitenzeria; 29 gennaio 1877, Bre-ve alla Gioventù Cattolica) e soprattuttosotto Leone XIII (S. Uffizio, 30 giugno1888). I cattolici si sarebbero quindi riorga-nizzati fuori dal Parlamento, contro il Parla-mento nel caso, non riconoscendo un gover-no che aveva usurpato gli Stati Pontificiaprendo per il fatto stesso la Questione Ro-mana. Nel 1863 don Margotti e i suoi piùstretti collaboratori lasciano l’Armonia perfondare l’Unità Cattolica. La sede sarà sem-pre quella di Torino (il trasferimento a Fi-renze avverrà nel 1893, dopo la morte di donMargotti, mentre l’Armonia si era trasferitanella nuova capitale nel 1866, per chiudere ibattenti nel 1870). Pio IX approvò nel gen-naio del 1864 la decisione di don Margotti, ela finanziò con un contributo di 10.000 lireottenute tramite il card. De Angelis, in do-micilio coatto a Torino; dal 1861 don Mar-gotti non si intendeva col Vescovo Moreno,liberaleggiante. Tuttavia, don Margotti e isuoi ritennero sempre che l’Unità Cattolicaera l’erede dell’Armonia, tanto è vero che ilgiornale uscì come “giornale degli antichiscrittori dell’Armonia”. Il programma? Di-fendere la Fede, denunciare ogni tentativodi scisma ed eresia in Italia, giacché l’unitàitaliana era un pretesto sotto il quale si na-scondeva l’intento di protestantizzare il pae-se, come insegnava Pio IX, e come dimostra-va la libertà religiosa accordata ai valdesi edai protestanti fin dal 1848, con Cavour cheinviava missionari protestanti inglesi nellecampagne piemontesi (come dimostra pureampiamente Giorgio Spini, in Risorgimentoe protestanti, Il Saggiatore, 1989), combatte-

(come il risorgimento di Cavour, il Messag-gero di Brofferio, la Gazzetta del Popolo diBotero). Anche i sostenitori della Fede sigettarono con entusiasmo nell’agone, percontrastare gli avversari. Nacque così nel1848 L’Armonia della Religione con la Civil-tà, nota semplicemente come l’Armonia, periniziativa di Carlo Emanuele Birago di Vi-sche (1797-1862), del Teologo GuglielmoAudisio, del Vescovo di Ivrea, Mons. More-no e di don Margotti, che vi scriverà utiliz-zando spesso lo pseudonimo di GiuseppeMongibello. La libertà di stampa, natural-mente, era a senso unico, per cui il giornaleera continuamente sequestrato: già nel 1849Audisio fu destituito dal reggere l’Accade-mia di Superga e dovette riparare all’estero:lo sostituì alla direzione il giovanissimo Mar-gotti. Ancor più pugnace giornalista, si op-pose al governo Gioberti, al governo d’Aze-glio e alle leggi Siccardi, poi alle leggi del1855 contro i religiosi, per cui venne aggre-dito e bastonato a sangue, il 27 gennaio1856, con l’intento di ucciderlo. Ancora po-co in confronto al destino dei lettori meri-dionali dell’Armonia; il prof. Spagnolo hascoperto, compulsando diverse carte d’archi-vio, che la semplice lettura de l’Armonia eraun capo d’accusa dopo l’occupazione Pie-montese del Regno delle Due Sicilie. Nel1857 don Margotti viene eletto nel Parla-mento subalpino per il collegio di Oristano;

Don Giacomo Margotti

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re la massoneria (“vecchia come il peccato”)e, dal 1870, denunciare l’usurpazione di Ro-ma (da quel giorno il giornale uscì listato alutto) e l’infallibilità del Papa. Sostenuto aspada tratta da Pio IX (al quale don Margot-ti voleva erigere un monumento nazionalenella chiesa torinese di San Secondo) fu in-vece avversato dal nuovo arcivescovo di To-rino Mons. Gastaldi, sia sulla questione delpotere temporale, sia sulla questione rosmi-niana sollevata da don Albertario a Milano,per la quale il Vescovo minacciò di sospen-dere a divinis don Margotti. Morì ancor gio-vane nel 1887 a 66 anni, lasciando 100.000 li-re di allora in opere di carità, ma il suo gior-nale gli sopravvisse; furono direttori del’Unità don Tinetti (dal 1887 al 1892), giàsuo successore all’Armonia, Enrico Mastrac-chi ed il grande Giuseppe Sacchetti nel pe-riodo dal 1892 al 1907, iniziando così la lottaal modernismo, il grandissimo don Paolo deToth dal 1908 al 1909, amico di Mons. Beni-gni e poi passato a Fede e Ragione, e donCavallanti. Dopo la guerra e don Cavallanti,l’Unità Cattolica cambiò linea e in brevechiuse i battenti avendo perso la sua ragiond’essere: la battaglia continuava su Fede eRagione.

Concludiamo questa breve rassegna conla figura accattivante a affascinante di donBosco. Se il XIX secolo vide il Piemonteall’avanguardia del movimento rivoluziona-rio, lo vide anche, al contrario, come medi-cina provvidenziale, all’avanguardia dellasantità: basti ricordare i nome più famosi,tra i tanti, di don Bosco e di don Cafasso.Quando i laicisti sopprimevano gli ordini re-ligiosi col pretesto che erano improduttivied inutili nella moderna civiltà, si trovaronodi fronte all’opera di don Bosco che dimo-strava il contrario. Sostenuto come detto daMons. Fransoni e avversato da Mons. Ga-staldi, don Bosco, con la sua opera salesia-na, con le Letture cattoliche, col suo lavorodiplomatico al servizio della Chiesa nellapersona di Pio IX e Leone XIII, combattèpiù di chiunque la rivoluzione anticattolicadurante il “risorgimento”. Lo esemplifica lastessa sua devozione a Maria Ausiliatrice, laMadonna delle Vittorie, ovvero quella diLepanto con San Pio V e quella del 1814 colritorno del Papa a Roma con Pio VII: le da-te dei due avvenimenti sono iscritte nelfrontone della basilica di Valdocco. Fondòuna chiesa, San Giovannino, e un Oratorio

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proprio a fianco del Tempio Valdese che lalibertà religiosa concessa da Carlo Albertonel 1848 permise di edificare a Torinonell’attuale corso Vittorio Emanuele. Perquesto protestanti, massoni, anticlericali,cercarono di ucciderlo più volte, col fucile,col pugnale, col bastone (ad es. nel 1854)sempre salvato dalla Divina Provvidenza,dalla sua prudenza e dai suoi giovani, non-ché dal misterioso cane Grigio. Per questoCavour cercò di chiudere l’Oratorio e l’ope-ra salesiana e di arrestare don Bosco, facen-do perquisire più volte il suo domicilio nel1860: sapeva che aveva in casa il più sicurosostegno di Pio IX e dell’esule Mons. Fran-soni: la popolarità di don Bosco gli fermò lamano. Paradossalmente, il più grande per-secutore di don Bosco furono i due succes-sori del Vescovo Fransoni che l’ordinò sa-cerdote e che sempre lo sostenne: Mons. Ri-cardi di Netro e Mons. Gastaldi, che giunsea sospendere don Bosco dalle confessioni.Soprattutto colpiscono le continue incessan-ti profezie di sventura (incluse di morti im-minenti: Funerali a corte!) che don Boscoinviò a Vittorio Emanuele nel corso di lun-ghi anni, con affetto di figlio ma con severi-

San Giovanni Bosco (vera foto scattata a Barcellona nel 1886)

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tà di profeta: la guerra alla Chiesa avrebbeportato ogni sorta di sventura sul Re e lasua famiglia; ogni volta il re era turbato, mamai seppe trovare il coraggio di recedere edi liberarsi dai lacci della Setta che lo strin-gevano. Troppo ci sarebbe da dire, per cuimi fermo.

Concludo con due osservazioni che mistanno a cuore. La prima, ne ho già accen-nato, è che la chiave di lettura del Risorgi-mento deve essere quella del risorgimentocome rivoluzione anticristiana, massonicae protestante contro la Chiesa in Italia:napoletani e piemontesi, lombardi e sici-liani, ecc. siamo tutti cattolici e dobbiamolottare non l’uno contro l’altro, ma uniticontro i nemici di Cristo. La seconda è chela storia è maestra di vita quando è mae-stra ascoltata. Quando Alianello, quasiisolato, ricordava agli italiani cosa fu vera-mente il risorgimento, quasi nessunol’ascoltò. Oggi la critica al processo risor-gimentale è quasi diventata una “moda”(per fortuna) che si sta sempre più facen-do strada. Sia lode a chi scrive e pubblicain questo senso. Occorre però essere co-erenti: non ci si può schierare con Pio IX,coi Borboni, gli Estensi o i cattolici intran-sigenti, e poi difendere i campioni della li-bertà religiosa e della laicità positiva chepropongono gli Stati Uniti come modellodei rapporti tra Chiesa e Stato. Il 1848 ini-zia con la libertà religiosa per i Valdesi egli Ebrei in Piemonte. Cavour scrisse:“Amico quant’altri mai della libertà reli-giosa più estesa, io desidero ardentemen-te di vedere giungere il tempo in cui saràpossibi le praticarla da noi , quale essaesiste in America, mercè l’assoluta sepa-razione della Chiesa dallo Stato, separa-zione che io reputo essere una conseguen-za inevitabile del progresso della civiltàe condizione indispensabile al buon an-damento delle società rette dal principiodi libertà” (M.F. MELLANO, Il caso Fran-soni, p. 147). Cavour perseguitò la Chie-sa? Certamente, finché essa non si fossepiegata a cedere sul principio della sepa-razione e della laicità…positiva: è questala condizione per non farle guerra e farletrovare spazio nella “società aperta” deitempi nostri. Non vorrei che certi cattolicidi oggi perdano la bussola e attaccandoCavour ne facciano proprie però, sotto al-tro nome, le opinioni! Grazie.

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Un edificio costruito sulla sabbia...

Il 9 maggio del 2012, è stato reso di pub-blico dominio uno scambio di corrispon-

denza tra i Vescovi consacrati da Mons. Le-febvre nel 1988, riguardante la FraternitàSacerdotale San Pio X e l’eventualità di ac-cettare la proposta di riconoscimento cano-nico, a certe condizioni, della detta Frater-nità da parte di Benedetto XVI. Più preci-samente si tratta di una lettera, del 7 aprile2012, indirizzata al Consiglio generale dellaFSSPX dai Vescovi Alfonso de Galarreta,Bernard Tissier de Mallerais e RichardWilliamson, e la risposta del 14 aprile sotto-scritta dai tre membri del consiglio genera-le: il Vescovo Mons. Bernard Fellay, Supe-riore Generale, ed i suoi due assistenti, Ni-colas Pfluger e Marc-Alain Nély. L’autenti-cità delle lettere è stata confermata l’11maggio dal comunicato della Casa Genera-lizia della FSSPX, che ha accusato di colpagrave l’anonimo divulgatore della corri-spondenza, e la prima conseguenza ufficialedell’aver reso di pubblico dominio la letteradei tre Vescovi è stata presa ieri, 16 mag-gio, nell’abituale riunione della Congrega-zione per la Dottrina della Fede, che ha de-ciso che “dato la posizione che hanno pre-so, i casi degli altri tre Vescovi dovrannoessere trattati separatamente e individual-mente” (separatamente cioè da quello diMons. Fellay).

Ad una prima lettura, gli autori dellalettera del 7 aprile sembrano essere – da unpunto di vista dottrinale, pastorale e ancheumano – agli antipodi del loro confratello esuperiore Mons. Fellay, e viceversa. I primitre si oppongono strenuamente alla dottri-na del Vaticano II e a quella “soggettivista”di Joseph Ratzinger; stimano pertanto im-possibile un accordo dottrinale e inaccetta-bile un accordo pratico con BenedettoXVI, e ritengono che detto accordo con-durrà la FSSPX alla rovina. All’opposto,Mons. Fellay ed i suoi assistenti pensanoche il Vaticano II debba solo essere inter-pretato secondo la Tradizione, secondol’intenzione manifestata da Benedetto

Controversie

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La rinuncia di Joseph Ratzinger

La mattina di questo 11 febbraio 2013,durante il Concistoro, Benedetto XVI ha

annunciato la sua “rinuncia al ministero diVescovo di Roma, successore di San Pie-tro”, precisando che la Sede sarà effetti-vamente vacante a partire dal 28 febbraio,alle ore 22.

Unica motivazione data per questa de-cisione: l’ingravescentem ætatem, ovvero-sia l’età avanzata (e non è dato saperedell’esistenza di altri motivi).

La rinuncia al Sommo Pontificato èprevista – come possibilità – dal canone

XVI, e che rifiutare il riconoscimento cano-nico della FSSPX equivale di fatto a pren-dere una posizione scismatica se non sede-vacantista, rifiutando l’autorità del Papa.Da qui la tentazione dei cattolici di schie-rarsi dall’una o dall’altra parte delle due ar-mate in battaglia.

La storia della Fraternità, ebbe a direMons. Lefebvre, è la storia dei suoi scismi.La causa principale di questi scismi, giuntiormai ai vertici di questa società, è da ricer-carsi nella posizione esistente fin dalla fon-dazione e poi adottata definitivamente dallaFSSPX tra il 1979 ed il 1981: attribuire glierrori “conciliari”, che altro non sono che lariedizione del Modernismo condannato daSan Pio X come riunione di tutte le eresie(e quindi come una “super-eresia”, secondol’espressione condannata da Mons. Fellay),al Papa legittimo e alla Chiesa, e quindi, inultima analisi, a Cristo stesso che governa laSua Chiesa, e allo Spirito di Verità.

Cosa accadrà, forse tra poco? Non sia-mo profeti. Senza dubbio, ancora una volta,i Modernisti sono abilmente riusciti a semi-nare la divisione.

Quali sono i rischi, che al termine diquesta analisi, denuncia il nostro Istituto?

Il primo: che una buona parte dei fedeli,al seguito di Mons. Fellay, continui il pro-cesso già iniziato da tempo di accettazionedella teoria e della prassi del Modernismoagnostico ratzingeriano.

Il secondo: che un’altra parte dei fedeli,al seguito degli altri tre Vescovi, o anchesolo di uno di essi, continui il processo giàavanzato della costituzione di una chiesuo-la gallicana, ostile quasi istintivamente alPapato e alla Chiesa Romana

Il terzo (ma non ultimo): che gli uni e glialtri persistano nei principi erronei che

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Mons. Lefebvre, consapevolmente o no,pose alla base del suo edificio, e che hannoportato al disastro attuale. Un errore picco-lo nei principi diventa grande nelle sue con-clusioni, e un edificio costruito sulla sabbia,non resisterà alla prova dei fatti.

Il nostro Istituto denuncia gli errori mo-dernisti che hanno preso inizio col Vatica-no II e le riforme che ne sono seguite.

Afferma che tali errori non possono veni-re dalla Chiesa e da un legittimo Pontefice.

Ricorda che non si può essere in comu-nione con chi non professa integralmente laFede Cattolica.

Mette in guardia dagli errori da sempreprofessati dalla FSSPX e dalle comunitàamiche, sia che questi errori portino ad unaccordo coi Modernisti, sia che portino in-vece, al seguito di uno o più Vescovi, aduna resistenza a quelle che sono considera-te le legittime autorità.

Constata che la tesi teologica sulla situa-zione attuale dell’Autorità nella Chiesa diMons. Guérard des Lauriers o.p. è ancoroggi, e sempre più, la più adeguata per fon-dare solidamente la perseveranza nella Fe-de e quindi poter affrontare e sconfiggere,con la grazia di Dio e l’intercessione di Ma-ria, l’eresia modernista che rovina e perdele anime.

don Francesco Ricossa(17 maggio 2012)

Comunicati dell’Istituto Mater Boni Consilii

Mons. Bernard Fellay superiore della FSSPX

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Ma il 19 aprile 2005, quando JosephRatzinger fu eletto al Sommo Pontificatodal Conclave, accettò veramente, e nonsolo esteriormente, l’elezione? Secondo latesi teologica messa a punto da PadreM.L. Guérard des Lauriers o.p. (nei con-fronti di Paolo VI e dei suoi successori)questa accettazione non poté che essereesteriore e non reale ed efficace, in quan-to l’eletto ha dimostrato di non avere avu-to, né allora, né in seguito, l’intenzione og-gettiva e abituale di provvedere al benedella Chiesa e di procurare la realizzazio-ne del suo fine. Da quel giorno, JosephRatzinger fu sì l’eletto del conclave, manon formalmente il Sommo Pontefice chegoverna la Chiesa “con” il suo Capo invi-sibile, Nostro Signore Gesù Cristo. Con ladecisione odierna, in sintonia con la dot-trina e la disciplina conciliare e col vivosentimento antipapale ereditato in lui dalprotestantesimo tedesco e dal moderni-smo agnostico del quale è stato e restamassimo esponente, Joseph Ratzinger hasolo reso esplicito e manifestato il suo ri-fiuto di governare veramente la Chiesa, ecessa così di essere – giuridicamente –non il Papa, che non è mai stato, mal’eletto del conclave e l’occupante mate-riale della Sede Apostolica.

Nella già drammatica situazione dellaChiesa, il gesto odierno indebolisce anco-ra di più la barca apostolica scossa dallatempesta. È vero infatti che questo gestoriconosce l’incapacità e la non volontà diRatzinger di governare la Chiesa, ma è ve-ro anche che porta a compimento, comedetto, la disciplina conciliare di discreditodella gerarchia ecclesiastica. Solo l’elezio-ne di un vero Successore di Pietro potreb-be porre fine a questa crisi di autorità, mala composizione del corpo elettorale la-scia presagire – a vista umana – che lanotte sarà ancora più fonda, e l’alba anco-ra lontana. Che Dio ci assista, con l’inter-

221 del codice di diritto canonico promul-gato da Benedetto XV, per cui, di per sé,una decisione di questo genere non alterala divina costituzione della Chiesa, pur po-nendo delle gravissime difficoltà di ordinepratico. È ben noto perciò che le rare ri-nunzie del passato avvennero in circo-stanze di particolare gravità nella storiadella Chiesa, per cui il gesto compiuto og-gi da Benedetto XVI non può essere para-gonato a quelli del passato.

Si tratta invece – come lo suggerisco-no le parole stesse adoperate, ingrave-scentem ætatem – della volontà di appli-care anche all’ufficio papale quanto già ilVaticano II (col decreto Christus Dominus)e Paolo VI (Motu proprio Ecclesiæ Sanctædel 6 agosto 1966; Motu proprio Ingrave-scentem ætatem del 21 novembre 1970)avevano deciso per i Parroci, i Vescovi e iCardinali (dimissioni al compimento dei 75anni; esclusione dal Conclave al compi-mento degli ottant’anni per i Cardinali).

Quelle decisioni conciliari e montinianenon avevano solo lo scopo pastorale di-chiarato di evitare di avere pastori inabilial ministero per l’età avanzata (e quellonon dichiarato di allontanare eventuali op-positori alle riforme), ma quello di trasfor-mare – almeno di fatto e agli occhi delmondo – una sacra gerarchia in un ammi-nistrazione burocratica simile alle ammini-strazioni di governo dei moderni stati de-mocratici, o ai ministeri pastorali sinodalidelle sette protestanti. Oggi Joseph Rat-zinger porta a compimento la riforma con-ciliare applicando anche alla sacra dignitàdel Sommo Pontificato le moderne cate-gorie mondane e secolari di cui sopra,equiparando anche in ciò il Papato Roma-no all’episcopato subalterno. È molto pro-babile che l’odierna decisione, infatti, di-venti come moralmente obbligatoria per isuccessori, facendo del Papato un incari-co “a tempo” e provvisorio di presidentedel collegio episcopale o, perché no, delconcilio ecumenico delle chiese.

All’inizio del suo “pontificato”, Benedet-to XVI insistette infatti sull’aspetto collegia-le dell’autorità della Chiesa: il Vescovo diRoma è il presidente del collegio episco-pale, un Vescovo tra i Vescovi; al terminedel suo “governo”, Joseph Ratzinger havoluto presentare – come un qualsiasi ve-scovo conciliare – le sue dimissioni.

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cessione di Maria Santissima, e dei SantiApostoli Pietro e Paolo.

Verrua Savoia 11 febbraio 2013

In merito all’elezione diJorge M. Bergoglio

Il comunicato del nostro Istituto dell’11febbraio, terminava con queste parole:“Solo l’elezione di un vero Successore

di Pietro potrebbe porre fine a questa crisidi autorità, ma la composizione del corpoelettorale lascia presagire – a vista umana– che la notte sarà ancora più fonda, el’alba ancora lontana”. Purtroppo la realtà– con l’elezione del 13 marzo scorso – èandata al di là delle più fosche previsioni.Se il Grande Oriente d’Italia, e ancor piùquella particolare organizzazione masso-nica che è il B’nai B’rith (Figli dell’Allean-za) si sono vivamente rallegrati della scel-ta fatta della persona di Jorge Mario Ber-goglio, il mondo cattolico al contrariopiange non solo per essere ancora privodi un vero, autentico e legittimo Succes-sore di Pietro e Vicario di Cristo, ma an-che perché occupa la sede Apostolica – incastigo dei nostri peccati e per altri imper-scrutabili motivi – un vero nemico internodella Chiesa Cattolica.

In questo momento storico, e in attesadi atti oggettivi che possano confermare o– lo volesse Iddio – smentire quanto ap-pena scritto, nella nostra veste di semplicibattezzati, cresimati o sacerdoti dellaChiesa Cattolica, intendiamo professare lanostra fede, fare alcune considerazioni, erivolgere un appello.

Innanzitutto, i membri dell’Istituto in-tendono qui rinnovare pubblicamente lapropria professione di fede cattolica delConcilio di Trento e Vaticano primo (DH1862-1870) ed il giuramento antimoderni-sta (DH 3537-3550), ed in particolare lapropria fede “in ordine al primato ed almagistero infallibile del Romano Pontefi-ce”, Vicario di Cristo e Successore di Pie-tro, al quale Cristo ha affidato le chiavi delRegno dei Cieli, il compito di confermare isuoi fratelli nella fede, e di pascere il Suo

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gregge. Primato che Cristo ha affidato alsolo Pietro, e non stabilmente all’interocollegio apostolico e ancor meno al “col-legio episcopale”.

Gli avvenimenti recenti (rinuncia di Jo-seph Ratzinger, elezione di Jorge M. Ber-goglio) hanno poi ricordato il ruolo di Dioe quello degli uomini durante la vacanzadella Sede e l’elezione del nuovo Pontefi-ce. Durante la vacanza della Sede, l’Auto-rità permane sempre in Cristo, Capo invi-sibile della Chiesa e solo “in radice” nelcorpo morale che può designare il nuovoPontefice.

Questo corpo morale elegge un candi-dato con degli atti umani propri a ognunodegli elettori; la persona eletta deve poiaccettare, non solo a parole, ma nellarealtà, il Sommo Pontificato, il che includela volontà oggettiva ed abituale di realiz-zare il fine stesso del Papato e il bene del-la Chiesa. Anche questa accettazione edintenzione sono degli atti umani, sotto-messi a tutte le infermità di un altro attoumano. Questi atti umani – degli elettori edell’eletto – costituiscono l’aspetto mate-riale del papato; papato che però non vie-ne dagli uomini, ma da Cristo stesso chegoverna, santifica, insegna la Chiesa, abi-tualmente, “con” il suo vicario: “sarò convoi…” (Matt. 28, 20). Cristo comunicaquindi a chi è stato canonicamente elettoed ha realmente accettato l’Autorità che locostituisce formalmente i l Sommo Pontefice.

È con un semplice atto volontario di ri-nuncia che Joseph Ratzinger ha rifiutatol’elezione che era stata fatta della sua per-sona, rendendo così totalmente vacantela Sede; ha così reso esplicito quel suonon volere veramente governare la Chiesa“assieme a Cristo” che gli impediva, findall’inizio, di essere Papa. È con un attodella sua volontà, analogicamente, che

J. Bergoglio riceveRiccardo Di Segni,gran Rabbino di Roma. In occasionedella Pesach ha inviatogli auguri a tutta la comunità ebraica...

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Jorge M. Bergoglio non ha oggettivamen-te l’intenzione di governare la Chiesa ac-cettando il Sommo Pontificato, al puntoche la sera dell’elezione si è lui stessopresentato non come il Papa, ma solo co-me il “vescovo di Roma”, secondo la nuo-va dottrina della collegialità episcopale.Tutti gli atti di Jorge M. Bergoglio nellasua sede di Buenos Aires attestano, sen-za ombra di dubbio, che egli intende il suoruolo in ordine al dialogo interreligioso,specialmente col giudaismo e all’ecume-nismo (giungendo al punto di farsi benedi-re e imporre le mani dagli eretici), in frater-na unione con tutti i nemici della Chiesa edi Cristo, e nel più totale disprezzo dellaTradizione dogmatica, liturgica e discipli-nare della Chiesa Cattolica. Una similepubblica, abituale intenzione è incompati-bile con l’essere Papa, cioè con l’essere“una cum” il Capo invisibile della Chiesa,Gesù Cristo Nostro Signore. È questal’analisi che ci sembra dover fare percomprendere l’attuale situazione dell’au-torità nella Chiesa.

Rivolgiamo quindi la nostra preghiera aCristo Signore: “Domine, salva nos, peri-mus”! (Matt. 8, 23) Solo il Signore, nellamediazione di Maria, può salvare e salve-rà la Sua Chiesa.

Ci appelliamo poi ai cattolici che anco-ra si sentono legati alla tradizione dellaChiesa, affinché aprano gli occhi e rompa-no coraggiosamente la comunione conchi non può rappresentare Gesù Cristo ela Sua Sposa, la Chiesa Cattolica.

Preghiamo infine i Santi Apostoli Pietroe Paolo affinché proteggano la Chiesa Ro-mana, e i Santi Pontefici San Pio V e SanPio X affinché sostengano con la loro in-tercessione tutti i difensori della Chiesadai suoi nemici interni ed esterni.

Verrua Savoia, 15 marzo 2013

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Messico martire

La casa editrice Amicizia Cristiana hacurato la ristampa del libro Messico

martire, scritto dal padre Luigi Ziliani, dellaCompagnia di Gesù, la cui prima edizionefu pubblicata nel 1929 e, da quanto scriveMarco Respinti (Basta Bugie.it, n. 238 del30/3/2012), ebbe ben 15 riedizioni nell’arcodi 10 anni.

L’iniziativa editoriale è stata suggeritadal film Cristiada, relativo all’insurrezionearmata che dal 1926 al 1929 mobilitò i cat-tolici messicani (i “Cristeros”) contro il re-gime massonico e anticlericale del presi-dente Plutarco Elias Calles. In Italia, comeogni pellicola che non rientra nel filonepropagandistico hollywoodiano, il film nonho trovato un distributore (all’indirizzo In-ternet: http://federiciblog.altervista.org/2012/11/28/film-cristiada-viva-cristo-rey/ ilettori troveranno i link per vedere e scari-care il film).

Il lettore, fin dai primi capitoli del libro,capirà di aver speso bene i suoi soldi. In ef-fetti, nella parte introduttiva, l’Autore (chesi recò più volte in Messico, in particolarenel 1928, in piena persecuzione), situa la vi-cenda dei Cristeros nella guerra più ampiascatenata dalla setta massonica contro laChiesa per la conquista del potere mondia-le (e in particolare dei Paesi cattolicidell’America Latina), indicando negli Usail braccio armato della setta. Alcune consi-derazioni, scritte 80 anni fa, sono di estre-ma attualità: “Per questi adoratori del dol-laro noi tutti siamo dei paria, che devonoservire, contenti delle briciole buttate a terradalle tavole dei ricchi epuloni. …Oggi ladottrina di Monroe: ‘L’America agli ameri-cani’ ha avuto ora una nuova interpretazio-ne elastica con la formula: ‘Tutta l’Americae tutto il mondo per la massoneria’. Nellaloro insaziabile voracità i framassoni, fortidella loro prosperità, sono convinti chemangeranno tutto; perché è la loro ora. Poiverrà sicuramente l’ora della indigestione(speriamo, ndr)” (pag. 34). E ancora: “Ave-va già detto il Presidente Roosevelt: ‘L’as-sorbimento dell’America Latina è molto dif-

Recensioni

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ficile finché sarà cattolica’. Il Messico è laprima muraglia che i massoni vogliono ab-battere per inondare l’America Latina conla civiltà del relativismo e del dio dollaro”(pag. 33; l’indebolimento arrecato dal Con-cilio alla Chiesa ha certamente favorito ildilagare delle sette protestanti nei Paesi la-tino-americani). Ma Ziliani ricorda ancheche “la potente massoneria Nord America-na va sempre distinta dal nobile popolo diquel grande Continente, in grande partemaggioranza di indole buona e conservatri-ce, quando non cattolico” (pag. 29).

Nelle stesse pagine introduttive, padreZiliani tratteggia un breve ma esaurientepanorama storico del Messico (che si puòapplicare alle altre terre precolombiane delNuovo Mondo), dall’arrivo degli Spagnolialle rivoluzioni liberali del XIX secolo. Illettore vi troverà numerosi spunti di rifles-sione per controbattere la corrente vulgataanticattolica, presente in ogni settore dellacultura ufficiale (anche nelle apparente-mente “neutrali” guide turistiche: acqui-standone una per un viaggio in Argentina,vi ho riscontrato l’esaltazione del periodoprecolombiano, la demonizzazione del -l’evangelizzazione cristiana e infine l’elogiodei movimenti rivoluzionari dell’ottocento).

Scrive l’Autore: “La Cattedrale (dellaCittà del Messico) sorge significativamentesui ruderi dell’antico tempio del sole, allaquale divinità si offrivano sacrifici umani diinnocenti e d’infanti, strappando il cuoredelle vittime. E mettendolo ancora palpitan-te e a caldo nella fauci del mostruoso Quet-zalcoatl, uccello-serpente, decapitando quin-di l’innocente e facendo rotolare la sua testamozza giù fino al popolo festante” (pag.19). “In piazza della Capitale c’è un monu-mento storico dedicato agli Imperatori azte-chi. E’ un omaggio iniquo … ai tiranni diquell’impero” (pag. 17). L’opera dellaChiesa nelle Americhe fu fondamentaleper la religione e per la società: “Convertitoal cattolicesimo il loro sovrano, tutti gli Indipassarono in massa nel grembo della Chie-sa, che valorizzò le loro energie per il benecomune” (pag. 17). La Santa Vergine, ap-parsa nel 1851 a Guadalupe all’aztecoCuauhtlatoatzin (battezzato poi col nomedi Juan Diego), diede “prova della sua be-nevolenza verso i nuovi figli, confermandoil suo Patrocinio sulla nuova cristianità …Maria di Guadalupe guadagnò presto il

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cuore di tutti gli Indi, e fu chiamata giusta-mente la Buona Madrina nel loro battesi-mo” (pag. 20). Contro l’avidità di una partedegli Spagnoli, la Chiesa difese strenua-mente gli Indios: “nel Terzo Concilio Mes-sicano del 1585 vengono stabilite pene cano-niche contro i vessatori degli indigeni, inti-mando riparazione dei danni. E proprio daqual tempo s’iniziano le opere di beneficen-za, istituti di carità e di protezione, asili,ospedali, ricoveri, ospizi. Non toccate dun-que la storia, perché questa strappa la ma-schera ai mentitori” (pag. 26-27).

Ziliani non nasconde il suo disappuntoper le rivolte che portarono alla separazio-ne del Messico dalla Spagna (aggredita nel-lo stesso periodo e dalla stessa setta in Eu-ropa): “L’indipendenza del Messico ebbeorigine da un movimento rivoluzionario in-composto, quasi anarchico, non dal bisognodel popolo” (pag. 25). La rivoluzione fumanovrata dall’esterno:“Già nei primi annidella dichiarata indipendenza la massoneriafece incorporare agli Stati Uniti le conserva-trici Louisiana e la Florida ... la setta deltriangolo e del compasso creò l’incidente colMessico, e nella conclusione della pace siappropriò di tre Stati a forte presenza catto-lica: il Nuovo Messico, la Nuova Californiae il Texas … Più tardi nel 1853 fu annessaanche l’Arizona. Chi fomentò la rivolta con-tro Massimiliano Imperatore, finanziandola rivolta armata del ferocissimo Gen. Jua-res? Fu la massoneria, che in tutto il mondocercava di abbattere una monarchia comequella asburgica ... E fu la massoneria inter-

La locandi-na del filmCristiadache non è

stato distribuito

in Italia

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nazionale a sostenere Obregon e attualmen-te Calles, elettosi senza voto popolare, impo-sto alla Nazione da Obregon” (pagg. 29-30).

Dopo la panoramica storica, l’Autorepassa a esaminare il periodo della Cristiada,con la descrizione di meccanismi di geopoli-tica ben collaudati: “Ed è in questa persecu-zione che i figli della Vedova giocano unabuona carta. La mossa americana del non in-tervento nei cosiddetti affari interni del vicinoMessico, può essere una buona politica perottenere in cambio una legislazione più acco-modante agli interessi petroliferi dei cresi ingrembiulino di New Jork … Calles, non po-tendo colpire i grandi magnati del petrolio,che vivono all’ombra della Loggia di WallStreet, e hanno il coltello per il manico, ha ot-tenuto in cambio il non intervento nella suapolitica vessatoria contro i cattolici … Fu det-to da un magnate del petrolio che vale più ungallone di nafta che un litro di sangue … I fi-nanzieri della squadra e compasso di WallStreet pensano al petrolio, e alla Casa Biancahanno imposto la formula: affari interni delMessico… Questo è cinismo ed istrionismo!Non intervento ed intervento in casa altruiquando fa comodo!” (pagg. 30-32).

Gli avvenimenti messicani ricordano“l’empietà rivoluzionaria della rivoluzionefrancese. Qui come là. È la solita storia mas-sonica: una minoranza audace che opprimela maggioranza onesta” (pag. 35). Ma a vol-te la maggioranza reagisce, si organizza e siarma, come i cattolici della Vandea, del Ti-rolo e degli Stati italiani preunitari che in-sorsero contro le vessazioni giacobine e na-poleoniche. Così pure i cattolici messicani,in nome della S. Vergine di Guadalupe e diCristo Re (devozione che ebbe un forte im-pulso dopo che, nell’Epifania del 1914,l’Episcopato messicano volle ornare le im-magine del Redentore con i simboli dellaregalità), si sollevarono a migliaia contro latirannide governativa. La Chiesa rappre-sentava per i settari un ostacolo da supera-re per la conquista del Messico: allora gliaggressori (i presidenti-generali) indossaro-no i panni degli aggrediti, proprio comenella “favola esopiana del lupo e dell’agnel-lo” (pag. 34). Sotto la presidenza del gen.Venustiano Carranza, nel 1917 a Querètarofu varata la nuova Costituzione “degli StatiUniti del Messico”, con il famigerato art.130 che determinava per il clero la perditadi “ogni personalità giuridica nell’essere, nel

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possedere, nell’ereditare, nel succedere, nelricevere” (pag. 38). Si mettevano le basi perpassare dalla persecuzione giuridica a quel-la fisica, sull’esempio della Russia e dellaSpagna: “Prima la spogliazione, poi le ma-nette, infine la mannaia” (pag. 38). Infatti,in poco tempo si passò dall’espulsione divescovi e sacerdoti alla devastazione dichiese sino alle prime fucilazioni di eccle-siastici (pag. 39).

Sotto la presidenza del gen. AlvaroObregon, una bomba fu fatta scoppiaredall’anarchico Luciano Perez sotto il tro-netto che reggeva l’effige miracolosa dellaS. Vergine nella basilica di Guadalupe. Ladeflagrazione causò gravi danni all’altare,ma il quadro fu illeso: questo fatto, che hadel miracoloso, non fu però sufficiente aplacare l’indignazione dei cattolici, in parti-colare dalle popolazioni indiane. L’indigna-zione sfociò in resistenza armata quandonel giugno 1926 fu varata la “Legge Cal-les”, che prendeva il nome dall’ennesimogenerale-tiranno del Messico. Le nuove di -sposizioni, in nome della “libertà” rivolu-zionaria, negavano ogni libertà concreta al-la Chiesa: espulsione dei preti stranieri; li-mitazione di un sacerdote per ogni 15.000abitanti, ma col divieto di indossare la tala-re e dell’insegnamento religioso; soppres-sione delle comunità religiose; limitazionealla stampa cattolica; persino delle sanzioniai genitori che favorivano la vocazione deifigli… (pag. 40). Col capitolo intitolato“Non possumus” (pag. 41) si arriva allaparte centrale del libro: lascio al lettore ilcompito di scoprire, in più di cento pagine,i nomi, i luoghi, gli avvenimenti legatiall’insurrezione e al martirio di tanti cattoli-ci messicani, con numerosi episodi che ri-chiamano alla mente l‘ardimento dei primimartiri romani. E’ da precisare, nella nostraepoca offuscata dagli errori conciliari, cheCristeros non morirono per la “libertà reli-giosa”, ma per la libertà della Chiesa diesercitare i suoi inalienabili diritti nella sfe-ra spirituale e temporale.

Nell’ultima parte del libro Ziliani (pag.175) traccia un parallelo tra la Passione diGesù e la passione del Messico, indicandoCalles nei panni di Caifa, i moderati (“i cat-tolici timorosi e comodi”) nei panni di Ero-de e infine “la venerabile in tutti i sensi So-cietà delle Nazioni” in quelli di Pilato. Tra icattolici “timorosi e comodi” possiamo an-

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noverare quella parte dell’episcopato mes-sicano che, malgrado i coraggiosi interventidi Pio XI e l’eroismo della maggioranza deiVescovi, con un atteggiamento rinunciata-rio determinò il triste epilogo alla guerradei Cristeros, con delle drammatiche conse-guenze per chi aveva combattuto. A questoproposito “Messico martire” è un libro daleggere anche perché illustra e precisa ilruolo che ebbe Pio XI. Non dimentichiamoche sulla vicenda messicana (come sullacondanna dell’agnostico Charles Maurras)il pontefice di Desio è stato oggetto diaspre e ingenerose critiche, anche da partedegli avversari (coscienti o incoscienti) delPapato che si annidano nel mondo “tradi-zionalista”. Padre Ziliani traccia l’azione diPapa Pio XI a favore della Chiesa messica-na nel capitolo “Roma ha parlato” (pag.179); cita in particolare l’enciclica AcerbaAnimi del 29/9/1932, nella quale Papa Rattidenuncia come il regime messicano abbia“l’intenzione di distruggere la stessa ChiesaCattolica” ed esorta il clero insieme ai fede-li a continuare a difendere i sacrosanti dirit-ti della Chiesa. In un volumetto a parte,“Encicliche sulle persecuzioni in Messico,1926-1937”, già segnalato dalla nostra rivi-sta, “Amicizia Cristiana” ha pubblicato i di-versi atti del magistero di Pio XI sul calva-rio messicano: l’epistola apostolica Paternasane (2/2/1926), l’enciclica Iniquis afflictis-que (18/11/1926), la citata enciclica Acerbaanimi magnitudo e l’enciclica Firmissimamconstantiam (28/3/1937).

Il libro termina proprio con l’elogio fat-to da Pio XI ai cattolici messicani:“Popolodi Confessori e di Martiri” (pag. 214). Il giàcitato Respinti ci informa che padre Zilianinel decennio 1928-1938 tenne in Italia e in

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altri Paesi d’Europa un incredibile numerodi conferenze (quasi trecento!) per denun-ciare la persecuzione della Chiesa messica-na da parte del regime anticlericale di Cal-les. La ristampa di “Messico martire” rap-presenta anche un doveroso omaggio al sa-cerdote che con coraggio e bravura ci hatramandato le gesta di quei Confessori eMartiri. ¡Viva Cristo Rey!

Don Ugo Carandino

LUIGI ZILIANI, Cristiada. Messico martire. Storia dellapersecuzione, Amicizia Cristiana, Chieti 2011, pag. 218, euro 15,00.

La vera storia del Beato Simo-nino da Trento Innocente e

Martire e del suo culto

Molto è stato scritto, in passato, sul bea-to Simonino da Trento e ancora oggi,

malgrado la “soppressione” del suo cultoegli è al centro dell’interesse degli studiosi.Nel 2007 fece molto scalpore il libro “Pa -sque di Sangue” di Ariel Toaff, figlio delgran rabbino di Roma Elio, nel quale l’au-tore affrontava scientificamente e storica-mente la questione della “cultura del san-gue” nelle tradizioni e credenze popolariebraiche nel medioevo. Questa “accusa delsangue”, secondo Toaff, emerge propriodai verbali dei processi per l’accusa di“omicidio rituale” (di cui proprio quello diTrento del 1475 riguardante il beato Simo-nino è uno dei più famosi), contro gli ebreiashkenaziti trentini. È molto interessantequanto scrive Toaff per spiegare il suo me-todo di ricerca, pochè egli non può esserecertamente accusato di essere di parte e an-tisemita: « voglio precisare che nella mia ri-cerca ho inteso principalmente indagare sulruolo occupato dalla cosiddetta “culturadel sangue” nel mondo ebraico di lingua te-desca, come nella società circostante. Unruolo polivalente, terapeutico, magico, sca-ramantico, alchemico, che prescindeva dalsevero, divieto biblico e rabbinico relativoal consumo del sangue. In sostanza, mi so-no proposto di verificare come, anche suquesto punto, la prassi, modellata dalle in-fluenze esterne, avesse modificato la norma

don Luigi Zialiani

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e quali ne fossero state le conseguenze, im-previste o prevedibili, nell’ambito del -l’aperto e aspro confronto con le comunitàdei cristiani. In altre parole, intendevo rico-struire restituendo loro vita e spessore, lecredenze popolari dell’ebraismo ashkenazi-ta medioevale, un mondo sotterraneo, im-bevuto di superstizione e di magia e anima-to da viscerali sentimenti anti-cristiani. Unmondo che, più o meno intenzionalmente,è stato coperto dall’oblio, almeno fino aitempi recenti. Il processo di Trento per l’in-fanticidio di Simonino (1475) e la sua am-pia documentazione mi hanno fornito lapossibilità di esaminare in dettaglio le con-fessioni degli imputati. Mi sono chiestoquindi se in esse, pur tenendo conto cheerano state estorte con la tortura [metodocomune a tutti i processi, anche quelli civi-li… a quell’epoca, n.d.r.] si potessero ri-scontrare elementi riconducibili alla menta-lità, alle tradizioni e ai riti particolari diquegli ebrei per quanto concerneva sia lavita quotidiana sia la celebrazione delle fe-stività, e in particolare la Pasqua. Sulla basedi significativi riscontri e verifiche incrocia-te con le fonti ebraiche sono giunto allaconclusione che vi siano solidi elementi peripotizzare che un uso magico e simbolicodel sangue, essiccato e ridotto in polvere,fosse divenuto con il tempo, a dispettodell’opposizione dei rabbini, parte inte-grante di riti e liturgie particolari nell’ambi-to della celebrazione della Pasqua ebraica.L’immagine emersa da una documentazio-ne ebraica rilevante, di recente pubblicatada Israel Yuval, trova conferma nel quadroche sull’argomento ci viene disegnato dagliimputati di Trento, indicando chiaramenteche esso caratterizzava in particolare grup-pi estremisti ashkenaziti. Questi, che face-vano parte di un ebraismo tedesco reducedai traumi delle crociate, dai massacri e daibattesimi forzati, esprimevano nel corsodella cena pasquale la loro risoluta avver-sione al cristianesimo nel cosiddetto “ritua-le delle maledizioni”. Secondo la mia ipote-si, che ritengo suffragata da indizi significa-tivi, questi anatemi sacralizzati acquistava-no una terribile valenza magica quandosimbolicamente qualche granello di sanguecristiano in polvere veniva sciolto nel vino,trasformandolo nel sangue di Edom, il cri-stianesimo, l’irriducibile persecutore cui lemaledizioni erano indirizzate» (1). Toaff fa

notare come il bambino ucciso sia identifi-cato, in maniera commovente per un cri-stiano, con lo stesso Nostro Signore GesùCristo: «“Tu sei crocefisso e trafitto comeGesù l'appeso, in ignominia e vergogna co-me Gesù”. Per i partecipanti al rito sembrache l’infante cristiano avesse perduto la suaidentità (se mai l’aveva posseduta ai loroocchi) e si fosse trasformato in Gesù “croci-fisso e appeso”» (2). Quanto affermato quida Toaff sembra smentire quella “evidentemancanza assoluta di prove” che GemmaVolli invocava nel 1963, all’alba dei tempinuovi del Concilio Vaticano II, nell’opusco-letto di sedici pagine (3) che ella scrisse perchiedere la revisione dei processi trentini ela soppressione del culto di Simonino.

La storia è nota, la revisione invocataarrivò con il Concilio, e grazie ad un insi-gnificante articolo di W. P. Eckert op. (4),nel 1965 il vescovo di Trento Gottardi fusolerte a sopprimere il culto di Simonino eoccultarne le reliquie per cancellarne persempre, se ciò fosse stato possibile, la me-moria.

Questo nuovo libro vuole far conoscerela vera storia di Simonino come l’ha inse-gnata e creduta Santa Madre Chiesa primadei “tempi nuovi del Vaticano II”, e vuolericordare ai cattolici quello che ci sembraessere un punto fondamentale della que-stione, e che si è sempre cercato di far pas-sare in secondo piano; il fatto cioè che nelcaso del culto di San Simonino è in giocol’autorità stessa e la credibilità della Chie-

Processione solenne, a Trento in onore del B. Simoni-no negli anni cinquanta del secolo scorso

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sa. Essa infatti è infallibile nella canonizza-zione dei suoi santi, per cui non è possibileche approvi un culto che si rivelerebbe inseguito falso e necessiti di essere soppresso.Certo la beatificazione, in quanto atto nondefinitivo e limitato ad un culto locale chenon obbliga tutta la Chiesa, non è ancorainfallibile; ma è opinione comune dei teolo-gi che sia quanto meno temerario sostenereche vi possa essere errore in un tale giudi-zio. Inoltre nel nostro caso bisogna consi-derare il fatto che nel 1584 il nome di Simo-nino fu inserito nel martirologio romano daPapa Gregorio XIII, col titolo di Santo eche nel 1588 Papa Sisto V concesse per ladiocesi di Trento Messa e Officio propriodel Beato Simonino. In seguito con la BollaBeatus Andreas del 22 febbraio 1755 PapaBenedetto XIV, riconobbe nuovamente ilculto prestato a san Simonino affermandoche “fu crudelmente messo a morte in odioalla fede”, culto confermato da innumere-voli miracoli. La bolla di Papa Lambertini(Benedetto XIV) ha un valore particolare,in quanto essa esamina a fondo i casi stret-tamente collegati del martirio di Andrea daRinn e Simone di Trento, ed è a tutti notala somma autorità del Lambertini in mate-ria di canonizzazione di Santi. È da notareche il popolo di Trento ha sempre veneratocon un culto pubblico e solenne il suo pic-colo patrono fino al 1965. Se ci si pone inquesta prospettiva cattolica, non c’è posto,nella questione del culto a Simonino, per ilcosiddetto “antisemitismo” col quale, inmaniera strumentale, si pretende accusare icattolici che venerano San Simonino.

Il libro è diviso in due parti affinché illettore possa farsi un’idea precisa della sto-ria e dello stato del culto di Simonino pri-ma e dopo il Concilio. La prima parte è laristampa anastatica di un libro degli annitrenta del secolo scorso che racconta abba-stanza dettagliatamente la storia del bimbotrentino, il suo martirio e i processi che neseguirono. L’autore (cives in latino cioè cit-tadino) si basa soprattutto sull’opera delDivina (5) parroco di S. Pietro all’inizio delsecolo, chiesa in cui venivano custodite lereliquie del beato fino alla soppressione delculto.

Nella seconda parte (appendice) curatadal “Comitato san Simonino” sono raccoltiuna serie di documenti importanti a testi-monianza del culto che la Chiesa ha reso

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per secoli al piccolo beato. Sono presenti itesti della liturgia tratti dal Messale, dalBreviario e del Martirologio, i documentidel Magistero, e anche il decreto di sop-pressione del culto del vescovo Gottardi.Molto interessanti sono le immagini, a te-stimonianza del culto, che si trovano inmolte chiese del Trentino e della val Camo-nica (BS) nonché alcune foto delle proces-sioni nella città di Trento.

Don Ugolino Giugni

CIVISLa vera storia del Beato Simonino daTrento Innocente e Martire e del suo cultoComitato San Simonino, Trento 2013100 pag. (circa) a colori : (€ 12,00 circa)[Il libro è in preparazione può essere giàprenotato via mail o per telefono:[email protected] tel.: 0161.83.93.35]

Note1) ARIEL TOAFF, Pasque di sangue. Ebrei d’Europa

e omicidi rituali, Il Mulino Bologna 2007, Postfazione,pagg. 364-365.

2) ARIEL TOAFF, Pasque di sangue..., op.cit., p. 196)3) GEMMA VOLLI, I “processi tridentini” e il culto

del Beato Simone da Trento, La nuova Italia, Firenze1963. Significativo dei tempi nuovi, è quanto scritto innota a chiusura del libro: «questo scritto viene pubbli-cato dopo che il cardinale Bea, il 19 novembre, ha te-nuto al Concilio un discorso che rovescia l’atteggia-mento ancora tradizionale della Chiesa nei confrontidegli ebrei e che, insieme con il discorso sulla libertàdi religione, fa compiere ci sembra un passo decisivoper l’insegnamento della Chiesa nell’epoca moderna.Tale atteggiamento della Chiesa dovrebbe peraltrotrovare immediata ripercussione anche in casi palesi diculti e glorificazioni che nulla hanno a che fare con laverità e con lo spirito dei tempi nuovi come è appunto

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il caso trattato da questo articolo, caso che dimostraquanto necessaria sia la nuova posizione della Chiesae quanto pervicaci i modi medievali di intendere il cri-stianesimo (n.d.r.)» (pag. 16).

4) W. P. ECKERT OP. Il beato Simonino negli “atti”del processo di trento contro gli ebrei, Temi tipografiaeditrice, Trento 1965.

5) MONS. GIUSEPPE DIVINA, Il Beato Simone daTrento, Tip. Artigianelli D. F. D. M. - Trento, 1902.

Alla scuola di Gesù

Il Centro Librario Sodalitium ha ripubbli-cato all’inizio del 2013 un Catechismo di-

dattico con libro degli esercizi, per i bambi-ni che si preparano alla prima Comunionee alla Cresima. Il catechismo contiene lenozioni di base della Religione Cattolicache il bambino deve conoscere per acco-starsi coscientemente a questi sacramenti.

L’opera è strutturata in 38 lezioni con ledomande del catechismo minore di San PioX, alcune storie, delle belle illustrazioni acolori e un fioretto da fare. Ad ogni lezionesul secondo volume, chiamato QuadernoAttivo, corrisponde un esercizio con do-mande e risposte e con le immagini da farcolorare dai bambini. Si tratta della ristam-pa anastatica di un’opera degli anni sessan-ta che vuole essere un valido e indispensa-bile aiuto per i sacerdoti, le suore, le mam-me o i catechisti che si occupano della for-mazione religiosa dei fanciulli.

ALLA SCUOLA DI GESÙ. Catechi smo della Prima Comunione eCresima - Quaderno attivo della dottrinaCristiana

2 Volumi (nonvendibili separa-tamente): € 8,00- Vol. 1 : 52 pag.a colori- Vol. 2 : 44 pag.B/N da colorare

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I Pedagoghi

Quanti genitori sono stati confrontati alproblema dell’educazione e della scuo-

la. Una volta messi i figli a scuola, li vedonocambiare poco a poco, diventano alteri, di -sobbedienti, rivoltosi, hanno sotto sotto undisprezzo verso i loro stessi genitori, edell’educazione ricevuta fino ad allora, deiprincipi veri e sacrosanti. Allora i genitoririschiano di colpevolizzare sé stessi, pensa-no di aver esagerato, di non aver saputocomprendere, o danno la colpa a qualcheprofessore, o al figlio che attraversa l’età in-grata. Ma non si rendono conto che spessovi è una causa più profonda: la scuola, omeglio l’Istruzione Pubblica che inocula deiprincipi che sono dei veleni per l’anima deiragazzi.

Alcuni si sforzano per mettere in guardiai figli dai pericoli, mostrano certi principi er-ronei presenti nella scuola. Ma occorre an-dare al fondo delle cose, mostrare qualiprincipi educativi e quali norme pratiche so-no la causa dei risultati che constatiamo. IlProf. Jean de Viguerie l’ha fatto: ha avuto ilmerito di mostrare come l’Istruzione Pub-blica forma i ragazzi che i genitori gli affi-dano, secondo i principi assurdi, irrazionali,utopisti di pedagogia, che si ispirano a que-sti pedagoghi, i quali non si sono mai occu-pati dell’educazione e che de Viguerie si èpreso la pena di studiare.

Ma c’è di peggio. La società civile si ri-corda ancora degli orrori commessi da PolPot in Cambogia negli anni ‘70: egli, tra lealtre cose, togliendo i figli ai genitori, li for-mava con i principi rivoluzionari, e poi liconvinceva a spiare e denunciare i proprigenitori se li sospettavano di essere contro-rivoluzionari. Quanti sarebbero stupiti sco-prendo che i principi di Pol Pot sono glistessi dei nostri pedagoghi: bisogna formare,modellare, “forgiare” le nuove generazioni,perché la famiglia ne è incapace, anzi è con-troindicata, è dunque bene che i figli si ribel-lino. La Pubblica Istruzione ha gli stessiprincipi di questi pedagoghi. Scrive de Vi-guerie:

«Si osserva, si deplora quel che è chia-mato il disastro scolare, il fallimentodell’educazione. Ci si lamenta dell’aumentodell’ignoranza e della paralisi delle intelli-genze. Ma è raro che tutto ciò venga spiega-

Novità

già disponibile

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ce quasi a niente il bambino che viene almondo. Per Erasmo questo bambino non èun essere umano. Ne parla come oggi i fau-tori dell’aborto parlano dell’embrione. Co-me riduce il bambino così riduce il maestro.Non è altro che un modellatore. Lungi daldare alla funzione pedagogica una dignitàeminente… la snatura e la sminuisce.

Nello stesso tempo ne sopravvalutal’importanza, attribuendogli un ruolo dicreatore. Così il suo pedagogo non è più unsemplice artigiano ma, se conosce bene ilsuo mestiere, se conosce bene la formula,fabbrica un essere umano, e pure, a forza diapplicarvisi, un dio. Il pezzo di legno da luiscolpito si mette a parlare, come nella sto-ria di Pinocchio. A tre anni parla greco e la-tino. La pedagogia ha fatto il miracolo. Ilpedagogismo è appena nato. Inconsistenzadel bambino alla sua nascita, competenzatecnica perfetta del maestro, così perfettache sa mentire al bambino, quando è neces-sario, questo è il dualismo di Erasmo. Ladottrina è fondamentale. Tutta la pedago-gia moderna ne porterà il segno».

L’Emilio di Jean-Jacques Rousseau è laseconda opera esposta da de Viguerie. Unpersonaggio, chiamato “pedagogo” educaun ragazzo, chiamato Emilio, dalla sua na-scita fino al momento in cui, sposatosi,all’età di ventiquattro anni sa che sta per di-ventare padre. Emilio è un ragazzo irreale,senza genitori, senza fratelli o sorelle. Lateoria è presentata sotto forma di romanzo,o di opera teatrale, in modo da essere per-suasiva. In realtà l’opera contiene tre perso-naggi: il pedagogo, maestro di Emilio, eRousseau che è il maestro del pedagogo.Rousseau riprende i principi di Erasmo, de-ve “modellare”. Fino a dodici anni il ragaz-zo non ha intelligenza, è incapace di com-prendere anche le favole, farà soprattuttoesercizi fisici ed avrà come modello gli ani-mali. Spiega de Viguerie:

«I maestri gli faranno credere di esserelibero e così ne avranno la perfetta docilità:“Lasciategli sempre credere di essere lui ilpadrone, scrive Rousseau, ma siate semprevoi ad avere le redini in pugno. Non vi è sog-gezione tanto perfetta quanto quella checonserva l’apparenza della libertà: la suastessa volontà viene ad essere così nelle vo-stre mani”. L’affermazione si commenta dasola. La volontà del pedagogo prende il po-sto di quella del ragazzo, che crede sempre

to. Pertanto bisogna spiegare, se si vuol por-tare un rimedio. Ricordiamo le riforme…dell’insegnamento compiute dai poteri pub-blici tra il 1960 e il 1970 in numerosi paesidel mondo. In Francia fu chiamata la “rifor-ma generale dell’insegnamento”, cominciònegli anni 1961-2… e terminò nel 1968. Inseguito vi furono delle riforme ogni anno fi-no ad oggi… Le riforme non sono che l’ap-plicazione delle teorie dei pegagoghi. Que-ste teorie sono la principale spiegazione, lavera causa. Cominceremo con Erasmo natonel 1467… l’ultimo che esamineremo, Phi-lippe Meirieu, è nato nel 1949. Per moltotempo, le teorie di Erasmo e dei suoi suc-cessori non sono state applicate. Talvoltaerano ammirate, ma erano considerate perquel che erano, delle fantasie d’intellettualie di visionari. Ma nel XX secolo, dopo laSeconda Guerra mondiale, sono diventatela dottrina ufficiale dei ministeri della Pub-blica Istruzione di molti Paesi, ed anche del-le istituzioni internazionali. Siamo oggi inpresenza di un sistema utopista, che si è ar -ricchito e rafforzato nel corso dei secoli finoa diventare dottrina di Stato, e che regolal’insegnamento e l’educazione in gran partedel mondo. I politici non ne conoscono unaltro… Il fallimento dell’educazione vieneda lì. Denunciare la causa della malattianon basta per guarirla. Ma nel conoscere lacausa si è già sulla strada della guarigione».

L’autore passa ad analizzare questi pe-dagoghi. Si apprenderà che per Erasmo unbambino appena nato è “un mostro”, infe-riore agli animali: l’educatore deve “forgiar-lo”, così che appena inizia a parlare già puòimparare le lingue, il latino e il greco! Perspingerli a studiare bisogna ingannarli, farglicredere che lo studio è un gioco.

«La teoria di Erasmo è riduttiva. Ridu-

Erasmo da Rotterdam

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di essere libero. Questo stratagemma, chia-mato “l’inganno del pedagogo”, garantiscela docilità del fanciullo. Ideata per la peda-gogia, la ricetta vale anche per la politica ela manipolazione dei popoli. L’Emilio com-pleta l’altra opera di Rousseau, il Contrattosociale».

A dodici anni Emilio saprà fare tantisport, non avrà nessuna conoscenza intellet-tuale: ogni conoscenza gli darebbe dei pre-giudizi, lo renderebbe meno docile. È nellemani dell’educatore, quest’educazione nega-tiva è anche un modo di dominare. Leggeree scrivere? Imparerà le cose di cui sente lanecessità. Niente religione: “Ogni fanciulloche crede in Dio è necessariamente idola-tra”, proclama Rousseau. Dopo aver appre-so un lavoro manuale dai dodici a quindicianni, dai quindici ai diciotto anni può co-minciare a leggere le favole. A ventidue anniil pedagogo gli farà incontrare la futura mo-glie: Emilio non sa che tutto è stato combi-nato dal pedagogo, e crede ad un incontrofortuito. Dopo il matrimonio, Emilio an-nuncia al pedagogo la prossima nascita delfiglio, e Rousseau dichiara ormai completa-ta la sua opera di educazione.

Rousseau è discepolo della filosofia em-pirica di Locke, per cui l’educazione ha co-me priorità di sviluppare i sensi, moltiplica-re le sensazioni, e non il ragionamento.Rousseau ignora cosa sia un fanciullo, credeche non sia capace di imparare, che non ab-bia né memoria né immaginazione, che lefanciulle imparino con ripugnanza a leggeree scrivere. «Si è sorpresi, scrive de Viguerie,che tanti pedagoghi considerino come ungran maestro l’autore di tali affermazioni».Ma quel che fa più riflettere, è la volontà di-struttrice di Rousseau. “Odio i libri”, dice lalettura è il “flagello della fanciullezza”.Rousseau condanna il sapere e, logicamente,condanna il libro che lo trasmette. Il saperetravia, ed il libro fa traviare ancora di più.La condanna ha anche una connotazionepolitica. Rousseau non riconosce la città, eal suo posto mette l’artificio del contratto so-ciale. Rifiuta l’eredità che la città porta consé, l’eredità trasmessa dalla tradizione e dailibri. Emilio è solo sulla terra. Rousseau cri-tica anche i genitori che spingono troppo ifigli a farli parlare. Commenta de Viguerie:

«“Odio i libri”, dice Rousseau, ma ci sipuò chiedere se non odia pure la naturaumana. Vuol fabbricare quello che lui chia-

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ma un “uomo naturale”, che di fatto è sepa-rato dalla sua natura di creatura razionale, eimpostato in modo da aderire volontaria-mente al patto sociale. L’“uomo naturale” èEmilio durante la sua educazione. È defini-to da Rousseau come “l’intero assoluto”,benché sia totalmente dipendente senza ilsapere. Dopo l’educazione deve diventarel’“uomo civile” aderendo al patto sociale.Perde allora, dice Rousseau, la sua “esisten-za assoluta” e, trasferendo il suo “ionell’unità comune” non ha più che un’esi-stenza “relativa”. Nel primo stato vivevasottomesso al pedagogo e manipolato dalui; nel secondo, è interamente sottomessoalla volontà generale. “Le buone istituzionisociali, scrive Rousseau, sono quelle chesanno meglio snaturare l’uomo”. Ma la buo-na educazione, secondo l’Emilio, snaturagià il fanciullo: vuol uccidere in lui la ragio-ne speculativa ed il gusto naturale del sape-re. Comincia il lavoro di distruzione».

Dopo aver passato in rivista i pedagoghidel passato, de Viguerie analizza, a nostroavviso con troppa benevolenza, il metodo diMaria Montessori, la quale, pur riconoscen-do l’esistenza dell’intelligenza e dell’animanel fanciullo, sostiene i principi dell’autoedu-cazione, della bontà originaria del fanciullo,del cancellamento del sapere, oltre che dellaneutralità religiosa. Merita non solo di essereannoverata tra i pedagoghi utopisti francesi,ma in più ha qualcosa di sulfureo: il suo siste-ma si ispira ai principi della Società Teosofi-ca, cui aderì nel 1899, per un’educazione fon-data sulla pace e la fratellanza, massonica. “Ilbambino, scriveva, è il padre dell’uomo, per-ché ognuno di essi è in realtà il padredell’adulto che sarà; il futuro ed il progressodell’umanità non dipendono più dalla tra-smissione del sapere e dei modelli comporta-mentali da parte dell’adulto ai bambini, di-ventano i bambini i veri protagonisti dell’evo-luzione del progresso civile, i soggetti che apieno titolo sono portatori del loro progettodi auto-educazione e rinnovamento sociale.Questa capacità creativa è comune a tutti i fi-gli dell’uomo, in qualsiasi parte della terra, inqualunque condizione sociale o culturale sitrovino”. A nostro avviso il metodo di Mon-tessori non è migliore degli altri metodi della“nouvelle éducation”.

Infine de Viguerie studia Philippe Mei-rieu, che almeno in Francia è il teorico con-temporaneo «più conosciuto e più influnte

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dell’“éducation nouvelle”», autore di molteopere, tante delle quali sono state tradotte initaliano. I suoi principi fondamentali sono idiritti dell’uomo e la laicità; il professore de-ve distinguire i dati (leggi: scienza) e le cre-denze (leggi: religione), farà “la distinzioneessenziale tra il dato che si impone a tutti equel che rileva delle opinioni di ciascuno”.Egli vuol ridare l’entusiasmo ai professoridelusi. “La scuola lega indissociabilmente,scrive, la trasmissione delle conoscenze e laformazione dei cittadini”. Per trasmettere leconoscenze il professore deve “suscitarel’avvenimento”. E come fare?

«Non c’è un metodo - dice de Viguerie -Spetta ad ogni professore di trovarlo. Mei-rieu qualifica l’avvenimento come “favolo-so”, “inimmaginabile”. E come immaginar-lo? Si direbbe un gioco di magia… La pe-dagogia fa tutto. La conoscenza intellettua-le non esiste… Non parla mai dell’intelli-genza del fanciullo. La sola intelligenza chericonosce è quella messa in opera dal pro-fessore per suscitare l’avvenimento pedago-gico, per farlo “avvenire”… L’intelligenzadel professore è una specie di ingegnosità».

Il risultato sarà assicurato a tutti. Come?L’avvenimento causato dal professore unitoall’insegnamento collettivo fatto a scuolapromette il risultato. Perciò la Scuola deveiniziare all’alterità. Il fanciullo non è socie-vole naturalmente, la famiglia è incapace direnderlo tale. La Scuola gli insegna a viverecon gli altri e a diventare buon cittadino.

«La pedagogia prende questo essere in-fermo e asociale - scrive de Viguerie - que-sto essere che non sa, che non ricorda, chenon capisce, che non sa neanche entrare incontatto con gli altri. Prende quest’infermo,questo asociale, e ne fa un essere completo,istruito e cittadino. Rende capace quest’in-capace. Non ha più paura della conoscenza,non ha più paura degli altri. A condizioneche accetti di entrare nel gioco, e di “ap-prendere insieme”. Se rifiuta che si farà?…Meirieu lascia che sia il giovane professorea decidere, ma a suo avviso l’esclusione siimpone. Il giovane professore non potrà fa-re altrimenti… Avrete “il sentimento, diceMeirieu, che un simile lavoro richieda unosforzo collettivo”, che “il funzionamentodel gruppo è compromesso” da questo ri-belle, e che non si possono accettare per labuona coesione dell’insieme “le aberrazionidi qualcuno”. Rousseau esclude dallo Stato

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chi non vuol credere alla“religione civile”. Mei-rieu esclude dalla Scuolachi “rifiuta di prendereposto nel collettivo”. Lalogica di Meirieu è quelladel Contratto Sociale:sottomettersi alla religio-ne pedagogica o sparire.La Scuola “della riuscitaper tutti” esclude quelliche non vogliono “impa-rare insieme”».

Libro gradevole da leggere, pieno di hu-mour, utile per le famiglie, necessario per chiha responsabilità di insegnamento, a condi-zione di saper leggere un po’ il francese.

don Giuseppe MurroJEAN DE VIGUERIE

Les Pédagogues. Essai historique surl’utopie pédagogiqueLes Editions du Cerf, Paris, 2011, 158pagg. € 14,00

Una strana coppiadi Padre Torquemada

In ambiente accademico vige la consuetu-dine di dedicare convegni e studi ad un il-

lustre collega defunto e al suo pensiero. Sidice che Carlo V – ancor vivo – fece cele-brare i propri funerali per poter assistere atale avvenimento… Dopo cotanto esempio,nulla vieta quindi a uno scrittore, un filoso-fo, un pensatore, di coordinare lui stessostudi celebrativi sul proprio pensiero. Gra-zie a Dio, don Ennio Innocenti, pistoiesetrapiantato a Roma e membro del clero ro-mano, è tuttora vivo e vegeto, e può curarepersonalmente una serie di convegni di stu-di “sull’opera di Ennio Innocenti”.

Il primo si svolse a Roma, dal 23 al 24aprile 2004, alla presenza degli Eminentissi-mi cardinali Martino e Cordero Lanza diMontezemolo. Titolo del convegno: “DonEnnio Innocenti. La figura – l’opera – la mi-lizia”. Al primo è seguito un secondo con-vegno, sempre tenutosi a Roma: “La gnositra luci e ombre”. Sì, perché don Ennio In-nocenti, traduttore in italiano dell’ottimodon Meinvielle, per anni pseudonimo colla-

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boratore di Sì sì no no, è noto studioso eacerrimo critico del cabalismo, della “gnosispuria” e della “inimica vis”, ovvero la Mas-soneria. Allora qualcuno si sarà stupito (iono) che a questo convegno, don Ennio ab-bia invitato a tenere una relazione il prof.Aldo Alessandro Mola, definito a p. 89 de-gli atti del convegno “storico ufficiale dellaMassoneria italiana” nonché, a suo tempo,presidente dell’ “Associazione per la difesadella massoneria”. Il professore accettò l’in-vito, ma poi diede forfait, deludendo chi loaveva invitato (p. 323). Ma l’invito non fuun incidente di percorso, perché ecco cheAldo Alessandro Mola risulta di nuovo re-latore del terzo convegno in onore di donEnnio Innocenti, tenutosi a Firenze il 2 e 3marzo 2012: “Continuità della gnosi nellamodernità”. Ed il gentilissimo Prof. Molanon ha mancato di decorare don Innocentidichiarandolo – come egli vanta – “unicohoste dell’Ordo Massonico” (atti del 1° con-vegno, p. 215). “Unico”? Unico. Hoste? Ne-mico, certo, ma anche piuttosto “ospitante”,visto i ripetuti inviti al Presidente dellaConsulta dei Senatori del Regno, prof. Mo-la. Allora, più Hoste o più Oste? Un bel di-lemma e una strana coppia, non c’è che di-re. Una coppia che il sen. Andreotti, altopadrino (senza doppi sensi: vale per estima-tore e benevolo protettore) di don EnnioInnocenti, avrebbe probabilmente benedet-to, se ancora si occupasse, come una volta,ubiquo e onnipresente, della politica italia-na, secolare ed ecclesiastica…

P.S.: Una curiosità: lo studioso antimas-sonico Don Innocenti e il più famoso mas-sone del XXI sec., Licio Gelli, sono en-trambi originari di Pistoia, ed entrambihanno frequentato gli ambienti della RSI(don Ennio come figlio di un caduto, il fu-turo Maestro Venerabile come milite) e poiquelli vaticani. Ma naturalmente, su spondediametralmente opposte.

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Cari lettori ed amici, in questo numero diSodalitium potrete seguire la vita del

nostro Istituto per tutto l’anno 2012, dal 1gennaio, quindi, fino al 31 dicembre.

Istituto. Il 26 aprile 2012, a Verrua, èentrato a far parte dell’Istituto il nostro se-minarista Charbel Madhi. Il giorno succes-sivo si è tenuto il capitolo generale. Il 18 di-cembre abbiamo come sempre festeggiatol’anniversario della fondazione (1985).

Casa Madre di Verrua. Alcuni avveni-menti dell’anno passato: 27-29 febbraio:trasloco da Modena dei mobili e arredi diCasa Folchi Vici, donati all’Istituto dai no-stri benefattori defunti. 2-8 aprile: per laSettimana Santa la Casa accoglie semprenumerosi ospiti. A fine aprile, ancora nu-merosi ospiti per i voti religiosi e le ordina-zioni. A fine giugno, terminano i lavori perle camere degli esercitanti e degli ospiti. Asettembre, esercizi spirituali per la Casa, ri-presa degli studi e Ordinazione sacerdotale.Dal 21 al 24 ottobre, visita di padre Ricar-do Isaguirre, che era già stato a Rosario dadon Casas Silva; ritorna stabilmente da noi,dopo aver lasciato la Fraternità San Pio X,il 5 dicembre. Nato a Buenos Aires il 24maggio 1950, è stato ordinato il 3 dicembre1990 nella diocesi di La Plata, dove è statoparroco, e anche cancelliere e amministra-tore diocesano. Trasferitosi in diocesi diBarcellona, si è avvicinato alla FraternitàSan Pio X, ricevendo su sua domanda l’or-dinazione sacerdotale sub conditione daMons. de Gallarreta il 7 febbraio 2009.Membro della suddetta Fraternità dall’8 di-cembre 2010, ha abbracciato la tesi teologi-ca di Padre Guérard des Lauriers e chiestoospitalità al nostro Istituto, col quale colla-bora quindi dal mese di dicembre: benve-nuto, don Ricardo! Per finire in bellezza,don Carandino ha invitato tutti i sacerdotie seminaristi della Casa ad un pranzo fra-terno a base di bagna caoda al Sacro Montedi Crea. La consueta Novena di Natale hachiuso l’anno 2012.

Ordinazioni e voti perpetuiDon Nathanael Titus Tobia Maria Steen-

bergen ha ricevuto – dalle mani di Mons.

Vita dell’Istituto

Ordinazione al Diaconato (28/04/2012)

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Ordinazione sacerdotale a Verrua Savoia (29/09/2012)

Tu es sacerdos in æternum

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Stuyver – l’ordinazione diaconale il 28 aprile2012, e quella sacerdotale il successivo 29settembre. Il giorno dopo, ha celebrato lasua prima messa solenne a Torino, ed in se-guito anche i fedeli delle altre località hannopotuto festeggiare il nuovo sacerdote: a Ri-mini e Pescara il 14 ottobre, a Dendermon-de e Lilla il 21 ottobre; a Rovereto il 4 e aFerrara l’11, a Milano il 18 e alla MaisonSaint-Joseph il 25 novembre; a Parigi il 2, aRoma il 16 e ad Anversa il 30 dicembre.

Nato l’otto settembre 1982 a Steenber-gen in Brabante (Paesi Bassi) da ClemensSteenbergen, professore universitario, e daJoanna Elisabeth van Wissen, don Steenber-gen ha conseguito la laurea in biochimicanel 2004. Entrato in seminario a Zaitzkofenlo stesso anno, ha poi raggiunto il nostro Se-minario San Pietro Martire nel 2006. Dal2007 è membro dell’Istituto. Attualmente,prosegue gli studi a Verrua, da dove svolgeil suo ministero sacerdotale. In occasionedella sua ordinazione sacerdotale erano pre-senti S.E. Mons. Donald Sanborn, accompa-gnato da don Joseph Selwey, dagli Stati Uni-ti, Padre Joseph Mercier m.b. (Franca Con-tea) e l’abbé Xavier Grossin (Bretagna),don Floriano Abrahamowicz (Veneto), ol-tre, naturalmente, ai sacerdoti dell’Istituto.

Grande festa per suor Elisabetta di Gesùche il 30 aprile 2012 ha emesso i santi votiperpetui, per essere per sempre al serviziodi Nostro Signore nella persona dei suoi sa-cerdoti. Lo stesso giorno, festa di santa Ca-terina da Siena, Suor Gemma ha rinnovato isuoi voti per altri tre anni. Suor Elisabettaaveva iniziato il suo postulato il 29 settem-bre 2001; ha ricevuto l’abito religioso e ini-ziato il noviziato il 26 aprile 2004, ed emes-so i suoi primi voti il 26 aprile 2006: adessoè consacrata per sempre al Signore. Il 4 set-tembre una sua sorella, la signorina JeanneLanglet, ha iniziato il suo postulato nellaCasa Maria Ausiliatrice di Verrua Savoia.

Mons. StuyverOltre a curare il consueto ministero in

Belgio, Olanda e Francia, e dirigere lascuola di Dendermonde, S.E. Mons. Stuy-ver si è recato come detto a Verrua Savoiain aprile e settembre per le ordinazioni, ivoti religiosi e le Sante Cresime, ammini-strate il 28 aprile. Il 18 marzo ha ammini-strato le Cresime alla Maison Saint-Joseph,presso la scuola tenuta a Serre-Nerpol dalle

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religiose di Cristo Re, fondate da PadreVinson. Ha anche accettato volentieri l’in-vito di alcuni sacerdoti; a maggio: ammini-strando la Cresima a Karlsruhe, in Germa-nia, su domanda di don James Baird; a lu-glio: amministrando la Cresima in Polonia,a Cracovia, su domanda di don Rafael Tri-tek (cf la rivista Katolik, n. 4, 2012); ad ago-sto, partecipando al pellegrinaggio tradizio-nale di Tro Breizh organizzato in Bretagnada don Grossin, rivolgendo un fervorino aipellegrini. Dopo aver fatto i suoi esercizispirituali a Raveau, Monsignor Stuyver haamministrato la Cresima l’11 agosto. Infine,pur in un momento di grande prova per lamalattia di sua madre, non ha disdetto l’an-nunciato viaggio in Argentina, deciso su in-vito di don Sergio Casas Silva. Accompa-gnato da don Carandino, Mons. Stuyver èstato accolto da don Casas Silva all’aero-porto di Buenos Aires e, prima di raggiun-gere Rosario, ha venerato la patrona dellanazione argentina, la Santa Vergine di Lu-ján. Alla Casa San Josè di Rosario, residen-za di don Sergio, Monsignore e don Ugosono stati accolti dal calore dei fedeli. Do-menica 21 ottobre, nell’oratorio dedicato

Voti perpetui diSuor Elisabetta diGesù, prima suora dell’Istitutoil 30/04/2012

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alla Madonna del Buon Consiglio, Mons.Stuyver ha conferito la Cresima a sette fe-deli e amministrato il Battesimo a tre ado-lescenti. Dopo la funzione don Sergio haorganizzato un pranzo in onore del Vesco-vo, che ha riunito il clero e i fedeli in un’at-mosfera simpatica e familiare. Dopo il ta-glio della torta sono state consegnate ai dueospiti delle pergamene con la firma di tutti ifedeli. Il 24 ottobre 2012 Mons. Stuyver edon Ugo sono ripartiti per l’Europa, dandol’arrivederci al caro don Sergio e alla bellacomunità rosarina.

Attività estive 2012A Verrua, le suore dell’Istituto hanno

accolto dal 14 al 20 luglio una trentina dibambine e ragazze francesi e italiane perpassare una bella settimana di vacanza conil metodo della Crociata Eucaristica nelcampo “Beata Imelda”, con il duplice sco-po di divertirsi senza pericoli e di rinforzarela propria vita spirituale. Ad allietare la set-timana ci sono state tante attività: la pas-seggiata in montagna per ammirare la ca-scata di Champoluc, in Valle d’Aosta, i giriin gommone sul lago, i giochi nel fiume, ilgrande gioco ambientato ai tempi dei primicristiani e un piccolo pellegrinaggio alla ca-sa Natale di San Domenico Savio.

Il campeggio delle suore di Cristo Re,invece, si è tenuto dal 9 al 27 luglio a Chan-telouve, nel Delfinato. Le giornate, interca-late tra gite, giochi, attività campestri, e for-mazione spirituale, sono trascorse rapida-mente, lasciando una gran gioia nell’animodelle partecipanti

Quasi in contemporanea, il campo dellaCrociata Eucaristica nel castello di

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Attività della Crociata Eucaristica e campeggio per le fanciulle

Mouchy, a Raveau, dal 9 al 23 luglio 2012,che ha riunito bambini francesi, italiani e,quest’anno, anche due spagnoli. Malgradoil maltempo, non sono mancati giochiall’aria aperta e gite, come quella fatta perla prima volta al santuario di Notre-Damedu Sacré-Cœur a Issoudun. Una visita checi ha ricordato i tesori di grazie con le qualila Madonna del Sacro Cuore ha inondatoin quel luogo le anime dei fedeli, come te-stimoniato dai numerosi ex-voto.

Al campo per i più piccoli, segue quelloper gli adolescenti (dai 14 ai 21 anni, sia ita-liani che francesi), che si è tenuto dal 1 al 12agosto nel sud del Delfinato, a 1200 metri,presso il villaggio di Moulin-Vieux. I ragazzidormivano in tenda, ma potevano appog-giarsi su dei vicini locali come rifugio, cucinae infermeria. Ogni giorno, S. Messa, escur-sioni in montagna (fino ai 3000 m.), giochi,istruzioni, visite e pellegrinaggi (ad es. a LaSalette). Per quest’estate 2013 (29 luglio-9agosto) si cercano nuovi giovani disposti ad

Mons. Stuyver ha amministrato le S. Cresime in Argentina

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aiutare i “vecchi” (che invecchiano) nell’in-quadramento e nelle escursioni.

Belgio: anche nell’estate 2012, fratelChrist ha organizzato, aiutato da donSteenbergen, il campo St-Joseph, per ini-ziare i giovani all’arte dell’ebanisteria.

Crociata Eucaristica. Continua l’aposto-lato tra le bambine e le ragazze, vicine elontane, con la speranza che perseverinotutte e rimangano ferventi cristiane. A que-sto fine ci sono i catechismi settimanali aVerrua e a Torino, le gite tutti i mesi che ri-uniscono un bel gruppetto di ragazze nellacasa di Verrua per passare insieme un finesettimana o qualche giorno di vacanza, leconferenzine spirituali e tanti giochi perstar sempre allegre. Indimenticabili le garein slitta sulle colline coperte di neve, il pat-tinaggio su ghiaccio, la recita di Natale conspettatori i fedeli torinesi e la vendita di bi-scotti confezionati dalle ragazzine a prodella Crociata Eucaristica. E ancora: lagiornata trascorsa a Milano con la visita delDuomo, l’annuale gara di cucina a squa-dre... chi potrà dimenticare questi bei mo-menti passati insieme?

Se le suore seguono bambine e ragazze,i seminaristi si occupano ogni settimana deiragazzi. Ricordiamo le date di alcuni sog-giorni più prolungati a Verrua: dal 17 al 20febbraio (ragazzi e ragazze), dal 24 al 25marzo, poi durante la Settimana Santa, il 15giugno visita al Gran Paradiso, il 22 giugnopiccolo ritiro per una prima Comunione. Eancora, dopo l’estate: campeggio sul Cervi-no il 3 e 4 settembre, ritiro dal 31 ottobre al4 novembre con gita al San Carlone di Aro-na e visita delle Isole del Lago Maggiore;ritiro dal 7 al 9 dicembre con processionedell’Immacolata (ragazzi e ragazze); dal 21

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al 25 dicembre: ritiro di preparazione alNatale con visita al Sacro Monte di Belmonte.

Esercizi Spirituali15 persone al turno invernale di Verrua

(dal 2 al 7 gennaio 2012). 8 persone dal 13al 18 febbraio a Serre-Nerpol. 6 persone(donne) dal 16 al 21 aprile a Serre-Nerpol.6 persone dal 2 al 7 luglio a Serre-Nerpol. 9persone dal 30 luglio al 4 agosto a Raveau.13 persone dal 6 al 12 agosto, a Raveau. 5persone dal 16 al 21 agosto a Serre-Nerpol.5 persone dal 20 al 25 agosto a Verrua. 16persone dal 27 agosto al 1 settembre a Ver-rua. Dal 12 al 17 novembre, esercizi nellaCasa San Giuseppe di Moncestino per le al-lieve della Maison Saint-Joseph di Serre-Nerpol. Dal 26 al 31 dicembre, ultimo tur-no dell’anno a Serre-Nerpol, per un totalequindi di 11 turni in un anno per i fedeli.

A questi turni di esercizi bisogna ag-giungere quelli dati alle religiose e agli ec-clesiastici: gli esercizi alle nostre Suore dal22 aprile per preparare i voti; quelli tenutisidal 5 al 13 settembre a Serre-Nerpol, siaper le religiose di Cristo Re, sia per quelledell’Istituto; gli esercizi per i sacerdoti e iseminaristi tenutisi a Verrua dal 17 al 22settembre.

Oltre agli Esercizi di cinque o più gior-ni, in Belgio vengono dati esercizi di tregiorni (a luglio). Esercizi di 3 giorni (dal 19al 21 luglio) per gli adolescenti anche allaMaison Saint-Joseph (sei partecipanti).Sempre alla Maison Saint-Joseph, un ritiroha preparato, in occasione della festa delCorpus Domini, i bambini che dovevanofare la “comunione solenne”, come si usa inFrancia. Una giornata di ritiro per la perse-veranza si è svolta a Serre-Nerpol il 4 mar-

Campo in Belgio: foto di gruppo e gita sui canali olandesi Campo di Raveau: i bambini nella foresta

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zo ed una Raveau il primo novembre. Moltipresenti, venuti anche da lontano per ap-profittare di questa giornata spirituale. Al-tra giornata di ritiro, il 1 dicembre 2012,all’Oratorio di Rimini, per il tempodell’Avvento.

Attività nelle varie nazioniArgentina. Incontri con i fedeli: tutte le

settimane, corso di formazione cattolica peradulti (catechesi, filosofia, teologia, dottrinasociale) e catechismo per bambini, benedizio-ne eucaristica ogni venerdì; ogni mese, ceri-monie solenni per il primo sabato e primo ve-nerdì. Don Casas Silva insegna anche in variescuole pubbliche di Rosario, e celebra occa-sionalmente la S. Messa in Buenos Aires.

Francia. Savoia. Invitati dall’Associazio-ne S. Pio V, proprietaria della cappella de-dicata al Santo Curato d’Ars a Chambéry, isacerdoti dell’Istituto, dal febbraio 2012, sirecano di tanto in tanto a celebrarvi la S.Messa per il gruppo di fedeli rimasti legatialla Messa tradizionale e all’integrità dellaFede. Il 25/02/2012 S. Messa per il gruppoSavoie-Libre a Chambéry.

Lione. Grazie allo sforzo dei fedeli, lacappella di Lione cerca di abbellirsi. Dopola riunione abituale nella festa dell’Epifania,il 3 marzo vi è stata la benedizione della ViaCrucis, offerta da un donatore e restauratadalle suore di Cristo Re. Ancora un fedeleha offerto e fatto lui stesso la doratura dellaporticina della balaustra, altri hanno datodue lampadari. La sala sottostante è stata ri-pristinata grazie alla buona volontà dei fe-deli, cosicché si è potuto benedirla dedican-dola a Santa Blandina: il tutto è avvenuto il

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16 giugno, dopo che i fedeli si erano recatiin pellegrinaggio alla Basilica di N.-D. d’Ai-nay per pregare alla cripta di S. Blandina.

Maison Saint-Joseph (Delfinato). Allafine di settembre è ripreso l’anno scolasti-co, con una novità: l’inaugurazione, sul ver-sante opposto della collina dove si trova lascuola femminile, di una analoga scuola perragazzi dedicata a Notre-Dame-Marie.L’otto dicembre, festa dell’Immacolata, so-no state celebrate due Messe, una per i fe-deli e una per la scuola; in seguito sono sta-ti benedetti solennemente i locali, in pre-senza del sindaco, degli operai e artigianiche hanno terminato i lavori, delle religio-se, degli alunni e dei fedeli, inclusi i genero-si benefattori. I festeggiamenti sono prose-guiti anche il pomeriggio. L’apertura di unanuova scuola cattolica è una grande graziain vista della salvezza delle anime.

Raveau. Dopo gli Esercizi spirituali, ungruppo di amici si è ritrovato a Raveau, gui-dati dal sig. Langlet e da fratel Christ, per ri-fare il tetto di un fabbricato. È stato un lavo-ro enorme svoltosi in poco tempo grazie alladedizione dei presenti, che si sono avvicen-dati durante tre settimane. Il fabbricatoadesso è al sicuro dalle piogge. È stata unasorpresa, rifacendo le canalizzazioni, trovarenel cortile un’antica pavimentazione, fatta aregola d’arte, che faceva defluire le acque.Un sentito ringraziamento a tutti i volontari:che Dio li ricompensi al centuplo. Oltre al ri-tiro di perseveranza per Ognissanti, segna-liamo che dal Natale 2011, e per tutti i mesidel 2012, siamo riusciti a celebrare la Messafestiva una volta al mese a Raveau, in gene-re al pomeriggio dopo la Messa a Parigi.

Viaggi apostolici nell’Ovest… Comeogni anno, un sacerdote si è recato nel -l’Ovest della Francia nel settembre 2012,per proseguire nel sud-ovest (Narbonne,Bordeaux) fino a Pamplona in Spagna, e dalì fino al nord della Bretagna per visitarefedeli o amici dell’Istituto.

Parigi. Durante l’anno 2012 l’apostolatosi è ulteriormente sviluppato a Parigi e intutta l’Ilë de France, intensificando sia le ce-lebrazioni domenicali, che quelle nei giorniferiali. Questo, malgrado le difficoltà, a par-tire dall’autunno 2012, dovute a una nuovaorganizzazione interna decisa dai proprietaridella sala della Rue Bleue, che affittavamoormai da quasi sette anni. Una svolta impor-tante, quindi, per il nostro apostolato a Pari-

Attività della crociata Eucaristica: Visità al S. Carlonedi Arona (NO). Evviva la neve che ci ha permesso di

costruire un igloo-cappella...

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fedeli agli appuntamenti tradizionali: la ViaCrucis quaresimale a Bologna il 24 marzo,il pellegrinaggio al santuario di Bocca diRio il 16 agosto, e la recita delle corone delRosario a San Luca, Bologna, il 27 ottobre.Il 26 agosto è stata celebrata per l’ultimavolta la Santa Messa a Maranello, dove dalNatale del 1985 eravamo ospiti della fami-glia Senni Buratti. La domenica successiva,2 settembre, abbiamo inaugurato con laprima Santa Messa l’Oratorio San Pio V, aModena, presso la Via Vignolese. L’acqui-sto è stato reso possibile dalle piccole egrandi offerte di tanti benefattori, partico-larmente dal lascito testamentario dei co-niugi Francesco e Isabella Folchi Vici. Tan-ti amici ci hanno aiutato nell’allestimentodella nuova cappella, nei traslochi, nellepratiche legali, ecc.: a tutti, la nostra rico-noscenza e la nostra preghiera.

Romagna, Abruzzo, Puglia. Dalla CasaS. Pio X don Carandino segnala le seguentiattività: 19 marzo 2012 Messa di San Giu-seppe nella chiesa “delle Monicelle” a Mo-dugno (BA) seguita da una processione conun’immagine del santo alla quale hanno par-tecipato molte persone del quartiere. Il 24marzo 2012 benedezione della chiesetta del-la SS. Trinità nel Borgo Case Troiano, aSpoltore (PE), di proprietà di LucianoTroiano. Il 5 maggio a Cesenatico (FC) be-nedizioni delle motociclette dei membri del“Rockers Klan”. Il 10 giugno Messa nell’ex-chiesa parrocchiale di Paderno (FC) per idefunti dell’Ass. Familiari Caduti e Dispersidella Rsi. Il 22 novembre: benedizione dellaFattoria Sociale di Giovinazzo (Bari).

gi, che ci ha costretto a celebrare più messefestive nel nostro Oratorio della Rue Deck ea rinunciare alle cresime e al convegno an-nuale. Andando al di là del limite temporaleche ci siamo fissati in questa rubrica, possia-mo anticipare che nel momento in cui scri-viamo (marzo 2013) abbiamo trovato unanuova sala per le celebrazioni festive (Paris10ème). Del 2012 ricordiamo in particolarela prima processione delle Palme e parimen-ti la prima processione per il Corpus Dominilungo le strade del XV arrondissement.

Italia. Piemonte. Messa a Cuneo, il 12maggio, per i caduti della RSI. Messa a To-rino il 1° luglio per Neoborbonici diretti alForte di Fenestrelle per commemorare isoldati che vi furono imprigionati.

Lombardia. Dell’Ora Santa di riparazio-ne contro lo spettacolo di R. Castellucci siparla nel paragrafo apposito. Il 26 febbraioè stata benedetta una statua della Madonnadi Lourdes a Ispra (Varese). A Milano stia-mo cercando un nuovo locale per l’oratorioS. Ambrogio che sia più ampio e permettadi alloggiare anche il sacerdote; è stataaperta una sottoscrizione per la raccolta deifondi per chi volesse contribuire (per infor-mazioni: [email protected]). A Milano e inTrentino don Ugolino tiene i catechismi peri bambini che si preparano a ricevere i sa-cramenti della Comunione e della Cresima,e in Trento una volta al mese un corso didottrina per gli adulti.

Emilia. Nella regione emiliana, colpitanel mese di maggio 2012 da un impressio-nante terremoto che però non ha causatodanni ai nostri luoghi di culto, siamo stati

La Scala Santa a Campli

Benedizione della chiesetta della SS. Trinità nel BorgoCase Troiano, a Spoltore (PE)

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Centro Studi Giuseppe Federici - Attivi-tà del CSGF a Rimini: il 10/03/2012 confe-renza del dott. Andrea Giacobazzi: “Totali-tarismi e razzismi: alleanze taciute e veritàscomode”, sui rapporti intercorsi tra le or-ganizzazioni sioniste e i governi di Germa-nia e d’Italia.

Giornata di Modena – Il 13/10/2012 oltre120 persone hanno partecipato alla giornataper la regalità di Cristo da Vinicio, a Fossal-ta di Modena. Il seminario di studi è statodedicato all’infausto anniversario del Vati-cano II, col titolo: “Noi vogliam Dio! 1962 –2012: il Concilio contro la fede, i cattolicicontro il Concilio”. Don Ricossa ha trattatol’argomento con la consueta chiarezza nelcorso di tre lezioni. Dopo l’aspetto dottrina-le e storico (“Il Vaticano II: l’anti-Pascendi”e “Il cuore del problema: il modernismoagnostico”), vi è stato il consueto finale rela-tivo all’attualità (“La professione della fede50 anni dopo il Concilio”). Le associazionipresenti hanno curato come sempre un’am-pia esposizione di libri e altro materiale.

Centro Studi Davide Albertario • Il 17marzo 2012, a Milano, il Centro Studi Davi-de Albertario ha curato la presentazionedei libri di Andrea Giacobazzi: “L’AsseRoma-Berlino-Tel Aviv” e “Il fez e la kip-pah” durante una conferenza pubblica daltitolo: Nazismo, sionismo e altri totalitari-smi: alleanze taciute e verità scomode. Neigiorni precedenti la conferenza, si era sca-tenata su internet una campagna di stampa,da parte di associazioni ebraiche di variogenere, contro il relatore e gli organizzato-ri. Qualcuno è arrivato anche a minacciarel’albergo che ci ospitava... tutto questo a ri-prova del fatto come certe persone siano

poco “democratiche” e non accettino il di-battito anche quando esso è provato da in-confutabili documenti di valore storico.

• Nel 2012 ricorrevano i dieci anni dallafondazione del centro studi. Per commemo-rare questo evento è stata organizzata una“Giornata Albertariana” a Filighera (PV)paese natale di don Davide. Il 9 giugno unatrentina di amici, fedeli simpatizzanti delCSDA si sono ritrovati al cimitero di Fili-ghera, dove dopo aver deposto una coronadi fiori e aver pregato insieme, verso le 11don Ugolino Giugni ha celebrato la Messada Requiem nella cappella che si trova pro-prio sopra tomba di don Davide Alberta-

Centri Studi Giuseppe Federici & Davide Albertario

Giornata di Modena 2012

Giornata Albertariana a Filighera (09/06/12): S. Messa sulla tomba di don Davide

Giornata di Modena 2012: alcuni banchetti

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AnniversariDecimo anniversario della consacrazio-

ne episcopale di Mons. Stuyver, consacratoa Verrua da Mons. McKenna il 16 gennaio2002. Grazie, Monsignore, per non aver “ri-fiutato il lavoro” e il peso dell’episcopato.

28 gennaio 2012: decimo anniversario delCentro Studi Davide Albertario, di Milano.

15 agosto 2012: 30 anni di fondazionedel Priorato N.-D. de Bethléem di Faver-ney, ad opera di Padre Verrier. Auguri aPadre Mercier.

Maggio: i fedeli di Rosario (e i confra-telli, da lontano) hanno festeggiato i 50 an-ni di don Sergio Casas Silva.

Il 23 giugno 2012 è stata celebrata laMessa per l’anniversario della morte di P.Vinson a Serre-Nerpol.

Il 14 settembre, a Modugno, Messa perl’anniversario della morte di Pino Tosca.

Il 10 ottobre 2012 cadeva il decimo anni-versario della morte di Padre Noël Barbara.

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Conferenze A Roma, per i “Sabati di San Gregorio

VII, è iniziato un ciclo di conferenze di donCarandino sul magistero di san Pio X: il14/1/2012: “L a vita di San P io X”; il18/2/2012: “Le encicliche E supremi aposto-latus e Il fermo proposito”; il 17/3/2012 idocumenti relativi al modernismo (Lamen-tabili, Pascendi e Sacrorum antistitum); il15/4/2012 sulla crisi con lo stato francese(Vehementer nos e Gravissimun apostolicimuneris); il 16/6/2012: “Editæ sæpi Dei”,sull’opera apostolica e dottrinale di sanCarlo Borromeo; il 17/11/2012: “Acerbo ni-mis”, sull’insegnamento della dottrina cri-stiana; il 15/12/2012: “Ad Diem Illum Lætis-simum”. Le stesse conferenze sono state te-nute anche all’oratorio di Pescara.

Ad Asti il 29 febbraio 2012 intervento didon Carandino alla presentazione del libro“Don Enrico Carandino” nell’aula magnadella Casa madre degli Oblati di san Giu-

rio. Dopo la Messa si è visitato la Parroc-chia, l’oratorio e (da fuori) la casa nataledegli Albertario (che purtroppo è ridottaquasi ad un rudere). La giornata è conti-nuata, secondo il programma, a Belgioiosopresso la Locanda della Pesa, per un ap-prezzatissimo pranzo conviviale, che hapermesso a tutti di gustare l’ottima cucinapavese. Dopo pranzo don Ugolino ha riper-corso i tratti salienti della vita di don Al-bertario. Nel pomeriggio si è potuto vene-rare le spoglie di Sant’Agostino nella basili-ca di S. Pietro in Ciel d’oro a Pavia.

• A ricordo dei 10 anni del C.S.D.A. èstato pubblicato anche un bel book fotogra-

fico che ripercorre le attività svolte e che èstato venduto durante la giornata alberta-riana. Qualche esemplare è ancora disponi-bile: se siete interessati potete scrivere inredazione. (prezzo € 25).

• Il 17 novembre 2012, si è tenuto l’XIConvegno di Studi Albertariani, che avevacome tema: “PERICULIS IN FALSISFRATRIBUS” (II Cor. XI, 26): quelli che,cinquant’anni dopo, vogliono rendere orto-dosso il Concilio Vaticano II... Due gli in-terventi tenuti da don Francesco Ricossa, ilprimo si intitolava: Critica de “L’ermeneuti-ca della continuità” di Benedetto XVI, e del“Concilio alla luce della tradizione…” deilefebvriani. Il secondo era articolato comeun’intervista con una serie di domande espiegava: Perchè il Vaticano II è inaccettabi-le in 10 punti. Le ragioni della battaglia deicattolici contro il Concilio. Segnaliamo infi-ne le interviste di Roberto Ortelli su RPLper il programma “che aria tira?” a Don Ri-cossa nei giorni precedenti il convegno.

Da quest’anno i files audio delle confe-renze albertariane sono disponibili e posso-no essere scaricati direttamente su internet.[Per informazioni basta mandare una maila [email protected]].

Centri Studi Giuseppe Federici & Davide Albertario

Giornata Albertariana a Filighera (09/06/12): davanti al monumento a don Albertario

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seppe (annuncio su L a Stampa del29/2/2012, articolo sulla Gazzetta d’Astidell’8/3/2012 e un ampio servizio sulla rivi-sta Joseph, gennaio/febbraio 2012).

A Pescara il 23/11/2012 alla libreria Li-bernauta si sono svolte due presentazioni li-brarie organizzate da “Amicizia Cristiana”con intervento di don Carandino e MarcoSolfanelli: il 23/11/2012 Messico Martire, dipadre L. Ziliani, e il 25/11/2012 Cristianesi-mo e Giudaismo, di mons. F. Spadafora.

Contro CastellucciDopo la Francia, lo spettacolo teatrale

blasfemo di Romeo Castellucci “Sul concet-to di volto nel figlio di Dio” è stato messo inscena a partire dal 28 gennaio 2012, nel mi-lanese Teatro Parenti. Lo stesso giornol’Istituto ha organizzato un’Ora Santa di ri-parazione presso l’Oratorio Sant’Ambrogiodi Milano, e all’Oratorio S. Gregorio Ma-gno di Rimini. Hanno aderito all’iniziativala rivista Sodalitium, i Centri Studi Alberta-rio (Milano) e Federici (Rimini), l’Associa-zione La Torre (di Volano, Trento), l’Ass.“Amicizia Cristiana” (Chieti), le associa-zioni “Centro Tradizione e Comunità” e“Azione e Tradizione Due Sicilie” di Mo-dugno, l’Ass. Il Sentiero (Potenza). I fedelidi Modena e di Ferrara hanno recitato il S.Rosario in riparazione (28-29 gennaio) efatto celebrare delle sante Messe. I neo-modernisti si sono distinti per il loro quasigenerale silenzio, da preferire comunquealle scandalose difese della bestemmia ne-

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gli articoli di Antonio Socci e Andrea Tor-nielli: in questi casi, meglio tacere. L’Istitu-to non ha voluto però confondersi con altreiniziative, tenuto conto dello scandalo su-scitato in Francia dal taglio ecumenico, in-terreligioso o laico delle manifestazioni so-stenute dalla Fraternità San Pio X e da Ci-vitas. Non era certo di questo genere l’ini-ziativa di don Floriano, segnalata dal C.S.Federici.

L’Istituto e la stampaIl famigerato (don) Gianni Gennari deve

averci preso in simpatia, giacché su VaticanInsider (collegato al quotidiano torinese LaStampa), cita ancora don Ricossa “un pretepersonalmente sospeso a divinis”, che soster-rebbe – niente meno – che la Sede è vacantedalla morte di Pio XII (questa se l’è inventadon Gennari). Chissà che la “simpatia” nonderivi dal fatto che (don) Gennari è, lui sì,“personalmente” ridotto allo stato laicale (cfVatican Insider, Vaticano II: traditore o tradi-to? No, è ancora davanti a noi). Anche lacoppia Palmaro &Gnocchi ci ha preso insimpatia. Nel loro “Ci salveranno le vecchiezie. Una certa idea della Tradizione”, pubbli-cato nel 2012 in una collana “Templare” cu-rata dalla coppia suddetta, per le edizioni Fe-de e cultura dell’“Amico di Israele” dott. Ze-none, si parla della tesi di Padre Guérard desLauriers (pp. 14-17). Gnocchi&Palmaro la-mentano le divisioni tra i tradizionalisti, e perdare il loro contributo all’unione ci descrivo-no così: saremmo all’opposto della Tradizio-ne, che è salute spirituale e mentale, e quindifondamentalisti, ottusi, orgogliosi, totalmen-te privi di carità, compiaciuti nella purezzanostra e nell’impurezza altrui, clericali (dege-nerati), incapaci di perdonare, capaci solo dicondannare, incapaci di parlare al prossimo,afasici, al limite dell’autismo (“L’autismo è ilpeggiore degli handicap, perché pur accom-pagnandosi ad un aspetto fisico normale è unhandicap grave che coinvolge diverse funzio-ni cerebrali e perdura per tutta la vita … L’au-tismo viene considerato dalla comunità scien-tifica internazionale un disturbo pervasivodello sviluppo… Inoltre le persone autistichepossono presentare problemi di comporta-mento… L’autismo è talvolta associato a dis-turbi neurologici aspecifici, come l’epilessia, ospecifici, come la sclerosi tuberosa, la sindro-me di Rett o la sindrome di Down” cf auti-smoonline.it). Non possiamo non notare la

Volantino contro lo spettacolo di Castellucci

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mano tesa e amichevole di Gnocchi&Palma-ro (il malato di autismo ha pur sempre “unaspetto fisico normale”, perbacco!) e confes-siamo di essere afasici: non sappiamo pro-prio cosa rispondere a tale profonda e argo-mentata critica della tesi di Padre Guérarddes Lauriers (che le nostre due “vecchie zie”limitano alle osservazioni di cui sopra). Mache bisogno c’è di rispondere? Il 2013, infatti,ha visto l’elezione di un “vecchio zio”d’America che salverà certamente la Tradi-zione, così cara a Gnocchi &Palmaro.

Ci era sfuggito che la nota scrittrice IdaMagli ha dedicato alcune pagine (pp. 83-98) del suo libro La dittatura europea(BUR 2010) alla rivista Sodalitium; si pos-sono condividere molte tesi della Magli, manon tutte, giacché le manca il lume dellaFede. Anche l’articolo di Moreno Neri,Guanti bianchi per Ipazia, pubblicato sullarivista del Grand’Oriente Hiram ci erasfuggito (è dell’otto marzo 2011): vi si leggeuna critica all’articolo di Sodalitium sulla“martire del libero pensiero”. Le critichedel Grand’Oriente fanno sempre piacere.

Abbiamo già parlato del “caso Giaco-bazzi”, sollevato dalla Comunità Ebraica diMilano e da una “foto-notizia” di Repubbli-ca (6 marzo); ne hanno dato notizia vari si-ti, tra i quali Fascinazione del 6 marzo 2012.

Il settimanale francese Rivarol (n. 3050,8 giugno 2012, p. 8) ha pubblicato il nostrocommento (Un édifice construit sur le sa-ble…) alla crisi interna alla Fraternità SanPio X, rivelata dallo scambio di corrispon-denza tra i Vescovi consacrati da Mons. Le-febvre. Oltre a Rivarol, riprendono spesso icomunicati dell’Istituto e del CS Federici,tra gli altri, i siti La Torre, Agere contra,Catholique sédévacantiste, Nouvelles de laTradition. I sacerdoti dell’Istituto sonospesso invitati alla trasmissione radiofonicaChe aria tira di Roberto Ortelli, su RPL; adesempio il 9 ottobre (anniversario dellamorte di Pio XII), l’11 ottobre (50° del Va-ticano II), il 31 ottobre (Ognissanti)…

Le Omelie durante la celebrazione dellaS. Messa a Ferrara sono di nuovo in rete,non più sul sito Cattolicesimo ma sul sitowww.crisidellachiesa.com (né l’uno né l’al-tro sono dell’IMBC).

PellegrinaggiIl 29 e 30 aprile una cinquantina di fede-

li provenienti da Parigi si sono recati in pel-

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legrinaggio alla Santa Tunica venerata aTreviri, in Germania, visitando anche laPorta Nigra, le principali chiese della città ele reliquie di San Mattia.

L’8 maggio 2012 ha avuto luogo il pelle-grinaggio a N.-D. de l’Osier. La conferenzadella vigilia trattava sull’opposizione tra ladottrina cattolica sulla salvezza degli ereti-ci, confermata dal miracolo di l’Osier, cheportò alla conversione dei protestanti loca-li, e la nuova dottrina sulla libertà religiosainsegnata dal Concilio Vaticano II in dis-continuità rispetto al Magistero bimillena-rio della Chiesa.

Il 27 maggio, domenica di Pentecoste, siè svolto il pellegrinaggio annuale a St-Jo-seph de Cotignac (nel sud della Francia)dove vi sono due santuari vicini poiché visono state ben due apparizioni: di San Giu-seppe nel XVI sec., della Madonna nelXVII sec. Erano presenti circa 60 fedeli.

Da Osimo a Loreto - I sessanta pionieriche parteciparono alla prima edizione nel2004 non potevamo immaginare la crescitadel pellegrinaggio, che anche nel 2012 (19 e20 maggio) ha superato i centocinquanta pel-legrini. Sono numeri certamente insignifican-

Pellegrinaggi: sopra Osimo-Loreto,sotto: Crea (AL)

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ti rispetto ad altri pellegrinaggi lauretani, chevantano migliaia di presenze, ma per il nostropiccolo Istituto è un ottimo risultato. Il pelle-grinaggio è iniziato come di consueto il saba-to pomeriggio a Osimo con le preghiere da-vanti all’urna contenente il corpo di san Giu-seppe da Copertino e terminato nel pomerig-gio di domenica a Loreto, dopo 22 chilometripercorsi a piedi, con la venerazione dellaSanta Casa nella basilica di Loreto. I sacerdo-ti presenti hanno ascoltato molte confessioni,mentre i seminaristi e le suore, col gruppo deibambini e bambine della “Crociata eucaristi-ca”, hanno assicurato la recita delle coronedel Rosario e i canti. Il tempo non ha creatoproblemi, riservando qualche goccia d’acquasolamente alla conclusione del pellegrinag-gio; in compenso le grazie sono state copiose.Intanto la decima edizione (11 e 12 maggio2013) è già alle porte.

In Abruzzo si sono svolti due pellegri-naggi organizzati dall’oratorio di Pescara: il25/2/2012 alla Scala Santa di Campli (TE) eil 15/9/2012 al Volto Santo di Manoppello(nona edizione).

Il 29 giugno 2012 i fedeli romani si sonorecati in pellegrinaggio nella Basilica di SanPietro in Vaticano, sulle tombe di san Pie-tro, di san Gregorio Magno e di san Pio X.

Dal 7 al 9 settembre 2012, circa 130 fe-deli dalla Francia e dall’Italia sono tornati,dopo quattro anni, a Lourdes.

Il 6 ottobre, per il mese del Rosario,pellegrinaggio al S. Monte di Crea (AL)per i fedeli piemontesi e lombardi.

L’otto dicembre, come ogni anno, fedeliparigini si sono recati a Montmartre per laprocessione “aux flambeaux” precedutadalla Santa Messa e seguita da una cenaconviviale.

Prime comunioni19 marzo, Lucie Miche, a Serre-Nerpol.

10 giugno, Marie-Philomène Fritz, a Ser-re-Nerpol.

12 giugno, Pierre Toulet, a Rouret (Cannes).

17 giugno, a Milano, Chiara Splendore.17 giugno, Anais Seillier a Serre-Nerpol.23 giugno, a Verrua, Asia Veronica Di

Pierro.24 giugno, Coralie Seillier, a Serre-Nerpol.20 luglio, Marie Metivier, a Verrua.4 novembre, a Rovereto, Marco Valerio

De Fanti.

Battesimi 2012 21 gennaio, Cecilia Benedetta Chasseur, ad

Aosta.28 gennaio, Cyprien Collot, a Parigi.11 febbraio, Nina Bertaglia, a Modena.18 febbraio, Francesco Pulitelli a Roma.25 febbraio, Delphine Pons, a Lione.10 marzo, Dominique Van Overbeke, a

Sigloy.8 aprile, Camilla Prisca De Fanti, a

Rovereto.8 aprile, Sonia Michela Sula Valbona, a Pe-

scara (rito degli adulti).9 aprile, Raphael Vigand, a Parigi.22 maggio, Antoine Jorland, a Lione.27 maggio, Christopher Cavezza, a Ferrara.16 giugno, Noam Ignace Vallois, a Parigi.17 giugno, Anais e Coralie Seillier, a Serre-

Nerpol.23 giugno: Alessandro e Stefano Di Pierro,

a Verrua.24 giugno: a Dendermonde, Thomas Du-

mortier.30 giugno, Atanasia Maria Fabbretti, a Pa-

derno.30 giugno, Pauline Brochard, a Parigi.21 luglio, Angelica Baldacci, a Torino. 19 agosto, Ulrich Bergez, a Serre-Nerpol.26 agosto, Jeanne Bétend, ad Annecy.2 settembre, Alexia Seillier, a Serre-Nerpol.15 settembre, Alexandra de Maulde, a

Domfront-en-Champagne.16 settembre, Cyril Salmon, a Dendermon-

de.20 ottobre, Gaetan Bourbon, a Parigi.21 ottobre, a Rosario, tre adolescenti para-

guayani: Jesica Mabel, Javier e PamelaVargas Barreto, battezzati col nome diGuadalupe, José ed Elisabeth da Mons.Stuyver

3 novembre, Paolo Filippo Manara, a Rovereto.

17 novembre, Paul Schneider, a Parigi.14 dicembre, Christine, a Huningue.Nello scorso numero avevamo omesso di

segnalare il battesimo di Giacomo Ferra-ri, avvenuto a Pescara il 10 giugno 2011.

Il 9 aprile a Parigi e il 22 agosto a Verrua,due battezzati fuori dalla Chiesa Cattolicasono entrati nella Chiesa dopo abiura eprofessione di Fede cattolica. Deo gratias.

Rigenerati nelle acque battesimali

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(Ferrara), munito dei santi sacramenti. Il 28giugno, Santina Cuscunà in De Martini, diTorino. Con la sua professionalità e amici-zia ci ha aiutato nell’acquisto di varie casedell’Istituto; frequentava l’oratorio di Tori-no. Il 7 luglio, Giuliana Silvestri in Magi-stro, è mancata nell’ospedale di Orbassano,dopo lunga malattia, munita dei santi sacra-menti. Viveva a Grugliasco, e col marito haaiutato l’Istituto fin dall’inizio. Il 28 agostoa Chieti Scalo, Antonio La Valle, di 77 an-ni, è deceduto nel sonno. Fedele da moltianni, il 15 agosto all’oratorio di Pescaraaveva assistito per l’ultima volta alla S.Messa, confessandosi e ricevendo la S. Co-munione. A fine agosto, ad Annecy, abbia-mo celebrato le esequie della Signora Léo-nard, secondo la sua volontà testamentaria.Fedele alla Messa, prima con il parrocoDupanloup, poi nella nostra cappella di rueMavéria, ha trascorso gli ultimi anni inCharente presso i nipoti. Il 30 agosto, a Pa-rigi, Marie-Hélène Dupré Latour, per tantianni fedele della cappella di Annecy. Neabbiamo celebrato le esequie a Parigi, il 3settembre; sepoltura il giorno seguente aMercury, in Savoia.

Il 31 agosto a Saluzzo è deceduto, muni-to dei sacramenti della Chiesa amministra-tigli dal figlio, l’ingegner Paolo OlivieroGiugni, padre di don Ugolino e nonno disuor Gemma. I funerali sono stati officiatidal figlio, il 1° settembre, all’oratorio di To-rino e la salma è stata poi tumulata nellatomba di famiglia al cimitero di Verrua Sa-voia. Nato nel 1939, orfano di guerra nel‘43, aveva ricevuto una buona formazionereligiosa dai padri gesuiti a Genova, che glipermise di mantenere la fede nella tempe-sta post-conciliare ritrovando, lui e la suafamiglia, la Messa tridentina dapprima daMons. Vaudagnotti alla SS. Trinità di Tori-no, continuando poi con la FSSPX a Mon-talenghe. Dal 1985 seguì e sostenne fedel-mente i sacerdoti nella fondazione dell’Isti-tuto Mater Boni Consilii. Negli ultimi anni

In dicembre, a Rosario, Javier e PamelaVargas Barreto.

Matrimoni 11 settembre 2011, a Paderno (FC) Al-

berto Fabbretti e Maria Rosa Mancini. 9 aprile 2012, a Pescara, Alessandro Ca-

porale e Sonia Michela Sula Valbona.2 giugno, ad Arezzo, Giuseppe Rubechi

e Valentina Prestigiacomo.21 luglio, a Paderno (FC), Nicola Gori e

Romina Giampreti.1 settembre a Dendermonde, Geert e

Chantal Van Overbeke.15 settembre, a Serre-Nerpol, Patrick

Hammonais con Ania Ramayo-Isla.13 ottobre, ad Annecy, Jean-Pierre

Cassa con Jeannick Ducimitière.17 ottobre a Dendermonde, Cyril e Isa-

belle Schiettecatte.

Defunti9 febbraio, ad Asti, Rosa Devicienti

ved. Camposeo, di 85 anni, madre di TeresaBichiri. Funerali nell’oratorio di Torino l’11febbraio e sepoltura a Rivodora. 30 marzo,a Fiesole, Pio Verdi; di fede profonda, rice-veva a casa la santa comunione. Il 5 aprile(giovedì santo), a Torino, Elsa Matarollovedova Suman, di 95 anni, munita di tutti isacramenti. Funerali nell’oratorio di Tori-no, il 10 aprile, martedì di Pasqua. Il 26aprile: nella festa dell’Istituto, muore a To-rino Giovanna Faedda in Bichiri. Ne abbia-mo celebrato i funerali il 27 aprile a Torino.Siamo particolarmente vicini alla famiglia.

Il 16 maggio, a Parigi, Hervé Piquet haricevuto l’estrema unzione il giorno del de-cesso, all’ospedale Pompidou. Il 13 giugno,Luciano Mario Casoni, a Pontegradella

Don Nathanael dà la prima Comunione a Rovereto

L’ingegnerPaolo Giugni

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era stato colpito da una grave malattia chelo consumava ma che ha sopportato conspirito cristiano ammirevolmente assistitodalla moglie Maria Giovanna Ripa di Mea-na. Alla moglie, ai suoi 5 figli e ai nipotivanno le nostre condoglianze.

Il 21 settembre, a Epagny, Joseph Mi-daly. Persona semplice e sobria, e nostrogrande benefattore: dobbiamo alla sua ge-nerosità la nuova cappella di Annecy. I fu-nerali si sono svolti il 25 settembre. Il 29settembre, a Trois et Demi (centro dellaFrancia) Luigi Morabito. Funerali il 2 otto-bre. Era il nonno di una religiosa delle suo-re di Cristo Re. Il 29 settembre, a Rosario,José Ignacio Maratona Aldao, veterinario efedele della casa di Rosario, è morto muni-to dei santi sacramenti amministrati da donSergio, che ne ha celebrato le esequie.

Il 27 ottobre, a Aalst (Fiandre Orienta-li): Leona Maria Van de Putten, di 83 anni,vedova di Paul Stuyver, e madre di Mons.

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Geert Stuyver, che ha assistito sua madrenella malattia e le ha amministrato i santisacramenti. Don Steenbergen ne ha cele-brato le esequie il 30 ottobre, in presenza diMons. Stuyver, della famiglia e di numerosifedeli. Ci scrive il figlio Vescovo: “nata inambiente rurale profondamente cattolico,da una famiglia numerosa, fin dall’infanziaha aiutato nel lavoro dei campi i genitori.Laboriosa di natura e forgiata da questogenere di vita, è stata per suo marito e isuoi figli la “donna forte” lodata dallaScrittura. Attenta a molte cose, non dimen-ticava pur tuttavia “l’unico necessario”. Haseguito ed appoggiato il marito quando halasciato la vita parrocchiale per fedeltà alSanto Sacrificio della Messa. Ha condottouna vita nascosta e semplice, dando peròesempio di fedeltà alla religione cattolica,di fedeltà coniugale e di cura della famiglia.Colpita da embolia cerebrale, si è sotto-messa alla divina volontà durante la degen-

In memoriam don Luigi Villa

Nelle prime ore di domenica 18 novembre, è deceduto il sacerdote Don Luigi Villa, fondatore delle“Operaie di Maria Immacolata” e direttore del mensile bresciano “Chiesa viva”. Don Villa era nato aLecco il 3 febbraio 1918, ed era stato ordinato sacerdote il 28 luglio 1942, nell’Istituto missionario fon-dato da Padre Comboni. Nel 1956 lasciò l’Istituto religioso missionario, e fu incardinato successiva-mente nelle diocesi di Ferrara, di Chieti e infine di Brescia, dove si stabilì definitivamente. Dottore inTeologia, fondatore, già nel 1967, della Casa Editrice Civiltà, fu molto stimato a Roma sotto il Pontifica-to di Pio XII: al primo Congresso Internazionale di Studio del Movimento “Chiesa viva”, tenutosi a Ro-ma dal 1 al 4 ottobre 1974, don Villa potè contare, tra l’altro, sulla partecipazione dei Cardinali Ottavia-ni, Parente, Palazzini e Oddi, nonché di teologi come Padre Roschini, Padre Fabro, Padre Joseph deSainte Marie (Salleron), l’abbé Luc Lefèvre (de la Pensée Catholique) e molti altri, anche stranieri; a sor-presa, ricevette anche le lettere di incoraggiamento del Cardinal Vicario, Poletti, e del Card. Seper. In-fatti, pur situandosi nel solco dell’insegnamento di Pio XII, e pur criticando il post-Concilio, don Villa,dalle pagine della sua rivista “Chiesa Viva”, il cui primo numero risale al settembre 1971, rimase a lungotra coloro che accettavano sia il Concilio Vaticano II, sia la riforma liturgica ed il nuovo messale, cheegli, tra l’altro, ha continuato a utilizzare abitualmente, anche quando la sua rivista, perdendo così ap-poggi e consensi, iniziò a criticare sempre più il Concilio stesso e la riforma liturgica. Lo fece, anche,denunciando le infiltrazioni massoniche nella Chiesa, come già aveva fatto don Putti con il suo quindici-nale antimodernista “Si si no no” (pubblicazione nata nel 1975 a Grottaferrata), peccando spesso peròdi totale mancanza di senso critico e di verifica delle fonti, gettando così a volte il discredito su quellache sarebbe stata una ben più efficace battaglia antimassonica. L’altra incoerenza che a nostro parereha minato il lavoro di don Villa è stata quella, già segnalata, di attaccare a ragione il Vaticano II e le sueriforme, e di rimanere però nello stesso tempo in comunione con gli autori di queste riforme, pur da luidenunciati apertamente negli ultimi anni, restando persino, ripetiamolo, inspiegabilmente legato al nuo-vo rito che pur condannava nei suoi scritti o in quelli dei suoi collaboratori. Non sappiamo quale segui-to avranno le opere che lui ha fondato durante il suo lungo apostolato terreno, opere che negli ultimianni gli avevano attirato l’attenzione e il favore di tanti sedevacantisti stranieri, ignari delle autenticheposizioni di don Villa. Guardando al passato, malgrado le critiche inevitabili, non si può ignorare un cosìlungo e coraggioso lavoro da parte di un sacerdote che – con l’intenzione di difendere la Fede – ha sa-puto rinunciare agli onori del mondo e a una proficua e tranquilla carriera ecclesiastica. La rivista “So-dalitium” pertanto, nata solamente nel 1983, rivolge un rispettoso saluto a uno dei pionieri della difesadella Tradizione cattolica in Italia, e raccomanda a tutti i suoi lettori una preghiera di suffragio per l’ani-ma sacerdotale di don Luigi Villa.

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za in ospedale, fino alla morte. Ci mancamolto. Che riposi in pace”.

Il 30 ottobre, Christianne Bozon in Ca-pelli. Lei e il marito hanno ospitato per tan-ti anni nello loro casa i sacerdoti dell’Istitu-to dopo la Messa domenicale. I funerali so-no stati celebrati il 2 novembre a Mexi-mieux. Il 30 ottobre: la signora Graziano diMoncestino (Alessandria) è deceduta dopoaver ricevuto dai nostri sacerdoti gli ultimisacramenti. Il 12 novembre, a Faramans(Delfinato), Ferdinand Pol: uomo di grandefede e buon senso, ha praticamente consa-crato gli ultimi anni della sua vita per aiuta-re la Maison Saint Joseph ed è stato genero-so anche verso il nostro Istituto; esequie il16 novembre alla Maison St-Joseph di Ser-re-Nerpol. Il 15 novembre: Osvaldo Rodol-fo Antinori, di 58 anni, ex-militare, fedeledella casa San José di Rosario, munito deisacramenti amministrati da don Sergio Ca-sas Silva. Il 16 dicembre: Lina Pisetta ved.Stenico è mancata a Fornace, aveva ricevu-to i Sacramenti. Il 15 dicembre: Eugenia

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Barale ved. Ghibaudo, è deceduta all’ospe-dale di Chieri, munita dei santi sacramenti.Viveva a Moncucco Torinese con la fami-glia del figlio Adriano. La messa di trigesi-ma è stata celebrata nell’oratorio di Torino.

Ricordiamo anche nella preghiera An-tonio Portaluri († 19 marzo), padre di Ser-gio e Alessandro; Félix Porcellana († 26giugno); Licinio Coppellotti (trigesima aTorino nel mese di giugno); Marika Chau-veau, madre della signora Catherine Chleq(† ottobre); Donata Parolin († 30 ottobre):per lungo tempo abbiamo celebrato a casaParolin, a Marano Vicentino. Sono mancatianche numerosi sacerdoti: l’abbé Pézerat (amaggio) e don Paul Schoonbroodt († 26maggio) celebravano “non una cum”; donAntonio Ricci, parroco di Sabbioncello († 5aprile) e don Carlo Bianco, parroco di Bro-zolo e Marcorengo (morto a luglio) ci han-no ospitato o aiutato con simpatia; don Lui-gi Villa († 18 novembre), direttore di Chie-sa viva, fu uno dei pionieri del tradizionali-smo italiano. Una preghiera per tutti…

• 11-12 maggio: Pellegrinaggio Osimo-Loreto • 8 – 22 luglio a Raveau in Francia: Colonia estiva S. Luigi Gonzaga per bambini

dagli 8 ai 13 anni.• 13 - 20 luglio a Verrua Savoia: Colonia estiva per bambine e ragazze.• 29/07-9/08 campeggio per ragazzi in montagna: dai 14 ai 21 anni.

• Esercizi Spirituali di S. Ignazio a Verrua Savoia:• Per le donne: da lunedì 19 agosto (ore 12) a sabato 24 agosto 2013.• Per gli uomini: da lunedì 26 agosto (ore 12) a sabato 31 agosto 2013.

Per ogni informazione, mettersi in contatto con l’Istituto a Verrua Savoia:

Loc. Carbignano, 36. 10020 VERRUA SAVOIA (TO) Tel.: 0161. 83.93.35 - Fax: 0161. 83.93.34 - email: [email protected]

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AVVISO AI NOSTRI LETTORIDal 1 aprile 2010 Le Poste hanno tolto le agevolazioni per gli editori, aumentandoi prezzi di invio di oltre il 300%. Aiutateci a pagare le spese di invio e stampa del-la rivista. Che Dio e la Madonna del Buon Consiglio vi benedicano tutti.

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MATER BONI CONSILII ONLUS. Codice 91 00 60 50 016

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ITALIA - Verrua Savoia (TO): CASA MADRE -Istituto Mater Boni Consilii, Chiesa SS. Pietroe Paolo, Loc. Carbignano, 36. Nei giorni ferialiS. Messa alle ore 7,30; tutte le domeniche S.Messa alle ore 18. Benedizione eucaristica tuttii venerdì alle ore 21. Tel.: 0161.839335, Fax:0161.839334; e-mail: [email protected] sito:www.sodalitium.it

San Martino dei Mulini (RN): CASA S. PIO X -Don Ugo Carandino, via Sarzana 86, CAP47822. Nei giorni feriali S. Messa saltuariamen-te alle ore 7. Tel.& Fax: 0541.758.961; e-mail:[email protected] sito: www.casasanpiox.it

ARGENTINA - Rosario: CASA SAN JOSÈ – DonSergio Casas Silva, Iguazú 649 bis, C. P. 2000 -Rosario (Santa Fe). Tutte le domeniche S.Messa alle ore 10. Ore 11 catechismo. E-mail:[email protected]

BELGIO - Dendermonde: Mons. Geert Stuyver,Kapel O.L.V. van Goede Raad, Koning Albert-straat 146, 9200 Sint-Gillis, Dendermonde. S.Messa tutte le domeniche alle ore 9,30. Tel. eFax: (+32) (0) 52/380778.

FRANCIA - Raveau: Castello di Mouchy, 58400Raveau. Per informazioni: Tel.: (+33)03.86.70.11.14; e-mail: [email protected]

ALTRE SS. MESSE IN ITALIA

Abano Terme (PD): la 2ª del mese alle ore 18. Perinformazioni: Tel. 0161.839335.

Ferrara: Chiesa S. Luigi, via Pacchenia 47, Alba-rea. Tutte le domeniche alle ore 17,30, salvo la3ª domenica del mese alle ore 11,30. Per infor-mazioni: Tel. 0161.839335.

Loro Ciuffenna (AR): Fattoria del Colombaio,str. dei 7 ponti. La 1ª domenica del mese alleore 17,30. Per informazioni: Tel. 0161.839335.

Milano: Oratorio S. Ambrogio, via Vivarini 3.Tutte le domeniche e festivi alle ore 11. Per in-formazioni: Tel. 0161.839335.

Modena: Oratorio S. Pio V, via Savona 75. Tuttele domeniche alle ore 11, salvo la 3ª domenicadel mese alle ore 9. Per informazioni: Tel.0161.839335.

Modugno (BA): per informazioni: Tel.0541.758961.

Pescara: Oratorio del Preziosissimo Sangue, viaOfanto 24. La 2ª alle 18,30; la 4ª del mese alleore 11. Per informazioni: Tel. 0541.758961.

Potenza: la 3ª domenica del mese alle ore 19,30.Per informazioni: Tel. 0541.758961.

Rimini: Oratorio S. Gregorio Magno, via Molini 8.La 1ª e 2ª del mese alle ore 11, la 3ª e 4ª del mesealle ore 18,30. Per informazioni: Tel. 0541.758961.

Roma: Oratorio S. Gregorio VII, via Pietro dellaValle 13/B. La 1ª, 3ª e 5ª domenica del mese,ore 11. Per informazioni: Tel. 0161.839335.

Rovereto (TN): la 1ª, 3ª e 5ª domenica del mesealle ore 18. Per informazioni: Tel. 0161.839335.

Torino: Oratorio del S. Cuore, via Thesauro 3/D.Tutte le domeniche e festivi S. Messa cantataalle ore 9; S. Messa letta alle ore 11,15; il 1° ve-nerdì del mese alle ore 18,15. Per informazioni:Tel. 0161.839335.

Valmadrera (LC): Via Concordia, 21. La 2ª e la 4ªdomenica del mese. Per informazioni: Tel.0161.839335

Varese: la 4ª domenica del mese ore 18. Per infor-mazioni: Tel. 0161.839335.

Confessioni 30 minuti prima dell’inizio delle S. Mes-se. Dei cambiamenti occasionali negli orari delleMesse, specie nel perido estivo, possono intervenire;se frequentate saltuariamente i nostri oratori vi con-sigliamo di telefonare.

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