anno xxxi n 17 11 maggio 2014

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ANNO XXXI N° 17 - 11 Maggio 2014 1.00 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Il pianto di papa Francesco per i nuovi crocifissi. È mancata quell’ondata di emozione, magari da esprimere in preghiera; la preoccupazione del nostro precario presente riduce tutto al silenzio. “Io ho pianto quando ho visto sui media la notizia di cristiani crocifissi in un certo Paese non cri- stiano”. Così papa Francesco, durante l’omelia quotidiana celebrata venerdì 2 maggio nella cap- pella della Domus Sanctae Marthae, facendo riferimento al supplizio della croce subito da alcuni giovani cristiani in una città siriana. Il riferimento ai cristiani messi in croce ha dato ancora modo al Vescovo di Roma di esprimere lo sguardo proprio della fede cristiana sui fatti di persecuzione e di descrivere il miracolo della letizia testimoniata dai martiri cristiani. I martiri di oggi, come gli Apostoli – ha sottolineato Papa Francesco - sono “lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”. La loro è “la gioia di tanti fratelli e sorelle nostre che nella storia hanno sentito questa gioia, questa letizia di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E oggi ce ne sono tanti! Pensate che in alcuni Paesi, soltanto per portare il Vangelo, vai in carcere. Tu non puoi portare una croce: ti faranno pagare la multa. Ma il cuore è lieto”. (Ag.Fides) L’attualità dell’invito di Gesù : “Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua”, è fin troppo evidente in tutte quelle croci con le quali gli uomini imbattono ogni giorno, in particolare, in tutte quelle che, in modo tragico, affrontano tanti nostri fratelli. Le notizie che ci giun- gono da altri continenti, anche se spesso ridimensionate, hanno tutte il contenuto di una tragica realtà: molti cristiani, fratelli nella fede, vengono uccisi per odio religioso. Quello che spaventa non è il martirio sul quale si sono formate le nostre certezze religiose, ma l’indifferenza e la mancanza di emotività che circondano queste morti. L’abitudine, forse, per quel Crocifisso di cui ci ricordiamo quando altri lo vogliono togliere dalle pareti, sta avendo il sopravvento. Su quel martirio siamo cresciuti spiritualmente e riviverlo sugli uomini dovrebbe essere motivo di partecipazione e di sofferenza. È sconvolgente il silenzio che circonda questi, purtroppo, ripetuti episodi. “Il san- gue dei martiri come seme di nuovi cristiani” di cui ci parla Tertulliano, non va pensato solo come nuove conversioni, ma anche come parteci- pazione e ritorno alla coerenza. Il timore espresso da San Giovanni Paolo II sui danni del capitalismo si sta rivelando sempre più profetico. Nella ricerca di una vita comoda e senza scossoni ci sentiamo solo di- sturbati da questi episodi di violenza che, purtroppo, ci sono e ci chiamano a rimettere in discussione la nostra esistenza, a ridare senso al nostro essere e farci riflettere sul nostro essere cristiani oggi. PIÙ O MENO intorno agli anni novanta, il «figlio» Giovanni, ormai passati gli ottanta, ri- cordava quella storia lontana, ma sempre emo- zionante, la storia della Croce. In quel momento, Qualcuno gli aveva affidato un in- carico, che aveva il carattere di ultima volontà: Giovanni. ecco tua Madre. E Giovanni l’ac- colse in casa sua. Nient’altro. Però quanta vita racchiudono queste parole. E che ricchezza di significato. Com’è stata quella vita? Giovanni già lo conosciamo. La sua anima tra- spare dai suoi scritti: ardente come il fuoco, dolce come la brezza. Maria già la cono- sciamo: silenziosa come la pace, attenta come una sentinella, aperta come una madre. Non s’è mai data in questo mondo una rela- zione così radiosa tra due persone. Avranno parlato di Gesù, sempre di Gesù, senza esserne mai sazi. Maria si sarà presa cura di Giovanni come se fosse stato suo figlio, mentre Gio- vanni avrà ricuperato l’anima di Gesù - non invano era stato il suo discepolo prediletto - nei riguardi della Madre. Egli la vide negli ul- timi momenti, assistette al suo transito ineffa- bile e le chiuse gli occhi. Giovanni fu sicuramente il primo a sperimen- tare quello che noi chiamiamo la devozione a Maria: amore filiale, ammirazione, disponibi- lità, fede... Giovanni è oggi per noi un mo- dello. Della sequela di Gesù e dell’amore a sua Madre. Noi possiamo – dobbiamo- essere come Giovanni. Ecco tua Madre «Per la festa della MAMMA ci piace far conoscere questa bella riflessione tratta dal libro di P. Garcìa Barriuso: “Parole semplici su Maria” pag. 84» La folla, l’albero e la salvezza in uno sguardo LORETO - Qual è il desi- derio fondamentale di ogni essere umano? L’uomo creato per Dio, è inquieto finché non Lo trova: in ognuno di noi c’è un pro- fondo desiderio di sal- vezza. Questa una delle riflessioni proposte ai gio- vani che hanno partecipato al ritiro per i giovani di AC della Diocesi di San Bene- detto del Tronto. Il ritiro ha avuto inizio nella mattina di sabato 26 aprile presso la struttura Terra dei Fioretti di Loreto, a pochi passi dalla splendida Basilica Lauretana. L’accoglienza è stata fatta da Padre Alessandro dei Frati Minori e Suor Marilda delle Suore Francescane Alcantarine che hanno animato alcuni momenti del ritiro. I giovani sono arrivati in mattinata con il Vescovo Carlo e il ritiro ha avuto subito inizio con un’appro- fondita analisi del brano del Vangelo scelto, che è quello di Luca 19, 1-10, il passo di Zaccheo. Al centro dell’attenzione il profondo desiderio della salvezza insito nell’uomo, quel desiderio che crea un moto nell’animo, che fa partire alla ricerca di qualcosa che va oltre il buio in cui spesso brancoliamo. Quel desiderio che spinge Zaccheo a uscire dalla pressione della folla, che sta semplicemente seguendo Gesù, per salire su un albero e da lì poterlo vedere, uno sforzo, un impegno ricambiato dallo sguardo di Gesù e dal suo invito: Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua. Per un incontro per- sonale con Gesù, che ci cambi radicalmente la vita, il presupposto è quello di partire da un atto di fede personale, un alzare lo sguardo, un met- tersi alla ricerca e Lui non tarderà a manife- starsi. Da questo incontro vero e intimo, nasce il desiderio di essere i testimoni di questo grande amore. Il Vescovo ci ha invitato a indi- viduare qual è la “folla” che ci frena per andare incontro a Gesù: la paura del giudizio degli altri? I condizionamenti cui ci sottopone la so- cietà odierna? E qual è l’albero su cui dobbiamo salire per vedere Gesù? Che cosa ci può far in- contrare il suo sguardo? Padre Alessandro e Suor Marilda hanno poi organizzato dei per- corsi che hanno portato i giovani a definire quello che è un incontro intimo e reale con Dio, un Dio che possiamo incontrare nell’umanità di Gesù, un Dio di cui Padre Alessandro ha spro- nato a salvare l’immagine, immagine di amore, carità, e giustizia, che ci sta accanto e che non vuole il nostro male. Al termine dei due giorni c’è stata la conclusione con un momento di ri- flessione e di preghiera, durante il quale tutti i partecipanti hanno messo in comunione le loro esperienze e riflessioni sul senso delle parole ascoltate, delle sensazioni, dei concetti e delle idee che questi esercizi spirituali hanno saputo trasmettere. Chiappini Janet e Sprecacé Marco Segue a pag. 2 San Benedet to del Tronto - R Dioces Ripatransone - Mo i ontalto M t In ore 21: Martedì 13 tutte le pa 15 Maggio chie c arro INTENZIONI di PREGHIERA DEL SANTO PADRE MAGGIO 2014 Di seguito riportiamo le intenzioni per il mese di maggio affidate dal Papa all’apostolato della preghiera: Generale: “Perché i mezzi di comunicazione siano strumenti al servizio della verità e della pace”. Missionaria: “Perché Maria, Stella del- l’Evangelizzazione, guidi la missione della Chiesa nell’annuncio di Cristo a tutte le genti”.

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ANNO XXXI N° 17 - 11 Maggio 2014 € 1.00

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

Il pianto di papa Francesco per i nuovi crocifissi.È mancata quell’ondata di emozione, magari da esprimere in preghiera; la preoccupazione del nostro precario presente riduce tutto al silenzio.

“Io ho pianto quando ho visto sui media la notizia di cristiani crocifissi in un certo Paese non cri-stiano”. Così papa Francesco, durante l’omelia quotidiana celebrata venerdì 2 maggio nella cap-pella della Domus Sanctae Marthae, facendo riferimento al supplizio della croce subito da alcunigiovani cristiani in una città siriana. Il riferimento ai cristiani messi in croce ha dato ancora modoal Vescovo di Roma di esprimere lo sguardo proprio della fede cristiana sui fatti di persecuzionee di descrivere il miracolo della letizia testimoniata dai martiri cristiani. I martiri di oggi, comegli Apostoli – ha sottolineato Papa Francesco - sono “lieti di essere stati giudicati degni di subireoltraggi per il nome di Gesù”. La loro è “la gioia di tanti fratelli e sorelle nostre che nella storiahanno sentito questa gioia, questa letizia di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il

nome di Gesù. E oggi ce ne sonotanti! Pensate che in alcuni Paesi,soltanto per portare il Vangelo, vai incarcere. Tu non puoi portare unacroce: ti faranno pagare la multa. Mail cuore è lieto”. (Ag.Fides)

L’attualità dell’invito di Gesù : “Chivuol venire dietro di me, prenda lasua croce e mi segua”, è fin troppoevidente in tutte quelle croci con lequali gli uomini imbattono ognigiorno, in particolare, in tutte quelleche, in modo tragico, affrontano tantinostri fratelli. Le notizie che ci giun-gono da altri continenti, anche sespesso ridimensionate, hanno tutte il

contenuto di una tragica realtà: molti cristiani, fratelli nella fede, vengono uccisi per odio religioso.Quello che spaventa non è il martirio sul quale si sono formate le nostre certezze religiose, mal’indifferenza e la mancanza di emotività che circondano queste morti. L’abitudine, forse, perquel Crocifisso di cui ci ricordiamo quando altri lo vogliono togliere dalle pareti, sta avendo ilsopravvento. Su quel martirio siamo cresciuti spiritualmente e riviverlo sugli uomini dovrebbeessere motivo di partecipazione e di sofferenza. È sconvolgente il silenzio che circonda questi,purtroppo, ripetuti episodi. “Il san-gue dei martiri come seme di nuovicristiani” di cui ci parla Tertulliano,non va pensato solo come nuoveconversioni, ma anche come parteci-pazione e ritorno alla coerenza.Il timore espresso da San GiovanniPaolo II sui danni del capitalismo sista rivelando sempre più profetico.Nella ricerca di una vita comoda esenza scossoni ci sentiamo solo di-sturbati da questi episodi di violenzache, purtroppo, ci sono e ci chiamano a rimettere in discussione la nostra esistenza, a ridare sensoal nostro essere e farci riflettere sul nostro essere cristiani oggi.

PIÙ O MENO intorno agli anni novanta, il«figlio» Giovanni, ormai passati gli ottanta, ri-cordava quella storia lontana, ma sempre emo-zionante, la storia della Croce. In quelmomento, Qualcuno gli aveva affidato un in-carico, che aveva il carattere di ultima volontà:Giovanni. ecco tua Madre. E Giovanni l’ac-colse in casa sua. Nient’altro. Però quanta vitaracchiudono queste parole. E che ricchezza disignificato. Com’è stata quella vita?Giovanni già lo conosciamo. La sua anima tra-spare dai suoi scritti: ardente come il fuoco,dolce come la brezza. Maria già la cono-sciamo: silenziosa come la pace, attenta comeuna sentinella, aperta come una madre.Non s’è mai data in questo mondo una rela-

zione così radiosa tra due persone. Avrannoparlato di Gesù, sempre di Gesù, senza essernemai sazi. Maria si sarà presa cura di Giovannicome se fosse stato suo figlio, mentre Gio-vanni avrà ricuperato l’anima di Gesù - noninvano era stato il suo discepolo prediletto -nei riguardi della Madre. Egli la vide negli ul-timi momenti, assistette al suo transito ineffa-bile e le chiuse gli occhi.Giovanni fu sicuramente il primo a sperimen-tare quello che noi chiamiamo la devozione a

Maria: amore filiale, ammirazione, disponibi-lità, fede... Giovanni è oggi per noi un mo-dello. Della sequela di Gesù e dell’amore a suaMadre. Noi possiamo – dobbiamo- esserecome Giovanni.

Ecco tua Madre«Per la festa della MAMMA

ci piace far conoscere questa bella riflessione

tratta dal libro di P. Garcìa Barriuso:

“Parole semplici su Maria” pag. 84»

La folla, l’albero e la salvezza in uno sguardo

LORETO - Qual è il desi-derio fondamentale di ogniessere umano? L’uomocreato per Dio, è inquietofinché non Lo trova: inognuno di noi c’è un pro-fondo desiderio di sal-vezza. Questa una delleriflessioni proposte ai gio-vani che hanno partecipatoal ritiro per i giovani di ACdella Diocesi di San Bene-detto del Tronto. Il ritiro haavuto inizio nella mattinadi sabato 26 aprile presso lastruttura Terra dei Fiorettidi Loreto, a pochi passidalla splendida BasilicaLauretana. L’accoglienza è stata fatta da PadreAlessandro dei Frati Minori e Suor Marildadelle Suore Francescane Alcantarine che hannoanimato alcuni momenti del ritiro. I giovanisono arrivati in mattinata con il Vescovo Carloe il ritiro ha avuto subito inizio con un’appro-fondita analisi del brano del Vangelo scelto, cheè quello di Luca 19, 1-10, il passo di Zaccheo.Al centro dell’attenzione il profondo desideriodella salvezza insito nell’uomo, quel desiderioche crea un moto nell’animo, che fa partire allaricerca di qualcosa che va oltre il buio in cuispesso brancoliamo. Quel desiderio che spingeZaccheo a uscire dalla pressione della folla, chesta semplicemente seguendo Gesù, per salire suun albero e da lì poterlo vedere, uno sforzo, unimpegno ricambiato dallo sguardo di Gesù e dalsuo invito: Zaccheo, scendi subito, perché oggi

devo fermarmi a casa tua. Per un incontro per-sonale con Gesù, che ci cambi radicalmente lavita, il presupposto è quello di partire da un attodi fede personale, un alzare lo sguardo, un met-tersi alla ricerca e Lui non tarderà a manife-

starsi. Da questo incontro vero e intimo, nasceil desiderio di essere i testimoni di questogrande amore. Il Vescovo ci ha invitato a indi-viduare qual è la “folla” che ci frena per andareincontro a Gesù: la paura del giudizio deglialtri? I condizionamenti cui ci sottopone la so-cietà odierna? E qual è l’albero su cui dobbiamosalire per vedere Gesù? Che cosa ci può far in-contrare il suo sguardo? Padre Alessandro eSuor Marilda hanno poi organizzato dei per-corsi che hanno portato i giovani a definirequello che è un incontro intimo e reale con Dio,un Dio che possiamo incontrare nell’umanità diGesù, un Dio di cui Padre Alessandro ha spro-nato a salvare l’immagine, immagine di amore,carità, e giustizia, che ci sta accanto e che nonvuole il nostro male. Al termine dei due giornic’è stata la conclusione con un momento di ri-flessione e di preghiera, durante il quale tutti ipartecipanti hanno messo in comunione le loroesperienze e riflessioni sul senso delle paroleascoltate, delle sensazioni, dei concetti e delleidee che questi esercizi spirituali hanno saputotrasmettere. Chiappini Janet e Sprecacé Marco

Segue a pag. 2

San Benedet to del Tronto - Ripatransone - MontaltoDioces

Ripatransone - Montaltoi

ontalto

M

t In

ore 21:Martedì 13

tutte le pa

15 Maggio

chiec arro

INTENZIONI di PREGHIERA

DEL SANTO PADRE

MAGGIO 2014

Di seguito riportiamo le intenzioni per ilmese di maggio affidate dal Papa

all’apostolato della preghiera:

Generale: “Perché i mezzi di

comunicazione siano strumenti

al servizio della verità e della pace”.

Missionaria: “Perché Maria, Stella del-

l’Evangelizzazione,

guidi la missione della Chiesa

nell’annuncio di Cristo a tutte le genti”.

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Anno XXXI

11 Maggio 20142

PAG

Continua dalla prima pagina

La Chiesa, non ridotta al silenzio comeancora in tante terre, ma silenziosa pernon disturbare ed essere disturbati, si ètrasferita in Occidente e specialmente inEuropa. Se si eccet-tuano alcune cla-morose denunce,difficilmente diqueste violenze sene parla tra i cri-stiani. Se non vadoerrato un tempo, ilcatecumenato pas-sava anche per que-sta strada. Senzafare il nostalgicoposso aggiungere quanto diverso l’atteg-giamento tenuto durante le persecuzionicomuniste! I nomi di Wyszyński, Stepi-nac, Mintzenti, di tanti sacerdoti ed altrierano familiari anche tra noi ragazzi e leloro sofferenze partecipate.Di contro, oggi, resta solo un rancoreverso i violenti, alimentato da un odio dirazza, acuito anche da chi soffia sulfuoco con intendimenti bellicosi. Ancheil martirio viene vissuto con sentimentidi rabbia e di vendetta. Il perdono cheGesù ci chiede, non è infingardaggine,non è vigliaccheria, è una presa di co-scienza del nostro agire, è un chiedersiche cosa stiamo facendo per diffonderela vera “pace” nel mondo. Il nostro, pur-troppo, è un mondo in continua tensione.Si avverte un odio latente diffuso in tutti

gli ambienti del nostro vivere: anchenelle famiglie, anche nello sport comenei recenti episodi. Si calunnia e si ri-corre anche alla falsità per alimentare i

contrasti. Ci pos-sono essere diesempio le tante ri-forme su cui si di-scute in questigiorni. Che spetta-colo deprimente! IlParlamento sembratrasformato in uncampo di battagliadove vanno dimoda gli sberleffi e

gli insulti. Altri ambienti, in cui si vivegiornalmente, non sono da meno.

Ecco i Martiri! Facciamoli parlare nelnostro quotidiano. Leggo dal libro“Gesù” di Klaus Berger un episodio dimartirio che dovrebbe farci riflettere. InAlgeria, a Tibhirine, sette monaci il 21maggio 1996 furono decapitati. Nel pe-riodo della prigionia padre Christian deChergé, prevedendo di essere assassi-nato, nel suo testamento scrive: “Eanche tu , amico dell’ultimo minuto,checerto non sapevi quello che facevi: sì,anche a te è rivolto questo grazie e que-sto à Dieu, la cui forma ha preso il tuovolto. E possa venirci donato di rive-derci come ladroni felici in paradiso, sepiace a Dio, che è Padre di tutti e due”.Pietro Pompei

Il pianto di papa Francesco per i nuovi crocifissi.

Un italiano su 4 (il 26,4%) è con-vinto che la Bibbia sia stata scrittada Mosè mentre il 20,4% ritieneche l’autore sia Gesù. Il dato con-fortante è che la metà della popo-lazione (il 523,2%) non sbagliasugli autori. Il comandamento piùnoto è il settimo (non rubare, che èconosciuto dal 54,1% degli inter-vistati), quello menonoto è invece il sesto(non commettere attiimpuri che è stato indi-viduato solo dal14,33%). Solo il 15%degli italiani si dichiaraateo o non credente ealmeno un cittadinoadulto su due (il 55%) èinteressato all’insegna-mento di altre religioni.Sono solo alcuni deidati che emergono daun voluminoso “Rapporto sul-l’analfabetismo religioso in Italia”realizzato dalla Fondazione per leScienze Religiose Giovanni XXIIIe curato da Alberto Melloni, ordi-nario di storia del cristianesimo aModena. L’indagine è corredata dauna trentina di minisaggi redatti daesperti e studiosi di molte Univer-sità italiane. Il Rapporto è statopubblicato da Il Mulino ed è statopresentato ieri pomeriggio (2 mag-gio) a Roma, nella “Sala Zuccari”del Senato, alla presenza di monsi-gnor Nunzio Galantino, segretariogenerale della Cei, e di GiulianoAmato. In platea, fra gli altri,Gianni Letta, il neodirettore diTv2000, Paolo Ruffini, il vicedi-rettore della Sala stampa vaticana,Angelo Scelzo, e il direttore del-l’Ufficio per la pastorale scolasticae l’insegnamento della religionedella diocesi di Roma, don FilippoMorlacchi.

La Chiesa è preoccupata dalla“fede light”. La Chiesa italiananon può che essere preoccupata daifenomeni dell’“infantilismo reli-gioso” e dalla “fede light” che per-corrono il nostro Paese, ha detto

monsignor Nunzio Galantino.“Ma Papa Francesco ci chiede diprendere l’iniziativa - ha affermato-. Dobbiamo andare oltre la sin-drome dell’accerchiamento”. Se-condo il vescovo, gli ambiti presiin esame nella ricerca sono tre: lascuola, le leggi sulla libertà reli-giosa e la ricerca universitaria. “Mi

piacerebbe però che la prossima ri-cerca fosse dedicata alla fede comeesperienza, a ciò che può cambiarenella nostra vita”, ha detto rivol-gendosi ai curatori dell’iniziativa.“Il malcostume che ha a che farecon l’analfabetismo religioso inItalia non so quanto abbia a chefare con quello che passa attra-verso i giornali e la tv. La comuni-cazione è importante. Lo ha dettoanche Papa Francesco quando haparlato dei peccati dei media. Ilprimo, ha spiegato, è la disinfor-mazione. Molti di coloro che par-lano dei fatti della religione nonhanno idea di cosa sia. In troppis’improvvisano teologi”, ha affer-mato monsignor Galantino.Il Rapporto: uno studio collet-tivo e interdisciplinare. Il “Rap-porto sull’analfabetismo religiosoin Italia” è anche una raccolta dicontributi di numerosi docenti edesperti in ambito storico, giuridicoe pedagogico. Il punto di partenzaè la presa d’atto dell’assenza delreligioso nel panorama sociale ededucativo. L’Italia è “un Paesedove è rilevabile statisticamentel’ignoranza totale della Bibbia, laproduzione di idee fantasiose sulla

struttura dottrinale o cultuale dellafede nella quale si era nati, la su-perficialità con la quale si leggonole fedi estranee al proprio immagi-nario infantile”, ha detto il curatoreAlberto Melloni. Il progetto, vo-luto e finanziato dal ministerodell’Istruzione, dell’Università edella Ricerca e dalla “Fondazione

Cariplo”, è stato direttodalla Fondazione per leScienze religiose Gio-vanni XXIII. Il volumeè solo il primo frutto diun vero e proprio “can-tiere di ricerca interdi-sciplinare sul temadell’analfabetismo reli-gioso, incentrato nel-l’analisi delle causestorico-teologiche estorico-politiche del fe-nomeno”. Il Rapporto

è strutturato secondo linee discipli-nari e quadri diversi con “analisi dinatura storica, giuridica, sociolo-gica e politologica che descrivonoil corso di un fenomeno la cui sor-gente è l’Italia liberale post-unita-ria, ma che, ad oggi, ancora nontrova risposte né nel quadro post-concordatario né nelle proposte le-gislative sulla libertà religiosa nénegli spazi e nei volumi scola-stici”, dicono gli esperti.

Alcuni segnali di ottimismo.“Trovo incoraggiante che la mag-gioranza degli italiani sia interes-sato all’insegnamento delle altrereligioni”, ha detto GiulianoAmato, nel suo intervento. “Oggile religioni sono il collante che puòancora tenere insieme le societàcome la nostra ormai frantumatedall’individualismo”. SecondoAmato, fede e ragione ritrovanouna base armonica di dibattitonella “visione etica”. “Rimane dachiedersi solo una cosa - ha con-cluso -: visto che c’è una domandacrescente di religione, da doveviene questo crescente analfabeti-smo di ritorno? La responsabilità,forse, è proprio nelle istituzioni”.

PAKISTAN - Nuova udienza per il processod’appello per Asia Bibi il 27 maggio

Lahore - E’ fissata nuovamente per il 27maggio la prima udienza del processo diappello ad Asia Bibi, la donna cattolicacondannata a morte in Pakistan con l’ac-cusa di blasfemia. Come comunicato aFides dal pool degli avvocati di difesa, ilcaso sarà discusso davanti a un collegiogiudicante dell’Alta Corte di Lahore, gui-dato dal giudice Anwar-Ul-Haq.Mentre Asia langue nella carcere femmi-nile di Multan da oltre 4 anni e mezzo, dafebbraio 2014 a oggi la magistratura diLahore, sotto pressione dei gruppi isla-mici radicali, ha rimandato quattro voltele udienze del processo di appello in quanto, come appreso da Fides, i giu-dici stessi, temendo rappresaglie, tendono a evitare la responsabilità di de-cidere su un caso così delicato e divenuto un simbolo. “Nel caso di Asia Bibi, ogni ritardo o rinvio significa negare la giustizia”, af-ferma in una nota inviata a Fides l’avvocato Mushtaq Gill, a capo dell’OngLEAD (“Legal Evangelical Association Development”), impegnata nella di-fesa dei cristiani pakistani. “Troppo spesso – nota Gill – ai cristiani, consi-derati ‘cittadini di serie B’, viene negata la giustizia, in special modo quandosono vittime di accuse di blasfemia”. I cristiani marchiati come “blasfemi”,anche se il più delle volte sulla base di false accuse, rischiano la vita e, conloro, la rischiano quanti osano difenderli. Vi sono casi in cui leader islamicihanno emesso una “fatwa” (decreto religioso) invitando pubblicamente i fe-deli a uccidere il presunto “bestemmiatore”, con esecuzioni extra-giudiziali,calpestando lo stato di diritto. Ad esempio Mumtaz Qadri, l’uomo che nelgennaio 2011 sparò e uccise il governatore del Punjab, Salmaan Taseer,reo di aver difeso Asia Bibi, è oggi acclamato come “eroe” e alla perife riadi Islamabad una moschea è stata intitolata al suo nome.Per questo spesso i cristiani accusati, se rilasciati, sono costretti a lasciareil paese per salvare la propria vita. E anche i loro avvocati difensori sonovittime di intimidazioni e minacce. L’avvocato Gill conclude: “La battagliacontro gli estremisti in Pakistan non si potrà vincere finchè il governo nonmetterà in atto le necessarie riforme legislative: alla radice del problema,urge prima di tutto abrogare le leggi sulla blasfemia senza temere le reazionidegli estremisti”. (PA) (Agenzia Fides 3/5/2014)

ANALFABETISMO RELIGIOSOIgnoranza biblica in un’Italia dalla fede “light”Presentato il “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia”, realizzato dalla Fondazione per le ScienzeReligiose Giovanni XXIII e curato da Alberto Melloni. Monsignor Nunzio Galantino: “Mi piacerebbe chela prossima ricerca fosse dedicata alla fede come esperienza, a ciò che può cambiare nella nostra vita”. Giu-liano Amato: “Le religioni sono il collante nelle società frantumate dall’individualismo”

Rino Farda

AL CONSIGLIO PER L’ECONOMIA:

TRASPARENZA ALLA LUCE

DEL VANGELO

Il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza iMembri del Consiglio per l’Economia. Nel salutareil Cardinale Reinhard Marx, Arcivescovo di Mün-chen und Freising (Germania), Coordinatore delConsiglio per l’Economia, il Papa ha ricordato cheil Motu Proprio del 24 febbraio scorso, con il qualeha istituito tale Consiglio, “sottolinea la missionemolto rilevante di questo atto: la consapevolezzadella Chiesa della sua responsabilità di tutelare e ge-stire con attenzione i propri beni alla luce della suamissione di evangelizzazione con particolare pre-mura verso i bisognosi. (...) Non dobbiamo uscire daquesta strada. Tutto, trasparenza, efficienza, tutto perquesto scopo. Tutto è per questo”. “La Santa Sede -ha ribadito il Pontefice - si sente chiamata a metterein atto tale missione, tenendo conto specialmente

della sua responsabilità verso la Chiesa universale.Inoltre, questi cambiamenti rispecchieranno il desi-derio di mettere in atto la necessaria riforma dellaCuria Romana per meglio servire la Chiesa e la mis-sione di Pietro. Questa è una sfida notevole, che ri-chiede fedeltà e prudenza (...). Il percorso non saràsemplice e richiede coraggio e determinazione”. “IlConsiglio - ha ricordato infine il Santo Padre - rap-presenta la Chiesa universale: 8 Cardinali da varieChiese particolari, sette laici che rappresentano varieparti del mondo e che contribuiscono con la loroesperienza al bene della Chiesa e della sua partico-lare missione. I laici sono membri a pieno titolo delnuovo Consiglio: non sono membri di secondaclasse, no! Tutti sullo stesso piano. Il lavoro del Con-siglio è di grande peso e di grande importanza, e of-frirà un contributo fondamentale al servizio svoltodalla Curia Romana e dalle varie amministrazionidella Santa Sede”. VIS

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11 Maggio 2014 PAG

“Che se ne fa il mondo di una Chiesa di privilegi e adunate?”Si è svolta in questi giorni a Roma la XV Assemblea nazionale elettiva dell’Azione Cattolica. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha ricordato ai

partecipanti l’invito del Papa a “uscire verso le periferie esistenziali”. Dal segretario generale della Cei è giunto un forte monito verso “una Chiesa impe-

gnata a difendere le proprie posizioni (qualche volta dei veri e propri privilegi)”.

Francesco Rossi

Da laici al servizio della Chiesa. Con corresponsabilità e conpassione civile, senza rinchiudersi nelle sacrestie, ma incar-nando quella Chiesa “in uscita” che sta tanto a cuore a PapaFrancesco. È il compito dell’Azione Cattolica (Ac), che inquesti giorni a Roma (dal 30 aprile fino a domani) ha svoltola sua XV Assemblea nazionale elettiva. Le hanno espressovicinanza il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro

Parolin, e il segretario generale della Cei, monsignor Nun-

zio Galantino, entrambi dichiarando la propria provenienzadalle file dell’Ac, “esperienza - ha rimarcato Parolin - che hasegnato profondamente la mia vita e la mia formazione”.Oltre ai compiti previsti dallo Statuto, la presidenza nazio-nale è stata ricevuta in udienza dal presidente della Repub-blica, Giorgio Napolitano, segno che “questo nostroradunarci in assemblea ha anche una valenza civile”, ha ri-marcato il presidente nazionale di Ac, Franco Miano. Sa-bato, invece, l’udienza da Papa Francesco, alla quale sonoattesi oltre 7mila tra presidenti e assistenti parrocchiali e dio-cesani.

Con la gente delle par-

rocchie. Il segretario diStato vaticano ha ricor-dato all’Ac l’invito delPapa a “uscire verso leperiferie esistenziali”.“Apritevi ancora di più -ha detto - alla condivi-sione con la gente dellevostre parrocchie, con ipoveri soprattutto. Te-nendo sempre apertol’orizzonte della vostraazione sia a livello par-

rocchiale e diocesano, sia a livello internazionale,nelle Chiese locali di diversi Paesi dove c’è biso-gno di laici che sappiano dedicarsi con correspon-sabilità, insieme ai Pastori, alla costruzione dellaChiesa”. Da monsignor Galantino, invece, ègiunto un forte monito verso “una Chiesa impe-gnata a difendere le proprie posizioni (qualchevolta dei veri e propri privilegi) in un mondo chepullula di gente che già fa questo in nome dellapolitica o di altro”. “Cosa volete che se ne facciaoggi il nostro mondo” di una siffatta Chiesa, hachiesto, come pure “di una Chiesa che non trovadi meglio, in alcune circostanze, che investireenergie (troppe energie) per mettere su adunateche hanno ripetutamente mostrato il fiato corto eche alla lunga si sono mostrate assolutamente inconclu-denti?”. Viceversa, Galantino ha mostrato “tutta l’importanzae il valore della proposta di Azione Cattolica; una realtà ec-clesiale che contribuisce a rendere bella la vita delle Chieselocali e della Chiesa italiana attraverso il contributo di un lai-cato associato, impegnato con i Pastori nello spirito del Con-cilio Vaticano II e che sa essere se stesso secondo il donoricevuto nella piena corresponsabilità”. “Quella piena corre-sponsabilità - ha aggiunto - che porta l’Associazione ad as-sumere l’intera vita della propria Chiesa e a condividerne lamissione nella cordiale collaborazione con tutti”. Il tempo dell’azione. L’assemblea è stata aperta, alla vigiliadel 1° maggio, con una veglia dedicata al tema della preca-rietà lavorativa, durante la quale l’assistente ecclesiastico,monsignor Mansueto Bianchi, ha denunciato la “macelleriaumana” fatta da un certo modo di considerare il mercato eil capitale, chiedendo di guardare a “un’economia che abbiaal suo interno spazio per la gratuità”, “dove ci sia struttural-

mente attenzione per chi è fragile”, “che pone al centro lapersona e la famiglia, come il più prezioso dei beni”, “chenon mira al benessere di qualcuno, alla ricchezza dei pochiin un mare crescente di precari e di poveri”. Tema ripresodal presidente Miano in una relazione nella quale ha parlatodelle sfide di questo “tempo singolare”, che interroga echiama a un maggiore impegno, come cristiani e come cit-tadini, guardando a una “nuova umanità impoverita che siè aggiunta al grande capitale sprecato del nostro Paese:giovani, costretti alla disoccupazione o messi alle corde dauna precarietà che ormai non è più una parentesi di vita,una situazione di passaggio, ma una condizione esisten-ziale”. “Il tempo delle analisi e delle prese di posizione ideo-logiche è finito”, ha aggiunto chiedendo che politica, partisociali e comunità cristiana facciano la loro parte, a comin-ciare dal superamento dei divari strutturali del Paese. Que-sto è il tempo dell’azione. Tutti sono interpellati, nessunoescluso.

È il popolo delle parrocchie che, questa mat-tina, l’Azione Cattolica ha convocato aRoma per l’udienza con Papa Francesco. Inun’aula Paolo VI gremita da oltre 7.000 per-sone tra presidenti e assistenti parrocchiali,responsabili diocesani e delegati regionali,oltre a una rappresentanza dei ragazzi di Ac(l’Acr), l’incontro con il Papa ha suggellatola XV assemblea nazionale.Il “paradigma

missionario” dell’Ac. Da Papa Bergoglioall’associazione è arrivato un chiaro man-dato missionario, a essere “Chiesa inuscita”: un’Azione Cattolica “sempre aperta”e “mai ferma”. Il “paradigma missionario” ca-ratterizza l’Ac secondo Francesco. “Voi laicidi Azione Cattolica - ha sottolineato - sietechiamati a rinnovare la scelta missionaria,aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla

Chiesa ed espressionedi una nuova giovi-nezza dell’apostolatolaicale”. La vita asso-ciativa parte dalle par-rocchie: queste - hadetto il Papa all’Ac -“hanno bisogno del vo-stro entusiasmo apo-stolico, della vostrapiena disponibilità edel vostro serviziocreativo. Si tratta di as-sumere il dinamismomissionario per arri-vare a tutti, privile-giando chi si sente

lontano e le fasce più deboli e dimenticatedella popolazione”. Lo “stile di evangelizza-zione” dell’Ac è “animato da forte passioneper la vita della gente”, cosicché l’associa-zione “agli impegni intraecclesiali sa unirequello di contribuire alla trasformazione dellasocietà per orientarla al bene”. Papa Fran-cesco ha quindi indicato tre verbi - rimanere,andare e gioire - quale “traccia di cammino”per gli aderenti all’Ac. Il primo chiede di “ri-manere con Gesù”, perché “è dall’incontrocon Colui che è la nostra vita e la nostragioia, che la nostra testimonianza acquistaogni giorno nuovo significato e nuova forza”.In secondo luogo “andare per le strade” e“annunciare che Dio è Padre e che GesùCristo ve lo ha fatto conoscere, e per questola vostra vita è cambiata”. Infine “gioire”, “es-

sere persone che cantano la vita, che can-tano la fede”, secondo l’espressione usata1600 anni fa da sant’Agostino. “Gioire per-ché il Signore vi ha chiamato a essere cor-responsabili della missione della suaChiesa. Gioire perché in questo camminonon siete soli”. Con questi tre atteggiamenti,ha aggiunto, “potrete portare avanti la vostravocazione, ed eviterete la tentazione dellachiusura e dell’intimismo; e la tentazionedella serietà formale. Eviterete cioè di por-tare avanti una vita più simile a statue damuseo che a persone chiamate da Gesù avivere e diffondere la gioia del Vangelo”.Come un asinello... Fin dalle prime oredella mattina, sotto al porticato di piazza SanPietro, c’era una lunga fila per entrare eascoltare le parole del Papa. Quindi, all’in-terno dell’Aula Paolo VI, si sono alternaticanti e preghiere, fino all’arrivo del Ponte-fice, accompagnato dall’orchestra popolareitaliana di Ambrogio Sparagna. A dare il ben-venuto “a nome di tutti i vescovi italiani” èstato il presidente della Cei, cardinale An-

gelo Bagnasco, che poco prima aveva ce-lebrato la Messa per i delegatiall’assemblea, richiamando l’importanza del“radicamento” sul territorio dell’Ac, valoreche “appartiene alla natura dell’associa-zione, alla sua origine e principio”. A PapaFrancesco, invece, hanno portato il salutodell’associazione il presidente e l’assistentedi Ac. Franco Miano, presidente nazionaleuscente, ha sottolineato la volontà di “esseresempre più un’associazione che esce”, poi-

ché fatta di“uomini edonne in cam-mino”. L’assi-stente, monsignor Mansueto Bianchi, hainvece proposto un paragone apprezzatodal Papa. “L’Ac - ha detto - vuole esserecome l’asino con cui Gesù compì il suo in-gresso a Gerusalemme”. Non importa es-sere cavalli di razza: ciò che conta èdesiderare “con tutto il cuore di portare il Si-gnore dentro la città”.Noi ci siamo. “Ci siamo” è, infine, il monitouscito dall’assise assembleare, consegnatoa un “messaggio alla Chiesa e al Paese”.“Vogliamo dire ai nostri vescovi: noi cisiamo” per “sostenere la ricerca di senso esperanza che alberga nel cuore di cia-scuno”, “per costruire ‘sentieri di gioia’ con iragazzi, i giovani e gli adulti dei nostri terri-tori”, e anche “per testimoniare l’amore pri-vilegiato di Dio verso chi si sente vinto dalledifficoltà, in particolare i giovani senza la-voro, le famiglie in crisi, gli anziani soli, gliimmigrati sfruttati, i poveri senza speranza”.Al contempo, un invito alla “corresponsabi-lità” per rappresentanti delle istituzioni, poli-tici, imprenditori, sindacati”. Per coloro “chehanno la possibilità d’incidere sulla vita dellepersone”, il messaggio contiene un sollecitoa “restituire ‘senso’ al ruolo dell’Italia nell’Eu-ropa e nel mondo, senza rassegnarsi a unfuturo di marginalità e mediocrità”, rimet-tendo “al centro la persona nella sua con-cretezza”.

PAPA FRANCESCO ALL’AC

Non statue da museo

Vivere e diffondere la gioia del VangeloPapa Francesco ha indicato tre verbi - “rimanere con Gesù, andare e gioire” - quale impegno per gli aderenti all’Ac. Con

questi tre atteggiamenti, ha spiegato, “eviterete di portare avanti una vita più simile a statue da museo che a persone chia-

mate da Gesù a vivere e diffondere la gioia del Vangelo”. Le parole del cardinale Angelo Bagnasco, monsignor Mansueto

Bianchi e Franco Miano. Il messaggio dell’assemblea alla Chiesa e al Paese: “Noi ci siamo” Francesco Rossi

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Dopo aver ricevuto, sabato 3 maggio, la sacraordinazione presbiterale, a Loreto presso laPontificia Basilica della Santa Casa per l’im-posizione delle mani dall’Arcivescovo Dele-gato Pontificio, Mons. Giovanni Tonucci,assistito dal parroco don Marco Claudio DiGiosia, di fronte a tanti fedeli che la chiesa par-rocchiale di S.Giuseppe non è riuscita a conte-nere, il nostro Fra Giuseppe Giovannini,religioso francescano dei Cappuccini, ha cele-brato la sua “prima” Messa. La gioia per questoinusitato avvenimento, si poteva leggere sulvolto di tutti, specialmente, mista a commo-zione, su quello del padre, della madre e dellasorella. Fra Giuseppe Giovannini è nato il 13aprile 1985. Ha iniziato il cammino vocazio-nale con i frati Cappuccini delle Marche primacon settimane estive e ritiri mensili, poi fre-quentando il Seminario Minore dei Frati Cap-puccini a S. Severino nel 1999. Ha iniziato ilnoviziato nel 2004 a Camerino e la professione

temporanea è avvenuta il 10 settembre 2005,mentre quella perpetua il 12 maggio 2012. Il 4ottobre scorso è stato ordinato diacono a Lo-reto dallo stesso Mons. Tonucci e attualmenteè il cerimoniere della Basilica della Santa Casa.Per renderci conto del dono grande che il Si-gnore ha concesso alla chiesa di Paolantonio diSant’Egidio alla Vibrata, alla Diocesi, ai FratiCappuccini attraverso la vocazione di Giu-seppe, ci piace qui ricordare l’importanza della

scelta sacerdotale attraverso le parole di PapaFrancesco in un’omelia pronunciata in S.Pietroin occasione di un’ordina-zione presbiterale: “Tra le

domande che riguardano gli

«impegni degli eletti», l’ul-

tima, che ha un carattere

culminante e in qualche

modo sintetico, dice così:

«Volete essere sempre più

strettamente uniti a Cristo

sommo sacerdote, che come

vittima pura si è offerto al

Padre per noi, consacrando

voi stessi a Dio insieme con

lui per la salvezza di tutti gli

uomini?». Il sacerdote è in-

fatti colui che viene inserito

in un modo singolare nel

mistero del Sacrificio di

Cristo, con una unione personale a Lui, per

prolungare la sua missione salvifica.

Questa unione, che avviene grazie al

Sacramento dell’Ordine, chiede di di-

ventare “sempre più stretta” per la gen-

erosa corrispondenza del sacerdote

stesso. Per questo, cari Ordinandi, tra

poco voi risponderete a questa domanda

dicendo: «Sì, con l’aiuto di Dio, lo

voglio». Successivamente, nei Riti es-

plicativi, al momento dell’unzione

crismale, il celebrante dice: «Il Signore

Gesù Cristo, che il Padre ha consacrato

in Spirito Santo e potenza, ti custodisca

per la santificazione del suo popolo e per

l’offerta del sacrificio». E poi, alla consegna

del pane e del vino: «Ricevi le offerte del

popolo santo per il sacrificio eucaristico. Ren-

diti conto di ciò che farai, imita ciò che cele-

brerai, conforma la tua vita al mistero della

croce di Cristo Signore». Risalta con forza che,

per il sacerdote, celebrare ogni giorno la Santa

Messa non significa svolgere una funzione rit-

uale, ma compiere una missione che coinvolge

interamente e profondamente l’esistenza, in

comunione con Cristo risorto che, nella sua

Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio reden-

tore.Questa dimensione eucaristica-sacrificale

è inseparabile da quella pastorale e ne costi-

tuisce il nucleo di verità e di forza salvifica, da

cui dipende l’efficacia di ogni attività. Natu-

ralmente non parliamo della efficacia soltanto

sul piano psicologico o sociale, ma della fe-

condità vitale della presenza di Dio al livello

umano profondo. La stessa predicazione, le

opere, i gesti di vario genere che la Chiesa

compie con le sue molteplici iniziative,

perderebbero la loro fecondità salvifica se

venisse meno la celebrazione del Sacrificio di

Cristo. E questa è affidata ai sacerdoti ordi-

nati”.

Tanti sono gli Auguri pervenuti a FraGiuseppe, anche dal nostro Vescovo Carlo

Bresciani: “Carissimo fra Giuseppe Giovan-

nini, un caro saluto nel giorno della tua ordi-

nazione sacerdotale. Gioisco con te per questo

grande dono del Signore alla Chiesa e al tuo

ordine religioso. Mi unisco alla comunità tutta

invocando dal Signore le sue benedizioni e la

grazia che accompagna nel cammino affinché

la donazione di oggi diventi tutta la vita donata

per sempre al ministero per il bene della

Chiesa, cioè del popolo di Dio.

Caro Fra Giuseppe, di cuore ti benedico e

bacio le tue mani consacrate. Ricordami anche

tu nella preghiera”.

I festeggiamenti per questo lieto evento sonoproseguiti anche fuori il tempio, anche conun’agape fraterna, abbondantemente servita.«L’Ancora» tutta si unisce con fraterni Auguri.

Domenica, 4 maggio 2014, a Paolantonio di Sant’Egidio alla Vibrata,

grande festa per la prima Messa di fra Giuseppe Giovannini

Così lo ricorda la sorella “Cari amici, mi è stato chiesto di parlarvi di miofratello che per tutti è Fra Giuseppe, ma per me, ri-mane semplicemente “ tato”. Sabato, 3 Maggio,nella Basilica della Santa Casa di Loreto, è stato or-dinato sacerdote. La domanda che in molti fanno èdel perché di questa scelta, la mia risposta è semprela stessa: “il Signore l’ha chiamato e lui ha sempli-cemente risposto: “Eccomi Signore!”; così è diven-tato sacerdote, e, uno dei suoi compiti sarà quellodi guidare la comunità attraverso la parola del Si-gnore e sulle orme di San Francesco D’Assisi. Sonocresciuta con mio fratello, anche se all’età di 14anni è andato via da casa per gli studi classici a To-lentino e vivere nel convento di San Severino Mar-che. E’ stata dura la lontananza, vederlo una voltaal mese, che, vi confido, a volte schivavo di andarloa trovare perché non sopportavo i saluti dell’arri-vederci. Rimanevo a casa e nella mia mente c’eranole domeniche di quando eravamo piccolini e ci met-tevamo nel letto dei nostri genitori per quasi tuttala mattinata con i peluche a giocare, a costruire lacapanna con i cuscini. Poi crescendo, devo esseresincera, è diventato un pochino dispettoso e chi loconosce, personalmente, sa che non c’è giorno chenon faccia un piccolo “dispettuccio”. Anche quandoabbiamo preso il sacramento della prima comu-nione, davanti all’altare per fare la foto di rito il fo-tografo ci chiese di tenerci per mano, così, lui, conil sorriso stampato in faccia, mi prese le mani e lestrinse talmente forte per farmi dispetto tanto cheio facevo la faccia sofferente e il fotografo che in-sisteva di sorridere. Come dimenticare le giornatepassate al mare a prendere le telline e a fare i castellidi sabbia con papà e i nostri cugini o in montagnaa fare delle belle passeggiate? È difficile tralasciarelo schiamazzo che faceva quando alla televisioneseguiva le partite del Milan. Durante gli anni dellostudio la lontananza ci ha fatto soffrire; ma prontia dirci tutto nei giorni in cui tornava a casa. Specialmente nel bisogno ti accorgi quanto sia im-portante un fratello come il mio.

Tu sai che puoi far affidamento su di lui, che la suacarezza è sincera, che il suo schiaffo farà più male,che il suo sguardo ti guiderà verso la decisione giu-sta; infatti si cresce con un fratello, si matura conun fratello, si piange con un fratello, si gioca conun fratello. Prego per te fratello affinché il tuo cam-mino sia pieno di gioie spirituali sotto la protezionedella Vergine Maria. Caro Giuseppe sono felice eorgogliosa di averti come fratello, della tua rispostaal Signore e di mettere la tua vita nelle Sue mani.Fai in modo che il tempo trascorso con te ravvivinella mente di ognuno le immagini di Gesù con isuoi discepoli, che accenda nei cuori il desiderio diLui: parla, come Lui parlerebbe, tocca come Luitoccherebbe, guarda come Lui guarderebbe, amacome Lui amerebbe. Guardalo costantemente, fis-salo, amalo e portalo sempre alla gente, Lui enient’altro che Lui, perché Lui è tutto”.

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La nascita di Giovanni Battista

09. ELISABETTA DIEDE ALLA LUCE UN fIGLIO

Leggiamo Lc 1,57-66. Dal dittico dei prean-nunci di nascite – a Zaccaria e Maria (1,5-56)– Luca passa al dittico delle nascite vere e pro-prie: quella di Giovanni Battista (Lc 1,57-66) e– separata dal Benedictus (1,67-79) – quella diGesù (2,1-21). Così i preannunci antecedentihanno il loro compimento in clima di gioia. Icantici, inseriti nella narrazione, quali il Bene-dictus di Zaccaria (1,67-79) e il Nunc dimittisdi Simeone (2,29-32), preceduto dal «Gloria aDio nell’alto dei cieli» da parte degli Angeli(2,14), mettono in risalto la portata dottrinaledegli eventi che vengono narrati. Riprendiamol’ultimo versetto del brano precedente. «Mariarimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa

sua» (1,56). Ma è mai verosimile che «tornò acasa sua» – viveva ancora incasa propria, non con Giuseppe– proprio quando, per l’avve-nuta maternità, Elisabetta avevapiù bisogno di lei? La risposta:Luca qui non ci dà una cronolo-gia storica, ma “retorica”; cioèricorre a un artificio letterarioche gli è caro, quello di termi-nare completamente un ciclo –quello su Maria (1,26-56) – perpassare al nostro riguardanteGiovanni Battista (1,57-80).Altro caso rilevante si ha in 1,80confrontato con 2,1ss.1. la nascita del Battista e la gioia del paren-

tado. «Per Elisabetta intanto si compì il tempo

del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e

i parenti udirono che il Signore aveva manife-

stato in lei la sua grande misericordia, e si ral-

legravano con lei» (Lc 1,57-58). Con la nascita di un figlio, la promessa fattadall’angelo, si realizza pienamente, «tua moglieElisabetta ti darà un figlio» (1,13), compresa lagioia dei vicini, ugualmente predetta dall’an-gelo: «molti si rallegreranno della sua nascita»(1,14). Si tratta, certo, di un rallegrarsi nella sin-cerità e alla luce di Dio, che, però, è ristretto ai«vicini e ai parenti». Così Luca prepara il pa-rallelo con la nascita di Gesù che sarà fonte digioia e pace per tutto il genere umano: «Gloriaa Dio nel più alto dei cieli / e sulla terra paceagli uomini, che egli ama» (2,14). Rimane,però, vero che i vicini e i parenti consideranola nascita del Battista come un intervento di«misericordia» di Dio. 2. la circoncisione. «Otto giorni dopo vennero

per circoncidere il bambino» (1,59a). La cir-concisione, operazione piuttosto pericolosaanche per le emorragie, veniva eseguita da unao più persone esperte: qui si usa il plurale «ven-

nero». Con essa il circonciso entrava a far partedel popolo di Dio mediante l’Alleanza: «Vi la-scerete circoncidere la carne del vostro prepu-zio e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me evoi» (Gen 17,11); quindi, si entrava a far partedi una precisa nazione santa con la conseguentedistinzione dai non circoncisi, quali, per esem-pio, erano i deprecati filistei. 3. la discussione sul nome. «E volevano chia-

marlo con il nome di suo padre, Zaccaria.60Ma

sua madre intervenne: “No, si chiamerà Gio-

vanni”. 61Le dissero: “Non c’è nessuno della

tua parentela che si chiami con questo nome”.62Allora domandavano con cenni a suo padre

come voleva che si chiamasse» (1,59b-62). Laproposta di chiamare il bambino col nome di

suo padre Zaccaria andavacompletamente fuori dalla tra-dizione onomastica; si ricor-reva, al massimo, al nome delnonno. In più, nel nostro caso,il suggerimento scartava il co-mando dell’angelo che avevaimposto a Zaccaria: «e Tu lochiamerai Giovanni» (1,13).L’intervento di Elisabetta è op-portuno e deciso; segno cheessa era bene a conoscenzadella rivelazione avuta da Zac-caria nel Tempio: «No, si chia-merà Giovanni». Viene da

pensare che Luca tenga presente qui anche laportata etimologica del nome che in greco è Iô-

ánnēs, corrispondente all’ebraico Jehôchānān,che significa: «Jahvè è misericordioso».4. Giovanni è il suo nome! «Egli chiese una

tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”.

Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si

aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava

benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono

presi da timore, e per tutta la regione montuosa

della Giudea si discorreva di tutte queste cose.66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in

cuor loro, dicendo: “Che sarà mai questo bam-

bino?”. E davvero la mano del Signore era con

lui» (Lc 1,63-66). Per il fatto che Zaccaria nonaveva creduto, l’angelo gli aveva dato un ca-stigo che era anche un segno: «Ed ecco, tu saraimuto e non potrai parlare fino al giorno in cuiqueste cose avverranno...» (1,20). Ora la predi-zione si è avverata con la nascita di Giovanni;Zaccaria recupera la parola e... anche l‘udito.E’ messo, quindi, in grado di parlare «benedi-cendo Dio»; lo farà col Benedictus: prossimapuntata. Chiediamo umilmente che «la manodel Signore» «1,66) sia su di noi, ci benedica eci protegga. [email protected]

Domenica 11 maggio

Ore 11.15 RipatransoneParrocchia S. Savino: Cresime

12/13 maggio

RipatransoneIncontro con i giovani sacerdoti

Martedì 13 maggio

Ore 21.15 CattedraleRosario delle famiglie

Venerdì 16 maggio

Ore 10.30 Montalto Marche Incontro con gli studenti del liceo

Sabato 17 maggio

Ore 18.30 S. Benedetto - Parrocchia S. Filippo Neri: Cresime

Domenica 18 maggio

Ore 11.00 MartinsicuroParrocchia S. Cuore: Cresime

Impegni Pastorali del Vescovo

DALL’ 11 AL 18 mAGGIO 2014

Ufficio di PAstorAle fAMiliAre

TERZO INCONTRO PER LA fORMAZIONE

DI OPERATORI DI PASTORALE

PRE E POST BATTESIMALE

Carissimo Parroco e carissime Famiglie,

vogliamo ricordarvi che DOMENICA 18 MAGGIO alle ore15,45 presso il Biancazzurro si svolgerà il terzo incontro per la

formazione di operatori di pastorale pre e post battesimale. Trat-teremo proprio l’aspetto pastorale e avremo come relatori due membri del-l’Equipe della Parrocchia SS. Protaso e Gervaso di Gorgonzola (MI), Comunità parrocchiale cheda circa quarant’anni si occupa di pastorale pre battesimale e da trent’anni di pastorale post bat-tesimale. Vi chiediamo di non mancare a quest’appuntamento per l’importanza di imparare o dimigliorare il servizio che il Signore ci ha affidato per svolgerlo nel miglior modo possibile.Vi ringraziamo anticipatamente.

Un abbraccio fraterno

Don Alfredo, Marco e Anelide

Parola del SignoreQUARTA DI PASQUA A

Dal VANGELO secondo GIOVANNI... Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico:io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti primadi me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; en-trerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per ru-bare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano lavita e l’abbiano in abbondanza.(VANGELO DI GIOVANNI CAP. 10 VERSETTI 1-10)

Gesù in questo brano vuole avvertire tutti i suoi ascoltatori, noicompresi, che devono compiere un opera di discernimento, ben pon-derata tra bene e male, tra Cristo e il maligno, egli dà subito una in-dicazione per ben scegliere, il pastore, il buon pastore si presentaapertamente, entra dalla porta, il maligno agisce nell’oscurità, nel-l’ambiguità e quindi è un ladro e un brigante. Gesù inoltre dà altrispunti di riflessione per una buona scelta, vediamone alcuni.

Ufficio di Pastorale familiare

UNITI NELLA PREGHIERA A MARIA

Carissime Famiglie,vi invitiamo a partecipare al “rosario delle famiglie” la sera delmartedì 13 maggio, festa della Madonna di Fatima, alle ore21.15 nelle chiese parrocchiali della Diocesi, così da essere incomunione come FAMIGLIA DIOCESANA, in un momento diunità di preghiera insieme a Maria, Madre di Cristo. Tante“chiese cenacolo” in preghiera, per tutte le famiglie e per la no-stra comunità diocesana, per rendere sempre più bello e gioiosoil volto della nostra Chiesa. Nel discorso dell’incontro Mon-diale delle Famiglie nel 2003, San Giovanni Paolo II diceva:

“Proclamando recentemente l’Anno del Rosario, ho raccomandato questa devozione marianacome preghiera della famiglia e per la famiglia: recitando il Rosario, infatti, si pone Gesù alcentro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si at-tingono da lui la speranza e la forza per il cammino”. Ci accompagnino e ci sostengano dal cieloil papa della docilità allo Spirito Santo, San Giovanni XXIII e il papa della Famiglia San Gio-vanni Paolo II. Un caro abbraccio

Don Alfredo, Marco e Anelide

San Benedett tto del Tronto - R Diocesi

Ripatransone - Moi

ontalto

M t In

ore 21:Martedì 13 tutte le pa

:15 Maggio

chiec arro

CHIAMA LE SUE PECOREUNE PER UNA. Gesù Cristonon si è incarnato, non ha dato lasua vita, genericamente, per tuttal’umanità, ma lo ha fatto singolar-mente per ognuno di noi, egli ciconosce tutti personalmente, eglici ama singolarmente, individual-mente, ed aspetta da noi una ri-sposta personale, vuole essereamato da me, ognuno di noi puòdire: Gesù Cristo, Dio, si è incarnato, ha sofferto la sua pas-sione, è morto sulla croce per me, ed io sono chiamato adamarlo per rispondere alla sua offerta d’amore.

CONOSCONO LA SUA VOCE . Il soggetto della frase orasiamo noi, noi cristiani, che abbiamo ricevute in eredità laFede, la Scrittura, la Tradizione, e formiamo il Popolo di Dio,la Chiesa e abbiamo la responsabilità di conoscere chi è GesùCristo, qual’è il suo insegnamento, affinché possiamo esserein grado di distinguere i veri dai falsi profeti, affinché pos-siamo discernere qual’è la volontà di Dio nei nostri confronti.Volontà che scopriamo soprattutto attraverso “ l’ascolto” della

Parola di Dio, attraverso la preghiera e nell’intimo del nostrocuore, la coscienza, dove Dio ci parla d’amore e di salvezza.Ricordiamo quello che diceva S. Agostino: L’GNORANZADELLE SCRITTURE È IGNORANZA DI CRISTO.

IO SONO LA PORTA. Il buon pastore, a differenza di tuttigli altri, non fugge davanti al pericolo, non cerca la sua sal-vezza a scapito degli altri, anzi è disponibile, e la sua passionee morte stanno lì a testimoniarlo, a dare tutto se stesso per chigli è stato affidato. La sua missione é dare la vita per i suoi fedeli, e far sì che isuoi amici abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.Chiediamo al Signore di saper riconoscere la sua voce, in

mezzo al frastuono del “mondo”, e di riuscire a seguirlo, senzalasciarci ingannare dal male e dalle sue insidie.

RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:CERChIAMO DI ABITuARCI A quELL’ASCOLTO

TRANquILLO DEL CuORE ChE PERMETTE A DIO DI PENETRARvI ATTRAvERSO

TuTTE LE vIE E I CAMMINI(RegOlA DeI CeRtOSInI)

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6 Anno XXXI

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Sabato 3 Maggio si è tenutapresso la chiesa Madonna di Fa-tima la celebrazione Eucaristicapresieduta dal nostro VescovoCarlo Bresciani in occasionedella benedizione della colonnavotiva a Cristo Redentore e dellariapertura della sala “Don UbaldoGrossi” dopo i lavori di ristruttu-razione in memoria di Luca Car-boni.La giornata ha avuto inizioalle ore 18.00 con la recita delSanto Rosario. Pian piano lachiesa si è andata sempre più riempiendo,fino a quando per mancanza di spazio, di-versi fedeli hanno potuto trovare postopresso il tendone allestito vicino alla parroc-chia. Presenti in chiesa tra le diverse autoritàil Sindaco di Ripatransone Remo Bruni ed ilSindaco di San Benedetto del Tronto Gio-vanni Gaspari. Alle 18.30 è iniziata la SantaMessa, con il Vescovo Carlo Bresciani

hanno concelebrato Padre Luis Parrocodella chiesa Madonna di Fatima, Don GianLuca Rosati vice parroco di Ripatransone,Don Matteo Calvaresi vice parroco della Re-gina Pacis, DonGiuseppe Capeccidella Parrocchia diBorgo Miriam. Si èavvertita una grandeattenzione alle parolepronunciate dal Ve-scovo nell’omelia incui ha ricordato Lucaelogiando l’accetta-zione della prova perla perdita di un figlio

giovane, mantenendo una grande fiducia inDio. Padre Luis al termine della celebrazioneha dichiarato “Ringrazio Il Vescovo carlo peressere venuto nella nostra Parrocchia, ringra-zio tutti voi che siete qui, ringrazio quantihanno contribuito per la ristrutturazione dellesale, ringrazio in particolar modo i sacerdotiche ci sono stati vicino nel momento dellaprova. La nostra comunità si è unita in questomistero della morte. Onoriamo adesso Maria

con il nostro coro”, con il canto SalveRegina”. Dopo la Santa Messa è seguitala benedizione della colonna votiva acristo Redentore, il lancio dei pallonciniin cielo e la benedizione con il taglio delnastro per la riapertura della sala DonUbaldo Grossi” dopo i lavori di ristruttu-razione in memoria di Luca carboni. Ècontinuata la festa nel salone dove cen-tinaia di persone hanno gustato gli ottimimanicaretti preparati dal comitato festedella Parrocchia Madonna di Fatima.Aconclusione della cena è arrivata ancheuna sorpresa per tutti i partecipanti. Gli

amici del Borgo Miriam hanno realizzato unatorta raffigurante la parrocchia Madonna diFatima fin nei minimi dettagli, non trala-sciando nemmeno il Parroco, Padre Luis.

RIPATRANSONE –Parrocchia Madonna di Fatima

Tra preghiere, ricordi, e momenti di festa

Dal I luglio 1973 è stato parroco dellaparrocchia Madonna di Fatima in Val-tesino di Ripatransone e della parroc-chia Maria Ausiliatrice al Trivio diRipatransone.Delegato diocesano per la pastoralesociale e del lavoro.Dal 1985 è stato parroco della parroc-chia di S. Filippo Neri a S. Benedettodel Tronto. Appena un anno e mezzodi lavoro nella grande parrocchia, poila morte per infarto appena terminatain chiesa la celebrazione eucaristicadel Vescovo con l’ amministrazione della Cresima. Prete aperto ai problemi giovanili e sociali,con una nuova ed innovativa pastorale parrocchiale, prete pieno di energie e di capacità operative.Un vero “ciclone” che trascinò un’intera generazione di giovani. coinvolgendoli prepotentementenelle sue attività religiose, sociali, culturali. Morì a S. Benedetto del Tronto il 23 maggio 1987.all’età di anni 50.Mons.Vincenzo Catani che era stato il successore nella parrocchia di Valtesino, scrisse “In Fami-glia”, la sera del suo funerale: “Quando la prima palata di terra scura è caduta con un tonfo sordosulla bara di don Ubaldo, ho avvertito un brivido per tutto il corpo e ho socchiuso per un attimogli occhi per rivedere in me il suo viso largo e sorridente clic la morte aveva ormai bloccato nelbreve tempo di cinquanta anni. Un altro prete se n‘è tornato a Casa,.. Ha ceduto il cuore (dandoappena il tempo di esclamare un “Oh Dio!”). dopo la celebrazione della Cresima.

“Se pensate che queste mie parole siano ingrado di lenire il dolore di una mamma, diun papà, di una sorella o dei nonni vi sba-gliate. così vi sbagliate se un sacerdote aquesto punto della liturgia Eucaristica ma-gari affondando lo sguardo nella teologia piùprofonda sia in grado di dare una risposta alproblema della morte. Vi sbagliate se pen-sate così. Noi siamo convinti, tutti penso,che le parole spesso ci rimandano ai ricordidei giorni prima o degli anni precedenti ecome una lama tagliante si infilza nello spi-rito e nel corpo e crea soltanto dolore, perquesto non volevo parlare. così nessuno saper quale motivo noi mo-riamo, nessuno. È il mo-mento della tragedia più forte,è il momento in cui tutti indi-stintamente sentiamo quasiuna ripulsa verso questa re-altà umana. Lo stesso Gesù,il Figlio di Dio che era certis-simo di entrare poco doponella gloria del Padre, sullacroce ha detto “Padre perchémi hai abbandonato?” chissàquante volte lo avranno dettoi cari di Davide, dal papà allamamma: “Ma perché proprioa Davide, perché a Davide?”Non lo sappiamo. Io so una cosa soltantoche questo è il momento della fede. Averfede non vuol dire rinunciare alla logica ealla razionalità, non significa chiudere gliocchi di fronte ai principi fondamentali dellavita umana. Aver fede significa aprire gliocchi e buttarsi nelle mani di Dio, con gliocchi aperti sapendo che Dio è un Padrebuono anche se qualche volta non riu-sciamo a capirlo. È il momento della fedegrande, di una fede diciamo che è prepo-tente, perché Dio tante volte lascia viveretanti delinquenti in questo mondo e portacon sè gli Angeli come Davide. Questa mat-tina davanti al Vescovo, Agostino il papà diDavide, mi diceva che non si può più parlaredi Angeli. Agostino noi continuiamo a parlare

di Angeli perché un giovane della nostra co-munità parrocchiale, pieno di voglia di vi-vere, di giocare è passato tra gli Angeli, noiadesso sappiamo che Dio l’ha chiamato perquesto, per farlo stare nella sua gloria. Eraun giovane forte, tante volte io andavo conil cappotto e lui con i pantaloni corti e la ma-glietta; giocava qui dietro al campetto in-sieme agli altri ragazzi. Poi quella malattiaincomprensibile lo ha portato via, un ra-gazzo che domani avrebbe fatto la cresima,domani! Stamattina il Vescovo ha fatto unavisita ai familiari, ha fatto una preghiera in-sieme ai ragazzi, insieme abbiamo pregato

il Signore dicendo che ci but-tiamo nelle sue mani così, sa-pendo che non sappiamoniente, che siamo polverenell’universo,   ma siamograndi perché siamo figli diDio. Perché Dio ci vuolebene. Dio tante volte ci mettealla prova e non sappiamocome. Preghiamo il Signoreperché ci dia la grazia di ca-pire perché questa malattiafulminante. Siamo andatisulla Luna, stiamo spen-dendo miliardi per andaresulla stella più lontana e qual-

cuno pensa pure di arrivarci e poi non sap-piamo curare una malattia così. La scienzaè importante e conta, però certe volte le ma-lattie sono causate anche da noi. Un medicomi ha detto che molte malattie sono causatedai campi elettromagnetici. Questa societàche stiamo costruendo è una società cheporta alla Morte. Voi giovani che avete tantoentusiasmo studiate e mettete il vostro co-raggio per reagire per chi sfrutta le forzedella natura per la morte e non per portareil bene. Adesso Davide sta in cielo e stacon Dio, e noi lo possiamo chiamare con unatto di amore, Davide ci ascolta ed è prontoad aiutare la grande famiglia di cristo Re ead aiutare tutti noi, perché oggi Davide haincontrato il paradiso”.

Un ricordo amicale di don Ubaldo Grossi

preso dal libro del nostro Archivista Diocesano:

“Amor mi mosse”.

Ricordiamo il giovane Davide Maria Antonini della parrocchia Cristo ReDavide è morto lunedì 28 aprile a causa di una leucemia ful-minante, lo ricordiamo con le parole del parroco don Pio Co-stanzo, pronunciate nell’omelia durante la liturgia Eucaristica.

Il Centro Giovani è stato intitolato a “Giacomo Antonini” Commovente cerimonia per ricordare l’artista e l’animatore della struttura comunale

Si è svolta, domenica 4 maggio, la cerimonia di inti-tolazione del Centro Giovani a Giacomo Antonini,giovane artista e animatore della vita giovanile sam-benedettese, referente indiscusso del servizio co-munale ubicato nella ex casa colonica di viaTedeschi, scomparso esattamente un anno fa. E’stato un momento molto commovente, a cui hannopartecipato tante persone, in primis familiari e amicidi Giacomo, voluto dall’Amministrazione comunalee pensato in collaborazione con i genitori del gio-vane e l’associazione “Implacabile Giacomo Antonini”, costituitasi per proseguire l’opera di promozionedella musica e delle attività giovanili iniziate dal giovane. Dopo la lettura, da parte di Teresa Morellie Nicola Grilli, di una canzone scritta da Piergiorgio Curzi in occasione della scomparsa di Giacomo,ci sono stati i saluti del sindaco Giovanni Gaspari e dell’assessore alle politiche giovanili Luca Spadoni.

“Con questa cerimonia – ha spiegato Spadoni– abbiamo voluto celebrare la presenza viva diGiacomo, un giovane che è stato capace digettare i semi della creatività che oggi germo-gliano nella nostra città e che ritroviamo in que-sto Centro, nelle iniziative, nelle idee e nellepersone che continuano a frequentarlo e a farlocrescere”. “Di solito chiamiamo “ex” quei luoghi di cui si èpersa la memoria – ha dichiarato Gaspari – ilCentro Giovani, anche conosciuto come exCasa Colonica, oggi, grazie a Giacomo Anto-nini, è un luogo pieno di energia.

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Parrocchia San Niccolò in festa per i bambini della Prima Comunione!

ACQUAVIVA PICENA – Il 4 mag-gio la comunità della parrocchia diSan Niccolò ha festeggiato i bambinidella quarta elementare che per laprima volta hanno ricevuto il sacra-mento della Eucaristia. La chiesa eragremita di fedeli che hanno seguitocon emozione la celebrazione ani-mata da tutti i bambini della primacomunione, che sono stati seguiti epreparati dalle educatrici Maria, An-gela e Marianna; ognuno ha avuto il suo compito: la lettura animata del brano del Vangelo, le pre-ghiere, l’offertorio ed anche i canti, alcuni dei quali sono stati accompagnati con dei gesti. Durantela cerimonia ogni bambino ha fatto dono alla propria mamma di un girasole a simboleggiare laloro volontà di avere Gesù come punto di riferimento come il sole lo è, appunto, per i girasoli. Altermine i bambini si sono riuniti davanti all’altare per cantare una canzone dedicata alle mamme,in anticipo di una settimana dalla loro festa. A coadiuvare i comunicandi durante i canti della ce-lebrazione c’era il coro dei bambini, aiutati da alcuni adulti tra cui Lorena per il canto, Luca allachitarra e Chiara all’organo. Il giorno seguente, lunedì 5 maggio, i bambini si sono recati a Loreto,con alcuni genitori, per ricevere la seconda comunione. Tanti auguri! Chiappini Janet

Con immensa felicità,vi informiamo che Il Movimento Religioso“CON LA GIOIA NEL CuORE” orga-nizza per il giorno 11 Maggio 2014, pressola Basilica Cattedrale Madonna della Ma-rina di San Benedetto del Tronto, unagiornata di preghiera e di ringraziamento“Per la pace” durante la quale è previstol’intervento di sacerdoti e religiosi nonchédi personaggi del mondo della cultura edello spettacolo e, tra gli altri, Padre LelioGrappasonno, Nancy e Patrick, Ania Go-ledzinowska del movimento religioso Cuoripuri, sorella Melinda Carla Dumitrescu conil suo gruppo “Piccole stelle di Maria”, fra’Roland Patzleiner dei “Figli del DivinoAmore”. Visto l’evento di straordinariovalore spirituale, si chiede cortesemente atutti di fare da megafono e da eco, spargendoil più possibile la voce qua e la. Chi intendessepartecipare potrà accedere liberamente allaBasilica fino al raggiungimento della capienzamassima 2.000 fedeli o in alternativa, fuorila Basilica nella piazza sottostante davantiai Maxi Schermi installati per l’occasione. Igruppi e in particolar modo quelli provenientida fuori città, che intendono partecipare al-l’evento, al fine di garantire una corretta organizzazione, potranno registrarsi preventivamenteinviando una mail al seguente indirizzo: [email protected], [email protected], [email protected]. oppure contattando il numerodi telefono: +39 347 7646425-Marco Albertini Vi aspettiamo, con la gioia nel CUORE e che il Signore Gesù vi Benedica.

Marco Albertini

Gesti significativi del pellegrinaggio a LourdesIl pellegrinaggio annuale a Lourdes si è concluso proprio oggi, sabato 3 maggio! Noi, pellegrinidi Fides Vita, siamo tornati all’ora di pranzo dopo una settimana di immensa Grazia vissuta nelluogo delle apparizioni della Madonna a Bernadette nel 1858. In questi giorni il santuario è affol-latissimo di gente proveniente da tutte le parti del mondo e questo mi ha colpito moltissimo! Unasera, durante la processione mariana, uno dei gesti di Lourdes che si vive ogni sera pregando ilSanto Rosario in varie lingue con iflambeaux accesi, grazie alla viva-cità, alla spontaneità della nostrapiccola Maria, abbiamo conosciutodue giovani donne vietnamite. Eranovestite in abiti folkloristici della loroTerra, così lontana dalla nostra siageograficamente che per usi e tradi-zioni eppure, nel vederle salutare af-fettuosamente Maria e diconseguenza alcune di noi, mi sonosembrate così familiari, così vicine.Tutti - giapponesi, vietnamiti, croati,spagnoli, italiani - hanno affollato estanno affollando le vie di questo piccolo centro tra i Pirenei del versante francese e tutti, ma pro-prio tutti, bisognosi di incontrare una Presenza a cui la nostra anima anela così come una cervaanela ai corsi d’acqua. E la presenza di Maria si è accostata e si è fermata sotto la grotta di Mas-sabielle popolarmente conosciuta come “grotta dei porci”, che accoglie ogni giorno un grandissimonumero di pellegrini che esprime il bisogno di poggiare la propria vita su Cristo che è la “rocciaeterna”. Tra gli altri gesti di Lourdes vi sono la Processione Eucaristica del pomeriggio che siconclude con la benedizione dei malati; le candele accese davanti alla Grotta sotto la statua del-l’Immacolata Concezione, segno della preghiera e dell’offerta costante dei pellegrini alla Ma-donna; il bagno alle piscine o il gesto di bagnarsi con l’acqua delle fontane ci permette di capireil significato dell’acqua di Lourdes che trova il suo senso profondo nella frase scritta sopra le fon-tane stesse: “Lavatevi il viso e chiedete a Dio di purificare il vostro cuore”. Lourdes, infatti, èanche un luogo di penitenza e di conversione. La conversione non è prima di tutto un cambiamentodi atteggiamenti, ma è il cambiamento dello sguardo. È voltarsi verso Gesù, fissare lo sguardo sudi Lui riconoscendolo presente. È vivere tutto in Lui, con Lui e per Lui quindi Lourdes favoriscela riconciliazione dell’uomo con il Padre. Moina Maroni

Marco Doldi

Matrimonio e famiglia.

Uno sguardo lungo i secoliSan Paolo 2014

Matrimonio e famiglia, talvolta, sono presentaticome realtà frutto di una cultura, come fosseronati in una determinata epoca della storia. Ora,se la monogamia, l’uguaglianza dei sessi, lacura dei figli - elementi caratteristici del-l’unione coniugale - si sono imposti con iltempo, ciò non significa che siano stati inven-tati. Piuttosto, l’umanità ha lentamente, ma fer-mamente preso coscienza che ilmatrimonio deve avere questielementi fondamentali, perchésono nella sua natura.Se non si fosse consapevoli diquesto, se non si fosse con-vinti che esiste un’ identitànaturale, scoperta e noncreata, allora sarebbe lecito einevitabile scrivere e riscri-vere la forma del matrimo-nio e della famiglia,modificandone gli elementistrutturali a proprio piaci-mento. Ed è l’intento di chioggi vorrebbe chiamare“famiglia” quello che nonè mai stato.Al posto dei dati costitutivisi metterebbe generica-mente l’amore: dove c’èamore - si dice - c’è fami-glia! L’amore è fondamentale per unmatrimonio e per la famiglia: certo. Ma nonbasta, perché occorre che ci sia la naturale com-plementarietà dell’uomo e della donna, i qualiamandosi si aprono al dono della vita. D’al-tronde, esistono vari tipi d’amore, da quello fra-terno a quello amicale, ma per realizzare unmatrimonio occorre quello coniugale. LaChiesa ha fatto propria questa visione naturaledelle cose, riconoscendo in tale ordine unsegno, un’impronta del Creatore; così l’unionestabile e fedele dell’uomo e della donna, aperta

alla generazione dei figli, cioè al futuro, appar-tiene al buon progetto di Dio. Ciò che è im-presso nel cuore dell’uomo e della donna, nellanatura della persona umana, è insegnato dalladivina Rivelazione. La Parola di Dio scritta equella trasmessa dalla Tradizione vivente dellaChiesa continuano, ricordano e motivanoquanto è scolpito nel cuore. La celebrazionedell’Anno Internazionale della Famiglia, pro-mosso dalle Nazioni Unite per il 2014, divienel’occasione per riconoscere ed accogliere que-sta logica continuità. Il volume di M. Doldi“Matrimonio e famiglia. Uno sguardo lungo isecoli” (Edizioni San Paolo 2014) presenta il

pensiero di tanti Autori,che, pur nella diversitàdelle epoche e dei con-testi culturali, hannogettato una luce armo-niosa e coerente suun’istituzione che è sem-pre e ancora da amare,custodire e promuovere.La lettura di tanti Autori,che in senso ampio appar-tengono al pensiero dellaChiesa è estremamenteutile, perché, da una parte,rivela la continuità con ciòche l’umanità ha faticosa-mente costruito e, da un’al-tra, permette di cogliere ilcontributo che il cristiane-simo ha portato.Il libro si compone di quattroparti: l’Epoca antica (I - VIIsecolo); l’Epoca di mezzo

(VIII - XIII secolo); l’Epoca moderna (XIV -XVIII secolo); l’Epoca contemporanea (XIX -XX secolo) e offre 55 testimonianze su matri-monio e famiglia. Ciascuna è introdotta da al-cuni dati storici sull’Autore, di volta in voltarichiamato. Si presenta come uno strumento fa-cile per avvicinare insegnamenti e testimo-nianze di vescovi, sacerdoti e laici, i quali nelcorso della storia hanno reso testimonianza aquel patrimonio dell’umanità costituito insiemedal matrimonio e dalla famiglia.

PAROLA DI vESCOvO

“Chi non saltamafioso è...”

Anche il tifo da stadio può essereutile se si tratta di contrastare il cri-mine organizzato. Così l’arcivescovodi Agrigento, monsignor FrancescoMontenegro, fa scattare in piedi i nu-merosi partecipanti di “Giovaninfe-sta”, momento gioioso ma anche ditestimonianza e d’impegno civile, svoltosi il 1°maggio a San Giovanni Gemini. L’arcivescovo ha davanti a sé giovani cattoliciche portano per le piazze della città la loro fede,il loro entusiasmo, le “parole d’ordine” di PapaFrancesco. Pregano, ascoltano testimonianze dilotta al racket, lotta coraggiosa perché perico-losa, perché la mafia è una brutta bestia, perchési radica nel tessuto sociale ma anche nel cuoredelle persone, e le porta al disprezzo delle re-gole, all’egoismo, alla paura, alla negazione diquanto di bello e di buono c’è nelle terre infe-state dalla mafia stessa. Ecco perché monsignorMontenegro salta in piedi e ritma: “Ragazzi, chinon salta mafioso è”.

I giovani lo seguono. Lui non si preoccupa dicosa scriveranno i media il giorno dopo. Nondà peso a qualche prevedibile alzata di spalle dichi è scettico sui “metodi” per toccare l’animadelle persone. Sa che la sua terra soffre, che imafiosi ne mettono a rischio l’oggi e il domania suon di minacce, di prebende e di pallottole.E così canta e salta, con i suoi giovani: “Chi nonsalta mafioso è... Chi non salta mafioso è... Chinon salta mafioso è...”. Grazie don Francesco.Anche noi, abbiamo saltarellato. E ci augu-riamo l’abbiano fatto tutti quelli che hannovisto il video postato sul sito del settimanalediocesano (L’Amico del Popolo) e su quelli deiprincipali quotidiani italiani.

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AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

[email protected]

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Tanti Auguri da tutta la Parrocchia Madonna della Speranza

e dal Parroco Don Anselmo

alla coppia Gabriella e ‘Zare che da 40 anni camminano insieme!

Maltempo, visita del presidenteRenzi nelle Marche

Il presidente della Regione, Spacca:

“Subito lo stato d’emergenza.

Urgente dotarsi di strumenti adeguati ad

affrontare i cambiamenti climatici”

“Un grazie al presidente Renzi per la vicinanza, la solidarietàe l’impegno ad un tempestivo intervento del Governo nellafase dell’emergenza. La situazione è pesante in tutta la re-gione perché i torrenti hanno fatto sentire la loro potenza e violenza, creando situazioni di criticità su cui effet-tueremo una pronta ricognizione con i sindaci coinvolti. Per lo stato di emergenza e di calamità naturale stiamoagendo immediatamente: la modulistica per la raccolta dei danni, che i sindaci dovranno compilare, è già pronta,affinché la richiesta avvenga su elementi concreti e precisi”. Lo ha detto il presidente della Regione Marche,Gian Mario Spacca, al presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso della sua visita a Senigallia. Spacca,Renzi e il capo della Protezione civile nazionale, Franco Gabrielli, hanno prima effettuato una ricognizione inelicottero delle aree alluvionate e poi hanno incontrato nella sede del Comune di Senigallia i sindaci delle aree

maggiormente colpite. “Le precipitazioni particolar-mente violente delle ultime ore hanno determinato unasituazione critica – ha detto Spacca – Fenomeni chepongono non solo il problema di intervenire nell’emer-genza e di ristorare i danni alle famiglie e alle attivitàeconomiche, ma anche di affrontare con gli strumentiadeguati il tema dei cambiamenti climatici così caro allaUe. Tema che deve portarci a rivedere tutta l’infrastrut-turazione del nostro territorio di fronte a fenomeni me-teorologici che appaiono fuori dalla nostra esperienza.E’ per questo che, oltre ad approfondire l’emergenza, laRegione ha posto questo tema come prioritario nellaprossima programmazione europea 2014-2020. Il go-verno regionale si è già adoperato per affrontare il pro-blema del dissesto idrogeologico attraverso la legge suifiumi che demandava alle Province la realizzazionedegli interventi che, prevalentemente a causa del pattodi stabilità, non sono ancora decollati, nonostante la pos-sibilità di ricorrere a project financing utilizzando il ma-teriale di risulta”. Spacca ha anche annunciato chesabato i ministri Galletti e Martina saranno nelle Marcheper affrontare le questioni legate sia allo stato di emer-genza che di calamità naturale. Il presidente ha infinenuovamente ringraziato tutti coloro che sono impegnatinella gestione dell’emergenza. “Questa calamità – hadetto - è affrontata in maniera straordinaria grazie allagenerosità di tutte le forze in campo e alla responsabilitàdei cittadini, disponibili a vivere questo episodio dram-matico in pieno spirito di comunità. Ringrazio tutti loroa nome della Regione”.

MUSEI SISTINI