anno xxxvi n. 435 novembre 2016 foglio n 435... · grazioni e modifiche al precedente d.lgs. n. 102...
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Autorizzazione del Tribunale di Treviso n. 454 del 07/08/1980
RIVISTA TECNICA
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DELLA PROVINCIA DI TREVISO
via Piave n. 15 - 31100 Treviso tel. + 39 0422 312700 fax. + 39 0422 420472
e-mail: [email protected]
Anno XXXVI n. 435 Novembre 2016
PRESIDENTE
Geom. Bruno Cisterna
DIRETTORE RESPONSABILE
Dott. Geom. Vanni Battistella
IL COMITATO DI REDAZIONE:
Geom. Deborah Candon
Geom. Massimo Cattarossi
Geom. Ferruccio Clementi
Geom. Luigi Clementi
Geom. Fiorenzo Dall’Ava
Geom. Roberto De Cristofaro
Geom. Claudio Favero
Dott. Geom. Ermanno Fellet
Geom. Paolo Gazzola
Geom. Gianfranco Tandura
Geom. Denis Vian
SOMMARIO Pag. 2
COORDINATORE STAMPA
Geom. Alberto Varago
Il Foglio
Novembre 2016
via Piave n. 15 - 31100 Treviso tel. + 39 0422 312700 fax. + 39 0422 420472
e-mail: [email protected]
FOTO DI COPERTINA:
“La Bella Addormentata”
Foto del
Geom. Renato Zamai
VITA DEL COLLEGIO: Aggiornamento Albo professionale 3
VITA DEL COLLEGIO: Aggiornamento Registro dei praticanti 4
AMBIENTE E TERRITORIO: Autorizzazione Paesaggistica non sempre necessaria 5
AMBIENTE E TERRITORIO: Il nuovo simulatore On-Line SolarWorld 6
CONDOMINIO: Il progetto di Contabilizzazione del Calore 7
SICUREZZA: Quadro nazionale degli incidenti da gas 10
PROFESSIONE: Progettare l’impermeabilizzazione 12
PROFESSIONE: Mercato immobiliare ed andamento economico 17
FUORI STUDIO: Formazione Professionale 18
Foto di
copertina:
Da sinistra: passo Praderadego (925), Col de Moi (1358), forcella Foran (1130),
Crodon del Gevero (1254), che sovrasta il rifugio dei Loff, cima Agnelezze (1185) e
passo San Boldo (706).
Pag. 3
Aggiornamento
Albo Professionale
a cura della segreteria
del Collegio
VITA DEL COLLEGIO
AGGIORNAMENTO ALBO PROFESSIONALE
SEDUTA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 20 OTTOBRE 2016
Geom. GUIDO BACCHETTO di Cornuda (TV) n. 1723
Geom. STEFANO BERTO di Paese (TV) n. 3446
Geom. FRANCO CALLEGARI di Villorba (TV) n. 1277
Geom. FABIO MAZZUCCO di Zero Branco (TV) n. 2367
Geom. FRANCO POLONI di Montebelluna (TV) n. 989
Geom. FABIO TOMASIN di Mareno di Piave (TV) n. 2364
CANCELLAZIONI PER DIMISSIONI: n. 4
CANCELLAZIONI PER DECESSO: n. 2
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 4 VITA DEL COLLEGIO
Aggiornamento
Registro dei Praticanti
AGGIORNAMENTO REGISTRO DEI PRATICANTI
SEDUTA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 20 OTTOBRE 2016
Geom. MATTEO ANTIGO di Treviso
Geom. DAVID BARAZZUOL di Pieve di Soligo (TV)
Geom. MATTIA MENEGON di Cavaso del Tomba (TV)
Geom. DAVIDE MORETTO di Fonte (TV)
Geom. MARCO SPRICIGO di Carbonera (TV)
Geom. GIORGIA TARRINI di Farra di Soligo (TV)
Geom. MATTEO BOSCARIOL di Ormelle (TV)
Geom. MICHELE LANER di Fossalunga di Vedelago (TV)
Geom. DAVIDE LIBRALATO di Piombino Dese (PD)
a cura della segreteria
del Collegio
NUOVE ISCRIZIONI: n. 6
ATTESTAZIONI DI COMPIUTA PRATICA: n. 2
Il Foglio
Novembre 2016
CANCELLAZIONE PER TRASFERIMENTO: n. 1
Pag. 5 AMBIENTE E TERRITORIO
UFFICIALIZZATE ALCUNE OPERE EDILIZIE
CHE NON NECESSITANO DI AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA
Esentati alcuni interventi per velocizzare le procedure
Nella Conferenza Unificata del 7 luglio scorso le Regioni hanno espresso l’intesa sul re-
golamento relativo all’individuazione degli interventi esclusi dall’autorizzazione paesaggi-
stica o sottoposti a procedura di autorizzazione semplificata.
Il via libera è stato dato su un documento, consegnato al Governo nel corso della Confe-
renza Unificata, col quale le Regioni hanno anche presentato ulteriori osservazioni e pro-
poste al regolamento proposto dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turi-
smo.
Si riporta di seguito il testo, pubblicato anche su www.regioni.it, nella sezione
“Conferenze”.
La Conferenza delle Regioni:
nel condividere ed apprezzare gli obiettivi di semplificazione che il provvedimento si
prefigge, auspica un intervento più complessivo di semplificazione che affronti in
maniera organica la disciplina;
nel raccomandare, quindi, al Governo la necessità che siano introdotte, anche con
autonomo provvedimento, misure premiali per le Regioni che abbiano approvato o
approvino Piani paesaggistici con elaborazione congiunta, ai sensi di quanto previ-
sto dal Codice dei Beni culturali;
esprime l’Intesa sullo schema di D.P.R., oggetto di esame da parte della Conferen-
za Unificata, nei termini di cui alla condivisione maturata in sede tecnica nella riu-
nione del 5 luglio 2016, successivamente ratificata nella nota del Capo dell’Ufficio
Legislativo del MIBACT.
La Conferenza delle Regioni ha inoltre formulato ulteriori due proposte emendative:
Articolo 9:
Alla fine del comma 1 dell’art. 9, sono aggiunte le seguenti parole: “, ovvero, nelle more
della costituzione del SUE, all’Ufficio comunale competente per le attività edilizie”.
Motivazione: la modifica è necessaria in quanto la formulazione precedente risulta in con-
trasto con le disposizioni di cui agli artt. 5, 20 e 23 bis del DPR 380/2001, creando difficol-
tà interpretative per gli operatori ed, altresì, non in conformità con le previsioni normative
in materia di conferenza di servizi e SCIA approvate dal Consiglio dei Ministri e di prossi-
ma pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Allegato A:
All'allegato A, punto 20, al termine del periodo sopprimere le parole "previo parere favore-
vole del Soprintendente per la parte inerente la realizzazione e adeguamento della viabili-
tà forestale".
Motivazione: si suggerisce una ulteriore misura di semplificazione dei processi autorizzati-
vi che riguardano le strade forestali che costituiscono infrastrutture indispensabili per po-
ter esercitare in modo razionale e sostenibile la gestione del bosco e rappresentano un
presidio indispensabile per una maggiore tutela del territorio da danni di tipo idrogeologi-
co, da incendi, fitopatie, etc.
Autorizzazione Pae-
saggistica non sempre
necessaria
tratto da
Edilia2000 .it
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 6 AMBIENTE E TERRITORIO
LA PROGETTAZIONE DEL PROPRIO IMPIANTO SOLARE
Il nuovo simulatore on-line SolarWorld.
Per stabilire rapidamente e con la massima semplicità se e quanto un impianto solare sul
proprio tetto risulta vantaggioso, i clienti privati hanno ora a disposizione (al link
www.solarworld-simulatoresolare.it), uno strumento online pratico e intuitivo con cui è
possibile calcolare in poche mosse le spese d’investimento e i costi energetici risparmiati.
Attraverso grafici di facile comprensibilità il
programma fornisce un calcolo trasparente
sulla base del quale i clienti privati possono
capire quanto denaro risparmiano (dedotti i
costi di investimento) con la produzione in
proprio e l’autoconsumo di energia elettrica.
Il nuovo simulatore solare è particolarmente
intuitivo e funziona in modo interattivo. Per
l’inserimento dei dati l’utente può scegliere
se procedere manualmente, riportando egli stesso le dimensioni e l'orientamento del tet-
to, oppure lasciare che sia il simulatore a farlo attraverso Google Maps.
Se si utilizza l’opzione Google Maps, il futuro impianto appare riprodotto sul tetto di casa,
e con un semplice clic del mouse è possibile aggiungere o togliere moduli. Tenendo conto
dei dati individuali, quali consumo di corrente e irraggiamento solare, il simulatore calcola
le dimensioni ideali dell'impianto.
Se l'interessato decide di acquistare un impianto solare, i dati saranno trasmessi a un
installatore in loco che metterà a punto un'offerta su misura. Il simulatore solare è, quindi,
uno strumento utile non solo ai clienti finali, ma anche ai partner certificati di SolarWorld.
Link al simulatore solare: www.solarworld-simulatoresolare.it
SolarWorld VALORI REALI
SolarWorld VALORI REALI: SolarWorld AG produce e commercializza soluzioni solari
high-tech contribuendo così a un approvvigionamento energetico pulito a livello mondiale.
Il gruppo industriale, con sede a Bonn, conta 3766 dipendenti e possiede impianti di pro-
duzione a Freiberg e Arnstadt (Germania) e Hillsboro (Stati Uniti).
L’azienda provvede in proprio a tutte le fasi di produzione, a partire dal silicio come mate-
ria prima, passando per i wafer e le celle solari, sino ad arrivare al modulo completo.
Parte integrante del processo produttivo è, inoltre, il reparto interno di ricerca e sviluppo.
SolarWorld rifornisce la propria clientela in tutto il mondo attraverso una rete di vendita
internazionale con sedi in Europa, Stati Uniti, Singapore, Giappone e Sudafrica. Uno dei
punti cardinali della politica aziendale è la creazione e il mantenimento di elevati standard
di responsabilità sociale in tutte le sedi dell’azienda; SolarWorld s’impegna, inoltre, a or-
ganizzare la propria produzione puntando al risparmio dell’energia e delle risorse. Solar-
World è stata fondata nel 1998 ed è quotata in borsa dal 1999.
Il nuovo simulatore
on-line SolarWorld
tratto da
Edilia2000 .it
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 7 CONDOMINIO
L’IMMINENTE OBBLIGO DI CONTABILIZZAZIONE DEL CALORE
NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO CENTRALIZZATO
Il recente D.Lgs. n. 141 del 18.07.2016 (entrato in vigore il 26.07.2016) ha introdotto inte-
grazioni e modifiche al precedente D.Lgs. n. 102 del 04.07.2014 che recepiva in Italia la
Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.
Questa normativa assume particolare importanza in vista della imminente scadenza del
31.12.2016 entro la quale tutti gli impianti centralizzati di riscaldamento e/o raffrescamen-
to e/o di produzione di acqua calda, devono dotarsi di un sistema di contabilizzazione del
calore e di un criterio di ripartizione dei costi stabiliti dalla già nota norma UNI 10200 e
successive modifiche ed integrazioni, che diventa un criterio cogente (perché espressa-
mente richiamato dalla Legge) e non rinviabile (perché l’originaria normativa europea non
ammette rinvii, rientrando negli impegni sottoscritti per la diminuzione delle emissioni di
anidride carbonica).
Nel presente promemoria, si indicheranno alcuni punti di riferimento e alcuni richiami legi-
slativi, senza addentrarsi nei complessi meccanismi di questa normativa, rimandando di-
rettamente al testo integrale per maggior completezza.
L’art. 1 del nuovo Decreto integra e modifica le definizioni presenti all’art. 2 del preceden-
te Decreto, meglio specificando cosa si intende per “sistema di contabilizzazione”,
“sistema di termoregolazione”, “sotto-contatore”, “diagnosi energetica”, “cliente finale”,
“rete di teleriscaldamento e teleraffreddamento”, “edificio polifunzionale” e “condominio”;
quest’ultima definizione (di “condominio”) si discosta da quanto indicato dal Codice Civile,
ma deve intendersi rivolta essenzialmente alla parte impiantistica.
Il nuovo Decreto modifica l’art. 9 comma 5 del precedente, meglio specificando chi è sog-
getto all’obbligo di contabilizzazione e termoregolazione e come devono essere ripartite le
spese per riscaldamento, raffrescamento ed acqua calda sanitaria.
La nuova formulazione della normativa conferma i principi per cui la contabilizzazione dei
consumi è fondamentale per il loro contenimento (determinando indirettamente un minor
inquinamento), la ripartizione delle spese deve essere fatta solo in riferimento ai consumi
effettivi di ogni unità immobiliare senza l’applicazione di coefficienti correttivi o sistemi
approssimativi, la scadenza ultima è il 31.12.2016.
La norma (all’art. 9 comma 5 della nuova formulazione) stabilisce anche criteri per gli im-
pianti allacciati a reti di teleriscaldamento o teleraffrescamento o comunque fonti esterne
centralizzate, stabilendo che l’impresa distributrice dell’energia e/o del fluido termovettore
assume funzione di “esercente l’attività di misura” (comma 1) con obbligo di fornire i con-
tatori nel punto di fornitura.
In presenza di impianti centralizzati, il proprietario deve installare (entro il 31.12.2016) tutti
i sotto-contatori necessari per misurare l’effettivo consumo in ogni unità immobiliare nella
misura in cui sia tecnicamente possibile, efficiente in termini di costi (con valutazione
dell’efficienza secondo la norma UNI EN 15459 ma senza obbligatorietà) e proporzionato
rispetto ai risparmi energetici potenzialmente ottenibili.
I casi di impossibilità tecnica o di inefficienza in termini di costi o di sproporzione rispetto
ai risparmi potenziali devono essere dimostrati con una apposita relazione redatta da un
progettista o da un tecnico abilitato alla progettazione di impianti centralizzati (art. 9 com-
ma 5 lettera b); in questi casi allora, per misurare l’effettiva quantità di energia consumata
si distinguono due possibilità:
Progetto di contabiliz-
zazione del calore
a cura del
Geom. Paolo Gazzola
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 8 CONDOMINIO
limitatamente all’impianto di riscaldamento, si dovranno installare sistemi di termo-
regolazione e contabilizzazione in corrispondenza a ciascun corpo scaldante se-
condo le norme tecniche vigenti, purché ciò risulti efficiente in termini di costi altri-
menti la stessa relazione sopra indicata deve dimostrare anche quest’ultimo impe-
dimento, con la differenza che per quest’ultima valutazione il riferimento alla norma
UNI EN 15459 è obbligatorio per espressa disposizione di Legge (art. 9 comma 5
lettera c);
per impianti di acqua calda o raffrescamento, qualora non sia fattibile tecnicamente
o economicamente la contabilizzazione diretta, l’obbligo decade ma sono utilizzabili
i sistemi di contabilizzazione indiretta.
E’ stato parzialmente modificato anche l’art. 16 relativo all’impianto sanzionatorio, indican-
do il soggetto responsabile in caso di mancato rispetto degli obblighi previsti, nonché i
casi eccezionali di non applicabilità. In caso di mancata installazione degli impianti di con-
tabilizzazione è prevista la sanzione amministrativa da 500 € a 2500 € per ogni unità im-
mobiliare; ulteriore identica sanzione è prevista qualora la ripartizione dei costi non rispetti
i criteri indicati dalla norma UNI 10200.
La norma UNI 10200 distingue due tipi di consumi energetici:
Il consumo (o prelievo) volontario: è quello dovuto all’azione diretta dell’utente, ero-
gato dai corpi scaldanti attraverso i sistemi di termoregolazione (valvole termostati-
che o termostati);
Il consumo (o prelievo) involontario: è quello costituito dalla energia corrispondente
alla dispersione della rete di distribuzione ed è indipendente dalla volontà
dell’utente.
La norma UNI 10200 stabilisce:
i criteri di suddivisione della spesa effettuata, fra consumo volontario e consumo
involontario a seconda del tipo di impianto e del tipo di edificio (generalmente misu-
rata ogni anno per differenza fra l’energia emessa dal generatore e l’energia misu-
rata in uscita in ogni singola unità immobiliare oppure determinata in base a para-
metri calcolati una volta per tutte con un calcolo di prestazioni energetiche);
la ripartizione del consumo volontario in proporzione alle letture effettivamente con-
tabilizzate in uscita su ogni unità immobiliare;
la ripartizione del consumo involontario sulla base della valutazione del fabbisogno
energetico annuo delle singole unità immobiliari espresse in millesimi (cosiddetti
“millesimi di riscaldamento”).
Sulla base dei cosiddetti “millesimi di riscaldamento” andranno inoltre ripartite tutte le spe-
se di manutenzione ordinaria e di gestione dell’impianto centralizzato, mentre le spese di
manutenzione straordinaria continueranno ad essere ripartite secondo i millesimi di pro-
prietà.
Questo nuovo sistema può generare ripartizioni dei consumi molto diverse rispetto a quel-
le finora praticate perché ha come obiettivo quello di giungere al criterio più equo possibi-
le in riferimento all’effettivo stato ed uso delle singole unità immobiliari, con responsabiliz-
zazione dell’utente finale che negli impianti centralizzati poteva non essere sufficiente-
mente stimolato al contenimento dei consumi. Possono risultare situazioni particolari nelle
abitazioni vuote, dove a fronte di una quota pari a zero sui consumi volontari, è possibile
che sia comunque addebitata una parte della quota sui consumi involontari e su questo
aspetto giova ricordare che la norma UNI 10200 è in corso di aggiornamento.
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 9 CONDOMINIO
Tuttavia, il D.Lgs. n. 102 del 04.07.2014 all’art. 9 comma 5 lettera D, stabilisce alcuni casi
(in presenza di fabbisogni energetici al metro quadrato differenti di oltre al 50% fra diverse
unità immobiliari) dove l’applicazione della norma UNI 10200 può essere sostituita da cri-
teri più approssimativi applicabili a discrezione dell’assemblea condominiale con introdu-
zione di una percentuale forfettaria (max 30%) a cui assegnare la quota involontaria dei
consumi da ripartirsi secondo i criteri precedentemente adottati; è fatta salva inoltre, la
possibilità per la prima stagione termica successiva all'installazione dei contatori, che la
suddivisione delle spese si determini in base ai soli millesimi di proprietà.
Queste eccezioni agli obblighi più sopra riportati nello stesso Decreto costituiscono un
aspetto controverso del testo legislativo, in aperta contraddizione alla stessa norma UNI
10200 (che prevede la copertura di una casistica pressoché generale) e anche in aperta
contraddizione col vecchio art. 26 comma 5 della Legge 10/1991 tuttora vigente. In riferi-
mento alla complessità delle norme vigenti, nonché alla giurisprudenza finora espressa a
favore della prevalenza della Legge 10/1991 rispetto ai regolamenti condominiali (cfr. Tri-
bunale di Milano sez. staccata di Legnano, ordinanza 30.01.2009 – idem Tribunale di Ro-
ma ordinanza del 20.04.2009), si ritiene non conforme alla generalità della legislazione
vigente e quindi sconsigliabile, il permanere di criteri forfettari anche se regolarmente sta-
biliti da assemblee condominiali.
Va tenuto presente che nelle situazioni condominiali dove è nota la maggior propensione
al contenzioso, soprattutto in materia di ripartizione delle spese, è altamente raccomanda-
bile la rigorosa applicazione di queste norme, anche per poter fruire della “presunzione di
esecuzione a regola d’arte”.
Rimane assodato che l’applicazione delle nuove norme richiede innanzitutto la progetta-
zione, l’installazione ed il collaudo di varie apparecchiature di misura (suddivise fra riscal-
damento, acqua calda sanitaria, pannelli solari termici, raffrescamento, ecc.) e conse-
guentemente richiede l’adozione di un nuovo criterio di ripartizione delle spese con modi-
fiche al regolamento condominiale e alle tabelle millesimali e, la gestione del sistema
con letture periodiche dei contatori, conteggi ordinari, manutenzione del sistema e gestio-
ne dei casi anomali che possono riscontrarsi. La progettazione ex novo di nuovi impianti
centralizzati, dovrà attenersi alle nuove norme.
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 10 SICUREZZA
INCIDENTI DA GAS: NUMERI STABILI, MA BISOGNA FARE MEGLIO
Il CIG (Comitato Italiano Gas), su mandato dell’Autorità Ga-
rante per l’Energia Elettrica e il Gas e in occasione del Forum
UNI-CIG che si e tenuto lo scorso giugno a Milano, ha presen-
tato come ogni anno il quadro nazionale degli incidenti da
gas.
Il panorama che si evince dai dati registrati nel 2015 è quello
di un Paese in cui il numero degli incidenti si mantiene sostan-
zialmente stabile, con una leggera flessione per quanto riguar-
da la statistica relativa al gas distribuito a mezzo reti (gas ca-
nalizzato) e invece un piccolo incremento per quanto concer-
ne gli incidenti relativi all’utilizzo di GPL distribuito in bombole
e piccoli serbatoi. Più nel dettaglio, i dati forniti dal CIG evi-
denziano al di la di ogni interpretazione, una realtà in chiaro-
scuro. Relativamente al gas canalizzato, nel 2015 - pur in pre-
senza di una ripresa dei consumi - si e verificata una riduzione
complessiva degli incidenti: 120, il valore più basso dal 2007,
con una riduzione di 6 unità rispetto all’anno precedente.
Viceversa, nel settore del GPL, in presenza di un lieve incremento dei consumi anche il
numero degli incidenti e leggermente aumentato: 136 accadimenti, 8 in più rispetto
all’ anno precedente.
Un incremento complessivo, anche se lieve, si registra se si restringe il campo ai soli inci-
denti mortali: 1 in piu nel settore dei gas canalizzati rispetto al 2014; 8 in più nel settore
del GPL.
Le bombole rimangono la fonte principale di incidenti: ben 57, con 11 morti a seguito.
Anche per quanto riguarda le cause degli incidenti, il quadro conferma una realtà già altre
volte fotografata. Nel caso del gas canalizzato si conferma che il combinato disposto di
carenza di manutenzione, di inidoneità/assenza dell’impianto di evacuazione fumi, di in-
sufficiente aerazione/ventilazione del locale rappresentano la causa principale degli inci-
denti (34% dei casi).
Il malfunzionamento dell’apparecchio e/o l’installazione irregolare hanno un ruolo minore
nel provocare incidenti (27%), mentre rilevante - e in continuo aumento - appare essere il
ruolo dell’errore umano: l’insieme di
cause quali l’uso scorretto/errata
manovra e/o cause esterne per in-
tervento di terzi e/o disattenzione
hanno determinato il 23% dei sini-
stri e il 42% dei decessi. Risulta
essere stabile l’incidenza degli inci-
denti dovuti a carenza di manuten-
zione pari al 7% nel 2015, che con-
tribuisce pero al 12% dei decessi.
Allo stesso tempo si registra un in-
cremento dell’incidenza di incidenti
riconducibili all’installazione irrego-
lare (dal 4% al 10%), causando il
19% degli infortunati.
Quadro nazionale
degli incidenti da gas
articolo estratto da U&C
n. 8 Settembre 2016
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 11 SICUREZZA
Tra le principali cause degli incidenti da GPL l’uso scorretto o l’errata manovra, responsa-
bile del 28% degli incidenti e del 4% dei decessi, più 40 persone infortunate. Carenza di
manutenzione e/o installazione irregolare ha causato il 25% degli incidenti e il 36% dei
decessi. La disattenzione ha portato al 9% degli incidenti. La quasi totalità degli incidenti
da GPL dipende dalle azioni potenzialmente pericolose messe in atto da chi utilizza la
bombola sia quotidianamente che occasionalmente:
il riempimento abusivo;
il collegamento non corretto della bombola agli apparecchi;
la mancata osservanza delle norme tecniche d’installazione;
posizionare le bombole in ambienti non idonei;
la disattenzione e superficialità negli utilizzi.
Gli incidenti da gas non sono accadimenti ineluttabili ma, al contrario, possono essere
efficacemente prevenuti con il puntuale rispetto di poche, fondamentali regole che il CIG
coglie l’occasione per ricordare: precisa osservanza delle leggi; conformità alla normativa
tecnica di specie; rispetto delle scadenze previste per la manutenzione e per l’eventuale
sostituzione di componenti (per esempio tubo di gomma per il collegamento di bombole
agli apparecchi); conduzione corretta dell’impianto di adduzione del gas e degli apparec-
chi di utilizzazione, inclusa la loro manutenzione; attenzione alla conduzione idonea dei
sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione, sempre inclusa la loro manutenzio-
ne, in modo da garantirne sempre la perfetta efficienza; infine, attenzione all’installazione
corretta di componenti d’impianto aggiuntivi (non obbligatori per legge).
E’ Michele Ronchi, Direttore Generale del Comitato Italiano Gas, a ricondurre il tema
all’inevitabile responsabilità di ciascuno:
“è necessario mantenere alta l’attenzione e proseguire con impegno crescente sulla stra-
da da tempo intrapresa. Infatti, se da un lato è vero che i controlli e la manutenzione sugli
impianti consentono di ridurre gli incidenti, dall’altro lato è anche vero che tende ad am-
pliarsi il 'gap' qualitativo tra impianti e apparecchi costruiti, installati o sottoposti a una ma-
nutenzione a regola d’arte e quelli abbandonati a sé stessi. In altri termini, persiste uno
zoccolo duro di impianti e apparecchi obsoleti e spesso non più a norma, la cui 'qualità'
sta progressivamente degradando, creando quindi le condizioni per potenziali peggiora-
menti delle conseguenze di eventuali incidenti.
L’atteggiamento più conveniente rimane il rispetto delle regole e la responsabilità: fare la
manutenzione agli impianti, accertarsi che gli impianti siano correttamente installati, non
tappare le prese di ventilazione e aereazione. Insomma: avere fiducia in chi lavora, nel
rispetto delle norme, evitando accuratamente ogni incauto fai da te”.
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 12 PROFESSIONE
PROGETTARE L’IMPERMEABILIZZAZIONE
All’interno del Seminario Tecnico di Ingegneria Forense, svoltosi a Treviso nel mese di
settembre, è stato trattato il tema dell’impermeabilizzazione degli edifici ed il relatore,
Arch. Antonio Broccolino, ha riferito che circa il 50% del contenzioso in edilizia riguarda le
infiltrazioni d’acqua. Il dato di per sé non è allarmante, se si considera che 15 anni fa la
percentuale raggiungeva il 75%, ma si deve tener conto anche che da allora si sono pre-
sentati in modo importante i contenziosi sugli isolamenti termici ed acustici. In ogni caso,
si tratta di una buona fetta del contenzioso relativa ad opere che rivestono percentuali di
qualche unità sul costo dell’edificio.
L’attenzione che ho visto tra i presenti al seminario, nonostante il relatore si sia limitato a
fornire qualche dato statistico ed a far vedere alcuni errori esecutivi, mi ha portato a voler
approfondire l’argomento.
La prima domanda da porsi è sicuramente la seguente: perché progettare
l’impermeabilizzazione? La risposta più semplice è: per non trovarsi, a lavori eseguiti, a
gestire qualche “improvvisazione” per riuscire a garantire l’impermeabilizzazione
dell’edificio, sia essa relativa alle
coperture o ad ambiti interrati. I
casi più semplici sono quelli rela-
tivi al passaggio delle tubazioni
ma, continuando con gli impianti,
potrebbe trattarsi anche del pas-
saggio di una corda in rame per
la messa a terra. La cosa si
complica se ci si trova di fronte a
collegamenti strutturali di platee
e murature con pali e tiranti, con
ferri e trefoli che dovranno attra-
versare lo strato impermeabile.
Stiamo parlando, in questi ultimi
casi, di strutture interrate nelle
quali di sovente ci si trova di fron-
te alla necessità di impermeabilizzare i giunti di dilatazione. Su questo delicato particolare
costruttivo c’è la possibilità di proporre un esempio che da solo giustifica la motivazione
sulla necessità di progettare l’impermeabilizzazione. Si tratta della progettazione, e suc-
cessiva edificazione, di uno stabile composto da tre corpi aventi altezze diverse tra loro,
con conseguente diverso peso e diversa entità di deformazione del terreno, che portava
gli strutturisti a prevedere un cedimento differenziato tra i sedimi dei diversi corpi di alcuni
centimetri. Con tale situazione nessun waterstop all’epoca in commercio riusciva a garan-
tire la tenuta nell’angolo di risvolto tra orizzontale e verticale (platea/muri in elevazione). È
stato sufficiente prevedere nella gara
d’appalto che il Costruttore iniziasse l’opera
con l’edificazione del fabbricato più alto fino
al raggiungimento della differenza del peso
proprio con le altre parti prima di iniziare,
col medesimo concetto, i restanti due edifi-
ci, per far sì che le residue differenze di
deformazioni risultassero insignificanti e la
sigillatura dei giunti aperta a varie possibili
soluzioni.
Spostandosi dall’interrato al fuori terra –
oltre a doversi preoccupare del raccordo
Progettare
l’impermeabilizzazione
a cura del
Geom. Fiorenzo Dall’Ava
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 13 PROFESSIONE
Il Foglio
Novembre 2016
dell’impermeabilizzazione tra verticale e orizzontale, la cui fattibilità va verificata soprattut-
to in presenza di opere di sostegno (pali, diaframmi, palancole) – è necessario decidere a
monte il tipo di impermeabilizzazione che verrà adottata, perché questo potrà modificare il
posizionamento della stessa e, conseguentemente, anche il posizionamento dello strato
isolante.
Una tipologia diversa dell’impermeabilizzante potrebbe prevedere anche caratteristiche
diverse del supporto ed un posizionamento diverso della rete di smaltimento delle acque
che, a sua volta, potrebbe necessitare di spessori diversi del “pacchetto” della copertura
piana.
Disporre di una progettazione
dell’impermeabilizzazione, an-
che nei particolari esecutivi, per-
mette di stilare un corretto com-
puto metrico/capitolato d’appalto
con la conseguenza di poter
verificare, da parte del Direttore
dei Lavori, la conformità tra
quanto progettato e previsto
contrattualmente a quanto ese-
guito, evitando in tal modo con-
tenziosi economici e tecnici.
A chi spetta l’onere della progettazione dell’impermeabilizzazione? Non mi risulta
che sia stata mai sancita la competenza dell’uno o dell’altro tecnico tra le varie figure che
operano nelle progettazioni degli edifici, ma sicuramente la progettazione
dell’impermeabilizzazione deve interessare lo strutturista, l’architettonico ed il termotecni-
co e vediamo il perché.
Lo strutturista, oltre a dover conoscere le stratigrafie delle apparecchiature murarie al
fine di tenerne conto, come carichi, nell’elaborazione dei calcoli statici, deve anche sape-
re, per le strutture interrate, che tipo di impermeabilizzante verrà applicato e dove questo
verrà applicato. Infatti, la spinta dell’acqua avviene dove si trova la barriera impermeabile
e, conseguentemente, è necessario che tale barriera sia supportata da un elemento co-
struttivo che contrasta la spinta dell’acqua, come può essere un buon calcestruzzo sul
quale si aggrappa una impermeabilizzazione cementizia idonea all’applicazione in spinta
negativa o una struttura in
c.a. posta sopra ad una
membrana impermeabiliz-
zante. Lo strutturista, su
cui ricade la scelta della
qualità del calcestruzzo,
può anche prevedere che
l’impermeabilizzazione sia
costituita dal solo conglo-
merato cementizio avente
classe di esposizione e di
resistenza tali da garantir-
ne l’impermeabilità, oltre a
prevedere sufficienti giunti
di dilatazione per preveni-
re le fessurazioni da ritiro
Pag. 14 PROFESSIONE
(anche su questo lo strutturista può imporre delle scelte
sui leganti o sugli additivi al fine di ridurre o eliminare il
ritiro). Sicuramente il progettista strutturale ha l’obbligo di
verificare la possibile presenza di falda e la spinta
dell’acqua al suo massimo livello raggiungibile nella vita
utile dell’edificio.
L’architettonico è il tecnico che funge spesso da coor-
dinatore con le altre figure professionali ed è pertanto il
progettista che ha la visione generale e completa del
futuro edificio e conosce le esigenze del committente. È
anche il tecnico che normalmente stila il computo metri-
co e che si raffronta con il committente sugli aspetti tec-
nico-economici, come può essere la scelta di lasciare
un’impermeabilizzazione a vista anziché proteggerla con
una pavimentazione o con della ghiaia. È sicuramente la
figura professionale più affine, per lo meno negli ambiti fuori terra, ad elaborare i partico-
lari esecutivi dell’impermeabilizzazione, soprattutto quando questa si interseca con le fini-
ture dell’edificio. Spetta anco-
ra al progettista architettonico
valutare la compatibilità
dell’impermeabilizzante con
le tensioni che si creano sulle
superfici pavimentate (es.
impermeabilizzazione cemen-
tizia o polimerica posta imme-
diatamente sotto alle piastrel-
le soggette alla dilatazione
termica improvvisa a seguito
del cambio repentino delle
temperature, come lo è
l’effetto provocato da un ac-
quazzone in estate) e di deci-
dere la frequenza dei giunti di
dilatazione per smorzare le
tensioni.
Il termotecnico e progettista degli impianti deve conoscere il posizionamento e la tipo-
logia dell’impermeabilizzazione al fine di dimensionare gli isolamenti termici, verificare il
flusso del vapore, posizionare gli isolamenti acustici. Come progettista degli impianti deve
anche valutare dove e se è possibile attraversare lo strato impermeabile, prevedendo i
particolari di sigillatura tra l’elemento passante e l’impermeabilizzante (ad esempio è mol-
to difficile sigillare una treccia in rame per la messa a terra).
Il collegamento elettrico delle pompe sommerse installate nei pozzetti posti ai piedi delle
rampe per raccogliere l’acqua piovana e smaltirla è spesso uno dei punti di infiltrazioni
d’acqua nell’interrato, a testimoniare la necessità di coordinamento tra le figure professio-
nali sopracitate (inserimento del pozzetto nella struttura, progettazione architettonica della
rampa e collegamento degli impianti).
Come progettare l’impermeabilizzazione? Impermeabilizzare significa isolare
dall’acqua e, come tutti gli isolanti, per ottenere un risultato positivo è necessario dare
continuità all’opera. Diversamente dagli isolamenti termici ed acustici in cui è prevista,
purché entro i limiti di Legge, anche la mitigazione della carenza dell’isolamento nei casi
di impossibilità di sigillatura totale, nel caso dell’impermeabilizzazione l’esigenza è assolu-
ta e non serve abbondare con l’impermeabilizzante nelle zone prossime per evitare
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Novembre 2016
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l’ingresso dell’acqua. Per far comprendere bene il concetto, durante un corso tecnico, ho
confrontato due figure, che di seguito riprendo, evidenziandone le differenze. Si tratta di
un cerchio e di una spirale.
Come si evince dalle immagini, nel cerchio siamo di fronte ad una superfice racchiusa dal
perimetro che rappresenta la minor quantità del “tratto” per racchiudere quell’area; nella
spirale il “tratto” è molto lungo ma non riesce a chiudere la medesima superficie. Nel pri-
mo caso l’acqua, rappresentata dalle frecce, non penetra mentre nel secondo caso, dopo
un lungo percorso, l’acqua entra. Questo esempio serve come verifica di ogni progetto: è
sufficiente valutare se su ogni risvolto, ogni raccordo, ogni corpo passante ecc., il cerchio
si chiude o se, pur con percorsi tortuosi, l’acqua ha la possibilità di entrare.
La verifica della continuità sottintende che, in precedenza, sia stato previsto il posiziona-
mento e la tipologia dell’impermeabilizzante e lo sviluppo dei particolari esecutivi. Detti
particolari si trovano spesso nei manuali dei produttori o delle associazioni che raggrup-
pano produttori, applicatori e costruttori come lo sono la IGLAE e la ASSIMP, ma è op-
portuno che il tecnico valuti quanto proposto prima di farlo suo in quanto, serve ricordarlo,
tutti gli schemi proposti rivestono anche un aspetto commerciale dell’azienda o delle a-
ziende che li propongono.
Certamente nelle coperture piane è
necessario prevedere una idonea
pendenza ed una sufficiente possi-
bilità di smaltimento delle acque,
ponendosi anche la domanda su
cosa succeda nel caso di intasa-
mento degli scarichi (previsione, ad
esempio, di scarichi di troppo pie-
no).
Su tutte le tipologie di impermeabi-
lizzazione sono importanti le defor-
mazioni dei materiali a seguito di
dilatazione termiche, carichi e scari-
chi delle strutture, pressioni idrauli-
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 16 PROFESSIONE
che ecc..
Per progettare una buona impermeabilizzazione è sufficiente rispettare ed applicare le
nozioni di fisica.
Come scegliere la tipologia ed i prodotti impermeabilizzanti? Con il prosieguo della
progettazione è inevitabile che, passo passo, vengano scelte la tipologia
dell’impermeabilizzazione ed i prodotti da utilizzare. La scelta sarà una conseguenza di
quanto sopra esposto e ci si porrà una serie di quesiti sull’idoneità dei materiali all’uso a
cui sono destinati, come ad esempio l’idoneità ad impermeabilizzare in spinta negativa o
in spinta positiva, a resistere ai raggi U.V., a permettere il calpestio o la pedonalità, ad
essere sovra rivestibili o meno, ecc.. Nel caso di opere particolari – come depuratori, pi-
scine, acquedotti, digestori ecc. – sarà necessario verificare anche la compatibilità e resi-
stenza chimica, l’idoneità al contatto con gli alimenti, oltre alla presenza di altre caratteri-
stiche come l’impermeabilità ai gas.
Nel corso di un convegno tecnico tenuto quasi trent’anni fa, ho ritenuto di proporre, per la
scelta dell’impermeabilizzante più idoneo, una tabella nella quale venivano poste in ascis-
sa le varie tipologie dei prodotti e in ordinata le esigenze del progettista/costruttore. Una
tabella di tale genere, che diverse aziende da allora hanno adottato per evidenziare la
bontà dei propri prodotti, permette di avere uno strumento personalizzato dove ogni tecni-
co può inserire i prodotti o le tipologie che ritiene e le esigenze da cui non si può dispen-
sare. Poiché i prodotti, come le migliori medaglie, sono portatori anche di qualche limite,
dalla tabella creata e compilata emergerà quel prodotto o quella tipologia impermeabiliz-
zante che porteranno alla maggior soddisfazione di risultato finale.
Che succede se non si progetta l’impermeabilizzazione? Allo stato attuale non mi ri-
sulta ci siano ancora obblighi per la progettazione, anche se nel 2011 era stato presenta-
to un disegno di legge comprensivo anche di tale obbligo, e dunque un tecnico può conti-
nuare a demandare tale onere allo “specialista” individuato normalmente
nell’impermeabilizzatore o nel suo fornitore. In questo caso chi predispone il computo me-
trico inserirà una generica impermeabilizzazione che, se ritenuta insufficiente, verrà sosti-
tuita in corso d’opera con conseguente adeguamento dei prezzi.
È necessario però sapere che quel 50% di contenziosi citati all’inizio coinvolgeranno mol-
to probabilmente tutte le figure professionali che hanno contribuito a progettare ed a diri-
gere l’opera impermeabilizzata, e sarà un Giudice che, alla fine, stabilirà se le infiltrazioni
d’acqua sono presenti per l’assenza di una progettazione dell’impermeabilizzazione, a chi
questa spettava e qual è l’entità del risarcimento da liquidare.
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Novembre 2016
Pag. 17 PROFESSIONE
MERCATO IMMOBILIARE:
COMPRAVENDITE E MUTUI DI FONTE NOTARILE
L’Istat pubblica gli ultimi rilevamenti: mercato immobiliare e andamento economi-
co.
“Prosegue la fase di incertezza per l'economia italiana, - sostiene l’Istat – con segnali di
rallentamento dei consumi, accompagnati da un aumento significativo del potere d'acqui-
sto delle famiglie e dal miglioramento tendenziale dell'occupazione”.
Lo ha evidenziato l'Istat nell'ultima nota mensile, sottolineando che non si segnalano
“prospettive di accelerazione dell'attività economica negli ultimi mesi dell'anno” e sono in
frenata anche i consumi e l'occupazione è stazionaria.
Mentre invece cresce il settore immobiliare. L'Istat rileva per il secondo trimestre un au-
mento, su base annua, del 20,6% per le convenzioni notarili di compravendita di unità
immobiliari (dopo il +17,9% dei primi tre mesi dell'anno). Tutti i comparti del mercato van-
no bene, ma è il residenziale in particolare ad avere un +20,9%.
I dati ISTAT
Nel secondo trimestre 2016 le convenzioni notarili di compravendita per unità immobiliari
(194.620) accelerano la crescita, segnando un +20,6% rispetto allo stesso periodo
dell'anno precedente, dopo il +17,9% registrato nei primi tre mesi dell'anno. Questo risul-
tato positivo riguarda tutti i comparti immobiliari e l'intero territorio.
Il mercato immobiliare ha iniziato la sua ripresa in modo più regolare dal secondo trime-
stre del 2015 (+6,2%); il minimo storico era stato raggiunto nel quarto trimestre del 2012
(-25,7%), anno in cui le variazioni sono state fortemente negative in tutti i trimestri.
A crescere di più nel secondo trimestre dell'anno in corso sono stati i trasferimenti di unità
immobiliari ad uso abitazione ed accessori (+20,9% su base annua) ma l'incremento è
consistente anche per quelli di unità ad uso economico (+15,3%).
Il 93,9% delle compravendite riguarda immobili ad uso abitativo ed accessori (182.801), il
5,5% quelli ad uso economico (10.726) e lo 0,6% unità ad uso speciale e multiproprietà
(1.093).
Il trend delle compravendite di abitazioni risulta omogeneo nelle diverse ripartizioni geo-
grafiche mentre per gli immobili ad uso economico è stato molto intenso al Sud (+23,9%)
e nelle Isole (+23,7%) e più rallentato nelle regioni centrali (+4,7%).
Nei piccoli centri la ripresa delle transazioni immobiliari è stata più pronunciata per il com-
parto dell'abitativo (+22,0% contro +19,6% dei grandi), mentre nei centri metropolitani la
crescita più robusta si è registrata per le unità ad uso economico (+17,5% contro +13,9%
delle altre città).
Nel secondo trimestre 2016 le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbli-
gazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o soggetti diversi dal-
le banche (109.786) registrano un significativo aumento (+24,5%) rispetto allo stesso tri-
mestre del 2015.
La crescita interessa tutte le ripartizioni geografiche, con variazioni superiori alla media
nelle Isole (+30,9%), al Sud (+29,0%) e al Centro (+26,8%).
Complessivamente, il primo semestre del 2016 mostra evidenti segnali di espansione per
le compravendite, i mutui, i finanziamenti e altre obbligazioni. Le compravendite nel setto-
re immobiliare crescono del 19,4% su base annua, trainate soprattutto dal settore abitati-
vo (+19,8% contro +11,9% del comparto a uso economico). I mutui registrano una varia-
zione positiva del +26,5% per un totale di 197.822 convenzioni.
Mercato immobiliare e
andamento economico
tratto da
Edilia2000 .it
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 18 FUORI STUDIO
FORMAZIONE PROFESSIONALE
ESIGENZA, OPPORTUNITÀ, OBBLIGO DI LEGGE E…
Sono certo che tutti concordano sull’esigenza di continuare ad implementare la propria
formazione professionale al fine di poter offrire ai Committenti un servizio/prodotto in linea
con le aspettative del Cliente ed aggiornato alle ultime Leggi e tecnologie.
Con l’avvento dell’obbligo di Legge sulla formazione professionale (crediti formativi – DPR
7 agosto 2012 n. 137 art. 7) si è dato un impulso maggiore all’aggiornamento o, meglio, è
stata ridotta l’incidenza del rinvio ad altra occasione per impegni lavorativi, per l’attesa di
un corso più innovativo ecc.
Si è anche inaugurato un mercato nuovo rivolto ai Docenti dei corsi ed alle società orga-
nizzatrici, e tale mercato deve certamente risultare molto interessante se, quasi ogni gior-
no, piove pubblicità dei corsi più svariati nelle nostre caselle di posta elettronica e pure
nella casella PEC. Le proposte di aggiornamento professionale si sprecano in un ampio
ventaglio di specializzazioni, proponendo diverse modalità di partecipazione (compresa la
frequenza on-line) e rivolgendosi alle varie categorie di Tecnici, in quanto lo stesso corso
e le stesse ore dedicate avranno un valore diverso se si tratta di un Geometra, un Archi-
tetto, un Ingegnere ecc..
Dopo l’ennesima proposta pervenutami, che invitava alla partecipazione ad un corso on-
line sotto l’ombrellone, mi sono soffermato ad analizzare qual è stata la mia formazione,
dai banchi di scuola in poi, e ho realizzato che, effettivamente, in passato era più difficile
partecipare a corsi “specialistici”, perché spesso organizzati solo nelle maggiori città italia-
ne. Per citarne alcuni: corso a Milano sul calcestruzzo negli anni ’70 con l’avvento
dell’obbligo della prescrizione a resistenza anziché a dosaggio; a fine anni ’80 a Torino
per il corso sulle prove non distruttive (PND, che oggi si trovano proposte con l’obbiettivo
di ottenere l’attestato di Tecnico di secondo e di primo livello); a fine anni ‘90 a Padova,
con l’avvento della bioedilizia e dell’ecocompatibilità, per l’approfondimento sulla tossico-
logia dei materiali; nei primi anni del 2000 a Bologna per informarmi sulla marcatura CE
dei materiali da costruzione. Questi corsi, insieme a tanti altri meno specifici ed ai nume-
rosi convegni tecnici a cui ho partecipato, hanno sicuramente contribuito alla mia forma-
zione professionale, tuttavia, pur avendo integrato le mie conoscenze, non posso ritenerli
una parte fondante della mia formazione. Le maggiori informazioni, infatti, le ho ricevute
dalle persone con cui mi sono trovato ad operare nel corso della mia vita professionale,
Colleghi e non, che si sono dimostrati disponibili a “cedermi” una parte della loro espe-
rienza. Certo ci ho messo – e continuo a metterci – anche del mio, come l’umiltà nel stare
ad ascoltare, la voglia – soprattutto da giovane – di approfondire quanto ricevuto, e la
disponibilità, a mia volta, di “cedere” quelle poche nozioni di cui dispongo.
Se nel passato la mia fonte principale si poteva individuare in coloro che avevano più e-
sperienza, oggi riscontro che le informazioni utili a “crescere professionalmente” perven-
gono spesso dalle persone più giovani, Colleghi in testa, che, con il loro entusiasmo e con
la loro predisposizione nell’uso delle tecnologie informatiche, rappresentano una miniera
di conoscenze “nuove” ma anche un punto di riferimento per la situazione aggiornata dei
provvedimenti legislativi.
Concludendo, mi sento di affermare che partecipare ai corsi è sicuramente un’opportunità
che favorisce la crescita professionale, anche se è opportuno valutare chi propone e/o chi
patrocina gli eventi, così come andrebbe verificato il curriculum dei relatori/docenti. E’
però, a mio parere, sempre indispensabile lo scambio di esperienze tra Colleghi, che ri-
Formazione
Professionale
a cura del
Geom. Fiorenzo Dall’Ava
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 19 FUORI STUDIO
chiede la disponibilità a cedere un po’ delle proprie conoscenze e l’umiltà di ricevere quel-
le altrui, indipendentemente dall’età anagrafica o lavorativa delle persone con cui si inter-
loquisce.
Una proposta: perché non organizzare delle “occasioni d’incontro” tra piccoli gruppi di
Tecnici dove ognuno possa portare – a ruota libera – le proprie esperienze, comprese
quelle che riguardano direttamente e quotidianamente gli interessi dei Professionisti?
Il Foglio
Novembre 2016
Pag. 20
il Consiglio Direttivo, unitamente al Comitato di redazione della
Rivista “Il Foglio” ed al personale dipendente
augura a tutti i lettori
Buon Natale e Felice Anno Nuovo
via Piave n. 15 - 31100 Treviso tel. + 39 0422 312700 fax. + 39 0422 420472
e-mail: [email protected]
Il Foglio
Novembre 2016
MEMO
Gli uffici del Collegio
e della Fondazione Geometri
rimarranno chiusi
per Festività Natalizie
da sabato 24 dicembre 2016
a venerdì 6 gennaio 2017
compresi.
Chiusura uffici
a cura della segreteria
del Collegio