antica volceri - territorio e patrimonio

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itinerario alla scoperta dell'archeologia, dei monumneti, della natura, nella valle del Sele e del Tanagro

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Page 1: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

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Il fascino dei luoghi si scopre attraverso la loro storia, nel rivivere con la memoria gliavvenimenti che li hanno visti scenario di vita quotidiana, di eventi imprevisti, di gran-di trasformazioni urbane. E tanto più è affascinante il percorso, quanto più le formedel passato si fondono e armonizzano con quelle del presente.

Il Parco Archeologico Antica Volcei è - in questo senso - un esempio quasi unico nel suo genere;parco urbano nel quale gli interventi di esplorazione, recupero e restauro, nel riportare alla lucel’antico, non hanno compromesso né intralciato la vita della città ‘nuova’. Anzi, non sembra esser-si mai interrotta quella continuità temporale, di sentimenti e azioni, che unisce noi uomini del pre-sente ai nostri predecessori.Il P.I.T. Antica Volcei ha così valorizzato una parte del territorio regionale che, a pieno diritto e tito-lo, entra a far parte del nostro comune patrimonio culturale e turistico. Fulcro, infatti, di altri inno-vativi interventi di sviluppo, il Parco si inserisce in un più complessivo disegno di rinascita all’in-terno del quale il turismo gioca un fondamentale ruolo, sia nel coinvolgere le locali risorse, sia nelproporre progetti di più ampio respiro. Positivo esempio di ‘luogo di incontro’ tra più soggettiimpegnati a coniugare azioni e progetti culturali, il P.I.T. è stato prassi innovativa capace di intra-prendere rapporti di collaborazione con tutti coloro che si adoperano per la comunità. Sulla par-tecipazione, sulla responsabilità infatti si fondano le metodiche di intervento e si rafforzano lacoesione e la rigenerazione economica delle città. È questo un modo per rispondere all’importan-te sfida del futuro a cui il Mezzogiorno - oggi più che mai - è chiamato a rispondere e quindi anchela nostra Campania, felix nonostante tutto, perché si riscopre sempre diversa, perché si ritrovasempre integra nella sua immutata bellezza.A coloro che hanno contribuito a realizzare questa realtà, a coloro a cui se ne affida il futuro rivol-go il mio personale pensiero e il più sentito ringraziamento a nome di tutti i cittadini campani.

Antonio BassolinoPresidente della Regione Campania

L’esperienza fin qui maturata, nella realizzazione del progetto di “ItinerarioRegionale Culturale Antica Volcei”, consolida una prospettiva del territorio delTanagro e dell’alto e medio Sele legata prioritariamente alla integrazione tra

vocazione agricola e culturale, necessariamente conservando e rafforzando la straordinaria espe-rienza di collaborazione tra i Comuni, le Soprintendenze, la Provincia e la Regione.Sono stati essenziali, per i risultati ottenuti, la professionalità, la disponibilità e la passione deifunzionari e dei rappresentanti degli Enti citati, ai quali va il meritato riconoscimento.Per tutto ciò auspichiamo che l’esperienza del P.I.T. Antica Volcei, a partire dai risultati positivi rag-giunti, possa completare, nel prossimo POR 2007/2013, la sua azione realizzando l’obiettivo diintegrare davvero le potenzialità, nel campo delle infrastrutture, del capitale umano, dei servizi edelle imprese, del mondo rurale, culturale, paesaggistico e ambientale del territorio dell’AnticaVolcei, riservando ad esso il ruolo di “nuova contemporaneità” che manca alle aree urbanizzate eche si potrà riconoscere nella “città del Sele-Tanagro”.

Giovanni SaccoVice Sindaco di Buccino

e Coordinatore Territoriale del P.I.T. Antica Volcei

Page 3: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

Editore, direttore editoriale e artisticoMariano Grieco

Direttore responsabileDario Coviello

Relazioni esterneErsilia Ambrosino

TestiAnna De MartinoTeobaldo FortunatoPatrizia GiordanoAdele LagiGiovanna Scaranoarchivio redazionale Campania Felix

FotoAlfio GiannottiSoprintendenza per i Beni Archeologicidi Salerno e AvellinoSoprintendenza per i Beni Storici Artisticie Etnoantropologici di Salerno e AvellinoArchivio Altrastampa

le fotografie a corredo dell’articolo“Wellness e salute” sono tratte daisiti web delle terme citate

Progetto graficoAltrastampa

CopertinaBuccino, nestoris del 510 a.C.

L’editore ringraziaMaria Luisa Nava, Soprintendente per i BeniArcheologici di Salerno e Avellinoe Adele Lagicon Anna De Martino e Giovanna Scarano,ed inoltre Carla Botta, Roberto De Gennaro,Rosa Pepeinfine,le amministrazioni comunalidel territorio P.I.T. per la solertee puntuale attenzione prestata

Realizzato in collaborazione con ilCentro Servizi del P.I.T.Concessionaria del ServizioSoc. Coop. ATS r.l.Direzione Antonello Di RosarioResponsabile amministrativo Luigi Di Leo

CAMPANIA FELIX®Direzione, redazione,amministrazione e pubblicità:Postiglione (SA)

Periodico registratopresso il Tribunale di Napolin. 5281 del 18.2.2002R.O.C. iscrizione n. 4394anno X, n. 27/2008

© 2008 ALTRASTAMPA Edizioni s.r.l.84026 Postiglione (SA)cell. 338.7133797www.altrastampa.comwww.campaniafelixonline.italtrastampa@libero.it

Riproduzione vietata con qualsiasi mezzoCampania Felix è un marchio registrato

Stampa:Cangiano grafica Napoli

La storia scritta nelle pietreIl patrimonio archeologico 12

La memoria ritrovataRecuperi, restauri, musei 18

Natura sovranaRicchezza e varietà ambientale 26

Wellness e saluteLa risorsa termale 32

Elogio della bontàTradizioni e sapori d’altri tempi 34

Uno scrigno di piccoli tesoriLa forza di un progetto 4

Edizione specialededicata al terrritorio del P.I.T.

Antica Volcei

In questo numeroparliamo di

territorio e patrimoniolungo le strade dell’Antica Volcei

AulettaComune: 0975.392686www.comune.auletta.sa.itPro Loco: 0975.392646Buccino

Comune: 0828.751211www.comunebuccino.itPro Loco: 333.3044573Caggiano

Comune: 0975.393020www.comune.caggiano.sa.itPro Loco: 0975.393384Campagna

Comune: 0828.241211www.comune.campagna.sa.itPro Loco: 335.6537944Castelnuovo di Conza

Comune: 0828.911003www.comune.castelnuovodiconza.sa.itColliano

Comune: 0828.992018www.comune.colliano.sa.itPro Loco: 0828.792680Contursi Terme

Comune: 0828.991013www.comune.contursiterme.sa.itPro Loco: 348.8920142Laviano

Comune: 0828.915001www.comunelaviano.sa.itPro Loco: 338.7139690

Oliveto CitraComune: 0828.799111www.comune.oliveto-citra.sa.itPro Loco: 0828.793201Palomonte

Comune: 0828.994008www.palomonte.netPro Loco: 0828.996039Ricigliano

Comune: 0828.953016www.comune.ricigliano.sa.itPro Loco: 0828.953016Romagnano al Monte

Comune: 0828.751012www.romagnanoalmonte.asmenet.itSalvitelle

Comune: 0975.394004www.comune.salvitelle.sa.itPro Loco: 339.4427415San Gregorio Magno

Comune: 0828.955244www.sangregoriomagno.comPro Loco: 339.7768361Santomenna

Comune: 0828.911004www.santomenna.asmenet.itValva

Comune: 0828.796001digilander.libero.it/utccomunedivalvaPro Loco: 0828.796510

S o m m a r i OS o m m a r i O

P.I.T. Antica Volcei, Progetto Integrato Territoriale“Itinerario Culturale Regionale: Antica Volcei”,

P.O.R. Campania 2000-2006, Misura 7.2, Azione A.Il progetto è cofinanziato dall’Unione Europea.

Page 4: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

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locali che a Roma avevano fattofortuna. Da Polla, antica area diconfine tra l'Ager Volceianus e ilterritorio di Atena, lungo la viaconsolare, si entra nel Vallo diDiano che fu territorio ricco diinsediamenti umani a partire dalleepoche più antiche. Di età preisto-rica è, infatti, la frequentazioneumana attestata nelle grotte diAuletta e Pertosa che uniscono,così, il fascino misterioso dei suoisotterranei labirinti a quello dellescoperte archeologiche. Della ric-chezza archeologica di quest’areaancora molto è da conoscere,quanto ci è noto può forse solofarcene immaginare la complessi-tà e la bellezza. La fine del mondoromano non significa per quest'a-rea la crisi totale; la strada restaancora in uso e lungo il suo per-corso si concentrano strutture digrande suggestione che testimo-niano la storia di un’area florida evivace dove genti di diverse originihanno vissuto e prosperato la-sciando per noi tesori di memorie.Nel territorio solcato da questotracciato viario e dalle sue dirama-zioni, sedici località, scrigni percaso di tesori antichi e nuovi.Itinerari tracciati dalla storia,sparsi nei bacini del Tanagro e del-

l’alto e medio Sele.È il “mosaico” dove trovano spazioarte, archeologia e natura, gastro-nomia e folclore, inseriti armoni-camente nel circuito turistico-cul-turale “Antica Volcei”.Gli straordinari siti archeologici, ireperti bizantini, i castelli medie-vali, i palazzi del Cinquecento edel Settecento, i conventi e i mo-nasteri, le chiese e i santuari, sonola prova tangibile del passaggio odella presenza dell’uomo in questiluoghi, un tempo coagulo di popo-li e culture diverse, che oggi vivo-no un presente da musei a cieloaperto. Testimonianze di anticheciviltà, comuni denominatori delterritorio del P.I.T. (ProgettoIntegrato Territoriale) “AnticaVolcei”. La cornice è la medesima:la natura incontaminata, dipintadi mille colori, scolpita di boschi,disegnata da corsi d’acqua, solca-ta da grotte naturali e arricchitada architetture termali. Enogastronomia e folclore, i duefiori all’occhiello di una terra chesi caratterizza, tra l’altro, per lasua genuina tipicità. Tradizionifatte di riti e manifestazioni che,sopravvivendo ai secoli, sono statetramandate dall’uso e dalla con-suetudine.

Percorsi tematici. In sintesi, puntidi forza di un progetto vincenteche viene da lontano e che si èpotuto attuare non solo grazie aifondi europei del programma PORCampania 2000-2006, ma princi-palmente in virtù di un forte spiri-to collaborativo e partecipativoche si è instaurato tra i differentiattori di questo progetto, leIstituzioni - Regione Campania,Provincia di Salerno, Amministra-zioni Comunali e Soprintendenze -e i cittadini tutti, che hanno sapu-to cogliere l’occasione offerta daiprogrammi di sviluppo della Co-munità Europea per aggregare leloro realtà territoriali, piccoli teso-ri appunto, in una più vasta ideaunitaria, spinta e motore di pro-gresso civile ed economico pertutto il territorio, che fa leva sul-l’offerta integrata di un’area qua-dripartita in insiemi di arte, natu-ra, gastronomia e tradizioni, ecaratterizzata da sottoinsiemi daitoponimi antichi e dai voltimoderni: Auletta, Buccino, Cag-giano, Campagna, Castelnuovo diConza, Colliano, Contursi Terme,Laviano, Oliveto Citra, Palomonte,Ricigliano, Romagnano al Monte,Salvitelle, San Gregorio Magno,Santomenna, Valva.

TabulaPeutingeriana.

L’attività di tutela e valorizzazionenel centro storico e nel territorio diBuccino prese le mosse da unprimo intervento di emergenzadella Soprintendenza per i BeniArcheologici di Sa-Av-Bn all’indo-mani del sisma che nel novembre1980 colpì duramente la Campaniae la Basilicata. Questa attività si èpoi progressivamente strutturatain un progetto che ha portato allarealizzazione di un Parco Archeo-logico diffuso, di un Museo Ar-cheologico e ad un progetto di svi-luppo sostenibile di un intero terri-torio attraverso il recupero e lavalorizzazione del patrimonio sto-rico-archeologico, monumentaleed ambientale condiviso dagli Entilocali, dalle Soprintendenze e dallacittadinanza. Il progetto Volcei èstato fin dall’inizio pensato comerecupero del contesto città-terri-torio in considerazione della diffu-sione dell’evidenza archeologica esi è sviluppato in diverse azioni chehanno dapprima permesso di evi-tare la distruzione del patrimonioconservato nell’area urbana,messo a rischio dalle attività diricostruzione post sismica, e suc-cessivamente di realizzare nel ter-ritorio interventi di scavo e valoriz-zazione di complessi monumentalie di recupero del patrimonio archi-tettonico, ambientale e paesaggi-stico, collegati in un unico itinera-rio. La fase iniziale del lavoro,strettamente legato all’attività ditutela, si è concretizzata nei priminuclei di Parco ArcheologicoUrbano diffuso, che in senso dia-cronico ha riportato a convivere,senza alcuna separazione, la cittàmoderna con le stratificazioni diquella antica, in un palinsesto dovela fruizione pubblica, quale ele-mento distintivo di ciò che ricono-sciamo come patrimonio culturale,inizia proprio dalla vita quotidianadegli abitanti.L’intervento si è esteso nello spazioanche a contesti suburbani, qualel’area sacra di Santo Stefano,creando il nucleo di un parco diffu-

so sul territorio. Da tali premesseposte dalla realizzazione di un pro-getto finanziato dal Ministero per iBeni e le Attività Culturali (fondidella Delibera CIPE 18/12/96), èscaturita un’idea di progetto este-so al territorio che grazie all’impe-gno delle Soprintendenze, delComune di Buccino, della Provinciadi Salerno e della Regione Cam-pania si è concretizzato nell’indivi-duazione di un piano di interventidenominato P.I.T. “Antica Volcei”finanziato con fondi POR Cam-pania 2000-2006.Si è potuto così ampliare il ParcoArcheologico Urbano con nuoviinterventi di scavo e di restauro,mentre il parco diffuso è divenutoprogetto territoriale, in corso direalizzazione, che prevede la crea-zione di un unico itinerario attra-verso il territorio di diversi comuni.L’elemento portante del progettoche ha il titolo “Percorrendo leantiche strade” è la viabilità anti-ca, dalla via consolare da Reggio aCapua, ricordata nell’iscrizionenota come “elogio di Polla”, cheattraversava tutto il territorio vol-ceiano, alle strade risalenti allacenturiazione graccana dell’ager eancora in uso. Il contesto ambien-tale e paesaggistico è, ovviamente,l’elemento fondamentale dell’in-tervento.Certamente tra i lavori in corso,finanziati dal P.I.T. Antica Volcei, ilpiù rilevante sia dal punto di vistascientifico che per la promozionedel parco e del territorio è la realiz-zazione del Museo Archeologico diVolcei. L’esposizione, organizzatasu basi cronologiche e topografi-che, accompagnata da un ampiouso di supporti multimediali, offreper ogni fase cronologica unavisione generale del complesso delterritorio antico, di cui il museovuole essere il cuore pulsante inmodo da richiamare la curiosità delvisitatore e sollecitarlo per unapermanenza più lunga nei luoghidel Parco Diffuso dell’Antica Volcei.Con queste parole Maria luisa

Nava, Soprintendente per i BeniArcheologici di Salerno e Avellino,descrive la storia e l’idea fondantedell’Itinerario Culturale RegionaleAntica Volcei, Percorrendo le anti-che strade."Labosum atque lutosum": cosìnella seconda metà del II secoloa.C. il poeta Lucilio descriveva ilpercorso della strada consolare, lavia Popilia, che univa Capua aReggio. La consolare e la fitta retedi strade secondarie che ad essa sicollegavano ci sono note già dallemappe antiche (vere e propriecarte stradali dell'antichità) qualila Tabula Peutingeriana. Sdrucciolevole e fangosa, la viaPopilia doveva somigliare più aduna via campestre che alle altregrandi vie romane quali chi cono-sca, per esempio, la via Appia puòimmaginare. Tuttavia, essa costi-tuiva uno dei più importanti assiviari dell'Italia meridionale, alquale si collegavano un grannumero di vie secondarie e divetir-coli che costituivano la base del-l'organizzazione del territorio inetà romana. Conservata in granparte nell'attuale tracciato dellastrada statale 19 delle Calabrie,l'antica strada permette ancoraoggi di raggiungere siti dove ilpassato è ancora presente nelletestimonianze storiche e archeolo-giche di insediamenti di diverseetà. Attraverso ponti, ancora oggivisibili, in località Difesa, sul fiumeTanagro, e ponte San Cono, sulPlatano, una strada dirigeva versoil Mons Balabo e raggiungevaVolcei da sud, proseguendo poiverso Potenza da un lato e Valvadall'altro. L'antica Volcei è oggivisibile con le sue strade e i suoimonumenti al di sotto della cittàmoderna.Dell’Ager Volceianus facevanoparte i paesi di Romagnano alMonte, Caggiano, Ricigliano, dovei resti di ricche ville e bei monu-menti funerari testimoniano lapresenza di grandi possedimentiagrari di nobili famiglie romane o

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Uno scrigno di piccoli tesoriLa forza di un progetto

Nel territorio del P.I.T. Antica VolceiPercorrendo le antiche strade

• testi: redazione Campania Felix • foto: Archivio Altrastampa

Page 5: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

romana con i suoi pavimenti musi-vi. Di castello in castello, a spassotra manieri d’altri tempi, si arrivadritti a Colliano, dove, nella partealta del centro storico di originemedievale chiamato “Collianello”,si trova il castello normanno, conle sue torri e le mura di cinta.L’antico agglomerato urbano, per-fettamente recuperato, presenta,invece, preziosi edifici, come lacattedrale, la chiesa settecentescadi San Pietro e Paolo, la piccola mapregevole chiesa di Santa Mariadel Borgo e palazzo Borriellorecentemente restaurato. A chiu-dere un circuito di castelli sonoOliveto Citra e Laviano.L’attuale conformazione delcastello di Oliveto Citra è rinasci-mentale e conserva numerosiambienti del piano terra e l’ampiosalone di rappresentanza. Arroccato su un costone, il manie-ro è lì immobile sotto il cielo, metadi visite culturali e di pellegrinag-gi religiosi, in seguito alle appari-zioni della Madonna, denominata“Regina del castello”. Di particola-re interesse è la sezione del MuseoArcheologico Lucano dell'AltaValle del Sele con le belle testimo-nianze della necropoli scavatanegli ultimi decenni. L’area di

Oliveto Citra è stata scenario inte-ressantissimo di vicessitudini sto-riche e culturali, grazie anche allasua posizione geografica privile-giata che ne ha favorito, fin dal-l’antichità, il collegamento e ilcontrollo di un percorso naturale ilquale, attraverso la Sella di Conzae la valle dell’Ofanto, collega lacosta tirrenica con quella adriati-ca. Anche a Laviano un castellonormanno, una maestosa fortezza,ubicata in una posizione strategi-ca, a picco sulla rupe dell’Olivella esul vallone, sopravvissuta ai secolie poi danneggiata dal sisma del1980. Il maniero si inserisce nelsistema delle fortificazioni nor-manne e sveve, realizzate dal Xsecolo, spesso su preesistenti inse-diamenti difensivi lungo l’altavalle del Sele. Nella cappella diSanta Maria della Libera, di note-vole eleganza, a seguito del sisma,sono stati ritrovati affreschi dipregevole fattura.Non poteva mancare all’appelloCaggiano, dimora dei Normanni edi Roberto il Guiscardo, arteficidell’imponente castello, che anco-ra oggi domina dall’alto la cittadi-na che dette i natali al musicistaNestore Caggiano e sede dell’omo-nima manifestazione.

Buccino, Comune capofila del pro-getto integrato, sorge sul sito del-l’antica Volcei o Vulcei. Sembrache l’area sia stata oggetto distanziamento da parte di popola-zioni sin dal VI secolo a.C.“Scalare” il colle di Buccino e visi-tare il Parco Archeologico Urbano,è come aggirarsi tra i reperti diun’antica civiltà.Un museo a cielo aperto moltoesteso che mostra i suoi cimeli:iscrizioni murate nelle facciate dimolte case, resti di un caesareum,epigrafi, cantine che nascondonomosaici romani. Ma soprattutto letombe rinvenute hanno il potere diraccontare la civiltà. Di particolareinteresse, la tomba degli ori. ABuccino la parola d’ordine èarcheologia, ma non mancanonelle stradine che solcano il centrostorico chiese e palazzi nobiliari,come palazzo Forcella o i palazziTorella e Bellelli, i conventi diSanta Maria delle Grazie e quellodegli Eremitani di Sant’Agostino,nel cui chiostro è ubicato il Museodi Volcei, e il poderoso castelloImperiali oggetto di un attentorestauro, apice della linea graficadel paesaggio.Ad Auletta è il castello Scander-beg a fare da padrone, una splen-

dida struttura utilizzata, in versio-ne moderna, per manifestazioni econvegni.L’imponente maniero ha originimedievali e nell’arco della sualunga vita è passato attraversomolte mani, che ne hanno modifi-cato completamente l’impiantooriginario. Dall’esterno l’impattocon l’antico castello è di grandeforza, con l’imponenza propriadell’architettura militare prima enobiliare poi. Interessanti le chiese di San Nicoladi Mira, San Giovanni detta diSanta Maria delle Grazie, il con-vento dei Padri Riformatori (1600)con chiostro centrale ed ancora lacappella dello Jesus, documentatagià nel 1540, antico eremitaggiooggi sede amministrativa dellaFondazione MIdA (Musei Integratidell’Ambiente); in programmaanche, nel centro storico, il Parco aruderi costituito da edifici abban-donati dall'epoca del terremotoche hanno mantenuto il lorocarattere originario in grado ditestimoniare le modalità del cosìdetto "vivere quotidiano". Pocodistante dal centro del paese sitrovano interessanti repertiarcheologici che testimoniano l’e-sistenza in passato di una villa

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Castello Imperiali • Buccinohh

Auletta • Castello Scanderbegh Grotte dell’Angelo • Aulettahh

Laviano • Castellohh Panorama • Lavianohh

Palazzo Torella • Buccinohh

Palazzo Forcella • Buccinohh

Oliveto Citra • Centro storico

Colliano • Centro storicohhh

Colliano • Cattedralehh

Oliveto Citra • Centro storicohh

Page 6: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

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Anche qui dimore nobiliari - comei palazzi Colonna, Gaeta e BonitoOliva -, chiese preziose e traccearcheologiche costellano il centroantico. Degne di nota San Salva-tore, Santa Caterina, Santa Mariadei Greci, di rito greco-ortodossofino al 1571, il convento dei PadriRiformatori e i ruderi del mona-stero di Sant’Agata appartenuto aiCavalieri Templari.A San Gregorio Magno, anticocasale di Buccino, i pochi resti del-l’antico borgo di San Zaccaria, conannessa torre, sono immersi nellafitta vegetazione che ricopre lacollina; semidistrutto dalle inva-sioni saracene nei secoli XI e XII,distrutto nel XV secolo gli abitantidi questo borgo popolarono poi ilfeudo autonomo di San Gregorio.Giù nel centro storico via Bacco,con le sue cantine scavate nellaroccia ci parla di un’antica e anco-ra vitale tradizione enologica. Tutt’altro che immune dal fascinodel passato è il centro storico diCampagna, situata nel cuore deimonti Picentini, dove si sentonoancora i passi di Giordano Bruno edi San Bernardino da Siena, che

qui si recò a predicare nel 1440. Ilborgo antico è caratterizzato darilevanti monumenti e da un con-sistente patrimonio edilizio mino-re tradizionale, caratterizzato daquartieri medievali, come quello diZappino. Una ricchezza storica eartistica notevole è poi rappresen-tata dalle numerose chiese, testi-monianze preziose disseminate intutto il centro storico, a comincia-re dalla chiesa madre, del XVIsecolo. E ancora: la chiesa di SanBartolomeo, del Santissimo Salva-tore e il convento di Santo Spirito.La storia si è fermata a Roma-gnano al Monte, una Pompei del2000. Sorta in epoca medievale,conserva l’antico nucleo urbano,completamente abbandonatodopo il sisma del 1980. Un piccolonucleo di case addossate le unealle altre su un costone a stra-piombo. Il fascino spettrale delborgo abbandonato e il soffiomagico del passato rendono ilpaese, ormai deserto, unico edemozionante.Molto caratteristici sono anche icentri storici di Contursi Terme eSalvitelle, dove sono le chiese, con

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Castello normanno • Caggianohh

Cantina in via Bacco • San Gregorio Magnohh

Veduta • Caggianohh

Chiesa di Sant’Antonio • Caggianohh

Campagna • Centro stroricohh

Campagna • Cattedralehh

Campagna • Chiostro del Salvatorehhh

Romagnano al Monte • Vedutehhh

San Gregorio Magno • Via Baccohh

Page 7: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

nella zona di antichi insediamentidi monaci cenobiti di originegreca. Per rimanere in tema diarchitettura religiosa e arte sacra,occorre recarsi a Santomenna,dove la congrega dell’ImmacolataConcezione offre uno spettacolounico.Al suo interno: un coro ligneo delXVIII secolo, arredi lignei dellaprima metà dell’Ottocento, dipintidell’Immacolata con scene bibli-che, datati 1779, rilievi di stucco,statue lignee policrome, un organoe dipinti della scuola fiorentina.Nella chiesa madre, dedicata aSanta Maria delle Grazie, è custo-

dita la reliquia di San Vito.Nel territorio di Ricigliano i restidella villa romana appartenutaalla famiglia degli Hedinii, con isuoi pavimenti musivi e gli appre-stamenti per la lavorazione dellalana, testimoniano una ricchezzacostruita su possedimenti terrieri epastorizia (economia della selva)che ancora oggi restano alla basedella struttura socio-economicalocale. Il bel ponte, detto diAnnibale, che con le sue ampiearcate scavalca il fiume Platano,resta a ricordare una complessitàdi movimenti e di scambi capaci disuperare le asperità del territorio.

i loro piccoli tesori, la maggioreattrattiva per il visitatore. L’originedi Contursi Terme risale probabil-mante ai primi decenni del IXsecolo in posizione dominante aguardia del corso dell’alto Sele edelle vie di accesso al territoriodella città di Conza divenuta, inquanto diocesi, centro del territo-rio. La storia di Salvitelle è quelladi un paese rurale, posto a con-trollo dell’asse viario del MonsBalabo che distaccandosi dalla viaconsolare da Reggio a Capua con-duceva a Potentia scavalcando l’a-crocoro dell’Appennino. Perfettamente recuperato sia nel-l’impianto urbanistico, sia nellecaratteristiche tipologiche dei fab-bricati, è il centro storico di Valva,da cui si intravedono i grandi albe-ri di Villa D’Ayala.Una splendida architettura forma-ta da un ampio giardino e da uncastello con una torre. Due giardi-ni all’italiana arricchiscono l’im-pianto arboreo del parco.Attraverso un sistema di viali sigiunge al noto anfiteatro neoclas-sico, dove ogni estate si tengonospettacoli di danza, teatro e con-certi. Severino Gazzelloni definìquesto luogo “(...) unico al mondo,

con un’acustica meravigliosa”.Castelnuovo di Conza, per la suaposizione ha rappresentato fin datempi antichi un importante nodoviario, affermazione attestata daitratturi che fungevano da vie dicomunicazione con le regionidell’Italia centrale e meridionale;come confermato da molti studio-si, importante era il ruolo dellaSella di Conza come passaggio dicomunicazione tra il versante tir-renico dell’alta valle del Sele e conquello adriatico della valledell’Ofanto. Natura e arte sacra ancora prota-gonisti di un luogo più magico chereale, Palomonte, il suo tesoro è lachiesa della Madonna dellaSperlonga, così denominata per-chè eretta in prossimità di unagrotta. Una piccola cattedrale inuna distesa verde.Nel suo interno, a unica navata, inseguito alla rimozione di unmonumentale altare e di una sta-tua di una Madonna col Bambinosono venuti alla luce alcuni affre-schi databili all’XI secolo: unasevera teoria di santi e i restidell’Ascensione della MadonnaHodigitria, venerata a Costanti-nopoli. Ciò testimonia la presenza

Veduta aerea • Contursi Termehh

Villa D’Ayala • Valvahh

Chiesa Madre • Contursi Termehh

Centro storico • Salvitellehh

Centro storico • SalvitellehhSantomenna • Panorama

Congrega dell’Immacolata • Santomennahh

Castelnuovo di Conza • Centro storicoh

Ricigliano • Centro storicohh

Palomonte • Santa Maria della Sperlongahh

Valva • Castello D’Ayalah

Castelnuovo di Conza • Castelloh

Page 8: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

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tro il teatro romano. Un terrazza-mento su tre livelli, tra il VI e VIIsecolo, divenne, mediante lo scavodi grotte al suo interno, ricovero diuomini ed animali, del tutto simileai Sassi di Matera. È molto verosi-mile che le caverne siano state ilrifugio per monaci orientali ebizantini. Del resto, non si puòdimenticare che le fonti documen-tano sul medesimo versante dellacollina, la chiesa di Santo Spirito edi San Giovanni d’Egitto. Sul decu-mano sono state evidenziatestrutture relative a tabernae, men-tre a via Vona in alcuni ambientiterranei sono stati portati alla lucei mosaici pavimentali di un monu-mento pubblico d’epoca tardorepubblicana. In via Canali invece,è visibile un imponente edificio,strutturato in tre navate e databi-le tra il I ed il II secolo d.C. con

ampie tracce di rifacimenti poste-riori. Interessante risulta l’esedradalle pareti rivestite con lastremarmoree, mentre l’aula centraleevidenzia nelle tracce del mosaicopolicromo del pavimento, la figura

di Ercole stante, in mezzo ad unprato, munito di leontè (la pelledel leone) e di clava. Il foro citta-dino antico è stato individuatosull’area dell’attuale piazzaAmendola. Qui, le ricerche archeo-

“Viam fecei ab Regio ad Capuam”questo passo dell’iscrizione rinve-nuta a Polla testimonia che in etàrepubblicana, l’antica Volcei etutto il territorio limitrofo erano inpiena fase di romanizzazione. Ilprogetto “Percorrendo le antichestrade” tenta di ricercarne ognitraccia ed indicare al viaggiatorecontemporaneo un possibile, inu-sitato percorso alla scoperta diluoghi e paesaggi, lontani dallerotte che un tempo, all’epoca delGrand Tour solo i curiosi e gliimpavidi seguivano per raggiunge-re Poseidonia. Grazie alla realizza-zione del Parco ArcheologicoUrbano di Volcei, a Buccino, si èpotuto avviare il programma divalorizzazione di un territoriovasto ed interessante, lungo iltracciato antico della via Popilia,inoltrandosi nella valle delTanagro. Tito Livio ricorda che lacolonia di Volcei fu dedotta all’e-poca della guerra annibalica, nel209 a.C., anno in cui gli Irpini, iLucani ed i Volceienti si arresero alconsole Quinto Fulvio. Il passaggioa valle della via Popilia - trait d’u-nion tra Capua e Reggio - ebbe unruolo di primaria importanza.Lungo il suo percorso, furonoimpiantate alcune ville rustichecorrelate alla centuriazione opera-ta, forse, all’epoca dei Gracchi.Divenuta municipium nel I secoloa.C., fu retta da quattuorviri e furidisegnata con un reticolo viariodisposto a spina di pesce, ai lati di

un asse est-ovest. Un evento tellu-rico di grande portata, testimonia-to da un dato epigrafico databileal II secolo d.C., segnò un nuovoriassetto della città riscontrabilenelle nuove costruzioni che varia-rono le funzioni e l’orientamentodelle insulae preesistenti. Pocodopo la metà del secolo, nel 162,Bruttia Crispina, la figlia di unsenatore d’origine volceiana, sposòLucio Commodo che nell’anno 180d.C. diventerà il nuovo imperatoredi Roma. Ulteriori iscrizioni cos-tantiniane relative a documenticatastali testimoniano che inpieno IV secolo d.C., Volcei, non-ostante la profonda crisi che avevacolpito tutta la penisola italiana,controllava un territorio ad econo-mia agricola entro cui gravitavano

molti insediamenti. Tra il V ed il VIIsecolo d.C. si nota invece una con-trazione del nucleo cittadino. Noipartiremo dalle strade interne diBuccino per poi proseguire a vallee raggiungere altri siti archeologi-ci che in antico gravitavano intor-no alla città. Ci muoviamo da viaEgito, verso porta San Mauro, dovesi vedono resti della cinta murariad’epoca lucana. Sul circuito dellemura antiche, si innesta quellomedievale che con l’aggiunta didue torri circolari ne ricalca il per-corso. Nella parte opposta, quasiprotetta da una torre ora fagocita-ta da case più moderne è visibileporta Sant’Elia. Lungo via Egito èpossibile vedere un complessorupestre ed i resti di altri edificiantichi. Qui era collocato tra l’al-

In alto.Tavola

raffiguranteil territoriodi Buccinoredatta da

don BartolomeoBardaro nel

1589.A destra.Buccino,

tratto di muralucane

in via Egito.Sotto.

Buccino,insediamento

rupestrein via Egito.

Pagina seguente.In alto.

Buccino,il complesso

rupestrein via Egito.

Sotto.Buccino,

particolaridel mosaico

geometrico e delmosaico figurato

in via Canali.

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La storia scritta nelle pietreIl patrimonio archeologico

Nel territorio del P.I.T. Antica Volcei

• testi: Teobaldo Fortunato e redazione Campania Felix • foto: Alfio Giannotti, Archivio Altrastampa, Soprintendenza per i Beni Archeologici di SA e AV

Page 9: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

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impianterà una villa rustica. Lapresenza di fosse e pozzi all’inter-no di un recinto sacro sulla terraz-za inferiore indica che questaparte del santuario potesse esserelegata forse al culto di Mefite, ladea dell’acqua, ”… la mediatricetra il cielo, la terra e il mondo sot-terraneo… presente nell’area sacradi Buccino come in vicini santuari,quale quello di Macchia di Rossanodi Vaglio” (A. Lagi). Tra la fine delIV secolo ed i primi anni del III a.C.,all’interno del muro del recintosacro (il temenos) fu eretta lacosiddetta tomba degli ori, ovverouna sepoltura a camera ricca dipreziosi oggetti per la cura perso-nale, vasi in bronzo e d’argento,orecchini, un bracciale e un anelloin oro con una corniola incisa,ceramica a vernice nera sovradi-pinta. Allontanandoci dalla necro-poli fuori città, ci incamminiamoverso il ponte San Cono che guadail Platano, realizzato -ricorda un’i-scrizione antica - in età augusteacon i soldi raccolti dagli abitanti diVolcei, per raggiungere il diverti-colo che si distaccava dalla viaconsolare tra Reggio e Capua,ricalcata per larga parte dalla stra-

da statale 19delle Calabrie,alla ricerca ditutte quelle evi-denze, taloramonumentali osemplicementeriferibili ad unpassato remotoche convivonocon le realtàcontemporanee. Laddove ancoraoggi altre entitàterritoriali nonriescono a farpercepire il verosenso di unambito cultura-le univoco, perle varie e suc-cessive stratifi-cazioni storiche,i proedria delleville rustiche osuburbane, isegnacoli funerari, i resti di antichitracciati viari e i segni delle centu-riazioni, disseminati lungo il per-corso di quel tracciato viario“labosum atque lutosum”, (perricordare l’espressione luciliana,

menzionata dall’archeologa AdeleLagi), costituiscono ancora unavolta il denominatore comune diun territorio compatto ed unico,quello dell’Ager Volceianus checedeva il passo, lungo la medesima

In alto.Buccino,mosaicodella salada banchettoin località Santo Stefano.Sotto.Buccino,ponteSan Cono,fornicemaggioree lapidecommemorativa.

logiche hanno permesso di identi-ficare ambienti relativi ad un’insu-la del I secolo d.C. con rifacimentiattestati entro la prima metà delIV secolo d.C. All’età tardo repub-blicana si data invece, il piccolotempio a podio, in via SantoSpirito che potrebbe essere identi-ficato con il caesareum ricordatoda un’epigrafe, per un restaurorealizzato nel II secolo d.C., iscrit-ta su un architrave collocata nelchiostro del convento degliEremitani di Sant’Agostino. Di taletempio rimane in vista il basamen-to in pietra poggiato su una corni-ce dal forte aggetto. NelMedioevo, sorse e si innestò su diesso una chiesa caratterizzata daun pavimento in cocciopesto checonserva l’impronta di una vascacircolare forse relativa ad un fontebattesimale per il rito ad immer-sione. Le pendici nord orientalidella collina ospitano l’areaarcheologica di Santo Stefano. Ungrande complesso architettonicofu impiantato verso il IV secoloa.C., distrutto verso la metà delsecolo successivo. La sala da ban-chetto sul terrazzo superiore èsicuramente l’ambiente più inte-ressante soprattutto per il pavi-mento musivo con un motivo cen-trale della stella a sei punte inopus signinum (cocciopesto) e del-fini nei quattro angoli. I letti tricli-nari lungo i lati lasciano ipotizzareche l’ambiente era destinato pro-babilmente ad una funzione lega-ta a riti; più tardi sul sito si

In alto,a sinistra.Buccino,il podio

del tempioin via Santo

Spirito.A destra.Buccino,

insediamentorupestre

in via Egito.Al centro.

Buccino,muro di

terrazzamentoromano in vicolo

Falcone.Sotto.

Buccino,area sacra

tardo-arcaicain località

Santo Stefano.

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rea sedime denominata Castello.Ed ancora tracce archeologiche aContursi Terme, con un insedia-mento di epoca romana in localitàSaginara e una documentata fre-quentazione umana anche delperiodo Eneolitico. Future indaginiaccerteranno altre fasi di vissuto.Ed ancora memorie archeologichead Oliveto Citra - sede del presti-gioso premio “Sele d’Oro” -, nel cuicastello si trova una piccolasezione del Museo Provinciale diSalerno, e Campagna che simescolano e si intrecciano contestimonianze, più visibili e meglioconservate, di epoche seguenti, èquesto il comune denominatore di

un territorio che costituiva infatti,sottolinea Giovanna Scarano,direttrice del Museo Archeologicodi Eboli, la “via naturale di pene-trazione per oltrepassare l’Appen-nino meridionale e collegare lafascia costiera tirrenica con lezone dell’Adriatico”. Il Museo del-l’antico municipium di Eburumconserva gran parte dei corredifunerari e la documentazione dicultura materiale rinvenuta indecenni di ricerca archeologica inun territorio vasto dove lo sfrutta-mento intensivo del suolo ha rap-presentato per secoli il volano del-l’economia locale. Testimonianzearcheologice, ville, edifici religiosi,

castelli, realtà che non si contrap-pongono, piuttosto restituiscono isegni di un panorama che appar-tengono ad un’Arcadia vagheggia-ta ed inquietante; rimandano adun tempo altro, ai rapporti in anti-co con il mondo e la civiltà greca,con cui tutto il territorio del Sele edel Tanagro erano entrati in con-tatto, ci narrano della romanizza-zione e di terribili invasioni barba-riche, di avvenimenti storici esconvolgimenti naturali che hannosegnato un territorio che da questieventi ha prodotto ed accumulatoun patrimonio culturale comune.Sono le pietre su cui è scritta lastoria di questa terra.

Paginaprecedente.In alto,a sinistra.Auletta,pavimentomusivo dellavilla romana.Sotto, a sinistra.Caggiano,monumentofunerario, fregiodorico e statuafuneraria.In alto, a destra.Ricigliano,pavimentomusivo dellavilla romana.Al centro.Caggiano,località Sant’Agata.Sotto.Ricigliano, pontesul Platano.

arteria al Vallo di Diano, dove con-vivono ville romane, veri e propricentri di produzione agricola, etracce di antichi insediamenti for-tificati. Ad Auletta (in localitàMattina) e Ricigliano, nei restidelle ville, si possono ammirareinteressanti pavimenti musivi amotivi geometrici che testimonia-no di una socetà dedita all’agricol-tura ma che aveva ben presente icanoni estetici e se ne circondava.A Caggiano, un basamento mar-moreo vasi, anfore, capitelli, epi-grafi, statue acefale e tombe dal Isecolo a.C. ci parlano della pienaromanizzazione del territorio. Diben altra epoca, ma particolar-

mente affascinanti per la loroposizione, sono le tracce del vil-laggio fortificato di San Zaccaria,a San Gregorio Magno, abbando-nato e distrutto nel 1429 dopo chela peste aveva decimato la popola-zione. Ancora di fortificazioni sonole poche mura affioranti dal terre-no a Castelnuovo di Conza nell’a-

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Un Museo per il territorio.Alcuni territori, nonostantenon dotati di evidenze archeo-logiche visibili sul terreno, rap-presentano ugualmente siti digrande rilevanza ai fini dellaconoscenza delle dinamicheinsediative delle antiche popo-lazioni. Il controllo delle tra-sformazioni del territorio che,ormai, rappresenta l’attività diricerca preminente delleSoprintendenze, ha permesso ilrecupero di numerose testimo-nianzele quali, seppure non

monumentali, costituisconodati essenziali per la letturadella storia delle varie aree. È ilcaso di importanti siti quali adesempio Campagna ed OlivetoCitra per i quali sono statecurate, presso il MuseoArcheologico Nazionale diEboli e della Media Valle delSele, apposite sezioni. La visitaal Museo rappresenta dunqueuno dei momenti fondamenta-

li per poter conoscere vera-mente un territorio nelle suefasi più antiche, e laddove ci sirechi anche nei luoghi di pro-venienza dei reperti, si permet-te certamente una compren-sione maggiore in merito alleproblematiche poste circa ledislocazioni degli insediamen-ti, mai casuali.Sia Campagna che OlivetoCitra, appaiono inserite nelmondo antico - per la posizio-ne geografica - in itinerarinaturali di comunicazione che,

mettendo in con-tatto regioni di-verse colleganoanche culturediverse.La documenta-zione esposta nelMuseo è relativaad una scelta dicorredi funerari.Per Campagna,interessata dallafrequentazioneumana fin dal-l’età del bronzo -

per quanto è possibile dire inbase ai materiali fino ad oggirecuperati -, è stato sottoli-neato il momento di maggioredensità insediativa che restaper ora quello lucano testimo-niato attraverso la presenza dipiccole comunità agricole dis-tribuite sul territorio attraver-sato dal Sele, ed un gruppo disepolture in particolare (dallalocalità Piantito), databile nel

corso deI V secolo a.C., rappre-senta un interessante campio-ne in riferimento ad un nucleofamiliare che evidenzia neicorredi funerari i segni delrango di appartenenza.Particolare attenzione, perOliveto Citra, è stata riservataal costume femminile caratte-rizzato dall’VIII al VI secolo a.C.dal tipico repertorio di bronziornamentali fra i quali spicca-no i bracciali ad arco inflesso egli orecchini a doppio filoritorto, elementi che ricondu-

cono alla facies culturalecosiddetta di “Oliveto Cairano”.Un corredo funerario maschiledatabile al VI secolo a.C. e pro-veniente da una necropoli ubi-cata nella località Turni mostrainvece i contatti con il mondogreco ed etrusco evidenziandoi segni delle grandi trasforma-zioni culturali che erano statedeterminate nel corso del VIIsecolo a.C. sul versante tirreni-co e ionico.

Giovanna Scarano

Hydria a figure rosse, metà IV sec. a.C.,officina pestana di Assteas.

Il chiostro del complesso che ospita il museo e una sala espositiva.

Page 11: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

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tombe eneolitiche della cultura delGaudo, i materiali dell’età delbronzo dal villaggio di Tufariello enuove evidenze, recentemente rin-venute nelle indagini condotte perl’ampliamento dell’autostrada, inlocalità Fossa Aimone, posta aconfine tra Polla e Atena Lucana,pertinenti probabilmente ad unacultura di area balcanica detta “diCetina”. La ricostruzione di unatomba ad incinerazione in unpithos troncoconico databile allaseconda metà del IX secolo a.C.,l’unica rinvenuta a Buccino, èposta all’inizio del percorso dellaterza sala che illustra il periodo diformazione della cultura locale,denominata da W. Johannowsky“Cultura della Valle del Platano”,

Paginaprecedente.Chiostro degliEremitani.Statua onorariada vicoloCampanile.1. Nestorisprovenientedalla tomba 117in localitàSanto Stefano.2. Gioiellidalla tomba 270detta tombadegli ori.3. Collana dalla tomba 196.4. Ambraraffigurantetesta di menadedalla tomba 41.In questapagina.5. Hydriadi Assteasdalla tomba 169.6. Anforadalla tomba 171,pittoredi Napoli, 1778.7. Oskosdalla tomba 152.Sotto.Statua onorariada piazzaAmendola.

Attraverso accordi con l’Ammini-strazione comunale, che ha messoa disposizione un proprio immobi-le, e la Regione Campania, che ha

finanziato il progettocon fondi POR 2000-2006, il Museo diVolcei è divenuto unarealtà, un progettodall’iter lungo e acci-dentato che si conclu-derà alla fine del 2008.L’esposizione occupauna superficie di circa1.600 mq su quattrolivelli, negli spazi postiintorno al chiostrodegli Eremitani diSant’Agostino. Il com-plesso fu costruito,nella forma attuale, nel

1474 dall’architetto Natale diRagusa, ampliando una più anticasede conventuale databile intornoagli anni finali del XIII secolo. Gliambienti al livello del chiostrosono per la maggior parte destina-ti ai servizi connessi al museo,quali bookshop, bar, sala conferen-ze. Il primo livello espositivo com-prende tre sale, la prima destinataad una presentazione generale delterritorio nelle sue caratteristiche

geografiche e fisiche. Unasezione, è dedicata allaricostruzione della storiasismica del sito che haavuto grande rilevanzanella formazione dellestratificazioni archeologi-che rimesse in luce; inquesta viene presentata ladocumentazione che atte-sta un terremoto dellametà del I secolo d.C. cherase al suolo la città diVolcei e del quale nonerano note altre traccestoriche. La seconda sala èdedicata alla preistoria epresenta i corredi delle

La memoria ritrovataRecuperi, restauri, musei

Nel territorio del P.I.T. Antica Volcei

• testi: Adele Lagi, Anna De Martino • foto: Alfio Giannotti, Archivio Altrastampa, Soprintendenza per i Beni Archeologici di SA e AV

Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di SA e AV

Il Museo Archeologicodi Volcei

“Marcello Gigante”

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ambra, avorio e bronzo, tipici dellafacies culturale, e ne presentano losviluppo. In questo stesso livellosono inoltre esposte le tombe difine V inizi IV in cui è evidente uncambiamento culturale nella com-posizione del corredo, costituitoora per la maggior parte da vasipotori a vernice nera. Una sezionededicata ai santuari quali elemen-ti aggreganti del territorio, intro-duce alla presentazione più com-plessa dell’area sacra di SantoStefano, caratterizzata dalla pre-senza di una necropoli che, a par-tire dalla metà del IV secolo a.C.,documenta l’emergere di unafamiglia aristocratica di granderilevanza nella storia locale. Lasala da banchetto, rinvenuta nellastessa area, è stata ricostruita inquesta sezione, con il noto pavi-mento a mosaico e la ricomposi-zione della decorazione architet-tonica, costituita da paraste ecapitelli in stucco policromo:bianco per le pareti e le paraste,blu rosso e bianco per i capitelli avolute. Un apprestamento multi-mediale arricchisce l’allestimentodella sala con ricostruzioni virtua-li realizzate con l’animazione dellascena di banchetto della tombadel tuffatore di Paestum. Sistemiinterattivi integrano la visita ditutte le sale, l’area espositivadestinata a documentare la storia

della città, ricostruibile dalle inda-gini condotte negli ultimi ventianni, è stata concepita come unagalleria del tempo, dove postazio-ni multimediali, plastici e materia-li in esposizione accompagnano ilvisitatore attraverso cinque secolidi storia. Dalla fondazione dellacittà alla guerra annibalica e allaconquista romana, dalla distribu-zione agraria di età graccana,ancora riconoscibile sul territorio,al formarsi dei grandi latifondinelle mani di quelle che saranno,in età imperiale, le famiglie sena-toriali locali; fino alla definitivastrutturazione urbanistica e socia-le con la creazione del municipiumdi Volcei. La storia della città e delterritorio viene raccontata conricostruzioni virtuali degli edifici,filmati che ne raccontano le fun-zioni e attraverso strumenti chedanno al visitatore la possibilità di

interagire con i documenti dellastoria. Infine nel salone goticoposto al piano terra sono colloca-te statue iconiche onorarie, iscri-zioni pubbliche, statue funerarie,iscrizioni private e materiali chedocumentano la vita politica esociale della città e del territoriodall’età augustea al tardo antico.

Adele Lagi

con tombe databili tra la finedell’VIII e la seconda metà del VII.La sezione intitolata “Principi eguerrieri” occupa il secondo livelloespositivo posto nell’ambulacrosuperiore del chiostro. Qui sonopresentate le grandi tombe che,tra la fine del VII e la fine del VI-inizi V, rappresentano il momentodi fioritura di questa cultura.Alcune vetrine tematiche sonodedicate a particolari reperti qualigli askoi, le nestorides e i monili in

8. Elmo di tipocorinzio dalla

tomba 44.9. Frammentodi cratere con

firma diAssteas.

10. Ansa conappliquea busto

di sirena dallatomba 104.

11. Antefissatardo-arcaica,dalla località

Santo Stefano.12. Ansa di

stamnos conapplique a testadi Acheloo dalla

tomba 104.13. Antefissatardo-arcaica,dalla località

Santo Stefano.Pagina

successiva.14. Coppa

in argento dallatomba 270.

15. Unguentarioin argento dalla

tomba 270.16. Olpe in

bronzo dallatomba 270.17. Anfora

ceramicaa vernice

nera dallatomba 270.

18. Strumentida toilette inargento dalla

tomba 270.19. Bacile inbronzo dallatomba 270.

20. Placchette inargento

dorato dallatomba 270.

21. Capitello instucco dalla

localitàSanto Stefano.

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mariano di Santa Maria dellaSperlonga è costruito su di unosperone roccioso a picco sul tor-rente Capo Jazzo, le cui ripe sco-scese celano anfratti e grotte dasempre riparo di pastori e greggi. Ma in questo scenario naturaleaspro e suggestivo le scarne paretidella semplice e austera aula cul-tuale ci parlano anche di altre pre-senze: di monaci italo greci, prove-nienti dalle terre bizantine del suddell’Italia, venuti in questa terradel principato longobardo intornoal Mille, ben accolti dalle popola-zioni locali e tollerati dal poterepolitico per la santità del loro stiledi vita, tutta votata alla preghiera,al lavoro nei campi e al soccorsodei più deboli. A svelarci la forzadella loro fede cristiana e le pecu-liarità del rito sono gli affreschibizantini racchiusi nella piccolaabside, un programma figurativoche doveva parlare dritto al cuoredi quell’umanità sofferente, incerca di protezione, che si racco-

Palomonte,chiesa di SantaMaria dellaSperlonga.In alto.Parete absidale,nicchia sinistra,Pietà, malta,sec. XV.Sotto.Madonna dellaSperlonga,malta, sec. XV.A destra,dall’alto.Tre particolaridell’affrescoabsidale.Sotto.Parete sinistra.Santa Lucia,affresco,sec. XIV.

L’attenzione che il P.I.T.: ItinerarioCulturale Regionale “Antica Volcei”ha voluto riservare alla valorizza-zione di due complessi monumen-tali situati a poca distanza l’unodall’altro nel territorio solcato daifiumi Sele e Tanagro, la Villad’Ayala Valva a Valva e la chiesa diSanta Maria della Sperlonga aPalomonte, è scaturita dalla con-sapevolezza, condivisa da operato-ri culturali e forze politiche locali,che lo straordinario connubio dinatura ed arte che in essi si celebraè insieme tratto d’identità cultura-le dell’intero territorio e risorsaintorno alla quale lavorare tutti perpotenziarne la capacità di attra-zione turistica e d’indotto econo-mico per le popolazioni circostanti.A Palomonte il piccolo santuario

Palomonte,chiesa di Santa

Maria dellaSperlonga.

In alto.Catino absidale,

Madonna Hodigitria tradue Arcangeli,

affresco,sec. XI.Sotto.

Cilindrodell’abside,

San GiovanniCrisostomo,

affresco,sec. XI.

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Santa Mariadella Sperlongaa Palomonte e

Villa d’Ayala a Valva

Page 14: Antica Volceri - Territorio e Patrimonio

Maretto, e all’Emiciclo della Bel-lezza, situato di fronte al giardinodel castello, restituendo vigore alcontrappunto cromatico che sca-turisce dalla ritmata dislocazionedi statue di bronzo e di marmobianco, studiata con intento sce-nografico. All’interno della dimoradei marchesi, ridisegnata in formeneomedievali in omaggio ai capo-stipiti normanni del casato, com-plesse operazioni di recupero dellastruttura e degli apparati decorati-vi, seppure ancora parziali, pro-pongono al visitatore un’ambien-tazione quasi da set cinematogra-fico, con possenti guerrieri in armipronti a difendere le mura delcastello avito. Qui tutto parla deidue rami gloriosi del casato, deid’Ayala e dei Valva, le cui insegnerivestono ossessivamente persinogli imbotti profondi delle alte fine-stre. Le iniziali dei due altisonanticognomi, nel grande salone delpiano nobile appaiono indissolubil-mente intrecciate a creare ilmodulo decorativo delle pareti.

Anna De Martino

glieva intorno al piccolo monaste-ro. Con la loro forza evocativa queisemplici tratti, condotti con manoveloce, sapevano infondere la cer-tezza che l’unico lasciapassare perla vita eterna è racchiuso nellafede in quel Bambino che laMadre, mediatrice fra il cielo e laterra, indica con il gesto dellamano. E ad una vita improntata albene ed all’amore per il prossimodovevano indirizzare gli sguardiseveri e le sagome austere dei santivescovi Biagio, Giovanni Criso-stomo, Nicandro, Basilio e Nicola,veri campioni di fede pronti ancheal martirio, tra i più noti del santo-rale bizantino. Nella piccola chiesaanche due semplici statue inmuratura, una Pietà di intensa epacata drammaticità, apparente-mente bloccata in una staticitàdolente, ed una Madonna in tronocol bambino, la Madonna dellaSperlonga, la cui originale, delica-ta, policromia riportata alla lucecon l’attento restauro era statacelata da sostanziali interventicromatici che nell’alterazione del-

l’originale cercavano di renderlapiù vicina al vero e all’immaginariopopolare.Entrambe ci parlano di una devo-zione diffusa e profondamentesentita, che nei secoli non si è maisopita, pronta a rinnovarsi ancoroggi, due volte all’anno, con l’of-ferta delle “cente” alla venerataMadonna della Sperlonga. Unrituale che trae le sue origini da ritiprocessionali più antichi, celebratia Paestum in onore di Hera Argiva,col dono di modellini di barche.Poco lontano da Palomonte, supe-rato il varco di Montepruno cheimmette nella valle del Sele, unaltro scenario di grande suggestio-ne è racchiuso nell’abitato diValva, piccolo centro abbarbicatoalle pendici del possente massicciodel Marzano-Eremita: la Villad’Ayala Valva con il suo parco daisecolari alberi d’alto fusto ed ilcastello neomedievale. Fondataalla metà del XVIII secolo dal mar-chese Giuseppe Valva, eminenterappresentante della corte borbo-nica e ministro della viabilità del

Regno, la villa, fino al 1951, datadella morte del suo ultimo proprie-tario, il marchese Giuseppe d’AyalaValva, si è arricchita costantemen-te di un gran numero di statue edarredi che ne hanno fatto una delleresidenze aristocratiche più rap-presentative della Campania, oggidi proprietà del Gran Priorato diNapoli e Sicilia del SovranoMilitare Ordine di Malta. Lo straor-dinario patrimonio d’arte collezio-nato nel tempo da proprietari daigusti raffinati, frequentatori abi-tuali delle più accorsate botteghefiorentine, oggi protetto da unsofisticato e capillare sistemaantintrusione ed in procinto diessere ricollocato tutto in situdopo il restauro, ha reso specialialcuni luoghi del parco, immerso inun contesto naturale e paesaggi-stico che aveva già incantato, allafine del ’700, visitatori come il DiMeo ed il Giustiniani. I recentirestauri condotti sul patrimoniostatuario ed arboreo del parcohanno ridato decoro formale alprimo giardino all’italiana, il

Valva,Villa d’Ayala Valva.

Emiciclo della Bellezza,Donatello Gabbrielli,

in alto, a sinistra,Le tre Grazie, 1942;

a destra,La battaglia dei fiori,1949, e La Musica,

1942;copia in bronzo

degli anni Trenta delNovecento di una

Nereide della Fontanadi Nettuno

dell’Ammannatidi Firenze.

Paginaseguente.Dall’alto.

Sala d’ingressoal castello e stemma

dei Valva;Emiciclo della

Bellezza, La battagliadei fiori, 1949;

giardino del“Maretto”,

Francesco Pagano,L’inverno, 1746;

Le tre Grazie,particolare.

In basso, al centro.Veduta del giardino

all’italiana denominato“Maretto”.

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la terra che lavora. Terra fertile,ferace, che non lasciò indifferentineppure i suoi primi abitanti, che èriuscita, a dispetto di carestie,malattie ed invasioni, a conservaregelosamente le sue bellezze natu-rali, il suo bagaglio di tradizionilocali, i suoi sapori forti, decisi,unici. A farne ricchezza e volano disviluppo, anche in difesa dell’am-biente, favorendo negli ultimi anniun turismo di soggiorno, escursio-nistico e culturale, forse l’unicoche coi suoi effetti (diretti ed indi-retti) può arrecare benefici all’eco-nomia locale. A unificare questoterritorio, due fiumi: il Sele, l’anti-co “Silaros” dei Greci - che fertiliz-za da sempre la Piana che attra-versa, estendendosi dalla sorgentea Caposele sino al mare - unodegli ultimi esempi italiani diambiente fluviale ancora miraco-losamente in buono stato. Tant’èche l’alta e media valle del fiumesono state inserite - nell’ambitodel progetto europeo Natura 2000- tra i Siti di Importanza Comu-nitaria (S.I.C.). Ed il suo maggioraffluente, il Tanagro, che nasce interra lucana, sul monte Serino, edirigendosi verso nord, attraversail Vallo di Diano. Risale al 1993 l’i-stituzione regionale della RiservaNaturale Foce Sele-Tanagro, alloscopo di tutelare l’area e le specieflorofaunistiche presenti. Qui lasantità di boschi e monti, convette che superano i 1.800 m, èovunque; un tempo, ricovero dalleincursioni, dalla malaria, ristoroper le greggi, nascondiglio per ibriganti. Oggi tappa per i ritualipellegrinaggi alla Madonna nel-l’alternarsi delle stagioni e meta disalutari passeggiate all’aria apertatra manti boschivi ancora incredi-bilmente intatti dove accanto alpiù familiare faggio compare ilraro abete bianco e dove trovanorifugio il lupo appenninico, ultimocampione indomito - quasi unsimbolo vivente - dell’estremafrontiera selvaggia, la timida lon-tra, la volpe, la martora, silenziosa

esploratrice di forre e foreste.Insomma rarità faunistiche chenon è neppure semplice vedere,incontrare, fotografare. E ovunquequi trovi la forza creatrice dell’ac-qua di fiumi e torrenti che, sca-vando nella roccia essenzialmentecalcarea, per quegli strani feno-meni di carsismo, ha creato, nelcorso dei millenni, autentici capo-lavori.Forgiato guglie e pareti scoscese,piramidi naturali, forre, spettaco-lari gole e cascate, modellato earabescato grotte e cavità suifianchi di monti e colline. Una pre-senza che ha favorito l’insedia-mento umano fra le vallate pede-montane e lungo il corso dei fiumistessi, sin dal Neolitico, in unincredibile avvicendarsi e stratifi-carsi di civiltà e popolazioni diver-se: Opici, Oschi, Sanniti, Lucani,Etruschi, Greci, sino alla coloniz-zazione romana e all’avvento delmonachesimo orientale e bene-dettino, di cui tuttora si possonorinvenire reperti e testimonianze,lungo il tracciato dell’AnticaVolcei. Eccolo spiegato il fascino diquesto lembo di regione in cui lamagnificenza della Natura haincontrato per caso la Storia,lasciando dietro di sé i segni inde-lebili del suo passaggio e che oggiè in grado di offrire inesauribilipossibilità di itinerari ed escursio-ni. Che si vada poi a piedi, a caval-lo o in bicicletta, fa lo stesso, per-ché qui ci sono un sacco di beiposti da godersi camminando,arrampicandosi o solo restandose-ne seduto di fianco ad un ruscello,ad una cascata o su un prato. Beiposti da raggiungere necessaria-mente in automobile. Un comodopunto di partenza può essereCampagna, raggiungibile daNapoli (101 km) con l’A3 (SA-RC).L’antica “Campania vetus”, la cit-tadina ”invisibile”, sprofondatacom’è, quasi nascosta, nel verdedelle colline dei monti Picentini, ilpiù grande bacino idrografico delMeridione, rifugio dei briganti

nell’Ottocento, oggi uno dei parchiregionali più pittoreschi d’Italia.Da questi monti, che superano conil Cervialto i 1.800 m, hanno origi-ne diversi fiumi tra cui l’Ofanto -

Vedute deimonti Picentini.

Gole scavate da fiumi e torrenticoperte dalla macchia mediterra-nea e barricate rocciose, bucherel-late come gruviera per i virtuosidell’escursionismo. Uliveti e vignebaciati dal sole e oasi naturali sucui si aggirano liberi e protetti,lupi, donnole, lontre e martore.Costruzioni d’epoca romana che siavvicendano a paesini d’improntamedievale. E grandi parchi monta-ni all’eterna ricerca di una media-zione tra lo sviluppo del turismoverde e la protezione dell’ecosiste-ma. È un paesaggio dai contrastiavvincenti, talvolta alpestri e ver-ticali, talaltra più dolci e mediter-ranei, quello che caratterizza ilterritorio del Tanagro e dell’alta e

media valle del Sele, inserito nelcircuito turistico-culturale del-l’Antica Volcei.Un comprensorio di sedici comuni,con Buccino capofila, che si rivelacontemporaneamente uno scrigno,sia pur poco conosciuto, di straor-dinarie opere d’arte e repertiarcheologici e fonte inesauribile diindimenticabili scenari naturali,che esaltano e confermano lavocazione rurale di questi luoghi.D’altronde, qui siamo tra le dorsa-li montuose dell’Appennino Cam-pano e Lucano. Più precisamente,tra l’immediato entroterra dellapiana di Eboli e i monti Picentini,posti sul lato sinistro del Sele, ed imonolitici Alburni a meridione.

Sino a sforare orograficamente, adovest, nelle contrade montane delMarmo Platano, in Basilicata, concui si condividono alcuni accentidialettali, certi piatti tipici e nelcontempo si ritrova lo stesso“humus” nella civiltà rupestre dimatrice orientale. Un incantevoleangolo della provincia di Salerno,forse il più estremo, surclassatoquanto a immagine dalla più mon-dana costa. Un microcosmo dipaesini e vecchi borghi medievali,sparsi nelle campagne o aggrap-pati a monti e colline, che porta sudi sé il fascino discreto dei luoghiappartati, dove l’olio ed il vino lofanno ancora come una volta ed igesti dell’uomo sono antichi come

Monti Picentini,grotta dello

Scalandrone.

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Natura sovranaRicchezza e varietà ambientale

Nel territorio del P.I.T. Antica Volcei

• testi: Patrizia Giordano • foto: Alfio Giannotti, Archivio Altrastampa

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incorniciato dalla catena deiPicentini e degli Alburni a meri-dione. (L’oasi è aperta al pubblicotutto l’anno nei giorni di mercole-dì, sabato e domenica, tel.0828.974684). Fantastiche alchi-mie di un fiume che non perde ilvizio del gioco neanche nei pressidi Contursi Terme, il paese dellasalute e del benessere, dove il Seleincontra il Tanagro, il suo maggioraffluente. La confluenza con ilTanagro non è naturale, piuttostoingegnata ed intrapresa ai tempidei Romani (ripresa poi in epocaborbonica e dopo l’Unità d’Italia),nell’ambito della costruzione dellaconsolare Popilia (132 a.C.) che daCapua portava a Reggio, arteriache favorì nuovi insediamenti epiù ricchi scambi commerciali conl’arrivo di compratori di varia pro-venienza. Ma anche una grandevia di transito di orde barbariche(a partire dai Visogoti di Alarico)per la conquista del sud dellapenisola. All’epoca, il Vallo diDiano (nome derivato da un pro-babile tempio dedicato al dioGiano o Dianum) era un acquitrinopaludoso ed inaccessibile, soprat-tutto nella parte settentrionale,per via delle rocce e del difficile

smaltimento delle acque del fiumeche, nei periodi di piena, trovava-no insufficiente l’inghiottitoionaturale delle Crive (poco a norddi Polla), invadendo così la valle oriemergendo tra gli anfratti degliAlburni. Le opere di bonifica deiRomani crearono un nuovo e piùcomodo letto al fiume, facendoneconfluire le acque nel Sele. Oggi ilVallo, dopo anni di bonifiche dura-te sino alla metà del secolo scorso,è una fertile conca, mentre sullesponde del Tanagro sono tornate anidificare le cicogne bianche,assenti da anni nel sud d’Italia.Quel gioco di acque del fiume, nel

che dopo un breve tratto campanoscorre verso la Puglia - il Sele el’Irno, che delimitano i confininaturali del massiccio. E poi, ilTusciano, il Picentino. Tale abbon-danza d’acqua non poteva che darvita ad una ricca vegetazione: suqueste alture crescono ancoraadesso betulle pendule, abetibianchi e pini neri, abbarbicaticome sentinelle sulle rocce, pianteche appartengono addirittura allavegetazione arborea dell’era post-glaciale. Partendo da Campagna,in una manciata di chilometri, siarriva all’Oasi WWF di montePolveracchio (1.780 m), la monta-gna più estesa del gruppo, cosìdetta per via della polvere di cal-care che in prevalenza la compo-ne. All’interno del parco, con unasuperficie pari a quello ben piùnoto d’Abruzzo, ecco i duecentoettari di vegetazione ancoraimmacolata che il comune campa-gnese nel 1988 ha voluto affidarecon successo al celebre FondoMondiale. L’area comprende uncentro visite, una zona attrezzataper la sosta e percorsi natura illu-strati da cartelli e pannelli didatti-ci. Una rete di sentieri s’infila dol-cemente in una stupenda faggetae ancora in un fitto bosco di acerimontani e tassi secolari, alcunianche di tre-quattrocento anni,mentre il profumo inconfondibiledi terra umida, di muschio, funghi,aghifoglie ed orchidee selvatiche,inebria e distende il camminoanche del più globalizzato dei visi-tatori. Questo è l’habitat naturaledel lupo appenninico, provenientedalla Basilicata nonché simbolodella riserva, ma anche dell’aquilareale, del velocissimo falco pelle-grino, della volpe, della martora,dell’instancabile tasso. Qui tuttiscorrazzano liberi e protetti, rifug-gendo l’eccessiva popolarità econfusione. Di sera, tra i rami deglialberi, vegliano sornioni gufi reali,allocchi e barbagianni.Passeggiando lungo i sentieri, nonè raro sentire nel silenzio una granrisata: non spaventatevi, è il viva-ce picchio verde che sfarfalla tra ifaggi alla ricerca di qualche formi-china da divorare. Oppure, udire iltambureggiare sui vecchi tronchid’albero del raro picchio nero chefa da sottofondo allo sciabordiodelle acque di sorgenti e ruscelli dicui è ricco tutto il comprensorio.

Non mancano nel Parco grotte ecavità naturali per appassionatispeleologi e patiti dell’arrampica-ta. Da segnalare, la grotta delloScalandrone, sul lato meridionaledel monte Accellica (nei pressi diGiffoni Valle Piana), formata dalleacque che alimentano la sorgentedel Picentino e quella dell’Angelo,presso Olevano sul Tusciano, dedi-cata al culto di San MicheleArcangelo. L’oasi è visitabile tuttol’anno ma i mesi gloriosi sono damaggio a settembre (info e preno-tazioni al 339.8090441). Un girodelle meraviglie che andrebbemagari pubblicizzato di più e chesi ripete ridiscendendo verso lavalle, con i colori ed i profumi dibosco che si stemperano gradata-mente, mescolandosi a quelliugualmente intensi ed unicidell’Oasi WWF di Persano, tra icomuni di Campagna e Serre. Un“topos” famosissimo nella guidadei naturalisti italiani, che racco-glie gli ambiti principali e quellimeglio conservati del Sele. L’oasicopre circa trecento ettari e sfrut-ta un invaso artificiale, ottenutodallo sbarramento del medio corsodel fiume. Lungo le sponde, unarigogliosa e superba vegetazione,ora a canneto, ora ripariale, per-mette la nidificazione di moltespecie di uccelli e la sosta durantele migrazioni. Migliaia di marzaio-le - anitre scure, che scivolando apelo d’acqua preannunciano l’arri-vo della primavera - di aironicenerini e aironi rossi, pavoncelle,beccaccini, folaghe, svassi, tuffet-ti, pettazzurri, i curiosi merliacquaioli - il più sicuro “indicato-re” di integrità e purezza dell’eco-sistema - trovano rifugio assiemealle tartarughe palustri ai bordi delcanneto. Anche qui c’è un centrovisite con un piccolo museo natu-rale, tre percorsi natura ed unaserie di capanni con feritoie per gliamanti del birdwatching. Nelbosco di pioppi e salici, che fian-cheggia il fiume, si cela furtiva lalontra, non sempre facile da avvi-stare. Uno dei mammiferi in Italiapiù a rischio d’estinzione e che habisogno di acque pure, come que-ste, per vivere e qui sopravvive lapiù folta colonia di lontre delMeridione.Straordinario il colpo d’occhio sullago - con acque dalle incredibilisfumature, dal verde all’ocra -

Monti Picentini,Oasi

di Valle Caccia.Pagina

seguente.In alto.

Il fiume Sele.Al centro.

Veduta delVallo di Diano.

Sotto.Fiume Tanagro.

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segna il confine tra Campania eLucania, dominate dall’alto dallecase petrigne di Romagnano alMonte, il più piccolo comune dellaprovincia. È un profondo canyon,scavato dall’acqua nella biancaroccia calcarea, che nei periodi disiccità, quando il fiume è di magra,può essere percorso a piedi,immergendosi in un ambienteancora selvaggio, tanto da farpensare ai canyon dell’Arizona. Lamagia dei boschi avvolge buonaparte dei territori attorno aPalomonte, ai piedi di un ubertosocolle, Colliano, fascinoso borgocon panorami mozzafiato, patriadel tartufo nero, dall’aroma inten-so e afrodisiaco, il borgo alpestredi Valva, sotto i dirupi del montedelle Rose (1.372 m) che riserval’indimenticabile scenario dell’am-pio parco di Villa d’Ayala, tra vialidi platani, lecci, castagni, cedri,abeti, incastonati ad arte tracespugli di lauro, magnolie e pun-gitopo. Sino ad arrivare a Lavianoe al paesino di Santomenna, dovesi tiene ogni estate la “sagra deipiatti poveri”, una delle kermessepiù autentiche e genuine dell’altae media valle del Sele. Insommaun’area territoriale in cui natura earte si intrecciano e si confondo inun caos di forme, colori e profumi,resa ancora più interessante per-ché inserita tra i Siti di Importanza

Comunitaria. Ettari ed ettari diboschi, solcati da fiumi e ruscellied un ordito di sentieri natura (contabelle segnaletiche) utilizzatianche dal CAI (Centro AlpinoItaliano) per gli appassionati diescursionismo, di mountain bike odel trekking a cavallo. Ci sono sen-tieri che si dipanano sinuosi sultracciato di antiche strade romaneo mulattiere medievali, sino allecontrade montane del MarmoPlatano, in Lucania. Altri, invece,lungo i tratturi delle antichetransumanze dove è facile andarealla scoperta dei saporiti formaggilocali: caciocavalli, burrini (o man-teche), scamorze, cacioricottecaprine. Del resto qui si incontranodappertutto pascoli e radure d’altaquota davvero incontaminati checostituiscono un habitat idealesopratutto per i bovini di razzapodolica. Famosi i boschi di monteEremita-Marzano (riserva natura-le del WWF) con aree attrezzateper la sosta; un paradiso terrestrenon solo per i cercatori di funghi etartufi, ma soprattutto per chi havoglia di un contatto diretto con lanatura: stupende faggete ultra-centenarie, aceri, carpini bianchi,castagni (che vegetano a circa1.400 m di altezza) e moltissimianimali selvatici - dal lupo altasso, alla volpe, alla martora, alvivace scoiattolo meridionale dal

lucente mantello nero - che gioca-no un ruolo di rilievo nell’equili-brio ambientale della riserva.Certo, ci sono boschi giovani equelli più antichi, ma la vera deli-zia è che qui l’uomo non ci mettemai mano. Molto noto a Laviano èil bosco di Spagarino e dellaMontagna Grande (duemila ettaridi natura incontaminata) e quellodel Faito, sempre più meta di gitenaturalistiche e picnic fuori portada vivere in briosa compagnia,magari accompagnandolo, mode-ratamente, ai piaceri del bicchieree del desco.

Al centro.Panorama diRomagnano alMonte.In alto.Antica stradache portavaa Caggiano.Sotto.Monte Marzano.PaginaPrecedente.Gole del fiumeTanagro ele Grottedell’Angelo.

defluire e riemergere, ha generatonei millenni il suggestivo scenariodelle Grotte dell’Angelo (o diPertosa), cosi dette per una edico-la votiva dedicata a San MicheleArcangelo, posta all’ingresso degliambienti sotterranei. Uno dei piùfamosi complessi speleologici inEuropa, situato nel territorio delcomune di Auletta, il paesino dovec’è ancora uno dei più bravi arti-giani di zampogne. Scavate nelcalcare, le grotte si trovano a circa70 m sul letto del fiume, alle faldedel monte Intagliata. Nel Neoliticoqui vivevano in villaggi su palafit-te, successivamente l’area conti-nuò ad essere moderatamenteantropizzata, sino all’arrivo deimonaci basiliani che ne fecero unalaura. Un viaggio nelle visceredella terra che si snoda per oltre2.500 m, di cui 220 da percorrerea bordo di un barcone che solca leacque di un laghetto sotterraneo.Si attraversano gallerie, immensecaverne arabescate da stalattiti estalagmiti, drappi di candido ala-bastro, dalle forme più bizzarre; siincontrano “castelli”, “Vergini”,“guglie”, c’è la sala del trono equella delle colonne d’Ercole. Unluogo a dir poco spettacolare,sospeso tra il silenzio e la vita. Nonmeno bella, ma più piccola edappartata, è la Grotta dell’Acqua,sempre nei dintorni di Auletta;

ideale per gli amanti del trekking edelle belle e salutari camminate,basta avere solo un po’ di esercizionelle gambe. Per arrivare alla grot-ta, infatti, bisogna percorrere unsentiero di circa 2 km che penetrain un bosco di aceri, noccioli, olmie castagni e che costeggia un lim-pido ruscello, le cui acque sgorga-no poi a cascata nell’antro (a cui siaccede dopo aver superato unostretto e lungo viottolo). Se prose-guite per la vicina Caggiano, sco-prirete che la cittadina non è sologravida di storia ed arte (imman-cabile la visita al castello norman-no di Roberto il Guiscardo, parzial-mente restaurato di recente), mavanta anche un contesto naturali-stico di tutto rispetto.Piacevolissima l’escursione lungola valle del fiume Melandro; qui lamacchia mediterranea, spruzzatain primavera di ginestre, viole, pri-mule e genziane, cespugli di mirto(utilizzato in zona per confeziona-re la mozzarella nella mortella),lentisco e corbezzoli, si alterna apareti rocciose, modellate davento e acqua, che sembranoguglie gotiche nel cielo. In questascenografia selvaggia si trova lagrotta dello Zachito, testimonian-za delle primordiali frequentazioniumane del sito. Incantevole poi, loscenario che riservano le gole delfiume Platano, che per un tratto

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40° C, ricche di sostanze sulfuree,sono adatte per curare malattiedell’apparato respiratorio, genitale,delle mucose, nel recupero di frat-ture, lussazioni ma anche per ane-mia ed asma bronchiale. La sorgen-te dell’Oliveto, invece, detta “AcquaDolce”, a 33° C, è la più fortemen-te mineralizzata e tra le acque sol-forose d’Italia, la più satura di idro-geno solforato ed anidride carboni-ca, quindi un ottimo rimedio natu-

rale per affezioni della pelle, reu-matismi, artrosi, obesità. Leggerissima, ricca di oligomineralie bicarbonato, è l’acqua della fonteVulpacchio, a 12° C, elemento basepresso tutti gli stabilimenti termalidella cura idropinica, adatta a con-trastare le malattie epatiche, pan-creatiche, gastrointestinali, uriche.Depurativa, un tantino acidula, èbevuta come acqua da tavola intutta la provincia di Salerno. Non ècerto l’unica: c’è anche la sorgenteCantani.

L’effetto “wellness” a ContursiTerme non è solo però il risultatodelle cure praticate.Soggiornare su questa collina, a180 m slm, anche pochi giorni,migliora il metabolismo, aumental’ossigeno nel sangue e riduce lostress. Vi contribuiscono il clima, ilterritorio - un quadrilatero perfettodi natura e storia - e tante occasio-ni di svago. Gli stabilimenti, infatti,sono collocati lungo il vasto Parco

fluviale del Sele con comode pas-seggiate tra gli alberi, percorsi vitae tracciati per il jogging, areeattrezzate per picnic e per i più pic-cini. Possibilità di fare escursioninei dintorni, spostandosi magari, inuna manciata di chilometri, daiboschi secolari di monte Pruno, olungo le rive del Tanagro per unabattuta di pesca in un ambienteincontaminato.Anche la cittadina merita una visi-ta e qualche sosta nei ristorantilocali per ... scoperte culinarie.

Nostra signora acqua.Quella benefica delle terme chericoncilia da millenni corpo e spiri-to. Quella che zampilla copiosadalla roccia ad una temperaturache oscilla tra i 12° ed i 42° C, s’in-cunea, s’ingrotta, emerge ed avvol-ge proprio come una carezza, concaratteristiche uniche, talvolta rarepersino in natura. Sono le sorgentidi Contursi Terme, uno dei templidel termalismo in Campania, situa-te alla confluenza del Sele con ilTanagro, immerse in un paesaggiodolcemente collinare, ancora mira-colosamente intatto. Ai Bagni diContursi si va per curare affezionirespiratorie, della pelle, ginecologi-che, artriti, reumatismi, malattieepatiche, disturbi gastrointestinali.O solo per rigenerarsi ed allentarele tensioni.Un rito che si rinnova da secoli. GiàPlinio e Strabone raccontavanodelle qualità benefiche di questefonti, decantate da Virgilio nelleBucoliche, in particolare perchéarricchivano il fiume Sele - nelquale confluiscono - di sostanzeminerali che rendevano curiosa-mente bianca quasi “pietrificata” lasuperficie di qualsiasi oggetto chevi si immergeva. Fenomeno chearrovellò persino l’empirico Aristo-tele ed al quale rispose solo moltopiù tardi la scienza moderna, indi-viduando nelle analisi chimichedelle sorgenti, un’alta percentualedi anidride carbonica ed idrogenosolforato, preziosissime per l’orga-nismo e la cura della pelle e dellevascolopatie.Apprezzate nel Medioevo da princi-pi, abati e nobildonne che venivanoqui a curare i loro malanni - cometestimonia un documento del 1231il “Balnea Contursi” conservatonell’archivio della Badia dellaSantissima Trinità di Cava de’Tirreni - le quindici sorgenti diContursi, che sgorgano in granparte nel fondo valle del Sele, ven-nero sfruttate razionalmente soloalla fine dell’Ottocento - epoca incui il turismo termale si diffondevain tutta Europa - quando alcune

famiglie locali emigrate in Americane intuirono le potenzialità, inve-stendo i loro capitali nella costru-zione di stabilimenti di cura condiscreto successo.Sorsero così le Terme Rosapepe,Forlenza (allora chiamate “PiscinaMirabilis Forlentiae”, in omaggioall’omonimo medico Gennaro chetanto battagliò per valorizzarle), leTerme Capasso, di Sant’Antonio -dal nome delle fonti più antiche del

luogo, descritte già in epoca roma-na. In breve, negli anni Trenta delNovecento, la cittadina di Contursi- che serba ancora l’aspetto medie-vale con le case costruite attorno airesti del suo castello - era una dellestazioni termali più conosciute edapprezzate della Campania con varistabilimenti di cura. Tuttora fun-zionanti e dotati di ogni comfort, aContursi troviamo le Terme Capas-so, Cappetta, le Terme Forlenza,Rosapepe, del Tufaro e le TermeVulpacchio. Si racconta che fra i

clienti degli stabilimenti sopravvival’usanza di lasciare dietro la portadella propria stanza d’albergo o allareception, il bastone per cammina-re con cui si è arrivati prima di sot-toporsi alle cure, in segno di rico-noscenza ed avvenuta guarigione.Fin qui la storia, quanto alle sor-genti termali sono distinte in tregruppi: le salso-bromo-iodiche,calde (30°-42° C) e fredde, le bicar-bonato-alcaline, soprattutto fredde

e le sulfuree. E poi c’è un’acqua oli-gominerale fredda, detta “Acquadel Vulpacchio”. Dunque ogni fonte ha la sua speci-ficità terapeutica, ed è utilizzata informa di bevanda, bagni, fanghi(che qui si presentano di colorebianco), cure inalatorie. Insomma siprocede secondo i casi, con l’inte-grazione di massaggi, trattamenticurativi ed estetici, secondo le piùaggiornate attrezzature e metodo-logie. Ad esempio, le sorgenti diSant’Antonio, che sgorgano a circa

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Wellness e saluteLa risorsa termale

Nel territorio del P.I.T. Antica Volcei

• testi: Patrizia Giordano • foto: websites delle terme

Capasso, Cappetta, Forlenza, Rosapepe, del Tufaro, Vulpacchio

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manifestazioni cult di questaprovincia. In verità, l’unica delgenere rimasta in vita in Italia.Una sorta di alluvione artificialecome non ce ne sono più da secoli,provocata dalla deviazione delleacque del Tenza - uno dei tre fiumiche attraversano il paese - che sidisperdono in mille rivoli d’argen-to tra gli acciottolati lavici delcentro storico, invadendo vicoli,piazze, portoni, botteghe.Suscitando così l’irrefrenabilegioia di grandi e piccini che sinoalla mezzanotte del 16 agosto -giorno dedicato alla miracolosaMadonna di Avigliano, il cui san-tuario è posto poco fuori il centrourbano - si danno battaglia a suondi secchiate e gavettoni. Qua nes-suno n’esce mai asciutto. L’acquaallaga e sommerge per più dimezzo metro, lo stesso percorsoche il 17 febbraio s’infiamma con i“fucanoli”, grosse pire di legna cheardono rutilanti in onore delpatrono Sant’Antonino Abate, chepare sfuggì alle lusinghe deldiavolo, facendosi legare ad unacolonna di marmo, tuttora conser-vata nella bella chiesa delSantissimo Salvatore. Eccola Cam-pagna, “città dell’acqua e città delfuoco”, che serba intatta la memo-ria di antichi rituali arcaici.L’acqua, momento salvifico e di

festa, che spazza via “luoghi orridie cupi” (scrive il campagneseGelsomino D’Ambrosio). Il fuoco,per esorcizzare malanni e cattivipensieri, “insofferenza e silenzi”.Nata in origine per motivi di igienepubblica, soprattutto nei periodi disiccità estiva, la “chiena”, dopo ilterremoto dell’Ottanta è statatrasformata - grazie ad un gruppodi intellettuali - in un evento diarte, cultura e soprattutto piaceridella tavola. E non potrebbe esserealtrimenti, giacché la cittadina èun piccolo universo di sapori e lec-cornie di ogni genere sottolineatadall’evento estivo “Portoni ghiot-toni” nel centro storico. A partiredal pane casereccio, trasformatoanche in delizioso crostino, reindiscusso un po’ in tutto il terri-torio, a forma di “panella” (da unpaio di chili), tonda, paciosa, o“panielli”, più piccoli e smilzi.Bianco o giallo viene ancora cottonei forni a legna, di lontanamemoria. Tant’è che la fragranzala ritrovi intatta anche dopo unasettimana. Del resto qui i prodottida forno sono una sorta di rito col-lettivo: pizze, calzoni imbottiti conogni bendiddio, ciambelle all’uovo,al formaggio, al pomodoro insa-porito da odori e spezie.Espressione dell’arte bianca, sonole paste fatte in casa, riproposte

sulle tavole di molti agriturismi etrattorie: cavatelli, lagane, fusilli(la pasta è ancora tirata a manocol fil di ferro), “taratelle”, (vari-ante delle tagliatelle) e “triddi”,gnocchi molto particolari cavaticon tre dita della mano.Ma il piatto forte campagneserimangono le “matasse ‘e fasule”,un tipo di pasta lunga, teneracome il burro, che le massaiepreparano con farina di granoduro, acqua e sale. Si impasta asuon di matterello per un paio di

La Chiena, laprocessione delCristo velatoe le matassea Campagna.

L’unica sensazione che nonproverete mai qui è l’indifferenza.Perché questo angolo di regione,che pare diverso ad ogni mutar diprospettiva, ad ogni spartiacque difiume, con gli ulivi che sembranopiantati lì dalla mano attenta diun gigante giardiniere, è un esplo-sione di concretezza ed un forterichiamo alle nostre radici. Un tri-onfo di profumi, odori, sapori, dicui a volte s’è persino persa lamemoria, che risvegliano il piaceredella tradizione. Sapori dell’en-troterra, intensi, decisi, o sola-mente schietti e genuini cheappartengono ad un mondo anco-ra autentico, dalla robusta culturacontadina e attorno ai quali le pic-cole comunità del Tanagro e del-l’alta e media valle del Sele sonosopravvissute nel corso dei secoli,a dispetto della storia e dellecalamità naturali. Una storia piet-rificata in molti luoghi colpiti dalsisma dell’Ottanta, in cui si è vistaconsumarsi l’ansia e la voglia dimutamento sociale. Sebbene i

benefit in questo territorio nonsiano mai mancati: la naturarigogliosa, le condizioni pedo-cli-matiche favorevoli, l’abbondanzad’acqua. Oggi a connotare l’area, èun patrimonio di saperi e sapori,che punta sempre più sulla tipicitàdei prodotti, un valore essenzialeper affrontare il mercato globale escrollarsi di dosso ogni tentativo dibanalizzazione. Sono veri “giaci-menti” del gusto, espressione esintesi della geografia ancheumana di questi luoghi, che vannodall’olio, ai salumi, alle soppres-sate e formaggi, alle paste fatte incasa, ai funghi e tartufi sino alCarciofo bianco di Pertosa, conuna produzione ancora limitata,ma su cui anche Slow Food stabattagliando per ottenerne lagiusta valorizzazione. Una culturadei sapori insomma, nata da unatenera ”coccola” all’ambiente e dalrispetto per le nostre colline, cheintroduce tanto il visitatore occa-sionale quanto il buongustaio inuna dimensione che è anche

conoscenza dell’identità del terri-torio. Dove la gente continua aportare al pascolo le greggi o alavorare i campi, convivendo conla solitudine e l’emigrazione forza-ta dei propri figli, senza troppistrappi né lacerazioni.Rimanendo avvinghiata a usanze etradizioni, alcune diventate unmust nell’offerta turistica di qual-ità, sopravvissute alle ingiurie delnostro tempo, grazie all’impegnodelle Istituzioni preposte, pubblicee private. Ecco qualche tracciagolosa, che conferma che latradizione contadina privilegia dasempre i piatti della “lentezza”(rilanciati peraltro dai gourmet) esagre e feste aiutano, invece, ariscoprire il gusto dell’autenticasemplicità. Prevedete una sostanon frettolosa a Campagna, cit-tadina dal passato glorioso e delbuon vivere, che negli ultimi anniha riacquistato il suo antico splen-dore di borgo medievale.Protagonista ogni estate della“Chiena”, cioè la piena, una delle

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Elogio della bontàTradizioni e sapori d’altri tempi

Nel territorio del P.I.T. Antica Volcei

• testi: Patrizia Giordano • foto: Alfio Giannotti, Archivio Altrastampa

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degli alberi, del muschio, di terrabagnata. Anche qui vale il dettoche “trovare un tartufo, equivale atrovare un diamante”. Un preziosodono della montagna e dei suoiboschi che ormai da secoli, danord a sud, continua a suscitareinteresse, non solo sulle tavole deibuongustai, ma anche per le sueprobabili qualità afrodisiache, giàdecantate del resto da Apicio nel Isecolo a.C. che scriveva che itartufi ”rendono amabili gli uomi-ni e le donne più affettuose”.Benefici ormonali a parte, aColliano attorno al tubero, cherichiama circa 200 raccoglitori, siè sviluppata negli ultimi anni unavera e propria “cultura del fare”,quasi un riscatto del territorio, confiere, convegni e mostre-mercato,che a partire da ottobre attira folledi visitatori dall’Italia e dall’estero,a caccia di questa vera delizia delpalato. Da poter gustare frescatutto l’anno o conservata, assiemeai suoi derivati, in particolarecreme, salse, miele, oppure per lapreparazione di alcuni piatti tipicicome le tagliatelle alla “cuglia-nese”, l’agnello al tartufo e lasquisita trota del Sele, insaporitacon il tubero tagliato a lamellesottili. Fitto il calendario degliappuntamenti organizzati, constand che si snodano lungo lestradine del centro storico delpaese; un’opportunità per apprez-zare altre tipicità del territorio: dalpeperoncino piccante che vede laluce alle pendici del monte Valva,ai fagioli con l’occhio, ai salumi egli insaccati di maiale, alla polen-ta terragna (che non ha nulla dainvidiare a quelle celebri del

Veneto) sino alla cagliata di peco-ra da mangiare calda, appena escedalle enormi teglie poste sul fuocoa legna, su enormi fette di panecasereccio. Prima di lasciareColliano, vale la pena di ammirarela medievale Rocca con le bellis-sime quattro torri, le porte e lemura merlate. Sembrerà una car-tolina d’altri tempi. Come il picco-lo borgo di Castelnuovo di Conza,una colata di case petrigne,ricostruite per buona parte dopo ilsisma dell’Ottanta, a ridosso del

fiume Temete, ultimo varcodell’Appennino campano - di là c’èsolo il Tavoliere - dove pare tran-sitò Annibale in marcia versol’Adriatico che quando vide ilfiume, attorniato da palude e can-neti, esclamò la mitica frase”Temete me o i miei guerrieri”. Inpaese si arriva con le sporte vuoteper fare incetta di soppressate,salumi freschi e olio. Gli amantidei primi piatti avranno golosesoddisfazioni da fumanti “triddi alragù di castrato”, una specialità

ore, sino ad ottenere un sottile fil-amento che si avvolge propriocome una matassa attorno alpalmo della mano. Si condisce conun soffritto di olio, aglio, prezze-molo sminuzzato ed una cascatadi fagioli già cotti, se sono i “fagi-oli occhio nero” della vicinaOliveto Citra (una specialità recu-perata e rivalutata solo direcente), teneri e saporitissimi (daprovare anche alla “trappetara”),la zuppa sarà indimenticabile.Delicata la “ciambotta campag-

nese”, una minestra di fave e ceci,mentre il gusto si fa deciso con il“castrato al ragù”, rigorosamentedi capra, piatto principe delle festee ricorrenze, omaggio alle miglioritradizioni contadine. Propostoanche con i tradizionali fusilli.Richiede solo una lunga prepa-razione di almeno mezza giornatae l’uso di aromi e spezie variedosati al punto giusto. Un “elogiodella lentezza”, ripetono i gour-met, in una terra dove la popo-lazione ovina e caprina di razzeautoctone viene allevata secondometodi tradizionali, utilizzandopascoli bradi o semi-bradi. La con-formazione del territorio d’al-tronde lo permette, oltre al fattoche capre e pecore regnanosovrane in questo paesaggioassieme a tutti i prodotti derivati,a cominciare dalla carne ai for-maggi. Altro principe immancabiledella tavola di quest’area è l’olioextravergine d’oliva delle CollineSalernitane, che si fregia di unadelle prime Dop della Campania edi cui la cittadina è uno dei centridi eccellenza. È un olio ottenutoda varietà autoctone, con una col-orazione tra il verde ed il giallopaglierino, profumo pulito, idealeda versare a crudo sul pane cottoa legna, da far gocciolare sulleverdure bollite, sulle gustoseminestre di fave e cicoria, sullazuppa di torzelle e cappucce (unaverza estiva), perché ne arricchisceil gusto conferendo al piatto cor-posità, un sapore persistente,deciso, grazie ai sentori di carciofoe cardo. La produzione della Dopsegue ovviamente sistemitradizionali: la raccolta è rigorosa-

mente a mano e la molitura deverispettare tempi brevissimi (max48 ore dalla raccolta). Tanti i fran-toi disseminati nel territorio del-l’alta e media valle del Sele-Tanagro: oltre all’olio, poteteacquistare frutta (ciliegie e meleannurche, a Campagna e dintorni),castagne e nocciole; miele di bor-aggine, di castagno e ai frutti dibosco, che trovano il loro alvearepreferito nelle selve della zona, daiPicentini agli Alburni. Ci si spostaadesso verso l’alta valle del Sele;se andate a fine settembre, incon-trerete già la tavolozza che pre-cede l’inverno, con le foglie deifaggi e castagni che svirgolano dalgiallo all’arancio, con la terra chesfuma dal rosso all’ocra. E sen-tirete dappertutto il profumo del-l’autunno, che vi penetra nellenarici, fatto di muschi, di aria friz-zantina, di nouances più dolci tracui spiccano quelle dei funghi,soprattutto porcini, ovoli, galli-nelle. Siamo ormai alla “corte”della Riserva naturale del monteEremita-Marzano, un’area che siestende per oltre 3.600 ettari sinoai confini della Basilicata, e ai cuipiedi sorge il fascinoso borgo diColliano, con panorami stupendiche nei giorni tersi arrivano all’az-zurrognolo mare di Paestum.Il paese è uno dei centri più impor-tanti del Meridione per la raccoltadel tartufo nero (tuber mesenter-icum). La forma di questo preziosotubero è sferica irregolare e lagrandezza varia da quella di unuovo a quella di un’arancia. Ma acaratterizzarlo, non c’è nulla dafare, è l’aroma, intenso, pregnodegli odori delle foglie, della resina

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gestive cascatelle. Da numerosicontrafforti, oltre ad ammirare ilpaesaggio delle colline lucane,sentirete storie di briganti comequella del famoso Ninco Nancoche viveva alla macchia e se neveniva a Ricigliano soltanto iltempo per incontrarsi con lamoglie. Una tappa prolungatamerita la vicina Buccino, l’anticaVolcei, municipio romano: la visitaal parco archeologico urbano chesi snoda nel centro storico sullasommità del colle, vale lascarpinata. Ma anche Buccinoprende per la gola chi ha voglia diperdersi tra piazzette, chiesebarocche e strette viuzze soprat-tutto in occasione delle FerieVolceiane evento che unisce cul-tura e tradizione culinaria. Il topsono i salumi locali (prosciutto ecapocollo), le salsicce di maialema non solo; in varie angoli delpaese, piccoli negozi promettonodel fragrante pane casereccio, veratipicità del luogo come anche lepaste fatte in casa (dai fusilli, aicavatelli, agli gnocchi o ”triddi”).Nei dintorni si trovano diversifrantoi artigianali - del resto passada qui la strada dell’olio DopColline Salernitane - dove ci si puòapprovvigionare di olio, frutta distagione, funghi, quando è tempo,e vini bianchi e rossi locali, di otti-ma beva. Già, i piaceri della tavolachiamano il vino di qualità, serobusto e corposo ancor meglio,corrobora lo spirito. Ebbene, seanche questo non è territorio diproduzioni Doc, il paesino di SanGregorio Magno, a una manciatadi chilometri da Buccino, man-tiene viva la tradizione millenariacon i “Baccanalia”, legate al cultodel dio Bacco, oggi una manifes-tazione-evento per appassionati eintenditori in cerca anche di tipic-ità regionali che si ripete ognianno durante il mese di agosto.Teatro dell’evento è appunto viaBacco, nel cuore del centro stori-co, una caratteristica ed anticastrada con un agglomerato digrotte costruite interamente nellapietra, utilizzate dai contadiniancora adesso per conservare ilvino e che per una volta all’anno sitrasforma in un affollato “borgo”di degustazione tra il nettare deglidei, gli immancabili salumi, i notiprosciutti e capocolli di SanGregorio Magno, di squisita fat-

del luogo, che raccoglie tutte leasprezze e le dolcezze del territo-rio. Quanto ai buongustai, nonpotranno non apprezzare le carni,in particolare agnello e salsicce dimaiale e i caratteristici peperonisott’aceto ripieni con paneabbrustolito, noci, uva secca, alici,insaporiti con vino cotto. Unacucina insomma saporita che invi-ta a pasti lenti da vivere in buonacompagnia. Dalle scansie di alcunebotteghe artigiane fanno capolinodelicati lavori ad uncinetto e rica-mi al tombolo realizzati dalledonne più anziane, che continu-ano a far uscire corredi candidi eprofumati per tutto il paese. Conla statale 91 si ridiscende verso ilParco fluviale del Sele-Tanagro aiconfini della Basilicata per entrarein quel triangolo magico dell’anti-ca Volcei, formato da Ricigliano,

San Gregorio Magno e Buccino:qui lo sguardo corre lontano, correper provare a carpire ogni det-taglio. Corre su una natura chegioca ancora con i colori, resaancora più suggestiva dai piccolicorsi d’acqua come il Platano, cheverso valle crea nella roccia,anfratti, grotte e profonde conche,in cui trovano riparo la lontra, ilcavedine, l’anguilla.Eccolo Ricigliano, paesino amisura d’uomo, di origini antichis-sime, risalenti alla civiltà lucana,quando la zona era sotto ildominio di Volcei, che va frugatopalmo a palmo, godendo dellasimpatica accoglienza degli abi-tanti: i ruderi del palazzo baronaledove si vuole sia morta la reginaGiovanna la Pazza, la romanicachiesa di San Giacomo, e poi, inordine sparso, la chiesa dell’Inco-

ronata, i resti del ponte, si dice,fatto costruire da Annibale, ilcartaginese, per consentire al suoesercito di traversare il fiumePlatano, infine la cappella delpatrono San Vito martire, attornoalla quale da circa un millennio sisvolge la caratteristica “turniata”,una delle manifestazioni più pit-toresche dell’alto salernitano cheil paese condivide ogni 15 giugnocon la dirimpettaia San GregorioMagno. Centinaia i pastori e alle-vatori provenienti anche da altreprovince e dalla vicina MuroLucano che partecipano a questasorta di palio, in cui al posto deicavalli ci sono vacche, capre,pecore, buoi, persino asini, addob-bati con pesanti campanacci, chenel tintinnio e frastuono generalevengono fatti girare, dalle primeore del mattino, per tre volteattorno alla cappella del Santo, adinvocarne protezione, prosperitàe... latte in abbondanza. Il tutto inun’atmosfera di goliardica allegriatra i suoni della banda, fuochipirotecnici e la sfilata delle carat-teristiche cente, sculture di cera,allestite con pazienza certosinadalle donne. Molti pastorimungono per la strada le greggi,con il latte ottenuto si farà la“quagliata”, utilizzata nellapreparazione di formaggi caprinied ovini, freschi e stagionati (iproventi sono destinati alla par-rocchia di San Vito). Principe dellaproduzione casearia qui è ilcacioricotta spesso prodotto conlatte misto di capra e pecora; se èfresco viene consumato come for-maggio da tavola o per condire iprimi piatti, se stagionato è l’ide-ale da grattugiare. Ad appagare idesideri dei palati più esigenti,“cavatielli” fatti a mano e pecorabollita (o “vudduta”), un piattod’eccellenza, lungo da preparare,ma che esprime l’identità di questiluoghi, con lavori duri ed avari, incui si è consumata una storia didisequazioni ed abbandono. Per gliappassionati di escursionismo,tanti gli itinerari da poterscegliere, tra questi vi suggeriamouna bella passeggiata nella vicinalocalità di Ripa Ionda dove il tor-rente Valle della Corte (o di“Muro”, in quanto segna il confinetra Ricigliano e Muro Lucano)passa sotto un arco naturale dipietra, formando una serie di sug-

La Turniataa Ricigliano.

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tura artigianale. Non ultimi iprodotti caseari come la mozzarel-la nella mortella (cioè avvolta infoglie di mirto, usanza ereditatadai pastori transumanti), il for-maggio pecorino e il caciocavallosilano Dop. I sapori dell’orto e affi-ni ci portano quasi per mano aRomagnano al Monte, arroccatasu un’alta rupe, quasi al confinecon la Lucania, dove trovereteasparagi a volontà, da cui derivanopiatti gustosissimi come i cavatel-li e la “faunetta” agli asparagi, unpasticcio locale che si esaltaaccompagnandolo ad un buon bic-chiere di vino rosso. Affacciata sulVallo di Diano, Caggiano offrepiatti tipici di tutto rispetto comeil pasticcio caggianese, i crusicchi(cavatelli), cui è dedicata ancheuna frequentatissima sagra, edaltro ancora da poter gustare inoccasione del “Percorso culinarionel centro storico” in estate. Unamanciata di chilometri e ci s’i-noltra nei territori compresi traPertosa, il paesino di Auletta - da

non perdere il salame e il cuculofritto (fiori di zucca fritti) soprat-tutto in occasione dell’omonimasagra - ed il borgo di Salvitelle. Èin questi territori (e precisamentenell’area di Auletta, Caggiano,Pertosa, e Salvitelle) che si pro-duce una varietà di carciofi moltoparticolare, il “Carciofo bianco diPertosa”, dal colore verde tenuequasi bianco, come indica il nomeed i capolini grossi e rotondi conuna leggera fossetta al centro.Sono pochi gli ettari destinati allacoltura di questo prodotto, che stadiventando di nicchia, tenuti daicontadini, che lo coltivano ai mar-gini dei loro campi e non solo peril consumo familiare. Ma le qualitàorganolettiche di questo carciofo,il suo sapore delicato hanno atti-rato l’attenzione di Slow Food chesi sta adoperando per ottenerne lagiusta valorizzazione. Qualchepasso avanti è già stato fatto conil confezionamento dei carciofinisott’olio; il posto migliore peracquistarli rimangono i frantoi

della zona e poi gli agriturismi(dove si acquista dopo avereassaggiato). Certo, i carciofini liconservano ovunque, ma questisono tra i più rari. Altrettanto rara,con un che di incredibile, la mani-festazione folcloristica che si tienea Salvitelle, l’ultima domenica diagosto. Una rocambolesca corsa apiedi nudi dalla cima della SerraSan Giacomo, che sovrasta di uncentinaio di metri il borgo, finoalla cappella del patrono SanSebastiano, al limite del paese. Lapartecipazione è aperta a tutti,giovani e anziani, purché nati aSalvitelle. Come vuole latradizione, qui scendono tutti apiedi nudi per sentieri impervi,scoscesi, tra rovi e sterpaglie pun-genti. Arrivati alla meta, dopo averbaciato per devozione il piededella statua del Santo, immergonoi piedi sanguinanti in grossi tinicolmi di vino rosso, tipicità locale,che vale la pena di assaggiare.Pare che l’usanza risalga alla finedel ‘700, quando Serra SanGiacomo fu campo di eserci-tazione dei fucilieri francesi damontagna. Fu allora che ci fu unapiccola sfida tra i pastori diSalvitelle di fede sanfedista ealcuni soldati. Come si è conclusa?Naturalmente con la vittoria deipastori, che abituati a camminareda sempre scalzi, correvano all’in-contrario dei francesi, senza l’in-gombro degli scarponi. Una vitto-ria frutto dell’indigenza, che oggiha il sapore godereccio della festa.

In alto.Coltivazionedi Carciofo

bianco.

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