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Il Coraggio di……. “Leonardo da Vinci” Sabato, 14 maggio 2011 Agnadello PRO LOCO AGNADELLO

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Il Coraggio di…….

“Leonardo

da Vinci”

Agnadello

Sabato, 14 maggio 2011

Agnadello

PRO LOCO

AGNADELLO

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G. M. S.: Oibò, gente di questo borgo, dico bene o sono in fallo, son

sì o no, giunto ad Agnadello?

Spero proprio di non aver preso un abbaglio! Ho forse combinato un

macello?!?

Lo so, lo so, che è tanto che aspettate, ma io che ci posso fare? Il vostro

Giullar Mastro Sorriso con tutto il suo da fare avrebbe proprio

bisogno di andare poco, poco, a riposare.

Narratore 1: Dai, dai, Giullar Mastro Sorriso, osserva il loro viso… è

così tanto implorante che penso sia proprio importante che ti riprenda

subito all’istante.

G.M.S.: Fai presto tu, mio caro narratore, a far tanto l’oratore.

Sapete com’è, l’età è quella che è… e la memoria non sempre c’è. Vi

starete chiedendo: “Ma che va dicendo questo giullare qua.” Ora mi

spiego meglio. Qualcuno di lor Signori, certamente si ricorderà, che

tutti gli anni in questo periodo passo sempre di qua…ma per chi non mi

conosce ora mi presento: son Giullar Mastro Sorriso; dove abito non

lo so, perché una vera dimora non ce l’ho. Vengo mandato di qua e di là,

di su e di giù per portar ricordi antichi a questa benedetta gioventù. Ma

tutto questo andirivieni, ben non fa alla mia salute. Ed è per questo che

all’ultimo momento ho chiesto il pre-pensionamento. Ma nessuno mi ha

dato ascolto nemmeno per un momento!

Ed allora… che debbo fare??... Anche quest’anno mi dovrete

sopportare. Come ben sapete, qualcuno, da lassù, una volta all’anno mi

manda fin quaggiù con tanto di manoscritto come se fosse un editto.

Ora mi spiego meglio: Il mio capo da lassù un bel giorno mi chiama e mi

dice:

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Narratore 1: “Leggendo la storia antica ho scoperto, che c’è un

paesello bello, bello che porta il nome di Agnadello, che ha vissuto una

brutta cosa… una grande guerra.”

G.M.S.: E siccome, a lui le guerre non piacciono proprio, ma preferisce

che su ogni terra regni la pace, mi dice:

Narratore 1: “G.M.Sorriso, ricordi l’appuntamento che hai dato alla

gente di Agnadello, quando hai combinato tutto quel macello? E’

arrivato il momento di ripartire e di tornare per continuare a raccontare

alla gente di quel paese bello, cosa successe in quelle terre, le cose

brutte e le cose belle, perché solo conoscendo il passato si può vivere il

presente in un paese beato.”

G.M.S.: Come sempre ho ubbidito, e subito son partito. Un po’ più

tempo del solito ho impiegato ma alla fine eccomi arrivato. E si, perché

questa volta non mi sono limitato a preparare uno scritto per raccontarvi

il passato. Come sempre ho chiesto aiuto proprio a voi gente di

Agnadello, ma proprio sul più bello mi sono accorto che avevo

combinato un bel macello. Oibò, quello che vedrete non è successo in

questo paese bello, bello…. ma rimarrete sorpresi, quando vi accorgerete

che la storia che raccontiamo questa sera, si svolge sì per le strade e le

città di tutta Italia, ma è pur sempre quella vera. Orsù gente, bando alle

ciance, apriamo i cuori e riviviamo insieme quel lontano tempo che, più

non potrà tornare ma che certamente non potremo mai dimenticare!

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Musica: N° 1 + 2 + 3

Narratore 1: Scrisse Loris Jacopo Bononi

“E DOBBIAMO GIRARE,

GUARDARE,

AVER CURA DEL PATRIMONIO

DI QUESTA NOSTRA TERRA,

PERCHE’

SE NON AVREMO CURA NOI

DELLA NOSTRA TERRA,

CHI MAI NE AVRA’

IN VECE NOSTRA?”.

Narratore 1: Alla fine del 500, il borgo di Agnadello, contava circa 800

abitanti.

C’era un parroco Don Giacomo De Belinzaghi, che si doveva

occupare oltre che delle anime, anche della chiesa di S. Maria, oggi S.

Bernardino, della chiesa parrocchiale di S. Vittore e della chiesa di S.

Pietro situata nella omonima cascina.

Tutto il territorio centrale di Agnadello era già bonificato e si andava

sviluppando attorno alla roggia centrale, che divideva in due il paese.

C’era il Castello dei Visconti, parte dell’ edificio in piazza Chiesa, la

zona di via Premoli, e gli edifici all’incrocio tra via Vittoria e via S.

Bernardino.

La gente, naturalmente, viveva già anche in tutte quelle cascine che si

trovavano sulla parte morfologicamente alta del territorio di Agnadello:

la Berinzaga, S. Antonio, il Paradiso, la Viscontina, Mirabello, la

Costa, e dall’altra parte la cascina S. Pietro.

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Il nostro paese viveva in prevalenza di agricoltura ma non mancavano

certo, i più svariati lavori artigianali.

C’era la bottega del fabbro… (entra il popolo 1) Le donne si riunivano per lavorare la lana e per cucire…(entra il pololo 2)

La vita nelle stalle procedeva come sempre… (entra il popolo 3) E non mancava la locanda dove trovavano rifugio i viandanti che

passavano da Agnadello. (entra il popolo 4)

Qui ad Agnadello e precisamente nel castello e nelle sue pertinenze,

vivevano alcune famiglie dell’antica nobiltà come i Visconti che avevano

al loro servizio famiglie del paese. (entrano i Signori) Si iniziava però a vedere, anche la nuova borghesia che con la famiglia

Berinzaghi aveva deciso di vivere ad Agnadello. (entrano i cortigiani) Di sicuro non c’era tutto il ben di Dio che c’è oggi!

(entrano i soldati) Purtroppo in quel periodo erano frequenti le guerre

e, senza nessun preavviso, poteva capitare che i borghi come Agnadello

venivano attraversati da contingenti militari che, quando andava bene,

facevano razzia di animali e di vettovaglie…. Ma quando andava male

lasciavano al loro passaggio morte e distruzione. G.M.S.: Scommetto che quello che sto per raccontarVi adesso…

proprio non ve lo immaginate. Non avete mai sentito parlare di quello

che succedeva a Firenze nel 1500?...No?!?! Ma non è possibile!.. In tutti

questi anni non ho fatto altro che riportarVi in quell’epoca… No, però…

forse avete ragione: abbiamo rivissuto in questi ultimi anni quel che

successe tra i Francesi e i Veneziani in particolar modo qui, ad

Agnadello, paese bello… Allora ci penso io. Ascoltatemi bene e

prestate tutta la vostra attenzione. Non abbiate paura… e mi

raccomando: aprite le menti e salite con me sul treno che vi porterà tra

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realtà e fantasia a Vinci, a Firenze, e poi a Milano e nella nostra

Geradadda. Ed ora, gente di Agnadello, entriamo nel periodo storico

di quell’epoca.

Musica: N° 4 + 5

Narratore 1 – Siamo un po’ di anni prima della morte di Carlo VIII, re di

Francia esattamente nel 1450. Un’epoca di grande fervore

intellettuale e Firenze sta per diventare capitale del Rinascimento che

in quel periodo si sta affermando. A Firenze ci sono molti artigiani in

quel momento. Ci sono più intagliatori di legno che macellerie. L’Italia

del 400 è il paese più progredito d’Europa. Conta 10.000.000 di

abitanti divisi in tanti staterelli. Ogni staterello ha il suo principe, il suo

duca e il suo marchese. L’Italia è piena di castelli, (i Signori girano per Firenze) di residenze dei Signori e in questo modo fioriscono le

committenze di scultori, pittori e architetti. Ma Leonardo non conosce

ancora tutto questo. La nostra storia inizia da Vinci non lontano da

Firenze il 15 aprile 1452. Leonardo fu figlio naturale di Caterina e del

notaio ser Piero da Vinci, il nonno paterno Antonio, (seduto alla scrivania) anch'egli notaio, scrisse in un suo registro: «Nacque un mio

nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì 15 aprile in sabato a ore 3 di

notte [ attuali 22.30 ]. (i parenti e gli invitati vanno in chiesa per il Battesimo) Ebbe nome Lionardo. Battizzollo prete Piero di

Bartolomeo da Vinci, in presenza di Papino di Nanni, Meo di Tonino,

Pier di Malvolto, Nanni di Venzo, Arigo di Giovanni Tedesco, monna

Lisa di Domenico di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccolosa del Barna, monna Maria, figliuola di Nanni di Venzo, monna

Pippa di Previcone. In questa chiesa un bambino viene battezzato come tanti

altri…. (si fa la scena del Battesimo intanto Caterina guarda di nascosto –

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alla fine del Battesimo i Signori vanno nel cortile Cernuschi, il popolo in via Orefici) Narratore 2 – In chiesa in disparte una donna osserva e divora con gli

occhi il piccolo Leonardo. E’ Caterina sua madre, una giovane

contadina, forse una domestica. La sua condizione sociale non le ha

consentito di andare in sposa a Ser Piero che è notaio, quindi persona

in vista a Vinci,. Il piccolo verrà allevato dal padre.

(scena della corsa con gli aquiloni per le strade di Vinci Leonardo -5/6 anni- ed altri bambini corrono per le strade di Vinci insieme allo zio)[entrano da via S. Berbardino e tornano in via Orefici) Musica: N° 6

Narratore 2 – Passano gli anni e Caterina deve accontentarsi di vedere

crescere il suo bambino da lontano. A volte lo vede passare attraverso i

vicoli del paese ma deve continuare a stare nell’ombra.

Narratore 2 – Caterina sposò un certo Attaccabrighe. Solo molto più

tardi Leonardo scoprirà che quella è sua madre.

Narratore 1 - Lui vive a Vinci un piccolo paese a 40 Km da Firenze,

frequenta la scuola dell’abaco cioè la scuola elementare. Il padre fa il

notaio.

Narratore 2 – Il padre dopo un primo matrimonio non fertile si è

risposato e comincia a mettere al mondo un figlio dopo l’altro: dieci in

tutto. Leonardo rimarrà però un illegittimo, il figlio del peccato.

L’assenza della madre gli peserà. (Leonardo e lo zio girano per le vie di Vinci)

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Qui cresce e comincia ad osservare la natura grazie anche ad uno zio

che gli vuole bene e che lo porta spesso con se nei campi. L’immensa

curiosità di Leonardo, lo porterà persino a sezionare cadaveri per

vedere dentro alle cose e capire come funzionano. L’acqua lo attira con

la sua forza, le sue evoluzioni, i suoi ingorghi tanto che passerà parte

della sua vita a studiare sistemi per imbrigliarle e riutilizzarle e per capire

le leggi che le governano.

Narratore 1 – E’ dunque in questa tranquilla campagna che Leonardo

cresce e sarebbe diventato forse un buon fattore magari un aiutante

dello zio non certamente un notaio come suo padre, perché la sua

situazione di figlio illegittimo gli precludeva questa possibilità. Sarebbe

rimasto un comune abitante di Vinci se non fosse avvenuta una grande

svolta.

ALLA BOTTEGA DEL VERROCCHIO

(Leonardo ha circa 10/12 anni – alla scrivania che scrive e disegna)

Musica : N° 7

Narratore 2 – Il padre anche se un po’ distante nei confronti del figlio, si

accorge che disegna bene, molto bene. Rimane colpito da questo

ragazzo che con la mano sinistra crea immagini incredibili. Il padre decide

di portarlo a Firenze, a bottega come si diceva, cioè a scuola da un buon

artigiano iniziando come lavorante e aiutante.

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(recitato – sempre alla scrivania 1) Ser Piero – Ho deciso, se ti vuole ti metto a bottega da mastro

Verrocchio… se ti vole!

Leonardo – Andrea Verrocchio?

(si spostano alla bottega del Verrocchio dove ci sono altri ragazzini che lavorano di circa 12/15 anni) Ser Piero – Salve Mastro Verrocchio. Sono venuto a Voi perché

c’avrei da parlarVi.

Verrocchio – Buon giorno, Ser Piero. Venite, venite.

Ser Piero – Ho qui questi disegni, questi scarabocchi. Vorrei che gli

deste un’occhiata.

Verrocchio – Volentieri, date qua….. Niente male.. Son del vostro

figliolo?

Ser Piero – Eh, eh…

Verrocchio – E lo prendo si! E indovè questo giovanotto?

Ser Piero – e’ qui fuori che aspetta….. Leonardo!

Verrocchio – Tu sei mancino è?

Leonardo – Sì.

Ser Piero – E come l’avete capito?

Verrocchio – Dal tratteggio del disegno. Mi darete tre lire il mese. Vitto

e alloggio ci penso io..

Ser Piero – Quando può cominciare?

Verrocchio – Subito.

Leonardo – Subito?!?

Ser Piero – Si.

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Verrocchio – Lorenzo… Lorenzo…

Verrocchio – Porta un grembiale a questo giovanotto.

Ser Piero – D’ora in avanti vivrai qui.

Leonardo – E a casa?

Verrocchio – D’ora in avanti questa sarà la tua casa. E ricordate: tre

lire il mese…

Ser Piero – Non dubitate… tu, fatti onore!

G.S.M. – Oibò, gente di Agnadello, per comprendere il seguito della

storia di Leonardo, a questo punto è importante capire esattamente

cos’erano queste botteghe artistiche. E’ difficile oggi trovare

l’equivalente. L’esempio che più si può avvicinare forse è un laboratorio

di scenografie per il teatro, per il cinema o per la televisione. Infatti in

queste botteghe si fanno pittura, scultura, di alta qualità. Del resto il

Verrocchio è un autore ormai rinomato di grandi opere anche di oggetti

d’arte, decorazioni, scenografie per spettacoli e anche di architettura.

E persino corazze da parata. Va detto che le più belle corazze erano

costruite proprio da artigiani italiani che univano la bellezza estetica alla

praticità con dei giunti snodati che permettevano i più ampi movimenti

delle braccia e del corpo.

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Musica: N° 8 + 9

Narratore 2 - Qui si lavorava la creta, si lavorava il marmo, il legno, ma

anche il metallo. Per questo bisognava impadronirsi delle tecniche della

fusione e in certi casi costruire delle macchine per poi riuscire a portare

queste opere a grandi altezze. In quegli anni Leonardo vide i disegni che

aveva usato il Brunelleschi per costruire la cupola del Duomo di

Firenze e ne rimase certamente impressionato.

A Firenze insomma, Leonardo si trova immerso in un mare di stimoli

artistici, culturali, ma anche tecnici. Non solo, ma si trova qui a contatto

con altri grandi artisti che come lui stanno crescendo, stanno facendo

pratica dal Verrocchio. E sono Botticelli, Ghirlandaio, Lorenzo de

Cregni, il Perugino e tanti altri.

(recitato – sempre nella bottega con ragazzini di 12/15 anni) Verrocchio – Oh, che fate li?!?.. fannulloni, mascalzoni… Perugino, te

sarai sempre un becero. Anche te, Botticelli, vai a lavorare… sei sempre

a fare chiasso. Basta ch’io manchi un minuto che…

Ragazzo – E’ arrivato il castigamatti!!

Verrocchio – Via! Via!

(Leonardo e gli altri escono e vanno a cambiarsi in via Orefici)

Narratore 1 – Per Leonardo è anche un’occasione per incontrare molti

spiriti eletti che frequentano la bottega: committenti, artisti, intellettuali.

Il piccolo ragazzo di provincia si trova improvvisamente proiettato in

mezzo a un mondo pieno di opportunità ed occasioni. Opportunità

impensabili nel suo piccolo mondo. E’ un’esperienza che dura 4/5 anni

e che segna profondamente Leonardo anche come pittore.

(Dal cortile Cernuschi entrano nella bottega i ragazzi più grandi di circa 20 anni che scolpiscono, dipingono, ecc..?)

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Narratore 2 – I ragazzi di bottega sono tuttofare ma la pittura rimane

l’arte poù ambita. A loro il maestro affida le parti minori del quadro a

seconda del loro livello di preparazione. Dalla semplice esecuzione di

fondali o di dettagli di abiti fino ai personaggi minori. Nel quadro del

Verrocchio “Il Battesimo di Cristo” , l’angelo di sinistra è

tradizionalmente attribuito a Leonardo.

(recitato – le lavandaie – Leonardo dipinge un quadro)

Musica: N° 10

Perugino – Dico a voi… ehi, figliole… dico a voi…

Cregni – Il Perugino ha attaccato con le lavandaie… dai andiamo a far

chiasso..

Perugino – Guarda… guarda… spostati…

Botticelli – Leonardo, lavori sempre, non mangi.

Perugino – Ehi, dico a te…. Ci vediamo stasera… via delle vergini!!

Ah,Ah,Ah….

Botticelli – Ma che bello! Leonardo ma lo sai che il tuo angelo è molto

più bello di quell’altr’ angelo dipinto da maestro Verrocchio!?... 100 volte

di più..

Verrocchio – Così è meglio è?!... molto meglio… 100.000 volte meglio…

Vai, vai….. Quel bischero c’ha ragione… dai, dai, su… lavora…

Narratore 2 – Si dice che il Verrocchio non ha più toccato il pennello

dopo averlo visto. Non è vero ma mostra quale talento rivelò subito

Leonardo come pittore.

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Musica: N° 11

Narratore 1 – Leonardo passa a Firenze 14 anni ma poco rimane della

sua attività di pittore. Sembra quasi in attesa di produrre qualcosa di

perfetto. Aumentano invece sempre più gli appunti. Con la famiglia non

ha quasi più legami tranne che con lo zio Francesco . La situazione di

figlio illegittimo gli ha creato notevoli difficoltà con i fratellastri i quali al

momento della morte del padre contesteranno addirittura la sua parte di

eredità.

(entrano da via S. Bernardino i soldati e portano via Leonardo e gli altri in via S. Bernardino) Narratore 2 - Ma a Firenze Leonardo ha avuto problemi con la

giustizia. Una denuncia anonima, ha infatti denunciato lui e altri giovani

fiorentini di atti di sodomia nei confronti di un giovane modello di 17

anni. Anche se c’è di fatto una certa tolleranza per la omosessualità

nella Firenze dell’epoca, la pena prevista in questi casi è severissima:

addirittura il rogo.

Oltre a Leonardo, tra gli altri inquisiti vi erano Bartolomeo di Pasquino

e soprattutto Leonardo Tornabuoni, giovane rampollo della

potentissima famiglia fiorentina dei Tornabuoni, imparentata con i

Medici. Secondo certi studiosi fu proprio il coinvolgimento di

quest'ultimo che avrebbe giocato a favore degli accusati. Il 7 giugno,

l'accusa venne archiviata e gli imputati furono tutti assolti "cum

conditione ut retumburentur", salvo che non vi siano altre denunce in

merito.

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Narratore 1 - A Firenze Leonardo rimane 14 anni e qui si forma non

solo come artista perhè è un curioso, un grande uomo, un grande

osservatore, tutto lo interessa. E’ un uomo che vuole capire e che cerca

in particolare di approfondire le cose della natura:

Narratore 2 -

Vuole capire per esempio come funziona un albero

Come è fatto all’interno un corpo umano

Cosa sono le montagne e i fiumi

Quali sono le leggi che governano i fenomeni fisici

Perché gli uccelli volano

(entra Lorenzo il Magnifico e la sua Corte dal cortile Cernuschi) Musica: N° 12 + 13

Narratore 1 - Firenze era governata a quel tempo da un grande

personaggio: Lorenzo il Magnifico. Grande sostenitore delle belle arti,

mecenate, uomo colto e raffinato il rinascimento gli deve molto la sua

corte era frequentata da artisti, letterati, filosofi,anche Leonardo gli

ebbe accesso. (Leonardo e gli altri giovani rientrano a Firenze)

Narratore 2 – Ma quella era anche un epoca turbolenta con lotte per il

potere a volte violente tra famiglie rivali. Lorenzo de Medici era arrivato

al potere proprio grazie a una di queste lotte, la cosiddetta “Congiura

dei pazzi” I congiurati avevano ucciso Giuliano suo fratello e lui si trova

a succedergli nel governo della città e compie una terribile vendetta.

Uno dei congiurati, il Barroccelli, viene raggiunto a Costantinopoli

dove si era rifugiato e come in un film di spionaggio viene riportato a

Firenze per essere processato. Viene condannato all’impiccagione e la

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sentenza eseguita all’interno del palazzo di giustizia il Bargello. Tra la

folla degli spettatori c’era anche Leonardo che riproduce sul suo

taccuino la scena. (tutti guardano in alto come se vedessero l’impiccato appesa al balcone – nel frattempo Leonardo 40enne va alla scrivania di Firenze e passa poi a quella di Milano)

Narratore 1 – Leonardo aveva ormai capito moltissime cose

sorprendenti specialmente per un uomo del suo tempo e in quegli anni

molti furono i lavori che gli vennero commissionati.

Narratore 2 – Leonardo medita però di lasciare Firenze. Ormai ha

maturato molte esperienze e può offrire i suoi servigi a qualche potente.

Non soltanto come pittore e scultore ma anche come progettista e

inventore. Lo dimostrano i suoi manoscritti pieni di invenzioni, progetti, e

anche di macchine e armi per la guerra. Le Signorie hanno bisogno di

tecnici militari e forse è il momento di trovare committenze interessanti

altrove.

Narratore 1 - Egli decise di recarsi a Milano una delle poche città in

Europa a superare i centomila abitanti, al centro di una regione

popolosa e produttiva. Si rese conto che le potenti signorie avevano

sempre più bisogno di nuove armi per le guerre interne, e riteneva i suoi

progetti in materia degni di nota da parte del ducato di Milano, già

alleato coi Medici.

Musica: N° 14

(entrano da via Orefici i tamburi con l’esercito e Ludovico il Moro e i Signori)

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Narratore 2 – Gli Sforza sono alleati di Firenze governano una città

che si sta espandendo e sono sensibili al prestigio che possano dar loro

le opere di artisti di qualità ma forse sono ancora più sensibili a quei

armamenti che può offrire loro una mente fervida come quella di

Leonardo. È a Milano che Leonardo scrisse la cosiddetta lettera

d'impiego a Ludovico il Moro, descrivendo innanzitutto i suoi progetti

di apparati militari, di opere idrauliche, di architettura, e solo alla fine, di

pittura e scultura, tra cui il progetto di un cavallo di bronzo per un

monumento a Francesco Sforza.

(Leonardo ormai 40enne è seduto alla sua scrivania 2)

Musica: N° 15 + 16 + 17

Narratore 1 – Ci sono annotazioni molto significative in cui si parla di

conti da saldare, pasti da pagare e… addirittura del fatto di non poter

far riparare gli occhiali per mancanza di quattrini. Leonardo allora

portava gli occhiali. C’è piuttosto la tendenza a credere che per occhiali

intendesse delle lenti che gli servivano per il suo lavoro di pittore.

Leonardo scopre pian piano Milano una città molto grande per l’epoca

una delle poche in Europa a superare i 100.000 abitanti al centro di

una regione popolosa e produttiva.

Narratore 2 - Una città ricchissima di acque, attraversata da canali, i

navigli. L’acqua viene usata anche come forza motrice grazie a dei mulini

che fanno girare i telai. Qui si produce lana e seta di alta qualità e i

commerci sono floridi. Una città molto diversa da Firenze, per clima,

tradizioni, e per il modo di parlare. (x Milano girano il popolo e i Signori fra le botteghe)

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Narratore 1 – Non dimentichiamo infatti che la lingua italiana a quel

tempo era parlata soltanto da pochi, solo le persone colte la

conoscevano. Il popolo parlava il proprio dialetto a Milano come a

Palermo come a Napoli o a Torino. C’è da credere che Leonardo sia

rimasto sconcertato nello scoprire che a Milano si parlava una specie di

lingua straniera a lui sconosciuta e per certi versi incomprensibile.

(Leonardo gira per Milano vicino al castello)

Narratore 2 – Leonardo si abitua pian piano alla vita di Milano anche

perché qui trascorre il periodo più lungo della sua attività professionale

in tutto quasi 20 anni. Al punto che gli esperti trovano nei suoi scritti

persino dei lombardismi. A Milano Leonardo attraversa un periodo

particolarmente fecondo perché dopo le difficoltà iniziali riesce ad

inserirsi nella corte di Ludovico il Moro e ad ottenere incarichi e

committenze. Tra l’altro gli viene chiesto di affrescare una delle sale del

Castello Sforzesco e ha un’idea originale: la trasforma in un piccolo

bosco dipingendo degli alberi che intrecciano i loro rami sul

soffitto.(esce Cecilia Gallerani) A corte conosce una ragazza di

grande fascino: ha 16 anni ed è la favorita del Duca si chiama Cecilia

Gallerani molto intelligente e raffinata. Nella vita di Leonardo non si

conoscono donne ma sembra che Cecilia lo abbia colpito per la sua

bellezza e per la sua intelligenza.

Narratore 1 – (Leonardo ritrae Cecilia dipingendo alla scrivania 2) Il

ritratto di Cecilia Gallerani è una delle cose più belle uscite dal

pennello di Leonardo ed è universalmente conosciuto come “La dama

con l’ermellino” che in realtà non regge tra le sue mani un ermellino ma

bensì un furetto. Ma a Milano Leonardo rivela un altro suo grande

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talento quello di scenografo. La sua abilità nel creare macchine e

meccanismi unita alla sua grande fantasia si traduce in uno dei più

memorabili spettacoli che il ducato ricordi. La cosiddetta Festa del

Paradiso (escono i Signori in corteo + Ballo+ Sole e Luna) per

festeggiare le nozze di Gian Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona a

cui seguirono quelle di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este e Anna

Maria Sforza e Alfonso I° d’Este Una grande rappresentazione

teatrale in cui il sole, la luna, i pianeti si muovevano ruotando sul

palcoscenico.

Narratore 2 – Nel corso del suo soggiorno a Milano Leonardo si

occupa di opere anche più importanti come la famosa Vergine delle

rocce che è uno sei suoi capolavori. La bellezza e la dolcezza delle figure

riunite in questo lavoro a piramide e perfettamente inserite in un

paesaggio molto insolito. Osservando attentamente il quadro gli esperti

hanno notato che le rocce sono state dipinte da un pittore che sapeva

molto di geologia.

Narratore 1 – Ma il Leonardo artista lavora a Milano ad un’altra opera

importante: la statua equestre in memoria di Francesco Sforza.

Leonardo con questo monumento vuole realizzare un opera che oscuri

tutte le precedenti statue equestri in particolare quelle del Verrocchio e

di Donatello. A lui interessa più il cavallo che il cavaliere. Il suo cavallo

dovrà essere il più grande di tutti, deve essere alto addirittura più di

sette metri e deve addirittura essere ritto sulle zampe posteriori in una

posizione rampante. Quindi una vera sfida mai tentata prima, Un’opera

gigantesca che per la sua fusione richiederebbe ben 100 tonnellate di

bronzo.

(Leonardo è seduto alla scrivania 2)

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Narratore 2 – Ludovico il Moro (entra e va da Leonardo) comincia a

spazientirsi per l’attesa. Ad un certo punto Leonardo si convince che i

problemi sono troppi per costruire un cavallo rampante e decide di

passare ad un classico cavallo al passo. Ma deve riprendere gli studi da

capo. Finalmente la costruzione del modello in gesso incomincia ed è

completato in occasione delle nozze della nipote del duca con

l’imperatore d’Austria. Questa enorme statua viene esposta

pubblicamente e solleva l’ammirazione generale. Leonardo prepara gli

stampi per la fusione.. Ma uno strano destino perseguita le opere di

Leonardo. Le 100 tonnellate di bronzo destinate al monumento non

sono più disponibili. Sono state utilizzate per fare i cannoni per

difendere il ducato d’Este dall’invasione dei Francesi. L’arrivo delle

truppe a Milano nel 1499 creeranno i danni più gravi. La soldataglia lo

utilizzerà come un tiro a segno. (Arrivano le truppe da via S. Bernardino e da via Orefici e c’è uno scontro e poi tornano in via Orefici)

Le macchine e i l Cenacolo (il popolo gira per le strade di Milano)

Narratore 1 - Tra un progetto e l’altro Leonardo torna di frequente

alla sua scrivania per scrivere pagine e pagine di spunti e sempre più

spesso tornano ad apparire macchine a volte mai realizzate. Tra l’altro

molte macchine da lavoro che risentono dell’ambiente milanese. A

Milano al museo della Scienza e della tecnica esiste la più grande

raccolta di modelli delle sue macchine ricostruite fedelmente dai suoi

disegni. La sega idraulica… i cuscinetti a sfera.. sistema per sollevare

colonne e obelischi… carro automotore…

(il popolo che gira per Milano si accascia e muore e i soldati portano via i cadaveri – Caterina vecchia va alla scrivania)

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Narratore 2 - Durante il suo soggiorno a Milano nel 1485 Leonardo

assiste ad un evento spaventoso: un’epidemia di peste. Oggi non

abbiamo un’idea della devastazione che provocava a quel tempo la

peste. Circa la metà degli abitanti di Milano morì. I morti furono 50.000

quasi come per la bomba atomica di Nagasaki. Una popolazione

dimezzata. E’ un’emergenza sanitaria praticamente incontrollabile.

Narratore 1 - A quell’epoca Leonardo aveva 45 anni e la madre che

probabilmente viveva con lui, venti di più. Leonardo nasconde sempre i

suoi sentimenti privati e non parla mai di questo suo rapporto con la

madre, quella madre che da piccolo gli era stata negata e che ora

finalmente si unisce a lui ma solo per morire poco tempo dopo.

(recitato – alla scrivania 2)

Leonardo – Caterina 20 addì, 16 luglio 1497. Spese per la

sotterratura di Caterina… soldi 27, per lo cataletto.. soldi 8, portatura e

posatura di croce…. soldi 4, per la portatura del morto … soldi 8, per 4

preti e 4 chierici … soldi 20, campana, libro, spugne… soldi 2, per i

sotterratori.. soldi 16,. (porta via Caterina morta)

Narratore 1 – Proprio negli anni in cui Leonardo si trova qui a Milano si

verifica un avvenimento che porta a cambiare la storia nel mondo, perché

nel 1492 Cristoforo Colombo scopre l’America. C’è un’ultima opera

infine di Leonardo da Vinci molto importante realizzata proprio qui a

Milano durante il suo lungo soggiorno durato ben 17 anni ed è il

Cenacolo.

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(Leonardo lavora al Cenacolo che rimane coperto – 4 ragazzini sono seduti al refettorio) Narratore 2 – Fu così che nel 1495 Ludovico il Moro gli commissionò

l’Ultima Cena nel refettorio di Santa Maria delle Grazie. Narratore 2

– Leonardo riflette a lungo su come impostare quest’opera . lavora a

molti bozzetti ma soprattutto cerca di trovare un concetto centrale

attorno al quale costruire quest’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli.

La parete è molto grande e Leonardo lavora intensamente

sull’impalcatura che viene eretta. Ma come previsto le cose vanno per le

lunghe. Lo scrittore Matteo Mandello si trovava tra i ragazzi che

studiavano in convento. Era il nipote del priore e osservava il grande

maestro all’opera. Racconterà in una delle sue novelle che Leonardo a

volte dipingeva senza sosta, altre volte arrivava in pieno mezzogiorno,

saliva sul ponte, pigliava il pennello, dava una o due pennellate e poi

subito scendeva e andava altrove. Quando l’ultima cena infine è

terminata e si tolgono le impalcature, (si toglie il telo e si scopre il Cenacolo) Leonardo ha un colpo al cuore: la tecnica da lui usata

mostra subito i suoi gravi difetti. Nella parte a sinistra in basso si

intravede una prima crepa. E’ l’inizio di un processo di disgregazione

che continuerà inesorabilmente nel tempo.

(entrano i soldati francesi da via Dante e catturano Ludovico il Moro e vanno in via Orefici)

Narratore 1 - Ma a Milano succedono avvenimenti molto gravi. Siamo

nel 1499. Le truppe francesi occupano la città. Leonardo è costretto

ad abbandonare Milano il suo protettore Ludovico il Moro è stato

catturato e morirà poco dopo in prigione.

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G.S.M. – Oibò, gente di Agnadello…. Se si guarda dall’ alto l’Italia

dell’epoca a cavallo tra il 400 e il 500 si capiscono meglio certi

avvenimenti della nostra storia. Infatti il nostro paese era un po’ come un

abito di Arlecchino: fatto di tanti staterelli di colore diverso molti piccoli

regni spesso in lotta tra loro, principati, ducati, il regno di Napoli, lo

stato pontificio, le repubbliche di Firenze, di Lucca , di Siena, di Pisa, il

ducato dei Savoia, quello di Milano, il marchesato del Monferrato, poi i

territori sotto il dominio dei Gonzaga, degli Estensi, la repubblica di

Venezia, quella di Genova, il principato di Trento, ecc., ecc.., ecc..

Questa polverizzazione di potere come abbiamo visto favorì lo sviluppo

dell’arte. Ma c’era anche il rovescio della medaglia. In altri paesi come in

Francia e in Spagna stavano invece nascendo grandi stati unitari molto

forti che miravano all’Italia come terra di conquista proprio per la sua

debolezza dovuta alla sua frammentazione. Infatti l’Italia venne invasa

da nord a sud nel corso di lunghissimi anni.

Musica: N° 18

Narratore 2 – Una delle prime aggressioni fu proprio quella dei

francesi al ducato di Milano sotto la guida di Luigi XII. Leonardo è

costretto ad andarsene. Ma andare dove? (esce Isabella e Leonardo va da lei) Per prima cosa si ferma a Mantova alla corte di Isabelle d’Este in

Gonzaga, una donna colta, amante delle arti grande ammiratrice di

Leonardo. Isabella Gonzaga cerca in ogni modo di convincere

Leonardo a farle un ritratto ma tutto quello che riesce ad ottenere era

un cartone per un ritratto in grandezza naturale che non venne mai

realizzato. Isabella ha però paura di compromettersi con i francesi.

Leonardo è un personaggio troppo ingombrante e lo invita ad

andarsene.

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Narratore 1 – Leonardo si reca in un primo tempo a Venezia dove

naturalmente trova il modo di esercitare il suo talento di esperto in

tecnologie militari e progetta un piano di difesa di Venezia contro i

Turchi con una serie di sbarramenti delle acque dell’Isonzo per inondare

l’accesso della città in caso di bisogno. Dopo un breve soggiorno a

Firenze, siamo nel 1501, lo si ritrova in Romagna a fianco di Cesare

Borgia diventa il suo consigliere militare anzi diventa ministro della

guerra con pieni poteri in virtù di un decreto che ancora oggi è

conservato.

Narratore 2 – E’ questo il periodo più avventuroso della vita di

Leonardo. Cesare Borgia è il figlio naturale del papa Alessandro VI e

ha un grande progetto: creare uno stato grande e forte riunendo sotto il

suo dominio il maggior numero di stati. Leonardo si muove

freneticamente da una fortezza all’altra per rafforzare le difese e

organizzare gli attacchi. Ma dopo che Cesare Borgia fece strangolare

quattro oppositori tra i quali un suo amico, Leonardo decide di

andarsene.

Narratore 1 – C’è in Leonardo una strana contraddizione perché da

un lato è contro la guerra che definisce una pazzia pazzesca, ma

dall’altra parte la sua opera è piena di invenzioni militari.

(I lavoranti entrano con le ali e si mettono davanti al monumento dell’Avis - Leonardo lavora con loro)

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Musica: N° 19 + 20

Narratore 1 – La mente di Leonardo non poteva non cimentarsi in

quello che è il grande sogno di molti uomini del suo tempo, cioè

inventare una macchina per volare. Macchina che consentisse di alzarsi

in volo e di trasformarsi in uccello. Leonardo sa che questa invenzione

oscurerebbe tutte le altre e sogna il giorno che una tale macchina potrà

prendere il volo. Leonardo quindi cerca di imitare la natura studia

l’anatomia degli uccelli, i muscoli, le ossa, e osserva con attenzione il

battito delle ali. Leonardo comincia a progettare delle macchine che

siano capaci di imitare il meraviglioso volare degli uccelli. E’ evidente che

Leonardo non sa che non basta semplicemente applicare delle ali

all’uomo perché la forza delle braccia non è sufficiente. Leonardo

disegna vari modelli di ali ma non sappiamo se qualche modello sia stato

sperimentato. Pensiamo invece che quello che Leonardo sognava era

qualcosa di questo tipo. Ma un modello così funziona soltanto nella

fantasia. (entra l’elica)

Narratore 2 – Malgrado tutti gli sforzi e la sua immaginazione Leonardo

non riuscì mai a costruire una macchina capace di volare ma osservando

il volo degli uccelli Leonardo studiò la loro grande capacità di planare e

di sfruttare le varie correnti aeree. Tra i suoi appunti troviamo il disegno

di un antenato del paracadute.

Nell’ultima parte della sua vita Leonardo non si dà per vinto. C’è infatti

un’ultima immagine che non va dimenticata: quello di uno strumento a vite

che si fa femmina con l’aria cioè praticamente l’antenato dell’elica

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Musica: N° 21

Narratore 1 – Agli inizi del 500 Leonardo inizia il quadro più famoso,

quello che nella storia della pittura è considerato il quadro.

(Leonardo lavora alla Gioconda scrivania 1) Narratore 1 – Quando nel 1503 torna a Firenze tanti pittori dell’epoca

gli fanno visita per vedere la sua Gioconda. Anche Raffaello da

Urbino va da Leonardo e quando si trova di fronte all’opera piange.

Narratore 2 - Identificata tradizionalmente come Lisa Gherardini, nata

nel 1479, moglie di Francesco Bartolomeo del Giocondo, il dipinto,

considerato il ritratto più famoso del mondo, non è tanto o soltanto un

ritratto. Come il paesaggio che le sta alle spalle non è soltanto un

paesaggio, reale o fantastico, ma è la natura, nel suo aspetto solido,

liquido, atmosferico, così la figura è l'elemento umano della natura, è

natura umanizzata: la straordinarietà del dipinto non sta nella bellezza

individuale della donna ritratta - che infatti non è particolarmente bella in

sé - ma nell'aver individuato nella figura umana la realizzazione dello sviluppo della natura, che da quella non si distingue ma si dà come parte

preminente di essa. Il famoso sorriso può così semplicemente intendersi

come consapevolezza di sé, in quanto essere naturale in armonia ed

equilibrio in una realtà che ha la sua stessa sostanza.

Narratore 1 - Nella Gioconda, l'individuo rappresenta al tempo stesso

la specie: il ritratto, superati i limiti sociali, acquisisce un valore

universale. Leonardo ha lavorato a quest'opera sia come ricercatore e

pensatore sia come pittore e poeta.

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Narratore 2 - Leonardo ha creato con la Gioconda una formula nuova,

più monumentale e al tempo stesso più animata, più concreta, e tuttavia

più poetica di quella dei suoi predecessori. Prima di lui, nei ritratti manca

il mistero; gli artisti non hanno raffigurato che forme esteriori senza

l'anima o, quando hanno caratterizzato l'anima stessa, essa cercava di

giungere allo spettatore mediante gesti, oggetti simbolici, scritte. Solo

nella Gioconda emana un enigma: l'anima è presente ma

inaccessibile».(Leonardo barba e capelli bianchi)

Narratore 1 – Nel 1506 Leonardo torna a Milano per un nuovo

periodo di lavoro e torna a vedere il suo cenacolo.

Vi ritornò poi a Milano, occupandosi fra l'altro del progetto di una

statua equestre in onore di Gian Giacomo Trivulzio – nel settembre

1508 abitando nei pressi di San Babila; ottenne per quasi un anno una

provvigione di 390 soldi e 200 franchi dal re di Francia.

G.S.M. – Popolo di Agnadello, avete capito? Vuol dire che Leonardo

nei mesi precedenti la nostra Battaglia era a Milano! Non solo, ma la

storia dice che Leonardo ha affrescato parte del Castello di Pandino,

la Chiesa di Santa Marta a Rivolta d’Adda… non solo …. Ma i suoi

studi sull’acqua lo hanno portato a realizzare i Navigli, la Muzza e tanti

altri canali nella Pianura Padana e nella nostra Geradadda.

Il 28 aprile 1509 scrisse di aver risolto il problema della quadratura

dell'angolo curvilineo e l'anno dopo andò a studiare anatomia con

Marcantonio della Torre, giovanissimo professore dell'università di

Pavia.

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Musica: N° 22 + 23 + 24 (I soldati passano e vanno in via S. Bernardino)

Narratore 1 – La guerra tra i Francesi e i Veneziani che ebbe il suo

culmine proprio qui ad Agnadello nei pressi di Mirabello il 14 maggio

1509, lo vide schierarsi in quegli anni con il papa e con i francesi.

Narratore 2 - Il 24 settembre 1514 partì per Roma insieme con

Francesco Melzi e Salai; essendo intimo amico di Giuliano de' Medici,

fratello del papa Leone X, ottenne di alloggiare negli appartamenti del

Belvedere al Vaticano. Non ottenne commissioni pubbliche, attese

solo ai suoi studi di meccanica, di ottica e di geometria e cercò fossili sul

vicino Monte Mario, ma si lamentò con Giuliano che gli venissero

impediti i suoi studi di anatomia nell'Ospedale di Santo Spirito.

Si occupò del prosciugamento delle Paludi pontine. (specchi con Leonardo ci sono Melzi e il servo)

Narratore 1 – Sempre a Roma cominciò anche a lavorare a un vecchio

progetto, quello degli specchi ustori che dovevano servire a convogliare

i raggi del sole per riscaldare una cisterna d'acqua, utile alla propulsione

delle macchine. Il progetto però incontrò diverse difficoltà soprattutto

perché Leonardo non andava d'accordo con i suoi lavoranti tedeschi,

specialisti in specchi, che erano stati fatti arrivare apposta dalla

Germania. Contemporaneamente erano ripresi i suoi studi di anatomia,

già iniziati a Firenze e Milano, ma questa volta le cose si complicarono:

una lettera anonima, inviata probabilmente per vendetta dai due

lavoranti tedeschi, lo accusò di stregoneria. In assenza della protezione

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di Giuliano de' Medici e di fronte ad una situazione fattasi pesante,

Leonardo si trovò costretto, ancora una volta, ad andarsene. Questa

volta aveva deciso di lasciare l'Italia. Era anziano, aveva bisogno di

tranquillità e di qualcuno che lo apprezzasse e lo aiutasse.

Narratore 2 - L’insaziabile desiderio di conoscere, di capire tutto ciò

che vede, porta Leonardo a esplorare ogni nuova cosa: la metafisica,

l’alchimia, la geologia, i fossili, le leggi di gravitazione, il moto perpetuo, la

botanica, l’idraulica. Anche il corpo umano naturalmente.

Narratore 1 – Leonardo cerca anche di studiare i meccanismi della

propagazione della luce e scopre le basi della fotometria. Tra i tanti

disegni di Leonardo c’è né uno molto intrigante è il cosiddetto Uomo

vitruviano che si ispira al modello dell’antichità proposto dal matematico

Vitruvio.

Anche in astronomia ebbe intuizioni fondamentali come pure nella

botanica fece scoperte molto importanti

Narratore 2 – Siamo ormai nel 1517 e Leonardo ormai anziano, aveva

bisogno di tranquillità e di qualcuno che lo apprezzasse e lo aiutasse.E

questa volta decide di andare in Francia dal re Francesco I° che lo

invitò nel suo paese, dove in maggio, insieme con Francesco Melzi e il

servitore Battista de Vilanis, alloggiò nel castello di Clos-Lucé, vicino

ad Amboise, onorato del titolo di premier peintre, architecte, et mecanicien du roi e di una pensione di 5000 scudi.

Narratore 1 – Francesco I° lo considera un genio e desidera

ardentemente averlo presso di se. Ama non solo le sue opere ma anche

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le sue idee le sue riflessioni. Leonardo quindi parte per il suo ultimo

viaggio da cui non farà più ritorno.

Narratore 2 – Ad Amboise Leonardo ha portato tutti i suoi

manoscritti con l’intento di riordinarli e farne dei trattati. Il suo

collaboratore Francesco Melzi si occupa della raccolta. Ad un certo

punto Leonardo viene colpito da un ictus che gli paralizza la mano

destra. Nel 1519 fa testamento: ai fratellastri che tanto lo avevano

odiato lascia i suoi beni. Al giovane Melzi lascia tutta la raccolta degli

scritti e i disegni.

Narratore 2 – Il due maggio del 1519 Leonardo muore all’età di 67

anni. Una certa tradizione vuole che sia morto tra le braccia di

Francesco I° ma non fu proprio così anche se Franccesco I° gli era

vicino e sapeva che Leonardo avrebbe continuato a vivere nella mente e

nel cuore di coloro che lo avevano conosciuto ma soprattutto nelle

generazioni successive.

Narratore 1 - Il corpo di Leonardo fu sepolto il 12 agosto 1519nella

chiesa di Saint-Florentin ad Amboise. Cinquant'anni dopo, violata la

tomba, le sue spoglie andarono disperse nei disordini delle lotte

religiose fra cattolici e ugonotti.

Trent'anni prima aveva scritto:

« Sì come una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita

bene usata dà lieto morire »

(Trattato della Pittura, 27 r)

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Narratore 2 - Forse per nessun altro quelle parole furono e saranno

mai più adeguate.

Narratore 1 - Così si chiudeva la vicenda umana di Leonardo e iniziava

il mito.

G.S.M. – Oibò, gente di Agnadello, avete capito? Mentre qui ad

Agnadello, paese bello, moriva tanta gente, Leonardo con la sua

fervida mente, inventava cose, ne studiava altre, dipingeva, scriveva, e

alla fine si arrendeva alla volontà del Dio in cui non credeva.

Musica: N° 25 + 26 + 27 + 28

Agnadello, 28 aprile 2010

Liberamente tratto per conto della “Pro loco Agnadello”

Da Pierina Bolzoni da

“Leonardo – ritratto di un genio – di Piero Angela