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LE CONFESSIONI DI SANT’AGOSTINO Le «Confessioni» di S. Agostino sono una delle opere di più sconcertante modernità che l'antichità ci abbia lasciato." "Esse sono innanzitutto l'analisi del travaglio interiore che dopo una giovinezza dissipata è sfociato nella conversione; il titolo stesso - «Confessiones», cioè confessione dei peccati e lode a Dio- sottolinea il carattere ambivalente di questa autobiografia: l'autore, nel ripercorrere il suo passato, si rivolge direttamente a Dio per glorificarne la misericordia, che ha avuto ragione della sua protervia nel peccare. "Agostino stese le «Confessioni»nei primi anni del suo episcopato, tra il 397 e il 398. cioè molto tempo dopo la conversione, che era avvenuta nel 386. Lo spunto gli venne dalla necessità di rispondere a quanti lo criticavano per il suo passato manicheo, ma la complessità dell'opera è tale che solo un motivo più profondo può averla ispirata. Egli stava entrando nell'età di mezzo, da un anno era assorbito dai nuovi compiti di vescovo di Ippona. L'ottimismo iniziale della sua conversione era scomparso di fronte alla difficoltà dei compiti imposti dalla milizia cristiana. L'ideale ascetico di una vita da trascorrere nella meditazione era stato accantonato e Agostino era diventato, come egli stesso dichiara, un uomo « profondamente impaurito dal peso dei propri peccati». Questo intenso travaglio interiore, richiedeva un riesame del proprio passato. Ecco quindi il tono di ansioso ripiegamento sui propri anni trascorsi e sulle possenti emozioni di allora, che le necessità del presente hanno allontanato ma non distrutto e che ancora traspaiono al di là dei nuovi sentimenti scaturiti dalla professione vescovile." Dei tredici capitoli che formano le Confessiones, composte verso il 397-98, i primi nove costituiscono l'autobiografia vera e propria, culminante nella conversione e, qualche tempo dopo, nella morte dell'amatissima madre Monica, che venne sepolta ad Ostia. Gli

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LE CONFESSIONI DI SANTAGOSTINO

Le Confessioni di S. Agostino sono una delle opere di pi sconcertante modernit che l'antichit ci abbia lasciato.""Esse sono innanzitutto l'analisi del travaglio interiore che dopo una giovinezza dissipata sfociato nella conversione; il titolo stesso - Confessiones, cio confessione dei peccati e lode a Dio- sottolinea il carattere ambivalente di questa autobiografia: l'autore, nel ripercorrere il suo passato, si rivolge direttamente a Dio per glorificarne la misericordia, che ha avuto ragione della sua protervia nel peccare."Agostino stese le Confessioninei primi anni del suo episcopato, tra il 397 e il 398. cio molto tempo dopo la conversione, che era avvenuta nel 386. Lo spunto gli venne dalla necessit di rispondere a quanti lo criticavano per il suo passato manicheo, ma la complessit dell'opera tale che solo un motivo pi profondo pu averla ispirata. Egli stava entrando nell'et di mezzo, da un anno era assorbito dai nuovi compiti di vescovo di Ippona. L'ottimismo iniziale della sua conversione era scomparso di fronte alla difficolt dei compiti imposti dalla milizia cristiana. L'ideale ascetico di una vita da trascorrere nella meditazione era stato accantonato e Agostino era diventato, come egli stesso dichiara, un uomo profondamente impaurito dal peso dei propri peccati. Questo intenso travaglio interiore, richiedeva un riesame del proprio passato. Ecco quindi il tono di ansioso ripiegamento sui propri anni trascorsi e sulle possenti emozioni di allora, che le necessit del presente hanno allontanato ma non distrutto e che ancora traspaiono al di l dei nuovi sentimenti scaturiti dalla professione vescovile."Dei tredici capitoli che formano le Confessiones, composte verso il 397-98, i primi nove costituiscono l'autobiografia vera e propria, culminante nella conversione e, qualche tempo dopo, nella morte dell'amatissima madre Monica, che venne sepolta ad Ostia. Gli ultimi quattro sono, in effetti, libri di filosofia, nei quali S. Agostino tocca alcuni dei temi pi ardui del pensiero umano, dal mistero della memoria, al mistero del tempo, alla creazione dal nulla, alla bont divina. Si tratta di un'opera fortemente strutturata ma, al tempo stesso, originalissima: si pu dire che Agostino abbia creato un nuovo genere letterario, che non esisteva nelle culture antiche (n in quella greca n nella latina); e in quel genere il suo libro rimasto insuperato, perch n il Secretum di Petrarca, n le Confessioni di Jean-Jacques Rousseau, n altre opere moderne dello stesso genere l'hanno uguagliata in potenza e vigore drammatico. Inoltre, cos come nessun autore prima di Agostino aveva scandagliato il mistero della propria anima con una tale profondit e sistematicit, con un tale assoluto sforzo di sincerit e di verit, cos nessuno stato capace di fondere armoniosamente il racconto autobiografico, e sia pure prevalentemente di una biografia interiore, con pagine di altissima meditazione filosofica e spirituale.Le confessioni di SantAgostino si compongono di 13 libri, cos strutturati, dedicati alle diverse fasi della propria vita:ETA CONFESSIONI

GENESI (giorni della creazione)

1 INFANZIA ( I, 1 7)1 LUCE

2 PUERITIA ( I, 8 20 )2 FIRMAMENTO NEL CIELO

3 ADOLESCENZA ( II VI)3 ACQUE RACCOLTE - ASCIUTTO

4 JUVENTUS (VII IX)4 FIRMAMENTO: GIORNO, NOTTE

5 GRAVITAS (X)5 PESCI E UCCELLI

6 SENECTUS (XI XIII)6 ANIMALI TERRESTRI, UOMO

7 QUIES7 RIPOSO

C una corrispondenza fra le et della vita analizzate da Agostino e i sette giorni della genesi in cui Dio ha creato il mondo.Ladolescenza, per Agostino, un periodo lungo e turbolento che fa corrispondere alla separazione delle acque dalla terra, questultima rappresenta un punto fermo di riferimento. La Juventus abbinata al quarto giorno della creazione , lalternanza di giorno e notte ci fa comprendere che per Agostino il momento dellindividuazione di alcuni punti saldi nella vita, in questa fase egli compie i suoi studi e si dedica alla lettura.In questi 13 libri Agostino intende celebrare e professare la gloria di Dio, evidenziando il peccato delluomo, nello specifico il proprio. Il testo infatti scritto in forma di autobiografia, come il De consolazione filosofia di Severino Boezio. Ai tempi di Agostino, lalfabetizzazione era scarsamente diffusa, quindi Agostino utilizza come espediente narrativo, lentit divina con cui dialogare, per mettere gli analfabeti nella condizione di comprendere meglio lopera qualora fosse letta loro da altri. In questopera Agostino segue un percorso autobiografico, scrive in prima persona, ma la parte pi importante la seconda persona cui pone e fa rispondere alle domande. Agostino intende scrivere la verit. Questo il senso del titolo Le confessioni.Si possono ravvisare in questopera molti caratteri di attualit, IN RELAZIONE AL SIGNIFICATO DELLA PROLA CONFESSIONI: Accusati e testimoni CONFESSANO la verit Quando andiamo dal medico CONFESSIAMO il nostro stato di salute Nella scuola il rapporto fra insegnante e studente si basa sulla CONFESSIONE Nelle relazioni amorose ci si confessano i propri sentimenti.CONFESSIONE significa quindi RENDERE MANIFESTO, EVIDENZIARE IL VERO.Possiamo fare queste osservazioni circa lo stile letterario delle Confessioni: Ci deve essere qualcuno, un partner corrispondente al TU di Agostino, che ascolta la confessione Questo interlocutore deve essere in grado di valutare, giudicare o apprezzare la confessione La confessione di un male, crimine, errore, aiuta luomo ad alleviare il peso della colpa. Se abbiamo fiducia nel partner ascoltatore, questo fenomeno di liberazione si accentua.Molte delle notizie che abbiamo su SantAgostino derivano proprio dalle sue confessioni, ma non tutto, vi sono altre opere scritte in et diverse. In giovent scrive una serie di trattati giovanili sotto forma di dialogo, basandosi su una filosofia platonica aristotelica. Egli si rif in particolare al neoplatonismo di Plotino e Procolo compie studi di retorica e letteratura, ricordiamo lamato Cicerone che era uno stoico accademico. In giovinezza Agostino scrisse questi trattati, tra lAfrica e Milano: De immortalit de anime Soliloquia De musica De magistro De vera religioneDal 397 al 400 si presume abbia scritto Le confessioni; egli si trovava nella fase della gravitas cio della maturit. Nei libri XI XII XII EGLI ANALIZZA IL SENSO DELLA CREAZIONE. In tal senso la biografia subisce una torsione, stupisce la capacit di ripetere pi volte le stesse cose, senza farlo notare, in tale dote retorica Agostino rivela un grande talento. Va sottolineato che Agostino a differenza di altri autori, come Boezio, non proveniva da famiglia nobile e ricca: studi a Cartagine e non ad Atene, grazie a denaro prestato da amici. Nonostante le difficolt, emerger grazie alle sue doti geniali. PECULIARITA STILISTICHEUtilizza la forma dialogicaNel V libro sostiene DE MANU LINGUAE MORE cio accetto lolocausto delle mie confessioni per mano della mia lingua.NellXI libro dice LINGUA CALAMI cio per amore del tuo amore metto per iscritto tali cose con la lingua della penna , il libro scritto per essere pubblico.Durante la stesura delle Confessioni Agostino teme di peccare di superbia per ci che scrive. Egli ritiene che luso della retorica debba prescindere da ogni vincolo, dato che lo scopo della sua opera la celebrazione della gloria di Dio e della sua grandezza. QUESTIONI FILOSOFICHEAgostino si pone alcune domande probabilmente dettate da una crisi di tipo esistenziale che ha attraversato la sua vita:La prima riguarda la questione del tempo: Che cosa faceva Dio prima della creazione del cielo e della terra? Esisteva il tempo prima che Dio iniziasse a creare?Boezio a seguito della condanna a morte avr un periodo di lungo travaglio interiore, lo stesso capiter ad Agostino anche se non subir condanne. Egli percepisce che la vita limitata, che ogni uomo aspira ad una felicit superiore rispetto a quella che possiede. Agostino pu essere considerato il padre delloccidente religioso e filosofico medievale. Egli analizza la vita delluomo comune nel suo rapporto con Dio; lEuropa cristiana nasce con Agostino che imposta un cristianesimo VITALE che permea ogni momento e ogni aspetto della vita.Nel III capitolo del libro XI egli dice: LASCIA CHE TI OFFRA IL SERVIZIO DELLE MIE PAROLE E DELLE MIE CONFESSIONI. Ma che cosa significa OLOCAUSTO DELLE PAROLE? Significa un fuoco che brilla e il cui calore sale.Poi aggiunge: RECIDI INTORNO ALLE MIE LABBRA DENTRO E FUORI OGNI MENZOGNA, c il rifiuto assoluto delle falsit.TEMA DELLE ETA: INFANTIA: linfante non parla, in una condizione di privazione della parola; egli sostiene di non ricordare, in quanto non c memoria diretta della propria infanzia, egli loda per Dio, perch i genitori lo hanno generato e gli hanno raccontato della propria infanzia che altrimenti sarebbe caduta nelloblio. Egli si pone anche alcune domande sulla vita precedente al parto, i nove mesi nel grembo materno. PUERITIA, in questo periodo Agostino mal sopporta gli studi , ma loda Dio perch in futuro si render conto che stato un bene dedicarvisi. In relazione alla pedagogia antica ricorda che veniva picchiato con la verga e dichiara di non approvare la violenza nelle pratiche educative e pedagogiche.LIBRO PRIMOLa prima parte del primo libro (capitoli I-V) una parte a s: si apre con una lode ed invocazione a Dio, fra le pi solenni e commoventi che mai siano state scritte, e prosegue con una riflessione sul mistero del rapporto fra l'anima e Dio. In effetti, per Agostino Dio nell'anima e l'anima in Dio; ma Dio anche presente in tutto l'Universo, che pure non lo pu contenere, poich Egli infinito: sgomenta solo il fatto di parlarne, eppure, guai a quelli che non parlano di Lui! L'uomo non altro che un continuo anelito verso il suo Creatore: anelito che sarebbe vano, se non venisse soccorso dalla Sua infinita misericordia."Grande sei, o Signore, degno di somma lode; grande la tua potenza, senza limiti la tua sapienza. L'uomo vuol Cantare le tue lodi, l'uomo, particella della tua creazione, che porta seco il peso della sua natura mortale, del suo peccato, la certezza che Tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, particella della tua creazione, vuol cantare le tue lodi. Tu lo sproni, affinch gusti la gioia del lodarti, poich ci hai creati per Te e il nostro cuore non ha pace fino a che non riposi in Te. Dammi grazia, o Signore, di conoscere appieno se prima ti si debba invocare o lodare; se la conoscenza di Te debba precedere l'invocazione."Ma chi ti invoca se prima non ti conosce? Chi non ti conosce potrebbe invocare una cosa per un'altra. O non piuttosto ti si invoca per conoscerti? Ma Come si invocher colui in cui non si crede? E come si pu credere senza qualcuno che ti faccia conoscere? Loderanno il Signore coloro che lo cercano. Cercandolo, infatti, lo troveranno, e, trovatolo, lo loderanno."Signore, io ti cercher invocandoti, e ti invocher credendo in Te, poich Tu ti ci sei fatto conoscere. Te chiama la fede che mi desti, la fede che mi inspirasti per il tuo Figliuolo incarnato, per il ministero del tuo banditore."()"Forse che il non amarti piccola calamit? Ahim! Per la tua misericordia, mio Signore e mio Dio, dimmi che cosa sei per me. Dillo all'anima mia: Io sono la tua salvezza. Cos, cos dillo, che io intenda. L'orecchio del mio cuore qui, davanti a Te: aprilo e ripeti alla mia anima: Io sono la tua salvezza. Verr correndo dietro tal voce e ti raggiunger. Non nascondermela la tua faccia! Morir pur di vederla, affinch io non muoia! Angusta casa l'anima mia perch ti possa accogliere: e Tu amplificala. Cade in rovina, e Tu riparala: lo confesso, lo so. Ma chi altri potrebbe mondarla? A chi altri se non a Te alzer la mia voce: Purificami, Signore, dai miei peccati occulti, e tieni lontano il tuo servo dai peccati altrui."

Inizia il racconto della vita di s. Agostino, con uno sforzo supremo per strappare il ricordo dei primissimi mesi di vita, quando le tenebre dell'inconsapevolezza offuscano le facolt e la memoria retrospettiva. Ma subito, fin da questa prima pagina autobiografica, vi una netta prevalenza della riflessione sul mistero di Dio, creatore sapiente di ogni essere vivente. Poi una domanda inquietante: prima di nascere fui qualcosa, fui qualcuno? Domanda troppo ardua, e destinata a rimanere senza risposta. Non resta che rendere gloria a Dio, che nella sua infinita bont contiene ogni cosa e la conduce all'esistenza (cap. VI). Questo andamento meditativo, che intreccia e sovrappone continuamente i due piani del ricordo personale e della riflessione filosofica e teologica, sar caratteristico dell'intera opera. Fin dalla pi tenera infanzia, Agostino non trova nel bambino - e quindi in s stesso bambino - che miserie, capricci e tendenza alla prevaricazione: lacrime per ottenere qualcosa, volont di colpire con violenza chiunque gli si opponga. E tuttavia il tono prevalente non di condanna o disprezzo per le debolezze della natura umana, ma di confidente e stupita ammirazione per la generosit del soccorso divino, della divina sapienza che volge al bene ogni cosa. Infine Agostino rinuncia a tentare di ricostruire gli anni della primissima infanzia: che rapporto vi tra essi e il presente, se il ricordo di essi totalmente caduto dalla memoria? Uno psicanalista freudiano non sarebbe certamente d'accordo con una tale affermazione; e, poich la cultura contemporanea largamente permeata di freudismo, ecco che le Confessioni entrano subito in urto con un aspetto importante della odierna concezione della vita. Eppure avevamo parlato di assoluta modernit di quest'opera di S. Agostino. In realt, non c' contraddizione: un'opera non "moderna" perch asseconda tutte le tendenze (e magari le mode) della cultura dei nostri giorni, ma perch rispecchia le inquietudini e il senso di sdoppiamento dell'io che caratterizzano la modernit: quel duplice io che vuole, allo stesso tempo, cose contrastanti, e che si sente lacerato e infelice perch ha smarrito il senso della propria unit originaria.Alla prima infanzia segue la puerizia, caratterizzata dalla pronuncia delle prime parole (cap. VIII), dal gioco e dai primi castighi corporali, inflitti dal maestro - all'uso romano - perch il piccolo Agostino amava la palla pi dei libri (cap. IX). Qui l'Autore svolge una breve riflessione sulle incongruenze dell'educazione, incentrata sulla retorica che insegna l'arte del parlare ornato, ma somministra agli alunni vuote storielle mitologiche (cap. X). Guarito da una grave malattia, Agostino viene preparato a ricevere il battesimo che, per, viene differito. Qui ci vengono presentati i genitori: la madre, credente e tutta rivolta all'educazione cristiana del bambino; e il padre che, pur essendo ancora pagano, lascia fare: figura secondaria, mentre a giganteggiare , sin da ora, Monica, presentata come esempio perfetto di madre cristiana (cap. XI). Crescendo, l'amore di Agostino per lo studio non aumenta: gli adulti ve lo costringono, e fanno bene; ma il suo cuore ribelle (cap. XII). pur vero che i metodi educativi dell'epoca, e specialmente l'assiduo insegnamento dei poemi classici, allontanano da ci che importa nella vita, che essenzialmente scoprire e amare Dio: ma proprio a quelle cose il piccolo Agostino si appassiona. S'incanta e sogna davanti alle peregrinazioni di Enea nel Mediterraneo, leggendo l'Eneide di Virgilio; mentre detesta con tutte le sue forze la matematica (cap. XIII).Segue una acuta osservazioni pedagogica. Da piccolo, Agostino adorava la lettura di Virgilio tanto quanto aborriva quella di Omero; probabilmente, egli osserva, per i bambini sar la stessa cosa, quando vengono costretti a studiare il latino, come lui lo era a studiare il greco (cap. XIV)."La difficolt, proprio la difficolt di imparare a fondo una lingua straniera aspergeva per cos dire di fiele la greca soavit di quei racconti fantastici. Non intendevo nessuna di quelle parole e mi si stava addosso senza piet, con gravi minacce e castighi, affinch le imparassi. Anche del latino, da bambino, non ne conoscevo punte, eppure le appresi con la sola attenzione, senza paura delle battiture, anzi fra le carezze delle nutrici, gli scherzi del sorriso, l'allegria dei compagni di giuoco. Le imparai senza essere gravato dall'incubo di castighi, stimolato invece dal mio intimo ad esprimere i miei concetti: il che non avrei potuto fare se non avessi preso familiarit con alquante parole, non dai maestri, ma da tutti quelli che parlavano; e nelle loro orecchie alla mia volta io partorivo quello che era in me."Di qui appare chiaro che ha maggiore efficacia, nell'apprendere, una curiosit volontaria che non una costruzione intimidatoria"Dopo aver rivolto un'ardente preghiera a Dio, perch quanto di buono ha appreso nell'infanzia sia ora volto al suo servizio (cap. XV), Agostino si scaglia di nuovo contro i metodi d'insegnamento basati sulle opere classiche: da essi il fanciullo impara a vedere nelle divinit (Giove, Giunone, ecc.) continui esempi di passioni sfrenate e carnali, ci che lo allontana irrimediabilmente da una retta comprensione del divino (cap. XVI). Egli non se la prende, si badi, contro il contenuto di verit di quelle storie: gi Cicerone, pi di quattro secoli prima, le aveva messe in ridicolo, affermando che solo le vecchiette superstiziose vi prestavano ancora fede; ma contro il pernicioso influsso che quegli esempi compiaciuti di libidine e di violenza non potevano non esercitare nell'ambito, di per s tanto delicato (perch non sorretto dalla capacit di giudizio critico) della vita morale del fanciullo. Vano anche, sul piano strettamente pedagogico, un insegnamento basato quasi interamente su vane esercitazioni letterarie, dove si acquista la padronanza delle parole ma non delle cose (cap. XVII); e inutile lo sfoggio della retorica che, per di pi, allontana dalla contemplazione della verit, ossia del divino (cap. XVIII).Contro la tesi di una innata innocenza infantile, poi, l'Autore evidenzia in modo addirittura impietoso le colpe e i difetti propri dell'infanzia. Rievocando la sua infanzia, difatti, egli trova che pur di vincere nei giochi, non esitava a ricorrere all'inganno; e, se veniva scoperto, passava alle mani: proprio lui che era cos sollecito nel denunciare il comportamento scorretto degli altri. Inganno, falsit, violenza, egoismo: ecco emergere tutti i difetti che, nel bambino, si notano di meno che nell'adulto solo perch, pensiamo noi, si esercitano in una sfera meno "seria" e perch generalmente vengono scusati dal non raggiunto possesso della ragione (cap. XIX). "Codesta dunque l'innocenza infantile? No, Signore, no, mio Dio, essa non esiste. Perch queste frodi che si cominciano con pedagoghi e maestri, o per noci, palline e passerotti, coll'andar degli anni sono proprio le stesse che si tendono ai governatori, ai re, e che hanno per oggetto oro, poderi, schiavi: cos come la sferza cede il posto a castighi pi gravi"

Da ultimo Agostino leva un rendimento di grazie a Dio, Signore e Creatore dell'universo, che attira tutti gli esseri verso la verit che in Lui risiede.Libro II LIBRO SECONDOAmaro il ricordo dell'adolescenza, anche se mitigato e addolcito dalla consapevolezza della infinita grazia divina (cap. I)."Voglio ricordare le turpitudini del mio passato e la corruzione carnale della mia vita; non gi che le ami, ma per amar Te, o mio Dio. Per amor del tuo amore mi accingo a rievocare il mio cammino nelle vie del peccato, ricordo pieno di amarezza, affinch Tu mi colmi della tua dolcezza, dolcezza non fallace, dolcezza felice e sicura"La forza degli istinti ribolle nell'animo di Agostino giovinetto, la sua natura di africano sensuale ed eccitabile lo sospinge versi i piaceri materiali della vita. Egli ha ben sintetizzato l'elemento fondamentale della sua indole con la sua famosa frase: Una sola cosa mi sorrideva: amare ed essere amato. All'et di sedici anni, Agostino cade nella lussuria, nell'indifferenza degli adulti, preoccupati solo di fare di lui un oratore elegante e di successo (cap. II).In quell'anno lascia Madaura, dove aveva iniziato gli studi e ritorna dai suoi nella natia Tagaste, per prepararsi a un soggiorno di studio a Cartagine, "suggerito pi dall'ambizione che non dalle possibilit economiche di mio padre, modesto cittadino di Tagaste". Il periodo trascorso in famiglia nell'ozio temporaneo rinfocola le inquietudini e le disordinate passioni del ragazzo; il padre se ne accorge, ma invece di impensierirsene, se ne compiace, "quasi gi rallegrandosi dei nipoti futuri". Nemmeno la madre, cristiana ancora piuttosto tiepida, mostra di preoccuparsene, ad esempio suggerendogli di avviarsi al matrimonio (cap. III). Segue il racconto del famoso furto notturno delle pere. Pu sembrare - e a molti sembrato - eccessivo il tono di esecrazione con cui Agostino rievoca quell'episodio della sua adolescenza; ma abbiamo gi visto che, per lui, i vizi e i difetti dei piccoli non sono che l'anticamera di quelli, ben pi terribili (e tuttavia idealmente analoghi) che caratterizzano il mondo degli adulti. Inoltre, Agostino indugia con particolare contrizione su quel furto di pere, in apparenza di poco conto, perch ne vuole sottolineare il carattere di assoluta gratuit, in quanto non motivato nemmeno dalla tentazione della gola: si tratt, dunque - egli conclude - di un atto malvagio per eccellenza, in quanto originato unicamente dal piacere di infrangere la legge morale (cap. IV)."Dopo aver protratto il gioco, secondo la nostra pessima usanza, fino a tarda ora nelle piazze, nel cuor della notte la trista combriccola di noi ragazzacci si rec a scuotere quell'albero e a depredarlo: e ne portammo via un gran carico, non per mangiarne a saziet, se pur ne assaggiammo, ma per darne in pasto persino ai maiali: nostro unico piacere fu di fare ci che non era lecito, perch ci ci piaceva."Eccolo, il mio cuore, o Dio, ecco il mio cuore, ecco quel mio cuore che ti ha mosso a piet dal fondo dell'abisso. Ti dica ora questo mio cuore che cosa lo movesse ad essere cattivo senza alcun vantaggio, a non avere una ragione di malizia se non la malizia stessa. Torbida malizia: ed io la amai; amai la mia rovina, amai la mia caduta; non ci per cui cadevo, ma proprio la caduta; io, anima malvagia che mi sradicavo dal tuo fermo sostegno per la mia rovina, non correndo dietro ad alcunch con disonest, ma alla disonest per se stessa."L'episodio delle pere serve ad Agostino anche per sviluppare una riflessione di tipo quasi socratico, e cio che, nel fare il male - ossia nel peccato - l'anima cerca un bene, ma lo cerca sregolatamente e nelle cose di infimo livello, ossia quelle materiali, distogliendosi dai veri beni e in particolare da Dio, il Bene supremo (cap. V). Nel capitolo seguente Agostino sviluppa e approfondisce il concetto: le passioni degli uomini li portano verso i beni di grado inferiore, ma quegli stessi beni, elevati alla massima perfezione, sono tutti presenti in Dio: in Lui, e soltanto in lui, che l'anima pu infine trovare quello che oscuramente cerca fra le ombre dei vaneggiamenti terreni, spegnendo quella sete che intimamente lo divora, e che invano cerca di spegnere nella ricerca affannosa e degradante dei piaceri materiali (cap. VI)."Le carezze dei voluttuosi vogliono amore: ma nulla pi affettuoso del tuo amore, nulla si ama pi salutarmente della tua verit, bella e luminosa quant'altre mai."La curiosit sprona in apparenza all'acquisto della scienza: Tu sai tutto, in sommo grado. Persino la ignoranza e la stoltezza si velano con il nome di semplicit e di innocenza, perch nulla si pu trovare pi semplice di Te, e nulla pi innocente di Te, come che al malvagio di danno il suo stesso malfare. L'ignavia vorrebbe tendere alla tranquillit: e quale sicurezza di tranquillit fuor che nel Signore? Il lusso vuole esser chiamato sufficienza e abbondanza; Tu sei la pienezza e la sorgente inesauribile di soavit che non conoscono corruzione."La prodigalit prende le apparenze della liberalit; ma Tu possiedi tutto. La gelosia briga per eccellere: chi pi eccelso di Te? L'ira cerca la vendetta: e chi esercita la vendetta pi giustamente di Te? Il timore si inquieta per ogni avvenimento insolito e improvviso che incombe sulle cose amate, si preoccupa della sicurezza: che cosa insolita, improvvisa per Te? E chi pu dividere da Te ci che ami? Dove, se non in Te, una salda sicurezza? La cupidigia si rattrista e si consuma per la perdita delle cose che le davano gioia, perch vorrebbe che nulla potesse essere tolto a s, come a Te."In tale modo va fornicando l'anima quando, allontanandosi da Te, cerca fuori di Te obietti che trova puri e limpidi solo ritornando a Te. Coloro che si allontanano da Te, che si ergono contro Te tutti ti imitano disordinatamente. Per anche con codesta forma di imitazione vengono a riconoscere che sei il creatore di tutta la natura e che perci non esiste luogo in cui l'uomo possa considerarsi in tutto separato da Te."La grazia divina, riversandosi nell'anima, ha tuttavia il potere di far ravvedere gli uomini, riconducendoli all'Amore che, solo, pu appagare ogni loro desiderio (cap. VII). Poi, tornando a riflettere sulle motivazioni di quel lontano furto di pere, Agostino rivede la sua precedente affermazione: non l'amore del male in s lo spinse ad agire, ma il piacere di condividere quell'atto con i suoi compagni: da solo, infatti, non l'avrebbe commesso (cap. VIII). Esiste, dunque, una facolt dell'anima che si definisce come perversa solidariet nel male: l'agire in gruppo (in branco, come si usa dire oggi nel gergo giornalistico) che fa scattare la molla di molte azioni malvagie e apparentemente gratuite. Nel gruppo, infatti, viene abolito il principale freno che ci trattiene, di norma, dal commettere cattive azioni: il sentimento della vergogna (cap. IX).Il secondo libro delle Confessioni, il pi breve di tutti, si conclude quindi con una citazione dal Vangelo di Matteo (XV, 21): entra nel gaudio del tuo Signore, perch solo in Lui si trova quella gioia piena e pura che invano inseguiamo nei beni terreni. ADOLESCENTIA, egli fa un resoconto molto crudo sulladolescenza, parla dei rapporti con gli amici con le ragazze, si riscontrano temi biografici ed esistenziali ma anche filosofici. Parla infatti del ROMBARE DEGLI AMORI PECCAMINOSI. I 17 ANNI sono il tempo portante dellamore carnale. Egli associa il periodo delladolescenza al giorno della separazione delle acque dalla terra, la metafora della maturit in cui si comincia discernere tra giusto e ingiusto.LIBRO TERZOTrasferitosi a Cartagine, il giovane Agostino d sfogo senza ritegno alla sua morbosa ricerca dell'amore, non rendendosi conto di essere affamato, in realt, di un cibo completamente diverso, un cibo spirituale( cap. I)."Perci l'anima mia era inferma, piagata, si gettava al di fuori, miseramente avida di sfregarsi al contatto delle creature sensibili. Ma anch'esse non le avrei amate se non avessero avuto anima."La dolcezza di amare e di essere amato era per me molto maggiore se andava unita al possesso del corpo dell'amante. Inquinavo cos la vena dell'amicizia con le lordure della concupiscenza, ne offuscavo il candore con l'alito diabolico della concupiscenza, e, ci non ostante, sozzo e disonesto qual ero, nella mia immensa vanit volevo apparire fine e di belle maniere."Ed andai a precipizio verso quell'amore di cui bramavo la catena." Anche un'altra passione afferra il giovane provinciale inurbato, quella per gli spettacoli e specialmente per il teatro (cap. II). A Cartagine prosegue brillantemente i suoi studi di retorica, mosso dall'ambizione di diventare un grande avvocato; intanto, per, attratto e anche un po' spaventato dalla sfrenata turbolenza degli altri studenti, ai quali si unisce pi per non sfigurare che per intima convinzione (cap. III). Si tratta di una turbolenza cos sfrenata che qualche anno, divenuto insegnante, lo stesso Agostino decider di lasciare Cartagine per Roma, alla ricerca di un ambiente pi calmo e ordinato. Intanto legge l'Ortensio, opera di Cicerone andata disgraziatamente perduta, nella quale il grande oratore romano difendeva lo studio della filosofia contro l'avvocato suo grande avversario, Ortensio appunto. Quel libro opera uno straordinario influsso sull'animo del giovane studente di Tagaste, influsso che viene descritto con poche, ma efficaci e commosse parole (cap. IV)."Ebbene, quel libro cambi la mia mentalit, cambi anche il tono delle mie preghiere a Te, Signore, cambi radicalmente le mie aspirazioni e i miei desideri. Di colpo ogni sorta di vane speranze rinvil; con incredibile ardore di cuore presi a desiderare la sapienza imperitura: e gi incominciavo ad alzarmi per far ritorno a Te.()"Come ardevo, mio Dio, come ardevo di spiccare il mio volo dalle cose terrene a Te! Non sapevo quale fosse la tua azione su me: poich in Te risiede la sapienza.

Per contro, la lettura della Bibbia non produce dapprima, nel giovane africano, un'impressione altrettanto favorevole: la durezza dello stile, a paragone dell'eleganza ciceroniana, lo allontana (cap. V). A quell'epoca, ardente di una religiosit ancora confusa, Agostino si avvicina alla religione dei manichei, di cui subisce profondamente l'influenza (da cui, per certi aspetti, non si liberer forse mai del tutto, anche se condurr poi una durissima polemica contro di essi). Tuttavia, per adesso, non ci d molti particolari di quella fase della sua vita; si diffonde invece a compiangere lo smarrimento della sua anima, paragonandola al Figliuol prodigo della parabola evangelica (cap. VI). Poi ricorda che, se per i manichei il Male un principio sostanziale che si contrappone al Bene, in realt esso non che una ignoranza del vero Bene, e non ha una consistenza propria: dottrina che avrebbe sviluppato compiutamente pi tardi e che ha dato luogo a infinite discussioni e polemiche. un fatto che Agostino, qui, per reazione al dualismo manicheo sembra essere pi vicino alla concezione neoplatonica che a quella cristiana ortodossa, secondo la quale l'esistenza di un polo negativo e demonico, anche se non originario (come volevano i manichei), parte integrante di una compiuta prospettiva dogmatico-teologica. Del resto, vi sono stati studiosi che hanno negato che egli si sia convertito al cristianesimo nel 386 quanto piuttosto al neoplatonismo; e che solo in seguito egli sia passato definitivamente al cristianesimo, ma solo perch vi ritrovava gli elementi essenziali insegnati nelle Enneadi di Plotino, filosofo che continu ad ammirare per tutta la vita. In ogni modo, ad Agostino appare chiaro che i criteri della giustizia divina divergono da quelli della giustizia umana, e di ci non si pu evitare di tener conto quando si affronta il problema del Male da un punto di vista teologico (cap. VII). Tuttavia, se il giudizio umano - fuorviato dalle apparenze - pu errare nel giudicare ci che gli appare una cattiva azione, e magari non essere tale agli occhi di Dio, da ci non deriva alcun relativismo etico. Esistono comunque delle azioni che sono intrinsecamente peccaminose, quali - ad esempio - le pratiche dei sodomiti, davanti alle quali Agostino non esita ad affermare che anche se tutto il genere umano le commettesse, tutto il genere umano sarebbe reo di codesto crimine (cap. VIII): e questo, almeno, un parlare chiaro."Ma quando Iddio comanda qualche cosa contraria ad usi o istituzioni di chicchessia, anche se essa in quel determinato luogo non sia mai stata fatta, si deve fare; se andata in disuso si deve rinnovare; se non mai stata stabilita si deve stabilire () Come infatti nella distribuzione dei poteri nella societ umana il potere pi elevato ha diritto all'obbedienza del subordinato, cos Dio a quella di tutti."E questo un passo che sarebbe piaciuto (e quasi certamente piaciuto) a Sren Kierkegaard, in particolare al Kierkegaard di Timore e tremore, tutto preso dal mistero che emana dall'ordine assurdo (umanamente parlando) che Dio rivolge ad Abramo di sacrificare il suo unico, amatissimo figlio Isacco, sul Monte Moriah."Ci vale anche per le colpe il cui movente la deliberata volont di fare il male agli altri o con ingiustizia, o con violazione di diritti. E l'uno e l'altro pu aver luogo sia per motivi di vendetta, come fa l'avversario all'avversario, sia per cupidigia di un bene indebito, come il brigante con il viaggiatore; sia per evitare un male, come si fa ad uno che ci causa di timore; sia per invidia - il misero verso il pi fortunato o il bene arrivato verso colui che non vuole veder suo pari, oche si contrista di veder tale, sia per il solo compiacimento del male altrui, come gli spettatori delle lotte dei gladiatori, i motteggiatori, i mistificatori degli altri."Vi sono poi dei peccati che sono tali solo in apparenza: Agostino ribadisce il concetto che il giudizio umano spesso inadeguato, ed erra sia quando condanna, sia quando loda, perch altro pu essere il giudizio di Dio, che sa vedere nel mistero dell'anima (cap. IX). Segue una ulteriore puntata contro i manichei che, per la verit, ha pi l'aria di un colpo basso: giocando un po' sul concetto manicheo di "cibo spirituale" destinato a liberare la sostanza spirituale contenuta negli alimenti, Agostino poco generosamente mette in caricatura questo aspetto delle loro credenze, deridendo ci in cui aveva creduto (cap. X). Il terzo libro chiuso da due episodi che creano un'atmosfera carica di attesa. Il primo un sogno della madre Monica che sembra chiaramente alludere a un cambiamento di vita da parte di suo figlio, se non a una vera e propria conversione (cap. XI)."Sogn infatti che se ne stava ritta in piedi su di un'assicella e che uno splendido giovane le veniva incontro lieto e sorridente, mentre essa si consumava nella tristezza della desolazione. Egli le chiese la cagione di quella sua mestizia e di quel suo piangere continuo; non che avesse bisogno di sentirselo dire, ma come succede, per aver modo di dirle quanto voleva. Avendo ella risposto che piangeva la mia rovina, egli volle che si riconfortasse, esortandola a ben notare ed a vedere che l dove era ella mi trovavo anch'io. Ed ella riguard e vide che io le stavo accanto sulla stessa assicella."Il secondo episodio riguarda la profezia di un vescovo, al quale Monica si era rivolta per convincerlo ad avere un colloquio con Agostino nel quale confutare i suoi errori e allontanarlo, cos, dall'influenza dei manichei. Al che il sant'uomo rispose:Lascia che se stia cos; solo, prega il Signore per lui; studiando, trover da s la natura e l'empiet di quegli errori. E aveva concluso dicendole: Vattene pure; cos tu possa vivere a lungo, come certo che il figlio di codeste lagrime non pu andar perduto.A 19 ANNI abbiamo la prima conversione alla filosofia. Legge lOrtensius di Cicerone in cui lautore latino sosteneva che lunico scopo in grado di dotare di senso la vita era la sapienza, la ricerca del sapere, la filosofia appunto. Decide quindi di farsi cercatore della filosofia in quanto donatrice di felicit per gli uomini. Egli parla di incendio tanto grande, di cibo incorruttibile, interiore. LOrtensio accende in lui il desiderio di Dio e della felicit tramite la filosofia. Egli dir che lopera scritta in modo impeccabile accattivante, lapprezza molto.Dopo la lettura dellOrtensio passa allanalisi della Bibbia ( a cui era stato educato fin da piccolo perch la madre Monica era una fervente cristiana) che per interrompe per due ragioni: stilisticamente risulta disadorna, il linguaggio scadente, in sostanza la Bibbia lo delude. Egli scriver infatti : IL MIO GONFIO ORGOGLIO MI IMPED DI APPREZZARE LA POVERA BIBBIA,Trova delle discrepanze nelle genealogie tra i libri principaliDAI 19 AI 28 ANNI ADERISCE AL MANICHEISMO: FINII TRA UOMINI ORGOGLIOSI E CARNALI, I MANICHEI.Due sono i motivi della sua adesione al manicheismo: Trovare una religione adatta al suo stile di vita Includere nella prospettiva religiosa il passaggio di Ges CristoLultimo grande profeta della religione manichea fu MANI che visse dal 216 al 277 dopo Cristo. Egli parlava la lingua aramaica orientale, il siriaco ed elabora degli scritti su Zoroastro. Le fonti manicheiste sono tutte in forma di testo diretto. Il Vangelo manicheista composto da vari trattati e prende il nome di LIBRO DEI GIGANTI. Il manicheismo si basa su di un dualismo cosmogonico: due principi contrapposti stanno allorigine del mondo: il dio del bene e il dio del male. C una differenza sostanziale con il cattolicesimo che ritiene Lucifero, principio del male, comunque creato da dio. Il dio del bene luce purissima, composta da corpuscoli materiali, il dio del male risiede nelle zone basse del cosmo, compresa la Terra. Quando le parti malvagie cio il dio del male riesce a contrastare il dio del bene esso appare menomato. La chiesa di Mani composta composta da due tipi di adepti: I PERFETTI che detengono la carica massima GLI UDITORI che sono gli iniziatiAttraverso lacquisizione dei tre sigilli ci si purifica per raggiungere la carica di perfetti: SIGILLO DELLE MANI, i perfetti non potevano lavorare per procurarsi il cibo SIGILLO DELLA BOCCA, non possono mangiare carne o altro ? SIGILLO DEL SENO, astenersi da rapporti sessuali; si prospetta allinterno di tale principio, unipotesi di pratiche anticoncezionali.Agostino ridicolizzer successivamente, lusanza degli uditori di fornire cibo ai perfetti, una volta abiurata tale credenza, si render conto di quanto sia stato poco avveduto nellaccettare di farne parte. Il manicheismo prospetta una presenza, dal basso, del male, non si tratta di una caduta dai cieli alla terra come nel cristianesimo. Il peccato, il male procedono dal basso verso lalto. Le tenebre, la bassezza riescono a incunearsi nelle luci del bene celeste. Siamo di fronte ad un dinamismo di tipo maschile che contrasta con il principio della madre terra tipico delle concezioni mitiche . La logica del mito manicheo contrasta con i capisaldi dei miti classici : laggressione del principio del male procede dal basso verso lalto, si individua la presenza di un dinamismo maschile e non femminile. Agostino ader al manicheismo in unet compresa fra i 19 e i 28 anni, ma ad un tratto si sent imbrogliato e imbrogliatore, in quanto insegnava la retorica cio larte di vincere nei dialoghi.LIBRO QUARTOIl quarto libro si apre con l'inizio dell'insegnamento a Tagaste, ove Agostino rientrato da Cartagine. Continua a frequentare i manichei, anzi divenuto "uditore": ora, quel periodo della sua vita gli appare come una dolorosa serie di errori (cap. I)."Per tutto il corso di quei nuove anni - dal diciannovesimo al ventottesimo - fui insieme sedotto e seduttore, ingannato e ingannatore in ogni genere di passioni; pubblicamente con l'insegnamento delle cos dette scienze liberali, occultamente con la pratica di una falsa religione ;l superbo, qui superstizioso, vano in entrambi i casi; da una parte correvo dietro al miraggio della gloria popolare, fino agli applausi da palcoscenico, fino alle gare poetiche, alle dispute per corone di fieno ,alle insulsaggini di spettacoli, ad ogni sregolatezza di passioni; dall'altra, anelando di purificarmi da quelle bassezze, ero tutto zelo nel portare ai cos detti "Santi" ed "eletti" i cibi dai quali nell'officina del loro stomaco potessero fabbricarci angeli e di, mezzi della nostra liberazione. E ci credevo, e compivo tali pratiche: io e gli amici con me o da me ingrulliti."Inoltre, in quel periodo Agostino si lega con una donna, non maritalmente, tuttavia con costante fedelt e affetto, dalla quale avr un figlio, Adeodato. Ricorda anche uno strano episodio, allorch uno stregone gli offr la vittoria in una gara di poesia da tenersi in una teatro, se avesse acconsentito a praticare un rito di magia nera, nel quale sarebbero stati sacrificati degli esseri viventi. Egli aveva rifiutato con orrore (cap. II); il fatto, ad ogni modo, ci dice quanto fossero diffuse le arti magiche nel tardo Impero Romano, e quanto l'ambizione divorante di Agostino dove essere ben nota ai suoi concittadini; altrimenti, quel personaggio non avrebbe osato rivolgersi a lui per offrirgli i suoi sinistri servigi. Non rifiuta, invece, di affidarsi ai responsi degli astrologi, cui anzi ricorre volentieri; solo pi tardi l'autore delle Confessioni giunger alla conclusione che il sapere dell'astrologia vano e fallace, poich in contrasto con la libert di scelta dell'uomo (cap. III). Notiamo di sfuggita che in altro modo giudicher l'astrologia il seguente millennio, durante il quale i massimi esponenti della cultura, Dante compreso, crederanno fermamente all'influsso operato dagli astri sul cosiddetto mondo sub-lunare; e tale sar la convinzione prevalente fino a tutto il Rinascimento, non sentita in contrasto con i dogmi del cristianesimo, ed insegnata presso diverse universit europee. Poi Agostino racconta il dolore provato per la perdita di un giovane, del quale ignoriamo anche il nome, ma al quale si era legato di profonda amicizia(cap. IV); mentre per la morte del padre suo, Patrizio, che alfine si era convertito alla religione della moglie, non dice una parola. Dopo aver riflettuto sulla dolcezza che il pianto offre nei grandi dolori, ai quali offre un sollievo (cap. V), ricostruisce quell'epoca della sua vita, osservando come lo avesse invaso un profondo smarrimento, mescolato a un senso di estrema precariet di ogni cosa umana, davanti alla cieca violenza della morte, nonch a uno strano piacere nell'abbandonarsi alla disperazione."Ero infelice, ed infelice sempre l'anima avviluppata dall'amore delle cose mortali; lacerata quando le perde, sente la miseria da cui affetta anche prima di perderle.. Tale ero io in quel periodo di tempo; piangevo amarissimamente e nell'amarezza mi riconfortavo. Infelice, s; eppure quella misera mia vita mi era ancor pi cara dell'amico; cambiarla, certo, avrei voluto, ma non perdere lei piuttosto dell'amico, e non so se avrei acconsentito, anche per lui, a quello che si racconta di Oreste e di Pilade, se pure vero, che volevano morire l'uno per l'altro, insieme, perch non vivere insieme per essi era peggio che morire. Ma non so quale sentimento in opposizione di quello, era nato in me; un profondissimo tedio della vita e la paura della morte. Quanto pi lo amavo, tanto pi lo odiavo e temevo come il pi crudele nemico la morte che me lo aveva rapito ,e mi pareva che essa dovesse portarsi via di colpo tutta l'umanit, posto che aveva potuto portarsi via lui. Tale era il mio stato d'animo: e ben l'ho presente."Per confortarsi di quella perdita, Agostino cerca l'amicizia di altri compagni (cap. VIII); indi scrive una delle pi alte pagine sul significato della vera amicizia, che consiste nell'amare l'altro non per se stesso, ma in Dio (cap. IX). Ogni bene terreno, infatti, caduco ed effimero: cercando le cose per se stesse, anche le pi belle, non si fa altro che inseguire il dolore; mentre in Dio, creatore di ogni bellezza terrena, che l'animo nostro pu trovare ci di cui veramente assetato (cap. X). Dopo aver rivolto una esortazione alla propria anima, perch rivolga tutta se stessa a Dio, sede della vera pace e della perfetta letizia (cap. XI), Agostino afferma che l'amore dei bei corpi pu rivolgerci dalla bellezza materiale a quella spirituale e di l, infine, alla Bellezza divina: un ragionamento di pretta impronta platonica, e che certo sarebbe piaciuto - e forse piacque, se lo lesse - al S. Francesco del Cantico delle creature. Con questa differenza, per, rispetto a Platone: che la bellezza materiale non rimanda a un'Idea perfetta e totalmente separata dal mondo, ma che proprio nella bellezza delle cose terrene noi possiamo percepire la presenza del divino, che non si ritrae da esse, ma vi permane in tutto il suo fulgore. Il mondo, pertanto, non viene retrocesso a pallido e illusorio riflesso di una realt trascendente, ma promosso al rango di luogo per eccellenza della ierofania, ossia della rivelazione del sacro."Se ti piacciono i copri, trai motivo da essi per lodare Iddio, e riporta l'amore sul loro autore, perch tu non gli dispiaccia negli esseri che piacciono a te. Se ti piacciono le anime, amale nel Signore, perch anch'esse sono mutabili e solo fissandosi in lui acquistano stabilit; diversamente se ne andrebbero in rovina. Siano dunque amate in Lui, trascinane a Lui teco quante vuoi, e di' loro: Lui, lui amiamo: Egli ha fatto codeste creature, n lontano perch, dopo averle fatte, non si ritirato da esse, ma, fatte da Lui, sono in Lui. Ecco dove egli sta: , ecco dove la verit si insapora. nel profondo del nostro cuore ma il cuore si sbandato, lontano da lui. Ritornate al cuore, prevaricatori; stringetevi a Lui che vi ha creati,. Tenetevi a Lui e avrete stabilit; riposate in Lui e avrete riposo. Dove andate, dove andate per luoghi scoscesi? Il bene che voi amate viene da Lui, e quanto si rapporta a Lui buono, dolce, ma pu giustamente diventare amaro, se si abbandona Lui e si ama disordinatamente quello che procede da Lui. Dove tende questo vostro ostinato camminare per strade difficili e faticose? Non l dove lo cercate il riposo. Cercate pure quello che cercate; ma esso non l dove lo cercate. Cercate la felicit della vita nelle regioni della morte: non l. Come potrebbe esservi vita felice dove non si trova nemmeno la vita?."Segue un passo stupendo sul mistero dell'Incarnazione, visto come l'evento salvifico che ha riportato la vita nel regno della morte, ribadendo il carattere di trionfo della vita sulla morte che sta al cuore del messaggio cristiano. Sono parole ispirate, che ricordano le pagine pi potenti di san paolo; e, infatti, culmina con una citazione dalla Prima lettera a Timoteo (I, 15)."Egli, la vita nostra, disceso quaggi; si preso la nostra morte, la uccise nella sovrabbondanza della vita, e con voce di tuono ci grid di ritornare di qui a Lui, in quel misterioso recesso da cui prese le mosse per venire a noi nel grembo di una vergine, per la prima volta, dove si dispos con Lui, la creatura umana, carne mortale ,destinata all'immortalit: e di l, come sposo che esca dal talamo, avanz qual campione lieto di percorrere la sua via."Poi Agostino ci informa che, all'et di ventisei o ventisette anni, aveva composto un'operetta, intitolata De puchro ed apto, che purtroppo andata perduta (cap. XIII); e d'averla dedicata a un celebre oratore di origine siriana da lui non personalmente conosciuto, tale Jerio, che dopo aver primeggiato nell'eloquenza greca, aveva riportato altrettanti trionfi nell'uso di quella latina (cap. XIV). Quanto al contenuto, l'autore delle Confessioni compie una piena autocritica, poich in quel libretto non era ancor giunto a distaccarsi da una concezione immanentistica dell'estetica (cap. XV). Pi in generale, Agostino lamenta che, a quell'epoca, egli stava facendo un cattivo uso della sua intelligenza. A soli vent'anni aveva gi letto e studiato le Categorie di Aristotele; e inoltre sai era formato, senza difficolt, una vasta cultura che spaziava dalla retorica, alla dialettica, alla geometria, alla musica e alla matematica (circa quest'ultima, evidentemente, aveva superato l'antipatia della fanciullezza); ma vagava ancora lontano dalla verit pi importante, quella delle cose divine (cap. XVI).CAP. IV DEL LIBRO IVNel capitolo IV del libro IV , si racconta la crisi di Agostino. Egli parla del trauma subito a causa della morte di un amico suo coetaneo, a proposito della quale dir che non c vera amicizia senza lamore di dio che la suggella. Tormentato dalla febbre egli scrive del tormento della morte: Agostino pratica il battesimo manichei sta sullamico, che ha una prima breve guarigione, da lucido, Agostino lo rende consapevole del battesimo ricevuto che non viene gradito dallamico che dopo pochi giorni muore e Agostino cade in una profonda crisi interiore. Agostino scriver molto contro i Donatisti, seguaci della scuola di Donato, secondo il quale i cristiani che per persecuzione sono stati costretti ad idolatrare divinit pagane non meritano di essere considerati cristiani. Essi accusarono pertanto Agostino di essere un vescovo illegittimo perch era stato un manicheo, questo mand Agostino su tutte le furie perch un vero cristiano che si convertito ha tutti i diritti secondo lui dei puri cristiani. Per Agostino quindi nessun teologo donatista pu permettersi di criticare un cristiano convertito perch lunica serie di atti che ha valenza per stabilire lappartenenza al cristianesimo o meno sono i sacramenti; si determina quindi uno scontro teologico fra Agostino e i Donatisti. Nella fase della JUVENTUS abbiamo quindi ladesione al manicheismo. Nel capitolo VIII del libro IV evidenzia la caratteristica dellamicizia come tema molto forte, ma la scrittura comincia ad essere meno tormentata rispetto al trauma della morte dellamico. Vi sono alcune importanti affermazioni in tale capitolo: Se non si risponde allamore con lamore si colpevoli Il mio errore, riferendosi al manicheismoLIBRO QUINTOIl quinto libro si apre con un inno di lode a Dio (cap. I) e prosegue con la riflessione che Egli sempre vicino a noi, anche quando noi crediamo di allontanarcene (cap. II). Quindi Agostino si lancia in un duro atto di accusa contro la superbia e la cecit di quelli che allora si chiamavano filosofi naturali e che noi, oggi, chiamiamo scienziati. Non la loro scienza che viene condannata, anzi, il Nostro ha parole di ammirazione per i risultati raggiunti dal loro sapere; ma condannata la loro pretesa di fondare una scienza autosufficienze, chiusa in s stessa e resa superba dalle sue conquiste, senza riconoscere il legame necessario esistente fra Dio e il mondo. Si tratta di un passo di notevole attualit, che il lettore moderno dovrebbe meditare alla luce degli effetti che il predominio dell'apparato tecno-scientifico esercita sulle nostre vite e sui nostri modi di pensare; un passo (come quello dell'Ulisse dantesco lanciato nel suo "folle volo" verso l'ignoto) che non si deve leggere in un'ottica oscurantistica ma, al contrario, nella sua straordinaria forza profetica, come un monito e un necessario grido di avvertimento."I superbi non Ti trovano, anche se la loro perspicace curiosit riuscita a contare le stelle e l'arena, a misurare le plaghe del cielo, a seguire la via degli astri. Con la forza dell'intelligenza e dell'intuizione che Tu donasti loro, essi compiono tali ricerche; e fecero scoperte, e annunziarono molti anni prima le eclissi del sole e della luna, indicandone il giorno, l'ora, se totali o parziali: i loro calcoli non li hanno tratti in errore: avvenne proprio come avevano preannunciato. Misero in iscritto le leggi trovate che si studiano anche oggi, e da esse si pu fare il calcolo in quale anno, in quale mese dell'anno, in quale giorno del mese, in quale ora del giorno e in quale misura avverranno le eclissi della luna o del sole: e tutto si verificher a puntino. Quelli che non hanno simili cognizioni rimangono meravigliati, quasi instupiditi; i dotti ne gioiscono, si gonfiano d'orgoglio; la stolta superbia li allontana ed eclissa loro la Tua gran luce: vedono in anticipo l'oscuramento del sole e non vedono il loro ,proprio e presente, perch non si domandano piamente donde venga l'intelligenza che li guida in codeste scoperte; e anche se arrivano a capire che Tu sei il creatore, non si affidano a Te per lTante altre notizie su www.ariannaeditrice.itLIBRO VDal primo al settimo capitolo parla della sua vita a Cartagine, nellottavo capitolo narra del viaggio verso Roma. Sono ormai un po di anni che Agostino manicheo praticante, ma gli sorgono forti dubbi sulle fondamenta del manicheismo, egli si rivolge allora al vescovo manicheo di nome Fausto, i seguaci sostengono che egli sappia tutto e possa rispondere ad ogni quesito proposto, ma Agostino rimane deluso dallignoranza del vescovo ed avverte i primi dubbi. Dal VII al XIII capitolo Egli afferma: ACCOGLI QUESTA OFFERTA DELLE MIE CONFESSIONI CHE VIENE DALLA MIA LINGUA.Incontra il vescovo cristiano Ambrogio, prima funzionario statale, dal quale apprende che il male non pu esistere come sostanza ma solo negazione del bene. Nei suoi sermoni Ambrogio affronta anche il tema della PURIFICAZIONE DELLE ANIME. Egli nei suoi scritti fa delle citazioni di Plotino. A 30 anni di et, finisce la turbolenza esistenziale di Agostino, la turbolentia e malvagia adolescentia, egli la chiama, con labbandono dellastrologia e del manicheismo. Egli comincia a parlare di intelligenza intesa come forma di conoscenza intuitiva e non come frutto di un preciso ragionamento. Essa collegata allesperienza dellestasi religiosa che istantanea e non misurabile, forma suprema di conoscenza. Il male come sostanza non esiste, ma solo assenza di bene, esiste per il male morale. LIBRO QUINTO DA CARTAGINE A ROMA E MILANO Sul finire di questo periodo della sua vita, i dubbi sulla verit del sistema manicheo andarono aumentando sempre pi: quella cosmologia gli sembr inconciliabile con la dottrina insegnata dalla filosofia greca, e si avvide che il dualismo insegnato dai Manichei ma trasfer poco dopo la sua scuola a Cartagine (375 / 83 ) . Agostino ci narra di come fosse una grande arte e lui, fu felice di insegnarla . Seguiva anche gli oroscopi li riteneva veri . L ' incontro con il vescovo Fausto gli fece comprendere quanto siano sciocchi questi manichei. in quel periodo credeva nella retorica e nellastronomia era appassionato d i ci , era ben felice di leggere i cosiddetti oroscopi, appunto perch con Vindiciano , che gli dice di ultimi viene ritenuto col senno di poi volont del Signore . Dopo la morte di un amico, Agostino cade i n una profonda depressione e da Tagaste va a Cartagine . Va a Cartagine anche per l ' indisciplinatezza degli alunni d i Tagaste . Agostino si convinse che il concetto dei Manichei della divinit era contraddittorio. Fin col disilluderlo unintervista che ebbe col famoso vescovo manicheo Fausto d i Mi l e v i , ne l quale egli non trov che un parolaio poco dotto . Tuttavia anche a Roma, dove si era portato ne l 383 con t r o l a vo l on t de l l a madre , avvicin gli amici manichei . Agli inizi dell 384 , per i buoni uff ici del prefetto pagano d i Roma Simmaco, ottenne un posto d i insegnante di retorica a Milano messo a concorso dallo Stato . Malgrado questa situazione sicura e onorata , e bench la madre ed altri prossimi parenti abitassero allora con lui , Agostino si sentiva nel suo interno pi tormentato ed infelice che mai . Ma ascoltando i sermoni d i S. Ambrogio , vescovo di Milano , che per lo pi spiegava allegoricamente i l testo biblico, trov una luce nuova . Nel decisivo 386 , Agostino , che lottava per una nuova concezione del mondo, avrebbe conosciuto per l a prima volta le dottrine neoplatoniche . La lettura dei trattati di Plotino gi tradotti in latino , attraverso i quali incominci a concepire Dio come sostanza puramente spirituale e i l male come un nulla , gli rec un grande progresso intellettuale attraverso la filosofia , gli si schiuse una via verso la fede nell ' eterno Dio . Lo stesso Simpliciano attir l ' attenzione d i Agostino su ll' importanza della lettura delle lettere d i Paolo . In esse cap che l ' uomo , soltanto attraverso la grazia divi na , riesce a raggiungere il fine cui tende : l ' unione con Dio mediante la fede , che egli , come neoplatonico , aveva sperato di raggiungere con l ' aiuto della meditazione filosofica . Agostino capisce che i l Manicheismo non una vera religione quando incntra Fausto , un sacerdote manicheo : quando Agostino gli sottopone alcune domande Fausto non risponde , semplicemente dicendo di non sapere la risposta . Agostino abbandona cos i l Manicheismo . A Roma si avvicina allo scetticismo : la scuola filosofica di Platone era andata a poco a poco scivolando verso questa nuova condizione . Il maggiore argomento dello scetticismo appunto la skepsis , la ricerca . Scettici sono gli aristotelici , gli epicurei e gli stoici , detti "dogmatici " , e Carneade "accademico " . A Cartagine per gli alunni cambiano classe prima di pagarlo , perci quando il prefetto d i Roma riceve da Milano la richiesta di un maestro di retorica per quella citt , Agostino accetta . A Milano Agostino incontra il Vescovo Ambrogio .LIBRO SESTO A TRENT'ANNI. Monica raggiunge Agostino a Milano . Fa l 'elogio dell ' imperatore Valentiniano I I . Racconta anche dell ' amicizia con Alipio e Nebridio , e del suo desiderio di prendere moglie . Discussione su EpicuroLIBRO SETTIMO Agostino affronta qui il problema del male , secondo il pensiero che se Dio buono il male non esiste . Episodio d i Firmino . Critica al neoplatonismo - ancora problema del male. Agostino narra della sua giovinezza in cui si compie lallontanamento dal manicheismo che inizia a considerare negativamente. Nel pensiero di Agostino vi sono tracce di platonismo: Dio un ente pensabile come perfetto. Il male non non essere, ma il prodotto della volont umana. Nel capitolo XX del libro settimo affronta il problema seguente: la filosofia teoretica non porta Agostino alla felicit, quindi attraverso un discorso sul neoplatonismo introduce il tema dellestasi; lestasi plotiniana mostra il contatto con la divinit ma la respinge cio la filosofia teoretica mostra la destinazione delluomo conoscente ma non indica come raggiungerla: coloro che vedono la via per abitare , non solo vedere, la patria beata.Mario Vittorino fu un retore dello stato, a Roma, molto importante; egli tradusse le opere neoplatoniche che lesse Agostino.Successivamente visita, a Ponticiano, Agostino, il quale si complimenta per lettere di San Paolo. Egli legger anche la vita di SantAntonio, lettura che per lui sar folgorante.LIBRO VIIIParla della conversione definitiva NON OCCORRE LEGGERE OLTRE OTTAVO LA CONVERSIONE In un ' ora in cui la lotta tumultuava pi violenta che mai nel suo spirito , gli fu additato da Simpliciano , con quale fermezza e risolutezza il celebre rtore Mario Vittorino avesse superato , alla fine , tutti gli impedimenti che si erano frapposti alla sua entrata nella Chiesa , e un 'altra volta un amico g l i narr la vita di austero ascetismo dell' anacoreta Antonio e di altri monaci e romiti . Quella fu per lui l ' ora della decisione . Pervaso da un ' emozione profonda , s i precipit nel giardino e sent ripetutamente una voce infantile che gli diceva : " Tolle , Lege " . Aperse il libro delle epistole di S. Paolo e lesse il tratto di quella ai Romani 13, 13 s . D' improvviso "svan ogn i nebbia di dubbio " (Con f . 8, 12) . Poche settimane pi tardi , nell' autunno de l386 , rin unzi all' insegnamento e si ritir in campagna, a Cassiciacum, nel podere di un amico , i n attesa di iscriversi , all ' inizio della prossima quaresima , trai catecumeni che si prepa ravano al battesimo . Chiari indizi ci dicono che Agostino gi qualche tempo prima della suddetta "scena del giardino " era fermamente deciso a farsi cristiano e sottomettersi sia allautorit della Chiesa , come quella che rappresentava la verit cui egli da molto tempo aspirava . Dalla commovente descrizione della sua conversione (Con f . 8, 6- 12) noi apprendiamo anzitutto che i l rtore , gi intimamente credente , era pervenuto , rinunci ando a ricchezza ed onori , a scegliere la via , che allora giudicava la pi perfetta , della castit e della rinuncia al matrimonio . Con lo spirito libero dai ceppi della sensualit e de lla passione , volle poi dedicarsi tutto e per sempre alla ricerca della verit e cos consegu ire la felicit . Agostino ricevette i l battesimo il Sabato santo , 23 aprile , del 387 , assieme al figlio e all' amico Alipio , per mano di S.Ambrogio . Visita a Simpliciano Vittorino Conversazione del retore Claudio Mario Due racconti di Ponticiano- Vita di Antonio e conversione di due amici di Ponticiano che entrano in una capanna e trovano un libro con la vita di Antonio - si convertono "Prendi e legg i " - "Tolle e lege " - la voce di Dio lo ammonisce nel giardino , legge un versetto d i S,Paolo che dice "Non nelle crapule e nell ' ebbrezze , non negli amplessi e nelle impudicizie , non nelle contese e nelle invidie , rivestitevi del Signore Ges Cristo n assecondate la carne nelle sue concupiscenze. " ( L e t t e r a d i S.Paolo a i romani ) Decide d i convertirsi Nel capitolo VIII Agostino racconta alcuni episodi che misero fine ad ogni suo dubbio. Egli narra che, fatta visita al vecchio Simpliciano, questi gli aveva raccontato la conversione del retore Vittorino, che fino a tarda et si era affannato a proteggere gli dei. Un'altra conversione quella raccontata da Ponticiano, che, dopo la storia di Antonio, un monaco egiziano, narr il cambiamento di due militari a Treviri, i quali letta la vita di Antonio, avevano lasciato le loro fidanzate e s'erano consacrati a Dio. E accenn anche al monastero esistente a Milano stesso, fuori le mura, sotto la guida di Ambrogio. Inizi cos per Agostino una lotta interiore, fino a che ad un tratto la sua attenzione fu attratta da "una voce come di fanciullo o fanciulla che diceva cantando e ripetendo pi volte: `prendi e leggi, prendi e leggi'". Egli interpret quella voce misteriosa come un comando divino, prese il libro dell'apostolo e, apertolo a caso, vi lesse: "Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore nostro Ges Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze". Anche in Alipio, gi deciso a non sposarsi e a dedicare la sua vita alla ricerca della sapienza, avvenne una trasformazione. Rallegratosi della decisione del suo amico, andarono insieme da Monica e le rivelarono la decisione presa. Dopo questo avvenimento fondamentale, Agostino decise di consacrarsi totalmente a Dio. Lasci l'insegnamento, dopo la fine della scuola, per licenziarsi senza clamore, oltre che lasciare la nuova concubina e rinunci al matrimonio. Con una lettera inform anche il vescovo Ambrogio dei suoi errori passati e della sua intenzione presente, e gli chiese consiglio su quali libri della Bibbia sui quali dovesse fermare la sua attenzione per prepararsi meglio al battesimo. E poco dopo, Alipio, Agostino e Adeodato ricevettero il Battesimo. Nei giorni che seguirono Agostino e i suoi amici frequentarono la chiesa di Milano. Non erano solo entrati a far parte dei fedeli che camminano verso la Gerusalemme celeste, ora si sentivano uniti a tutti loro da un vincolo profondo di riconoscenza. Si misero poi in viaggio per il ritorno. Ma giunta la piccola comitiva ad Ostia Tiberina, Monica mor. Poco prima di morire, in un momento di grande intimit, madre e figlio parlarono di Dio e si elevarono a lui in un'estasi mistica. Tornati con la mente sulla terra, Monica disse al Figlio: "Figlio mio, per quanto mi riguarda, questa vita ormai non ha pi nessuna attrattiva per me. Non so che cosa faccio ancora qui. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una cosa sola c'era che mi faceva desiderare di rimanere quaggi ancora un poco: il vederti cristiano cattolico prima di morire. Il mio Dio mi ha soddisfatto ampiamente, poich ti vedo addirittura disprezzare la felicit terrena per servire lui. Cosa faccio qui?". Dopo pochi giorni si mise a letto con la febbre e il male subito si aggrav. In un momento di lucidit disse ai suoi due figli: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una cosa sola vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore". Detto ci l'anima credente e pia di Monica fu liberata dal corpo. Agostino le chiuse gli occhi. Una tristezza immensa gravava sul suo cuore.IMPORTANTE: LEGGERE LINTRODUZIONE DI CHRISTINE NOHRMAN ALLE CONFESSIONICOURCELLE MOHRMANN PARIGI 1950 Riflessioni sulle confessioni di SantAgostino. SantAgostino si affidato alla memoria non ad un diario o ad altro supporto. Ha ricordato fatti della sua vita quindi la sua opera pu essere letta in chiave storica. Ella sostenne che la conversione di Agostino non fu un fatto istantaneo del giorno narrato nelle confessioni, ma un percorso lungo e complesso. Egli si convert prima al neoplatonismo e poi al cristianesimo; fornisce nuove prospettive sulla conversione di Agostino: egli scrisse le confessioni nel 397 quindi 10 anni dopo laver ricevuto il battesimo, nel frattempo egli ha scritto altre opere nelle quali meno presente il tratto confessionale. Agostino inventa un nuovo genere letterario che influenza la narrazione puramente autobiografica. La conversione stata un lungo processo per cui i fatti narrati hanno valore di documento storico. Tutto legato alla sua memoria, non esistevano diari cui attingere, egli si sforzato di ricordare, raccontare e distinguere gli stati danimo del passato. Non si tratta di una cronaca a caldo. Riguardo allepisodio del TOLLE LEGE, ovvero la scena del giardino in cui avviene la conversione, la voce di cui si parla fa riferimento ad una narrazione simbolica, conforme alla folgorazione di santAntonio, parla di folgorazione in quanto riprende la vicenda del Santo, ma si tratta pi che altro di una base letteraria, carica di simbolismo. Ricorda anche il passo dellApocalisse in cui si parla delle vergini continenti, egli parla di puer e puella e si chiede se riescono i ragazzi a rispettare la continenza perch non dovrei riuscirvi io? Vi in ci un riflesso di esperienza interiore, si tratta di un espediente filologico. Nel libro VIII nei versi 12 29 a pag. 283 della versione Einaudi dice: De divina domo chiesa, ma non cera una chiesa vicino alla casa essa ha solo valore simbolico, Mormann dice che tale interpretazione non attendibile , infatti si dice inoltre della chiesa domus dei, da rifiutare la versione chiesa divina. Si legga anche linterpretazione di Francoise Lyotard

LIBRO IX LIBRO NONO DA MILANO AD OSTIA Alcuni mesi dopo intraprese il viaggio di ritorno in Africa , passando per Roma. Ad Ostia , poco prima di imbarcarsi , Monica si ammal e dopo nove giorni mor . Allora Agostino torn a Roma e qui si tratte nne circa un anno , occupato in lavori letterari . Nell ' autunno del 388 rientr a Tagaste ove visse nella casa paterna per tre anni con alcuni amici , in claustrale ritiro . La fama della sua dottrina e della sua piet era gi cos grande , che nel 391 , durante un suo soggiorno ad Ippona , mentre assisteva , senza alcun sospetto , all ' ufficio divino , il vescovo Valerio , su richiesta dei presenti , nonostante la sua resistenza , lo ordin prete . Cos ha inizio un nuovo periodo della sua evoluzione spirituale . L ' interesse che portava agli studi filosofici e alla cultura delle arti liberali cedette il posto a un orientamento puramente teologico e all ' attivit apostolica inerente alla sua dignit nuova . Anche ad Ippona , come gi a Tagaste , fond un monastero ove viveva in comune con i vecchi amici e le nuove reclute . Nel 395 il vescovo Valerio lo fece consacrare suo ausiliare , cosicch alla sua morte (396 ) Agostino ne occup il posto . Si occup con zelo particolare de lla predicazione e fu instancabile nella cura dei poveri . L 'attivit di scrittore impegn sempre una gran parte delle sue forze , e furono soprattutto le questioni e controversie religiose del suo tempo ad assorbirlo . S. Agostino mor a Ippona i l 28 agosto de 430 , mentre i Vandali tenevano assediata la citt . Dopo la caduta di questa , i suo i resti fur ono trasportati in Sardegna e, nel 722, da Liutprando a Pavia . Agostino , decide di lasciare la scuola, non rientrando dalle vacanze vendemmiali . I polmoni di Agostino avevano cominciato a essere malati e dunque aveva una buona scusa . Racconta le belle vacanze , in un posto vicino Milano , dove l ' avevano raggiunto la madre , e alcuni amici intimi . Gli capita anche un mezzo miracolo . Anche Adeodato viene battezzato con lui , e Alipio . Fa cenno a l ritrovamento dei corpi de i martiri Protasio e Gervasio . A Ostia la madre muore : Agostino la ricorda con molto affetto . La madre vista come l a messaggera di Dio

Nellottobre del 386 Agostino si trasferisce a Cassicianum vedasi i paragrafi 3 5 . Egli aveva ivi un amico Verecondo che possedeva un terreno con una casa. Quando questi muore lascia i suoi possedimenti ad Agostino. Qui egli rinuncer alla cattedra per una malattia alla gola e far vita cenobitica: si tratta di una comunit filosofica simile a quella di Cicerone. Nel libro IX evidenzia di avere un problema (cap. 4 12 a pag. 301 della versione Einaudi) Quando ricorder Ferie significava dedicarsi alla filosofia, in epoca medievale gli ozia erano gli studi, i negozia i lavori di bottega. Egli parla della durezza del tuo flagello mi torturavi con un mal di denti . Qui c una commistione tra il valore biografico e quello simbolico. Il dolore scomparve al termine della preghiera. Egli fa sapere quindi al vescovo Ambrogio che intende farsi battezzare. Legge Isaia trovando alcune difficolt di interpretazione. Si reca a piedi da Cassicianum a Milano il 24 o il 25 aprile del 387 per farsi battezzare dal vescovo Ambrogio nel Nuovo battistero della cattedrale di Santa Maria, ci sono degli scavi archeologici che fanno supporre si trovasse nella zona del Duomo attuale. Successivamente torna in Africa e a Roma muore la madre, prima per egli vive lesperienza dellestasi. Tratteggia il ritratto della madre.Jean Francoise Lyotard, filosofo francese del periodo post-moderno ci d una prospettiva laica di SantAgostino.LIBRO DECIMO DOPO LA RICERCA E L ' INCONTRO CON DIO Identificazione di Dio . Dissertazione sull ' uomo interiore e quello esteriore . Tratta della memori a e dunque arriva alla conclusione dell ' uomo esteriore e di quello interiore . Moderazione nella vita

Nel libro X al cap. 27, pag. 375, tratta del tema della memoria, ricorrono questi termini: mi balenasti mi chiamasti difendesti toccasti Vocasti, clamasti, rimandano al concetto dellurlare, balenasti rimanda al bagliore del fulmine. Con violenza dio gli d la vista per vedere la verit. Hai sollevato lodore dello spirito ed ho potuto respirare ho preso cibo ho fame e sete, Dio sazia per renderci affamati di s ancor di pi, mi hai toccato e ne nato un incendio. Per Lyotard confessione significa ricevi nella mia lingua, egli si chiede chi fa il sacrificio colui che confessa o colui che concede ascolto alla confessione? La PERLAVORAZIONE significa un insinuarsi nellanimo. La parte dellinfanzia comunque da confessare perch non c stato un riconoscimento della colpa. Il bambino vive un periodo deittico usa i termini questo quello in abbondanza per definire le cose in quanto non ne possiede ancora i nomi. La confessione deve essere per forza di cose postume. Non si pu per colmare il ritardo che si vorrebbe riempire , anzi la confessione aggrava tale ritardo. Agostino aggiunge per che ci si pu gloriare disprezzando la vanagloria.LIBRO XIIl libro XI delle Confessioni appartiene alle pi alte espressioni letterarie della ricerca pura, che coinvolge tutta la persona: nelle sue pagine non si ritrova semplicemente il distacco della ragione che esamina la realt circostante, ma il travaglio, lodissea delluomo impegnato ad esplorare il mondo soprasensibile.Vi si compenetrano abilmente i momenti dellanalisi discorsiva, dellintuizione improvvisa, delle pause e della scoperta gioiosa.Dio pi che mai linterlocutore diretto al quale luomo si rivolge, perci la comunicazione dellesperienza interiore accentua la forma del dialogo con Lui, anzi, diventa spesso preghiera riconoscente, perch ogni brandello di verit carpito dalluomo splende nella Sua luce.Lo spunto per la riflessione sul tempo suggerito dallinterrogativo che sgorga dallinizio del libro della Genesi. In principio Dio cre il cielo e la terra: la Bibbia comincia raccontando la creazione delluniverso; ma, come creasti il cielo e la terra? , si chiede Agostino.E, in polemica col Manicheismo che sosteneva leternit della materia, egli risponde: Non avevi fra le mani un elemento da cui trarre il cielo e la terra: perch da dove lo avresti preso, se non fosse stato creato da te per creare altro? Esiste qualcosa, se non perch tu esisti? Dunque tu parlasti, e le cose furono create.; con la tua parola tu le creasti..Sottolineando il termine parola Agostino vuole indicare che Dio ha prodotto luniverso dal nulla, con un atto intelligente e libero: la parola, infatti, frutto della ragione e della volont.La parola non deve essere intesa certamente come voce che riecheggia nel tempo, bens come Parola silenziosa delleternit, mediante lintercessione del Verbo, figlio, virt, sapienza e verit di Dio stesso.Lindicazione biblica in principio non pu avere, per Agostino, una connotazione temporale.Ed a questo punto che Agostino chiama in causa la categoria del tempo, per rispondere ad una domanda spontanea che gli nasce con la riflessione: Che cosa faceva Dio prima di creare cielo e terra?. In effetti, pi che di una domanda si tratta di unobiezione, proveniente dai sostenitori delleternit delluniverso, Neoplatonici compresi. Essa metteva in discussione un punto nevralgico della dottrina cristiana: il dogma dellimmutabilit di Dio; ammesso infatti un "prima" e un "dopo" rispetto alla creazione, si presume un cambiamento anche in Dio. Lo sbaglio cui vanno incontro i sostenitori di questa tendenza da ricercarsi, secondo S. Agostino, nellinterpretazione stessa del concetto di creazione, ossia di non aver ben compreso come nasce ci che nasce da Dio e in Dio. Anche il tempo, e quindi ogni prima e ogni dopo, sono conseguenza dellattivit divina; non ha perci senso chiedersi che cosa facesse Dio prima della creazione.E a questo punto che si affaccia la questione centrale: Non ci fu un tempo, dunque, durante il quale non avesti fatto niente, perch il tempo stesso lo hai fatto tu; e non vi un tempo eterno con te, perch tu sei stabile, mentre un tempo che fosse stabile non sarebbe un tempo.Allora, che cosa il tempo?.Il ragionamento di Agostino sembra articolarsi in quattro momenti:- Il tempo in s non esiste; esistono solo le realt finite, che sono in fieri. In s il tempo non niente, perch il passato non pi, il futuro non ancora, il presente non , ma scorre irrimediabilmente via, scorrendo nel passato.Cfr.cap.14: Nulla che passi non esisterebbe un tempo passato, senza nulla che divenga non esisterebbe un tempo futuro, senza nulla che esiste, non esisterebbe un presente. Due, dunque di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non pi e il secondo non ancora? E quanto al presente, senza tradursi in passato, non sarebbe pi tempo, ma eternit. Se dunque il presente, per esistere deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di lui che esiste? [] Quindi non possiamo parlare con verit di esistenza del tempo, se non in quanto tende a non esistere. []- Eppure percepiamo blocchi di tempo, ne parliamo, li misuriamo, li confrontiamo tra loro. Non solo: prevediamo il futuro e ricostruiamo il passato. Dunque futuro e passato devono in qualche modo esistere.Cfr. cap. 16-17: Eppure, signore, noi percepiamo gli intervalli del tempo, li confrontiamo tra loro, definiamo questi pi lunghi, quelli pi brevi, [] ma si fa tale misurazione durante il passaggio del tempo; essa allora una nostra percezione.[] In verit, chi predisse il futuro, dove lo vide, che il futuro non ancora? Non si vede ci che non .Cos chi narra il passato, non narrerebbe certamente il vero, se non lo vedesse con limmaginazione. Ma se il passato non fosse affatto, non potrebbe in nessun modo esser visto. Bisogna concludere che tanto il passato quanto il futuro sono.- Ma allora, il tempo esiste o no? Dalla contraddizione si esce chiedendosi dove eventualmente sono passato, presente e futuro. Certo non in s; essi esistono, solo e sempre come presente, nellanimo umano. Nella memoria il presente del passato, nellattenzione il presente del presente, nellattesa il presente del futuro.Cfr. cap. 18-20: Se il passato e il futuro sono, desidero sapere dove sono. Se ancora non riesco a saperlo, so tuttavia che , l non sono n futuro, n passato, ma presente.[]La mia puerizia, la quale non pi, in un tempo passato che parimenti pi non , ma limmagine di lei, quando io la ricordo e la racconto, la scorgo nel tempo presente, perch essa tuttora nella mia memoria.[] Io scorgo laurora e preannunzio che si lever il sole. Ora, ci che scorgo presente, ma quello preannuncio futuro: non gi che sia futuro il sole, il quale di gi, sebbene la sua nascita , la quale ancora non . Tuttavia, se la sua levata io non limmaginassi con la mente, cos come faccio adesso parlandone, non potrei davvero predirla. Concludendo, le cose future non sono ancora, e se non sono ancora non esistono; e se non esistono, non si possono affatto vedere; bens le possiamo predire da quelle presenti che gi sono e si vedono.[]Un fatto ora limpido e chiaro: n futuro, n passato esistono. E inesatto dire che i tempi sono tre: presente, passato e futuro. Forse sarebbe meglio dire che i tempi sono tre: il presente del passato, il presente del futuro e il presente del presente. Queste tre specie di tempi esistono in qualche modo nellanimo e non vedo altrove, il presente circa il passato costituendo la memoria, il presente circa il presente lintuizione, e il presente circa il futuro lattesa. Mi si permettano queste espressioni, e allora ammetto e vedo tre tempi, e tre tempi ci sono..- Risulta chiaro di conseguenza che cosa si misuri, quando si dice di misurare il tempo; non si pu che misurare la distensio animi, che nella stabile unit della coscienza riesce a fissare il fluire degli eventi, tutte sfumature dellinafferrabile presente.Cfr. cap. 26-27: Non veritiera la confessione della mia anima quando ti confessa che misuro il tempo? Dunque, mio Dio, io misuro e non so che cosa misuro. []Ne ho tratto limpressione che il tempo non sia se non unestensione. Di che? Lo ignoro. Per sarebbe sorprendente se non fosse unestensione dello spirito stesso.[]E in te, mio spirito che misuro il tempo.Il tempo, con la sua totale inconsistenza, il contrassegno della caducit, della morte che regnano nelluniverso e determinano le sorti di tutti gli esseri che lo popolano. La riflessione sul tempo diventa cos momento essenziale dellautocomprensione dellio che rende luomo consapevole dei suoi limiti e della sua condizione di creatura, libera e intelligente.La salvezza cristiana, come si pu cogliere dagli scritti di S. Agostino, consiste nel rendere il tempo, strumento prezioso per conquistarsi leternit. ' uomo nuovo rimane s viator, esule pellegrino in terra, ma dopo la conversione dellanima, il suo vagare senza meta acquista finalmente un significato, la beatitudo che solo Dio pu donare allanima.LIBRO DODICESIMO MEDITAZIONE SUL PRIMO VERSETTO DELLA GENESI "...IL CIELO E LA TERRA" Agos t i n o r i a f f r o n t a i l tema de l pecca t o . Mol t ep l i c i i n t e r p r e t a z i o n i su l l e Sacre Scr i t t u r e . LIBRO TREDICESIMO SIGNIF ICATO SPIRITUALE DELLA CREAZIONE Af f r o n t a i l tema de l l ' amo re come base per l a creaz i o ne de l mondo, e l ' u omo come immagine de l l a Tr i n i t . Poi c ' una ser i e d i a l l e go r i e . Crede ut intelligas intellige ut credas - Uomo trinitario - Peccato - Male - 2.4 L2 Uomo interiore ed esteriore 5.9 L5 - 11.17 L4 - 5.10 L8 - 6.8.9 L10 - 26.37.38 L10 Logos - Neoplatonismo - Eternit di Dio - Epicuro - Tempo - Madre - Moderazione - Manicheismo - I manichei, seguaci di Mani (216-77 d.C.), afferma l'esistenza di due principi Bene-Luce e Male-Tenebre, in lotta fra loro. Il male era costituito da cinque antri dei cinque elementi, pieni di tenebre, acque, venti, fuoco, fumo, da dove nacquero rispettivamente i serpenti, i pesci, i volatili, i quadrupedi e i bipedi. Per sconfiggerli furono inviati altri cinque elementi propri di Dio che nella battaglia si mescolarono al male. La trinit era composta secondo loro dal Padre, abitatore della luce ultraterrena, dal Figlio che abitava nel sole e nella luna e lo Spirito nell'aere, che aveva generato Ges dalla Terra. Anche le erbe e le piante erano sensibili per i Manichei. I fedeli del rango pi alto, detti eletti, si astenevano dal lavorare nei campi e dal cogliere la frutta, accettando quello che procuravano loro i fedeli inferiori o uditori. Per la purezza della loro vita, gli eletti potevano poi liberare con delle preghiere le particelle luminose di sostanza divina frammista a tutte le cose, anche agli alimenti.