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Periodico trimestrale di informazione dei soci Archeoclub d’Italia n. 7/2009 Poste Italiene S.p.A.- Spedizione in abbonemento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, Roma aut. n. 88/2008

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Periodico trimestrale di informazione dei soci Archeoclub d’Italia

n. 7/2009

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Direttore ResponsabileClelia Arduini

Segretaria di RedazioneSusanna Pollini

in redazioneLuigi Bernardi

Progetto GraficoGianluca Apuzzo

StampaArtegraf

Trimestrale di informazionea cura di Archeoclub d’Italia Onlus

Registrato al tribunale di Romacon il n. 376/2008 del 28 ottobre 2008

Distribuzione gratuita ai Soci di Archeoclub d’Italia

Archeoclub d’ItaliaEnte Morale

Sede Nazionale Via del Porto, 13

00153 Roma

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI(DELIBERAZIONE N. 173)

Il Presidente Nazionale

Visti gli art. 13 e 31 dello Statuto sociale;

Delibera

di indire in Roma, presso la Sala dell’Hotel “Casa Tra di Noi” in via Monte del Gallo n.113 (zona San Pietro) per il giorno 4 dicembre 2009, ore 24,00 in prima convocazione e per il

giorno 5 dicembre 2009 ore 10,00 in seconda convocazione, l’Assemblea Straordinaria de Soci con il seguente

ordine del giorno

approvazione delle modifiche allo Statuto di Archeoclub d’Italia; approvazione del bilancio preventivo 2010.

Roma, 26 ottobre 2009

Il Presidente nazionale

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PRIMO PIANO

Editoriale 4. Legionese Latunum Felix

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Dal Territorio 22

Nasce l’Antiquarium

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Fondazione Puglisi cosentino

27.

Le mostre 28

Il restauro 13.

Salviamo la“piccola Stonehenge”

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SpecialeLicodia Eubea

15.Paolucci a Teramoper parlare di Paesaggio

6.

Affiliazione e tessaramento

5.

Marenostrum 9

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Il Consiglio nazionale nellaseduta del 24 ottobre haapprovato il nuovo statutoassociativo che dovrà esserevotato dall’assemblea straor-dinaria dei soci il prossimo 5dicembre.

Si tratta di un’importante sceltaper il futuro perché ci dota diuna “carta” innovativa che sifonda su due punti essenziali:

• il primo è l’adozione di un nuovo strumentod’azione, APS, l’Associazione di PromozioneSociale, che ci consentirà di agire con più slancio siasul territorio sia a livello nazionale, e di continuarea portare avanti la mission culturale con decoro,efficacia e serietà;

• il secondo è il nuovo assetto delle sedi locali chesaranno a tutti gli effetti autonome da un puntogiuridico, economico, patrimoniale, gestionale (suquesto punto ribadiamo l’urgenza e l’obbligato-rietà degli adempimenti minimi: registrazione diatto costitutivo e statuto della sede territorialepresso l’Agenzia delle Entrate per poter espletarecon tranquillità, cogliendone tutte le opportunità,le tante e diverse attività che ogni singola sedesvolge o potrebbe svolgere) ed avranno una piùefficace organizzazione territoriale.

Per dare maggior forza a questo nuovo disegnoassociativo, e maggiore rilievo alla squadra deiresponsabili delle sedi di Archeoclub d’Italia, èstato proposto nello statuto un nuovo organocollegiale, l’assemblea dei presidenti, compostaappunto da tutti i presidenti o da loro delegati chesi riuniranno almeno una volta l’anno e cheavranno una serie di funzioni da svolgere.

La nascita della nuova figura associativa, a nostroavviso, può essere utile ad avvicinare maggior-mente il territorio con il “centro” e a far rinascerequel senso di appartenenza che passa necessaria-mente con la partecipazione alle attività associativee la condivisione delle idee e della politica culturaledi Archeoclub d’Italia.

Anche la formula APS non a caso è stata scelta perlo statuto, la cui nuova formulazione troveretenella Home Page del sito dell’associazionewww.archeoclubitalia.org: essa ci consente quelloslancio progettuale ora quanto mai necessario sia

per catturare risorse materialisia per individuare risorseumane che consentano,attraverso il cosiddettotrapasso di nozioni, un naturalericambio della comunitàassociativa operante sulterritorio nazionale sia perriuscire a rendere il coordina-mento nazionale più autonomorispetto alla voce “quote” in

modo che si possa pensare in un futuro nonlontano ad abbassare la quota d’iscrizione annualee a fornire maggiori servizi agli associati.

Per questi motivi è più che mai opportuno che lascelta fatta dal nazionale sia perseguita nel tempo datutto il sistema territoriale affinché anch’esso possausufruire dei vantaggi e delle occasioni che l’APSpuò fornire. Tante sono le opportunità che l’associa-zione di promozione sociale può dare, e che sonostate ben illustrate dal segretario generale inoccasione dei numerosi incontri sul territorio, traqueste l’affidamento da parte delle istituzioni dibeni culturali e aree archeologiche ad associazioni esoggetti privati di grande affidabilità e tradizione,così come stabilisce il Codice dei beni culturali. Ilprimo esperimento di questo genere, a partire dalprossimo anno, sarà proprio a Roma che vedrà unatrentina di aree archeologiche cosiddette “minori” inaffido a soggetti non istituzionali che ne dovrannogarantire la fruizione. Abbiamo lavorato quaran-t’anni sul territorio, ora è il momento di fare quelsalto culturale, quel passo in più che possadimostrare come una comunità di cultori dellamateria possa divenire un laboratorio della sussidia-rietà, il principio attraverso cui le istituzionichiamano a raccolta enti locali e collettività civile peruna nuova condivisione e gestione della res publica.

La presidente

Finalmente il nuovo statuto

da votare a dicembre

EDITORIALE

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Un’altra decisione importante è stata presa dal Consiglio Nazionale del 24 ottobre: riguardale modalità di tesseramento, e quindi di appartenenza ad Archeoclub d’Italia, per l’anno 2010.

Ogni singola sede richiederà l’affiliazione (ovvero un documento ufficiale che certificheràl’appartenenza ad Archeoclub d’Italia) che costerà 60 euro;

ogni singola sede affiliata riceverà, spendendo la stessa cifra del 2009, il doppio delle tessere epotrà sviluppare sul territorio una importante e capillare politica di tesseramento. Naturalmenteil costo delle tessere aggiuntive sarà stabilito dalla sede affiliata in base alle politiche culturaliadottate e alla realtà sociale del territorio, e il ricavato resterà per intero alla sede stessa.

Facciamo un esempio. La sede di Licodia Eubea conta 94 soci. Per il 2010 riceverà 94 bollini divisi per categoria soci3 familiari9 junior63 ordinario19 ordinario studenteLa sede, seguendo le indicazioni di seguito elencate, dovrà versare alla sede nazionale la somma di euro 2.235,00 più euro 60,00 per l’affiliazione, quindi euro 2.295,00.I nominativi dei soci, dovranno essere inviati in due elenchi diversi:I° ELENCO - soci rinnovatiII° ELENCO - nuovi iscrittiIl pagamento delle tessere dovrà avvenire in 2 trance:I^ trance entro il 28 febbraio, dovrà versare la quota affiliazione, 60 euro, + 1° blocco di tessere venduteII^ trance entro il 31 maggio (rimanente blocco di tessere)E’ scontato, naturalmente, che le sedi che non riceveranno l’Affiliazione non potranno utilizzare ilmarchio di Archeoclub d’Italia.

La proposta di cui sopra va incontro a una serie di richieste e facilita una azione “di presenza”, più incisiva, dell’associazione su tutto il territorio nazionale.

Le sedi territoriali, non senza sforzi (ma si sa che al risultato fa da contraltare semprel’impegno e la fatica) potranno decidere una loro politica dei prezzi ottenendo nello stessotempo sia risorse economiche sia nuovi soci.

La proposta non ha certamente niente di miracoloso, ma è uno dei piccoli passi nell’ottica dirilancio dell’associazione su tutto il territorio nazionale che passa anche attraverso unanecessaria riqualificazione del coordinamento e della segreteria nazionale che dovràimpegnarsi sempre più a fornire servizi e consulenze di qualità al territorio.

Il Segretario Generale

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Continua l’impegno della sede abruzzese sulla cenerentola dei Beni culturali che sempre più aggredita dalle speculazioni sta perdendo le sue antiche tracce.

L’ex ministro, membro del Comitato scientifico dell’associazione e direttore dei Musei Vaticani, insieme alla presidente nazionale,

lancia un appello accorato, specie alle scuole e ai giovani, a leggere e studiare maggiormente per affinare la conoscenza nei confronti

del proprio territorio e della propria storia

Antonio Paolucci a Teramo per parlare di Paesaggio

In una sala gremita di soci, appassionati delsettore, giornalisti e semplici curiosi, si è svolta aTeramo l’11 settembre scorso, presso la bibliotecaprovinciale, un’eccellente “ lectio magistralis” daparte di Antonio Paolucci, ex ministro dei beniculturali, direttore dei Musei Vaticani, membro delComitato scientifico di Archeoclub d’Italia. Adintrodurre il personaggio, da anni amico dellanostra associazione, è stato Gianpiero Castellucci,responsabile della sede di Teramo e artefice dellagiornata di studio e di riflessione. Un eventoimportante che è seguito a altri dibattiti condotti dadocenti esperti del Paesaggio sia in chiave storica,sia artistica sia filosofica sia ambientale. Lo scopodella sede di Teramo, infatti, è quello di studiare

diverse chiavi di lettura per avere maggioristrumenti per “leggere” e comprendere ilPaesaggio come palinsesto della Storia. Al terminedi questo programma iniziato lo scorso maggiosaranno pubblicati gli atti mentre il video dellaconferenza di Paolucci sarà proiettato in alcunescuole superiori di Teramo e costituirà oggetto didibattito oltre che di concorso multimediale.

Attraverso le opere di Masaccio, Carpaccio,Antonello da Messina Antonio Paolucci ha parlatodi ciò che rimane di certi scorci di Paesaggio italiano;le sue parole hanno attraversato l’orizzonte deltempo e ciò che è presente è diventato passatomentre i ricordi si sono tramutati in presente. Il suoè stato uno spettacolare viaggio attraverso le luci, le

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pianure, le vallate, i tramonti, i campi arati delBelpaese che, se rivivono ancora in certe pitture delQuattrocento e del Cinquecento, si stannospegnendo nella soffocante e illegale modernità. Undato solo per capire quanto in poco tempopotremmo perdere le tracce e i segni delle precedenticiviltà che hanno preceduto la nostra: in 2.500 anni ilconsumo del suolo, in una scala di valore da uno adieci, è stato di uno, mentre in meno di cento anni,specie nel cosiddetto secolo breve, abbiamobruciato. Ma le risorse paesaggistiche non sonoeterne. Se si continua con questa corsa tra cinquantaanni, ma forse anche di meno, il Paesaggio dellanostra Italia - ispiratore di tante opere d’arte e diletteratura, e che è ancora fonte di richiamo permigliaia di turisti da ogni parte del mondo – loammireremo solo nelle pitture rinascimentali.

Il paesaggio percepito dalle popolazioni, ilpaesaggio costruito e tramandato, il paesaggioaggredito e da difendere. Paesaggio, mai come inquesto decennio, ci siamo riempiti la bocca diquesta parola, mai come in questi anni abbiamoprodotto norme sia per la sua identificabilità siaper la sua tutela. Prima il paesaggio afferiva all’am-biente, poi è passato al ministero della culturaperché lo si è, a ragione, riconosciuto, come il beneculturale per eccellenza, quello che – per dirla allaPaolucci- contiene tutti gli altri beni culturali.Attualmente il codice dei Beni culturali lo definisce“una parte omogenea di territorio i cui caratteriderivano dalla natura, dalla storia umana o dallereciproche interrelazioni”.

La maggior parte delle Regioni, dopo anni dilatitanza, ha prodotto i propri bravi Piani paesistici,sono nate mostre , eventi e biennali di carattereregionale dedicate al Paesaggio.

Eppure mai come in questi ultimi venti anni ilPaesaggio è stato oggetto di manomissione eaggressione da parte di soggetti pubblici e privati,mai come in questo ventennio il Paesaggio èdivenuto lo zimbello di imprese e amministrazionicomunali e regionali che, sistematicamente, se lovendono per un piatto di lenticchie bruciando le

risorse materiali e immateriali in esso tracciatedagli uomini di precedenti generazioni, diprecedenti economie, di storie vissute. Ognigiorno, a causa della proliferazione urbana, l’edifi-cazione di capannoni, centri commerciali, uffici,parcheggi, innalzati di solito nelle aree periferichedelle nostre città erodono sempre più suolo,territorio e, quindi, Paesaggio. Fra qualche anno ladifferenza tra la periferia di Milano, quella di Romae Napoli sarà contrassegnata forse solo dal clima.

Gli altri Paesi d’Europa stanno correndo ai ripariper il contenimento del consumo del suolo - laGermania, nel 1998, governo Kohl, ministrodell’Ambiente Angela Merkel, ha elaborato unpiano nazionale per la riduzione del consumo delsuolo da 130 a30 ettari giornalieri - la GranBretagna, che protegge da quasi settanta anni conle sue green belt un milione e mezzo di ettari - il 12per cento del paese –, ha scelto una stradadifferente, fissando l’obiettivo di soddisfare,mediante riciclo delle aree urbane esistenti, unaquota di nuova edificazione, definita localmente, ecomunque non inferiore al 50-60 per cento - perevitare la dispersione urbana; in Francia, le leggisul paesaggio rurale e la montagna impongono chele nuove edificazioni avvengano esclusivamente incontinuità con i nuclei insediativi esistenti.

L’Italia invece tituba e consente che non venganorispettate le leggi. Ad agosto è nata una nuova

Il bene culturaleper eccellenza

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direzione presso il Mibac, si chiama PaBaac, e vedeaccorpare il Paesaggio alle Belle arti e all’Arte contem-poranea. Temiamo che il Paesaggio diventi il fanalinodi coda rispetto agli altri beni. Guardiamoci intorno, laprovincia italiana sta diventando sempre più brutta, lastessa Teramo ha perso quel fascino di ridente elucente cittadina del centro Italia di pochi anni fa.Sono morti i luoghi di aggregazione storica della città,non si riesce a mettere in piedi un serio itinerarioturistico che cuci le bellezze della romanità e quellemedievali, le nostre colline sono sfondate dalle cave etutto intorno è degrado. Perché? Perché dobbiamoattingere solo alla bellezza dei dipinti rinascimentali incui il Paesaggio cantava mentre faceva da sfondo allepiù belle opere pittoriche dell’Italia antica?

Il ruolo della nostra associazione è quello ditramandare alle future generazioni quanto ancorac’è di bello, di vivo, di valido del nostro Paesaggioe della nostra cultura, il nostro ruolo è quello dicercare di unire la collettività alle istituzioniattraverso un ponte che non sia solo ideale mapieno di iniziative e di progetti affinché non dimen-tichiamo ciò che è stato e chi siamo.

La presenza di Antonio Paolucci a Teramodimostra come un’associazione può crearediscussione rimescolando le cartedelle idee, le carte dei sogni. Se èpresente oggi in sala qualcheamministratore può darsi chevenga folgorato dalle parole e dallasaggezza di Antonio e, perché no,uscire da qui, vedere il territoriocon occhi nuovi, e industriarsi persalvare il salvabile perché lebellezze del nostro paesaggio sonocome i diritti umani, non possonoessere negoziabili.

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di Susanna Balducci

Non è l’incipit di versi poetici ma l’emozionantesensazione che quest’isola ha trasmesso non soltanto achi scrive ma, credo e spero, ad ogni partecipante allelezioni di Archeologia e Scienze subacquee, tenutesi, alvillaggio “Punta Spalmatore”dal 22 al 31 agosto, cheannualmente, da ben 18 anni, Archeologia Viva, (primarivista italiana di divulgazione archeologica), la cuidirezione è affidata a Piero Pruneti, organizza con ilpatrocinio scientifico dell’Accademia internazionale discienze e tecniche subacquee e con la collaborazionedella Soprintendenza del Mare, la Soprintendenza per ibeni culturali e ambientali di Palermo - Sez.Archeologica, nonché le Amministrazioni Regionale,provinciale e comunale.

Si tratta della più importante iniziativa didattica nelsettore a livello europeo.

La durata delle lezioni è di 9 giorni in media earticolata in corsi diversi per difficoltà e temitrattati; ogni giorno è in programma la didatticateorica di circa 2-3 ore ed attività pratica inacqua(esercitazioni ed immersioni), è possibileanche acquisire brevetti, nonché seguire corso discavo a terra o semplicemente da uditore.

Coinvolgente e direi ”superlativo” il corpodocenti in testa al quale Gianfranco Purpura,esempio di eccezionale pregio sia per la docenza

che per la didattica .Non è da meno l’intero staff di archeologi subacquei,

tra cui il dott. Nicolò Bruno e terrestri con la Spataforae la ricercatrice ICRAM Falantano, biologa marina.

Ustica, situata nel basso Tirreno, a circa 36 miglia aNord della costa siciliana, di fronte a Palermo, èun’isola vulcanica formata da scura roccia lavica, il cuinome deriva dal latino ”ustum” (bruciato).

E’ciò che rimane di un edificio vulcanico emersodalle profondità del terreno in un periodo relativa-mente recente (inizi del Quaternario); proprio invirtù della sua posizione geografica dovettecostituire fin dall’antichità un punto obbligato perla navigazione tirrenica.

E’stata abitata a partire dalla preistoria fino alMedioEvo quando poi fu abbandonata per l’insicu-rezza determinata dalla pirateria saracena.

E’ stata infine ricolonizzata per disposizione delleautorità borboniche nella seconda metà del Settecentocon famiglie provenienti dall’ isola di Lipari.

Si possono visitare: il museo Archeologico (nella torredi Cala S. Maria, presso il porto) il villaggio preistoricodel faraglione (XIV - XIII sec. a.C.) e il grande complessodella Falconiera con testimonianze di abitato e necropolidal III sec. a.C. al VI d.C.

La storia di Ustica è naturalmente ed indissolubil-mente legata al mare; anche se stretti dovettero esserei legami sia con la costa settentrionale della Sicilia checon le altre isole minori è logico che l’isola si siaritrovata in posizione non secondaria rispetto allerotte commerciali che, fin dall’età preistorica ,attraverso il Mediterraneo e il Tirreno e che in pienaetà romana si caratterizzarono soprattutto per gliintensi rapporti tra la costa settentrionale dell’Africa e

LA MAGIA DI UN’ISOLA:USTICA

“Ustica Ustica il cuor a te ho lasciato...”

MARENOSTRUM

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la costa tirrenica della penisola, da dove, attraversoalcuni importanti scali commerciali, venivanodistribuiti i prodotti nei principali centri di consumo.

Ne consegue una particolare ricchezza dei fondali diUstica, protetti anche sotto il profilo naturalisticograzie all’istituzione della Riserva Marina, chenascondono una serie notevole di relitti, in parteindividuati e solo parzialmente indagati, soprattuttonelle zone di più facile e agevole attracco, quella cioèdella Cala S.Maria e delle sue immediate vicinanze.

La tendenza, oggi assai diffusa, di conservare in situ letestimonianze più significative del passaggio di genti emerci, ha trovato un esemplare e precoce esemplifica-zione nel ‘90 con la realizzazione di un itinerarioarcheologico subacqueo nella zona di Punta Gavazzi,dove è stato creato un apposito percorso, segnalato conpannelli didattici (e ahimè oggi non ben mantenutodagli organi preposti!) accanto agli oggetti lasciati nellaloro originaria giacitura: si tratta di ceppi d’ancora emateriali ceramici riferibili a diverse epoche che, sotto-lineano, nella loro eterogeneità tipologica e cronologica,la ricchezza e l’interesse dei fondali usticesi.

E’ da segnalare, infine, l’Antiquarium della TorreS.Maria che racchiude una piccola ma significativaesposizione dei reperti archeologici rinvenuti sull’isola eprovenienti dal villaggio preistorico dei Faraglioni”,databili alla media Età del Bronzo : abbondantevasellame che costituiva l’arredo mobile delle capanneriportate alla luce e legate alle attività domestiche e allavita quotidiana che si svolsero nel villaggio per circa IIsecoli (1400-1200 a.C.).

Senza indugio, dunque, e con tanta grata soddisfa-zione per le meraviglie naturalistiche e storiche chel’isola ci ha regalato non posso che sperare edaugurare a tutti i soci “dell’Archeoclub d’Italia”, discoprire o tornare a gustare il vortice di emozioni dicui è intrisa l’aria usticese!

Foto a cura del socio Marenostrum Luca Garbato (sede di Venezia)

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È di qualche mese fa la notizia che, la XICommissione Permanente lavoro pubblico eprivato della Camera dei Deputati ha prodotto iltesto unificato sulla ”disciplina delle attivitàsubacquee e iperbariche”.

Molte sono le novità contenute nella proposta dilegge che unisce quelle degli Onorevoli LucaBellotti, Aldo Di Biagio e Nino Lo Presti. Prima sututte l’Istituzione di un “elenco nazionale delleorganizzazioni didattiche” presso il Ministerodello Sviluppo economico: avranno il compito diorganizzare i corsi di ”addestramento alle attivitàsubacquee per il settore turistico ricreativo, dallivello di inizio attività a quello di istruttoresubacqueo”, al termine del quale concedere ibrevetti a istruttori e guide sub, ma solo dopo unesame pratico e teorico.

Il testo distingue due figure: l’istruttoresubacqueo che ”insegna le tecniche dell’immer-sione” e la guida che assiste l’istruttore nell’adde-stramento e accompagna in immersione singoli ogruppi, che sono già in possesso del brevetto.

In oltre 7.500 metri di costa Italiana caratterizzatada paesaggi di eccezionale valore naturalistico iluoghi dove fare immersione sono tanti e, conse-guentemente, anche i diving center; il fenomeno èin crescita e gli appassionati delle immersioni sonoin costante aumento. Se è pur vero che, fino ad ora,il settore si è “auto-regolamentato” sulla base dileggi regionali o ricorrendo agli elenchi delleassociazioni nazionali che rilasciano “brevetti” distandard internazionali i più conosciuti sono ilCmas (Confederazione Mondiale Attivita’Subacquee) e il Padi (Professional Association ofDiving Instructors), tuttavia, l’assenza di unaregolamentazione precisa per istruttori e guide chemette a rischio chi vuole provare l’emozionedell’immersione subacquea e spesso si affida apersone non adeguatamente preparate.

Altro punto importante del testo (art. 26) è laregolamentazione di coloro che delle immersionifanno il loro lavoro e non ”per servizi di carattereturistico - ricreativo”. Sommozzatori e sub chelavorano per aziende petrolifere o per altri tipi diimprese impegnate in attività subacquee dovrannoiscriversi nei registri per “operatori subacquei eiperbarici professionali” che saranno istituitipresso i dipartimenti marittimi.

Anche le imprese avranno l’obbligo di iscriversiin un apposito registro.

L’intento è quello di garantire maggiore sicurezza edare ordine, anche previdenziale, a questi lavoratoriper i quali finora viene applicato un contratto legatoall’azienda e non al tipo di attività svolta.

Tra queste figure professionali rientrano anche gliaddetti alle camere iperbariche presenti su navi epiattaforme; sono, però, esclusi gli operatori distrutture sanitarie e ospedaliere già regolamentatidalle normative relative alle amministrazioni diappartenenza.

In definitiva una nuova norma è certamenteimportante perché darà regole e direttive; a questopunto, perché non usufruire di questa occasione perufficializzare e regolamentare anche il ruolo deltecnico nel settore scientifico subacqueo, importantesupporto nei campi di scavo archeologico -subacqueo, di rilievo biologico e geologico marino.

Anche la professionalità dei volontari i quali siadoperano in questo particolare settore, deveessere riconosciuta da un apposita normativa, è ciòche noi di Marenostrum di Archeoclub d’Italia neiprossimi mesi porteremo all’attenzione dei relatori.

Responsabile Marenostrum di Archeoclub d’ItaliaRosario Santanastasio

Per info:www.archeoclubitalia.org

[email protected] - 3202746088

Perché non regolamentare la figura tecnico-scientifica

nel settore subacqueo?

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di Angelo Villa

I “giovani” Nasitani del 1939, facendo seguito alla prima simpatica “rimpatriata” dicinque anni fa, il trenta agosto 2009 si sono incontrari a Naso (Messina), nel corso diuna simpatica festa, organizzata dall’apposito Comitato costituito da CarmelinaCatalioti, Pinuccio Benedetto, Cono Cuticchia, Angelo Santaromita Villa.

Per l’attaccamento al paese nativo, nel celebrare il settantesimo compleanno iNasitani del 1939, hanno deciso di lasciare un segno tangibilefinanziando il restauro della statua lignea di San Francesco di Paola, chetrovasi esposta nella navata sinistra della Chiesa Madre di Naso.

La scultura, realizzata dall’artista Sebastiano Leone nel XVII secolo, èstata affidata, per essere riportata a nuova luminosità, all’operadell’abile ed esperto restauratore Luciano Pensabene Buemi, dietroautorizzazione della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Messina e dellaCuria Vescovile di Patti.

Per l’occasione è stata composta, in lingua siciliana, dal Preside AngeloSantaromita Villa, un’orazione in onore di San Francesco di Paola (Paola, 27marzo 1416 - Tours, 2 aprile 1507), eremita e fondatore dell’Ordine deiMinimi, patrono principale della Calabria e protettore delle genti di mare,nonché patrono della Sicilia insieme alla Vergine Immacolata, compatronodella città di Milazzo, patrono di vari paesi calabresi.

Prima dell’inizio dell’intervento la statua di San Francesco di Paolasi presentava totalmente ridipinta sia sui carnati sia sulle vesti, convarie piccole parti mancanti e con decoesione del colore. Pertantosono stati programmati interventi di fermatura, ricostruzione,pulitura, stuccatura e integrazione delle parti dipinte mancanti.

Esaminata la situazione conservativa la prima operazione è statarivolta al consolidamento di tutte le parti della pellicola pittoricapericolanti, mediante l’uso di apposita colla. Di poi la scultura è statasottoposta a un trattamento di disinfestazione da insetti.Successivamente sono state ricostruite tutte le parti mancanti e indieliminate le ridipinture.

La pulitura, condotta in modo differenziato e compensativo, agendoselettivamente con i solventi idonei e con l’ausilio di un’emulsioneneutra per garantire un effetto superficiale controllato dei solventistessi, ha consentito di mantenere l’equilibrio fra le varie partiinteressate da un diverso grado di conservazione.

Le parti nuove e le piccole lacune sono state stuccate a gesso e collae la reintegrazione pittorica è stata eseguita rispettando totalmente leminime tracce di colore ritrovato ritessendo accuratamente la pittura

anticamente offesa e poi effettuando la pitturazione. Una protezione finale a cera hacompletato l’intervento pittorico.

Completato il restauro la pregevole scultura, tornata nuovamente a risplendere, il30 agosto 2009 è stata inaugurata, con adeguata manifestazione civile e religiosa, everrà riconsegnata, dai Nasitani del millenovecentotrentanove, all’arciprete donNicolò Oriti, per essere riposta sull’apposito altare nella Chiesa Madre di Naso perl’adorazione dei fedeli Nasitani.

Rivive la Statua lignea di San Francesco di Paola a Naso (Me)

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Primi passi verso un progetto di recupero, tutela e valorizzazione della necropoli di Fossa

La necropoli di Fossa è stata oggetto di campagne di scavo sino all’anno 2000. Sonovenute alla luce in una parte del sito sepolture ricoperte di pietre con andamento acircolo che presentano talvolta una crepidine tutt’intorno realizzata con grandipietre, tombe a camera, menir in pietra calcarea con altezza discendente. Tra i tantioggetti rinvenuti nei corredi sepolcrali notissimi sono i letti in osso, triclini funebrirealizzati con parti in legno, cuoio e avorio intagliato. La cronologia del sito va cosìdal IX sec. a.C. al II-I a.C. Durante il sisma dello scorso aprile le tombe a camera sono state danneggiate in più

parti con crolli, alcuni dei menirs sono caduti, e il sito a primavera risultava comple-tamente abbandonato. Così la sede aricina di Archeoclub d’Italia di concerto con laSoprintendenza Archeologica e il Comune di Fossa, ha intrapreso nei mesi di giugnoe luglio un’opera di ripulitura dei tumuli liberandoli dalle piante infestanti. Durantelo svolgimento del G8 il “TG” di RAI 3 Abruzzo ha ripreso i lavori in parte realizzatidurante lo svolgimento di una conferenza stampa a cui hanno partecipato giornalistie autorità. Una TV privata abruzzese ha realizzato un documentario. Ma molto resta ancora da fare. Questi i punti programmatici: continuare l’opera di

ripulitura dei tumuli dalle piante infestanti con utilizzo di diserbante; la messa insicurezza del sito per effettuare visite guidate e attività didattica; la musealizzazioneopen-air dell’area archeologica venuta alla luce; una nuova campagna di scavi asupporto dell’azione della Soprintendenza.

Salviamo la “piccola Stonehenge”

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Viva emozione tra il pubblico intervenutonumeroso e, al contempo, orgoglio tra i promotoridella X Edizione della Festa dei Beni culturali aLicodia Eubea, all’interno della quale si iscrive la IIIEdizione di ReastaurArte. Un fitto calendario dieventi nei giorni 28, 29 e 30 agosto ha animato ilpiccolo centro della Sicilia sud-orientale, nondistante da Caltagirone, in provincia di Catania.

Ma veniamo ai fatti. Giorno 28 agosto, con ilpatrocinio del Comune di Licodia Eubea e con lacollaborazione del Consorzio “Ducezio” e la BancaAgricola Popolare di Ragusa, presso i locali dellachiesa del Rosario è stata inaugurata la mostraFotografica “Documenti di Restauro”, che si articolain due sezioni: una sul restauro del Crocifissoligneo, conservato presso la chiesa dell’Ospedale,l’altra sull’ iter restaurativo della pittura murale,sita in contrada Alia, a circa 17 Km a sud–est daLicodia Eubea. Come cornice all’evento, l’aperturadi una “Putia” (bottega) con la presentazione dellepubblicazioni monografiche dell’Archoeclub diLicodia Eubea, realizzate durante i 20 anni di vitadell’associazione e la commercializzazione diprodotti tipici enogastronomici e della medicinapopolare locale, quale ad esempio l’olio iperico(ottenuto dalla macerazione della pianta dell’hype-ricum perforatum, utile per curare ferite da taglio,ematomi, escoriazioni e scottature) allo scopo dinon trascurare il patrimonio di conoscenze e ditradizioni, che appartiene ad una comunità e laconfigura come tale. Giorno 29 agosto si è tenuta laconferenza dal titolo “Il Patrimonio CulturaleSalvato”, presso i locali dell’ex monastero di SanBenedetto e SantaChiara.

Ha aperto ufficialmente i lavori il Presidente dellasede locale dell’Archeoclub di Licodia Eubea,

Festa dei BeniCulturali

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di Angela Pierini

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Giacomo Caruso, che ha riportato il saluto di tuttala comunità licodiana e il ringraziamento ai confe-renzieri intervenuti, inoltre, ha sottolineato ilnotevole impegno dell’associazione per la salva-guardia e la tutela del patrimonio locale, inparticolare del complesso rupestre di “Grotta deiSanti” e della pittura murale, presente in una dellegrotte e del Crocifisso ligneo. Nel corso della manife-stazione, alla presenza del Vicepresidente nazionaledell’Archeoclub d’Italia, Giuseppe Bruno, sonointervenuti il Andrea Patanè, della Soprintendenzadei Beni Culturali e Ambientali di Catania, LorellaPellegrino, del Centro Regionale per laProgettazione ed il Restauro, Noemi Billeci, che si èoccupata del restauro del pannello pittorico,

presente nella “Grotta dei Santi”, Don FabioRaimondi, Direttore dell’Uffico Beni CulturaliEcclesiastici della Curia di Caltagirone, il Presidentedel Consorzio “Ducezio”, Giuseppe Scacco, ilSindaco di Licodia Eubea, Nunzio Li Rosi e PaoloNifosì, storico dell’arte, Sara Penoni. Tutti, a variotitolo, hanno relazionato sulla storia del complessorupestre della “Grotta dei Santi”, sui lavori dipulizia e di restauro dei due ambienti, denominati Ae B del complesso antico e sull’iconografia dellamorte di Cristo.

Prima di salutare gli ospiti, il Presidente della sedelocale ha annunciato una nuova sfida: la campagnadi raccolta fondi per il restauro della statua ligneadel Santissimo Salvatore (IV Edizione RestaurArte).

Conclusa la conferenza, sulla scalinata dellachiesa dell’Ospedale si è tenuto un breve concertodi canti popolari religiosi della tradizione pasqualelicodiana, a cura dell’Associazione del SantissimoCrocifisso. Dopo ciò, si è proceduto alla aperturadella chiesa e alla riconsegna del Crocifisso ligneoalla cittadinanza, e consegante ai soci junior dellasede locale, come simbolico passaggio deltestimone alle generazioni future, a cui è dato ilcompito di conservare e tutelare il patrimonioculturale. In serata, è stato offerto alla cittadinanzaun concerto jazz in piazza, inoltre, sono state

presentate, mediante proiezione, foto documen-tarie del patrimonio culturale, storico, artistico,archeologico, rurale e paesaggistico del territoriolicodiano, a volte poco conosciuto, per sensibi-lizzare i cittadini al rispetto e alla cura di ciò che lanatura e il passato ci hanno donato.

A coronamento della tre giorni, il 30 agosto dueescursioni, una di mattina e una di pomeriggio,organizzate dalla sede dell’Archeoclub, per visitaree far conoscere il complesso rupestre della “Grottadei Santi” e la pittura murale, che essa contiene.

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Esiste la Sicilia greca, romana, barocca celebrata, adiritto, da tutti, ma esiste, anche, la Siciliasconosciuta che offre emozioni a chi la vuole e la sascoprire. E’ facile che il visitatore conservidell’isola, nella memoria, i toni forti di unpaesaggio deserto e assolato, che nell’ora delmeriggio, acceca e confonde, ma essa offre, conestrema naturalezza, ineguagliati spazi di ristorodalla calura e di sollievo per l’anima.

Passeggiando per la contrada Alia a 17 Km nelterritorio di Licodia Eubea in provincia di Catania,ecco la Sicilia da scoprire! Da ogni parte, colline gialleper il grano mietuto, dolci nelle loro sinuose linee, quae là il verde intenso e discorde della macchia mediter-ranea, pini, lecci, sommacchi. Silenzio intorno, rottosolo dal cadenzato rumore dei campanacci dagliarmenti lontani, unica presenza viva, in un paesaggioche sembra vivere di una immota vita.

Lo stretto viottolo, ai cui lati massi calcareiincastonano conchiglie fossili, che ci riportanoindietro di milioni di anni, profuma di ginepro, ditimo e di viburni, e chi lo percorre gode del frescosoffio del vento vespertino. Uno slargo, ad un tratto,costringe alla sosta, davanti uno strapiombo, e sullaparete, a destra del visitatore, le grotte scavate damano dell’uomo, aride e glabre di vegetazione.

Così quasi cinque porte in fila, in bell’ordine,stuzzicano la curiosità ed è naturale entrarvi: il lentolavorio dell’acqua che goccia a goccia rode la pietracolpisce lo sguardo, come anche i muschi chericoprono le pareti annerite dagli anni e dall’usoimproprio, destinato all’intero complesso nei secolidall’uomo e le fosse squadrate e intagliate nella rocciadistribuite per tutto il piano della grotta. Ma propriol’ultima di queste conserva la sorpresa più bella einattesa: la crocifissione di Cristo, nella parete ad est,ed il visitatore attento non può non cogliere ilcontrasto tra i colori del blu, del rosso e del bianco conl’insieme scarno e spento della grotta, non può nonfermarsi ad ammirare il volto del Cristo, non può nonmeravigliarsi per l’eleganza del panneggio, non puònon stupirsi di questo piccolo miracolo, che la pietàpopolare ci ha tramandato. E a poco, forse, per ilvisitatore valgono le teorie e le congetture, che,giustamente, gli storici e gli archeologi ipotizzano perconoscere, comprende e classificare questomanufatto, anello di una più ampia catena che è lastoria dell’uomo, ma varrà, forse, di più l’emozione,che nasce nel silenzio attonito ed estasiato di fronte adun’ opera la cui mano dell’artefice rimarrà avvolta nelmistero, ma il cui senso può essere scoperto solo dachi osserva con occhi dell’anima.

Scoprire é... riscoprire

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Quasi sessant’anni sono trascorsi da quando nel1940 venne pubblicato, ad opera di G. Agnello, ilprimo studio sul complesso rupestre della “Grottadei Santi” in contrada Alia, ed oggi, grazie all’at-tenzione sempre vigile e sollecita ed al lavoroinfaticabile dei responsabili e dei soci dellaArcheoclub di Licodia Eubea, coordinato daldott.re Andrea Patanè è stato aggiunto un nuovotassello alla conoscenza del sito. Da poco, infatti, siè conclusa la campagna di scavi e di restauro, acura del Centro Regionale per la Progettazione e ilRestauro, dell’Università degli Studi di Palermo(Corso di Conservazione e Restauro dei BeniCulturali) e grazie all’aiuto del Consorzio“Ducezio” i cui risultati del restauro sono statipresentati dalla dott.ssa Noemi Billeci durante laconferenza ”Il Patrimonio Culturale salvato”tenuta giorno 29 agosto a Licodia Eubea.

Il sito, ormai abbandonato, merita di esserevisitato perché costituisce una delle più importantitestimonianze storico-artistiche per la Sicilia,durante i secoli del Tardo Impero. Il gruppomonumentale è posto nell'ex feudo Alia "...casaleun tempo esistente, detto anche Lalia, nel territoriodi Licodia Eubea", come ricorda Vito Amico nel suoLexicon. Il sito è composto da due grotte: la prima,chiamata “Antro delle sepolture”, (Ambiente B)

contiene diverse sepolture alcune a cassa, altrescavate nella roccia e inquadrate all’interno diarcosoli, altre ancora a baldacchino.

E’ possibile, inoltre, notare labili tracce di pellicolapittorica soprattutto in alto, nella parete frontalerispetto all’accesso e si intravede la presenza di alcunipilastrini in cui vi sono delle fossette per la colloca-zione di lucerne; la seconda grotta, denominata“Antro del Crocifisso”, (Ambiente A) è composta ditre arcosoli, più quello orientale in cui si trova ilpannello pittorico della Crocifissione, il quale ècollegato all’antro delle sepolture tramite tre accessi.

Secondo gli studiosi, l’Ambiente A dell’ areacimiteriale cristiana, dopo un primo insediamentodatato, fu rimaneggiato, per dare spazio allacreazione di un oratorio cenobitico (ovvero unacomunità di monaci cristiani), pertanto difficilerisulta la datazione dell'intero complesso, inquanto da sempre il luogo è stato fruito, invecel'analisi stilistica delle figure del pannello pittoricorisale si al XI o XII secolo. L'oratorio è statoabbandonato verso la metà del Quattrocento, comeattestano i numerosi graffiti che ricoprono ilpannello pittorico; la firma più antica risale al 1445,probabile terminus post quem che datal’abbandono dell'oratorio.

Il Patrimonio culturale salvato:un piccolo gioiello

dell’arte medievale siciliana

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La figura del Cristo col nimbocrucigero, occupa la parte centrale dellarappresentazione, affiancato da duefigure minori secondo il criterio delleproporzioni gerarchiche, interpretate,secondo lo schema iconografico tradi-zionale, come la figura della Vergine,desumibile dell’appellativo Mat(er)D(omi)nia sinistra rispetto all’osser-vatore, rappresentata di tre quarti erivolta verso la croce, e S. GiovanniIoh(anne)s giovane imberbe, sulladestra, in piena posizione frontale, il cuicapo reclinato è poggiato sulla manodestra. L’espressione sofferente del voltodel Cristo, ma in serena accettazione delsacrificio, è enfatizzata sia dall’inarca-mento degli archi sopracciliari e degliocchi chiusi e incorniciati da folte ciglia.Il panneggio del perizoma, non è rigidoalla maniera bizantina, ma moltoarticolato, soprattutto nella partesuperiore, in ampie linee, checonvergono tra di loro a disegnarerisvolti e pieghe, raccolte morbidamentea formare i due nodi.

Una piccola figura in corta tunica, resadi profilo e inserita nello spazio tra laMadonna e la croce è stata identificatacon il personaggio di Longino nell'attodi trafiggere il costato del Cristo. Adestra, in alto, si dispone la figurinatonda antropomorfa della luna, dallatinta violacea, dalla quale si dipartonodei sottili raggi dello stesso colore, che sidiramano verso il volto del Cristo.Autore: anonimo

Titolo: Stuarosis di CristoDatazione: XI- XIV sec. d.C.Tecnica: pittura a seccoCollocazione: Contrada Alia, Licodia Eubea CT

Tratto da: Noemi BilleciScheda del restauro della “Grotta dei Santi” di Licodia Eubea

Dentro il capolavoro:la “Staurosis”

della grotta dei Santi

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La chiesa dell’Ospedale di Licodia Eubea, inprovincia di Catania, conserva, come uno scrigno,una magnifica gemma, un Crocifisso ligneo. Sinarra che l’artista “…dopo avere modellato il corponon riusciva a portare a termine il capo. Doporeiterati tentativi, un giorno, con comprensibilestupore si trovò davanti il Cristo con la testameravigliosamente scolpita “(cfr.pag 43 CarmeloVerdi, Licodia Sacra)

Un‘antica leggenda vuole, inoltre, che durante iperiodi di pestilenza o in presenza di calamitànaturali venissero tolti i chiodi, che inchiodano allacroce il Cristo ligneo, fatto assai strano ancheperché la tradizione popolare riferisce che si vieti achiunque di toccare il crocifisso stesso, pena unagrave disgrazia. Il sorgere di racconti tradizionali,oltre a offrire il fianco a studi specifici, testimonia ladevozione che, da sempre, lega i licodiani allascultura. Per questo la sede locale dell’Archeoclub,da tempo ha programmato e progettato un

intervento di conservazione e restauro di tale operascultorea. L’iniziativa parte nel settembre del 2007,quando durante la II Edizione di RestaurArte, inoccasione della presentazione del restauro dellastatua lignea del profeta Elia, venne presentata allacittadinanza l’opera da restaurare, appunto ilCrocifisso ligneo. Una serie di eventi-guida, inquesti anni, ha permesso di raccogliere fondi, quali:una mostra sull’iconografia del Cristo morto aLicodia Eubea e la proiezione di un DVD sulletradizioni pasquali di Licodia Eubea dal ’61 al ’94.Il restauro, compiuto da Costanzo Cucuzza, haavuto inizio l’8 Dicembre del 2008. Ma cominciamocon ordine, è stato, dapprima predisposto unostudio sul manufatto, da cui è risultato che l’operaè stata eseguita in legno massello, assemblando piùblocchi, successivamente intagliata, infine ingessatae decorata per mezzo di tempere e lamine dimetallo. L’opera, di ottima fattura, per l’accurataricerca e resa dell’anatomia umana e per l’espres-

Tra devozione e storia:il Crocifisso ligneo

di Licodia Eubea

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sività del volto è ascrivibile ai primi del XVIIIsecolo, ma non sono stati reperiti documenti perpoterla attribuire a qualche scultore. Capelli, barbae soprattutto il pregiato perizoma sono statirealizzati, utilizzando una sottile lamina d’oro,applicata con la tecnica del “ guazzo”, mentre ildecoro del perizoma è ottenuto a “graffito” sulfondo avorio. “Il manufatto presentava un degradoestetico e strutturale causato da una cattivamanutenzione, inoltre l’intera superficie pittoricaera ricoperta da strati di vernici alterate, inter-vallate da particelle di deposito (polvere, fumo … ),da strati di materiali proteici (colla, uovo …), daresine e cere. Sono state notate, oltre al resto, variepiccole lacune causate dal distacco del filmpittorico e da parti dello strato gessoso, abrasionidovute agli spostamenti a cui è stato soggetto il

manufatto nel corso dei secoli, microfessura-zioni apportate dall’umidità e grosse fendituresul petto e sulla schiena. Evidenti i precedentiinterventi di restauro e di ridipintura totaledell’opera e vari ritocchi visibili ai raggi ultra-violetti localizzati, principalmente sul viso enell’attacco delle braccia al busto”. (CostanzoCucuzza Scheda di restauro della sculturapolicroma raffigurante Cristo in Croce dellaChiesa del Crocefisso Licodia Eubea).

L’intervento di restauro conservativo,finalizzato alla valorizzazione storica ed artisticadell’opera, permettendone la piena leggibilità efruizione, è stato eseguito nel rispetto delletecniche costruttive e dei materiali in usoall’epoca dell’opera. La prima operazione è stataquella di disinfestazione. La fase successiva havisto il consolidamento della struttura fibrosadel legno. Si è passati, quindi, alla pulitura dellasuperficie pittorica. Il risultato è straordinario,per la curata anatomia del corpo, per l’espres-sività del viso, e per la resa pittorica data da unincarnato cadaverico in contrasto con il sangue ei segni della flagellazione.

Attorno al Crocifisso si trova il reliquiario,databile intorno alla seconda metà del XVIIIsecolo. Smontato il crocifisso e il reliquiario, èstato rinvenuto, con sorpresa di tutti, unpannello pittorico, che raffigura una città, moltoprobabilmente Gerusalemme, contornata dacolline, che tuttavia ricordano il paesaggio dellecolline che circondano Licodia Eubea. Lungotutta la tavola dipinta vengono riportati iversetti dal Vangelo di Matteo cap 2 7, 51-52.”Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due dacima a fondo, la terra si scosse, le rocce sispezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpidi santi morti risuscitarono”.

Il pannello pittorico risulta in confronto alCrocifisso di semplice fattura, anche se la pennellataappare precisa e sicura, forse, dunque, si tratta diuna voluta ricerca di semplicità. Complessa,tuttavia, l’attribuzione, poiché non è presente né lafirma del pittore, né vi sono al momento informa-zioni sussidiarie, mediante cui attribuire indiretta-mente l’opera. Dall’analisi iconografica e pittorica sipuò supporre che essa sia stata realizzata intornoalla prima metà del XVII secolo.

In accordo con F. Migneco, Dirigente per i BeniStorici, Artistici e Antropologici dellaSoprintendenza di Catania e il Responsabiledell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici, Don FabioRaimondi è stato deciso di collocare il reliquiario difronte la cappella del Crocifisso, allo scopo direndere fruibili tutte e tre le opere.

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dal

Territorio Territorio Un libro per ricominciare

Aricino Nemerense

Nuovi messaggi da AufidenaCastel di Sangro

Sabato 29 agosto a Castel del Monte in provincia de L’Aquila, si èsvolta la presentazione del volume “Annali dell’Archeoclub d’ItaliaAricino-Nemorense”, una raccolta delle conferenze 2007-2008, tracui il resoconto delle indagini archeologiche dell’Universitàdell’Aquila condotte da Gaetano Messineo presso “La Necropoli diPesatro” (Luglio 2008). Hanno presenziato all’incontro LucianoMucciante, Sindaco di Castel del Monte, Maria Cristina Vincenti eAlberto Silvestri, Curatori del volume, Massimiliano Valenti,Archeologo, gli studenti dell’Università dell’Aquila: Maria ConcettaD’Ercole, Alessia De Iure, Rosa Maria Lisi, Flavia Rapagnani, GiuliaSulli, Emanuele Di Giampaolo, Riccardo Mucciante. L’intelligenteiniziativa è stata promossa dall’Archeoclub d’Italia Aricino-Nemorense a sostegno del Comune di Castel del Monte.

Un anno di attivitàCatania

La sede locale fa il punto delle attività svolte nell’anno che staper chiudersi, mentre ne progetta altre per il futuro. Tra leiniziative più belle che meritano di essere ricordate, leconferenze di Salvatore Camilleri sulla poesia siciliana modernae sul santuario di Palici alla luce delle ultime scoperte, di LauraManiscalco, il viaggio di Pasqua in Libia, la visita al teatro grecodi Siracusa per Edipo a Colono, la gita a Morgantina persostenere la sede locale di Aidone e la sua iniziativa per lapromozione del teatro greco.

La sede locale ha promosso lo scorso 26 agosto insieme alComune, alla soprintendenza per i beni archeologici d’Abruzzo ealla direzione del Museo aufidenate un’eccellente giornata distudio in relazione ai recenti ritrovamenti archeologici di epocaitalica e romana. Tra gli interventi, quello di Anna MariaReggiani, direttore regionale dei beni culturali e paesaggisticid’Abruzzo, di Raffaella Poggiani Keller, soprintendente ai beniartistici d’Abruzzo, di Adriano La Regina, docente della Sapienzadi Roma. Il coordinamento è stato curato da Ezio Mattiocco,direttore del Museo civico Aufidenate di Castel di Sangro.

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Archeoclub e scuolaFoligno

Corsi di aggiornamento per il personale docente

Archeoclub d’Italia.associazione nazionale per la tutela e lavalorizzazione del patrimonio storico-artisticoe ambientale

a cura di Gianfranco Faramelli e Roberto Tavazzi

Atti del Seminario nazionale di studioFoligno 10-11-12 ottobre 2008

o la licenza “creative comm

ons”. © 2009 - A

rcheoclu b d’Italia, sede di Foligno.

Il 10 ottobre (mentre il nostro giornale è in uscita), nella prestigiosacornice di Palazzo Giusti Orfini, saranno presentati gli Atti delSeminario di Studio “Corsi di aggiornamento per il personaledocente”, svoltosi lo scorso anno nella città umbra. Il documento,raccolto in un cd, riproduce per intero e fedelmente i testi degliinterventi e i materiali annessi, come predisposti dai vari relatori.Delle sezioni presenti si segnalano come le più corpose e signifi-cative quelle centrali, “esperienze e proposte” e “Laboratori diformazione e informazione di Archeoclub d’Italia”. Alla presenta-zione degli Atti parteciperanno molti dei relatori del convegno,compresa la presidente nazionale. Il lavoro della sede locale, daanni impegnata sul fronte della formazione didattica, è unimportante passo verso un più ampio impegno dell’associazionenel mondo della scuola che, pur non comprendendo ancoral’importanza del volontariato culturale, in un futuro prossimo,attraverso un rinnovato principio di sussidiarietà, dovrà necessaria-mente contare sulla preparazione di chi sul territorio conosce vita,morte e miracoli e può rappresentare un docente ideale per l’istru-zione del terzo millennio. Nel frattempo è già stato messo a puntoil calendario delle attività didattiche del 2010 dedicate a “Artiminori, tra Medioevo ed Età moderna”. Si parte il 23 ottobre conuna conferenza su Artigianato, artigiani, curata da Fabio Bettoni,dell’Università degli Studi di Perugia e, a seguire, il 17 novembre,sarà la volta de “La ceramica umbra dal Cinquecento al Settecento”,di Tiziana Biganti della Galleria nazionale dell’Umbria.

Pittura e dintorniCopertino

Si è tenuta sabato 30 maggio 2009 alle ore 18.30 presso il salonedell’Istituto Comprensivo “Gianserio Strafella” la manifestazionedella 1° edizione del Concorso Regionale di Pittura “GianserioStrafella”organizzato in collaborazione con Archeoclub d’Italia Sededi Copertino” Isabella Chiaromonte, patrocinata dal Comune diCopertino e della Regione Puglia.

Una manifestazione fortemente appoggiata dal corpo docente,sostenuta dal dirigente scolastico Fernando Iurlaro e, condivisa datutti i membri dell’Archeoclub d’Italia sede di Copertino”.

Sempre a Copertino, alla fine di agosto, si è svolta una grandemanifestazione di conoscenza sugli androni della bella cittadinapugliese. Angoli sconosciuti, ma di incomparabile bellezza, chealmeno per una giornata sono stati resi fruibili dall’effervescenzadella sede locale.

Androni aperti

Manduria

La sede pugliese con la collaborazione dell’Amministrazione delComune di Manduria, ha presentato la quinta edizione della

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Chiesa S. Cristina La VeterePalermo

Lo scorso 21 giugno 2009 la sede di Palermo, ha effettuato una visitaguidata in città con circa una dozzina tra soci e simpatizzanti.

A ridosso della Cattedrale , in fondo alla strada dei Pellegrini, anticotratto della Via Francigena accanto alla loggia dell’Incoronazione sipuò visitare la chiesa normanna dedicata a S. Cristina La Vetere; chiusada tanti anni ed ora riaperta; piccolo gioiello donato alla fruizionepubblica. La chiesa ha pianta quadrata a croce greca con quattro robustipilastri ad archi ogivali che sostengono la copertura a crociera.

L’abside presenta una copertura a botte lunettata.Dopo eloquenti delucidazioni della guida sulle origini della chiesetta

circa il cammino verso la Città Santa, Gerusalemme,da qui assieme aMazara del Vallo, Trapani, i pellegrini venivano scortati dai Cavalieridel Santo Sepolcro.

Progetto: Cultura a Porte Aperte

Venafro

Il giorno 13 maggio a Venafro nel Castello Pandone “sala deiconti” si è svolto l’incontro confronto tra il Mibac ed enti edassociazioni. Archeoclub d’italia ha partecipato con il consiglierenazionale Iacopo Nardi.

E’ evidente come l’impostazione data al convegno cerchi diattenuare il distacco tra le soprintendenze e le associazioni, lo dicelo stesso Mibac che si è fatto “accompagnare” anche dall’archiviodi stato del Molise.

Ormai la vecchia logica che portava le soprintendenze a gestireciò che trovava (scavi) in maniera dittatoriale comincia a mostrarecrepe evidenti non tanto per i fondi tagliati ma perché l’opinionepubblica è più attenta e diciamo più istruita.

manifestazione “Androni Aperti” che hanno rilevato l’esposizione dicollezioni di modellismo: nautico, ferroviario, aeronautico, urbano eautomodellismo. L’ingresso libero e guidato ha portato allaconoscenza di sei edifici storici cittadini che i proprietari hannoaccettato di aprire al pubblico, consentendo di scoprire androni pococonosciuti. Un’opportunità per promuovere e valorizzare ilpatrimonio immobiliare privato di una città che cela tante bellezzearchitettoniche nel suo tessuto urbano. Seguendo gli itineraristorico-artistici e culturali di grande bellezza ed interesse, inoltre,negli stessi orari, grazie alla collaborazione della Soprintendenza peri Beni Archeologici della Puglia, è stato eccezionalmente aperto ilMuseo Archeologico, presso la sede della Soprintendenza in via XXsettembre n. 110, per ammirare anche, con visita guidata, i repertiarcheologici della campagna scavi di N. Degrassi (anni 1955/1960)ed i reperti rinvenuti nei più recenti scavi manduriani.

L’itinerario prescelto ha riguardato i seguenti edifici: PalazzoTrojani, via Marco Gatti, Palazzo De Marco, via Marchese Imperiali,Palazzo Schiavoni, piazza Vittorio Emanuele, Palazzo Briganti,piazza Vittorio Emanuele, Palazzo Dimitri, via XX Settembre,Palazzo Pasanisi, via XX Settembre.

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Hanno partecipato associazioni locali e nazionali ma, malgradotutti gli allegati preparatori, per via di una impostazione ormaidatata esse non hanno portato contributi per fare sì che la gestionedei beni culturali anche con la partecipazione delle associazioni manon solo, esca dalle strettoie della burocrazia assillante ed ansiosadi incarichi, e si diriga verso un percorso più aperto sia alla colla-borazione che alla responsabilità.

Si è parlato delle attività proprie di ogni associazione senzacogliere il vero significato del convegno.

L’Archeoclub ha evidenziato la perversa abitudine di aprire siti,esplorarli, non pubblicizzare quanto fatto e lasciare tutto alla mercèdegli elementi senza chiamare in causa le amministrazioni localiche d’altro canto non mostrano il minimo interesse alla tutela deiluoghi ed al loro sfruttamento turistico, ove possibile.

Ricco cartellone quello organizzato a marzo dalla sede locale, incollaborazione con la Fondazione Querini Stampalia, per la Xrassegna di archeologia- ricerche e scoperte nel Triveneto enell’Alto Adriatico, con premio finale cinematografico“Archeologia delle acque “Marenostrum”.

Nella foto un momento della premiazione, lo stemmaMarenostrum, la presidente nazionale Clelia Arduini, al centro,a sinistra Gerolamo Fazzini, presidente della sede di Venezia, eClaudio Mocchegiani Carpano, responsabile scientifico diMarenostrum

Rassegna di archeologia

Venezia

Le due antiche colonne romane, quella dedicata a Marco Aurelio Antonino in piazza Colonna e quella celebrantele imprese di Traiano ai Fori Imperiali, costituiscono una delle principali attrattive dell’urbe, uno straordinariodocumento monumentale delle imprese compiute dalle legioni romane. “Legiones” il titolo del quinto e più recentetra i prontuari di “ArcheoRoma”, a cura del prof. Romolo A. Staccioli, emerito tra i fondatori di Archeoclub d’Italia.Un libro di formato tascabile, sintetico ma esauriente, che illustra le caratteristiche e le imprese di questi battaglionidell’esercito romano, costituito in epoca monarchica: all’inizio una legione composta da 3000 fanti (pedites) e 300cavalieri (celeres e poi equites); legioni divenute due con l’avvento della repubblica (509 a.C); altre riforme con CaioMario (fine Il sec. a.C.), Augusto (25 a.C.) che consolidò il sistema e diede nome alle legioni; Traiano (98-117) cheportò l’impero alla massima estensione; Diocleziano (284-305) che divise l’impero con la tetrarchia; Costantino(306-337) che trasferì la capitale a Costantinopoli. Il prontuario illustra tutte le legioni con i loro nomi e le loro postazionispecie ai confini dell’impero, dalla Britannia all’Oriente, le armi usate, altri strumenti, organizzazione e modi di vita.

Atre pubblicazioni curate dal prof. Staccioli sono i “quaderni di ArcheoRoma”. Di recente pubblicazione un numero dedicato a “Latium Felix,divagazioni sul Lazio latino”, regione ricca di preistoria e storia, prima e dopo la fondazione di Roma. Si parla dei “dintorni” di Roma, il Santuariodi Diana Aricina, Tivoli e Palestrina, Gabii, Anzio culla di imperatori nonché di una splendida statua femminile, Circeii, Minturno, Albano,nonché il ritorno delle Feriae Latinae. Un accenno particolare merita

la vicenda della Solforata, nei pressi di Santa Palomba, bianco lago sulfureo con una sponda rocciosa dove si apre una grotta mitica sede di Fauno,nipote del dio Saturno e padre di Latino, sovrano regnante, secondo la tradizione, tra il XIII e il XII secolo a.C. . Latino aveva promesso la figlia Laviniaa Turno re dei Rutuli: poi, scosso da dubbi e presagi si recò nella grotta per sentire il parere del padre, la cui voce tonante gli intimò di riservare la figliaper Enea in arrivo da Troia.

Latino obbedì e dall’unione di Enea, protagonista dell’”Eneide” di Virgilio con Lavinia, ebbe inizio la civiltà latina e poi romana. Questoluogo, assediato da capannoni e discariche, non ha alcuna tutela, anzi vi incombe la minaccia di una “piattaforma polifunzionale per iltrattamento dei rifiuti tossici”. Perché la Regione Lazio non si propone di tutelare e valorizzare le sue radici?

Luigi Bernardi

Legiones e Latium Felix

I soci di Archeoclub d’Italia interessati a queste pubblicazioni le possono chiedere ad ArcheoRoma, via Merulana 272, 00185 Roma – tel. Fax 06.4818839, c/c postale 77897007

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La storia di Archeoclub d’Italia nasce e si lega inestricabilmente alla progressiva formazione, in quaran-t’anni di cammino sul territorio nazionale, di tanti depositi comunali ed antiquaria, attraverso la costitu-zione di una vera e propria rete di ricerca e di iniziative a livello locale, legate

alla fruizione del nostro patrimonio culturale, che hanno creato un itinerario della memoria. Un viaggionelle radici più profonde di ciascuno di noi che ha contribuito a fortificare nei decenni la conoscenza dellanostra storia e del nostro patrimonio. La sede di Martinsicuro, sin dai suoi primi anni di vita, ha legatoindissolubilmente le sue importanti e organiche attività alla storia dello storico sito di Castrum Truentinum,e alle ricerche archeologiche ivi condotte dalla Soprintendenza sin dal 1990.

L’eccellente rapporto fra l’Associazione e le Istituzioni è riuscito ad ottenere oggi un risultato tangibile,concreto, di fondamentale importanza, con la realizzazione di un sogno da lungo tempo atteso.

Un modello di tipo anglosassone dunque, che costituisce il futuro della tutela e della gestione dei beniculturali italiani che non possono prescindere dal ruolo e dal coinvolgimento della società civile.Attualmente la sede abruzzese al confine con le Marche, attraverso un servizio di custodia e di guida,consente l’intelligente fruizione del nuovo antiquarium, situato nel torrione Carlo V, nel centro del paese,di cui è stata fra i principali artefici.

Nasce l’Antiquarium

Martinsicuro

La storia del sitoL’antica città di Truentum o Castrum Truentinum è menzionata

in numerose fonti antiche, in particolare Cicerone, Strabone ePlinio, e da quest’ultimo viene anzitutto segnalata come l’unicoabitato dell’antica popolazione dei Liburni, evidentementegiunti in Italia dall’antistante costa dalmata, sopravvissuto sinoalla sua epoca, “Truentum cum amne, quod solum Liburnorum inItalia relicum est”, conservando una tradizione che rappresentavaancora nel I secolo d.C. una preziosa testimonianza sui contatticommerciali e culturali esistiti sin da epoca antichissima fra ledue sponde dell’ Adriatico tramite questo strategico approdo.Compare con il nome di Castrum Truentinum nelle fonti piùantiche, fra cui si ricordano i segnalati passi di Cicerone,Pomponio Mela, oltre che in una iscrizione tardorepubblicanaoggi conservata ad Ascoli, e nella più tarda Tabula Peutingeriana.Compare come Truentum in Plinio il Vecchio (sec.I d.C.) ed inun’altra epigrafe di provenienza romana databile fra il 119 ed il136 d.C., mentre nell’Itinerarium Antonini, redatto nel III secolo,viene menzionata con ambedue le denominazioni.

Fra il 1991 e il 2004 il territorio del Comune di Martinsicuroveniva interessato da un’ampia serie di indagini archeologiche,condotte con fondi del Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali, partite dall’originario tentativo di giungere ad unaattendibile ubicazione del sito dell’antica città di CastrumTruentinum di cui s’era persa in età moderna ogni memoria. Frail 1991 e il 1993 veniva individuato il sito della città, ubicatosubito a sud del Tronto, nella località Case Feriozzi diMartinsicuro ove lo storic complesso delle case, oggi di proprietàdella famiglia Crocetta, ha riutilizzato in età medievale alcuniresti dell’antico abitato. Le indagini archeologiche proseguivanosul sito della città d’epoca romana sino al 1995, ed il sito stessoveniva formalmente riconosciuto come area archeologica nel2001. Fra 2002 e 2004 veniva condotta una prima ampia esplora-zione anche del sito dell’insediamento risalente all’Età delBronzo, ubicato sul vicino Colle Di Marzio, da cui aveva avutoorigine l’insediamento alla foce del Tronto.

Gli scavi, condotti fra 1991e 1995 sul versante meridionaledella foce del Tronto, rivelavano in particolare la presenza sulpianoro a sud dell’antica foce del fiume compreso fra la lineaferroviaria e la frazione Case Feriozzi (via Po) dei restidell’antica città, della cui esatta ubicazione si era persa da secoliogni memoria. Veniva anzitutto riscoperto l’impianto di unampio quartiere commerciale e residenziale organizzato lungoun asse viario orientato N-S che doveva giungere al Tronto versoN in un’area oggi interrata dal terrapieno della linea ferroviariaadriatica e doveva collegarsi a sud-ovest con il tratto finale dellaVia Salaria, che qui giungeva da Asculum discendendo dallaValle del Tronto (scavi 1991-93).

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FONDAZIONE PUGLISI COSENTINO Palazzo Valle, Via Vittorio Emanuele, 122 – 95131 Catania

Tel. +39 095 7152228 – fax +39 095 7153835 - [email protected]

La Fondazione Puglisi Cosentino è stata costituita il 9 aprile 2004 ed è riconosciuta tra le Fondazioni nazionali di carattere culturale. Operaa favore dell’arte classica, moderna e contemporanea, organizzando mostre, incontri, seminari, convegni, attività di studio e di ricerca enon ha fine di lucro. Per farne un punto di riferimento per l’arte e la cultura a livello locale, regionale, nazionale ed internazionale, rientrano tra le missioni dellaFondazione tutte le iniziative finalizzate a promuovere la conoscenza, la sperimentazione e la creazione, a favorire la cultura, l’educazioneartistica e civile e il diletto, a rappresentare una leva di sviluppo per il territorio, anche attraverso la creazione di reti di interscambio conaltre realtà operative in Italia ed all’estero.La Fondazione ha sede presso Palazzo Valle, tra i più prestigiosi della Città di Catania, edificato tra il 1741 ed il 1748 su progetto dell’ar-chitetto Vaccarini ed illustre esempio d’architettura barocca recuperato dal degrado con un restauro durato quattro anni. La prima esposizione d’arte moderna e contemporanea dal titolo “Costanti del Classico nell’Arte del XX e XXI Secolo”, è stata aperta alpubblico dal 22 febbraio al 29 giugno 2009 con 74 opere dei più importanti Maestri del periodo da Matisse, Kandiski, De Chirico, Burri,Fontana ai viventi Pistoletto, Kounellis, etc.È progetto della Fondazione effettuare un minimo di due mostre importanti l’anno, unitamente ad una separata presentazione di giovaniartisti di respiro internazionale.Il Direttore Artistico della Fondazione è il Professor Bruno Corà coadiuvato da un comitato scientifico composto da Marie Laure Bernadac(Conservateur en chef, responsabile di arte contemporanea del Museo del Louvre), Manolo Borja-Villel (Direttore del Museo NationalCentro de Arte Reina Sofia di Madrid), Gillo Dorfles (Critico d’arte già ordinario di Estetica presso le Università di Trieste e di Milano),Franca Falletti (Direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze) e Rudi Fuchs (Storico dell’arte e Guest Curator) e Pietro Bellasi (Docentedi Sociologia dell’Arte, Università di Bologna).Il prossimo evento in programma sarà la mostra dedicata a due degli artisti italiani più internazionali del Novecento, Burri e Fontana,organizzata in collaborazione con la Fondazione Fontana di Milano e la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello.La mostra “Burri e Fontana – Materia e Spazio” si svolgerà dal 15 novembre 2009 al 14 marzo 2010 e sarà allestita negli eleganti saloni delpiano nobile di Palazzo Valle. Giorni ed orari di apertura: dal martedì alla domenica 10-13.30; 16.00-19.30, il sabato sino alle 21.30; chiuso il lunedì, 25 dicembre e 1 gennaio;aperture straordinarie su prenotazione. Per tutti i soci dell’Archeoclub d’Italia, a seguito della convenzione stipulata, il biglietto è ridotto, 5 euro.

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di Luigi Bernardi

Compie duemila anni Tito Flavio Vespasiano, imperatorenato il l7 novembre del 9 d.C. a Falacrinae (oggi Cittareale),un “vicus” nei dintorni di Rieti. E “Divus Vespasianus - Ilbimillenario dei Flavi” è il titolo di una mostra aperta alColosseo fino al 10 gennaio 2010. Ma, a differenza rispettoalle altre esposizioni dedicate all’antica Roma allestite negliscorsi anni nell’Anfiteatro Flavio, nome originario delColosseo, la rassegna attuale si estende nell’area archeo-logica dei Fori Imperiali e del Palatino, comprendendo laCuria e il Criptoportico Neroniano. Aperta ad. aprileun’altra sezione espositiva in Campidoglio ai MuseiCapitolini. Dopo una lunga carriera nella pubblica ammini-strazione e nell’esercito in Medio Oriente, protagonistanella repressione della rivolta giudaica iniziata nel 66 d.C.,Vespasiano si trova coinvolto nelle lotte di poteresusseguite alla morte di Nerone nel 68. La scomparsaviolenta in pochi mesi, nel 69, degli imperatori Galbae Otone, e l’eliminazione di un terzo, Vitellio, da partedi Vespasiano, gli aprono la via al potere. Vieneacclamato imperatore dall’esercito ad Alessandriad’Egitto e nel 70 si insedia a Roma. Vespasiano muorenell’estate del 79; gli succede il primogenito Tito (79-81.)e poi il figlio minore Domiziano (81-96), un tiranno la cuiscomparsa suscita gioia e tripudio al Senato, con ladistruzione di lapidi, immagini e una grande statuaequestre che si era fatto erigere.

I Flavi trasformarono l’aspetto urbanistico di Roma.Esempio importante appunto l’Anfiteatro Flavio, erettonell’area che Nerone aveva privatizzato dinanzi alla DomusAurea trasformandola in un lago poi prosciugato. Il nomedi Colosseo deriva dalla presenza di una statua bronzeacolossale che Nerone si era fatto erigere e che era poi statatrasformata in immagine del Sole, statua scomparsa nelMedioevo. L’Anfiteatro, iniziato sotto Vespasiano, fuinaugurato da Tito nell’80 con spettacoli di gladiatori emassacri di belve provenienti dall’Africa.

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La mostra inizia con il ritratto di Vespasiano provenientedalla Ny Carlsberg Glyptoteck di Copenaghen, che lorappresenta come un vecchio militare di origine plebea,mentre nel vicino busto proveniente dal Museo di PalazzoMassimo alle Terme egli appare come un “princeps”dall’aspetto distinto. Seguono altri ritratti marmoreidell’imperatore, del figlio Tito, della moglie Domizia, dellafiglia Giulia, teste colossali di divinità femminili, altre raffi-

gurazioni di personaggi mitologici, frammenti architet-tonici dal Tempio della Pace, fatto erigere ai Fori da

Vespasiano, e da altri luoghi, plastico ricostruttivo delPalazzo Imperale la “Domus Flavia”fatto costruireda Domiziano sul Palatino, frammenti dell’obeliscodi Domiziano dall’anfiteatro su cui oggi sorge piazzaNavona e altro ancora.

Nella Curia, o Senato, trasformato in chiesa nelMedioevo, restaurato e ripristinato nella prima metàdel Novecento, sono esposte due teste colossali di

Vespasiano, una testa colossale e una statua corazzata diTito, nonché due Plutei di Traiano che costituivano un

recinto nel Foro. Nel Criptoportico Neroniano sono inmostra vari fregi architettonici, statue di Muse, “Eracle conLeontè” in marmo, teste di Meleagro e di Apollo e altroancora. Tra le sedi museali si sviluppa un itinerario chetocca vari luoghi, dall’Arco di Tito, con le raffigurazioni deltrionfo nella guerra giudaica, a quello di Domiziano, alla“Domus Flavia” e a tanti altri monumenti sul Palatino e neiFori; itinerario indicato con pannelli illustrativi cherimarranno anche dopo la fine delle mostre, così comeopere e reperti provenienti dai magazzini o altrove. Lamostra è a cura di Filippo Coarelli, promossa dallaSoprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma,soprintendente Angelo Bottini. Coarelli ha pubblicato conElecta sia un vasto catalogo sia un volumetto tascabile conillustrazioni e citazioni da Svetonio, autore di una “Vita diVespasiano”, ideale per un visitatore medio.

Divus Vespasianus Il bimellenario dei Flavi

Colosseo,Curia e Criptoportico Neroiano, Roma

Orari: dal 1 al 24 ottobre h 8,30-19dal 25 ottobre al 10 gennaio h 8,30-16,30

Biglietti: intero 12 euro,ridotto 7,50 euro

Informazioni e visite guidate tel. 06.39967700; www.pierreci.it

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La Cappella Paolina, il più riservato tra i luoghi di culto dei Palazzi ApostoliciVaticani, è stata recentemente ripresentata alle autorità e alla stampa dopocirca sette anni di restauri. Lo scorso 4 luglio Papa Benedetto XVI ha celebratoi vespri, a chiusura dell’anno Paolino, avvenuta il 29 giugno, che ha visto unaccelerato termine dei lavori, promosso dal Cardinale Giovanni Lajolo,Governatore dello Stato Città del Vaticano.

L’anno Paolino era stato proclamato del Pontefice per celebrare il bimillenario della nascita di San Paolo. La Cappella Paolina non deriva il suonome dall’Apostolo delle Genti, ma dal Papa Paolo III Farnese (1534-1549), checommissionò i lavori di realizzazione ad Antonio da Sangallo (1537-1539).Michelangelo Buonarroti, già impegnato nel Giudizio Univerale dellaCappella Sistina, voluta cinquant’anni prima da Sisto IV (1471-1484), affrontòil nuovo lavoro di affrescare le pareti con i temi della Caduta di Saulo(Conversione di Paolo) e della Crocifissione di San Pietro. Affreschi eseguiti trail 1542 e il 1550. Il sommo maestro già anziano ( era nato a Caprese in Toscananel 1475) era malfermo in salute, spossato della immane fatica del GiudizioUniversale, preoccupato per il progetto della Cupola di San Pietro, rattristatoper la morte della sua amica e confidente Vittoria Colonna, avvenuta nel 1547.I restauri e la pulitura hanno portato alla luce un Michelangelo dolente etragico, però di straordinaria saldezza plastica e di ferma imperiosa evidenza

La cappella Paolina

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cromatica, come spiega il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani.“I colori sono quelli del ‘Giudizio’ e servono a esaltare una umanità terribile,violenta, disperata. Non si erano mai visti prima, nella pittura del Buonarroti,volti cosi stravolti dalla stolidità e dall’odio, positure così disarticolate edeccentriche, un altrettanto grande esibizione di ferina energia e di oscuramentodella ragione. Sembra quasi che il pittore si interroghi sull’enigma teologicodella Salvezza misteriosamente offerta ad una umanità immeritevole,immersa nel Male e impastata di peccato come quella rappresentata. Se lochiede Michelangelo e abbiamo l’impressione che se lo chieda anche SanPietro, il quale ci guarda irato nel momento stesso in cui viene issato a testa ingiù sulla croce, quasi dubbioso dell’utilità del suo mortorio”.

Michelangelo morì nel 1564. Papa Gregorio XIII Boncompagni (1572-85)chiamò a completare l’opera michelangiolesca, con affreschi sulle pareti e sullavolta, Lorenzo Sabatini e Federico Zuccari, nonché altri pittori, decoratori,stuccatori. In seguito quasi tutti i papi, fino a Paolo VI negli anni Settanta delNovecento, fecero eseguire restauri e arricchimenti. Gli attuali interventi sisono svolti sotto la direzione storico artistica di Arnold Nesselrath, eseguiti dauna folta squadra di specialisti tra questi il maestro ispettore Maurizio De Lucae l’assistente Maria Pustka. Ha collaborato una commissione internazionale diesperti, tra cui Cristina Acidini Luchinat, il restauro costato circa 4 milioni didollari, è stato finanziato dai “Patrons of Arts in the Vatican Museum”,benemeriti mecenati cattolici, americani ma non solo, che hanno a cuore lasalvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale Vaticano.

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