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Architettura del Novecento A cura di Marco Biraghi e Alberto Ferlenga Opere, progetti, luoghi A-K Einaudi II

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Architettura del NovecentoA cura di Marco Biraghi e Alberto Ferlenga

Opere, progetti, luoghiA-K

Einaudi

II

Bernard Tschumi, Parc de la Villette, Parigi.Foto Universal Images Group / De Agostini / Alamy / Milestone.

Architetturadel Novecento

Opere, progetti, luoghiA-K

II

SVC_Architettura_II.indd 1 23/07/13 12.11

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Architettura del Novecentoa cura di Marco Biraghi e Alberto Ferlenga

!Teorie, scuole, eventi

!!Opere, progetti, luoghi

!!!Opere, progetti, luoghi

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!"" Diamond Houses

di John Hejduk

Con la designazione di Diamond Houses, o Diamond Projects, è co-munemente indicato un trittico di architetture, due case multipiano e un museo sviluppato su un unico livello, disegnate tra il #$%& e il #$%' dall’architetto americano John Hejduk (#$&$-&(((). Il termine fa riferimento all’uso della figura del rombo, fatto da Hejduk nel deli-neare i tre progetti.

Presentati per la prima volta nel #$%' in occasione della mostra , organizzata presso l’Architectural

League di New York e curata dallo stesso Hejduk e dal pittore Robert Slutzky, e coevi a opere come la Saltzman House di Richard Meier, la Gwathmey Residence di Charles Gwathmey, la Hanselmann House di Michael Graves e la House I di Peter Eisenman, progettata proprio nel #$%', i rigorosi disegni a china e i plastici che illustravano i tre progetti rappresentarono uno dei piú significativi e al tempo stesso piú origina-li contributi alla costituzione di quella Scuola di New York che alcuni anni piú tardi avrebbe trovato una provvisoria identità sotto l’etichetta dei New York Five. Tuttavia, nel contesto della produzione del gruppo newyorkese – una produzione peraltro alquanto diversificata e dedicata all’esplorazione dei lasciti formali dell’avanguardia architettonica mo-dernista –, l’opera di Hejduk si distingue nettamente per l’originalità e la radicalità della sua ricerca estetica, basata sull’ipotesi dell’autonomia dei contenuti della scrittura architettonica.

A tale riguardo, di fondamentale importanza per la formazione di Hejduk sarà l’incontro con lo storico inglese Colin Rowe, avvenuto pres-so la scuola d’architettura dell’Università del Texas ad Austin, dove, dal #$!" al #$!%, l’architetto newyorkese sarà chiamato a insegnare all’in-terno di un nuovo programma didattico messo a punto da Rowe stesso, assieme all’architetto svizzero Bernhard Hoesli. In Texas, Hejduk assi-milò in maniera del tutto originale i contenuti del lavoro di definizione, sistematizzazione e sopratutto storicizzazione dei caratteri formali au-tonomi dell’architettura del Movimento Moderno che in quegli anni, a partire dai saggi (#$"') e

(#$!(), lo storico inglese andava sviluppando. Sintesi di quella esperienza è la serie delle austere Texas Houses svi-luppate tra il #$!" e il #$%& quale risultato di una sofisticata riflessione sulle possibilità compositive dello schema a $ quadrati e delle sue impli-cazioni architettonico-strutturali.

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Diamond Houses !"!

A partire dai primi anni ’%(, in parte grazie all’influenza dell’amico pittore e collega Slutzky, anch’esso incontrato in Texas e autore assie-me a Rowe dell’influente saggio , il nucleo concettuale della ricerca di Hejduk si concentrerà sulla traspo-sizione nell’ambito della propria sperimentazione architettonica dei ri-sultati piú radicali delle esperienze dell’avanguardia pittorica del No-vecento, in particolare il cubismo di Juan Gris e soprattutto l’opera di Piet Mondrian, che l’architettura modernista aveva lasciato inesplorate. Per comprendere a pieno il significato della sperimentazione architet-tonica che Hejduk metterà in atto nei Diamond Projects è fondamenta-le considerare che, all’interno del panorama modernista, tali specifiche esperienze artistiche saranno tra quelle che, con il loro attacco diretto all’idea stessa di rappresentazione spaziale prospettica, porteranno a compimento una critica radicale al naturalismo implicito nell’idea del-la rappresentazione della profondità spaziale, e degli eventi che in essa hanno luogo, quale oggetto specifico della presentazione pittorica. Sarà

'!. John Hejduk, Diamond House, pianta.

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!"% Diamond Houses

proprio questa critica al naturalismo spaziale che Hejduk trasporterà, con i Diamond Projects, al centro della sua riflessione architettonica e che ne costituisce la dimensione piú originale.

Nello sviluppo di questa ricerca, il primo passo compiuto da Hejduk consiste nella riflessione svolta sulla serie delle dipinte da Mon-drian durante gli anni ’&(. Nel processo di disgiunzione e contrapposi-zione tra la cornice ruotata di "!° e la struttura della composizione della superficie pittorica, che invece rimane invariata, Hejduk individua, oltre al superamento dell’esperienza cubista, il prodursi di una peculiare con-dizione spaziale sospesa fra le due e le tre dimensioni. Questa condizio-ne per Hejduk è funzione, da un lato, dell’affermazione della differenza tra i due piani – quello virtuale, determinato dal taglio della cornice, e quello reale, virtualmente espanso lateralmente all’infinito, della griglia della composizione –, e dall’altro dall’assoluta compressione, fino al suo annullamento, della loro distanza concettuale. Questa tematica formale è da Hejduk integralmente traslata in architettura a livello delle pian-te dei tre progetti tramite l’adozione di una griglia strutturale quadra-ta, composta di pilastri per il progetto A e C e una serie di setti murari per il progetto B, virtualmente illimitata e intersecata da un perimetro quadrato ruotato di "!°. In tal modo, nelle intenzioni di Hejduk, sarà proprio la tridimensionalità implicita nel sistema notazionale bidimen-sionale della pianta a essere posto in radicale discussione.

Il secondo passo è la constatazione della novità derivata dall’adozio-ne del rombo come figura planimetrica, ossia la constatazione che nella sua rappresentazione isometrica, e cioè nella condizione di rappresen-tazione geometrica della tridimensionalità, tale figura diventa un qua-drato ruotato verticalmente che comprime tale tridimensionalità tra sé e il piano del disegno fino alla sua soppressione completa, producendo nel caso di una struttura a piú piani sovrapposti la percezione della con-dizione tridimensionale dell’oggetto architettonico rappresentato, con-servando al contempo l’astrazione bidimensionale di una serie di piante proiettate una sull’altra.

Il terzo passo, forse quello di piú difficile comprensione per la sua natura speculativa, e illustrato da Hejduk solo da un testo scritto sup-portato da pochi ed elementari diagrammi, prende in considerazione il rombo dal punto di vista della percezione della sua attuale natura spaziale in relazione alla geometria del sistema di rappresentazione prospettico. Anche in questo caso l’oggetto della riflessione è l’annullamento della profondità spaziale, sia esterna che interna al rombo, che si realizza sulla superficie bidimensionale di un piano virtuale di proiezione prospettica qualora si osservi la figura del rombo frontalmente, cioè posizionandosi

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Disneyland !"#

di fronte a uno dei suoi vertici. La superficie su cui si attua tale com-pressione prospettica della profondità reale, e che per Hejduk consiste nel piano su cui vengono ordinate le sensazioni spaziali del soggetto, coincide con la diagonale stessa del rombo.

Il risultato di questi che possono definirsi letteralmente degli espe-rimenti condotti con il rigore e la freddezza di un tecnico di laboratorio consisterà, per Hejduk, nella scoperta del determinarsi, per quelle ri-cerche architettoniche che vogliano spingersi ai limiti nell’esplorazione dell’autonomia dei propri contenuti, della definitiva crisi dell’idea stessa di spazio quale referente, quale naturalità fondante il senso stesso delle strutture del linguaggio architettonico.

I Diamond Projects marcheranno un punto di svolta fondamenta-le nell’opera di Hejduk, che a partire dalla fine degli anni ’$%, per cir-ca un lustro, dirigerà la sua attenzione verso una sperimentazione for-male potenzialmente infinita di composizioni basate sull’aggregazione di figure geometriche elementari, e che si concluderà con la serie delle Wall Houses. D’altro canto però, proprio per la loro natura sperimen-tale, le tesi proposte dai Diamond Projects, cosí come peraltro tutta la produzione di Hejduk fino alla metà degli anni ’#%, diventeranno un formidabile strumento didattico, tanto che saranno proprio gli studen-ti della scuola d’architettura della Cooper Union di New York, in cui Hejduk insegnò dal &'$" fino all’anno della sua morte, che nel &'$' ne promuoveranno la pubblicazione in una preziosa edizione limitata dal titolo .

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1. 2,34, , Zanichelli, Bologna &''%; 5. 645+)7 , Cooper Union School of Art and Architecture, New York &'$'.

Disneyland, primo parco tematico del mondo, viene inaugurato ad Anaheim, Orange County, sobborgo meridionale di Los Angeles, il &# luglio &'!! su una superficie di #8 ettari. Promotori e proprietari sono i due fratelli Disney, Walt celebre e pluripremiato autore e produttore di fumetti e film per l’infanzia (quattro Oscar alla carriera in un decen-nio, tra il &'89 e il &'"9) e suo fratello maggiore Roy, la mente ammi-nistrativo-finanziaria della coppia.

I Disney possiedono già degli studi cinematografici a Burbank, cen-