arcireport numero 1_2012

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10 gennaio 2012 anno X - n. 1 [email protected] www.arci.it arci report settimanale a cura dell’Arci L’anno che verrà Non è iniziato sotto i migliori auspici il nuovo anno: ancora tensioni sui mercati finanziari, la prospettiva sempre più concreta di una terribi- le recessione, il caro prezzi e la disoccupa- zione che impoveriscono il paese. L'ottimismo berlusconiano è ormai un lontano ricordo e lascia il passo alla paura del futuro. C'è un brutto clima, aumentano i suicidi di chi perde il lavoro, il disagio di tanti alimenta preoccu- panti tensioni sociali. Urgono risposte immediate. Anzitutto misure per la crescita e l'occupazione. Ma se questo è l'obbiettivo dell'annunciata fase 2, che senso ha il dibattito di questi giorni sul merca- to del lavoro? Non è coi licenziamenti facili che si farà la ripresa, abbiamo già decine di tipologie contrattuali e tutta questa flessibilità non ha certo garantito più occupazione. Dietro le aziende che chiudono e i posti di lavoro che spariscono c'è la realtà di una pro- fonda crisi industriale nata dall'assenza di strategie economiche e dall'incapacità dei governi. Riconvertire le attività produttive e creare nuovo lavoro si può. Ma bisogna investire, perché una politica di sola austerità rischia di compromettere la ripresa. I soldi si possono trovare nella lotta all'evasione, tassando ren- dite e transazioni finanziarie, tagliando la spesa militare. È immorale che mentre si chiedono sacrifici a lavoratori e pensionati si spendano 15 miliardi per i cacciabombardieri. Tanto più se i soldi sono pochi, vanno scelte bene le priorità a cui destinarli: favorire con gli incentivi chi investe nell'innovazione tecnolo- gica, nella produzione di beni collettivi, nella cura dell'ambiente e dei beni culturali, nei ser- vizi di welfare che non sono una spesa ma un investimento nel nostro capitale umano e sociale. Una legge sul reddito minimo garan- tito esiste in quasi tutta l'Europa e non è più rinviabile nella situazione italiana. Il tema delle liberalizzazioni meriterebbe più cautela: una cosa è togliere potere alle corporazioni eliminando posizioni di monopolio, altro è pri- vatizzare beni e servizi pubblici di interesse generale che devono mantenere un carattere universalistico. Per affrontare queste sfide serve un nuovo patto sociale. Fa bene il sindacato a non voler limitare il confronto al solo mercato del lavoro, perché se il progetto deve essere complessi- vo le parti sociali vanno coinvolte su tutto l'in- sieme delle politiche. Tutte le parti sociali, per- ché anche il terzo settore ha molto da dire su cosa fare per uscire da questa crisi. ARCI REAL I PAGINA 4 Articoli di Lorenzo Siviero sulla programmazione 2012 della rete dei circoli Arci ReAL LEGALITÀ DEMOCRATICA I PAGINA 9 Un articolo di Gennaro Di Cello sugli attentati della ‘ndranghreta in Calabria contro strutture sociali I l fascismo non è nuovo in Ungheria. Negli anni antecedenti la seconda guerra mondiale il paese fu lungamen- te infestato dai movimenti delle crociferrate e dal partito Ungarista, fino alla totale sot- tomissione al nazismo hitleriano. Ma quan- to sta succedendo in questi ultimi mesi in quel paese ha aspetti nuovi e inquietanti. La soppressione delle più elementari liber- tà, come quella di stampa, la persecuzione dei dirigenti sindacali, la repressione di ogni forma di opposizione da parte del governo diretto da Victor Orban, avviene in nome di un populismo di destra che si ammanta di indipendenza rispetto alle pressioni del Fondo monetario internazio- nale e della Banca centrale europea. Il debito ungherese non è dei più alti - l’81% del Pil, meno di quello italiano - ma la situazione economica è pessima. Le agen- zie di rating hanno degradato i titoli di stato ungheresi a titoli spazzatura. Orban ha scelto la strada della contrapposizione in nome di un nazionalismo liberticida. La connessione tra la crisi e la sospensione della democrazia, già vista nel caso greco, assume qui contorni ancora più evidenti e brutali. Gli attuali organi dirigenti della Ue hanno pesanti responsabilità al riguardo. Proprio per questo è indispensabile svi- luppare subito in Europa un movimento di solidarietà verso il popolo ungherese. Non è certo il nazionalismo, di qualunque risma esso sia, che lo può salvare. Difendere la libertà degli ungheresi - come avveniva nel ’56 dopo l’invasione sovietica - significa ancora una volta difendere quel- la di tutti gli europei. Ancora una volta a fianco del popolo ungherese Volontari dell’Arci regalano panettoni ai migranti in segno di solidarietà e amicizia Articolo a pagina 2 Due anni dopo: Festa dei popoli a Rosarno dove poco è cambiato

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Il settimanale on line dell'Arci

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Page 1: Arcireport numero 1_2012

10 gennaio 2012anno X - n. 1

[email protected]

arcireports e t t i m a n a l e a c u r a d e l l ’ A r c i

L’anno che verrà

Non è iniziato sotto i migliori auspici il nuovoanno: ancora tensioni sui mercati finanziari, laprospettiva sempre più concreta di una terribi-le recessione, il caro prezzi e la disoccupa-zione che impoveriscono il paese. L'ottimismoberlusconiano è ormai un lontano ricordo elascia il passo alla paura del futuro. C'è unbrutto clima, aumentano i suicidi di chi perdeil lavoro, il disagio di tanti alimenta preoccu-panti tensioni sociali.Urgono risposte immediate. Anzitutto misureper la crescita e l'occupazione. Ma se questoè l'obbiettivo dell'annunciata fase 2, chesenso ha il dibattito di questi giorni sul merca-to del lavoro? Non è coi licenziamenti faciliche si farà la ripresa, abbiamo già decine ditipologie contrattuali e tutta questa flessibilitànon ha certo garantito più occupazione.Dietro le aziende che chiudono e i posti dilavoro che spariscono c'è la realtà di una pro-fonda crisi industriale nata dall'assenza distrategie economiche e dall'incapacità deigoverni.Riconvertire le attività produttive e crearenuovo lavoro si può. Ma bisogna investire,perché una politica di sola austerità rischia dicompromettere la ripresa. I soldi si possonotrovare nella lotta all'evasione, tassando ren-dite e transazioni finanziarie, tagliando laspesa militare. È immorale che mentre sichiedono sacrifici a lavoratori e pensionati sispendano 15 miliardi per i cacciabombardieri.Tanto più se i soldi sono pochi, vanno sceltebene le priorità a cui destinarli: favorire con gliincentivi chi investe nell'innovazione tecnolo-gica, nella produzione di beni collettivi, nellacura dell'ambiente e dei beni culturali, nei ser-vizi di welfare che non sono una spesa ma uninvestimento nel nostro capitale umano esociale. Una legge sul reddito minimo garan-tito esiste in quasi tutta l'Europa e non è piùrinviabile nella situazione italiana. Il temadelle liberalizzazioni meriterebbe più cautela:una cosa è togliere potere alle corporazionieliminando posizioni di monopolio, altro è pri-vatizzare beni e servizi pubblici di interessegenerale che devono mantenere un carattereuniversalistico.Per affrontare queste sfide serve un nuovopatto sociale. Fa bene il sindacato a non volerlimitare il confronto al solo mercato del lavoro,perché se il progetto deve essere complessi-vo le parti sociali vanno coinvolte su tutto l'in-sieme delle politiche. Tutte le parti sociali, per-ché anche il terzo settore ha molto da dire sucosa fare per uscire da questa crisi.

ARCI REAL I PAGINA 4Articoli di Lorenzo Siviero sulla programmazione 2012 della rete dei circoli Arci ReAL

LEGALITÀ DEMOCRATICA I PAGINA 9Un articolo di Gennaro Di Cello sugli attentati della ‘ndranghreta inCalabria contro strutture sociali

I l fascismo non è nuovo in Ungheria.Negli anni antecedenti la secondaguerra mondiale il paese fu lungamen-

te infestato dai movimenti delle crociferratee dal partito Ungarista, fino alla totale sot-tomissione al nazismo hitleriano. Ma quan-to sta succedendo in questi ultimi mesi inquel paese ha aspetti nuovi e inquietanti.La soppressione delle più elementari liber-tà, come quella di stampa, la persecuzionedei dirigenti sindacali, la repressione diogni forma di opposizione da parte delgoverno diretto da Victor Orban, avviene innome di un populismo di destra che siammanta di indipendenza rispetto allepressioni del Fondo monetario internazio-nale e della Banca centrale europea. Ildebito ungherese non è dei più alti - l’81%del Pil, meno di quello italiano - ma la

situazione economica è pessima. Le agen-zie di rating hanno degradato i titoli di statoungheresi a titoli spazzatura. Orban hascelto la strada della contrapposizione innome di un nazionalismo liberticida. Laconnessione tra la crisi e la sospensionedella democrazia, già vista nel caso greco,assume qui contorni ancora più evidenti ebrutali. Gli attuali organi dirigenti della Uehanno pesanti responsabilità al riguardo.Proprio per questo è indispensabile svi-luppare subito in Europa un movimento disolidarietà verso il popolo ungherese. Nonè certo il nazionalismo, di qualunque rismaesso sia, che lo può salvare. Difendere la libertà degli ungheresi - comeavveniva nel ’56 dopo l’invasione sovietica- significa ancora una volta difendere quel-la di tutti gli europei.

Ancora una volta a fianco del popoloungherese

Volontari dell’Arci regalano panettoni ai migranti in segno di solidarietà e amiciziaArticolo a pagina 2

Due anni dopo: Festa dei popoli a Rosarno dove poco è cambiato

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2migranti

arcireport

A due anni dalla rivolta degli immigrati aRosarno, il circolo Arci Casa del PopoloGiuseppe Valarioti e l'Arci di ReggioCalabria, col sostegno di Arci Calabria eArci nazionale, ha partecipato alle iniziati-ve che si sono svolte nel paese e a SanFerdinando a sostegno dei migranti.La giornata antirazzista è iniziata con ungiro nei luoghi di ritrovo e alloggi provviso-ri dei migranti tra cui il Centro ex-Pomara. I volontari dell'Arci hanno distribuito panet-toni, per un giorno simbolico dolce di soli-darietà e accoglienza. I nostri volontarihanno poi fatto tappa nella zona industria-le di San Ferdinando, che dovrebbe ospi-tare un impianto di rigassificazione, ade-rendo all'appello di Africalabria e allaFestassemblea in difesa del lavoro e delterritorio, che va salvaguardato dallacostruzione di megaimpianti e restituitoagli agricoltori e alle popolazioni locali.L'iniziativa dell'Arci si è conclusa in seratacon la partecipazione alla Festa dei Popoli,organizzata dall'Amministrazione comuna-le. Alla serata hanno partecipato associa-zioni culturali e di volontariato per testimo-niare l'impegno antirazzista. La festa si è

conclusa con un concerto, mentre inPiazza Duomo si raccoglievano le firmeper la campagna L'Italia sono anch'io.A Rosarno e in Calabria, nonostante ilruolo positivo esercitato dal terzo settore,dalle comunità d'accoglienza e dalla reteSprar, la presenza dei migranti continua adessere gestita come emergenza. La politi-ca regionale e nazionale stenta ad indivi-duare le contromisure necessarie adaffrontare la gravissima situazione in cuiversa il territorio e in particolare la piana diGioia Tauro. Oggi a Rosarno non solo nullaè cambiato, ma in alcuni casi la realtà e piùcritica e complessa di quanto non fosseprima. Il comparto agricolo è letteralmenteal collasso; le clementine e le arancerimangono incolte; i lavoratori immigratisono costretti a vivere in strutture fatiscen-ti per assenza di lavoro e di un interventostrategico da parte dello Stato. La comuni-tà locale e la nuova amministrazione dasola non può farcela, nonostante i progettie le risorse messe a disposizione dallagiunta. Per questo siamo impegnati accan-to al Sindaco, ai rosarnesi e ai migranti perevitare emergenze e tragedie annunciate.

D ire che la tassa sul permesso disoggiorno è odiosa è un eufemi-smo. Questa tassa è un furto e

non può avere i crismi della legittimità perle seguenti ragioni: la prima riguarda ilcosto per il funzionamento del servizio, alquale è finalizzata la metà degli introiti diquesta tassa. Il servizio è caratterizzato dalmal funzionamento e dall'inefficacia comescelta voluta di deterrenza.Infatti la gran parte delle domande presen-tate dagli immigrati per il rilascio del per-messo di soggiorno non va a buon fine(ultimo esempio il decreto flussi 2010:430mila domande e 12mila permessi disoggiorno rilasciati) e non crediate chetutte le altre siano state respinte per assen-za dei requisiti, perché con tale motivazio-ne ne sono state rigettate soltanto 5.500. Questo significa che oltre il 90% delledomande finiscono su un binario morto eallora come si può pensare che si debbapagare il biglietto per un treno che nonpartirà mai? La seconda ragione riguardala finalizzazione dell'altro 50% delle entra-

te dovute al pagamento del balzello chedovrebbero andare ad alimentare il fondorimpatri. La Convenzione n. 143 dell'Oil ela Direttiva Europea n. 115/2009 sui rimpa-tri proibiscono espressamente che lespese per il rimpatrio possano essereaddebitate agli immigrati, tanto più a quelliche soggiornano regolarmente. Almenodue ragioni, dunque, che dovrebbero con-vincere il governo semplicemente a can-cellarlo. Ometto tutte le altre motivazioni diordine sociale ed economico che rendonovessatoria e discriminatoria questa tassa,nel contesto di una crisi economica e diuna recessione che colpisce crudelmentetutti i ceti popolari più deboli, innanzitutto ilavoratori e i pensionati, e gli immigrati traquesti. Se il governo Monti non rivedrà questoprovvedimento, ci saranno sicuramenteforti tensioni sociali nella comunità degliimmigrati che vive e lavora con grandisacrifici nel nostro Paese. È possibile per-sino che si determini un fenomeno dirinuncia di massa alla richiesta di permes-

so di soggiorno (già ci sono state 600milarichieste in meno nell’ultimo anno secondola Caritas) e quindi a uno status di illegali-tà da parte degli immigrati. Ben venganodunque gli impegni dei ministri Cancellierie Riccardi a riconsiderare questa misuraodiosa, tenendo presente che non servequalche aggiustamento e che l'unica solu-zione equa è soltanto la sua abolizione. In questo senso vanno anche le dichiara-zioni degli esponenti dell'ex opposizioneparlamentare, che ricordano come i mi-granti, al pari dei cittadini italiani, paghinogià bolli e tasse per il disbrigo delle prati-che burocratiche, oltre a contribuire inmodo sostanzioso a riempire le cassedell'Inps, pur percependo quasi sempre, aparità di mansioni, salari più bassi degli ita-liani e usufruendo di meno servizi. È arrivato il momento per il governo di apri-re con urgenza un tavolo di confronto conle organizzazioni sindacali e le altre asso-ciazioni che lavorano con i migranti peraffrontare nella sua interezza una questio-ne come quella dell'immigrazione su cuifinora ha prevalso la stolta demagogiadella Lega.

La tassa sul permesso di soggiorno va cancellata

A due anni dalla rivolta degli immigratil’Arci a Rosarno alla Festa dei Popoli

L’Italia sono anch’ioa Genova«Non è facile per un migrante dire ‘L'Italiasono anch'io’ in un paese che ha sempreaffrontato l'immigrazione come un problemainvece che come una risorsa. Il vento peròsta cambiando e la risposta dei cittadini -30mila firme già raccolte - è adeguata all'im-portanza della campagna che abbiamo lan-ciato per le due leggi d'iniziativa popolare perla cittadinanza dei bimbi nati in Italia e per ildiritto di voto alle amministrative» spiegaRachid Khay, referente della campagna perGenova e provincia. Rachid è consapevoledel ruolo trainante che ci si aspetta dal capo-luogo ligure: «In poco più di un mese abbia-mo raccolto 1000 firme, prevalentemente aGenova - è possibile firmare all'Urp dellaProvincia (salita Santa Caterina, 52 r) tutte lemattine e nei pomeriggi di lunedì, mercoledìe giovedì - e La Spezia, ma anche a Savonae Imperia, dove il comitato si è costituito neigiorni scorsi, stanno organizzando iniziative.Tra le altre, la presentazione a Vallecrosia il24 gennaio del dossier sull’immigrazionedella Caritas alla presenza di don Sciortino eil 25 gennaio a Sanremo un incontro con donCiotti, presidente di Libera.Info: [email protected]

arci

n. 1 10 gennaio 2012

di Pietro Soldini, responsabile nazionale area immigrazione Cgil

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C ari amici, i cittadini ungheresi sonoscesi in piazza in gran numero il 2gennaio per protestare contro l'en-

trata in vigore della molto controversanuova Costituzione, che i rappresentantidell'opposizione politica e della societàcivile vedono come uno scivolamentoverso l'autoritarismo, mettendo in pericoloil pluralismo dei media, l'indipendenzadella giustizia, la libertà di religione e lapossibilità di alternanza nel potere politico.È compromessa persino l'autonomia dellaBanca Centrale ungherese. Tra i nuovidettami della Costituzione, i media interna-zionali e i manifestanti in Ungheria attiranola nostra attenzione su una legge elettora-le che favorisce i partiti più grandi, la sosti-tuzione del nome 'Repubblica di Ungheria'con quello trascendentale di 'Ungheria', lalunghezza del mandato presidenziale e lacreazione di una posizione chiave istituzio-nale nominata direttamente dal PrimoMinistro senza rispetto del controllo e del-l'equilibrio democratico, la costituzionaliz-

zazione della proibizione dei matrimonigay e dell'aborto. In più, la moneta localecome unica divisa legale nel paese (e chene sarà dell'euro?)Cosa succede sul versante delle istituzionieuropee?In quanto custode dei trattati, sta allaCommissione Europea di intervenire sequesti nuovi testi di legge non sono inaccordo con i valori democratici affermatinei trattati e che sono alla base stessadella costruzione europea. Per ora, ilPresidente della Commissione EuropeaJosè Manuel Barroso e la Commissariaper la Giustizia, i diritti fondamentali e dicittadinanza Viviane Reding, non hannopreso posizione sulle questioni sollevate inUngheria. Per tutti i cittadini europei impe-gnati per i valori dei diritti umani affermatidai trattati europei, la loro messa in dis-cussione da autorità politiche degli statimembri non è accettabile. Una inadeguatarisposta delle istituzioni europee sarebbeun colpo alla legittimità stessa del progetto

europeo. Come molti altri attori della socie-tà civile, sono preoccupato di questa situa-zione perché è alta la posta in gioco, per ilfuturo della democrazia e dei valori euro-pei che condividiamo e che portiamo avan-ti come attivisti di società civile sui tanti ter-reni che fondano il rispetto dei diritti umani.La domanda che sorge è quale sia lamodalità migliore per mobilitarci, per darevoce al nostro impegno per i diritti fonda-mentali e per fare appello alle istituzionieuropee affinché facciano quello che il lorocompito impone per difendere lo spirito deitrattati in questa regione. Per questo viscrivo, in modo da discutere e coordinarele possibili iniziative comuni.Una cosa è certa: il Forum Civico Europeosi impegnerà insieme a tutti coloro che cre-dono sia importante mobilitare nel modopiù ampio possibile le organizzazioni disocietà civile e i loro aderenti su questioniche mettono in gioco la democrazia, cheoggi sono il frutto delle scelte delle autori-tà ungheresi, ma che sono iscritte in uncontesto più largo e fortemente preoccu-pante.Info: www.civic-forum.eu

internazionali

arcireport

L a manifestazione di Circomondoorganizzata da Arci Siena e dall'as-sociazione Carretera Central è stata

molto più di un evento culturale e di scam-bio internazionale importante, ha promos-so un percorso di relazioni associative e dicooperazione internazionale assolutamen-te innovativo e al tempo stesso di rilevantevalore sociale, per le realtà e le operatrici eoperatori che vi hanno preso parte e ancheper chi è stato invitato dall'esterno. Peccato che le date abbiano coinciso conla fine delle ferie invernali, altrimenti visarebbe sicuramente stata una presenzaanche istituzionale di rilievo. La stessaDirezione generale della cooperazione allosviluppo e la segreteria del Ministro Ric-

cardi hanno espresso 'vivo interesse' echiesto materiali e informazioni, oltre adaver patrocinato queste giornate interna-zionali del Circo Sociale. Il 5 gennaio, lamattina, è stato realizzato un panel/con-fronto sulle tematiche della cooperazione esolidarietà legata all'infanzia, con la pre-senza di rappresentanze in Italia delleNazioni Unite (programma Art di UNDP),dell'Unicef Italia, di Arcs e dei referentidella campagna Un cuore si scioglie, pro-mossa in Toscana dal mondo Unicoop e daong e associazioni, tra cui il comitato regio-nale Arci. Gli ospiti intervenuti hanno sotto-lineato la lontananza politica e reale dalraggiungimento entro il 2015 degli Obiettividel Miillennio, in questo caso affrontandoquelli legati all'educazione, alla salute, allapromozione della parità di genere, peraltroevidenziando le difficoltà delle politiche ita-liane a dare un contributo con coerenza tragli interventi e i settori e in maniera effica-ce. Nel 2010 parlare di diritti per l'infanzia el'adolescenza significa porsi davvero inuna dimensione globale, che va dalla rilet-tura delle politiche di welfare, alla tuteladella scuola pubblica, al sostegno e raffor-

zamento delle attività no profit per l'educa-zione informale, alla garanzia per bambinee bambini delle famiglie immigrate del rico-noscimento dei diritti di cittadinanza e dipari dignità. Il nostro Paese continua adessere lontano dalla piena adesione allaConvenzione dei Diritti del Fanciullo chepure decenni fa, ormai, ha accolto e sotto-scritto: anche per quanto riguarda l'appli-cazione effettiva delle Linee Guida suiDiritti dell'Infanzia che nella sua politica dicooperazione internazionale negli anni '90ha redatto e a cui nelle priorità di interven-to pluriennali si richiama. Gli interventi delpubblico internazionale ai confronti sultema infanzia/circo sociale del 5 gennaiosono stati espliciti e 'accorati' nel sottoli-neare che la sfida della cooperazione edella 'crescita' condivisa passa da unoscambio e un lavoro globale, dalla costru-zione di reti associative che tengano altol'interesse comune sulle tematiche dellapartecipazione attiva di cittadine e cittadinidel mondo alla lotta a ogni fenomeno diemarginazione sociale, le cui prime vittimesono le giovani generazioni. Info: [email protected]

Diritti dell’infanzia: una discussione globale peruno dei temi al centro di Circomondo a Siena

Mercoledì 11 gennaio, alle 17, sit-inpromosso dalla Fnsi davantiall’Ambasciata di Ungheria in via deiVillini 12, per protestare contro lastretta alla libertà d’informazione

ROMA

notiz

iefla

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n. 1 10 gennaio 2012

arci

Una lettera aperta di Jean Marc Roirant, presidente del Forum CivicoEuropeo, alle cento organizzazioni aderenti in tutta Europa

In Ungheria è a rischio la democrazia

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4arcireal

arcireport

Sono ormai alcuni anni, quasi dall'iniziodella storia di ReAL, che la rete si interrogasull'opportunità dare vita ad un lavoro 'dedi-cato', scegliendo ed attuando nei confrontidi un numero limitato di band/musicisti unlavoro simile a quello che farebbe un'eti-chetta...il ragionamento si è spesso spintosino all'ipotesi di dare vita ad una vera epropria etichetta web. L'occasione di torna-re sull'argomento ci viene fornita da unainteressante proposta di partnership daparte di zimbalam.it.Zimbalam è un aggregatore digitale natocon lo scopo di distribuire a livello mondialela musica di artisti indipendenti o senza con-tratto discografico. Basato sul concetto ditrasparenza, semplicità ed efficienza,Zimbalam permette all'artista di manteneretutti i diritti sulle sue opere. Zimbalam, comeReAL, ha fra i suoi obiettivi lo 'scouting', lapromozione della musica indipendentemediante partnership con media, festival,online stores e tutti gli operatori del settoreche possano contribuire alla visibilità ed alladiffusione delle band.Oltre ai servizi di distribuzione, Zimbalammette a disposizione nuovi strumenti per

promuovere e valorizzare l'attività di diffu-sione e vendita on line delle band che siauto-producono. Il tutto avviene attraversouna piattaforma innovativa per la gestionedelle mailing list e una nuova applicazioneper IPhone. Dalla produzione alla firma con un'etichettadiscografica e con un'agenzia di bookingper i migliori, Zimbalam segue gli artisti intutte le fasi della loro carriera diventandouno strumento fondamentale, anche inambito di self management o social music.Sempre più spesso gli artisti decidono di uti-lizzare gli strumenti che la rete mette a lorodisposizione, per migliorare la velocità, lacapillarità, tagliando intermediari e costi ora-mai obsoleti.Per questa ragione Arci ReAL sta lavorandoad un accordo con Zimbalam che le con-senta di ampliare il suo lavoro di promozio-ne della musica emergente e la propria retedi relazioni con un occhio sempre attento anuovi e più adatti strumenti e modalità. Larete distributiva di Zimbalam, che copre lamaggior parte del mercato digitale mobile einternet mondiale, è dunque un'opportunitàche ReAL è pronta a cogliere.

Altro che talent show..qui è tutta musi-ca vera. Finalmente prende il via lacostruzione del roster emergenti

2012/2013! È ormai il secondo anno che ilprogetto ReAL ha deciso di puntare sullavalorizzazione dei musicisti emergenti chenascono all'interno della nostra rete. Nel2011 sono stati molti i circoli della Rete checi hanno inviato proposte di ottimo livelloqualitativo sollecitando la loro diffusione. Anche per questa ragione ReAL si apprestaa lanciare un contest che darà vita al nuovoroster emergenti. Andiamo con ordine,anzitutto i partners e i testimonial. Sonomolte e differenti le realtà che ReAL inten-de coinvolgere in questa nuova 'avventura',a partire da media partners vecchi e nuovi:Music Club, Rumore, le Arci ReAL Radio,passando dal coinvolgimento di musicistiaffermati (a partire da quelli presenti nelroster 'big' 2012), alle etichette e al mondodel booking (il MEI su tutti...), ma soprattut-to i direttori artistici dei circoli della Rete! Lamusica non gira intorno è il nome dellaprima edizione del contest 'totale' cheReAL si appresta a mettere in campo perraggiungere almeno due obiettivi: valoriz-

zare la Rete dei circoli che fanno musica dalvivo (e che quotidianamente ascoltano escelgono giovani musicisti e band) renden-doli protagonisti delle scelte della propostamusicale dell'associazione per l'intera sta-gione; allo stesso tempo vuole affermarsicome lo strumento dell'associazione perlavorare 'in proprio' sui nuovi talenti dellamusica emergente. 5 saranno le band sele-zionate che entreranno nel roster ma nonsolo: ReAL lavorerà sulla visibilità, sulla dis-tribuzione (è in arrivo l'accordo conwww.zimbalam.it) e le traghetterà all'internodel roster ReAL, che significa garantire ai cir-coli della Rete di 'aprire' i concerti con l'esibi-zione di band più affermate. Ricapitolando:un contest rivolto alle giovani band emer-genti (età media under 30), che dovrannoessere proposte dai circoli di ReAL; le bandverranno ascoltate da un comitato artisticocomposto da direttori artistici dei circoli,musicisti e band affermate, agenzie di boo-king ed etichette discografiche e giornalisti.Fra tutti i partecipanti verranno scelte 5 bandalle quali ReAL dedicherà il proprio lavoroper un'intera stagione. Alcune informazioni da appuntarsi: tutti i cir-

coli che sono interessati a proporre bandper il contest devono inviare in allegato allamail [email protected] il 29 febbraio 2012 la scheda che tro-veranno sul sito www.arcireal.com. È necessario che i brani delle band che ver-ranno proposte possano essere ascoltation-line (myspace, youtube, facebook...).Con La musica non gira intorno l'Arci vuoledare un impulso, anche in tempi di crisi, allacreatività giovanile in ambito musicale,mettendo a frutto il lavoro quotidiano deicircoli, le relazioni costruite nel tempo conmedia, promoters, produttori e artisti conl'ambizioso obiettivo di lavorare per dare unfuturo alla musica in Italia.Info: [email protected]

Nuovi talenti: con ReAL parte la prima edizionedel contest ‘La musica non gira intorno’

Con Zimbalam si apre per Arci ReALun progetto di partnership digitale

Il workshop a CollegnoDomenica 18 dicembre a Collegno, pressoil circolo Asylum, si è tenuto il primo 'atto'della nascente collaborazione fra ArciReAL e zimbalam.it, la più interessantepiattaforma di distribuzione digitale dellamusica esistente in Italia. Si è trattato di unworkshop in forma di trasmissione radiofo-nica live, promosso ed organizzato da ArciValle Susa, associazione Il laboratorio eradiotrip.net con il sostegno della Città diCollegno, inserito nel programma delle'Giornate di Occupazione Culturale'.L'evento, che ha visto in campo gli spea-kers di radiotrip.net (una delle Arci RealRadio), ha attraversato diversi ambiti: dalleweb radio alla musica indipendente, dallaformazione al confronto fra musicisti più omeno affermati, all'immancabile musicalive. Il workshop ha alternato, nell'arco diben 4 ore, nozioni di comunicazione, teoriae pratica del 'fare radio', ma anche intervi-ste e performance live (rigorosamente inacustico) di oltre dieci band locali e la pre-senza di due ospiti d'eccezione: FabrizioGalassi (zimbalam.it) e Pierluigi Ferrantinidei Velvet (proprio quelli di Boyband).Info: www.arcireal.com

Il Coordinamento dei senegalesi in Toscana promuove il 13 gennaio a partire dalle 12 la manifestazione In piazza Dalmazia a un mese dalla

strage razzista, perchè non cali il silenzio su razzismo e xenofobia

FIRENZE

notizieflash

arci

n. 1 10 gennaio 2012

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N onostante la crisi e la recessioneglobale, le spese militari nel mondocontinuano a crescere: nel 2010,

secondo quanto registrato dal Sipri, l'IstitutoInternazionale di Ricerche per la Pace diStoccolma, la spesa militare ha raggiunto i1.630 miliardi di dollari, con un incrementodell'1,3% rispetto all'anno precedente. Sempre secondo il Sipri, l'Italia si confermaal decimo posto con 37 miliardi di dollari, undato 'stimato', vista l'impossibilità di avereinformazioni precise. Per il 2012 il bilanciodella Difesa è pari a 19.962 milioni di euro,ma si arriva facilmente a una spesa com-plessiva di oltre 23 miliardi di euro se a tuttociò si sommano i costi per le missioni all'e-stero e gli stanziamenti del ministero delloSviluppo Economico per i sistemi d'arma. Lacampagna Sbilanciamoci! ha scorporatonelle singole voci questa cifra totale, ren-dendo più chiari gli sprechi di un modelloinsostenibile. L'organico delle Forze armateè previsto in poco più di 180mila unità. Ècompletamente fallito l'obiettivo della riformadella leva del 2001 visto che il numero deicomandanti (graduati) è superiore a quellodei comandati, con un numero spropositatodi 511 generali e ammiragli e un numero di

marescialli più che doppio rispetto al neces-sario. Ne risulta un organico di età moltoavanzata e quindi poco incline all'operatività.Il paradosso emerge dalle missioni all'este-ro, attività ormai principale delle nostreForze armate, che impegnano 7.435 uominie donne, con evidente difficoltà a risponderepositivamente all'ipotesi di altre missioni. Per il 2012 sono stati stanziati 1.512,4 milio-ni di euro, con un incremento di 68,1 milioni,per provvedere alla formazione e all'adde-stramento, alla manutenzione e all'efficienzadei mezzi e alla sicurezza del personale; itagli lineari fatti negli anni passati sono anda-ti a finire sempre qui. Per il settore dellaricerca, sviluppo, ammodernamento e rinno-vamento dei nuovi sistemi d'arma è previstauna spesa di 3.941 milioni di euro, con unincremento rispetto al 2011 pari a 471,4milioni di euro: più del 10% in spesa perarmi. Dunque, quasi 20 miliardi del bilanciodella Difesa, ma si arriva velocemente a 23.Nello stato di previsione del Ministerodell'Economia è infatti presente il fondo perle missioni internazionali di pace, incremen-tato con 700 milioni di euro dalla Legge distabilità, raddoppiati poi dalla manovraMonti. Lo stato di previsione del ministero

dello Sviluppo Economico comprende poi1.538,6 milioni di euro per interventi agevo-lativi per il settore aeronautico e 135 milionidi euro per lo sviluppo e l'acquisizione delleunità navali della classe Fremm. La Legge diStabilità proroga al 31 dicembre 2012 l'utiliz-zo di personale delle Forze armate per leoperazioni di controllo del territorio per unaspesa complessiva di 72,8 milioni di euro.Intanto gli sprechi proseguono: a cosa ser-vono 180mila militari, con i vertici che cre-scono e la truppa che viene tagliata? A cosaservono 2 portaerei, decine di fregate, 131cacciabombardieri d'attacco, 121 aerei didifesa, centinaia di elicotteri, centinaia diblindati? Perché comprare mezzi spessosottoutilizzati e a volte addirittura non utiliz-zati (fortunatamente!)? Per non parlare delle19 maserati blindate o dei costi degli alloggidei vertici. Ci sono poi i 20 milioni di eurovoluti da La Russa per la mini naja e i 7milioni l'anno per 'strade sicure', operazionidi pura facciata. Occorre invece utilizzare lacrisi come occasione per rivedere l'interomodello di difesa, adeguarlo alle reali esi-genze e liberare così risorse da destinare asettori dove gli investimenti garantiscanoposti di lavoro e benessere per il Paese.

spesemilitari

arcireport

F inalmente in questi giorni se ne sonoresi conto in molti: forze politiche,media, sindacati e anche i militari. Si

spende troppo per le Forze Armate in Italia:troppi sprechi, troppe spese inutili, troppisoldi per le armi, troppi privilegi per unacasta che in questi anni ha saputo bendifendere i propri interessi corporativi e rin-viare quella necessaria riforma della Difesache manca da troppo tempo. Doveva esse-re la crisi economica a scoperchiare la pen-tola. 180mila uomini e donne in armi - quan-do ne basterebbero la metà - 15 miliardi per131 cacciabombardieri F35 - l'equivalente dimezza manovra Monti - e più di 510 gene-rali (in proporzione più di quelli dell'esercitoamericano) sono alcuni dei numeri tra i tanti

che testimoniano una situazione parados-sale: vengono richieste ‘lacrime e sangue’ apensionati, lavoratori e giovani, mentre lespese militari non vengono nemmeno sfio-rate dalla Legge di Stabilità e dalla manovraMonti.Da anni la campagna Sbilanciamoci! chiedela riduzione del 20% delle spese militari, lariduzione di 60mila unità delle ForzeArmate, la cancellazione del programma dei131 cacciabombardieri F35. Eppure pochi inquesti anni hanno sostenuto queste propo-ste. E pochi si rendono conto - e quasi nes-suno ne parla - che mentre vengono salva-guardati gli interessi e i privilegi della castamilitare, i fondi per il servizio civile sono pas-sati in pochi anni da 300 a 68 milioni: deci-ne di migliaia di ragazzi - pur avendo optatoper questa possibilità ed essendo magaristati scelti - non potranno svolgere un servi-zio utile alla comunità e che tra l'altro ci farisparmiare un sacco di soldi per tutti queiservizi sociali che vengono erogati graziealla loro presenza.Che ormai i privilegi e gli sprechi dei militarisiano insostenibili se ne è reso conto ancheil ministro Di Paola, non prima però di aver

incassato la salvaguardia dei fondi per il2012, ottenuta con la Legge di Stabilità e lamanovra Monti. Un anno per prenderetempo, mentre il disegno che si profila èchiaro: tagliare il personale (con prepensio-namenti, trasferimenti alla Protezione Civile,all'Interno o alla Giustizia) per investire isoldi risparmiati nelle armi. Finché la prote-sta monta, qualche spiraglio viene concesso(ad esempio la ventilata riduzione del nume-ro di F35 da produrre: invece di 131, maga-ri 50 o 60), salvo poi - ad acque più calme -far marcia indietro. E comunque continuan-do ad investire in altri sistemi d'arma, facen-do così contenta con varie subfornitureFinmeccanica (zeppa di ex generali ed uffi-ciali delle Forze Armate) e soddisfacendol'obiettivo delle gerarchie militari: fare delleForze Armate uno strumento ‘operativo edefficiente’ nei teatri di guerra - come inAfghanistan - ed essere integrata piena-mente nella nuova filosofia ‘interventista’della Nato. Una prospettiva da contrastarecon un'idea radicalmente diversa dellaDifesa del nostro paese: quella della nostraCostituzione («l'Italia ripudia la guerra») edella carta delle Nazioni Unite.

Ventitré miliardi per essere pronti alla guerra

Spese militari: l'Italia si conferma al decimo posto nel mondo

Dal 20 al 22 gennaio al TeatroCamploy si celebrano i 50 anni del movimento nonviolento fondato da Aldo Capitini, con reading, spettacoli, concerti, convegni

VERONA

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di Giulio Marcon, portavoce della Campagna Sbilanciamoci!

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6carcere

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Nel 2011 sono stati 186 i morti tra i detenutinelle carceri italiane. La loro età media nonarrivava a 40 anni. Gli ultimi due nella nottedi San Silvestro.Il 2012 ha già segnato un nuovo caso nel-l'ospedale psichiatrico giudiziario di Bar-cellona Pozzo di Gotto, dove un internatoè morto a 56 anni. Il suo è stato il terzodecesso in quella struttura in pochi mesi. Le organizzazioni che si occupano delsistema carcerario chiedono di fermare lastrage e puntano il dito contro il sovraffol-lamento: in tutti gli istituti nei quali si è regi-strato più di un suicidio il sovraffollamentoera superiore alla media nazionale. Caso limite, quello di Castrovillari(Cosenza) con due suicidi sui 285 detenu-ti presenti e una media di sovraffollamentodel 217%. A livello nazionale il tasso medio è del150% (68mila detenuti per 45mila posti).C'è un altro dato che ci interessa metterein luce e di cui solo raramente si parla. Attualmente le donne rinchiuse in carceresono circa 2600, il 4% dei detenuti. Di queste, poco più di 60 sono internateinsieme ai loro figli, 70 bambini di età infe-

riore ai tre anni. Le detenute in stato di gra-vidanza sono una trentina. Sei sono le car-ceri italiane interamente femminili e sedicigli asili nido ospitati all'interno. Quel che manca quasi totalmente è unariflessione seria su quanto la vita carcera-ria influisca sulla maternità, sia che i figlisiano all'interno del carcere, sia che vivanofuori. C'è una scarsa attenzione sui motivi, spes-so legati alla specificità femminile, che por-tano le donne in carcere. Questi figli, dietro e fuori le sbarre, restanoinvisibili per la società e le istituzioni, comele loro madri. Oggi è ancora difficile parla-re di maternità in detenzione. Le donnedetenute vengono considerate cattivemadri, incapaci di portare avanti il proprioruolo materno e così sulle loro maternitàcala il silenzio.È ora di romperlo questo silenzio, comequello che per troppo tempo ha coperto lemorti di carcere. È ora di conoscere le loro storie, rifletteresulle loro paure, su quello che si può fareperché nessuna madre e nessun bambinodebbano vivere più dietro le sbarre.

Aqualche mese dal suo insediamentoil Ministro della Giustizia PaolaSeverino si trova alle prese con una

delle eredità più bollenti che il GovernoBerlusconi ha lasciato a quello Monti: ladrammatica situazione carceraria. Nelleprime settimane il nuovo Ministro ha lancia-to un segnale che poteva apparire piccolo:l'idea del Guardasigilli di confezionare unaCarta dei diritti e dei doveri per chi ‘abita’nelle carceri italiane, non importa con qualeruolo, poteva essere un evento dalle poten-zialità dirompenti. Una rivoluzione silenzio-sa annunciata dal Ministro durante le audi-zioni alla Camera e al Senato, che si sareb-be iscritta in una visione riformatrice di tuttoil sistema con un connotato fortementegarantista. È probabile che l'ispirazione siavenuta a Paola Severino, una lunga e scin-tillante carriera di penalista, dalla conoscen-za diretta di una realtà complessa e can-giante, sempre dolorosa. Poi il ritorno allavecchia idea del braccialetto elettronico,accarezzata anche dal suo predecessore,insieme con una dose non trascurabile diattenzione all'edilizia penitenziaria, motoresalvifico e sempreverde di una certa ripresa.

Nel mentre, fuori dai palazzi della politica,tutto il mondo che da sempre invoca unamaggiore attenzione per le misure alternati-ve che sanino nel tempo la condizione disovrappopolamento, grida in coro che, nellasituazione data, il provvedimento che mag-giormente influirebbe sulla qualità della vitadei detenuti sarebbe quello dell'amnistia. A pochi giorni dall'entrata in vigore deldecreto legge voluto dal Ministro PaolaSeverino per fronteggiare il sovraffollamen-to galoppante, l'unico dato certo che abbia-mo sulle scarcerazioni riguarda gli effettidella legge Alfano dell'anno precedente cheprevedeva la possibilità di concedere ladetenzione domiciliare a chi avesse ancoraun anno di pena da scontare, purché non sifosse macchiato di crimini ritenuti di partico-lare gravità. Al 31 dicembre del 2011 ne hanno usufruito4.304 detenuti, le previsioni erano ben piùottimistiche e parlavano di oltre 8mila per-sone quali possibili beneficiari. Serve una decisione urgente e immediata:le carceri stanno scoppiando, dal Presi-dente della Repubblica al Papa è un susse-guirsi interminabile di appelli perchè si

garantiscano condizioni umane a chi è dete-nuto. Negli scorsi mesi un cartello di orga-nizzazioni composto da A buon diritto, Acli,Antigone, Arci, Associazione nazionaleGiuristi Democratici, Beati i Costruttori diPace, Cgil, Cgil-Fp, Conferenza NazionaleVolontariato Giustizia (CNVG), Coordina-mento Garanti Territoriali Detenuti, Forumdroghe, Forum per il diritto alla salute in car-cere, Jesuit Social Network Onlus, RistrettiOrizzonti, Unione Camere Penali Italiane,Vic-Volontari in carcere ha richiesto al Mi-nistro un incontro, che si terrà giovedì pros-simo: sarà l'occasione per la società civileimpegnata negli istituti di pena di consegna-re al Ministro delle proposte concrete.Info: [email protected]

Le carceri scoppiano. Le associazioni incontranoil Ministro Severino

Morti in carcere e madri detenute: rompere il silenzio

Torna il braccialettoelettronicoTra le misure che sarebbero rilanciate dalcosiddetto 'Piano Severino', c'è anche ilbraccialetto elettronico, congegno che ver-rebbe utilizzato per tenere sotto controllo idetenuti ai domiciliari. Quella del braccialet-to è una vecchia storia, introdotta dal gover-no Berlusconi che nel 2003 aveva conclusoun accordo con Telecom costato allo statoitaliano ben 11 milioni di euro. Il contratto èscaduto («avremmo speso meno daBulgari», il commento del vice capo dellapolizia), con risultati nulli. Tutti coloro chehanno avuto a che fare con questo sistemadi controllo elettronico - poliziotti, detenuti,magistrati - hanno finito per diffidarne e boi-cottarlo, e a ragion veduta vista l'inefficaciae il malfunzionamento. Oggi ne restano ottoin circolazione, ma sono privi del Gps edunque inutilizzabili nonostante costinoquanto un bracciale di brillanti. Adesso ilnuovo ministro Paola Severino ha deciso direintrodurli come uno degli strumenti chepuò aiutare a svuotare un po' le carceri. C'èsolo da sperare che nell'epoca del 'grandefratello', in cui tutti possono spiare tutti, siadotti un sistema efficace per sapere seuna persona resta nello spazio assegnato.

Il 14 gennaio alle 10 presso il Museostorico della Liberazione si terrà

l’iniziativa Prima le donne e i bambini.Maternità e infanzie negate dietro

le sbarre, con testimonianze, immagini e interventi per riflettere insieme

ROMA

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n. 1 10 gennaio 2012

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«Secondo i dati della BancaMondiale, più di 2 miliardi di per-sone vivono con meno di due

dollari al giorno. L'attuale modello di com-mercio equo e solidale raggiunge solamenteuna piccola percentuale di questi. IlCommercio equo può e deve fare di più». Fin qui, nulla di nuovo. L'appello di richiestadi sostegno da parte di Fair Trade Usa allanuova campagna Fair Trade for All si basasu un'analisi più che ovvia, dimenticandoforse di aggiungere che con la crisi econo-mica, determinata dalla deregolamentazionedei mercati, nel 2009 il numero di personecondannate alla fame aveva superato lasoglia del miliardo. Questa constatazione èl'incipit di un documento che vorrebbe giusti-ficare lo sganciamento di Fair Trade Usa, ilprincipale certificatore equosolidale statuni-tense, dal resto del movimento mondiale inquesto caso rappresentato da FLO.Il problema sta tutto in una questione oramaiannosa: aprire o non aprire al mercato'mainstream', cioè alle grandi corporationcon i loro volumi stellari e le loro reputazionida ripensare? E se sì, quanto e come, perevitare un annacquamento dei criteri e dellacredibilità di un movimento oramai sullasoglia dei sessant'anni? Le ragioni le spiegaPaul Rice, CEO di Fair Trade Usa, dichia-rando che il loro obiettivo è «raddoppiare i

nostri volumi ed il nostro impatto in tutto ilmondo per ogni categoria di prodotti». Fardiventare il Commercio equo 'mainstream',lavorando sulle quantità grazie all'ingressodi nuovi attori soprattutto privati e in unasituazione di forte crescita, visto che la ven-dita dei prodotti certificati negli Usa è esplo-sa del 63% nella metà del 2011. La risposta,forte e dal basso, arriva dalle pagine delGuatemala Times, dove la rete di contadinidel Mexican Coordinator of small fair tradeproducers critica duramente la scelta statu-nitense come una progressiva 'neoliberaliz-zazione' del movimento, ricordando come «ilsistema neoliberista sia in piena crisi e come(il movimento) abbia la responsabilità dicostruire un altro modello: democratico edequo per tutti, compreso il nostro pianeta».Sembra un problema legato all'immaginariostatunitense più che un vero problema disostanza. Ma la sostanza esiste e si chiamanuovo marchio di certificazione, che FairTrade Usa ha scelto di proporre come alter-nativo a quello convenzionale. E dall'altraparte si chiama rischio di contagio, perchèletture poco ortodosse ci sono anche inEuropa, come ci ricorda la portavoce dellaFaitrade Foundation inglese in una recenteintervista: «Per espandere i benefici delcommercio equo noi dobbiamo diventareMainstream. È una sfida, ma siamo determi-

nati nel farlo con integrità». Nessunodiscute che maggiori risorse ai produt-tori siano un beneficio per quellecomunità, ma il punto di vista puòessere anche diverso. La certificazio-ne di prodotto permette a un licenzia-tario di avere una linea equosolidale inmezzo a una grande quantità di pro-dotti non certificati, dall'altra parte losfruttamento sul lavoro e i bassi salarisono la conseguenza, e non la causa,di un dato di realtà: il market powerdelle grandi imprese. Che per comesono strutturate le filiere possono agirein modo predominante, imponendocosti e prezzi ai produttori e ai consu-matori. La liberalizzazione dei mercati,nei settori dov'è stata fatta, ha portatoad una progressiva semplificazionedello scenario, selezionando in mododarwinistico i più adatti e cancellandola maggior parte degli altri attori.Davanti a questa situazione, pensaredi ampliare i benefici (non i fatturati) delcommercio equo con il mero amplia-mento alle grandi corporation senzametterne in discussione il potere dimercato è pura utopia. Se non vera

manipolazione. Il rischio è anzi il contrario, ecioè rafforzare la reputazione di imprese chenon potranno fare altro che imporre le pro-prie politiche commerciali, che saranno tantopiù sostenibili quanto più convenienti econo-micamente. E accettare politiche di liberaliz-zazione dei mercati, invece di una loro pro-gressiva ri-regolamentazione, che andrannoa sostenere i più forti sacrificando le comu-nità più piccole e la stabilità del pianeta. InMessico chiedono un forte ripensamentonon solo al movimento statunitense, maanche a quello mondiale. Forse sarebbeopportuno ricominciare a parlarne.

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Storia, presente e futuro del commercio equoe solidale nelle parole dei protagonisti. Con laforza delle persone, dei fatti e dei numeri.Le banane eque - ormai è chiaro a tutti - noncrescono sugli scaffali. I prodotti del Com-mercio equo e solidale arrivano infatti da lon-tano, nel tempo e nello spazio. E tuttavia cisono diventati familiari e - dal caffè all'artigia-nato - hanno tutti un volto e una storia. Sonol'avanguardia dell'economia solidale: hannocambiato la lista della spesa di un italiano sucinque e la maniera di valutare il prezzo di unprodotto o leggere la sua etichetta. Un com-mercio più equo racconta questo straordinariopercorso, attraverso le voci autorevoli di chi ilfair trade lo ha sognato, immaginato, proget-tato e realizzato - in Italia e nel mondo -, haaperto le prime Botteghe, ha fatto i conti conla crescita e le sue contraddizioni. In parte ilCommercio Equo resta infatti un ossimoro:pratiche commerciali e spirito solidale, produt-tori nel Sud e consumatori del Nord, piccoledimensioni e grande distribuzione. Ma la ten-sione a superare questa contrapposizionesprigiona un'energia capace di ribaltare ilmondo. L'autrice è Monica Di Sisto, una gior-nalista sociale specializzata nel commerciointernazionale, esperta di economia solidale ecooperazione. Scrive per Altreconomia e l'a-genzia Asca, insegna Modelli di sviluppo eco-nomico alla Pontificia Università Gregoriana.Ha curato la comunicazione di realtà come ilContratto Mondiale dell'Acqua ed eventi comeil Forum Sociale Mondiale. Fondatrice di Faircoop, è autrice - tra gli altri- di Il voto nel por-tafoglio (ed. Il Margine). Il libro, edito daAltraeconomia, costa 12 euro.

Un commercio più equo’di Monica Di Sisto

I diversi punti di vista sull’apertura al mercatoUn giro d'affari di 6 miliardi di dollari, un tasso di cre-scita del 27% annuo. Più di 1 milione e 150mila conta-dini dei paesi più poveri del mondo strappati alla mise-ria. Sono i dati della 'terza rivoluzione industriale', larivoluzione del fair trade, del commercio equo e solida-le. Ma tra gli inventori di questa rivoluzionaria forma dicommercio sono cominciati a emergere punti di vistadiversi. C'è chi spinge per una maggiore apertura almercato e alle grandi multinazionazionali, e chi - comeil missionario olandese Frans van der Hoff, uno dei fon-datori, - è convinto che così facendo si tradirebberoprincipi e obbiettivi del movimento.Intanto, dal 1 gennaio Fair Trade Usa è uscita da FairTrade International, adottando un proprio marchio. Conun giro d'affari di 1.8 miliardi di dollari, gli americanicoprono più di un terzo dell'intero mercato mondiale.Per l'organizzazione che rappresenta 25 paesi, tra cuil'Italia, e garantisce il lavoro e la confezione equo e soli-dale di circa un centinaio di prodotti, è un colpo chepotrebbe risultare fatale.

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n. 1 10 gennaio 2012

di Alberto Zoratti, responsabile Fair - Economie solidali

Commercio equo per tutti. Forse

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In Italia licenziare non è per nulla difficile. I dati Ocse dimostrano che liberarsi di undipendente è molto più facile per unimprenditore italiano di quanto non lo siaper un ungherese, un ceco o un polacco. Con un indice di flessibilità di 1,77 (per ilavoratori a tempo indeterminato) l´Italia èal di sotto della media mondiale (2,11). In cima alla classifica dei paesi in cui licen-ziare è più difficile ci sono la Germania e ipaesi del Nord Europa. Dunque, secondo questi indici aggiornatial 2008, non ci sarebbe alcuna ragione permodificare l´articolo 18 dello Statuto deilavoratori in nome di una presunta rigiditàdelle leggi italiane. La questione cruciale èl'obbligo del reintegro se il tribunale ricono-sce che il licenziamento è avvenuto senzagiusta causa. Ma quell´obbligo è presentein gran parte dei paesi industrializzati, conl´unica eccezione degli Stati Uniti, in cimaalla classifica della libertà di licenziamento. Ma gli Usa rappresentano anche una visto-sa eccezione a livello mondiale che non siriscontra in nessuno dei paesi emergentidove il Pil avanza ancora a due cifre no-nostante la crisi.

La classifica dell´Ocse mette al primoposto l´Italia solo quando si vuole proce-dere a licenziamenti collettivi. In quel caso il nostro è il paese al mondodove è più difficile licenziare grandi quanti-tà di lavoratori tutti insieme. Ma più che undifetto a noi pare una questione di civiltà.Negli ultimi tempi anche negli Stati Uniti,dove tradizionalmente è valsa la regola del'libero' licenziamento, si stanno ponendodei limiti sia a livello federale che dei sin-goli stati. Ma anche in caso di licenzia-mento ritenuto illegittimo perché basato sumotivi discriminatori, il lavoratore vienerisarcito in denaro e non con il reintegro.Persino in Cina i dipendenti possono esse-re licenziati solo per giustificato motivo.Questo vale anche durante il periodo diprova che varia da un mese a sei mesi. È vietato il licenziamento in caso di malat-tie dovute all´attività professionale o quan-do il lavoratore sia dipendente da almenoquindici anni e gli manchino meno di 5 annialla pensione. A dimostrazione che la 'fles-sibilità in uscita' tanto invocata dagliimprenditori nostrani con la crescita nonc'entra proprio nulla.

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E urostat e Istat ci hanno comunicatogli ultimi dati sulla disoccupazione inEuropa e in Italia, che sono, al

novembre 2011, pari a 10,3% e 8,6%. Quindil'Italia sta meglio della media degli altri paesieuropei? Solo apparentemente. Infatti se noisommassimo all'elenco dei disoccupati queilavoratori che ancora non lo sono perché per-cepiscono il trattamento di cassa integrazio-ne (che nel 2011 è stato erogato per l'equiva-lente di 953 milioni di ore) il dato della disoc-cupazione italiana balzerebbe immediata-mente sopra l'11%. Questo e non altro sareb-be l'effetto immediato della cancellazione del-l'articolo 18 dello Statuto dei diritti dei lavora-

tori, poiché renderebbe possibile il licenzia-mento per motivi economici. Ci sarebbe qualche vantaggio per i precari oper quel numero sempre crescente (oltre 2,2milioni) di giovani che non sono nello studio,né nel lavoro, né in corsi formativi (i neetsecondo l'acronimo inglese)? Nessuno, poi-ché le occasioni di lavoro non derivano dallapossibilità di sostituire i licenziati dal momen-to che la cessazione del loro rapporto di lavo-ro dipenderebbe da motivi economici cheriguardano il cattivo stato dell' impresa di pro-venienza, né la minore rigidità del lavoro inuscita è di per sé un incentivo a nuove assun-zioni in una situazione di crisi recessiva. Ilcosiddetto tasso di rigidità in uscita non èaffatto esagerato in Italia. Ad esempio è digran lunga inferiore alla Germania. Eppurequesto è l'unico paese che ha visto aumen-tare i propri occupati nella crisi, al punto dariaprire le immigrazioni di manodopera daEst, malgrado che anche lì la produzioneabbia ultimamente rallentato. Sembra che ildecremento del Pil non abbia alcun effettosull'occupazione tedesca. Infatti dal 2007 al

2009, mentre il Pil è diminuito di oltre il 4%,l'occupazione tedesca è addirittura cresciutadi quasi un punto percentuale. Non si tratta diun miracolo. La ragione sta nel fatto che gliindustriali e i sindacati tedeschi hanno punta-to sulla riduzione dell'orario di lavoro, che èdiminuito del 2% per addetto nello stessoperiodo. In questo modo non solo è stata sal-vaguardata l'occupazione esistente ma si èfatto posto anche a nuove assunzioni. Perché dunque non riprendere il tema dellariduzione dell'orario di lavoro anche in Italia?Se c'è una flessibilità di cui c'è bisogno è pro-prio questa. Questo sarebbe un patto socialevirtuoso, adatto al nostro paese. In questomodo si eviterebbe la deresponsabilizzazio-ne delle imprese e la perdita delle professio-nalità e del saper fare acquisiti da parte deilavoratori. Si eviterebbe di scaricare costisulla collettività, lasciando quindi la possibili-tà di impiegare risorse statali per una riformain senso universalistico degli ammortizzatorisociali, indispensabile in un paese di piccolis-sime imprese quale il nostro e soprattutto perintrodurre anche in Italia forme di redditominimo garantito per i giovani inoccupati eper i disoccupati di lunga durata.

Un'alternativa all'abrogazione dell'articolo 18 è possibile

Ocse: l’Italia tra i più flessibili al mondo La crisi uccideSecondo gli agghiaccianti risultati di un'in-dagine dell' Eures, ogni giorno almeno undisoccupato italiano si toglie la vita a causadegli effetti devastanti della crisi economicasul tessuto sociale del Paese. L'indagine hapreso in esame il 2009, l'anno del cracfinanziario della Lehman Brothers che haprovocato il fallimento di centinaia di azien-de in tutto il mondo. I suicidi dei disoccupatisono infatti aumentati di ben il 37,4% rispet-to al 2008, un aumento che non può asso-lutamente essere casuale. A uccidersi quasisempre uomini adulti, espulsi dal mercatodel lavoro o che non sono mai riusciti aentrarvi. Particolarmente colpito da questodramma sociale il nord del paese, dove si èregistrato il 53,6% dei casi totali. Ma il Mezzogiorno non sta meglio, con unaumento dell'11% nei suicidi proprio nel2009, segno che la crisi ha colpito, e dura-mente, in tutta Italia. Visto il cattivo anda-mento dell'economia mondiale ed europea ilfenomeno potrebbe purtroppo far registrareun ulteriore incremento, e ultimamente sonosaliti alla ribalta della cronaca anche i suici-di degli imprenditori, di fronte all'impossibili-tà di continuare la propria attività.

Il 13 gennaio alle 21.30 secondoappuntamento con la rassegna di musica e parole Musica al lavoroorganizzata da Cgil e Arci Piacenza.Esibizione di Ettore Giuradei group.Ingresso gratuito

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Un articolo di Alfonso Gianni, direttore della Fondazione Cercare ancora

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9legalitàdemocratica

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T ra fine novembre e i primi di gennaiouna serie di attentati lanciano un’of-fensiva senza precedenti nei con-

fronti di strutture sociali che operano nelTerzo Settore in Calabria. Quando mi è statorivolto l’invito a scrivere un pezzo, sono statotentato dall’idea di sostenere la tesi presen-te su molte testate giornalistiche, comuneanche ai primissimi attestati di solidarietàinterni al Terzo Settore calabrese, ovveroche dietro agli attentati vi fosse una regia. L’inchiesta de Il Manifesto, L’altra Calabrianel mirino dei clan di sabato 7 gennaio, è fintroppo esplicita nell’incipit dell’articolo: «treattentati nel giro di una settimana contro chisi occupa, direttamente o indirettamente, dimigranti sono davvero troppi. Se a questo siaggiunge che oggi ricorre l’anniversariodella rivolta di Rosarno, il quadro si fa ancorpiù fosco. Specie in Calabria dove tre indizigeneralmente fanno una prova e nulla ostaa pensare che ci sia un unico disegno crimi-noso». Di primo acchito mi sono lasciato suggestio-nare dalla semplificazione e da una facilelettura di fenomeni invero molto più articola-

ti. Per cercare di restituire la complessità delreale ho chiesto aiuto ad alcuni amici. Il lorocontributo di riflessione non esaurisce ilragionamento ma ne illumina le possibilievoluzioni interpretative. Domenico Nasone,referente di Libera Reggio Calabria, sottoli-nea che «le battaglie quotidiane per i dirittisono contrarie allo status quo che la ‘ndran-gheta vuole conservare. Di comune neglieventi calabresi c’è la lotta per i diritti e ilfastidio contro un Terzo Settore che sta cre-scendo». Quel Terzo Settore che in virtù delsuo «crescente attivismo - come afferma lascrittrice e giornalista Francesca Chirico - hasottratto con gli anni pezzi di Calabria alleleggi e al controllo della ‘ndrangheta. Lo hafatto occupando fisicamente gli spazi strap-pati alle cosche, aprendo le case dei boss amigranti e disabili, mietendo campi di granoe coltivando uliveti confiscati». Tutto questo,secondo Giacomo Panizza della ComunitàProgetto Sud, comporta il fatto che «noisiamo più facilmente di altri ‘bersaglio’ inquanto è maggiore l’esplicitazione del rap-porto legalità-solidarietà-lavoro. Le coschecominciano a percepire che noi sappiamo

tante cose dei loro mondi. Siamo bravi amettere in atto processi di legalità sul crina-le di situazioni difficili, offrendo servizi aquelle persone che a volte vivono loro mal-grado all’interno di situazioni di illegalità(tossicodipendenti, soggetti svantaggiati,migranti). In tal modo si rompono determi-nati equilibri». Infatti, secondo l’editoreFlorindo Rubbettino «la ‘ndrangheta è nemi-ca della società aperta, dei corpi intermediche creano relazioni positive, ha bisogno diregole feudali, dove la forza si può imporrese si controlla il territorio e soprattutto se ipiù deboli sono lasciati soli». Ma la lucidaanalisi di Claudio La Camera del Museodella ‘ndrangheta che individua «nei recentiattacchi al sociale una testimonianza delfatto che in Calabria esistono realtà chesono riuscite ad innescare processi di cam-biamento», sottolineando tuttavia che «ilpunto debole dell'intera questione appareancora una forte disgregazione e contraddi-zione all'interno delle organizzazioni dellasocietà civile» deve indurre noi tutti ad unariflessione più profonda. Info: [email protected]

Il Terzo settore calabrese sotto tiro della‘ndrangheta?

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U n evento da non perdere Per nonmorire di mafia, l'iniziativa culturalesulla legalità che l'associazione

Sicilia Teatro, in collaborazione con il TeatroEliseo che la ospita, realizzerà a Roma il 16gennaio articolata in due distinti momenti: unincontro pubblico pomeridiano con il Procu-ratore nazionale Pietro Grasso e lo spettaco-lo serale dal titolo Per non morire di mafia,tratto dal libro omonimo di Pietro Grasso.L'iniziativa ha ricevuto l'alto patronato delPresidente della Repubblica, il patrocinio diComune e Provincia di Roma e dellaRegione Lazio e l'adesione di Arci, Fonda-zione Antonino Caponnetto e Libera, tra lepiù importanti associazioni nazionali impe-gnate nella lotta alle mafie. Il progetto è idea-to e curato da Antonella Moretti dell'associa-zione culturale Fac. Totum Art. Il senso delprogetto si realizza per intero offrendo l'op-portunità di conciliare spettacolo ed appro-fondimento delle tematiche sulla legalità: nelpomeriggio a partire dalle 17 Pietro Grasso,intervistato da Attilio Bolzoni, incontra la cittàdi Roma e i giovani delle associazioni anti-mafia impegnati nei progetti di recupero deibeni confiscati alle mafie, che avranno l'op-portunità di testimoniare le loro esperienze e

porre domande direttamente al Procuratorenazionale. A seguire il monologo teatrale conSebastiano Lo Monaco per la regia di AlessioPizzech: il monologo di un uomo 'contro', chemette la sua vita in prima linea per salvare lasperanza di un futuro possibile. Lo spettaco-lo prende spunto dalla testimonianza umanae professionale, dalle riflessioni e gli interro-gativi che il Procuratore Grasso si pone nelsuo libro Per non morire di mafia: se Falconee Borsellino teorizzarono che per combatte-re la mafia è necessario conoscerla, il loro'erede', a sua volta impegnato da trent'annicontro la criminalità organizzata, aggiungeche oggi per contrastare la mafia è indispen-sabile avere la percezione esatta della suapericolosità, soprattutto nel tentativo di par-larne alle coscienze dei più giovani. È par-tendo da questi presupposti che l'uomo diteatro e il magistrato hanno condiviso la stes-sa necessità: restituire un'esperienza ren-dendola simbolica, elaborando un eventoche si colloca nel rito collettivo dell'incontrotra il teatro e la società civile, dando vita adun vero e proprio progetto-spettacolo controil silenzio, per far parlare, discutere, reagire.«Non un semplice spettacolo ma un ritratto,un'indagine emotiva, una discesa nel cuore

vibrante del lucido pensiero di un uomo cheha dedicato e sta dedicando la sua vita allalotta contro il crimine per il trionfo della lega-lità - spiega il regista Alessio Pizzech - lagrande storia si intreccia alla storia del sin-golo fatta di paure, di scelte familiari, di pic-coli atti di coraggio e determinando l'emerge-re, nel fluire della coscienza del personaggiodi parole chiave che in modo inequivocabiledimostrano l'attualità della parola di Grasso.Uno spettacolo che trae il suo interesse dallacapacità di sollecitare domande, analisi euna maggiore consapevolezza negli occhidegli spettatori. Il grido del personaggio èrivolto alle coscienze: su di esse vuole susci-tare una presa di posizione e l'assunzione diuna speranza possibile che possa darecorpo ad un'utopia per le nuove generazioni.Un monologo quindi che riconduce il teatroalla sua funzione civile ed evocativa, capacedi disegnare gli uomini e di delineare espe-rienze di vita che possano divenire modelli». L'ingresso per lo spettacolo serale è ridottoper i soci delle associazioni coinvolte (costo12 euro). Per informazioni e prenotazioni è possibileconsultare il sito del Teatro Eliseo.Info: www.teatroeliseo.it

‘Per non morire di mafia’, un progetto-spettacolo contro il silenzio

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Grande successo, a Siena, perCircomondo, Festival internaziona-le del circo sociale che ha acceso i

riflettori, per quattro giorni, dal 5 all'8 gen-naio, sulla violazione dei diritti dell'infanzianel mondo e sul recupero dei 'bambini distrada' attraverso l'arte circense. Il Festival- promosso dall'associazione di coopera-zione internazionale e volontariatoCarretera Central e dall'Arci di Siena - havisto un ricco programma di iniziative e hacoinvolto centinaia di persone, che hannopartecipato agli incontri, alle proiezioni difilm-documentari seguiti da dibattiti e, inparticolare, all'evento centrale, lo spettaco-lo …un viaggio nel mondo attraverso ilcirco…un viaggio nel circo del mondo….

La performance è stata creata in soli 5 gior-ni riunendo 13 giovani artisti, di età com-presa fra 11 e 23 anni, presenti a Siena inrappresentanza dei 5 circhi sociali ospiti diCircomondo: la Scuola di Circo Corsaro, diNapoli, Il tappeto di Iqbal di San Giorgio aCremano (Napoli), il Circo social del sur diBuenos Aires, Crescer e viver di Rio deJaneiro e la Scuola di circo palestinesedalla Palestina. «Un successo oltre le aspettative - com-menta Adriano Scarpelli, presidente diCarretera Central - che ha portato all'atten-zione dell'opinione pubblica, senese e nonsolo, il tema del circo sociale e l'impegno ditante persone che ogni giorno lavorano inrealtà difficili, in Italia e nel mondo, pertogliere bambini e adolescenti dalla stradae dare loro la possibilità di costruirsi unfuturo migliore. Circomondo - continuaScarpelli - ha offerto la possibilità di mette-re a confronto esperienze che possonoapparire diverse per le realtà in cui opera-no, dalle periferie di Napoli e Roma allefavelas di Rio de Janeiro, da Buenos Airesai territori palestinesi occupati da insedia-menti israeliani. In realtà, però, esse sono

accomunate dalla volontà di aiutare i bam-bini e gli adolescenti a ritrovare fiducia in sestessi e nelle loro capacità, con la prospet-tiva di un futuro migliore. Lo strumento delriscatto sociale è l'arte circense e la provapiù evidente di tutto ciò - dice ancoraScarpelli - è stato lo spettacolo che i giova-ni ospiti di Circomondo hanno preparatoper Siena, nei pochissimi giorni in cui sisono conosciuti e hanno potuto lavorareinsieme, sotto la regia di Martina Favilla,aiutata da Daria Palotti e SamueleMariotti». «Questo grande risultato -aggiunge Serenella Pallecchi, presidentedell'Arci provinciale di Siena - ci spinge acontinuare a lavorare per parlare ancora diquesti temi di alto valore sociale, anche aSiena, per non dimenticare mai i milioni dibambini che ogni giorno, in alcune partid'Italia e nel mondo, vedono violato il lorodiritto ad avere un'infanzia serena. ConCircomondo non abbiamo certamente cam-biato il mondo, ma abbiamo sicuramenteraccontato e fatto conoscere un po' di più illavoro di chi, ogni giorno, si batte per i dirit-ti delle persone, a partire dai bambini». Info: www.circomondofestival.it

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A Siena grande successo per Circomondo, il Festival internazionale del circo sociale

Il 13 gennaio alle 21 al circoloGuernica cena sociale e a seguire65 anni e non li dimostra! Il valoredella Costituzione oggi in Italia, con la partecipazione di Lara Trucco

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Natale ha NapoliNAPOLI - In occasione della ras-segna natalizia partenopea Nataleha Napoli, il gruppo teatrale

Experimenta Teatro promuove il pro-getto Cechov Contemporanea Mentepresso l’Arci Teatro Cavalleggerid’Aosta. Il 13, 14 e 15 gennaio ap-puntamento con Balene, balenottere,scampi, greci, zingari, armeni e na-poletani, ovvero Le nozze, testoampiamente dilatato e trasformato inun atto unico napoletano.Info: [email protected]

Incontri di filosofiaLECCE - Il 12 gennaio alle 21 pressoil circolo Arci Zei un nuovo incontro diFilosofia in 3/4. Esiste ancora qualco-sa che, inesorabilmente, sfugge alla‘possibilità di essere detto’? Esiste lapossibilità che comprendere, a volte,passi proprio dall’astensione dal dire,dallo spiegare, dal definire e dall’indi-viduare? A queste e ad altre doman-de cercherà di fornire una rispostaBernardo Piccioli Fioroni, dottore diricerca presso l’Università di Perugia,in occasione del seminario Filosofiadella parola e dell’ascolto nell’opera

di F. Jullien. L’iniziativa rientra nelciclo di seminari organizzato da ungruppo di studenti, dottorandi e dot-tori di ricerca dell’Università delSalento.Info: www.myspace.com/zeilecce

Il concorso fotograficoUDINE - Al Mis(s)Kappa l’11 gennaioalle 17 Arcigay Nuovi passi eArcilesbica Udine presentano Lefamiglie, concorso fotografico a temasulle numerose realtà familiari, fami-glie allargate, famiglie omogenitoriali,coppie di fatto. Si può concorrereconsegnando entro il 26 marzo da 1a 5 foto a colori o bianco/nero. Lapremiazione avrà luogo il 15 aprilepresso il Mis(s)Kappa, dove sarannoesposte tutte le foto.Info: [email protected]

Omaggio a De AndrèCUSANO MILANINO (MI) - Al circoloAgorà il 14 gennaio alle 21 Omaggioa Fabrizio De Andrè, a cura di ElisaColombo e Laura Bossi. Alle 21 pre-sentazione della mostra fotograficaLa vita dagli occhi, che riprende alcu-ne delle canzoni più famose di De

Andrè, trasformando la musica e laparole in immagini; alle 22 Musica dalpalchetto in memoria di Faber, un tri-buto all'artista genovese a cura didiversi muscisti tra cui Il Rumoredella tregua, Disco Noir, RobertoGelli e un reading a cura di LorenzoBalducci e Cristina Berti; alle 23 ilconcerto In direzione ostinata e con-traria.Info: www.arcimilano.it

Corso di lingua arabaRIETI - Sono aperte le iscrizioni alcorso di lingua araba presso l’ArciRieti; le lezioni, tenute da un’inse-gnante di madrelingua, si svolgeran-no ogni martedì e giovedì dalle 18alle 20 a partire dal 17 gennaio e finoal 22 marzo. Il corso avrà una duratacomplessiva di 40 ore, per un costototale di 80 euro (più 10 euro tesseraArci 2012), e partirà al raggiungimen-to del numero minimo di 10 iscritti.Iscrizioni presso la sede entro il 16gennaio.Info: [email protected]

Circo BrianzaVIMERCATE (MI) - I Mercanti di sto-

rie presentano Circo Brianza, conmusica dal vivo, one man band,sponsor surreali, controinformazione,funamboli del pensiero, almanacchi,rubriche, monologhi, canzoni, ospitiillustri, strambi personaggi e moltoaltro ancora che popoleranno il palcodel primo circo clandestino dellaBrianza. Un happening diverso dovela vera attrazione è il pubblico in sala:appuntamento all’Arci Acropolis il 15gennaio a partire dalle 22, ingressogratuito con tessera Arci.Info: www.arciacropolis.it

Solidarietà all’AfesopsitVITERBO - L’Arci territoriale esprimein un comunicato solidarietà all’Afe-sopsit, associazione familiari e soste-nitori sofferenti psichici della Tuscia:«È inaccettabile - si legge nella nota- che la politica della giunta Polverinistia portando inesorabilmente all’in-terruzione del pubblico servizio delsettore della cura dei sofferenti psi-chici. Non è concepibile che in perio-di come questo si continui a tagliaree a falcidiare le politiche di assisten-za e di prevenzione al disagio».Info: arciviterbo.blogspot.com

Notizie Brevi

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N asce con l'obiettivo di attivare inmodo sistematico il mondo delvolontariato che ruota intorno

all'Arci l'associazione Arci Solidarietà Terni,presieduta da Francesco Camuffo. Costituitasi nel 2011, l'associazione impe-gna attualmente circa cinquanta volontari(venti dei quali in maniera continuativa),che si sono messi a disposizione anche pergarantire l'accoglienza e l'integrazione deimigranti nord africani che alcuni mesi fahanno raggiunto le coste italiane e cheancora oggi sono ospitati nelle strutturesparse nel territorio provinciale.L'emergenza profughi è stata infatti l'occa-sione per mettere subito alla prova ArciSolidarietà Terni, con l'organizzazione diuna rete che potesse, in maniera immedia-ta e competente, gestire le attività a favoredegli ospiti nelle strutture e più in generaledei cittadini in difficoltà. I volontari hannoallestito un centro di raccolta di indumenti,coperte e generi di prima necessità, e sonopresenti dove serve, per cucinare nei circo-li della città che hanno messo a disposizio-ne i propri locali per l'emergenza profughi e

negli appartamenti che ospitano i migranti.Ma Arci Solidarietà ha anche nuovi obiettiviambiziosi in un contesto di grave crisi eco-nomica nel quale il mondo del volontariatodiventa essenziale per garantire il sostegnoai più deboli. «Siamo al lavoro per farnascere la Banca del Tempo - spiegaFrancesco Camuffo - dove i volontari met-tono a disposizione ore e competenze neisettori più disparati. Pensiamo alla disponi-bilità per aiutare gli anziani soli, ai giovaniche non possono più contare sul serviziocivile falcidiato dai tagli del Governo, allemamme che possono darsi una mano perseguire i figli. Un luogo insomma per scam-biarsi favori, tempo e reciprocità. La com-ponente volontaria nel mondo Arci è moltoampia. La nascita dell'Arci Solidarietà pernoi è l'occasione per mettere a sistemaquel mondo implementando la dimensionedel volontariato». Oltre alla Banca delTempo, sono diverse le iniziative in pro-gramma che saranno realizzate a breve.Innanzitutto, un servizio di raccolta di abitiusati e di recupero di beni alimentari diprima necessità, una sorta di primo nucleo

del Banco alimentare con cui dare confortoalle persone indigenti. Saranno promossedelle attività sportive, con l'obiettivo di rea-lizzare una squadra di calcio. Inoltre, stan-no per partire due corsi di formazione, incollaborazione con figure professionali Arci,rivolti ai migranti, uno per assistente piz-zaiolo e l'altro per operaio generico, con l'i-potesi di realizzare poi un circolo pizzeria incui far lavorare alcuni di loro. «Fornire glistrumenti per una professionalità specificaè un modo per creare competenze che undomani potranno tornare utili - spiegaCamuffo - magari dando la possibilità aimigranti che fanno ritorno nel proprio paesed'origine di gestire in proprio un'attivitàcommerciale».

11incircolo

arcireport

Corsi di formazione, attività sportive e una Bancadel Tempo tra le iniziative di Arci Solidarietà Terni

All’Arci Belleville l’11 gennaio alle 19proiezione del documentario Autunno

Viola, scritto e realizzato da MariaCecilia Reyes e Sandro Bozzolo, conmusiche di Marco Lo Baido, prodottodall'associazione Geronimo Carbonò

GENOVA

notizieflash

A Parma doposcuolain quattro circoliQuattro circoli e quattro insegnanti coinvoltiin un progetto pilota che parte a Parma agennaio per dare una risposta ai tagli sull’i-struzione. Si tratta del doposcuola che sisvolgerà presso i circoli Aquila Longhi,Toscanini, Marchesi e la sede in via Testi,due volte alla settimana in ogni circolo, rivol-to a bambini delle scuole elementari e medieche verranno assistiti sia nello studio e nellosvolgimento dei compiti che in laboratoricreativi e in spazi ludico-culturali.«Questo progetto - spiegano dall’Arci diParma - vuole essere una piccola risposta aicrescenti tagli della spesa pubblica, cheandranno probabilmente a incidere anchesulle attività scolastiche pomeridiane, evuole andare incontro alle esigenze di moltibambini e ragazzi che si trovano ad affronta-re da soli gli studi. Il compito del doposcuolaè quello di motivare questi ragazzi, offrendoloro la possibilità di studiare, socializzare emagari anche divertirsi, in un ambiente sanoe protetto, che possa anche assecondare leesigenze di quei genitori impegnati tutto ilgiorno e che non riescono a seguire i figlinello svolgimento dei compiti».Info: [email protected]

Dopo l’esplosione al circolo Arci Itaca a Milano si riparte con nuove iniziativeNella serata di sabato 24 dicembre, vigilia diNatale, il circolo Arci Itaca e il circolo delPartito Democratico Camboni, che ospita iragazzi di Quarto Posto, a Milano, sono statioggetto di un grave attentato, che, pur provo-cando danni materiali, ha lasciato incolumi inumerosi soci presenti nel locale. Nessuno èstato investito direttamente al momento delladeflagrazione, ma se qualcuno dei presentifosse stato più vicino alle porte d’ingresso delcircolo si sarebbe registrato un altro bilancio. Grazie ai ragazzi di Quarto Posto il 6 gennaioè stata organizzata una serata che ha riscos-so un grande successo e il cui ricavato servi-

rà per riparare i danni provocati dall’esplosio-ne. «Questo gesto sconsiderato non ci inti-morisce ma ci sprona a continuare la nostrapresenza ultraventennale nel quartiere, pre-senza che vuole continuare ad alimentare unclima di convivenza pacifica e di servizio allerealtà presenti nel territorio - ha dichiarato ilpresidente del circolo Itaca MassimoMaggiaschi - sarà compito delle autorità inve-stigative individuare i colpevoli per evitare chefatti di bullismo della peggior sorta si possanoripetere. Da parte nostra, rimane intatta lavolontà di continuare a lavorare per la cresci-ta umana e culturale nel nostro quartiere».

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n. 1 10 gennaio 2012

Il 5 gennaio è stato inaugurato a Massa ilnuovo circolo Arci La Casamatta, spaziotematico sulla legalità nato per dare vocealla cultura nelle sue molteplici forme. Saranno realizzate attività sociali, culturali,ricreative ed educative di vario genere, inparticolare con la presentazione di mostrefotografiche, laboratori e corsi artistici,stage e performance teatrali per adulti ebambini, esibizione di cantanti e gruppi, con

la realizzazione di cineforum, letture atema, incontri a sfondo storico e politico,con attività di doposcuola, con degustazionie cene con prodotti locali o provenienti dalcommercio equo e solidale e da terreni con-fiscati alla mafia. Tra gli obiettivi, dare lapossibilità a giovani e adulti di esprimersi esperimentarsi in più settori, stimolare unariflessione politica e storica, collaborare allapresa di coscienza individuale e collettiva.

Inaugurato a Massa il circolo La Casamatta

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A nche quest'anno il Centro iniziativeculturali Arci Iglesias organizza leGiornate del Cinema del Mediter-

raneo, iniziativa giunta alla settima edizio-ne, che si terrà a Iglesias dal 25 gennaioal 15 febbraio. Conoscere le realtà di altriPaesi, conoscere le storie e le vicende dialtri popoli come quelli che abitano ilMediterraneo è un modo di arricchire sestessi, è come percorrere strade e luoghiapparentemente lontani ma realmente vicinie che avvenimenti come quelli vissuti nelcorso del 2011 in vari stati, dalla Tunisiaall'Egitto, dalla Libia alla Siria, ma per altriversi e altre finalità anche in Paesi a noi piùvicini culturalmente come la Spagna, hannocontribuito e 'obbligato' a conoscere, percapire la voglia di democrazia e costruire unpercorso partecipativo.Il cinema, la tv, internet, attraverso leimmagini hanno raccontato e racconteran-no quelle rivoluzioni, quella necessità dilibertà. Sono già tanti i documentari realiz-zati che presto saranno disponibili e che,anche attraverso la nostra manifestazione,verranno fatti conoscere.Operiamo nel settore della cultura cinema-

tografica e in tanti anni abbiamo promossoed ospitato una infinità di opere cinemato-grafiche e decine di personalità del cine-ma nazionale, da maestri del cinema comeNanny Loy, Giuseppe Ferrara, CittoMaselli, Ugo Gregoretti e tanti altri a espo-nenti di rilievo della cinematografia dei varipaesi del Mediterraneo, dando l'opportuni-tà di dialogare con uomini di cultura, omeglio uomini di culture varie e importanti,una bella e positiva contaminazione. Èuna rete di conoscenze e di rapporti straor-dinaria che coinvolge oltre 17 paesi chegravitano nel bacino del Mare Nostrum eche già nel 1999 ha consentito agli espo-nenti delle cineteche nazionali la sottoscri-zione della 'Carta di Cagliari' che indicanell'audiovisivo un momento di unità, discambio e di coinvolgimento tra le diverseesperienze cinematografiche. Attualmenteè in corso un interessante confronto perun gemellaggio culturale con il Festivalcinematografico di Famek (Francia).Tra le tante proposte del programma meri-tevoli di attenzione, evidenziamo l'omaggioa Jafar Panahi, grande regista Iraniano,con la presentazione del suo film Offside,

premiato nel 2006 a Berlino con l'Orsod'Argento. Panahi è stato arrestato il 2marzo 2010 per la partecipazione ai movi-menti di protesta contro il regime iraniano.Così come importante è la scelta di dedi-care questa edizione ad un uomo di Pace,Vik Vittorio Arrigoni, assassinato a Gaza loscorso aprile, che abbiamo avuto l'onore diconoscere, di averlo amico e di ospitarlonella edizione delle Giornate del cinemadel Mediterraneo tenutasi nel novembre2009. È un lavoro complesso e non facileorganizzare un evento cinematografico inuna realtà di 'confine' come la nostra, mala risposta del pubblico e della nostracomunità ha sempre ricompensato la fati-ca di questo lavoro organizzativo.Info: www.arciiglesias.it

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‘Sguardo in camera, oltre i confini’. A Iglesias la VII edizione delle Giornate del Cinema del Mediterraneo

Hanno collaborato a questo numeroVeronica Becchi, Gennaro Di Cello, Alfonso Gianni, Massimo Maggiaschi, Giulio Marcon, Paola Scarnati, Alfredo Simone, Lorenzo Siviero, Pietro Soldini, Silvia Stilli, Roberta Tocco,Franco Uda, Alberto Zoratti

In redazioneAndreina Albano, Maria Ortensia Ferrara, Carlo Testini

Direttore responsabileEmanuele Patti

Direttore editorialePaolo Beni

Impaginazione e graficaClaudia Ranzani

Progetto graficoSectio - RomaCristina Addonizio

EditoreAssociazione Arci

RedazioneRoma, via dei Monti di Pietralata n.16

Registrazione Tribunale di Roman. 13/2005 del 24 gennaio 2005

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

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n. 1 10 gennaio 2012

Omaggio a Vittorio De SetaLa Fondazione Archivio Audiovisivo delMovimento operaio e democratico, ArciRoma e Ucca sono tra i promotori dell’inizia-tiva dal titolo Diari di un maestro di cinemadedicata a Vittorio De Seta, che si svolgerà aRoma dal 14 gennaio al 1 febbraio.L’improvvisa notizia della scomparsa del regi-sta e la sua stessa diffusione - un tam tamimmediato tra amici, colleghi, appassionati dicinema - ha condotto in maniera quasi deltutto ‘naturale’ a un coordinamento e una col-laborazione tra realtà culturali della città diRoma anche diverse tra loro, ma che si sonoriconosciute e incontrate su un progettocomune: l’omaggio al lavoro di Vittorio DeSeta, protagonista indiscusso del nostro cine-ma,autore assolutamente indipendente nellesue scelte artistiche e nelle modalità produtti-ve per realizzarle, da cinquant’anni semprecaparbiamente attento e capace di leggere erappresentare le contraddizioni del nostropaese. Le proiezioni della retrospettiva-omag-gio coinvolgeranno biblioteche, sale cinema-tografiche, sale d’essai, aule universitarie escolastiche, archivi; ogni appuntamento saràaccompagnato dalla presenza di cineasti,storici, critici. Per informazioni sul programma

e gli appuntamenti consultare il sitowww.aamod.it

Ciak, si lotta!A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta delNovecento anche le lotte operaie, come quel-le studentesche, ebbero una dimensioneinternazionale: Ciak, si lotta! raccoglie saggi etestimonianze sul cinema militante che inItalia, in Europa e in America Latina le ha rac-contate nella forma della finzione e soprattut-to del documentario. Il contenuto ricchissimodi saggi, le interviste ai registi, le testimonian-ze dei sindacalisti, i progetti di film sottolinea-no quanto il cinema sia strumento di acquisi-zione di sapere e di consapevolezza e veico-lo di socialità e partecipazione. Il cinema diquella stagione di battaglie, di lotte e di con-quiste, passata alla storia come ‘l’Autunnocaldo del ‘69’, scopre la stretta connessionetra vita e lavoro e le storie che racconta sonostorie anche di lavoro: il lavoro fa parte dellenostre vite e non può non essere rappresen-tato anche nei film. Il volume, realizzato con ilcontributo del Ministero per i beni e le attivitàculturali - direzione generale per il cinema, èa cura di Carlo Felice Casula, Antonio Medici,Claudio Olivieri e Paola Scarnati, edizioniLiberetà.

www.ucca.it / [email protected]

La magnifica ossessione