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CORSO PER DLSPP – Art.34 D.Lgs 81/08. Art. 3 DM 16/01/97

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CORSO PER DLSPP

– Art.34 D.Lgs 81/08. Art. 3 DM 16/01/97

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• Docente sicurezza sul lavoro e prevenzione incendi dal 2000 presso varie strutture in Italia, nell’ultimo triennio Resp. formazione presso Silaq con oltre 1.800 ore di docenze/convegni effettuate e circa 2.200 persone formate. Corsi RSPP, RLS, antincendio, carrellisti, ecc… curatore del Safety blog. • Consulente sicurezza e antincendio di grandi eventi dal 2005, moda, musica, spettacolo, mostre, presentazioni, party, tra cui: Valentino, Missoni,Richmond, Ferrè, Moschino, Ferragamo, Moncler, Diesel,Pitti uomo, Roberto Cavalli, Westwood, Blumarine. Andrea Bocelli, Michael Bolton, Roberto Bolle, Arbore, cameristi della scala, X Factor casting tour, Milano in sport, Wrangler, Lexus, Pirelli, Beer festival Milano, ecc… • Consulente Università Cattolica e IULM dal 2011. • Consulente sicurezza e antincendio del Savona calcio 1907, squadra di Lega Pro,dal 2010. • Consulente sicurezza e antincendio in Fiera Milano e Rho dal 2000 al 2009 in tutte le principali mostre ed eventi. • Consulente per il coordinamento cantieri ad alto rischio dal 1998, tra cui Olimpiadi invernali di Torino 2006, centrale Enel di Turbigo, numerosi cantieri edili e ristrutturazioni. • Consulente per analisi e valutazioni rischi dal 1999 in molteplici e differenti realtà aziendali, sistemi di gestione sicurezza, piani emergenza ed evacuazione, procedure di controllo.

Presentazione: chi sono

Del Maschio Luca:

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rev. del 09/03/11

Argomenti generali:

- Il RSPP, l’organigramma della sicurezza

- Evoluzione della legislazione italiana

- Il Testo unico per la sicurezza

D.Lgs. 81/08, s.m.i.

- il Documento di Valutazione del Rischio (DVR):

- Criteri di individuazione del rischio

- Metodologia, criteri

- Formazione, Informazione e Addestramento

3

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Modulo 3 continua:

- individuazione di alcuni dei principali fattori di

rischio:

luoghi di lavoro

rischio incendio

- piano di emergenza / prova di evacuazione

- segnaletica di sicurezza

rischio elettrico

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L’Europa sta evidentemente vivendo un periodo fortemente critico

dell’intero mondo economico e lavorativo, con particolari riferimenti a:

Il momento storico

Scarsa competitività con i Paesi emergenti.

Crisi delle economie di mercato europee

Crisi delle politiche del lavoro e di sviluppo europee.

Situazione italiana: cambio di governo, forte debito pubblico, alta

tassazione, crisi del sistema bancario, precariato giovanile e dei

cinquantenni, lavoro in nero, mancanza di prevenzione.

Tali problematiche globali influenzano senza dubbio anche l’approccio

alla sicurezza delle lavorazioni.

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I CARDINI della normativa vigente sulla sicurezza sono i seguenti:

Il punto di partenza: I cardini della normativa

Effettuare la valutazione di tutti i rischi, comprendendo tutte

le forme di lavoro , con o senza retribuzione, con successivo

miglioramento nel tempo tramite misure di prevenzione e

protezione che vadano a ridurre i rischi.

Formazione e informazione dei lavoratori sui rischi specifici ,

con eventuale addestramento specifico + addetti antincendio e

primo soccorso.

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DATORE DI LAVORO: per legge è la persona con potere decisionale e di spesa sulle tematiche di sicurezza sul lavoro, ovvero è il RESPONSABILE DELLA SICUREZZA aziendale. Non è il RSPP, non è il RLS, tantomeno il consulente esterno. Nel caso di deleghe formali con formalizzazione valide e reali di tali poteri la responsabilità va spalmata su più persone. RSPP: Ha i seguenti compiti:

Individua e valuta i rischi; Individua le misure da adottarsi per la sicurezza e salubrità dell’ambiente di lavoro; Elabora le procedure di sicurezza; Propone i programmi per l’informazione e la formazione dei lavoratori; Fornisce ai lavoratori le informazioni riguardanti i rischi presenti in azienda

e i provvedimenti necessari a prevenirli.

Definizioni

Il DLSPP raccoglie in se due precise funzioni e responsabilità:

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LAVORATORE: persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un'attivita' lavorativa nell'ambito dell'organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un'arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. PREPOSTO ALLA SICUREZZA: persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell'incarico conferitogli, sovrintende alla attivita' lavorativa e garantisce l'attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa.

Definizioni

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DIRIGENTE:

persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell'incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l'attivita' lavorativa e vigilando su di essa.

Definizioni

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Organigramma della sicurezza aziendale

10 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

Proprio per l’esercizio delle sue funzioni, per il suo ruolo di “punto di riferimento” aziendale, di collante aziendale per una corretta gestione della sicurezza, ritengo importante che il DLSPP conosca i fondamenti della legge, per saper rispondere alle esigenze aziendali, dei colleghi, al fine di contribuire ad una reale riduzione dei rischi in azienda, a proporre misure di prevenzione e protezione, a diffondere una cultura della sicurezza, vero cardine della normativa. Iniziamo quindi il corso con una breve STORIA della sicurezza sul lavoro in Italia, dal Codice civile, alle leggi del 1955 – 1956, al D.Lgs 626, fino al recente Testo unico della sicurezza ( D.Lgs 81/08 ) e successive modifiche ed integrazioni.

Il DLSPP

Le competenze

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LIBRO QUINTO: DEL LAVORO TITOLO I : DISCIPLINA ATTIVITA' PROFESSIONALI TITOLO II: DEL LAVORO NELL'IMPRESA

Art. 2087 Tutela delle condizioni di lavoro L'imprenditore e tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.

La storia della sicurezza - Il Codice civile

1942

12 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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LIBRO QUINTO: DEL LAVORO TITOLO I : DISCIPLINA ATTIVITA' PROFESSIONALI TITOLO II: DEL LAVORO NELL'IMPRESA

Art. 2087 Tutela delle condizioni di lavoro L'imprenditore e tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.

La storia della sicurezza - Il Codice civile

1942

13 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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NORME PER LA PREVENZIONE INFORTUNI introduzione di alcuni fondamenti della futura normativa:

Norma molto elaborata e completa, ha introdotto una serie di DOVERI e SANZIONI per i datori di lavoro nei confronti dei lavoratori ed anche i doveri dei lavoratori stessi per un lavoro sicuro (inizialmente riguardava solamente i lavoratori subordinati) tra cui: -rendere edotti i lavoratori dei rischi specifici cui sono esposti e portare a loro conoscenza le norme essenziali di prevenzione mediante affissione, negli ambienti di lavoro, di estratti delle presenti norme o, nei casi in cui non sia possibile l'affissione, con altri mezzi; -disporre ed esigere che i singoli lavoratori osservino le norme di sicurezza ed usino i mezzi di protezione messi a loro disposizione. -segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o ai preposti le deficienze dei dispositivi e dei mezzi di sicurezza e di protezione, nonché le altre eventuali condizioni di pericolo di cui venissero a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza e nell'ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre dette deficienze o pericoli;

D.P.R. 547/55 – la legge base della sicurezza

1955 (abrogata dal testo unico)

14 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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UNO STRUMENTO DI TUTELA DELLE VITTIME DI INFORTUNI

1. Lo stato italiano stabilisce l’obbligo di assicurare i lavoratori subordinati (poi estesa ad altre categorie a rischio, recentemente dal 2000 anche le casalinghe) dal rischio contro possibili infortuni o malattie professionali.

2. INAIL gestisce l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

3. Il costo dell'assicurazione, chiamato premio assicurativo versato, tiene conto della diversa pericolosità delle varie lavorazioni e dell'ammontare delle retribuzioni pagate ai dipendenti occupati.

4. In base all’infortunio o malattia vi sono indennizzi, rendite, integrazioni di rendita, assegni speciali.

INAIL – istituto nazionale per l’assicurazione contro infortuni sul lavoro

Nasce nel 1933: dal 1965 comprende anche le malattie professionali

15 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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NORME SULLA TUTELA E DIGNITA’ DEI LAVORATORI

È uno dei cardini del diritto del lavoro italiano Tratta i diritti dei lavoratori, in particolare: -Libertà d’opinione del lavoratore -Svincoli da forme di controllo improprie (audio, video, web) -Visite sanitarie -Adibire il lavoratore alle mansioni per le quali è stato assunto (art. 13). -Il licenziamento è lecito solo se avviene per giusta causa o motivo (art.18). -Divieto di atti discriminatori (politici, religiosi, razziali, di sesso, mobbing) -Costituzione delle rappresentanze sindacali aziendali

Lo statuto dei lavoratori

Legge n°300, 20 maggio 1970

16 16 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro

Attuazione delle direttive 89\391\CEE, 89\654\CEE, 89\655\CEE, 89\656\CEE, 90\269\CEE, 90\270\CEE, 90\394\CEE, 90\679\CEE,

93\88\CEE, 97\42\CE e 1999\38\CE

L'Unione Europea (UE), istituita nel 1993 dai dodici paesi membri della Comunità Europea (CE), si propone di migliorare l'integrazione

economica, politica e sociale e la cooperazione tra gli stati membri. Segue così un’armonizzazione di molte leggi, tra le quali quelle sulla

sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.

L’evoluzione della sicurezza - D.Lgs. 626/94

1994

17 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Introduzione di molti concetti fondamentali: - l’obbligo di valutare tutti i rischi da parte del Datore di lavoro - L’obbligo di redazione ed aggiornamento di un documento specifico di

valutazione dei rischi. - L’eliminazione o riduzione dei rischi (rischi residui) - Controlli sanitari in funzione dei rischi specifici. - L’istituzione del servizio di prevenzione e protezione e dell’organigramma

aziendale della sicurezza (Datore di lavoro, RSPP, RLS, Medico competente, addetti antincendio, addetti primo soccorso)

- Informazione, formazione, addestramento e consultazione dei lavoratori. - Riunioni periodiche per la prevenzione e la protezione.

L’evoluzione della sicurezza - D.Lgs. 626/94

1994

18 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Adempimenti sicurezza sul lavoro – studio 2002

Aziende che hanno attivato procedure in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro

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28%

24%

21,50%

57%

45%

34%

45%

22%

8%

4%

2%

14%

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60%

Rumore

Vibrazioni

Temperatura

Movimenti ripetitivi

Posture incongrue

Movimentazione manuale dei carichi

Agenti chimici

Lavoro monotono

Ritmi imposti

Soprusi

Violenza fisica

Molestie sessuali

Statistiche sui vari fattori di rischio in Europa

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Dagli anni ’50 arriviamo così ai fatti recenti … 2007…

La Legge Delega N.123 Del 03/08/2007

I mass media danno sempre maggior rilievo a fatti di cronaca

inerenti le morti bianche e, dopo anni di tentativi di giungere ad un

riassetto normativo sulla sicurezza e all’adozione di un Testo

Unico, si riapre il dibattito politico sulla necessità di ridurre le morti bianche in Italia.

Analizziamo alcune statistiche ufficiali sugli infortuni sul lavoro

21 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Infortuni sul lavoro – decennio 2001-2010

22 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Infortuni sul lavoro 2001-2010

23 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Infortuni sul lavoro 2001-2010

24 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Infortuni sul lavoro - lavoratori stranieri

25 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Il 25 Agosto 2007 è entrata in vigore la legge 123:

La Legge Delega N.123 Del 03/08/2007

“Misure in tema di tutela della salute e della

sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il

riassetto e la riforma della normativa in

materia”

la legge delega fissava il termine del 25 maggio 2008 entro il

quale il Governo dovrà approvare il Testo Unico (art. 1)

gli artt. 2-12 dettano alcune misure di immediata attuazione

di contrasto agli infortuni e al lavoro nero

26 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Art. 9 – introduzione del concetto di omicidio colposo Modifica del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231

Innovazioni normative

1. In relazione ai delitti di cui agli articoli 589 e 590, terzo comma, del codice penale, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della salute sul lavoro, si applica una sanzione pecuniaria in misura non inferiore a mille quote.

2. Nel caso di condanna per uno dei delitti di cui al comma 1, si applicano le sanzioni interdittive, per una durata non inferiore a tre mesi e non superiore ad un anno".

Dopo l’articolo 25-sexies del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, è inserito il seguente:

"Art. 25-septies. - Omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della salute sul lavoro.

27 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Aprile 2011: sentenza del processo Thyssenkrupp

Sentenza Thyssen, una decisione storica

28 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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IL TESTO UNICO

PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

“Attuazione dell’art.1 della legge n°123 del

3 agosto 2007 in materia di tutela della

salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”

(GU n. 101 del 30-4-2008 - Suppl.

Ordinario n.108 )

D.Lgs. 81/2008

29 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Ripresi dall’allegato I del D.lgs. 81/08

Allegato I – Testo unico sicurezza

Gravi violazioni ai fini del provvedimento di sospensione dell’attività

imprenditoriale:

Mancata elaborazione del documento di valutazione dei rischi

Mancata elaborazione del piano di emergenza ed evacuazione

Mancata formazione ed addestramento

Mancata costituzione del servizio prevenzione e protezione

Mancata elaborazione del PSC e POS (cantieri)

Mancata nomina del CSE o CSP (cantieri)

Violazioni che espongono a rischi di caduta dall’alto, mancato utilizzo di

cinture di sicurezza, mancanza di protezioni caduta verso il vuoto.

30 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

Art. 6 (sostituito dall’art. 18 comma u) d.lgs 81/08

La Legge Delega N.123 Del 03/08/2007

Nell'ambito dello svolgimento di attività in regime di appalto o subappalto, a

decorrere dal 1 settembre 2007, il personale occupato dall'impresa appaltatrice o

subappaltatrice deve essere munito di apposita tessera di riconoscimento

corredata di fotografia, contenente le Generalità del lavoratore e l'indicazione del

datore di lavoro. I lavoratori sono tenuti ad esporre detta tessera di

riconoscimento. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che

esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali

sono tenuti a provvedervi per proprio conto.

Il tesserino non deve rappresentare un rischio aggiuntivo per i lavoratori, è sempre

meglio avere un dispositivo di distacco immediato del laccetto in caso di impiglio.

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rev. del 09/03/11

La Legge 136/2010

In particolare, nell`ambito degli appalti privati, per cio` che concerne l`elemento

dell`autorizzazione al subappalto, deve farsi riferimento alla norma codicistica (art.

1656 c.c.) che prevede, per l`appunto, tale autorizzazione. Pertanto, nella fattispecie

di cui sopra, al fine di adempiere al disposto normativo, dovrà farsi comunque

riferimento a tale autorizzazione al subappalto, anche se non scritta.

32

IMPRESE CHE OPERANO IN

APPALTO

IMPRESE CHE OPERANO IN

SUBAPPALTO

LAVORATORI AUTONOMI

1. Fotografia del lavoratore;

2. Generalità del lavoratore;

3. Generalità del datore di lavoro

4. La data di assunzione del

lavoratore, (questo è un

nuovo dato)

1. Fotografia del lavoratore;

2. Generalità del lavoratore;

3. Generalità del datore di lavoro

4. La data di assunzione del

lavoratore, (questo è un

nuovo dato)

5. L’autorizzazione al subappalto

(quindi, negli appalti diretti,

questo elemento non sarà

presente), anche questo è un

nuovo dato.

1. Fotografia del lavoratore

autonomo;

2. Generalità del lavoratore

autonomo;

3. L'indicazione del committente,

(questo è un nuovo dato)

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rev. del 09/03/11

In vigore dal 20 agosto 2009 (elenco delle principali novità operative): - Comunicazione nomina in via telematica all’INAIL del RLS e dopo successive

elezioni o designazioni.(art.18) - Il documento di valutazione dei rischi può essere tenuto su supporto

informatico, conservato su due distinti supporti di memoria (art.53) - La data certa è intesa anche come data di sottoscrizione con firma del

documento da parte di datore di lavoro, RSPP, RLS, medico competente (art.53) - La sospensione dell’attività in caso di gravi violazioni non si applica in caso che il

lavoratore irregolare sia l’unico occupato dall’impresa. (art.14) - Obbligo del datore di lavoro ad inviare i lavoratori alle visite mediche entro i

termini previsti. (art.18) - La visita medica può comprendere, su scelta del datore di lavoro, anche la visita

medica preassuntiva. - Le visite mediche comprendono anche la visita post assenza di oltre 60gg per

verificare l’idoneità alla mansione.

d.lgs. 106/09

2009 : modifiche e correzioni al testo unico

33

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rev. del 09/03/11

(altre principali novità operative): - Vengono riviste entro il 31-12-09 le modalità di effettuazione di accertamenti

per dipendenza da alcool e tossicodipendenza. - Le deleghe di funzioni non escludono per i datori di lavoro gli obblighi di

viglianza (art.16) - Obbligo di comunicazione all’INAIL degli infortuni che comportano l’assenza di

almeno un giorno, escluso quello dell’evento (art.18), l’obbligo decorre da 6 mesi dopo l’entrata in vigore del decreto.

- Gli obblighi sui contratti d’appalto si estendono in maniera chiara anche a servizi o forniture, mentre non si applicano a lavori intellettuali o mere forniture di materiali o attrezzature o servizi a basso rischio inferiore ai 2 giorni (art.26)

- Il DUVRI va redatto dal soggetto titolare del potere decisionale e di spesa relativo allo specifico appalto (committente, soggetto che affida l’appalto, (art.26). L’esecutore effettua l’integrazione al documento in base ai suoi rischi specifici.

d.lgs. 106/09

2009 : modifiche e correzioni al testo unico

34

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rev. del 09/03/11

(altre principali novità operative): - La valutazione rischio stress decorre dal 31/12/2010 (art.28) - In caso di nuova impresa il DVR va svolto entro 90gg dall’inizio attività, in caso

di modifiche o variazioni va aggiornato entro 30gg. (art.28) - Nelle imprese o unità produttive fino a 5 lavoratori il datore di lavoro può

svolgere i compiti di addetto al primo soccorso o antincendio. (art.34) - Le sanzioni di cui agli artt. 55/60 risultano più elevate. - Novità specifiche per i cantieri temporanei e mobili, sui campi di applicazione

del decreto.

d.lgs. 106/09

2009 : modifiche e correzioni al testo unico

35

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Modelli di organizzazione e gestione, art.30

• Per essere idoneo ad avere efficacia esimente dalla responsabilità giuridica ed amministrativa delle persone giuridiche, società, associazioni di cui al D.lgs 231/2001 deve assicurare:

• Rispetto di standard tecnico-strutturali relativi ad attrezzature, impianti, luoghi di lavoro, agenti chimici, fisici, biologici.

• Adempimento delle attività di valutazione dei rischi e predisposizione delle misure di prevenzione e protezione.

• Attività di natura organizzativa (emergenze, primo soccorso, riunioni)

• Attività di informazione e formazione

• Attività di sorveglianza sanitaria

• Vigilanza del rispetto delle procedure di lavoro in sicurezza

• Periodiche verifiche dell’applicazione delle procedure

Il testo unico per la sicurezza – D.Lgs. 81/2008

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Ovvero…un Sistema di gestione della sicurezza sul lavoro aziendale

Art. 30 ed il SGSL aziendale

• Deve prevedere idonei sistemi di registrazione dell’avvenuta effettuazione delle attività.

• Deve assicurare un’articolazione di funzioni con competenze tecniche e poteri necessari per la verifica, valutazione, gestione e controllo del rischio, nonché un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate.

• Deve prevedere n idoneo sistema di mantenimento nel tempo delle condizioni di idoneità delle misure adottate, tramite azioni, metodi, procedure, istruzioni operative, monitoraggi, segnalazioni e rimozioni delle non conformità.

• La forza ed il riconoscimento del sistema sta nel fatto che esso è VOLONTARIO, quindi non obbligatorio, che testimonia quindi la sensibilità del Datore di lavoro al problema sicurezza.

Il testo unico per la sicurezza – D.Lgs. 81/2008

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rev. del 09/03/11

E’ un testo corposo e complesso, composto da ben n° 306

articoli e n° 51 allegati

D.Lgs. 626/94

D.Lgs. 493/96

D.Lgs. 494/96

D.Lgs. 277/91

Abroga, con l’ art. 304, tutte le principali leggi emanate fino ad oggi in materia di sicurezza, in particolare:

D.P.R. 547/55

D.P.R. 164/56

D.P.R. 303/56

Il testo unico per la sicurezza – D.Lgs. 81/2008

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rev. del 09/03/11

Analisi

Elementi negativi • Maggiori criticità nelle piccole aziende

• Difficile accesso ai fondi di finanziamento.

• Molte nuove applicazioni in un periodo di forte crisi economica.

• Aspetti più critici: formazione, procedure, piani di miglioramento e controllo

• Vigilanza e ispezioni poco propense a fare prevenzione.

Elementi positivi

• Accorpamento in un unico testo di un notevole numero di leggi, circolari, interpretazioni - a volte solo locali.

• Eliminazione di disposizioni discordanti scritte in leggi diverse, anche tramite le recenti correzioni.

• Estensione del campo di applicazione a quasi tutte le forme di lavoro.

• Tutte le procedure stanno avendo buoni impatti reali in termini di riduzione degli infortuni totali e mortali.

Il testo unico per la sicurezza – d.Lgs. 81/2008

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rev. del 09/03/11

Principali Novita’ Introdotte Dal Testo Unico

Estensione del campo di applicazione a tutti i lavoratori, anche

artigiani, lavoratori autonomi, collaboratori sotto ogni forma con o

senza retribuzione.

Personalizzazione della valutazione dei rischi, con maggior riguardo

alle persone, all’età, alla tipologia di lavoro, allo stress correlato,

alla provenienza del lavoratore.

Vigilanza più incisiva e sanzioni più severe (possibili imputazioni per

omicidio colposo con violazione di norme antinfortunistiche e tutela

della salute, possibile interdizione dell’esercizio dell’attività,

sospensione e revoca di licenze ed autorizzazioni)

Maggior peso alle rappresentanze sindacali e partecipazione attiva

dei soggetti.

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• Le multe sono notevoli , sia come entità economica sia come numero di articoli e violazioni possibili, che vengono formalizzate in caso di carenze successive a controlli o in seguito ad infortuni o incidenti. Alcuni esempi, inadempienze art.17-18 D.lgs 81/08: •Valutazione di tutti i rischi (2mila – 4mila euro) –art. 17 e 28 •Designazione RSPP ( arresto da 3 a 6 mesi o 2,5mila – 6,4mila euro) – art.17 •Designazione addetti antincendio, primo soccorso e gestione emergenze (1,2 – 5,2mila) •Nomina medico competente ed effettuazione sorveglianza sanitaria ( arresto 2-4 mesi o ammenda 1,5- 6mila euro) – art.18 •Fornire i DPI ai lavoratori (1,5 – 6mila) •Effettuare formazione e informazione e addestramento sui rischi specifici (1,2 – 5,2)

Sanzioni

Un forte apparato sanzionatorio

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Tutte le leggi sulla sicurezza sul lavoro mettono in rilievo dei PROBLEMI lavorativi e sociali (infortuni sul lavoro, morti, malattie professionali, lavoro in nero, ecc…) ed evidenziano degli OBIETTIVI necessariamente da raggiungere per tentare di risolvere al meglio tali problemi e per poter assicurare nel nostro ambiente di lavoro tutti i diritti dei lavoratori e l’adempimento di tutti i doveri da parte dei datori di lavoro. Quello che spesso però non si analizza a fondo è che la difficile strada che i datori di lavoro devono effettuare per passare dall’evidenza di un problema al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza e di soluzione dei problemi non è quasi mai specificato, ovvero il percorso è composto di numerose scelte personali, fatte di organizzazione, gestione, procedure operative e soprattutto di sensibilizzazione dei lavoratori per il superamento delle problematiche, che passa attraverso fondamentali strumenti di buona ed efficace comunicazione.

Gli obiettivi delle leggi sulla sicurezza

Lo scopo delle leggi sulla sicurezza sul lavoro:

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I CARDINI della normativa vigente sulla sicurezza sono i seguenti:

Il punto di partenza: I cardini della normativa

Effettuare la valutazione di tutti i rischi, comprendendo tutte

le forme di lavoro , con o senza retribuzione, con successivo

miglioramento nel tempo tramite misure di prevenzione e

protezione che vadano a ridurre i rischi.

Formazione e informazione dei lavoratori sui rischi specifici ,

con eventuale addestramento specifico + addetti antincendio e

primo soccorso.

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Il documento di valutazione dei rischi è il NUCLEO della sicurezza aziendale. Contiene:

La valutazione dei rischi – art. 28

Relazione sulla valutazione di tutti i rischi, con i criteri adottati

Misure di prevenzione e protezione attuate, DPI adottati.

Programma di miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza

Procedure, ruoli aziendali, competenze, RSPP, RLS, medico competente.

Individuazione delle mansioni che espongono a rischi e richiedono informazione e formazione specifica.

Rispettare le indicazioni contenute nei titoli di legge successivi e negli allegati.

44 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

Il documento di valutazione dei rischi deve avere data certa e contenere:

La valutazione dei rischi – art. 28

Relazione sulla valutazione di tutti i rischi, con i criteri adottati

Misure di prevenzione e protezione attuate, DPI adottati.

Programma di miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza

Procedure, ruoli aziendali, competenze, RSPP, RLS, medico competente.

Individuazione delle mansioni che espongono a rischi e richiedono informazione e formazione specifica.

Rispettare le indicazioni contenute nei titoli di legge successivi e negli allegati.

Per “data certa” si intende data non soggetta a manipolazioni o riporti in tempi successivi o precedenti – p.es. timbro postale, atto notarile – oppure tramite sottoscrizione e firma delle figure presenti nell’organigramma della sicurezza aziendale.

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rev. del 09/03/11

“eliminazione dei rischi in relazione

alle conoscenze acquisite in base al

progresso tecnico e, ove ciò non è possibile,

loro riduzione al minimo”

Ammissione del

RISCHIO RESIDUO

La Valutazione Dei Rischi: Obiettivi

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rev. del 09/03/11

PERICOLO

Potenzialità o qualità di un determinato fattore (processo lavorativo, macchinario, sostanza…) avente il potenziale di causare un danno.

Esempio: se prendiamo una sostanza chimica tossica, essa viene classificata come sostanza pericolosa per una sua caratteristica intrinseca, che può generare danni.

Per valutare invece il rischio che comporta l’utilizzo di tale sostanza dobbiamo analizzare la probabilità di accadimento di un danno e l’entità del danno stesso nell’uso della sostanza chimica in una mansione lavorativa, in relazione all’ambiente di lavoro.

Il Rischio

RISCHIO

Probabilità che nelle condizioni di impiego e/o esposizione, sia raggiunto il livello potenziale di danno.

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rev. del 09/03/11

RISCHIO = PROBABILITA’ x DANNO

Il Rischio

Misure di Prevenzione

– attuazione di tutte le misure per ridurre il rischio mediante la riduzione della sola probabilità (frequenza attesa)

Misure di Protezione

– attuazione di tutte le misure per ridurre il rischio mediante la riduzione dell’ entità del danno (magnitudo)

Il processo di valutazione dei rischi ci obbliga a eliminare o ridurre i rischi nei nostri ambienti di lavoro; dobbiamo quindi ridurre i due fattori di probabilità e danno, tramite misure di prevenzione e

protezione:

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rev. del 09/03/11

Ecco un esempio: P è la probabilità dell’evento

VALORE DI P SIGNIFICATO DEL VALORE CRITERIO DI SCELTA

1 MOLTO IMPROBABILE Il verificarsi del danno è subordinato ad un

concatenamento di eventi indipendenti tra

loro.

Il verificarsi del danno è creduto

impossibile dagli addetti.

Non è mai accaduto nulla di simile.

2 POCO PROBABILE Il verificarsi del danno dipende da

condizioni “sfortunate”.

Il verificarsi del danno provocherebbe

reazioni di grande stupore tra gli addetti

Eventi simili si sono verificati molto

raramente.

3 PROBABILE Il verificarsi del danno dipende da

condizioni non direttamente connesse alla

situazione ma possibili.

Il verificarsi del danno provocherebbe

reazioni di moderato stupore.

Eventi simili sono già stati riscontrati in

letteratura.

4 MOLTO PROBABILE Il verificarsi del danno dipende da

condizioni direttamente connesse alla

situazione.

Il verificarsi del danno non provocherebbe

alcuna reazione di stupore.

Eventi simili sono già accaduti in azienda o

in aziende dello stesso tipo.

Fasi standard per la redazione del documento

49

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rev. del 09/03/11

Ecco un esempio: E è la Entità del Danno

VALORE DI E SIGNIFICATO DEL VALORE CRITERIO DI SCELTA

1 LIEVE Incidente che dà luogo a disturbi

rapidamente reversibili (pochi giorni).

Esposizione cronica che dà luogo a disturbi

rapidamente reversibili (pochi giorni).

2 DI MODESTA ENTITÀ Incidente che dà luogo a disturbi reversibili

(mesi)

Esposizione cronica che dà luogo a disturbi

reversibili (mesi).

3 GRAVE Incidente con effetti di invalidità

permanente parziale o comunque

irreversibili.

Esposizione cronica con effetti di invalidità

permanente parziale o comunque

irreversibili.

4 MOLTO GRAVE Incidente con effetti di invalidità totale o

mortale.

Esposizione cronica con effetti mortali o

totalmente invalidanti.

Fasi standard per la redazione del documento

50

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Ecco un esempio:

E = entità

P = probabilità degli effetti

R = P x E = rischio

P\ E 1 2 3 4 legenda

1 Intervallo di sicurezza

2 Intervallo di rischio accettabile

3 Intervallo di rischio significativo

4 Intervallo di grave rischio

Fasi standard per la redazione del documento

51 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Analisi dei rischi per mansione

Fattori di rischio

P D R Misure di sicurezza

Struttura luoghi di lavoro

Aerazione e microclima

illuminazione

Igiene ambienti

Impianto elettrico

Rischi d’incendio

macchinari

Agenti chimici

Rumore 52 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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Fattori di rischio

P D R Misure di sicurezza

Vibrazioni

Movimentazione dei carichi

Stress

Lavoro solitario, ripetitivo

Rischi connessi a differenze di genere, età, provenienza

Lavoratori minorenni

Lavoro notturno

Interferenze

altro 53 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo

Analisi dei rischi per mansione

Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

RISCHI PER LA SICUREZZA DEI LAVORATORI Sono rischi in cui il danno si può avere solo in seguito ad un incidente. Sono legati a caratteristiche strutturali ed impiantistiche e comprendono:

STRUTTURA DEI LOCALI DI LAVORO SICUREZZA DEGLI IMPIANTI ELETTRICI SICUREZZA INCENDI MACCHINE ED ATTREZZATURE

I fattori di rischio

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rev. del 09/03/11

RISCHI PER LA SALUTE DEI LAVORATORI Sono rischi in cui il danno si può avere sia in seguito ad un incidente, sia per esposizione cronica. Sono legati alla presenza di agenti fisico chimici e ambientali e comprendono:

AGENTI CHIMICI

AGENTI CANCEROGENI

GAS TOSSICI

GAS ANESTETICI

PIOMBO

AMIANTO

OLI

AGENTI BIOLOGICI ...

I fattori di rischio

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rev. del 09/03/11

RISCHI PER LA SALUTE DEI LAVORATORI

RADIAZIONI IONIZZANTI

RADIAZIONI NON IONIZZANTI

RUMORE

VIBRAZIONI

VIDEOTERMINALI

MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

AERAZIONE E CLIMATIZZAZIONE

ILLUMINAZIONE

IGIENE DEGLI AMBIENTI DI LAVORO

I fattori di rischio

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rev. del 09/03/11

Informazione, formazione, addestramento

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rev. del 09/03/11

Definizioni:

INFORMARE: portare a conoscenza di qualcuno fatti, dati, pensieri. Obiettivo: SAPERE non il cambiamento di comportamenti

FORMARE: agire sulle conoscenze, sulle capacità, e sulle convinzioni di un soggetto affinchè questo, in certe situazioni si comporti in un determinato modo. Obiettivo: il lavoratore, una volta conosciuta la procedura o un rischio (sapere), scelga di attivarsi nel comportamento oggetto di tale formazione anche senza controllo diretto…. Che quindi sappia essere sicuro. SAPER ESSERE

ADDESTRARE: insegnare a qualcuno come svolgere delle azioni finalizzate ad uno scopo. Obiettivo: SAPERE FARE (non si può prevedere che la persona poi lo faccia)

Informazione, formazione, addestramento

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rev. del 09/03/11

Conclusioni:

La formazione è un concetto che racchiude sia il fare informazione, sia il fare addestramento e li completa inserendo anche le dinamiche legate ai valori, alla motivazione ed alle influenze che agiscono sulla persona

FORMAZIONE = INFORMAZIONE + ADDESTRAMENTO

Quindi:

SAPERE ESSERE = SAPERE + SAPERE FARE

Informazione, formazione, addestramento

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rev. del 09/03/11

I nuovi ulteriori argomenti da sottoporre ai partecipanti in sede

di riunione sono:

Riunione periodica (art. 35)

Andamento degli infortuni e delle malattie professionali e delle

sorveglianza sanitaria

Criteri di scelta, caratteristiche e prestazioni dei DPI

Informazione e formazione dei dirigenti e dei preposti.

Codici di comportamento e di buona prassi per la prevenzione degli

infortuni e delle malattie professionali.

Obiettivi per il miglioramento della sicurezza complessiva sulla

base di linee guida della gestione della salute e della sicurezza sul

luogo di lavoro.

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LA FORMAZIONE NEI NUOVI ACCORDI

STATO-REGIONI DEL 21/12/2011

pubblicati in Gazzetta Ufficiale n.8 del 11/01/2012

23/05/2012 61 a cura della Dott.ssa Cristina Pacchiardo / Luca Del Maschio

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L’ACCORDO STATO-REGIONI

La formazione al centro del processo di valutazione e riduzione dei rischi: Il recente accordo Stato regioni , atteso da tempo, regolamenta chiaramente una serie di importanti parametri inerenti la formazione sulle tematiche di sicurezza sul lavoro . In particolare chiarisce le durate dei corsi, le periodicità e le ore di aggiornamento, i requisiti dei docenti, diversificando e riclassificando la gravosità dei corsi in funzione delle classi di rischio, basso, medio, alto, determinato dalle tabelle del codice Ateco della società.

12/01/2012 62 a cura della Dott.ssa Cristina Pacchiardo

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L’ACCORDO STATO-REGIONI

La formazione al centro del processo di valutazione e riduzione dei rischi: L’accordo potenzia il numero di ore da destinare obbligatoriamente alla formazione sulla sicurezza sul lavoro, riconoscendo allo strumento formativo il ruolo cardine per la sensibilizzazione dei lavoratori e dei Datori di lavoro sulle tematiche di sicurezza, verso l’ambizioso obiettivo di proseguire con la graduale riduzione delle morti sul lavoro e delle tante inabilità permanenti.

12/01/2012 63 a cura della Dott.ssa Cristina Pacchiardo

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FORMAZIONE DEI LAVORATORI

12/01/2012 64 a cura della Dott.ssa Cristina Pacchiardo

Formazione generale

4 ore

Può essere svolta in modalità e-Learning

Formazione

Rischio Basso – 4 ore

Uffici e servizi, Commercio,

Artigianato, Turismo, Alberghi e ristoranti

Formazione

Rischio Medio – 8 ore

Agricoltura, Pesca, P.A., Istruzione,

Trasporti, Magazzinaggio,

Assistenza sociale NON residenziale

Formazione

Rischio Alto – 12 ore

Costruzioni, Industria alimentare, Tessile,

Legno, Manifatturiero, Energia, Rifiuti,

Raffinerie, Chimica, Sanità, Servizi

residenziali

AGGIORNAMENTO: 6 ore quinquennali

per tutti i macrosettori di rischio

Può essere svolto in modalità e-Learning

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12/01/2012 65 a cura della Dott.ssa Cristina Pacchiardo

La formazione è strutturata in 4 moduli formativi

Modulo 1

AGGIORNAMENTO: quinquennale

Può essere svolto in modalità e-Learning

FORMAZIONE DL SPP

Modulo 2 Modulo 3 Modulo 4

Giuridico-normativo Gestione ed organizzazione della sicurezza

Individuazione e valutazione dei rischi

Formazione e consultazione

Possono essere svolti in modalità e-Learning

Formazione Rischio Basso – 16 ore

Uffici e servizi, Commercio, Artigianato, Turismo, Alberghi e ristoranti

Formazione Rischio Medio – 32 ore

Agricoltura, Pesca, P.A., Istruzione, Trasporti,

Magazzinaggio, Assistenza sociale NON residenziale

Formazione Rischio Alto – 48 ore

Costruzioni, Industria alimentare, Tessile, Legno,

Manifatturiero, Energia, Rifiuti, Raffinerie, Chimica, Sanità, Servizi residenziali

Rischio Basso – 6 ore Rischio Medio – 10 ore Rischio Alto – 14 ore

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rev. del 09/03/11

Il diritto di formazione

All’obbligo di informazione si collega quello della formazione (art. 37), per il quale il legislatore ha stabilito delle precise scadenze riconducibili:

-al momento dell’assunzione;

-al momento del trasferimento o cambiamento di mansioni;

-al momento dell’introduzione di nuove attrezzature di lavoro o di nuove tecnologie, di nuove sostanze e preparati pericolosi.

In ogni caso, la formazione deve essere periodicamente ripetuta in relazione all’evoluzione dell’esposizione al rischio, ovvero all’insorgenza di nuovi pericoli.

Informazione, formazione, addestramento

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rev. del 09/03/11

Importante poterlo dimostrare: carta canta

In caso di ispezioni o davanti ad un giudice è importante riuscire a dimostrare di aver svolto l’informazione, la formazione e l’addestramento dei lavoratori, ognuno per i suoi rischi specifici.

E’ importante quindi produrre documenti relativi a:

• date dei corsi e firme presenza.

• Attestati di partecipazione e verifiche di apprendimento

• Manualistica e didattica utilizzata.

• Aggiornamenti periodici.

Informazione, formazione, addestramento

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rev. del 09/03/11

Iniziamo l’analisi di tutti i fattori di rischio presenti negli ambienti di lavoro. Il primo fattore di rischio che in genere viene valutato da tutti i tecnici è quello legato alla STRUTTURA DEGLI AMBIENTI DI LAVORO. Valutiamo assieme ciò che richiede la normativa affinchè un luogo di lavoro venga giudicato idoneo, conforme, sicuro per i lavoratori e per i visitatori dell’ambiente stesso.

FATTORI DI RISCHIO:

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rev. del 09/03/11

Definizione:

Sono così definiti i luoghi destinati a contenere posti di lavoro, ubicati all’interno dell’azienda ovvero unità produttiva, nonché ogni altro luogo nell’area della medesima azienda ovvero unità produttiva comunque accessibile per motivi di lavoro.

La legge di riferimento, abrogati i precedenti D.P.R. 547/55, 303/56, D.Lgs. 626/94, è il D.Lgs. 81/08, il cui Titolo II è interamente dedicato alle prescrizioni inerenti i luoghi di lavoro.

I luoghi devono essere conformi a dei precisi requisiti, illustrati nell’ Allegato IV dello stesso decreto.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Titolo II D.Lgs. 81/08 I luoghi di lavoro devono tenere conto dei lavoratori disabili, con particolare riferimento a porte, vie di circolazione, scale, docce, gabinetti e postazioni di lavoro. Il Datore di lavoro provvede affinchè i luoghi di lavoro siano conformi all’allegato IV e all’art. 63 (requisiti di salute e sicurezza). Il Datore di lavoro provvede affinchè i luoghi, gli impianti e i dispositivi vengano sottoposti a regolare manutenzione tecnica e vengano eliminati i difetti che possano pregiudicare la salute e sicurezza dei lavoratori, provvede al controllo del loro funzionamento e affinchè vengano sottoposti a regolare pulitura, assicurando condizioni igieniche adeguate.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Altezza, cubatura, superficie:

I limiti minimi , per i locali occupanti almeno 5 lavoratori o lavorazioni sottoposte a sorveglianza sanitaria sono i seguenti:

-- altezza netta non inferiore a 3 mt (2,7 mt per la Lombardia).

-- Cubatura non inferiore a 10 mc a lavoratore

-- Superficie minima di 2 mq per lavoratore.

-I valori sono lordi, senza cioè contare mobili, macchine, impianti

Luoghi Di Lavoro

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Vie di circolazione e passaggi

Vie di circolazione e passaggi devono potersi utilizzare in piena sicurezza da pedoni e veicoli, essere sgombri da ostruzioni e con distanze di sicurezza sufficienti per i pedoni. I veicoli devono passare a distanza di sicurezza da porte, passaggi per pedoni, scale, corridoi. Se i luoghi di lavoro comportano zone di pericolo in funzione della natura del lavoro e presentano rischi di cadute dei lavoratori o d'oggetti, tali luoghi devono essere dotati di dispositivi per impedire che i lavoratori non autorizzati possano accedere a dette zone. Ove si muovano veicoli, le vie di circolazione devono essere segnalate in modo visibile (righe gialle) e devono essere previsti passaggi pedonali e segnaletica di pericolo. Vanno evidenziate le zone di passaggio dei carrelli elevatori, le zone di carico e scarico e quelle di accesso di furgoni di fornitori.

Luoghi Di Lavoro

72 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

Vie di circolazione e passaggi

Alcuni esempi di buone segnalazioni:

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Vie di circolazione e passaggi

Alcuni esempi di buone segnalazioni:

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Pavimentazione

La pavimentazione deve essere stabile, piana e priva di sconnessioni, antisdrucciolevole e realizzata con materiali adeguati all’attività.

Inoltre non deve essere ingombrata da materiale che ostruisce il passaggio.

Se sono presenti gradini , piani inclinati pericolosi o ostacoli fissi devono essere segnalati. Tutte le botole e le cavità devono essere chiuse o protette su tutti i lati.

Il materiale che costituisce la pavimentazione deve essere adeguato al tipo di attività svolta e deve essere tenuto in considerazione che, ove presenti, materiali di copertura possono contribuire al carico d’incendio.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Porte e portoni Le porte ed i portoni devono essere in numero proporzionato al numero di lavoratori ed all’attività (particolari rischi d’incendio o di esplosione),consentire una rapida uscita e quindi devono essere agevolmente apribili dall’interno. Se sono apribili nei due sensi devono essere almeno in parte trasparenti. Le porte trasparenti devono essere visibili e costruite con materiale di sicurezza. Le porte a saracinesca o girevoli non possono essere le uniche porte d’uscita. Fino a 25 occupanti di un locale, esclusi i locali ad alto rischio d’incendio, è sufficiente una porta di larghezza minima 80 cm. Tra 26 e 50 una da 1,20 mt apribile nel senso dell’esodo.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Porte e portoni

Generalmente viene dimenticata la fondamentale esigenza che in caso di mancanza di corrente eletrica le nostre uscite possano aprirsi facilmente in maniera meccanica. Se non fosse possibile almeno mantenere copia della chiave accanto alla porta stessa.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Porte e portoni

La stessa esigenza di accessibilità dovrebbe avvenire per l’accesso ai bagni dall’esterno in caso di malore di una persona.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Porte e portoni

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Finestre Le finestre devono essere in numero sufficiente a garantire adeguata illuminazione ed aerazione naturale, senza eccessivo soleggiamento. Devono essere facilmente apribili, chiudibili, regolabili e devono essere dotate di parapetti adeguati. Devono essere concepiti congiuntamente con l’attrezzatura o i dispositivi per una pulitura senza rischi nonché per i lavoratori presenti nell’edificio o attorno ad esso. L’accesso ai tetti è consentito soltanto se sono fornite attrezzature che permettano di eseguire il lavoro in sicurezza. NB: è possibile utilizzare ambienti di lavoro privi di finestre; anche se nelle valutazioni dei rischi occorrerà calcolare lo stress maggiore del lavoratore rispetto a chi svolge la stessa mansione in un ambiente con finestra

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Classiche problematiche su finestre, vetrate, ecc…

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rev. del 09/03/11

Classiche problematiche su finestre, balconi, ecc…

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Solai , soppalchi, scaffalature Solai e soppalchi devono essere dotati di parapetto normale se più alti di 1,5 m. Non è consentito svolgere nessuna attività lavorativa sotto o sopra i soppalchi con una altezza inferiore ai 2,10 m I limiti di carico devono essere calcolati, esposti e segnalati con apposito cartello, espresso in Kg/m2.

Gli scaffali devono essere stabili (per es. ancorati), e con i ripiani perfettamente orizzontali, e non devono presentare parti sporgenti o taglienti.

Se necessario vanno dotati di traverse posteriori e laterali. Se sono dotati di cancelletti di carico, questi devono essere chiusi con chiusura di sicurezza e segnalati.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Esempi di solai e soppalchi

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Scale fisse o semifisse a gradini Non devono essere eccessivamente ripide (battuta = 30 cm; alzata = 16 cm), e devono avere larghezza adeguata (in particolare se sono vie di esodo valgono le considerazioni già fatte). Se esistono lati aperti devono essere provviste di parapetti normali, se invece sono comprese tra due pareti devono essere dotate di almeno un corrimano. Scale particolari come le scale a chiocciola non sono vietate, è chiaro però che non sono da considerarsi scale primarie o vie di fuga idonee. Per le scale a pioli invece è prevista una distanza minima dalla parete per consentire l’appoggio del piede e la gabbia di protezione oltre i 2.5 m di altezza.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Esempi di scale fisse o semifisse a gradini

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Scale portatili

Le scale portatili devono essere tenute in buone condizioni, e devono essere dotate di dispositivi antisdrucciolevoli al piede.

Se sono semplici devono disporre di ganci di trattenuta o dispositivi antisdrucciolevoli alle estremità superiori; se invece sono doppie devono essere munite di catena di sicurezza o analogo dispositivo contro l’apertura totale.

Luoghi Di Lavoro

Rev. del 24/09/2010 87

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rev. del 09/03/11

D.lgs 81/08 – art. 111

Il Datore di lavoro sceglie le attrezzature di lavoro più idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure, dando priorità alle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale.

Il datore di lavoro dispone che sia utilizzata una scala portatile quale posto di lavoro in quota SOLO NEL CASO IN CUI l’uso di altre attrezzature considerate più sicure non è giustificato a causa del limitato livello di rischio e della breve durata di impiego oppure delle caratteristiche esistenti dei siti, che non può modificare. Lo stesso dicasi per i sistemi di accesso e posizionamento mediante funi (linee vita). Il datore di lavoro individua le misure atte a minimizzare i rischi per i lavoratori, effettuando i lavori in quota solo se le condizioni meteorologiche non mettono in pericolo la salute e la sicurezza dei lavoratori. E’ vietato assumere assumere bevande alcoliche e superalcoliche ai lavoratori addetti ai lavori in quota.

Lavori in quota

Rev. del 24/09/2010 88

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rev. del 09/03/11

Errori comuni

Lavori in quota

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rev. del 09/03/11

La soluzione per lavori su tetti e coperture: le linee vita

Lavori in quota

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rev. del 09/03/11

d.lgs 81/08 – art. 148 1. Prima di procedere alla esecuzione di lavori su lucernari, tetti, coperture e simili, fermo restando l’obbligo di predisporre sistemi collettivi di protezione dei bordi, deve essere accertato che questi abbiano resistenza sufficiente per sostenere il peso degli operai e dei materiali di impiego. 2. Nel caso in cui sia dubbia tale resistenza, devono essere adottati i necessari apprestamenti atti a garantire la incolumità delle persone addette, disponendo, a seconda dei casi, tavole sopra le orditure, sottopalchi e facendo uso di idonei dispositivi di protezione individuale anticaduta. •Troppe morti avvengono ancora oggi per non rispettare tale articolo di legge e salire sulle coperture senza alcuna protezione.

Lavori speciali

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rev. del 09/03/11

Servizi igienici - bagni

Luoghi Di Lavoro

I bagni devono essere dotati di antibagno e di opportuni accessori.

Quando l’attività è insudiciante gli accessori e le rubinetterie devono essere del tipo con comando di erogazione automatico a pedale o con segnale di presenza.

I bagni devono essere in numero adeguato e divisi per sesso.

Il numero minimo è definito nei vari “regolamenti di igiene locali” emessi dai Comuni, dalle Province e dalle Regioni.

Si riporta, come esempio tratto dal “Regolamento locale di igiene-tipo” approvato dalla Regione Lombardia il 28 marzo 1985, il numero minimo di servizi igienici richiesti per un ambiente di lavoro (art. 3.11.7).

Fino a 3 addetti 1 WC + 1 lavabo nell’antibagno Da 4 a 10 addetti 2 WC + 1 lavabo in ciascun antibagno Da 11 a 40 addetti 3 WC + 1 lavabo in ciascun antibagno Oltre i 40 addetti 1 gabinetto in più ogni 30 lavoratori (oltre 40)

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rev. del 09/03/11

Spogliatoi Gli spogliatoi sono obbligatori solo quando sia necessario cambiarsi d’abito, nel caso di Attività insudiciante, ad esempio. Se sono riservati a più di 10 addetti i locali spogliatoi devono essere separati per sessi, altrimenti possono essere usati alternativamente da uomini e donne. Gli spogliatoi devono essere vicini ai servizi igienici e (dove necessario) alle docce; devono essere dotati di armadietti (a doppio scomparto quando l’attività sia insudiciante o a rischio di contaminazione), di sedie, etc., e nella stagione invernale devono essere riscaldati. Quando esistono, le docce devono essere mantenute efficienti.

Luoghi Di Lavoro

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Illuminazione dei luoghi di lavoro

Illuminazione naturale: in ogni ambiente deve essere garantita una superficie di illuminazione adeguata; il rapporto aeroilluminante è stabilito dal regolamento d’igiene. e si intende soddisfatto qualora esista l’agibilità.

Illuminazione artificiale: deve consentire una buona visione e non deve creare zone d’ombra e abbagliamenti. Le lampade devono essere dotate di diffusori e protette dagli urti.

Illuminazione d’emergenza: deve essere predisposta lungo le vie di fuga e sopra le uscite d’emergenza e deve garantire almeno 5 lux.

Ricordarsi che le batterie non sono eterne! Controllarle periodicamente.

Luoghi Di Lavoro

94 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

Disposizioni relative ai lavoratori portatori di handicap Già da molti anni i nuovi edifici devono rispettare le disposizioni relative all’importantissimo abbattimento delle barriere architettoniche, ai sensi della Legge 13/89. Per gli edifici pubblici dovrà essere rispettato il requisito di accessibilità. Per gli edifici già utilizzati all’1.1.93 dovrà essere garantita la "visitabilità" ossia l’accesso ad un’area limitata dell’azienda all’interno della quale si svolge l’attività di portatori di handicap motorio.

Ai sensi dell’art. 63 del testo unico i luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, dei lavoratori disabili. L’obbligo vige in particolare per le porte, le vie di circolazione, gli ascensori e le relative pulsantiere, le scale e gli accessi alle medesime, le docce, i gabinetti ed i posi di lavoro utilizzati da lavoratori disabili

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Vie di fuga ed uscite d’emergenza

Nel dettaglio il D.M. 10/03/98 prescrive, che:

ogni luogo di lavoro deve disporre di almeno due vie di uscita alternative (in numero che dipende dalla realtà aziendale);

è ammessa una sola uscita nei locali di piccole dimensione e in quelli a rischio basso;

inoltre si dovrebbero evitare i percorsi in un’unica direzione, questi sono ammessi solo per tratti limitati.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Vie di fuga ed uscite d’emergenza I percorsi massimi per raggiungere l’uscita di piano dovrebbero essere: 6-15 metri (tempo di percorrenza 30 secondi) per aree a rischio elevato 9-30 metri (tempo 1 minuto) per aree a rischio medio 12-45 metri (tempo 3 minuti) per aree a rischio basso Se c’è più di un’uscita diventa: 15-30 m (1 minuto) per aree a rischio elevato 30-45m (3 minuti) per aree a rischio medio 45-60 metri (5 minuti) per aree a rischio basso. Le vie di fuga devono condurre ad un luogo sicuro (generalmente all’esterno dell’azienda) facilmente raggiungibile. Tale luogo deve essere segnalato

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Segnalazione punto di raccolta

E’ molto importante identificare il luogo sicuro di ritrovo in caso di emergenza e che TUTTI sappiano dove si trova.

A tale proposito è fondamentale per i luoghi oltre i 10 lavoratori presenti eseguire una prova di evacuazione annuale.

Luoghi Di Lavoro

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rev. del 09/03/11

Il Triangolo del fuoco

Sono i tre parametri necessari affinchè vi sia una combustione:

Il Rischio Incendio

Innesco, energia di attivazione

O2

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rev. del 09/03/11

4 classi:

Classificazione dei fuochi

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Tipologie d’estintori

101 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo

Il Rischio Incendio

Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

La dinamica dell’incendio

4 fasi caratteristiche si distinguono

nell’evoluzione dell’incendio:

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rev. del 09/03/11

Classificazione del rischio:

Riduzione dei rischi

• Come facciamo a eliminare o ridurre i rischi d’incendio?

• La valutazione dei rischi ci pone i valori di PROBABILITA’ e di DANNO. Per ridurre i rischi dobbiamo ridurre i due parametri.

• Riduciamo la probabilità con mezzi di PREVENZIONE INCENDI

• Riduciamo il danno con mezzi di PROTEZIONE INCENDI

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rev. del 09/03/11

Non conformità classiche: mezzi non in efficienza, non accessibili

Il Rischio Incendio

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rev. del 09/03/11

Il certificato di prevenzione incendi

Il “Certificato di Prevenzione Incendi” è stato istituito e disciplinato dalla Legge 966 del 26 luglio 1965; il successivo Decreto del Ministero dell’Interno del 16 febbraio 1982, elenca le 97 attività ritenute a rischio d’incendio, e per cui viene imposta l’adozione di specifiche misure di prevenzione e sicurezza, il D.P.R. 12/01/98 n° 37 fissa le nuove regole per l'iter di questa pratica. L'entrata in vigore è dal per 10/05/98.

Il Certificato di Prevenzione Incendi viene rilasciato dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, dietro presentazione da parte di un professionista abilitato, incaricato dal Datore di Lavoro, di un Parere di Conformità Antincendio

Il Rischio Incendio

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rev. del 23/01/12

Il certificato di prevenzione incendi

La normativa è stata recentemente aggiornata nel 09/2011 con il nuovo DPR 151/2011, in cui c’è stata una riclassificazione del numero delle attività soggette, con l’introduzione di alcune novità e la suddivisione in sottoclassi A-B-C in base al livello di rischio BASSO, MEDIO O ALTO.

Il Rischio Incendio

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rev. del 09/03/11

La gestione delle emergenze

Il datore di lavoro deve organizzare la gestione delle emergenze in particolare redigendo un apposito piano d'emergenza (sono escluse da questo obbligo le aziende con meno di 10 dipendenti non soggette a CPI).

Il datore di lavoro nomina inoltre uno o più addetti (secondo necessità) per la prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze; questi lavoratori devono essere formati secondo il programma previsto nell'all. IX., tutti i lavoratori invece devono essere formati secondo quanto descritto nell'all. VII

Il Rischio Incendio

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Obbligatorio negli ambienti di lavoro oltre i 9 lavoratori, ma a mio avviso necessariamente estensibile anche negli ambienti interni con meno di 10 lavoratori ma in cui un’eventuale emergenza andasse o coinvolgere sulle stesse vie di fuga più strutture e quindi decisamente più di 10 persone. Un piano di emergenza deve definire bene: • Chi fa che cosa, telefoni utili, persone da coinvolgere. • I principali rischi e pericoli da affrontare, le persone a rischio. • Le vie di fuga, i mezzi di protezione presenti, l’ubicazione. • Le procedure di verifica e controllo di efficienza degli stessi. • Il punto di ritrovo, il funzionamento degli allarmi, gli sganci elettrici, gas, acqua e tutto ciò che serve per gestire un ‘emergenza nel modo corretto, informando tutte le persone potenzialmente coinvolgibili nell’evento.

Il piano di emergenza:

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La gestione emergenze

108 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

Generalità Il Titolo V e gli allegati dal XXIV al XXXII del D.lgs 81/08 stabiliscono le prescrizioni per la sicurezza e la salute nell’ambiente di lavoro.

I segnali si suddividono in segnali di divieto, di avvertimento, prescrizione, informazione, indicazione e ubicazione di mezzi di salvataggio e pronto soccorso; sono anche luminosi o acustici o gestuali.

Hanno un colore specifico per ogni uso, rosso (divieto, pericolo, arresto, attrezzature antincendio) giallo (avvertimento, cautela, attenzione), azzurro (prescrizione, comportamentali), verde (salvataggio, soccorso, percorsi, uscite)

Hanno una forma ben stabilita (tonda per i divieti e le prescrizioni, triangolare per gli avvertimenti, quadrata per i cartelli di salvataggio e l’antincendio

I cartelli vanno sistemati in luoghi ben visibili ed accessibili, nelle immediate vicinanza del rischio specifico o dell’oggetto che intendiamo segnalare.

La segnaletica di sicurezza

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rev. del 09/03/11

Definizioni Segnale di divieto: vieta un comportamento che mette a rischio; Segnale di avvertimento: un segnale di sicurezza che avverte di un pericolo; Segnale di prescrizione: prescrive uno specifico comportamento; Segnale di salvataggio: indica l’uscita di sicurezza, il cammino verso un posto di pronto soccorso o l’ubicazione di un dispositivo di salvataggio; Segnale di informazione: trasmette informazioni differenti da quelle dei segnali di sicurezza e di salvataggio;

La segnaletica di sicurezza

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rev. del 09/03/11

Segnali di Divieto

vietato fumare

vietato fumare o

usare fiamme libere

vietato ai pedoni

divieto di spegnere

con acqua

acqua non potabile

La segnaletica di sicurezza

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rev. del 09/03/11

Segnali di Avvertimento

materiale

infiammabile

materiale esplosivo

sostanze velenose

sostanze corrosive

sostanze infette

materiali radioattivi

o ionizzanti

attenzione

ai carichi sospesi

pericolo carrelli

in movimento

tensione elettrica

pericolosa

pericolo generico

La segnaletica di sicurezza

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rev. del 09/03/11

Segnali di Prescrizione

protezione

degli occhi

casco

di protezione

protezione

vie respiratorie

guanti

di protezione

calzature

di protezione

protezione

dell’udito

La segnaletica di sicurezza

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rev. del 09/03/11

Segnali di Salvataggio

direzione uscita

d’emergenza

uscita d’emergenza

freccia di direzione

pronto soccorso

scala d’emergenza

Segnaletica antincendio

allarme antincendio

estintore

estintore carrellato

naspo

idrante

La segnaletica di sicurezza

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L’ELETTRICITA’

115 A cura di L. Del Maschio e C. Pacchiardo Rev. del 06/03/2012

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rev. del 09/03/11

Il datore di lavoro prende le misure necessarie affinché i lavoratori siano salvaguardati dai tutti i rischi di natura elettrica connessi all’impiego dei materiali, delle apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro disposizione ed, in particolare, da quelli derivanti da:

a) contatti elettrici diretti;

b) contatti elettrici indiretti;

c) innesco e propagazione di incendi e di ustioni dovuti a sovratemperature pericolose, archi elettrici e radiazioni;

d) innesco di esplosioni;

e) fulminazione diretta ed indiretta;

f) sovratensioni;

g) altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.

Il Rischio Elettrico – artt. 80/86

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rev. del 09/03/11

Il Rischio Elettrico – artt. 80/86

Il datore di lavoro prende, altresì, le misure necessarie affinché le procedure di uso e manutenzione siano predisposte ed attuate, delle indicazioni contenute nei manuali d'uso e manutenzione delle apparecchiature ricadenti nelle direttive specifiche di prodotto e di quelle indicate nelle pertinenti norme tecniche.

Non possono essere eseguiti lavori non elettrici in vicinanza di linee elettriche o di impianti elettrici con parti attive non protette, o che per circostanze particolari si debbano ritenere non sufficientemente protette.

Ferme restando le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462 in materia di verifiche periodiche, il datore di lavoro provvede affinché gli impianti elettrici e gli impianti di protezione dai fulmini siano periodicamente sottoposti a controllo secondo le indicazioni delle norme di buona tecnica e la normativa vigente per verificarne lo stato di conservazione e di efficienza ai fini della sicurezza.

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rev. del 09/03/11

Protezioni contro i contatti diretti

Sono protezioni contro i contatti diretti l’isolamento dei cavi e la chiusura dei quadri.

Per questo è molto importante controllare l’usura degli isolamenti e sostituire prontamente i cavi danneggiati.

È anche fondamentale che le sostituzioni non vengano attuate “artigianalmente” ma si utilizzino pezzi originali.

Il Rischio Elettrico

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rev. del 09/03/11

Protezioni contro i contatti indiretti

La messa a terra

La messa a terra è una via preferenziale per il passaggio della corrente e garantisce che, in caso di dispersione, la corrente non si scarichi a terra attraverso l’utilizzatore, bensì tramite i cavi di messa a terra.

L’impianto è sempre unico per ogni edificio e ad esso si collegano tutti gli utilizzatori.

•La prima installazione (se eseguita prima del 07/01/2002) doveva essere denunciata all’ISPESL tramite l’apposito modello B (rosa). Successivamente, con l’entrata in vigore del DPR 462/01, la prima installazione deve essere denunciata alla ASL, ISPESL e ARPA o allo SPORTELLO UNICO DELLE IMPRESE, consegnando copia della Dichiarazione di Conformità alla regola dell’arte rilasciata dall’installatore e controfirmata dal Datore di Lavoro

Il Rischio Elettrico

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rev. del 09/03/11

Protezioni contro i contatti indiretti La messa a terra

• Le verifiche all’impianto di messa a terra iniziale vengono effettuate:

- Ogni 2 anni nelle attività soggette a CPI e nelle strutture sanitarie

- Ogni 5 anni negli altri casi

Le verifiche degli impianti DEVONO essere effettuate da:

- ASL competenti per territorio

- Organismi di Ispezione Notificati dal Ministero delle Attività Produttive (società Private)

La ISPESL può effettuare anche dei collaudi (a campione) all’impianto

Il Rischio Elettrico

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rev. del 09/03/11

Protezioni contro i contatti indiretti

Gli interruttori differenziali

Gli interruttori differenziali sono dei dispositivi che misurano la differenza tra corrente entrante ed uscente. In condizioni normali non dovrebbero esservi dispersioni; quando però si verificano dispersioni di corrente superiori al valore per cui è stato tarato l’interruttore differenziale, esso scatta, aprendo il circuito ed interrompendo la corrente.

Il funzionamento del differenziale può essere verificato in prima approssimazione utilizzando il tasto di test, che simula il verificarsi di una dispersione. Questa prova però non dà alcuna indicazione sulla correttezza del tempo di intervento del dispositivo (che deve essere di pochi milli secondi).

Esempio di interruttore differenziale (salvavita)

Il Rischio Elettrico

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rev. del 09/03/11

ex Legge 46/90 – ora 37/08 e la documentazione degli impianti elettrici La legge 46/90 (ora superata dal decreto 37/08) ha introdotto l’obbligo di emettere una dichiarazione di conformità dell’impianto alla regola dell’arte, sia per impianti nuovi che per modifiche ed ampliamenti ad impianti esistenti. Alla dichiarazione devono essere allegati: -schemi dell’impianto -la copia dell’abilitazione professionale dell’installatore -Elenco e tipologia dei materiali utilizzati -il progetto firmato da parte di un professionista abilitato nei casi in cui la superficie della struttura sia maggiore a 200mq. Per gli impianti che non sono dotati di tale fondamentale documentazione è necessario prevedere un urgente adeguamento.

Il Rischio Elettrico

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rev. del 09/03/11

Il Rischio sovraccarico

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