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N ella Conferenza di Parigi COP21 sono stati rinnovati gli impegni mondiali nella lotta ai cambiamenti climatici, con alterni giudizi, che vanno dalla portata di un accordo senza precedenti che impegna quasi 200 nazioni, ai dubbi sulla reale efficacia delle misure. Di sicuro la vera rivoluzione potrà esserci se muoverà dal basso, dalla consapevolezza e dall’agire quotidiano dei cittadini, dalle pressioni sui governi, a partire da quelli locali, dalle capacità e competenze concrete che questi ultimi sapranno mettere in campo. Non va dimenticato che l’Unione Europea, attraverso una programmazione economica che potenzia continuamente i fondi disponibili a vari livelli (europeo, nazionale, regionale), stia già da tempo ponendo un accento sempre maggiore sulla tematica ambientale, individuando quello edilizio come un settore strategico che, incidendo per il 38% sul totale di consumi nazionali, ha le potenzialità per diventare volano di sviluppo territoriale. La spesa per energia elettrica e riscaldamento delle PA locali (Provincie, Comuni, Città metropolitane e Unioni di Comuni) assorbe dai bilanci ben 3.142 mil. euro ogni anno (media 2012-2014, dati SIOPE). Con investimenti di primo livello per il miglioramento della gestione, si può ottenere un risparmio del 20% dei costi energetici. Risultati maggiori si potranno invece raggiungere con interventi strutturali. Secondo l’UE l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare pubblico rappresenta la leva del cambiamento, divenendo motore trainante di analoghi comportamenti per i privati. È per questo che, anche se gli immobili pubblici sono il 2,5% del patrimonio edilizio nazionale, nei Piani Operativi Regionali 2014-2020 sono stati stanziati ben 1.700 mil. euro per questi fini. Diverse sono anche le fonti di finanziamento gestite direttamente a livello europeo mentre a livello nazionale, già dal 2014, è attivo il Conto Termico che però ha visto fermarsi il suo utilizzo da parte della PA a 4,2 mil. euro sui 200 disponibili (2,1%). Le risorse, quindi, sono notevoli ma poco o male impiegate. Sono poco impiegate perché i comuni non conoscono i comportamenti energetici dei propri immobili, non riuscendo in molti casi ad elaborare convincenti progetti da finanziare. Sono male utilizzate, in quanto non dispongono degli elementi necessari a definire un “programma di interventi” secondo priorità ed obiettivi concreti e misurabili. La PA dovrebbe invece essere in grado di produrre una domanda qualificata per stimolare L’APPROFONDIMENTO 34 GIORNALE DEI COMUNI MAGAZINE n.3 | 2016 di Basilio Lo Re, Leonardo Picari Investire sulle rinnovabili vuol dire per gli enti locali creare opportunità di lavoro e di rilancio economico Sviluppo e innovazione due sfide sull’energia

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Page 1: Articolo Efficientamento Pag. 34-35

Nella Conferenza di Parigi COP21 sono stati rinnovati gli impegni mondiali nella lotta ai cambiamenti climatici, con alterni giudizi, che vanno dalla portata di un accordo senza

precedenti che impegna quasi 200 nazioni, ai dubbi sulla reale efficacia delle misure.

Di sicuro la vera rivoluzione potrà esserci se muoverà dal basso, dalla consapevolezza e dall’agire quotidiano dei cittadini, dalle pressioni sui governi, a partire da quelli locali, dalle capacità e competenze concrete che questi ultimi sapranno mettere in campo.

Non va dimenticato che l’Unione Europea, attraverso una programmazione economica che potenzia continuamente i fondi disponibili a vari livelli (europeo, nazionale, regionale), stia già da tempo ponendo un accento sempre maggiore sulla tematica ambientale, individuando quello edilizio come un settore strategico che, incidendo per il 38% sul totale di consumi nazionali, ha le potenzialità per diventare volano di sviluppo territoriale. La spesa per energia elettrica e riscaldamento delle PA locali (Provincie, Comuni, Città metropolitane e Unioni di Comuni) assorbe dai bilanci ben 3.142 mil. euro ogni anno (media 2012-2014, dati SIOPE). Con investimenti di primo livello per il miglioramento della gestione, si può ottenere un risparmio del 20% dei

costi energetici. Risultati maggiori si potranno invece raggiungere con interventi strutturali.

Secondo l’UE l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare pubblico rappresenta la leva del cambiamento, divenendo motore trainante di analoghi comportamenti per i privati.

È per questo che, anche se gli immobili pubblici sono il 2,5% del patrimonio edilizio nazionale, nei Piani Operativi Regionali 2014-2020 sono stati stanziati ben 1.700 mil. euro per questi fini.

Diverse sono anche le fonti di finanziamento gestite direttamente a livello europeo mentre a livello nazionale, già dal 2014, è attivo il Conto Termico che però ha visto fermarsi il suo utilizzo da parte della PA a 4,2 mil. euro sui 200 disponibili (2,1%).

Le risorse, quindi, sono notevoli ma poco o male impiegate. Sono poco impiegate perché i comuni non conoscono i comportamenti energetici dei propri immobili, non riuscendo in molti casi ad elaborare convincenti progetti da finanziare.

Sono male utilizzate, in quanto non dispongono degli elementi necessari a definire un “programma di interventi” secondo priorità ed obiettivi concreti e misurabili. La PA dovrebbe invece essere in grado di produrre una domanda qualificata per stimolare

L’APPROFONDIMENTO

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GIORNALE DEI COMUNI MAGAZINE n.3 | 2016

di Basilio Lo Re, Leonardo Picari

Investire sulle rinnovabili vuol dire per gli enti localicreare opportunità di lavoro e di rilancio economico

Sviluppo e innovazionedue sfide sull’energia

Page 2: Articolo Efficientamento Pag. 34-35

L’APPROFONDIMENTO

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crescita e innovazione nel mercato dell’EE.Come devono agire i Comuni per assumere ed attuare

al meglio tale responsabilità divenendo motori del cambiamento? Per trasformare i consumi energetici dei comuni in volano di sviluppo e innovazione occorre operare secondo le quattro direttrici di seguito proposte.

1- INVESTIMENTO, NO SPESA!Da una parte (negli edifici) esistono diverse condizioni

di obsolescenza che provocano sprechi energetici. Dall’altra (nel mercato dell’EE in rapida evoluzione) sono disponibili variegate soluzioni innovative, utili a ridurre i consumi. Bisogna confrontare le condizioni attuali degli edifici e delle reti con le nuove tecnologie disponibili per il risparimio e la produzione di energia, utilizzabili nei casi specifici, verificando i risparmi conseguibili in rapporto al costo degli interventi che li generano. Il tempo di ritorno dell’investimento (Pay Back Time - PBT), cioè il tempo che occorre affinchè i risparmi generati ripaghino gli investimenti iniziali, non dovrebbe superare i 15-20 anni e comunque non dovrebbe mai essere più lungo della vita tecnica della nuova tecnologia installata. Inoltre, è importante utilizzare la prospettiva del ciclo di vita affrontando anche la tematica della gestione nel tempo.

2 - PATRIMONIO IMMOBILIARE, NO EDIFICIOPer raggiungere i migliori risultati e agire in maniera

realmente efficace, bisogna ragionare in termini di “Patrimonio Immobiliare” e non di singolo edificio, valutando quindi benefici ambientali e PBT complessivi dell’investimento, partendo dai singoli interventi.

Quasi sempre è più conveniente investire 1 milione di euro su 5 edifici piuttosto che su uno solo.

Si può costruire un programma di efficienza energetica con interventi anche di piccola entità, dove servono e dove sono migliori i rapporti costi-benefici, senza però rinunciare alla costruzione di quella “massa critica” ottenibile con più edifici e necessaria per attrarre investimenti, coinvolgere soggetti esterni come le ESCO.

3 - INTEGRAZIONEIn questa prospettiva ampliata, è quanto mai

opportuno e necessaria l’integrazione di tecnologie innovative, l’integrazione di queste ultime con soluzioni gestionali e l’integrazione di diverse fonti di finanziamento disponibili, sfruttando al massimo sia risorse pubbliche che private oggi scarsamente utilizzate.

4 - GESTIONE E MONITORAGGIO ENERGETICIDa dove partire per avviare i programmi di

efficientamento energetico fin qui delineati?Dalla necessaria conoscenza e disponibilità di dati,

facilmente ottenibile con la digitalizzazione dei processi amministrativi della gestione energetica.

Si possono integrare le ordinarie pratiche di diversi uffici (ragioneria, ufficio tecnico, lavori pubblici, istruzione, ecc.), attraverso l’adozione di un sistema informativo per l’energia che permetta l’organica registrazione di dati su consumi energetici, nonché sugli edifici e sugli impianti dove essi sono generati.

Con dati consultabili e periodicamente aggiornati si realizza un monitoraggio energetico, con cui si verifica il trend energetico per ogni singolo edificio, prima e dopo l’intervento.

Per l’Amministrazione Comunale ciò comporta la possibilità di innescare nell’immediato due positivi effetti indotti:• la riduzione dei carichi di lavoro necessari

alla raccolta (spesso faticosa ed itinerante) delle informazioni necessarie a individuare priorità ed opportunità di efficientamento energetico ed a progettare gli interventi;• la generazione di primi risparmi che posso

arrivare fino al 10-15% dei consumi, senza interventi dispendiosi, correggendo solamente i comportamenti degli utilizzatori o agendo su aspetti gestionali che emergono dal monitoraggio energetico.

Quanto fin qui illustrato trova un esempio concreto, sviluppato da Cresme Consulting nell’ambito del progetto Europeo Alterenergy nel Comune molisano di Agnone. Si è sviluppata una prima fase di acquisizione di conoscenze e monitoraggio energetico che ha consentito di individuare criticità ed obiettivi come da seguente figura, dove si rappresentano gli immobili per dimensione, in relazione all’uso ed al consumo energetico. Su questa base è stato sviluppato il piano di miglioramento sia dal punto di vista energetico (individuazione degli interventi ed analisi costi-benefici) che finanziario (individuazione delle risorse utilizzabili). Il programma di efficienza energetica ha compreso 22 interventi su 7 edifici per un costo complessivo di investimento di circa € 400.000, € 25.000 di risparmi annui e € 96.000 di finanziamento a fondo perduto da Conto Termico.

GIORNALE DEI COMUNI MAGAZINE n.3 | 2016