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Articolo tratto dal sito www.lasalutedellaschiena.it che mi sembra davvero ben fatto, utile e comprensibile. LE CAUSE DEL DOLORE Il dolore vertebrale e le sue cause Indice argomento 1. Il dolore vertebrale 2. Le cause del dolore vertebrale 3. La debolezza muscolare 4. Il peso eccessivo 5. Lo stress 6. Altre cause Il dolore vertebrale Responsabile della trasmissione del dolore nelle affezioni alla colonna vertebrale è un vasto sistema di sottili nervi, che dipartono dai corpi vertebrali, si diramano nei legamenti e si estendono ai dischi. Per produrre un impulso doloroso, è necessario che si determini una stimolazione adeguata dei nocicettori ovvero dei recettori del dolore. Tale stimolazione può avvenire o per irritazione chimica o per deformazione meccanica. C'è da aggiungere che quasi sempre il dolore vertebrale si presenta come il risultato di stimolazione nocicettiva chimica e meccanica abbinate e che interagiscono in modo molto stretto. Le strutture del rachide che se malsollecitate possono evocare il dolore sono: il disco intervertebrale, i corpi vertebrali, le articolazioni apofisarie, le strutture muscolo-legamentose, la dura madre (involucro meningeo esterno del sistema nervoso centrale ), i plessi venosi. Zona particolarmente sensibile dell'unità vertebrale è il forame intervertebrale. Il forame intervertebrale è un breve canale delimitato dalla faccia posteriore del corpo vertebrale, dalla apofísi articolare superiore e inferiore di due vertebre adiacenti e da una parte del disco vertebrale. L'altezza del disco vertebrale determina la grandezza del forame intervertebrale e quindi l'ampiezza del piccolo canale. Questo fatto unicamente alla formazione di escrescenze ossee negli adiacenti corpi vertebrali ed in seguito a processi morbosi con compromissione articolare per irritazione di piccoli nervi e per compressione delle radici nervose che passano nel canale vertebrale può determinare la comparsa dei dolori. Possono verificarsi pure malformazioni nella struttura

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Articolo tratto dal sito www.lasalutedellaschiena.it che mi sembra davvero ben fatto, utile e comprensibile.

LE CAUSE DEL DOLORE

Il dolore vertebrale e le sue cause

Indice argomento

1. Il dolore vertebrale 2. Le cause del dolore vertebrale 3. La debolezza muscolare 4. Il peso eccessivo 5. Lo stress 6. Altre cause

Il dolore vertebrale

Responsabile della trasmissione del dolore nelle affezioni alla colonna vertebrale è un vasto sistema di sottili nervi, che dipartono dai corpi vertebrali, si diramano nei legamenti e si estendono ai dischi. Per produrre un impulso doloroso, è necessario che si determini una stimolazione adeguata dei nocicettori ovvero dei recettori del dolore. Tale stimolazione può avvenire o per irritazione chimica o per deformazione meccanica. C'è da aggiungere che quasi sempre il dolore vertebrale si presenta come il risultato di stimolazione nocicettiva chimica e meccanica abbinate e che interagiscono in modo molto stretto. Le strutture del rachide che se malsollecitate possono evocare il dolore sono: il disco intervertebrale, i corpi vertebrali, le articolazioni apofisarie, le strutture muscolo-legamentose, la dura madre (involucro meningeo esterno del sistema

nervoso centrale ), i plessi venosi. Zona particolarmente sensibile dell'unità vertebrale è il forame intervertebrale. Il forame intervertebrale è un breve canale delimitato dalla faccia posteriore del corpo vertebrale, dalla apofísi articolare superiore e inferiore di due vertebre adiacenti e da una parte del disco vertebrale. L'altezza del disco vertebrale determina la grandezza del forame intervertebrale e quindi l'ampiezza del piccolo canale. Questo fatto unicamente alla formazione di escrescenze ossee negli adiacenti corpi vertebrali ed in seguito a processi morbosi con compromissione articolare per irritazione di piccoli nervi e per compressione delle radici nervose che passano nel canale vertebrale può determinare la comparsa dei dolori. Possono verificarsi pure malformazioni nella struttura

della colonna vertebrale che possono favorire processi morbosi come una sovradistensione acuta o cronica dei legamenti e un carico eccessivo della muscolatura.

La descrizione fin qui fatta è sufficiente per poter capire la dinamica dei processi morbosi. I possibili effetti di disturbi di tipo patologico del disco sul sistema nervoso risultano evidenti quando i dischi che poggiano sulle superfici dei corpi vertebrali vengono visti in relazione al midollo spinale e, nel tratto lombare della colonna vertebrale, alle fibre nervose che scorrono nel canale e alle radici spinali che emergono dal canale stesso. Diversi portamenti e posizioni dell'uomo causano notevoli variazioni di pressione, soprattutto nel nucleo polposo dei dischi. Per avere un'idea delle pressioni che subisce il rachide è interessante verificare il seguente grafico (figura 1) dove sono stati calcolati i carichi a livello della terza vertebra lombare in relazione alle posture e ai movimenti che si assumono ogni giorno.

Le cause del dolore vertebrale

Recenti studi individuano come cause primarie in grado di provocare il mal di schiena: le cattive posture, la scarsa forma fisica, l'obesità e lo stress.

Le cattive posture

Nella maggioranza dei casi i disturbi a carico del rachide nascono da un cattivo uso della colonna vertebrale. Si dice allora che i dolori hanno un'origine posturale intendendo per postura il modo di porre il proprio corpo nello spazio. Una postura scorretta, soprattutto se sostenuta a lungo, determina un aumento di pressione sulla colonna vertebrale e un conseguente pericolo di danni a carico delle strutture rachidee. La colonna vertebrale esplica una importantissima funzione di sostegno del corpo umano ed

è anche la parte del corpo dotata di maggiore mobilità. Essa infatti ha il compito di sorreggere la testa e svolge una funzione di sostegno e di collegamento degli arti superiori ed inferiori tramite i cingoli scapolari e pelvico. D'altro canto la colonna è dotata di articolazioni e strutture muscolari che gli permettono di soddisfare le continue richieste di mobilità in tutte le direzioni. Per evitare che sopraggiungano affezioni è necessario che queste due importanti e contraddittorie funzioni convivano in modo equilibrato. Il rachide condiziona la posizione delle altre parti del corpo

ma a sua volta è condizionato da esse.

Una posizione scorretta della testa influenza la curvatura cervicale. Un atteggiamento viziato del bacino determina degli aggiustamenti sul tratto lombare. Se il braccio non si muove liberamente, la zona dorsale è costretta a compensare in modo non fisiologico piegandosi di lato. La colonna presenta delle curve che conferiscono alla spina dorsale una resistenza maggiore rispetto ad una colonna rettilinea e rigida. Le curve permettono di assorbire le sollecitazioni subite durante i movimenti quotidiani.

Quando però le ampiezze delle curve fisiologiche aumentano eccessivamente, oppure si annullano, i dischi intervertebrali vengono sollecitati a sopportare carichi la cui entità può provocare la degenerazione dei tessuti che li compongono. Per salvaguardare la salute della schiena è fondamentale conservare, durante le attività quotidiane, le ampiezze delle curve rachidee nella norma e praticare, tramite cambiamenti di postura, una costante variazione di carico. Queste due condizioni purtoppo si scontrano con le abitudini consolidate dalle moderne attività lavorative, dai lunghi spostamenti in auto, dalle ore trascorse davanti alla televisione, tutte situazioni che costringono le persone a rimanere immobili nella posizione seduta o in quella eretta per un numero elevato di ore.

A questo proposio è necessario affermare che le posture fisse sono considerate dagli studiosi del settore come fattori a rischio per l'insorgenza di patologie al rachide. Il meccanismo pressorio che permette l'assunzione di sostanze nutritizie da parte dei dischi intervertebrali necessita per il suo funzionamento di periodi di carico alternati a periodi di scarico. Quando si assumono per molto tempo posture fisse, tale meccanismo viene compromesso e il naturale metabolismo del disco viene alterato. Di conseguenza le fondamentali funzioni di ammortizzazione vengono meno con il rischio dell'instaurarsi di un processo degenerativo dalle conseguenze particolarmente dannose. Infatti, nel perdurare delle condizioni sopracitate, le sollecitazioni si accentuano sui bordi dei corpi vertebrali, i quali reagiscono

con la formazione di becchi ossei, fenomeni caratteristici della spondiloartrosi. Anche le cartilagini delle superfici articolari delle vertebre operando in queste condizioni vanno incontro a degenerazione: siamo in presenza della caratteristica artrosi.

L'usura del disco incide sulla capacità del tessuto fibroso di trattenere il nucleo polposo fino a formare un rigonfiamento posteriore (protusione discale) che può comprimere il midollo spinale e le radici nervose. Se non si prendono opportuni provvedimenti la degenerazione del disco prosegue fino alla fuoriuscita del nucleo polposo attraverso le fibre cartilaginee del disco (ernia discale). Sollevamenti di pesi eseguiti in modo scorretto uniti ad una situazione degenerativa in corso possono rappresentare la classica "goccia che fa traboccare il vaso" e determinare l'ernia discale. Come il poco movimento può far male anche l'eccesiva attività fisica è in grado di generare disturbi a carico del rachide specialmente se unita all'utilizzo di pesi considerevoli. Alcuni studi in medicina del lavoro hanno rivelato che alcune professioni,

quelle che implicano sollevamenti e trasporti dei pesi, possono incidere notevolmente sulla salute della schiena. La moderna scienza ergonomica interviene proprio per regolare le attività in modo da ridurre gli sforzi sulla spina dorsale. L'utilizzo di attrezzature studiate per eliminare o ridurre al minimo i carichi e lo sviluppo di una efficace educazione posturale sono sicuramente le azioni necessarie per esercitare una efficace attività preventiva. Riassumendo, i principali fattori di rischio posturali sono:

postura seduta fissa, mantenuta cioè per alcune ore durante la giornata e in modo particolare quella assunta nella guida di automezzi;

postura eretta fissa, soprattutto se viene richiesto di flettersi in avanti; movimentazione manuale dei carichi, con sollevamenti, rotazione o trasferimenti;

La debolezza muscolare

Quando la muscolatura del rachide e quella delle altre parti del corpo che contribuisce indirettamente al suo sostegno è debole o funziona male le strutture vertebrali, con il passare del tempo, vanno incontro a degenerazione. Molti sono i muscoli che intervengono nel funzionamento della schiena e le diverse caratteristiche neuro-muscolari degli stessi impongono la scelta di esercizi che facciano leva di volta in volta su queste distinte peculiarità. In riferimento al gruppo muscolare interessato dalla disfunzione si ha una diversa conseguenza sulle strutture vertebrali. Per esempio il malfunzionamento o la debolezza della muscolatura profonda del rachide a cui è relegato il compito di tenere "impilate" le une sulle altre le vertebre della colonna, provoca continuamente nel soggetto una fatica cronica a rimanere dritto nella stazione eretta. Conseguentemente la muscolatura superficiale del rachide viene continuamente chiamata in soccorso per conservare la postura. Tale funzione però non è adatta alle sue caratteristiche e in breve tempo si affatica e diventa sede di dolori e contratture. Per ovviare a questa situazione si ricercano posizioni di distensione, seduti su poltrone o su sedie che se da un lato sembrano riposanti dall'altro sovraccaricano i dischi intervertebrali determinando con il passare del tempo l'insorgenza della patologia. Altri muscoli che intervengono nell'equilibrio posturale del rachide sono quelli che compongono la cintura addominale. Quando il tono della muscolatura addominale è scarso non avviene più quel fenomeno di contenzione dei visceri che è in grado in alcune circostanze di alleggerire in modo considerevole la pressione sui dischi intervertebrali. Nondimeno il mancato controllo della muscolatura addominale e di quella profonda del bacino influisce negativamente nella meccanica vertebrale. La conseguenza più frequente è che il bacino si presenta in posizione di anteversione provocando in questo modo un'accentuazione della curvatura lombare e conseguentemente un aumento del carico a livello delle strutture vertebrali. Anche nei casi in cui la muscolatura degli arti inferiori si presenta debole si prefigurano conseguenze nocive a livello della colonna. In una corretta educazione posturale gli arti inferiori devono intervenire nel sollevamento e nel trasporto dei carichi, contribuendo a diminuire la pressione sui dischi intervertebrali. I professionisti che studiano la postura hanno riscontrato inoltre che debolezze muscolari o azioni non bilanciate dei muscoli in corrispondenza dei piedi e delle gambe possono comportare variazioni delle ampiezze delle curve del rachide in grado di determinare con il tempo sofferenze rachidee. In ultima analisi è necessario prendere in considerazione anche il funzionamento della muscolatura degli occhi e della mandibola. Recenti studi in merito hanno rivelato che disfunzioni di questi muscoli provocano difetti posturali pericolosi per la salute della schiena. Il sistema tonico posturale, che ha il compito di regolare l'equilibrio del corpo, per assolvere al suo impegno deve poter contare sul contributo di alcuni centri informatori in grado di trasmettere qualsiasi variazione esterna o interna dal corpo. I piedi, gli occhi e l'apparato temporo-mandibolare sono i centri che ottemperano a questa importante funzione di informazione e in grado quindi di attivare i centri nervosi deputati al controllo posturale. Quando questi apparati non funzionano correttamente anche la funzione posturale può risultare alterata.

Il peso eccessivo

Il sovrappeso incide particolarmente sulla salute della schiena. Il peso in eccesso esercita maggiori pressioni su tutte le articolazioni del corpo. Questo comporta oltretutto una sollecitazione anomala delle strutture muscolari e tendinee che a livello della spina dorsale può voler significare sovraffaticamento e incapacità di mantenere l'allineamento delle singole vertebre. A questa situazione si aggiunga poi che nella maggior parte dei casi il peso in eccesso si concentra soprattutto nella zona addominale provocando uno spostamento del baricentro e un'ulteriore pressione dei dischi intervertebrali della parte inferiore del rachide. In questi soggetti la muscolatura addominale quasi sempre si presenta debole e quindi insufficiente a sostenere adeguatamente la massa addominale. Tra l'altro le maggiori dimensioni dell'addome condizionano la corretta inclinazione del bacino, elemento meccanico fondamentale per sorreggere adeguatamente la zona lombare. Ne consegue che i dischi e le articolazioni vertebrali sono costrette a sopportare continuamente carichi deleteri per la loro salute. Non sempre poi le attività sportive che vengono praticate per ridurre il sovrappeso sono esercitate con

criteri idonei e sotto la sorveglianza di personale qualificato. In questo modo una attività svolta con la finalità di risolvere i propri problemi potrebbe, all'opposto, contribuire ad aggravare la situazione.

Lo stress

Consultando i referti rilasciati dai medici specializzati nella cura delle malattie della schiena si riscontra sempre più spesso l'uso del termine psicosomatico nel definire l'origine della patologia vertebrale diagnosticata. Anche se a primo acchitto tale origine può lasciare perplessi essa viene giustificata dallo stretto collegamento neuro-fisiologico che esiste tra tensione emotiva e tensione muscolare. L'atteggiamento del rachide è governato dall'azione della muscolatura che decorre lateralmente ad esso. Specialmente in mancanza di esercizio adeguato il suo grado di tensione viene condizionato da numerosi fattori emozionali. Situazioni di serenità assicurano ai muscoli uno stato di parziale rilassamento e i segmenti vertebrali da loro sottesi assumono uno stato di riposo. Al contrario quando si vivono situazioni di ansia, stress improvviso, la muscolatura modifica il suo tono di base sottoponendo costantemente le strutture vertebrali a tensioni particolarmente forti. Se le condizioni di stress si ripetono con frequenza la tensione muscolare conseguente si cronicizza i muscoli si affaticano e diventano dolenti. In tutti questi casi le radiografie effettuate per accertare l'origine dei dolori risultano quasi sempre negative così come le più moderne indagini eseguite tramite T. A .C. e R.M.N.. A questo punto è evidente che le cause dei fenomeni dolorosi è necessario ricercarle nelle dinamiche mentali che generano ansia, disagi e tensioni psichiche, le quali si traducono in dolori a carico dei muscoli della schiena. Chiarita la natura psicosomatica del dolore alla schiena è necessario prendere i dovuti provvedimenti tramite terapie psicologiche che vadano a rimuovere la causa della tensione e terapie fisiochinesiterapiche che eliminino le conseguenze della tensione psichica.

Altre cause

Alle cause già descritte, definite aspecifiche e considerate le più importanti, si sommano quelle specifiche come le cause costituzionali:

le deformità congenite; l'età, il sesso ( maggiore incidenza mel sesso maschile), la statura ( è stata riscontrata più frequenza nelle

persone più alte); i dismorfismi dello sviluppo che possono alterare le ampiezze delle curve fisiologiche della colonna;

LE POSIZIONI CORRETTE

Le posizioni e i movimenti corretti per prevenire malattie muscolo-scheletriche

Indice argomento

1. Precisazione 2. La posizione seduta corretta

o Le regole da rispettare in ufficio e durante lo studio o Le regole da rispettare al computer o Il lavoro al videoterminale ed i suoi effetti sulla salute o Guida di automezzi o Regole da rispettare in auto o Regole da rispettare in moto

3. La posizione eretta corretta o Regole da rispettare in posizione eretta o Sollevare pesi o Regole per trasportare pesi o Regole per camminare

4. Come prevenire il mal di schiena in casa o In bagno o In cucina o In camera o Vestirsi o Altre attività domestiche o Relax

5. Come far dormire bene la schiena 6. Come alzarsi dal letto

Precisazione

In una situazione lavorativa i pericoli che possono colpire l'apparato osteo-muscolare e soprattutto la colonna vertebrale, non sono determinati solo da una postura scorretta, ma dipendono anche dalle modalità con le quali si eseguono i movimenti e dall'entità dei pesi che vengono movimentati. Nelle attività gravose il sovraccarico può creare lesioni o microlesioni del disco intervertebrale oppure originare "conflitti" a livello delle articolazioni vertebrali. Per le posture lavorative fisse, invece, il problema è la mancata alimentazione del disco. Come si è visto

nella parte riservata alla fisiologia della colonna il disco si nutre come se fosse una spugna: si dilata e assorbe le sostanze nutritizie, si schiaccia ed espelle quelle di scarto. Se la posizione rimane fissa, il disco o è schiacciato o è dilatato, in questa situazione il meccanismo che permette la nutrizione si interrompe determinando l'insorgenza delle patologie a carico delle strutture vertebrali.

La posizione seduta corretta

Le regole da rispettare in ufficio e durante lo studio

Mantenere il rachide ben allineato, le curve della colonna vertebrale devono conservare le fisiologiche ampiezze. In particolare il sacro deve essere appoggiato allo schienale e la lordosi lombare ben mantenuta. Testa ben allineata al collo. I piedi devono essere ben appoggiati al pavimento e l’inclinazione tra coscia e gamba deve approssimativamente formare un angolo di 90°. Spalle rilassate con appoggio dei gomiti

ai braccioli o alla scrivania. Le dimensioni della scrivania e della sedia devono adattarsi alle esigenze di chi la usa.

Le regole da rispettare al computer Caratteristiche del tavolo

L'altezza del tavolo da lavoro dovrebbe essere regolabile tra i 65 e i 85 cm. Se fisso tra i 70 e i 75 cm. Sono consigliati l'uso di tavoli con il piano per la tastiera scorrevole e collocato più in basso rispetto al piano del tavolo sul quale viene posizionato lo schermo. E comunque l'altezza della tastiera deve essere tale da garantire il corretto posizionamento degli avambracci e dei polsi. Le dimensioni del tavolo da lavoro dovrebbero essere di m. 0.90 x 1.4/1.6 nel caso di lavoro di ufficio non dedicato solo al VDT, di almeno m. 0.90 x 1.00 nel caso di uso esclusivo di VDT. La letteratura tecnica evidenzia che lo spazio per le gambe deve avere come minimo una larghezza di 70 cm., una profondità di 60 cm. in corrispondenza delle ginocchia e di 80 cm. in corrispondenza dei piedi. I piani di lavoro devono avere coefficienti di riflessione inferiori a quelli dei documenti (0,3-0,5). Il supporto per i documenti deve essere stabile e regolabile e deve essere collocato in modo da ridurre al minimo i movimenti della testa e degli occhi. La collocazione ottimale del portapagine è tra schermo e tastiera oppure a lato dello schermo.

Caratteristiche della sedia

Il piano del sedile deve avere una larghezza che va dai 40 ai 50 cm., la profondità dai 38 ai 42 cm e l'altezza regolabile tra i 38 i 50cm. L'imbottitura deve essere semirigida con spessore di 2 cm. Il materiale del sedile deve essere di materiale traspirante e antisdrucciolo. Lo schienale deve essere regolabile in altezza ed in inclinazione. Per quanto riguarda l'altezza deve essere regolabile tra i 20 e i 40 cm.; avere una larghezza tra i 36 e i 40 cm.; un rigonfiamento lombare di 2-4 cm. L'inclinazione deve essere regolabile tra i 90° e i 110° mentre la forma concava dello schienale deve avere un raggio da 40 a 50 cm. I braccioli devono avere un'altezza di cm. 20-25 dal piano di seduta. La sedia deve essere girevole per evitare dannose torsioni della colonna. La sicurezza della sedia viene garantita inoltre dalla presenza di un basamento più ampio del sedile e da

5 razze. Le rotelle collocate sotto le razze devono essere del tipo frizione antiscivolo.

Tastiera

La tastiera deve essere orientabile e dissociata dallo schermo per consentire all'operatore di assumere una posizione confortevole e tale da non provocare l'affaticamento delle braccia o delle mani. La tastiera deve avere una superficie opaca onde evitare i riflessi. La disposizione della tastiera e le caratteristiche dei tasti devono tendere ad agevolare l'uso della tastiera stessa. I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed essere leggibili dalla normale posizione di lavoro. Lo spazio davanti alla tastiera dev'essere sufficiente onde consentire, a chi lo desideri, un appoggio per le mani e gli avambracci. Si consiglia l'utilizzo di particolari tastiere, abitualmente definite "ergonomiche", che hanno una forma ad onda e a leggera piramide che garantisce un corretto allineamento del polso. E' necessario ricordare che l'uso del mouse prolungato oppure usato in una posizione dell'avambraccio e del polso scorretta può provocare l'insorgenza di patologie muscolo-tendinee a carico delle zone sopracitate.

Schermo

Lo schermo deve essere preferibilmente posizionato a una distanza dall'operatore compresa tra i 35 cm. e i 60cm. Il raggio visivo partente dall'occhio dell'operatore seduto, diretto verso il basso, in corrispondenza del punto centrale dello schermo, deve formare con l'orizzontale un angolo di 15°/20°. I caratteri sullo schermo devono avere una buona definizione e una forma chiara, una grandezza sufficiente e vi deve essere uno spazio adeguato tra caratteri e linee. L'immagine sullo schermo deve essere stabile; esente da sfarfallamento o da altre forme d'instabilità. La luminosità e il contrasto tra i caratteri e lo sfondo dello schermo devono essere facilmente regolabili da parte dell'operatore e facilmente adattabili alle condizioni ambientali. Lo schermo non deve avere riflessi e riverberi che possono causare disturbo all'operatore.

La posizione corretta

In complesso il sistema tavolo-sedia deve consentire all'operatore una postura corretta: devono essere mantenute le fisiologiche ampiezze delle curve della colonna, con spalle rilassate, muscolatura del collo senza tensione, angoli gomiti e ginocchia di circa 90°. Lo schermo deve essere collocato rispettando le modalità sopra esposte.

L'avambraccio e il polso devono rimanere in linea durante il lavoro alla tastiera. Affinché ciò avvenga è necessario che gli avambracci si trovino leggermente più in alto rispetto alla tastiera. Scegliere perciò l'altezza del tavolo dove viene collocata la tastiera e quella dei braccioli della sedia dove si appoggiano gli avambracci, in modo da realizzare le condizioni

sopra enunciate. Nel caso in cui la sedia non sia munita di braccioli adatti, ovviare, sistemando sul tavolo, davanti alla tastiera, idonei rialzi (supporti morbidi) dove appoggiare gli avambracci. Nel caso di una attività che comporta inserimento di dati o digitazione di testi, si consiglia di collocare il documento su di un leggio per avvicinarlo il più possibile al piano verticale, o quasi, del video. Inclinazione e distanza del portadocumenti devono essere uguali a quelle dello schermo in modo da evitare una continua messa a fuoco della vista. Se lo sguardo è rivolto prevalentamente al testo da digitare e alla tastiera il foglio deve essere piazzato il più vicino possibile alla tastiera.

Nel caso invece di una attività di programmazione la disposizione consigliata quindi è quella indicata nelle figure a lato. Come si vedrà in seguito, il funzionamento degli occhi influenza notevolmente la posizione della testa, del collo e della colonna in genere. E' innegabile che il lavoro al

videoterminale solleciti soprattutto la funzione visiva, alla quale è richiesto costantemente l'adattamento dell'occhio alla luminosità, diversa a seconda degli oggetti osservati (schermo, documenti, tastiera, ecc..) e la focalizzazione dell'immagine. Diventano quindi fondamentali le scelte relative all'illuminazione del locale e alle caratteristiche del video (colore e nitidezza dei caratteri, riflessioni sullo schermo, ecc..). Gli specialisti del settore consigliano schermi a "contrasto positivo", cioè con fondo chiaro e caratteri scuri. L'illuminazione del locale deve essere di giusta intensità e gli effetti di abbagliamento e riflessione sullo schermo molto contenuti. Per questo anche la luce naturale deve essere controllata evitando inoltre che davanti o dietro il video ci siano finestre. C'è da dire che le due operazioni principali che l'organo visivo è chiamato a svolgere davanti al VDT richiedono, relativamente all'illuminazione, condizioni opposte. Per le letture del testo da digitare e per il controllo visivo della tastiera è necessario un livello di luminosità piuttosto elevato, mentre per la lettura delle informazioni sul videoschermo è invece importante il contrasto fra i caratteri e lo sfondo dello schermo, contrasto che tende a diminuire quanto più aumenta il livello dell'illuminazione ambientale a causa della sovrapposizione della luce. L'illuminazione ambientale deve perciò tenere conto di questo fattore ed evitare una riduzione del contrasto dello schermo e permettere una facile lettura del testo da digitare. Anche tra la scrittura del testo e la carta deve esserci un sufficiente contrasto. Sono perciò inadeguati i testi su fogli lucidi trasparenti, fotocopie mal riuscite ecc. Evitare la carta colorata. Anche se vengono acquisite condizioni posturali ottimali è indiscusso che l'attività di videoterminalista provochi affaticamento dell'apparato oculare e conseguentemente di alcuni distretti muscolari come quello cervicale e quello mascellare. Per limitare queste conseguenze si devono muovere gli occhi con regolarità spaziando continuamente su tutto lo schermo. Controllare costantemente che la muscolatura del collo anteriore e posteriore e quella mascellare rimangano rilassate. Se il tempo trascorso davanti al computer è lungo, organizzare delle regolari pause durante le quali si possono effettuare esercizi facili e decontratturanti. Il già citato D.Lgs. 626/94 prevede che, in assenza di una disposizione contrattuale riguardante l'interruzione dell'attività, il lavoratore comunque abbia diritto ad una pausa di 15 minuti ogni due ore di applicazione continuativa al videoterminale. Nel computo dei tempi di interruzione non sono compresi i tempi di attesa della risposta da parte del sistema elettronico, che sono considerati a tutti gli effetti tempo di lavoro, qualora il lavoratore non possa abbandonare il posto di lavoro.

Il lavoro al videoterminale ed i suoi effetti sulla salute

I principali problemi legati all'uso del videoterminale possono essere:

I disturbi per la vista e per gli occhi I disturbi da affaticamento fisico o mentale

I disturbi muscolo-scheletrici e posturali

Ci soffermeremo sui disturbi posturali Disturbi posturali

Caratteristica peculiare del lavoro d'ufficio in genere ed in particolare del lavoro al terminale è la postura in posizione seduta mantenuta praticamente fissa per ore. Purtroppo questo atteggiamento posturale, oltre a caratterizzare in generale le attività che si svolgono in ufficio, è l'atteggiamento posturale prevalente del nostro stile di vita attuale, si pensi alle lunghe ore trascorse in auto o davanti alla televisione per cui i possibili danni causati da questa postura derivano oltre che dal lavoro anche dallo stile di vita. Le conseguenze fisiologiche di questo tipo di utilizzo passivo e, per certi aspetti innaturale dell'apparato locomotore, sono molteplici: riduzione del consumo di energie con tendenza al sovrappeso ed alla obesità, ristagno venoso a livello degli arti inferiori sovraccarico funzionale della muscolatura coinvolta nell'assetto statico del corpo con contemporanea perdita di tono degli altri gruppi muscolari, sovraccarico funzionale della colonna vertebrale. Tali modificazioni portano all'aumento di peso, noto fattore di rischio per la patologia cardiovascolare, al rilassamento della muscolatura specie addominale, alla possibile insorgenza di varici a livello degli arti inferiori, di emorroidi, di dolori muscolari a carico dei muscoli antigravitari e posturali sollecitati in eccesso dalla posizione scorretta, di dolenzie periarticolari da compressione o trazione sulle capsule articolari, sui tendini e sui legamenti, di parestesie da compressione dei tronchi nervosi. A tutto questo, si aggiungono gli atteggiamenti paramorfici (cifosi, lordosi, scoliosi), e i sintomi di sovraccarico a livello della colonna vertebrale cervico-dorsalgie e lombalgie. Il disagio sarà più marcato quanto più la posizione di lavoro costringerà le articolazioni a mantenere posizioni estreme (ad esempio una flessione totale o una iperestensione) e, in linea generale, la sua entità sarà maggiore al crescere del numero delle articolazioni coinvolte nel mantenimento della postura ed aumenterà se le masse muscolari impegnate nel mantenimento della posizione sono strutturalmente deboli (muscoli piccoli, con poche fibre muscolari). I disturbi sopraeleneati sono comuni a tutti coloro che svolgono in prevalenza attività sedentarie anche se ancora più frequenti tra gli addetti ai videoterminali per il contenuto dello sforzo visivo con necessità di mantenere la testa in posizione fissa, o viceversa di spostarla continuamente per fissare la tastiera, il video ed eventualmente i documenti da visionare. In ogni caso, si realizza un notevole carico zonale statico e dinamico dei muscoli del cingolo scapolare che può risultare particolarmente gravoso specie se coestistono difficoltà visive che costringono il lavoratore ad assumere posizioni innaturali o forzate ed è frequentemente causa di cervicalgie e di cefalee di origine muscolotensiva. E' stata descritta una particolare incidenza di "sindrome del tunnel carpale" tra gli operatori di VDT. Si tratta di una neuropatia a carico del nervo mediano provocata dalla compressione meccanica del nervo nel passaggio attraverso un canale osseo localizzato al polso da parte dei tessuti fibrosi circostanti che per varie cause degenerano e si ispessiscono. La sintomatologia consiste in dolori e parestesie localizzate alla mano ed all'arto superiore e nella progressiva alterazione funzionale del nervo mediano. L'insorgenza della malattia nel caso dei videoterminalisti potrebbe essere favorita dalle sollecitazioni microtraumatiche della digitazione e dalla relativa stasi circolatoria causata dal prolungato appoggio delle estremità.

Ricapitolando i principali disturbi muscolo-scheletrici sono:

rigidità dolore senso di fastidio a:

o schiena o spalle o collo o braccia o polso o mani o gambe

Guida di automezzi

Molte sono le persone che per lavoro o per spostarsi sono costrette a rimanere per diverse ore al giorno sedute su di un mezzo di trasporto. Tali circostanze impongono il rispetto di regole ergonomiche e posturali idonee se si

desidera prevenire patologie osteo-muscolari. Più precisamente:

Regole da rispettare in auto

Regolare lo schienale dell’auto ad una angolazione di 110°/120°. Posizionare i glutei e l’osso sacro a contatto con lo schienale. La nuca deve essere sempre a contatto con il poggiatesta. La schiena deve poggiare completamente sullo schienale, con un supporto lombare che mantenga la lordosi fisiologica. Regolare il sedile in modo che l’angolo tra coscia e gamba sia all’incirca di 120°. La

distanza dal sedile deve poter permettere un’angolazione tra braccio e avambraccio di circa 120°/130°. Il sedile rigido deve essere preferito a quello morbido; è essenziale che il peso delle cosce venga completamente sostenuto per prevenire la stanchezza e distribuire il peso su un'area maggiore. Un sedile regolabile in lunghezza sarebbe, per i motivi elencati sopra, la condizione ottimale. Spesso viene raccomandato di tenere le mani sul volante alle "10 e 10", tale posizione però costringe la persona ad incurvare le spalle e a tenere le braccia e le spalle alzate, inducendo facilmente alla stanchezza. In caso di emergenza è una posizione instabile, dato che il guidatore tenderà ad aggrapparsi al volante piuttosto che a controllarlo. Se invece si tiene il volante alle "7 e 25", le spalle stanno in posizione naturale e la parte superiore del braccio resta verticale, riducendo notevolmente la stanchezza. Inoltre, in caso di emergenza, la posizione è resa stabile dal fatto cha la spalla e il braccio si possono appoggiare contro lo sportello e la presa diventa molto salda.

Regole da rispettare in moto

In moto ancor più che in automobile, si subiscono contraccolpi che si possono tradurre in veri e propri microtraumi per i dischi intervertebrali, quando la postura adottata non è quella corretta. Appoggiare sulla sella la zona corrispondente alle tuberosità ischiatiche. Mantenere la colonna allineata. La testa sarà sul normale prolungamento del collo mentre i piedi saranno ben appoggiati. Cercare di mantenere la zona

delle spalle rilassata evitando di tenere le mani troppo strette sul manubrio.

La posizione eretta corretta

Anche le attività svolte in stazione eretta possono provocare patologie a carico della colonna vertebrale, qualora si assumano posizioni scorrette durante lo svolgimento dei propri compiti lavorativi. Nella posizione eretta, il corretto equilibrio della colonna riveste un'importanza fondamentale: le curve fisiologiche infatti tenderebbero ad accentuarsi per effetto della forza di gravità e del peso del corpo stesso. E' quindi nostro compito conoscere e

mantenere un buon allineamento del rachide, che permette di distribuire in modo idoneo i carichi sui dischi, sul bacino e sugli arti inferiori. La posizione eretta equilibrata si ottiene con naturalezza mantenendo il capo in linea con il busto (e non proteso in avanti) e le spalle in linea con i fianchi. L'addome e i glutei leggermente contratti tengono in equilibrio il bacino e offrono un supporto protettivo alla curva lombare (alleggerendo i carichi sui dischi, sulle articolazioni vertebrali posteriori e sui legamenti), evitando inoltre l'accentuazione della curva lombare e quindi lo sbilanciamento del busto indietro. Il peso del corpo, infine, deve essere distribuito su tutte e due le gambe. Non è sempre facile mantenere un atteggiamento corretto per coloro che sono costretti a lunghe permanenze in piedi a volte col busto flesso.

Regole da rispettare in posizione eretta

Il rachide deve essere ben eretto, la testa allineata alla zona cervicale, le spalle rilassate. Il peso deve essere distribuito equamente sui due arti inferiori, allorquando si intenda caricare prevalentemente su una gamba, piegare quella su cui si appoggia il carico e distendere l’altra. Quando è possibile alternare una pausa in posizione seduta

oppure effettuare qualche passo.

Sollevare pesi

Nella posizione eretta, il peso di tutta la parte superiore del corpo, sottoposto alla forza di gravità, grava sostanzialmente sui dischi del tratto lombo-sacrale. Le curve della colonna, se mantenute nel loro assetto fisiologico, resistono alle sollecitazioni del carico e lo distribuiscono su tutto il rachide. La posizione eretta "economica" viene infatti mantenuta con

naturalezza dalla contrazione tonica riflessa della muscolatura erettoria posteriore del dorso e degli arti inferiori. Durante la flessione a gambe tese il braccio della leva busto, che ha il fulcro a livello dei quinto disco lombare e dell'osso sacro, aumenta di lunghezza a mano a mano che il busto (resistenza) si inclina in avanti. Il lavoro dei muscoli

posteriori (potenza) per sostenere il peso della leva in quella posizione è molto intenso. I dischi, per effetto del carico, diminuiscono di spessore anteriormente, le vertebre si aprono "a ventaglio" posteriormente e l'aumento di pressione spinge il nucleo del disco indietro verso il legamento longitudinale posteriore. La pressione sui dischi, e il lavoro muscolare, aumentano poi quasi del doppio nel movimento contrario, cioè quando dalla posizione flessa si ritorna nella posizione eretta. E' opportuno sapere che parte del carico sui dischi viene comunque ridotto da un meccanismo di salvataggio involontario (manovra detta di Valsalva), dovuto alla contrazione riflessa dei muscoli addominali (in particolare, degli obliqui e del traverso). La colonna viene a essere sostenuta anteriormente e questo spiega in parte perché riesca a sopportare carichi notevoli. È comunque provato che il movimento di flesso-estensione del busto aumenta la pressione sui dischi e il lavoro muscolare. La pressione sul disco intervertebrale aumenta ulteriormente se questo movimento

viene compiuto per sollevare un peso. Sforzi ripetuti abbinati a frequenti torsioni del busto possono col tempo favorire l'insorgenza di una ernia del disco, soprattutto nei soggetti affetti da discopatia. È importante notare che nella prima fase del sollevamento (strappo) il movimento eseguito a gambe tese e busto flesso, provoca sul terzo disco lombare il massimo di pressione raggiungibile sollevando quel peso: è quindi la fase maggiormente a rischio per la colonna. Nel sollevare pesi di una certa entità è indispensabile conoscere almeno la tecnica corretta.

Nelle foto in basso si evidenzia il modo corretto di sollevare un bambino.

Regole per sollevare pesi

Qualsiasi sollevamento deve avvenire divaricando leggermente i piedi, piegando gli arti inferiori e inclinando la colonna mantenendola ben allineata (rispettando l’ampiezza delle sue curve). Il carico sollevato non deve essere ingombrante e non deve superare i 23-30 Kg per gli uomini e 15-20 Kg per le donne.

La legge Italiana specifica i seguenti valori limite per quanto riguarda il sollevamento di pesi:

Kg 30

Maschi Adulti

Kg 20

Femmine Adulte

Kg 20

Maschi Adolescenti

Kg 15

Femmine Adolescenti

Evitare le inclinazioni e le torsioni del busto (rachide) durante i sollevamenti e i trasporti. Regole per trasportare pesi

Il carico va tenuto il più vicino possibile al corpo. Vanno possibilmente evitati i movimenti di trasporto con un arto. Durante il trasporto di valigette o borse evitare di inclinarsi dal lato del peso. Il pavimento e l’ambiente di lavoro in genere non devono presentare dislivelli o irregolarità eccessive o essere presenti

Quando è possibile usare ausili meccanici. Mantenere la postura corretta anche nelle azioni di spinta o tiro.

Evitare il trasporto dei pesi per distanze e periodi eccessivamente lunghi. Come già ricordato, durante le azioni di trasferimento di pesi evitare le torsioni del busto.

Durante l'età scolare è importante evitare che gli studenti portino cartelle o zaini troppo pesanti che possano sovraccaricare colonne vertebrali non ancora sviluppate. Il modo corretto di indossare lo zaino si realizza mantenendo il busto ben eretto proiettando sempre la testa verso l'alto.

Regole per camminare

La deambulazione deve avvenire mantenendo costantemente la colonna ben allineata e la testa sul prolungamento del tratto cervicale del rachide. Le spalle rilassate, le braccia oscillano liberamente. Durante la discesa dei

gradini è consigliabile appoggiare prima la punta e poi il resto del piede.

Come prevenire il mal di schiena in casa

Il dolore vertebrale è spesso generato dall'errata esecuzione di movimenti semplici, come lavarsi, pettinarsi o chinarsi per prendere un piccolo oggetto. Prestare attenzione anche a questi piccoli movimenti può essere importante. Quando ci si lava è necessario mantenere la colonna allineata e all'occorrenza appoggiarsi con il busto e con il braccio sul lavandino. Per prevenire il dolore e il trauma lombare si elencano di seguito alcuni suggerimenti che ad una prima analisi possono sembrare banali ma che l'esperienza ha dimostrato che non sono da

trascurare.

In bagno

Nella vasca da bagno è consigliabile disporre sul fondo tappeti muniti di basi antiscivolo. Il sapone, lo shampoo, ecc.., devono essere disposti su opportune mensole a portata di mano. Prestare attenzione all'entrata e all'uscita dalla vasca. Si suggerisce di predisporre una maniglia o un

appoggio per facilitare il movimento. Onde evitare pericolose rotazioni del busto è necessario munirsi di

manici lunghi che permettano di lavarsi con facilità. Nella doccia si consiglia di aggiungere un sedile che all'occorenza si possa ribaltare. Anche il piano doccia dovrebbe essere munito di materiale antiscivolo. Si consiglia di collocare il water in uno spazio adeguato e, particolare non trascurabile, sistemare la carta igienica in modo da consentire il facile raggiungimento. Il lavabo dove vengono lavati i panni, deve permettere di effettuare le operazioni di lavaggio mantenendo la posizione del corpo corretta: arti inferiori piegati e schiena allineata. Se l'operazione viene eseguita nella vasca è consigliabile privilegiare la posizione in ginocchio. Quando si utilizza l'asciugacapelli si consiglia di sedersi e di cambiare frequentemente il braccio che lo utilizza.

In cucina

È quello della cucina un luogo dove si effettuano operazioni e movimenti che si ripetono parecchie volte al giorno: sistemare i piatti, prendere i contenitori degli alimenti, lavorare sopra i fornelli, riporre gli alimenti in frigorifero, ecc.. Non bisogna sottovalutare questi movimenti ma fare attenzione sempre alla posizione che la colonna va ad assumere.Onde evitare pericolose rotazioni del busto è necessario munirsi di spazzole con manici lunghi che permettano di lavarsi con facilità. All'occorenza è consigliabile piegare gli arti inferiori. Durante le attività che impongono una posizione eretta statica ( stirare, lavare i piatti, ecc..) si

suggerisce di munirsi di un rialzo dove alternare l'appoggio del piede. In alternativa si consiglia di organizzarsi con sgabelli che consentano di proseguire l'attività nella posizione seduta.

In camera

Anche sistemare una giacca o una camicia dall'armadio potrebbero essere operazioni che obbligano la colonna ad assumere posizioni di iperestensione oppure di flessione, particolarmente dannose se eseguite al mattino, nei momenti cioè di limitata elasticità. E' necessario quindi avere l'accortezza di sistemare gli indumenti di maggior uso nei cassetti più alti del comò. Si consiglia di usare scalette o bastoni appendiabiti ogni qual volta la situazione lo richieda.

Vestirsi

Anche un'operazione semplice come quella di vestirsi dovrebbe esere eseguita usando semplici, ma utili accorgimenti. Evitare, quando è possibile, di rivestirsi assumendo precarie situazioni di equilibrio. Si consiglia di effettuare le operazioni di vestizione dalla posizione seduta. Per evitare dannose posizioni di allungamento, si suggerisce di utlizzare la sedia anche per mettersi la scarpe.

Altre attività domestiche

Un'altra attività che dovrebbe essere eseguita usando un minimo di accortezza è quella relativa al riassetto del letto. Evitare di stare con la colonnna curva, piegare gli arti inferiori e inclinare il busto in avanti mantenendo la schiena ben allineata. Si può anche assumere la posizione in ginocchio: un ginocchio a terra e l'altro arto piegato in avanti con piede al suolo. Si consiglia di riempire e svuotare le vaschette dei panni avendo l'accortezza di collocarle su un piano all'altezza della vita, così da evitare di sollevarle da terra. Anche per stendere il bucato bisognerebbe usare qualche accogimento: stenditoi e vaschette devono essere posizionate in modo da consentire le operazioni di stenditura senza doversi necessariamente piegare o allungare eccessivamente. Quando si puliscono mobili, vetri, specchi, ecc.., è

utile alternare il braccio che ha il compito di strofinare e mantenere la posizione della colonnna vertebrale corretta. Per sistemare libri ed oggetti negli scaffali che si trovano in alto, usare la scala; se il lavoro da effettuare è in basso, sedersi oppure accovacciarsi posizionando un ginocchio al suolo.

Per pulire a terra è consigliato di servirsi di scope e aspirapolveri dotati di manici lunghi e durante l'uso piegare le gambe mantenendo la schiena e la testa allineate. Avere l'accortezza di avvicinare una sedia nei pressi dell'apparecchio telefonico, così da potersi sedere durante le conversazioni telefoniche. Anche

cambiare spesso l'orecchio con cui si ascolta potrebbe rivelarsi un'utile accorgimento.

Relax

Anche il tanto sospirato riposo deve essere vissuto con attenzione, altrimenti il riposo della mente non coinciderà con quello del corpo. Quando si guardano i programmi televisivi è buona norma evitare le poltrone e i divani "super comodi" che portano chi li utilizza a raggomitolarsi su se stesso. E' consigliabile invece usare poltrone e sdraio che permettano un comodo e corretto appoggio della schiena

e del collo. Anche gli arti inferiori devono essere posizionati in atteggiamento comodo e riposante.

Nei casi in cui si desidera posizionarsi in una posizione di "scarico" della schiena è necessario mettersi supini collocando gli arti inferiori su di un rialzo. Tale posizione consente di avere a livello dei dischi intervertebrali il minimo di pressione e inoltre si determina, soprattutto sul tratto lombare della colonna, un piacevole allungamento.

Come far dormire bene la schiena

Per ottenere un sonno tranquillo e riposante l'ambiente in cui si sceglie di dormire diventa importante. Gli architetti moderni consigliano di

evitare nella stanza apparechiature elettriche ed elettroniche colpevoli di creare campi elettrici e magnetici che possono risultare dannosi per la salute del corpo. Per questi motivi si suggerisce di dormire con la testa a nord e i piedi a sud, in questo modo si allinea il corpo all'asse magnetico della terra favorendo i processi di scarico dell'elettricità. Esiste sicuramente un rapporto tra il vissuto interiore di una persona e le posizioni che la stessa usa adottare durante le ore notturne. Spesso tali posizioni fanno talmente parte di noi che cambiarle può diventare un'impresa molto difficile.

Comunque, pur evitando di essere troppo rigorosi, è necessario prestare molta attenzione al modo in cui si dorme e controllare che vengano rispettate alcune importanti condizioni. Evitare di addormentarsi in posizione prona (a pancia sotto) perché accentua la curvatura lombare e rende difficile il lavoro del muscolo diaframma e quindi la respirazione.

La posizione ideale è quella supina. E' consigliata anche la posizione sul fianco purchè si assuma la posizione simile a quella della figura sottostante.

Anche la scelta del piano dove si dorme è molto importante per consentire alla schiena di riposare correttamente. Evitare di utilizzare i materassi morbidi che aumentano la pressione sui dischi intervertebrali e il lavoro dei muscoli dorsali che hanno il compito di mantenenre la stabilità delle vertebre. Per contro è necessario evitare anche i materassi troppo rigidi in quanto la compressione della muscolatura del rachide associata a un materasso duro può ostacolare il libero passaggio della circolazione del sangue. Usare quindi materassi e reti moderatamente rigidi. I moderni bioarchitetti consigliano i sostegni in doghe di legno rispetto alle reti metalliche che possono captare le onde elettromagnetiche andando in questo modo a disturbare l'organismo. Per quanto riguarda la scelta dei materiali di cui è costituito il materasso si può utilizzare quello in lattice di gomma che ben si adatta alle curvature della colonna, oppure quello più comune caratterizzato dalla presenza di appropriate molle. Il cuscino deve essere di media altezza e consistenza per favorire il massimo sostegno della testa e il mantenimento della fisiologica curvatura della cervicale. I soggetti che hanno una accentuata curvatura cervicale devono usare cuscini abbastanza spessi, in modo da evitare che la testa rimanga in estensione.

Anche l'esagerata altezza del cuscino può portare ad assumere posizioni dannose, in questo caso in flessione. Più modesto è invece lo spessore del cuscino che devono utilizzare le persone che posseggono una curvatura cervicale fisiologica è consigliato l'utilizzo di cuscini con spessore modesto. Per tutti comunque si consiglia di ricercare il cuscino che permetta di assumere la posizione in cui il tratto cervicale della colonna mantiene la sua curvatura fisiologica senza avvertire tensioni muscolari fastidiose. Quando si dorme sul fianco è necessario ricordare che per poter mantenere il corretto allineamento del collo e della testa con il resto del rachide, bisogna utilizzare cuscini abbastanza alti. La posizione sul fianco richiede infatti l'uso di cuscini più alti rispetto a quella supina. Nel caso in cui si sia costretti a rimanere a letto

per dolori acuti alla schiena è necessario ricercare pazientemente la posizione nella quale la sintomatologia dolorosa scompare o comunque diminuisce sensibilmente.

Come alzarsi dal letto

La scelta dell'altezza idonea del letto consente di eseguire le operazioni di alzarsi, sdrariarsi e rifare il letto in modo da non sottoporre la colonna a sforzi gravosi. L'altezza ideale del piano del letto si dovrebbe aggirare attorno ai 60-65 cm. Un'azione come quella di alzarsi dal letto dovrebbe richiedere un minimo di attenzione in modo da consentire alla schiena e alla sua muscolatura di essere sollecitata, dopo una notte di inattività, in modo idoneo. Prima di alzarsi dal letto si consiglia di portarsi sulla posizione supina e di stiracchiarsi ben bene con le braccia e le gambe e di eseguire qualche respirazione lenta. Spostarsi poi nella posizione sul fianco, portare le gambe fuori dal

letto e mettersi in posizione seduta con l'aiuto delle braccia.

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