artintime - n.5 maggio

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ART IN TIME n.5 - Maggio 2013 ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO | LETTERATURA | SERIE TV | INTERVISTE | EVENTI LONDON NEWS

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Rivista dedicata al mondo dell'arte in tutte le sue forme

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ARTIN

TIME n.5 - Maggio 2013

ARTE | CINEMA | MUSICA | TEATRO | LETTERATURA | SERIE TV | INTERVISTE | EVENTI LONDON NEWS

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Panta rei, tutto scorre…O meglio dire: non c’è niente in grado di stare fermo ed esprimere assoluta staticità, niente al mondo. Per questo Artintime non sa stare fermo e, approfittando dell’onda di caldo che ha abbracciato tutta l’Italia in questo tardo – tardissimo ahinoi! – primo assaggio di primavera, maniche corte e prati in fiore, si è rinnovato ancora una volta. Sono due le novità fondamentali che troverete sfogliando e leggendo il nostro nuovo numero di maggio. Sempre in ambito arti-stico, come ci piace fare e come speriamo che piaccia anche a voi, per informarvi, progettare, sognare, fantasticare e, perché no, prendere tutte quelle cose immaginate e renderle final-mente concrete. Partiamo dalla prima nuova rubrica che, a partire da questo numero, trove-rete fissa tra le nostre classiche pagine dedicate al cinema, ai libri, alla musica, al teatro, alle diverse forme artistiche, e ancora alla tv, alle news from London e agli eventi. UnClassicArt, abbiamo deciso di chiamarla così. Sarà una rubrica interamente dedicata al mondo dell’Ar-te con la a maiuscola, non quindi gli esordienti nei dif-ferenti campi, che tanto ci sono cari, ma l’arte classica, quella che riempie i gran- di musei e sale espositive e che richiama turisti e vi- sitatori da tutto il mondo. A curare questo nuovo spa- zio sarà Roberta Colasanto, musicista e studentessa di arte, che avrà il compito di narrare e spiegare le gran- di mostre con un occhio nuovo, fresco, giovane, attuale. Si comincia con la grande mostra dedicata a Tiziano e allestita, fino al prossimo giugno, alle Scu- derie del Quirinale di Roma: una galleria che rivela tutto il suo potenziale, una tappa imperdibile per tutti coloro che passeranno per l’Ur-be, magari approfittando del bel clima e della voglia di viaggiare un po’ in giro per il Bel Paese. Il secondo appuntamento del nume- ro di maggio è con il Torino Fringe Festival, un even- to dedicato al teatro, unico nel suo genere in Italia e al suo primo esperimento, in programma nella capitale sabauda dal 3 al 13 maggio prossimi. Artintime ha deciso di sposare la lodevole e coraggiosa iniziativa di un gruppo di compagnie teatrali torinesi, per lo più composte da giovani attori e sognatori, e seguirà da vi-cino la kermesse fatta di spettacoli nelle strade e in luoghi dislocati in giro per Torino. Il Fringe Festival trae ispirazione dal noto festival di Edimburgo, esempio di evento integrato a livello ur-bano, e noi, che promuoviamo i giovani e giovani siamo, ci siamo lasciati trasportare dall’entu-siasmo e dalla sana ingenuità di questa che gli organizzatori definiscono “un’idea storta”. Natadal basso, con la fatica e lo sforzo di tanti ma senza alcun sostegno da grandi forze politiche, ilFringe di Torino è una sfida che ci incoraggia a proseguire sulla nostra strada, puntando sem-pre al migliore dei risultati, sforzandoci anche, ma senza mai perdere di vista l’importanza deicontenuti, delle idee, e della ricaduta sul pubblico, il vero motore di tutto ciò che possiamo definire cultura. Sul nostro sito troverete scaricabile in pdf il programma completo del Fringe Festival torinese: per chi vive in Piemonte e vuole passare una giornata all’insegna delle per-formance dal vivo, o per chi deciderà di spendere così un weekend primaverile. Insomma, non ci facciamo mancare nulla e così neanche voi: siete ancora qui? Forza, cliccate lo sfogliabile, voltate la pagina e scoprite tutte le fantastiche rubriche di Artintime di maggio!

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L’EDITORIALE

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ARTINTIMESOMMARIO

4 . LE BRIGITTEby Alngelica Magliocchetti

6 . TUTTO PARLA DI TEby Francesca Cerutti

8 . CRISTIAN SONDAby Ilaria Chiesa

12 . SERIE TV: NOVITA’by Manuela Raimo

20 . DAI RECINTI ALLE MONGOLFIEREby Alessandra Chiappori

10. SORPRESE INASPETTATE E INUTILI REGALIby Alessandra Chiappori

28 . MOVIELIST-MAGGIOby Francesca Cerutti

30 . EVENTSby Anna Moschietto

18 . DAVIDE ZILLIby Angelica Magliocchetti

22 . URBANSOLID INVASIONby Cristina Canfora

14 . TUTTI PAZZI PER TIZIANOby Alessandra Chiappori

16 . IL NOMADISMO MODERNOby Barbara Mastria

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24 . LUCA DE MARCHby Ilaria Chiesa

26 . LA PAROLA SI FA IMMAGINE E RACCONTAby Francesca Cerutti

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ARTINTIME

«Brigitte Bardot Bardot/Brigitte beijou beijou..» vi suona familia-re? Molto probabile, in fondo chi non ha mai sentito questa celebre strofa del 1961 del brasiliano Jor-ge Veiga, anche solo in una del-le sue innumerevoli, successive, rivisitazioni? Ebbene, passano gli anni ma il fascino della bella B.B. non accenna a diminuire, tanto che da più di un anno, oltralpe, è attivo sulla scena musicale un duo molto particolare che dall’attrice francese prende il nome: Le Bri-gitte. Non finisce qui, però, se da un lato troviamo un’affascinante Aurélie Saada, dallo stile più hip-pie e sensuale, dall’altro siamo di fronte a un gusto più prettamente ‘parisienne’ con Sylvie Hoareau, che sembra rimandare invece a un’altra celebre Brigitte: Brigit-te Fontaine, cantante, scrittrice e poetessa francese. Qualunque sia stata la loro ispirazione si può di certo dire che ha creato un mix sensuale, ricercato e mai banale. Basti pensare che il loro primoalbum, “Et vous, Tu m’aimes?”, uscito nell’aprile del 2011 è arri-

vato subito in vetta alle classifiche e ha ottenuto il disco di Platino in Francia; un esordio decisamente in grande stile. La chiave di questo successo è da ricercarsi non solo nel loro look rubato in parte agli anni ’60, ma principalmente nel loro sound, un po’ gipsy, un po’ pop e a volte, inaspettatamente, quasi elet-tronico. Con richiami al cantautore inglese Nick Drake, alle atmosfere degli Abba e dei The Zombies, le due autrici, compositrici e musiciste francesi creano, con cori dalle tona-lità altissime, un ambiente vintage e accattivante, anche se a tratti dal sapore amaro. I testi, infatti, elegan-temente ironici non lasciano spazio a malintesi; senza peli sulla lingua e con un tocco di umorismo Le Brigit-te ci parlano di cattive ragazze dai fucili nascosti sotto la gonna che affrontano la vita a schiena dritta e di ragazzi amabilmente detestati e doverosamente amati. Si hanno così brani dal sarcasmo spietato come “C’est une victime”,“Il est fragile” o “Un superman à 3 centimes” e al-tri dal sapore (e dalla tematica) più intimista, quasi delicato come “Je

Angelica Magliocchetti

veux un enfant”, per poi riprende-re quota e tornare alle leggerezze delle passioni adolescenziali come in ‘’Coeur de Chewing gum”. Un la-voro retrò armonioso, dunque, che mira a incantarci, quasi a ipnotiz-zarci mentre ci porta come su una giostra tra gli alti e bassi della vita. Lanciate da questo primo lavoro Le Brigitte sono ora impegnate nel loro tour europeo, con tappe previ-ste anche in Italia; un’ottima occa-sione quindi per assaporare questa ventata di aria fresca, intelligente e non poco irriverente. Vorrete mica lasciarvele scappare? Per gli ultimi dubbiosi ancora un brano, per ca-larvi al meglio nelle atmosfere pa-rigine, “Battez Vous”. E ora: Enjoy!

LE BRIGITTE

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MUSIC

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ARTINTIME

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MOVIES

Alina Marrazzi, nota nel mondo ci-nematografico per il documentario “Un’ora sola ti vorrei”, torna al ci-nema e lo fa con una pellicola mol-to interessante che presenta allo spettatore diverse chiavi di lettura. In “Tutto parla di te” la regista ana-lizza figure materne, madri, donne in attesa di partorire, o che vivono i primi mesi dopo il parto, le prime angosce e le prime depressioni. Sono molte le donne a raccontar-si in questo film, a narrare i loro problemi, le loro paure, le loro os-sessioni: si aprono e si raccontano alla telecamera e le loro vicende vengono poi presentate al pubblico attraverso uno schermo televisivo, guardato in primis da un’altra don-na, una figura all’inizio poco chiara, ma che è il fil rouge di tutto il film: Pauline (Charlotte Rampling). Pau-line è una donna francese, come denota il suo nome, che torna a Torino dopo anni e rincontra l’ami-ca Angela, direttrice di un centro per la maternità; il ritorno nella cit-tà sabauda è motivato proprio dal-la volontà di ricercare e compren-dere la psicologia di queste donne.La maggior parte di loro resta anonima, sono volti, persone che certamente hanno un nome, che tuttavia non viene detto, perché quelle storie possono essere co-muni a molte donne. Storie di odio e amore verso il proprio figlio, che denotano quanto un’esperienza così magica come quella di mettere al mondo un figlio abbia in realtà dei riscontri dolorosi, non solo fisici come nel momento del parto, ma soprattutto psichici. La paura nel

momento in cui si scopre di essere madri, il senso di colpa che perva-de alcune donne e poi al termine della gravidanza l’ossessione per il bambino che in alcuni casi estremi porta la madre a uccidere il picco-lo. Tra le varie mamme ne emerge una: Emma, Elena Radonicich, una donna che ha vissuto con grande pessimismo la sua maternità, non riesce a entrare in simbiosi con il bambino, non è in grado di sentirlo parte di lei. Il piccolo è solo un pro-blema, un ostacolo che la separa dal suo sogno: la danza. Dovrebbe imparare a portare il figlio all’inter-no della sua danza, invece continua a lasciarlo e a lasciarsi fuori dal mondo del palcoscenico. La situa-zione di Emma sarà per Pauline un modo per affrontare il proprio pas-sato, i propri demoni, qui raffigu-rati da pupazzi che rappresentano una famiglia: una madre, un padre, una figlia e un figlioletto nella culla. “Tutto parla di te” è un film duro, ma che allo stesso tempo lascia tra-pelare un messaggio forte, un gran-de senso di responsabilità e una grande maturità nei confronti della maternità. Non si vuole convincere le donne a non avere figli, anzi, si cerca di alzare una voce, si vuole far capire al pubblico quanto sia importante aiutare queste donne, quanto l’Italia non faccia per segui-re chi sta per diventare madre. Pau-line è stata vittima: sua madre ha compiuto un gesto disumano pro-prio a causa della depressione post parto. Pauline ripercorre la vicenda attraverso foto, come già aveva fat-to Bergman cercando di ricostruire

la storia di sua mamma, riascoltan-do le registrazioni delle sedute dello psichiatra: sono i media che fanno rivivere la donna, sono proprio quei “pupazzi” a raccontare la tragica vi-cenda che avviene dietro le quinte, come nelle tragedie greche. Quando si esce dalla sala sono molte le im-magini che uno spettatore porta con sé, veri e propri fotogrammi, mo-menti, attimi che restano impressi indelebilmente: la telecamera si sof-ferma più volte sul volto di Pauline, su quelli delle madri, è lì che leggia-mo la sofferenza, la disperazione, la preoccupazione, quelle immagini valgono più di molte parole. Quel volto che i bambini iniziano a rico-noscere fin dai primi giorni di vita è una pagina scritta, ogni espressio-ne, ogni linea racconta qualcosa e lo fa con una dolcezza e un’umiltà che scuotono nel profondo. “Tutto parla di te” è un film di grande impatto, vi si incontrano l’odio e l’amore, non si ha paura a raccontare la realtà dei fatti, il grande schermo diventa un luogo per testimoniare, un pulpito da cui lanciare una richiesta di aiuto per queste madri. Dal film ha avuto origine il progetto Tutto parla di noi, un sito dove le neomamme e i ne-opapà possono condividere le loro esperienze di vita, i loro problemi, affinché la loro messa in comune possa generare una sensibilizza-zione nei confronti di difficoltà che spesso restano chiuse all’interno delle mura domestiche e che a vol-te possono degenerare in vicende spiacevoli.

Francesca Cerutti

TUTTO PARLA DI TE

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ARTINTIME

www.cristiansonda.com

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POP-ART

Cristian Sonda nasce a Milano nel 1976. Il primo contatto con il colore, le forme, l’arte, risale alla sua ado-lescenza, dovem con lo speudonimo SONDA, inizia a farsi largo nel circu-ito dei giovani street artist milanesi.Il suo stile, illustrativo e surrealista, rievoca situazioni paradossali, in cui l’uomo moderno viene deformato grottescamente, ironizzato e deri-so per le proprie debolezze, fino ad essere esaminato nella propria co-scienza, come nei personaggi fisio-gnomici che l’artista ritrae, umanoi-di a naso lungo che ispirano l’antica concezione antropocentrica dell’uo-mo nel mondo, quindi nella falsità dell’essere.

CRISTIAN SONDA

Ilaria Chiesa

Bio tratta dal sito dell’artista

www.cristiansonda.com

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ARTINTIMESORPRESE INASPETTATE

A lessandra Chiappori

Le pagine si lasciano sfogliare una dietro l’altra, la storia corre sicura sui suoi binari, le rotaie del tram di una Milano classica, la Milano di chi, vivendoci, conosce l’odore e il colore delle sue strade, quel-le anonime, lontane dal centro, quelle della vita quotidiana. È su questo sfondo urbano, indistinto quanto definito, che si svolge la storia di “Il mio regalo sei tu”, il racconto dei pochi mesi, circa un anno, che sanciscono il passaggio di Lidia, la diciottenne protagoni-sta, da un’infantile sogno tardoa-dolescenziale alla franchezza un po’ cinica e arresa dell’età adulta.Ma non è un romanzo di forma-zione, questo esordio di Sarah Spinazzola, come la presentazio-ne indurrebbe a pensare, è invece una storia intima, un po’ diario, un po’ favola triste, a pagine delicate e spiazzanti, dalla lettura rapida e il linguaggio scorrevole, che tutta-via non presuppongono banalità, anzi. I nodi, in questa storia, arri-vano, e colpiscono, deviano traiet-torie, cambiano le persone. Sarah conosce suo padre poco prima dell’esame di maturità: quasi vent’anni passati senza sapere nulla dell’uomo di cui possiede il dna, e poi all’improvviso eccolo lì, sullo schermo televisivo a con-durre il tg. La vertigine è grande, il desiderio lo è ancora di più, lo stesso che fa scattare la molla, caricata da anni di tenerezza e af-fetto sognati e mai ricambiati, dal potenziale inespresso di una figu-ra non solo assente, ma inesisten-

te. Sarah va a conoscerlo, lo vede, gli parla. Noi lettori siamo con lei, tifiamo per quell’ingenuità così fra-gile che, scoperta la fonte di affetto perduto, ci si aggrappa con tutte le forze. Capiamo che ce n’è bisogno, che Lidia si merita qualcosa di più grande di una casa popolare il cui intonaco si sgretola e il legno degli infissi è intaccato dai tarli, si merita un sogno, e quel sogno è alimenta-to dall’improvviso ritorno di un pa-dre prima inesistente e ora, quasi come per magia, divenuto centro e stabile contatto. La promessa di una nuova vita accanto alla fi-gura del genitore ritrovato colma di speranze la protagonista, ma lo sappiamo, lo sentiamo che c’è qualcosa che non va. Perché non basta l’euforia che scombina Lidia rendendola incredula e felice da un momento all’altro della sua gio-vane vita: ci sono i punti che non tornano, le stranezze, i non detti, le bugie, i passaggi improvvisi dal nero al bianco. Ci sono regali inutili e sorprese inaspettate e non belle che Lidia non vorrebbe ricevere, attese riempite e voragini colmate dal fumo delle sigarette che spor-cano i suoi primi mesi all’universi-tà. Ma Lidia ha deciso di studiare filosofia, lei lo sa che esistono i pa-radossi, che le cose si contraddico-no in modi apparentemente inspie-gabili. L’evoluzione dalla speranza illusionistica del ritorno del padre all’amara presa di coscienza della realtà è l’intima, personale e deli-cata storia di crescita della ragaz-za. A vent’anni, di regali non se ne

ricevono più, e la sconfitta nella sco-perta del menefreghismo e della bru-talità di un padre totalmente assente, distante, inconcepibilmente inutile è la sanzione finale che chiude la favola in minore di Lidia. Resta una specie di magone inespresso, la voglia di piangere per le coccole perdute, la presenza cercata e mai affermata di una base solida cui fare riferimento, la consapevolezza limpida che, anche se ritrovato e ricercato con tutte le forze, quel padre non avrebbe svolto la propria funzione. Lidia cerca ab-bracci e bene, ciò che le è restitui-to è una farsesca sceneggiata priva di alcuna maturità adulta. Proprio quella che la protagonista deve co-struirsi da sola, andando a sbattere più volte nella solitudine, nella falsi-tà, nell’ingiustizia. Nel vuoto che certi adulti sanno offrire a una diciottenne abbandonata per le strade della vita, che addosso porta le cicatrici bru-cianti di un’infanzia non vissuta pie-namente e di una delusione troppo immensa per poter essere esternata in una lacrima. Ma questa è la vita, sembra accarezzarla in chiusura la madre, che forse è davvero l’unico personaggio da cui Lidia riceve una valutazione finale positiva, una sorta di regalo: quello del passaggio all’età adulta, una porta che sbatte in faccia e fa male, una privazione contro cui è inutile combattere, un male che for-tifica, e forse, solo allora, diventa un dono prezioso per la vita.

E INUTILI REGALI

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BOOKS

Sarah SpinazzolaÈ nata a Milano nel 1983 l’esordiente Sarah, come racconta nel suo aggiornatissimo sito www.sarahspinazzo-

la.it, che contiene tutte le sue interviste dopo l’uscita di “Il mio regalo sei tu”, suo primo romanzo. Un traguar-do raggiunto con coscienza dalla giovane autrice che, come lei stessa racconta, una volta intrapresa la strada

della scrittura ha deciso di percorrerla, nonostante i no e le difficoltà di sorta. Ha iniziato con piccole cose, racconti pubblicati nell’antologia “Scontrini. Racconti in forma d’acquisto”, e nell’«Accalappiacani», setteme-

strale di letteratura comparata al nulla. E poi è approdata al romanzo, evoluzione natura e meta prediletta di ogni autore: siamo curiosi di seguirla e leggere i suoi prossimi lavori!

“Oggi sono rimasta io ad aspettare con una bambina. Dopo mezz’ora arriva il papà. Non lo vedeva da

tutto il giorno, e lei gli corre incontro con un regalino in mano. «Questo regalo è per te!»

«Grazie!» dice lui «ma il mio rega-lo sei tu».

Mi sono commossa.Certi giorni io me lo chiedevo che cosa sarebbe stata la mia vita, se avessi avuto un padre. E quando sentivo quello che sentivo, cioè il nulla, era come un uovo che mi si apriva dentro e mi faceva piange-re. Mi sarebbe piaciuto avere un

padre. Invece mi sembra di essere sempre stata tagliata fuori. Di non

avere avuto la possibilità.”

Il mio regalo sei tu, Sarah Spinazzola, Marcos y Marcos,

2012.

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ARTINTIME

Siamo quasi alla fine di questa sta-gione, ma le cable hanno ancora qualcosa da raccontare

BATES MOTEL – A&E ogni lunedì dal 18 marzo

Trama: In seguito alla morte del padre, Norman Bates (Freddie Hi-ghmore) cambia nuovamente città e casa insieme alla madre Norma Louise Bates (Vera Farmiga) arri-vando al neo acquistato Bates Mo-tel. Il figlio maggiore Dylan (Max Thieriot) è completamente all’oscu-ro della decisione, e una volta fatta la scoperta, non la prende bene. Per Norman ormai è abitudine spostarsi e cambiare casa, scuola e rari amici e non impiega molto a legare con Kennedy (Conchita Campbell), la sua amica Bradley (Nicola Peltz) ed Emma (Olivia Cooke), una compa-gna di scuola. Norma invece attira subito l’attenzione di sceriffo Ro-mero (Nestor Carbonell) e del vice Shelby (Mike Vogel). L’acquisto del motel ha dato molto fastidio al pre-cedente proprietario, che ha perso tutto, e sapere che Norma è da sola con Norman lo porta a pensare che potrebbe approfittare e riprendersi quello che è suo: non potrebbe fare mossa più sbagliata.

La prima impressione: Il film Psycho a cui si ispira è molto pre-sente in tutta la serie vista finora:

seguire l’adolescenza di quello che diventerà lo spietato assassi-no psicotico del film è un punto di vista interessante dell’ambizioso progetto tv. La trama è convincen-te così come i protagonisti, bravi, espressivi ed estremamente calati nella parte.

ORPHAN BLACK – BBC USA dal 30 marzo ogni sabato

Trama: Sarah (Tatiana Maslany) ha sicuramente una vita non facile, problematica e misteriosa, ma l’i-dea di scambiarsi con una ragazza identica a lei che si è suicidata sot-to un treno davanti ai suoi occhi, non è stata sicuramente buona. Perché anche la povera poliziotta di cui ha preso il posto aveva qual-che problema: un fidanzamento complicato, grane sul lavoro e più di un segreto che probabilmente l’ha portata al gesto folle. Così Sa-rah tra depositi di soldi, misteriose valigette, un collega che sembra anche troppo zelante a rimetterla in riga, un ex fidanzato asfissian-te e un amico adorabile, si ritrova con la scoperta che lei, la morta e forse altre ragazze sono esatta-mente identiche nell’aspetto, un caso alla “Terzo Gemello” di Ken Follett che è senz’altro tutto da scoprire.

La prima impressione: Avvin-

cente già dai primi minuti, dopo poco tempo si vuole già sapere tut-to di Sarah, le molteplici gemelle ignare ma non troppo, chi è stato e perché, chi sta cercando di ucci-derle e come può salvarsi la nostra protagonista. Da non perdere!

DEFIANCE – SYFY dal 15 aprile ogni lunedì

Trama: Irisa (Leonidas Stephanie) e Nolan (Grant Bowler) arrivano a Defiance, quella che una volta era chiamata S. Luis. Dopo la guerra post apocalittica gli abitanti super-stiti ora convivono non senza qual-che difficoltà con sette razze aliene. Tra gli umani ci sono oltre a Nolan, Amanda Rosewater (Julie Benz) il neo sindaco che fa l’impossibile per mantenere l’ordine e l’armonia tra gli abitanti e gli alieni. C’è poi Ken-ya (Mia Kirshner) la tenutaria del locale The Need/Want, dove cerca di soddisfare ogni fantasia. Tra gli alieni, oltre a Irisa, i coniugi Tarr Stahma (Jaime Murray) e Datak (Tony Curran), lei ambiziosa all’ec-cesso, lui molto più terra terra e anche irascibile, tutto sommato una coppia discretamente affiatata che nel loro mondo sarebbe stata vista come uno scandalo per la enorme differenza di casta tra i due.

La prima impressione: Uno dei pilot più attesi dell’anno, progetto

SERIE TV: NOVITA’

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SERIES

Manuela Raimo

ambiziosissimo di Syfy che lancia quasi in contemporanea un video-gioco sparatutto interattivo e una serie tv che promette di travolgere lo spettatore tra azione, astronavi, effetti speciali e un po’ di romance che non manca mai. Il doppio epi-sodio del pilot piace e convince, an-che se non siete amanti del genere sci-fi potreste trovare elementi che vi faranno comunque proseguire en-tusiasti nella visione.

Nel prossimo numero sarà già tem-po di dare uno sguardo alle novità che ci attendono da settembre: non perdetevi Artintime di giugno!

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ARTINTIME

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Roma. Il “Ritratto di Paolo III Far-nese” dipinto da Tiziano tappezza letteralmente la città, lo si trova su ogni cartellone pubblicitario, nei corridoi della metropolitana, sulle fiancate degli autobus, testimonial della grande mostra sul pittore ve-neto alle Scuderie del Quirinale fino al 16 giugno prossimo. La mostra “Tiziano” curata da Giovanni Carlo Federico Villa e ampiamente pubbli-cizzata è un vero e proprio evento: la considerevole quantità di opere del maestro, trentanove in totale, che da tutto il mondo sono state riunite a Roma (impresa non da poco se si considera la gelosia con la quale i musei custodiscono i loro capolavori) costituisce un’occasione pressoché unica per gli studiosi, gli amanti del bello, i curiosi. Chi era Tiziano Vecellio? Una celebrità già ai suoi tempi, una sorta di rockstar del Cinquecento che a distanza di cinque secoli non ha smesso di su-scitare l’attenzione e l’ammirazione del grande pubblico. Conteso ai suoi tempi da nobili e potenti (in prima fila nientemeno che il Papa e l’Im-peratore), fu pittore longevo: visse per circa ottant’anni. Le opere espo-ste in questa mostra testimoniano bene le varie fasi e l’evolversi della sua lunga carriera con un allesti-mento movimentato e non scon-

tato, che si sgancia da un rigoroso filo cronologico e propone il nucleo di opere a soggetto sacro prima, i ritratti e infine le opere profane. Se deciderete di cogliere l’occasione e andare a porgere omaggio al gran-de Tiziano vi ritroverete così a (ri)scoprire l’opera di questo indiscus-so maestro: sfruttate l’opportunità di poter osservare questi capolavori così da vicino (quando la guardia di sala si distrae) da riuscire a segui-re ogni sussulto della pennellata e dopo allontanatevi per farvi stupire da quei guizzi di colore puro che fol-gorarono gli artisti arrivati dopo di lui. Non occorre essere esperti stu-diosi per farsi sconvolgere dal subli-me “Crocifisso” dell’Escorial di Ma-drid, davanti al quale molti visitatori hanno sostato increduli, travolti dal-la tragica bellezza di questa versio-ne del tema sacro. Non sottovaluta-te i ritratti (genere tradizionalmente considerato “noioso” dagli studenti e non solo), ricordiamoci che è di Tiziano che stiamo parlando. Il bra-vo ritrattista ferma sulla tela il ca-rattere dei suoi soggetti tramite i gesti e gli sguardi, finge coi suoi pennelli i velluti, le barbe lanugino-se, le superfici riflettenti delle pietre preziose, e ancora non smette di af-fascinare con le opere di carattere profano, dalle voluttà della “Danae”

alla pennellata sfratta e sconvolta dell’opera che chiude la mostra, la drammatica “Punizione di Marsia”, dipinto che risale all’ultimo periodo dell’attività del pittore e che oggi ha sede stabile nella Repubblica Ceca.Mi trovo proprio davanti a quel fa-moso “Paolo III Farnese”, capolavo-ro indiscusso della ritrattistica cin-quecentesca, quando accanto a me si riunisce un gruppetto di studenti di storia dell’arte in libera uscita che iniziano a commentare l’opera, stu-diata fino a quel momento solo sui libri, con un certo qual entusiasmo. Poco dopo passa una signora dall’a-ria annoiata che in men che non si dica si libera degli auricolari con l’audioguida e si accoda al gruppo di studenti. L’audioguida sicuramente fornisce nozioni più accurate, spie-gano gli studenti. Ma è l’autentica passione per la storia dell’arte che lei preferisce.

TUTTI PAZZI PER TIZIANO

Roberta Colasanto

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UNCLASSICART

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ARTINTIME

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TEATRO

L’artista è girovago per lo più. È bello immaginarlo come colui che, riconosciuta la propria missione, spazia per il mondo alla ricerca di nuovi incontri, luoghi da scoprire, persone con cui entrare in contat-to e creare, continuare a creare.Un esperimento di questo tipo è quello della Carovana Balacaval, che percorre in lungo e in largo i territori piemontesi dal cuneese al Ticino. La compagnia nasce nel 2010 per opera di diversi musicisti che hanno riscoperto la bellezza del viaggiare lentamente e con leggerezza per cinque mesi all’an-no. Munita di carrozze e cavalli, la compagnia raggiunge città e piaz-ze stabilendosi nel cuore di esse e richiamando a sé artisti di ogni genere. La convivenza con le per-sone del luogo nel quale decide di fermarsi è un’occasione, sia per gli ospitanti che per gli ospitati, di sperimentare nuove forme di con-vivenza civile e innovative modali-tà di creazione artistica. Non solo la musica caratterizza la Carova-na Balacaval, ma anche teatro e laboratori. La Carovana crea una

fitta rete di incontri tra il possibi-le pubblico e gli artisti: ovunque essa si fermi, il suo scopo è quello di riunire attorno a sé la popola-zione e smuovere l’ordinarietà quotidiana, introducendovi delle note di musica e arte insospet-tabili. Con la Carovana Balacaval si scopre il territorio e allo stesso tempo si valorizzano le ricchezze e le potenzialità di chi lo abita. Si possono chiudere gli occhi: ciascu-no potrà immaginare la piazza del proprio paese, un prato sconfinato o il cortile di una vecchia cascina. Ad esso si devono aggiungere le carrozze disposte a semicerchio, tavolate, luce soffusa la sera e la musica di un violino in lontananza. Qualche bambino curioso che cer-ca di valicare il confine astratto tra la piazza e il cortile ricreato dalla carovana: un lento ma progressi-vo passare da una parte all’altra di qualcosa che naturalmente non ha delimitazioni: la possibilità di stabilire la scena tra gente comu-ne ricca di idee, di non giungere in un luogo e imporre la propria presenza, ma l’apertura e la vo-

IL NOMADISMO MODERNO :

Barbara Mastria

lontà di collaborare con chi in quel lembo di terra si impegna giorno dopo giorno per la formazione del-la creatività. Questo è la Carovana Balacaval che si anima alle luci del giorno. E il teatro conferisce sen-so e armonia all’intero progetto. È una fra le arti proposte, ma anche quella che fa da sfondo a tutte, perché il teatro è musica, recita, viaggio, incontro, vita.

INCONTRO TRA MUSICA, TEATRO, GIOCHI EAMBIENTE ARTISTICHE.

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ARTINTIME

Immaginate di scoprire che il vo-stro professore di italiano in realtà ha una doppia vita. Immaginate che la sera si sieda lì, al suo piano, nel suo appartamento in condivi-sione e componga canzoni. Imma-ginate, a questo punto, che dopo anni di esibizioni, concerti e un EP autoprodotto, decida di pubblicare il suo primo album, “Coinquilini”. Ebbene, questa è la storia di Da-vide Zilli, coinquilino, insegnante, ma soprattutto musicista dal talen-to ancora tutto da scoprire. Andia-mo con ordine. Dopo un diploma al Conservatorio di Milano, si lascia tentare dalle sonorità jazz, lavoran-do con Roberto Cipelli (Paolo Fresu Quartet) e, nel 2003, suona nello spettacolo Reload al MEI di Faenza sotto lo sguardo attento di Alberto Cottica dei Modena City Ramblers e di Cristina Donà. La partecipazio-ne a numerosi concorsi prosegue di pari passo con la sua attività di mu-sicista classico tanto che insieme al gruppo dell’Eos Ensemble mette in piedi uno spettacolo ricco di musica e teatro dedicato al maestro Ennio Morricone. Nel 2010 esce quasi in sordina “Coinquilini”, pubblicato da

Enovisioni e prodotto dal dj Bob Alessi (disponibile solo su iTunes o durante le performances); in que-sto primo album, composto da sette brani cantati e uno strumentale, si assapora quella particolare miscela di pop e jazz che rende l’artista di Crema così originale nel panorama musicale nostrano. Al centro di tutto uno sguardo ironico, seppur solida-le, alla generazione della precarie-tà (non solo lavorativa) vista con i suoi piccoli drammi e i suoi grandi sogni, passando sarcastici e sornioni per i noti luoghi comuni. Nella car-rellata dei brani incontriamo allora il mondo estraniante e forzatamente alla moda di ‘’Funny Milano’’, la vita e gli incontri del pendolare di ‘’Nel vagone meno affollato”, lo scontro con la realtà di ‘’Jazzabestia’’ e l’im-mobilità eclatante di ‘’Provinciopoli blues”. Allo stesso modo partendo da basi di jazz morbide e leggere, con il dipanarsi dei personaggi e nello scorrere delle tracce, si assiste a improvvisi cambi di stile, arrivando a briosi tratti da bossanova brasilia-na. Si può dire, quindi, che si tratta di un primo lavoro dagli impeccabili arrangiamenti e dai testi pensati e

gustosissimi, che, in fondo, parlano un po’ di tutti noi. Interessantissimo, infine, il brano che dà il titolo all’inte-ro album: ‘’Coinquilini’’. Un frizzante spaccato di una situazione sempre più diffusa tra i giovani d’oggi, che mette in stretto contatto persone sconosciute costrette a condividere un tetto, ma non necessariamente un’amicizia. Ennesima situazione in bilico; “Non confondere l’affitto con l’affetto, siamo uniti per pagare la bolletta, siamo nomadi di tutti i con-domini, siamo clandestini.” Rapido, orecchiabile e avventuroso; un po’ fa sorridere e un po’ fa riflettere, in linea perfetta con il migliore cantau-torato italiano. Enjoy!

Angelica Magliocchetti

DAVIDE ZILLI

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MUSIC

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ARTINTIMEDAI RECINTI ALLE MONGOLFIERE

A lessandra Chiappori

Esiste un posto lontano dal tempo e lontano dalla geografia dove Judith, dieci anni e un cuore grande di te-nerezza e ingenuità tutta infantile, vive la sua piccola e modesta esi-stenza a fianco al padre. La fantasia della bambina è grande, ed è ciò che le tiene compagnia in una vita assolutamente priva di divertimenti, agi, spensieratezze che le dovreb-bero invece essere familiari. Ma è proprio lì, all’interno della famiglia, che hanno sede i radicati problemi affrontati ne “il posto dei miracoli”. Judith e il padre fanno parte di una comunità religiosa minoritaria, una sorta di setta, verrebbe da pensare: insieme a un altro gruppo di per-sone leggono la parola di Dio nel-la Bibbia e predicano per avvisare dell’imminente fine del mondo, l’Ar-mageddon. Privazioni, letture forza-te, un sistema di vita pesantemen-te regolamentato che impedisce di mangiare fish and chips, di festeg-giare il Natale, di guardare la televi-sione: questo crea di Judith una pic-cola esiliata dal mondo dei coetanei. E in una realtà provinciale e piutto-sto disagiata come intuiamo essere quella che fa da sfondo al romanzo, il passo da una condizione di emar-ginazione alla persecuzione sociale è breve. Judith va malvolentieri a scuola perché in classe un gruppet-to di bulli la perseguita, minaccian-dola di scherzi pesanti, come met-terle la testa nel water. La bambina non frequenta nessun amico, ed è guardata come diversa, estranea. La pesantezza della sua situazione e il senso di impotenza schiacciante

che salta dalle pagine al cuore del lettore sono dovuti al fatto che Ju-dith è cresciuta in questa sorta di bolla sociale, senza altri riferimen-ti per confrontarsi con uno stile di vita differente, più sereno. Per lei è normale inghiottire a forza agnello ed erbe amare, leggere passi del-la Bibbia dopo cena, non dialogare quasi con un padre ferito nell’amo-re, e che per disperazione e abitudi-ne ha fatto proprie le abitudini della sua religione e non abbraccia mai la figlia, non le regala neanche un mo-mento di affetto spontaneo. Che da questo sfondo di semi-follia fonda-mentalista derivino problemi è inne-gabile: non solo la discriminazione da parte della comunità circostante e dei bulli di paese, che arriva ad atti di spregio forti e pericolosi per la vita, ma anche una più sottile eppure sempre terribile violenza interna. Judith, lasciata a se stessa e alle sue fantasie, si costruisce un mondo, un mondo concreto, che lei chiama la Terra dell’Adornamento, da citazione biblica, che riproduce in camera sua con materiale di riciclo trovato per strada. E questo mondo si anima, fino a creare una voce – la voce di Dio, un immaginario amico, il Diavolo, o un’emanazione psichica del disagio, questo non ci sarà mai chiarito, ad alimentare l’angoscia e il senso di impotenza del lettore – che guida i gesti di Judith, che la illude di poter fare miracoli e di trovarsi e gestire dei poteri. Ed ecco la farina che imbianca le montagne della ter-ra dell’Adornamento diventare neve reale, ecco la situazione in classe ri-

specchiare la rabbia della bambina e, parallelamente a sviluppi positivi come il cambio dell’insegnante, por-tare però ulteriori guai e malesseri. È una chiusura, una cappa pesante a schiacciare questa vita della pro-tagonista e del padre, che diventa insopportabile e che tuttavia non escluderà una finale, seppure sof-ferta e incerta, apertura. Sentimenti chiusi a doppia mandata nei casset-ti della memoria riaffioreranno, un nuovo sole scioglierà la neve, mira-colosa o meno che fosse, e un oriz-zonte di speranza allieverà il peso della colpa esistenziale che Judith sopporta ignara del fatto di non avere colpe, se non quella del tut-to contingente di essere nata in una famiglia aderente a una minoranza religiosa il cui pensiero risulta assur-do e intollerabile al lettore più sensi-bile e razionale. Una storia forte ma delicata, che scava in reami sociali concreti per metterci a nudo di fron-te alla coscienza di una decenne, alla sua ingenuità di bambina e alla dolcezza di un amore per il padre e le piccole cose che, nonostante le privazioni, le fa tollerare ubbidiente-mente l’insensatezza di continuare solamente a sognare le mongolfiere colorate oltre al recinto della propria vita, senza poterle vedere dal vivo.

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BOOKS

“I miracoli non devono per forza esser grossi, e possono succe-

dere nei luoghi più improbabili. A volte sono così piccoli che la gen-te non se ne accorge. A volte i mi-racoli sono timidi. Ti sfiorano una manica, ti si posano sulle ciglia. Aspettano che tu te ne accorga,

poi si sciolgono. Un sacco di cose cominciano essendo piccole. È

un buon modo di cominciare per-ché così nessuno si accorge di

te. Sei solo una piccola cosa che passa furtiva, facendosi gli affari

suoi. Poi cresci”.

Grace McCleen, Il posto dei miracoli, Einaudi,

2013

Grace McCleenCresciuta come Judith, la protagonista del suo romanzo d’esordio, in un ambiente religioso

fondamentalista del Galles, l’autrice de “Il posto dei miracoli” è nata nel 1981 e, dopo aver lasciato la comunità di origine, si è trasferita a Oxford e a York per studiare letteratura. Il suo primo libro ha

vinto il prestigioso Desmond Elliott Prize per l’opera prima ed è stato giudicato uno dei quattro debutti più promettenti del 2012 dalle autorevoli pagine del The Sunday Times, nonché uno dei migliori libri

dell’anno passato secondo A.S. Byatt, autrice di fama internazionale. Aspettiamo con curiosità di leggere i nuovi lavori di penna di questa giovane promessa della narrativa inglese, che al momento

vive a Londra e, oltre a scrivere, si dedica anche alla sua attività di musicista.

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ARTINTIME

L’arte prende possesso delle stra-de, dei muri di mattoni, del cemen-to, così a Londra come a Torino. Per comunicare, dissentire, esistere. La Street Art è, ad oggi, un mezzo scel-to da molte voci contemporanee. È questo il caso del duo UrbanSolid, ex studenti della Accademia di Belle Arti di Milano attivi sulla scena da ormai due anni e mezzo. Nei loro lavori mescolano l’anatomia umana agli scenari urbani creando istalla-zioni tridimensionali che permetto-no un’esperienza tattile oltre che visiva. Si tratta di messaggi ironici e provocatori sull’uomo comune e la città stessa, strettamente legati agli avvenimenti odierni e alla frenesia del mondo che ci circonda: “Lavo-riamo esclusivamente in contesti che mostrano già un severo de-grado urbano, su muri inutilizzati e fatiscenti senza danneggiare alcun elemento”. Recentemente approda-ti a Shoreditch, nota fucina creativa dell’East London, hanno collaborato

con gli Expanded Eye, Jade Tomlin-son e Kevin James, ai progetti Turn the fucker of! e Shake your head…is empty, inglobando la loro opera Televiewer ovvero il calco in gesso di una faccia che tiene in bocca un telecomando. Proprio le parole degli Expanded Eye chiariscono l’idea alla base della congiunta creazione: “Il predominio della televisione genera una cultura di massa che celebra le più umilianti caratteristiche posse-dute dal genere umano – avarizia, falsità, truffa. Il nostro ultimo pez-zo sollecita le persone a svegliarsi e smettere di fare da spettatori al tremolante mondo della finzione. I nostri amici in 3D, gli UrbanSolid, ci hanno gentilmente concesso al-cuni dei loro calchi, permettendoci di usarli a nostro piacimento”. In foto il risultato finale che da qual-che mese ormai troneggia sui muri della capitale inglese. A Torino, invece, potete trovare i loro lavori alla galleria Square 23. Il direttore,

Davide Loritano ci spiega com’è nata la collaborazione con gli UrbanSolid: “Ho adocchiato una loro opera a casa di un collezionista, rapito dalla scultu-ra mi sono fatto dare i loro contatti e li ho chiamati. Molto cordiali, hanno subito accettato di esporre in galle-ria. A me non bastava. Con l’aiuto di un giornalista de La Stampa abbiamo chiesto al Comune di poter far istalla-re permanentemente delle loro opere all’interno della metropolitana di Tori-no in modo tale da unire la mostra in galleria e le opere pubbliche. Il mix è piaciuto molto, a noi e a loro, da qui è nato un connubio spontaneo e sincero”. Il futuro prossimo degli Ur-banSolid sarà ancora da Londoners. Nel frattempo potete ammirare il loro operato sul sito www.urbansolid.org E dal vivo alla galleria Square 23 in via San Massimo 45, Torino.

URBANSOLID INVASION

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FROM LONDON

From London to Turin, Art is taking possession of the streets, landing on brick walls and concrete. In its attempt to communicate, dis-sent, exist. Nowadays Street Art is a way of expression for multiple contemporary voices. UrbanSolid duo is one of these voices. For-mer students at the Academy of Fine Arts of Milan, the two artists behind the project started to cre-ate common work of art two years and a half ago. Their plaster casts recreate anatomic part of the hu-man body then inscribed in the urban landscape for their instal-lations, giving a sense of three-dimensionality. “We work exclusi-vely in contexts that already show severe urban decay, on crumbling and unused walls without spoiling or damaging any building or any other urban element”. Lately seen in one of the most creative area of London, Shoreditch, they em-braced a collaboration with local artists Jade Tomlinson and Kevin

Cristina Canfora

James, known as Expanded Eye. Giving them the Televiewer, their remote controlled plaster cast faces, they contributed to the new pieces Turn the fucker of! and Shake your head…is emp-ty. “Television dominance breeds a mass culture which celebrates the most demeaning characteri-stics human beings can possess - greed, deceit and fakery. Our la-test piece urges people to wake up and stop spectating in the flickering world of the make be-lieve. Our 3 dimensional friends at Urbansolid Art kindly gave us a couple of their remote control-led plaster cast faces, allowing us to do as we pleased”. That’s what the Expanded Eye duo said about the concept behind the ar-tistic creation. You can see the result in the linked picture. If you are in Turin, instead, you can find UrbanSolid works at Square 23 gallery. Davide Loritano, director of the gallery, explained us how

everything has begun: “I’d seen one of their works at a collector’s place, enchanted by the sculptu-re I asked for their contacts and I called them. They accepted to showcase their work in my gal-lery straight away, but for me it wasn’t enough. A journalist from La Stampa helped me asking the council to put permanently some of their works inside Turin Tube Station so we can connected the indoor showcase with public di-splays. It was a success for both of us. So, almost accidentally, a sincere and spontaneous collabo-ration has begun. The near future for UrbanSolid duo is still betwe-en Londoners. In the meantime have a look at their pieces on the website www.urbansolid.org. Or live at Square 23 gallery, Via San Massimo 45, Turin.

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ARTINTIME

Luca De March, artista torinese, inizia la sua produzione come autodidatta, con installazioni, opere di street art per un’arte mai convenzionale. Appassionato di disegno a mano libera, si avvicina poi al mondo della pittura, sul quale si con-centra. I suoi soggetti sono sempre ispi-rati da immagini e situazioni appartenenti alla maggior parte della gente: si tratta di vecchie fiabe, celebri film, ma anche ope-re d’arte del periodo classico, riviste in chiave ironica. “I miei quadri sono molto leggibili – racconta di sé - perché per me l’arte deve tornare a essere patrimonio di tutti. Abbasso le opere enigmatiche che hanno bisogno di sottotitoli e spiegazio-ni interminabili per essere comprese!!”. E prosegue poi soffermandosi sul ruolo dell’arte: “L’arte deve saper emozionare tutti, bambini compresi. Sono convinto che presto ci sarà un ritorno alla sempli-cità, alla “leggibilità” delle opere d’arte. Il messaggio che l’autore vuole portare, nel campo dell’arte così come in quello della letteratura, è secondario. Ciò che conta è l’emozione che viene suscitata in chi guarda le opere”. Da sempre impegnato nell’ambito della comunicazione, Luca De March conduce su Radio Flash (Popolare Network, Milano) un programma di at-tualità, in cui a ogni puntata viene dedi-cato uno spazio all’arte contemporanea.

LUCA DE MARCH

Ilaria Chiesa

In collaborazione con Spazio San Giorgio, Bologna

““

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MIX-ART

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ARTINTIME

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Il cinema racconta attraverso le immagini, questo è il concetto base della settima arte e questo è quello che ritroviamo ogni volta che guar-diamo un film o un cortometraggio. Questo però non è ciò che accade in “The Symptoms Of His Madness Were As Follows” di Sheryl Jenkins. In questo brevissimo cortometrag-gio sono infatti le parole a divenire protagoniste: raccontano, vengo-no fotografate e attraverso la stop motion si muovono, si ingrandisco-no, si rimpiccioliscono, affollano il foglio oppure lo lasciano vuoto. Segni neri su un foglio bianco che si muove nello spazio, cammina e con lui e su di lui scorrono le paro-le, si sovrappongono e soprattutto narrano. La storia che ispira questo cortometraggio e che è riportata interamente in esso, è stata scritta da Roger Morris, scrittore inglese, o come si definisce lui “another bloody crime writer”, un altro scrit-tore di crimini sanguinari. “The Symptoms Of His Madness Were As Follows” non narra direttamen-

te di un crimine sanguinario, non ci sono nomi di personaggi, si parla di un uomo e di una donna, lui si innamora di lei e questa infatuazio-ne diviene un’ossessione. Gradual-mente, man mano che si avanza nella narrazione di “The Symptoms Of His Madness Were As Follows”, gli sfondi si alternano: pietre, le-gno, cartone, piastrelle, cemento, mattoni le parole cambiano forma, diventano grandi, i caratteri perdo-no la loro linearità, le parole seguo-no il dramma incalzante della storia accompagnate da una musica che lo enfatizza, escono dagli spazi pre-stabiliti, prendono il sopravvento e aggrediscono la vista dello spetta-tore. Quello che la regista ha volu-to rappresentare attraverso queste scelte stilistiche è proprio la follia che viene raccontata nella storia: si cerca di esplorare il suo andamento, le varie schizofrenie e quanto essa possa diventare distruttiva per chi ne è affetto. Non sono le immagini a colpire, non ci sono volti, in “The Symptoms Of His Madness Were As

Follows” la parola diviene immagi-ne, si piega al suo servizio, diviene personaggio, vive quello che di fatto significa. È animazione, “personag-gio” di un cartone animato, prende vita e dà vita alla storia, esprime le sue caratteristiche in base allo spes-sore, allo stile, alla forma. La sto-ria di Roger Morris, “The Symptoms Of His Madness Were As Follows”, è divenuta immagine, in un modo diverso da quello che siamo abi-tuati a vedere al cinema, ma riesce ugualmente a colpire lo spettatore e a portarlo, entro la fine della visio-ne, a percepire il vero dramma della storia. La musica stessa nel finale colpisce e termina con un suono costituito da una sola nota, è un’in-terruzione, la musica prende il posto delle parole e il foglio svanisce, fini-sce nel nero. L’uomo avrà ucciso la donna? La risposta è ovvia.

Francesca Cerutti

LA PAROLA SI FA IMMAGINE E RACCONTA

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MOVIES...

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ARTINTIME

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ARTINTIME

Dal 3 al 13 maggio Torino si pre-para a ospitare un’invasione di co-lori per quella che è stata lanciata come una vera e propria esplosio-ne teatrale: il Torino Fringe Festi-val, dieci giorni di teatro declinato in tutte le sue forme, dalle perfor-mance in sala e in spazi urbani, ai dibattiti tra operatori del settore, e ancora workshop, musica, feste. Quella del Fringe è un’idea che sbarca per la prima volta in Italia. Si tratta di un modello di festival teatrale diffuso liberamente tratto dal noto festival di Edimburgo e reinterpretato secondo le esigenze, gli spazi e lo spirito della capitale sabauda. “Sarà un Festival in mo-vimento, che prevede un program-ma intenso, con repliche quotidia-ne di ogni spettacolo – spiegano gli organizzatori - L’intento è quello di colorare Torino, di accendere la cittl: ci saranno spettacoli teatrali, nelle sale e in strada, e tutto avrà il fondamentale scopo di dare spazio all’arte coinvolgendo direttamen-te la città”. Non solo performance ma riflessione sul teatro stesso: il ricchissimo programma di Torino Fringe Festival [che potete consul-tare e scaricare anche dal nostro sito www.artintime.it N.d.R.] in-clude anche interessanti momenti di confronto e dibattito. ToFringe Agorà sarà la piazza dove avranno

luogo le conferenze e gli incontri, momenti di scambio con i protago-nisti stessi del mondo del teatro: attori, produttori, autori. Si partirà dal racconto del festival di Edimbur-go, si passerà alla scrittura e poi al mestiere dell’arte, il tutto in com-pagnia di professionisti del settore.“la nostra è stata una chiamata alle arti a cui hanno risposto circa cinquecento compagnie da tutta Europa – proseguono i ragazzi del Fringe - il che è rilevante conside-rato il momento storico in cui ci troviamo. Da questi numeri sono stati selezionati circa cinquanta tra artisti e compagnie che porteran-no al pubblico torinese esperienze di diversa natura”. L’atmosfera di Fringe è quella del grande labora-torio, di un esperimento partito a giugno 2012 e ora giunto alle soglie della prova: “non eravamo coscien-ti – scherzano ancora i ragazzi - è un’esperienza grande, innovativa, difficile ma bella. Il punto di forza è che è un progetto aperto, è qualco-sa di proposto, all’interno del quale si cercano dei momenti di incontro e scambio anche con gli operatori che lavorano sul territorio torinese”. L’idea dell’apertura è una delle co-stanti del festival, la finalità è infatti quello di accogliere e interessare direttamente anche persone che non lavorano nel mondo del teatro.

A questo scopo Fringe è attivo già da dicembre con eventi allestiti e organizzati a Torino sia per racco-gliere materialmente fondi, sia per diffondere tra i giovani e tutta la po-polazione lo spirito del Fringe, il suo fascino, la sua magia e poesia, che sono poi le caratteristiche dell’intero mondo del teatro. Le feste di Frin-geBefore, oltre ad aver raccolto fon-di dal basso necessari all’allestimen-to e organizzazione di un evento così capillare, hanno anche rivelato al pubblico l’assoluta non verticali-tà della struttura organizzativa che sta dietro alla macchina festivaliera: artisti, teatranti, ragazzi, un mondo dove la politica e gli opportunismi non sono stati fatti coscientemente entrare. Coinvolgimento, presen-za, energia e stile, queste le paro-le chiave dei FringeBefore, gli ap-puntamenti che hanno fermentato l’attesa dell’esplosione festivaliera prima del mese di maggio. Ma il Fe-stival è ora alle soglie della parten-za e sta per offrire un ventaglio di eventi e opportunità. Durante i gior-ni del Fringe ci saranno degli After con ospiti musicali previsti per il 4, 10 e 11 maggio. Sempre per restare in tema di programma, il 3 maggio si aprirà il sipario con un Warming Up alle ore 19 in Piazza Castello durante il quale si daranno cenni e assaggi della grande esplosione me-

TORINO FRINGE FESTIVALUna chiamata alle arti per 10 giorni di teatro a 360 gradi

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EVENTS

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Alessandra Chiappori

taforica di quella incantata bomba chiamate Fringe. “È un’idea pratica, ma anche politica – proseguono gli organizzatori nel raccontare la gran-de esperienza del Fringe che li vede protagonisti in duplice maniera - gli artisti organizzano e dirigono un fe-stival, sono occupati e preoccupati, hanno deciso di assumersi personal-mente la responsabilità, il loro fine è quello di costruire una società più responsabile, una condivisione sana e atossica di pensiero. Durante que-sta puntata zero del Fringe gli artisti saranno produttori e programmato-ri, nella gestione degli spazi teatrali (ben sette sparsi per tutta la città), nell’accoglienza degli artisti ospiti, del pubblico e degli spettatori in un clima di allegria. Costruire un’Euro-pa più sensibile e meno asservita in un modo non tossico, aperta a tutti grazie alla presa di coscienza di una

responsabilità civile è per il Fringe un’utopia possibile”.Ed è anche una risposta attività alle difficoltà che sta attualmente at-traversando il mondo della cultura: l’unione di forze dal basso per crea-re un’opportunità per gli artisti e la città di Torino. L’idea vincente del Fringe è che nasce da dentro, dagli artisti stessi, da chi il teatro lo fa e si è voluto, organizzando questo festi-val, creare uno spazio di possibilità. Una partenza, questa del 2013, che ha tutto l’aspetto di portarsi dietro un bagaglio di entusiasmo e carica molto, molto lungimirante. E adesso basta leggere: tutti in giro per Tori-no a seguire gli spettacoli di Torino Fringe Festival!

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ARTINTIMEDA MAGGIO AL CINEMA!

M2 Pictures

Regia: Steven SoderbergGenere: ThrillerTrama: Un thriller provocatorio che racconta la storia di Emily e Martin (Rooney Mara e Channing Tatum), una coppia di successo di New York il cui mondo si scon-volge quando un nuovo farmaco, prescritto dallo psichiatra (Jude Law) di Emily rivela imprevisti effetti collaterali.Interpreti: Channing Tatum, Vinessa Shaw, Jude Law, Catherine Zeta-Jones Roo-ney Mara.Lo attendiamo perché: dopo Contagion, siamo tutti curiosi di vedere la nuova opera di Soderberg. Uscita: 1 maggio

Effetti collaterali

Warner Bros

Regia: Fede AlvarezGenere: HorrorTrama: Mia e David sono due fratelli che hanno perso da poco la madre. Mia sta soffrendo di più, visto che ha trascorso la maggior parte dei suoi giorni a vedere la madre deteriorarsi all’ospedale. Un giorno i due fratelli si riuniscono insieme ad alcuni amici in una capanna di montagna e qui Mia decide di buttare in un pozzo la droga che le è rimasta. Quando viene trovato il Libro dei Morti, però, Mia subisce gli effetti di una specie di possessione demoniaca.Interpreti: Jane Levy, Shiloh Fernandez, Lou Taylor Pucci, Jessica Lucas, Elizabeth Blackmore.Lo attendiamo perché: è il remake del cult horror che ha lanciato il regista Sam Raimi. Uscita: 9 maggio

La casa

Warner Bros

Regia: Baz LuhrmannGenere: DrammaticoTrama: Nella primavera del 1922, l’aspirante scrittore Nick Carraway lascia il Midwest per trasferirsi in una New York dominata dal jazz e da un allentamento delle rigide norme morali. Inseguendo il suo grande sogno americano, Nick entra in contatto con il mondo del plurimilionario Jay Gatsby, un tempo amante di sua cugina Daisy, andata poi in moglie al nobile e donnaiolo Tom Buchanan.Interpreti: Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher. Lo attendiamo perché: è tratto da uno dei romanzi chiave della letteratura ame-ricana del Novecento ed è simbolo di un’epoca. Uscita: 16 maggio

Il grande Gatsby

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MOVIELIST - MAGGIO...A cura di Francesca Cerutti

Warner Bros

Regia: Todd PhillipsGenere: CommediaTrama: La terza puntata della saga “Una notte da leoni” che rivedrà ancora prota-gonisti: Alan Doug e Stu. Questa volta la trama dovrebbe essere diversa dalle due precedenti, infatti non sarà un addio al celibato il fulcro della narrazione e i nostri eroi finiranno a Los Angeles. Interpreti: Bradley Cooper, Zach Galifianakis, Ed Helms, Mike Tyson, Justin Barha. Lo attendiamo perché: dopo i primi due fortunatissimi episodi torna l’esilarante commedia degli addio al celibato, dove finiranno e cosa combineranno questa volta i nostri eroi? Uscita: 30 maggio

Una notte da leoni 3

Universal Pictures

Regia: Justin LinGenere: CommediaTrama: Da quando Dominic Toretto e l’ex agente Brian O’Conner hanno compiu-to la rapina in Brasile e rovesciato l’impero di un boss malavitoso, la loro banda è rimasta con 100 milioni di dollari e loro due sono spariti nel nulla. A lungo andare, però, non sopportano più la vita da latitanti. Intanto, l’agente Hobbs segue il caso di un’organizzazione di violenti piloti mercenari.Interpreti: Dwayne Johnson, Vine Diesel, Gina Carano, Michelle Rodriguez, Paul Walker. Lo attendiamo perché: dopo i primi cinque episodi fortunati di questa serie i fan di Toretto e O’Conner non potranno perdersi questa nuova avventura che promette azione e scene mozzafiato. Uscita: 22 maggio

Fast & Furious 6

Nexodigital

Regia: Katsuhiro OtomoGenere: AnimazioneTrama: Da un famoso fumetto giapponese, venduto in tutto il mondo, le avventure di Tetsuo. Costui è vittima di un esperimento che ha reso la sua mente alterata e allucinazioni e incubi si sommano a situazioni pericolose. Interpreti: Mitsuo Iwata, Nozomu Sasaki, Mami Koyama, Tessho Genda, Hiroshi Otake.Lo attendiamo perché: è tratto da uno dei più famosi fumetti giapponesi. Uscita: 29 maggio

Akira

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ARTINTIME

Dal 3 al 5 maggio a Dogliani si terrà la seconda edizione del “Festival della Tv e dei Nuovi Media”, la manifestazio-ne che si propone, con l’intervento di ospiti ed esperti, di indagare le nuove forme di comunicazione e di indivi-duarne i percorsi evolutivi. Un evento che vedrà protagonisti rappresentanti dei principali broadcaster naziona-li, personaggi televisivi e innovatori del mondo della comunicazione e dei nuovi media. Tre giorni di incontri e dibattiti che racconteranno passato, presente e futuro della televisione. Maggiori informazioni sul sito www.festivaldellatv.it.

FESTIVAL DELLA TV E DEI NUOVI

A Torino dal 3 al 20 maggio si svol-gerà la quarta edizione del “Digital Experience Festival”. L’evento si arti-colerà in quattro tematiche principali (Job, Business, Creativity, People) e proporrà incontri, workshop, presen-tazioni e iniziative speciali per cer-care di comprendere come il mondo digitale possa migliorare la quotidia-nità sia nel lavoro che nella vita. Un appuntamento giovane e dinamico in cui emergeranno idee, innovazioni e sperimentazioni del campo della digi-tal experience. Maggiori informazioni sul sito ufficiale dell’evento: 2013.di-gitalfestival.net.

DIGITAL EXPERIENCE FESTIVAL

Ideato dall’artista Martin Romeo e giunto alla sua terza edizione, torna l’appuntamento con “Toolkit”, il festi-val dedicato all’arte interattiva. L’even-to, che si terrà a Venezia dal 9 all’11 maggio, riunirà artisti provenienti da tutto il mondo che si esibiranno in mostre, concerti e performance di ca-rattere tecnologico-sperimentale. Un momento di incontro tra le correnti artistiche contemporanee internazio-nali che si presenteranno al pubblico per farsi conoscere ed apprezzare. Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare www.toolkitfestival.com.

TOOLKIT FESTIVAL

Tredicesima edizione per il “Film Fe-stival Internazionale di Milano”, che dall’8 al 18 maggio presenterà al pub-blico lungometraggi, corti e documen-tari inediti di registi italiani e stranieri. Le opere comprenderanno produzioni indipendenti internazionali e del pa-norama televisivo italiano, e verranno giudicate da una giuria composta da ospiti d’eccezione. La kermesse ac-coglierà infatti artisti, autori e volti noti della televisione e cinematografia italiana, che prenderanno parte al fe-stival con incontri, interviste e dibat-titi. Per informazioni sul programma: www.miff.it.

MIFF

Dal 7 al 10 maggio a Roma, presso il Nuovo Cinema Aquila, si terrà la deci-na edizione del “Festival delle Terre”, la rassegna cinematografica interna-zionale dedicata a documentari, film d’inchiesta e animazioni, incentrati sul tema dei diritti legati alla terra. Un evento che propone una selezione di produzioni indipendenti che affronta-no il tema della biodiversità attraverso volti e realtà molteplici e diversificate. Un’opportunità per il pubblico di ap-prezzare nuove realtà, anche attra-verso l’incontro diretto con gli autori dei film. Per maggiori informazioni www.festivaldelleterre.it.

FESTIVAL DELLE TERRE

Dal 16 al 20 maggio, presso il Lingot-to Fiere di Torino, si svolgerà la ven-tiseiesima edizione del “Salone Inter-nazionale del Libro”, la fiera-mercato dedicata agli amanti della letteratura e dei libri. L’evento avrà come temi creatività e innovazione e darà spazio alle produzioni letterarie internaziona-li, in particolare provenienti dal Cile, Paese ospite d’onore dell’edizione. Un’occasione di confronto con i grandi nomi della letteratura del passato e del presente, tra cui spiccano i nomi di Isabel Allende, Luis Sepúlveda e Ja-vier Cercas. Per maggiori informazioni visitate www.salonelibro.it.

SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO

MEDIA

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EVENTSA cura di Anna Moschietto

Trentunesimo appuntamento con il “Bellaria Film Festival”, la kermesse cinematografica dedicata al cinema indipendente di Bellaria Igea Marina, che quest’anno verrà inaugurata il 30 maggio. Quattro giorni di festival in cui verranno presentate le opere di gio-vani cineasti che gareggeranno nelle due sezioni competitive Italia Doc e Radio Doc. Una rassegna che come ogni anno darà spazio al documen-tario e al cinema indipendente, con proiezioni e retrospettive omaggio a registi nazionali e internazionali. Per maggiori informazioni sul program-ma: www.bellariafilmfestival.org.

BFF

Nona edizione per il festival dedica-to alla cinematografia breve “Efebo Corto”, che si svolgerà dal 23 al 26 maggio nella consueta località di Ca-stelvetrano, in provincia di Trapani. L’evento, che si rivolge principalmente ai giovani, ha come obiettivo la divul-gazione della cultura cinematografica e audiovisiva, come mezzo per la cre-scita culturale, sociale e creativa del-le nuove generazioni. Uno strumento di confronto e scambio tra studenti e film makers provenienti da svariate realtà e regioni italiane. Informazioni sul programma dell’evento su www.efebocorto.eu.

EFEBO CORTO

Il 25 e 26 maggio nella località di Vil-lanova d’Albenga, in provincia di Sa-vona, si svolgerà la seconda edizione della “Fiera Internazionale della Musi-ca”. La manifestazione, che ha come obiettivo quello di creare un punto di incontro tra musicisti, appassionati e professionisti del settore musicale, proporrà incontri, dimostrazioni, labo-ratori, workshop, mostre e concerti. Un’occasione per entrare in contatto con diverse realtà legate al business della musica e per conoscere le nuove offerte del settore. Per informazioni visitate il sito www.fimfiera.it.

FIM

A Imperia dal 31 maggio al 2 giugno si svolgerà la dodicesima edizione della “Fiera del Libro”, la rassegna sulla cul-tura mediterranea che quest’anno ha deciso di dedicare la sua attenzione al tema “A-Mare il Benessere Possibile”. Tra gli ospiti che interverranno nelle tre giornate di fiera, alcuni volti noti della televisione italiana, musicisti e autori, tra cui Beppe Bigazzi, Giaco-mo Crosa, Danila Satragno, Lorenzo Amurri e Piero Bianucci, che pren-deranno parte ad incontri, dibattiti e conferenze. Per maggiori informazioni sul programma: www.fieradellibroim-peria.it.

FIERA DEL LIBRO

Dal 31 maggio al 3 giugno, nella splen-dida cornice della città di Cremona, si svolgerà la quarta edizione del festival “Le Corde dell’Anima”, la manifesta-zione che unisce letteratura e musica in un unico e coinvolgente evento. Tra gli ospiti che parteciperanno, alcuni dei protagonisti della scena musicale e letteraria nazionale e internaziona-le, che prenderanno parte a incontri, readings, concerti, spettacoli e ante-prime. Tre giornate di evento ricche di appuntamenti di cui potrete trovare il programma completo sul sito www.lecordedellanima.tree4.it.

LE CORDE DELL’ANIMA

A Foligno dal 22 al 26 maggio si svol-gerà la nona edizione del “Young Jazz Festival”, la rassegna musicale dedica-ta ai giovani talenti del jazz italiano e internazionale. Un evento che si pro-pone di promuovere le nuove genera-zioni di musicisti e le nuove tendenze del jazz contemporaneo. Tra gli artisti che interverranno all’evento i norve-gesi Bjorn Torse, Steinar Raknes, Arve Henriksen, Jan Bang Duo, ma anche Guano Padano, Cristiano Arcelli Quar-tet, Dinamitri Jazz Folklore, Mauro Ot-tolini & Trio Marrano e Jellico. Maggio-ri informazioni su www.youngjazz.it.

YOUNG JAZZ FESTIVAL

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STORIE DI GIOVANI CHE INVESTONO SUL LORO FUTURO

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