a.s. 2014-2015 la grande guerra raccontata dagli … i b lettere dal... · e con questa frase...
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A.S. 2014-2015
LA GRANDE GUERRA
RACCONTATA
DAGLI ALUNNI DELLA PRIMA B
LETTERE DAL FRONTE INTERNO
CONCORSO DI SCRITTURA CREATIVA
“LA VALCUVIA RACCONTA LA GRANDE GUERRA”
PSEUDONIMO: FEDERICA
Luino, 30 Marzo 1917.
Caro papà,
mi manchi molto e vorrei che tu fossi qui per abbracciarti forte. Mi manchi soprattutto oggi perché è il mio compleanno!
Sono andata al nostro nascondiglio segreto, l’albero nel cortile del nonno, dove
avevamo costruito insieme l’altalena. Ti ricordi? Lì ho trovato la nostra cassetta segreta con vicino la sua chiave: ho aperto il bauletto e dentro ho trovato una pigna.
Quando l’ho vista, mi sono ritornati in mente quei momenti in cui scavavo nella terra e ciò che trovavo lo nascondevo dentro la cassetta.
Questa è una foto che ho trovato sempre lì dentro:raffigura tu ed io che ci
abbracciamo. Questa foto ha un valore importantissimo, perché è l’unica, tra le poche che abbiamo, in cui ci siamo solo noi due.
Te la spedisco insieme alla lettera così, quando la guarderai, mi penserai.
Dietro la foto c’è scritta la data del tuo compleanno: 28 febbraio.
Spero che tu riceva la mia lettera e aspetterò con ansia la tua risposta.
Mamma non sta bene: è molto preoccupata per te, per il nostro futuro e per il duro
lavoro che deve affrontare ogni giorno per mantenerci.
Anche la piccola Giorgia chiede sempre di te e, per non farla preoccupare, la mamma ed io inventiamo storie avventurose.
Spero che ritornerai a casa presto sano e salvo.
Ti abbraccio forte,
la tua Alice.
PSEUDONIMO: FEDERICA
Luino, 7 Giugno 1916.
Caro Maurizio,
sono io che ti scrivo, Alice Dellea, la tua maestra delle Elementari!
Ho saputo da poco che sei partito come alpino al fronte e che ti è stato rifiutato un
permesso per tornare a casa, per assistere tua sorella Bruna ricoverata all’ospedale a causa di un brutto male.
Ti scrivo questa lettera dal seminterrato della scuola, dove ho cercato il registro di
classe di ben dieci anni fa, per ritrovare notizie su di te, ma finora non ho avuto
fortuna.
Al suo posto ho trovato un fascicolo di colore verde opaco, molto impolverato, con
scritto il tuo nome: Maurizio Baldi. L’ho aperto e dentro ho trovato una tema di Italiano che risale al 17 settembre 1906. Avevi preso due!
Adesso mi spiace di avertelo dato, avrei dovuto aiutarti di più…
Ho sempre pensato che da bambini troppo vivaci, come te, non avrei mai ottenuto grossi risultati. Che grande sbaglio!
Ti ricordi quella volta che eri finito in punizione per aver messo nella mia borsa un
rospo? Io sì, me lo ricordo benissimo, mi ero spaventata tantissimo, perché, come sai, io ho da sempre una gran paura dei rospi e delle rane.
Il giorno dopo eri arrivato a scuola con le ginocchia blu, la punizione dei tuoi genitori
era stata durissima, più di un’ora in ginocchio sui semi di granoturco, davanti alla
porta di casa, mentre tutti i tuoi fratelli ridevano.
Anche di questo mi dispiace…Ora ti penso con grande affetto, insieme alla maestra Graziella.
Siamo molto orgogliose di te, per la tua forza e il tuo coraggio.
La speranza che tu possa tornare a casa al più presto non ci abbandonerà mai.
Il tuo meraviglioso sorriso deve tornare qui a Luino e riscaldare i nostri cuori affranti dal dolore.
Cari saluti,
la tua affezionata maestra Alice.
PSEUDONIMO: EDVINO
Cremenaga, 8 Settembre 1917.
Caro Daniele,
sono il tuo vecchio maestro Edvino.
Ieri ho visto tua madre al mercato e mi ha detto che ti hanno chiamato al fronte.
Oggi per noi è il primo giorno di scuola e mi è venuto istintivo guardare il tuo vecchio
banco. Nel vederlo, mi si è aperto un mondo di ricordi davanti e mi sono commosso
nel ripensare ai bei momenti passati con te e con i tuoi compagni di classe.
Poi, facendo l’appello, ho notato che un bambino aveva il tuo stesso cognome, Moroni, e con grande sorpresa ti somigliava pure: era il tuo fratello minore Davide!
Dopo il suono della campanella, sono corso subito a casa per cercare i tuoi quaderni e, dopo molta ricerca, sono riuscito a trovare un tuo quaderno, ordinatissimo!
Quando tornerai, io sarò contento di restituirti il tuo quaderno, anche perché serve
più a te che a me, così, nei momenti in cui ti sentirai triste, potrai leggere i bellissimi
e buffissimi racconti che scrivevi per i tuoi compagni di classe.
Tua madre, ogni volta che mi vede, si sfoga… Sta malissimo e soffre molto per la tua
mancanza.
Ti prego, scrivile più spesso per darle tue notizie, perché ogni tua parola le sarà di
conforto e la rassicurerà sulla tua salute.
Ricordati che, oltre a tua madre, ci sono altre centinaia di persone che ti vogliono
bene, tra cui io, tuo padre, i tuoi fratelli, i tuoi nonni, i tuoi zii, i tuoi amici.
Qui ci sono ancora giornate di sole, sebbene l’autunno sia alle porte.
Però non ci sono più giovani in piazza…
Le nostre donne e gli uomini che non sono stati chiamati al fronte mandano avanti a fatica i negozi e le fabbriche.
Infine, volevo anche dirti che il Sindaco ha deciso che, quando sarà finita la guerra,
organizzerà una grande festa in vostro onore.
Mi ha fatto sentire meglio scriverti questa lettera. Ti sento qui in mezzo a tutti noi!
Ci rivedremo presto,
il tuo maestro Edvino.
PSEUDONIMO: MARTA
Luino, 21 Giugno 1916.
Cara Anna,
ti scrivo questa lettera perché questo è un periodo della mia vita non completamente sereno, in cui mi sento estremamente sola.
Provo un senso di malinconia, di tristezza profonda e mi pesa enormemente il fatto di non averti qui, vicino a me, per condividere ciò che provo e quello che penso.
Si sta avvicinando l’estate e lo noto scorgendo, dalla finestra della mia camera,
l’albero di pesco che insieme alla mamma piantammo da piccole. Sai, è quell’albero sotto il quale ci rifugiavamo per raccontarci tutti i nostri segreti!
Si avvicina il tuo compleanno e mi rattrista il fatto di non poterlo trascorrere e condividere insieme, dato che siamo così lontane.
Qui, nel frattempo, le giornate trascorrono sempre allo stesso modo: io vado a scuola
e incontro i miei amici (sai che non passa giorno senza che Claudia e Maria mi
chiedano di te?), mentre mamma e papà passano intere giornate nei campi e tornano
a casa solo la sera esausti.
Tu, invece? Come trascorri le tue giornate? Oltre ad accogliere e curare le persone bisognose, trovi del tempo per dedicarti alla lettura?
Ho sempre ammirato il tuo senso del dovere e il tuo altruismo!
Aspetto ansiosa tue notizie.
Con affetto,
Marta.
PSEUDONIMO: MARTA
Luino, 16 Ottobre 1916.
Caro Giacomo,
ti ricordi di me? Sono la tua vecchia maestra Marta.
Voglio che tu sappia che ho deciso di scriverti questa lettera perché vorrei sapere come stai e perché desidero appoggiarti e sostenerti.
Mi sono giunte notizie del triste destino che ti ha colpito e che sei costretto a sopportare ed accettare…
È ingiusto che, alla tua età, tu debba affrontare una situazione così assurda e ostile,*
ma sono sicura che, con il tuo carattere, riuscirai ad affrontarla e a superarla in modo esemplare.
Quando penso a te, soprattutto in questi giorni di inizio scuola, mi sembra di vederti tra i volti di questi ragazzini!
Mi viene in mente quell’alunno che nella classe era il protagonista per il suo carattere
scherzoso, gentile, giocherellone e coraggioso, ma soprattutto per l’impegno che
metteva sempre nell’affrontare situazioni difficili e per la dolcezza che aveva e che
dimostrava nei confronti dei più deboli.
Rovistando tra le vecchie foto scolastiche, la mia attenzione è stata attirata da una foto in particolare, cioè la prima scattata durante la gita avvenuta dall’altra parte del lago.
Ricordo ancora come eravate entusiasti di trascorrere una giornata diversa in amicizia, tanto che vi sembrava di vivere un’avventura!
E con questa frase chiudo la mia lettera; spero che ti abbia fatto piacere riceverla.
Aspetto ansiosa tue notizie!
Calorosi saluti dalla tua cara maestra Marta.
*censura
PSEUDONIMO: ACHILLE
Luino, 17 Maggio 1916.
Caro Marco,
mi manchi moltissimo!
Amato fratello, oggi è domenica: stamattina sono andato a messa e, finalmente, sono
riuscito a vedere quella ragazza carina che mi piace, Giacomina, facendo un piccolo
foro nel telo che separa le nostre panche, come facevi tu con Maria.
Se tu fossi qui, sarei disposto a darti ben venti lire, pur di farti suonare per la mia Giacomina una serenata!
Quante sere, mentre io annaffiavo il nostro orto, tu hai suonato con maestria per me
la tua chitarra…
Ora, non so se troverò le parole giuste per comunicarti che, purtroppo, la tua amata
Maria non ha saputo aspettarti e si è sposata con Mario, quel codardo che ha corrotto
gli ufficiali per non partire come te al fronte! *
Sono addolorato per te, perché conosco bene i tuoi sentimenti per lei e so che tu, ora,
non puoi fare nulla.
Se ti può essere di conforto, oggi, passando per il bosco, ho visto quella pianta di
nocciole che piantammo io e te tre anni fa: ora ha fatto i germogli e tra un po'
arriveranno le noccioline! Ti aspetterò per mangiarle, perché sono sicuro che tornerai
e troverai la forza di raccontarmi tutto quello strazio che hai subito.
Mi raccomando, mio caro fratello, non farti ammazzare, non attirare l’attenzione dei
cecchini!
Noi qui stiamo tutti bene, sentiamo solo la tua mancanza, in particolar modo la
mamma che spesso piange per te. Nostro padre, poi, ogni volta che ti scrivo, mi dice:
<< Mi raccomando, fai sapere a tuo fratello che sono orgoglioso di lui e che Maria non è l'unica ragazza che c'è al mondo>>. E ha ragione!
Io, per sentirti vicino, sto cercando di imparare a suonare la tua chitarra e, ogni sera, mi sdraio sul tuo letto abbracciando la chitarra e aspetto, aspetto il tuo ritorno.
Tutti ti attendiamo e sono sicuro che, quando arriverai, ci sarà una grande festa.
Caro fratello, voglio infine dirti che tu per me, e non solo per la nostra patria, sei e
sarai per sempre il più grande eroe.
Il tuo Davide.
*censura
PSEUDONIMO: PEPPINO
Voldomino, 15 Maggio 1916.
Mio caro fratello Davide,
ti scrivo da casa. In questo momento sono sdraiato sul tuo letto, che nostra madre ha
sistemato accanto al mio, visto che, di notte, mi agito spesso e ho rischiato parecchie volte di cadere.
Proprio oggi, 15 Maggio, compio 15 anni: quanto vorrei che tu fossi qui con me e con tutti noi per fare festa!
So per certo che nostra madre avrà preparato una buonissima torta, forse proprio la
crostata che a te piace tanto e che hai portato con te il giorno che sei partito per il
fronte.
Ti ricordi quando, insieme, andavamo nel bosco dietro casa a raccogliere le more?
Erano momenti bellissimi e spensierati (potevamo stare da soli a raccontarci i nostri
segreti) e, poi, la mamma preparava qualche vaso di marmellata che mettevamo gelosamente in cantina per l’inverno.
Spero tanto che tu potrai festeggiare con noi il mio prossimo compleanno!
La mamma e nostro padre ti abbracciano forte e ti aspettano a casa.
Con affetto,
tuo fratello Simone.
PSEUDONIMO: ELISABETTA
Luino, 24 Dicembre 1917.
Caro padre,
ci manchi molto e spero che tu stia pensando a tutti noi in questo giorno, visto che è la vigilia di Natale ed è anche il tuo compleanno.
Io, Federico e la mamma siamo molto tristi: ci mancano soprattutto le tue storie
che amavi raccontarci dondolandoti su quell’altalena costruita da te in mezzo al giardino che circonda la nostra casa.
Proprio lì ti stiamo scrivendo, seduti sulla tua altalena.
Adesso il giardino è tutto pieno di neve: dovresti vedere che bello!
Tutti i giorni, appena svegli, ripensiamo a quando, la mattina, svegliavi presto
noi e la mamma per andare nei campi a coltivare o a raccogliere il grano. Quante volte, sfiniti, ci siamo stesi con il naso all’insù ad osservare il cielo e le nuvole!
Ci mancano anche le tue dolci canzoni in dialetto, inventate da te (ti ricordi il
canto “Nonna Rosetta”?), che intonavi sempre mentre tornavamo a casa al
tramonto e anche durante le nostre cene, tutti insieme davanti al camino. Ora Conosci qualche canzone di guerra?
Vorremmo sapere cosa stai facendo in questo momento ed essere al tuo fianco!
Tu sei molto forte, coraggioso, non ti arrendi mai e, per questo, siamo certi che tornerai da questa dolorosa e lunga guerra.
Quando arriverai a casa, ti accoglieremo a braccia aperte, siamo così ansiosi di rivederti!
Un caloroso abbraccio,
i tuoi figli Alessia e Federico.
PSEUDONIMO: CAMILLA
Luino, 5 Giugno 1918.
Cara Martina,
ci manchi molto, soprattutto oggi, perché è il tuo compleanno.
Stamattina il tuo albero di ciliegio ha iniziato a fiorire: che profumo!
Oggi, allora, io e la mamma siamo andate in chiesa per pregare proprio per te; lei ben
presto si è commossa e non ha trattenuto le lacrime, le manchi davvero molto…
Io ho cercato di consolarla, rassicurandola sul tuo ritorno e sono riuscita a
rasserenarla.
Purtroppo ti devo dare una brutta notizia: il nonno Mario, da alcune settimane, ci ha
lasciato. A comunicarcelo è stata la nonna Lina che è disperata. Per questo, la mamma
l’ha convinta a stare per qualche tempo da noi.
È stato un colpo al cuore sentire le sue parole!
Con la mamma mi reco spesso al cimitero e porto sulla sua tomba le margherite, i fiori
che lui amava tanto seminare.
Per riprenderci, pensiamo a te, al tuo ritorno che è ormai vicino: non aspettiamo altro!
Tu, dimmi, come stai?
Come trascorrono le tue giornate?
Le nostre sono assai faticose, ma ormai siamo abituate al duro lavoro.
La mamma è sempre in campagna fino al tramonto, mentre io mi occupo delle capre e
della cura della casa. Alla sera poi ci ritroviamo con altre donne per lavare i nostri
indumenti.
Ricordati che noi ti pensiamo sempre e non ti dimentichiamo mai durante la giornata!
Ti prego, mantieni la tua promessa di tornare presto!
Ormai è trascorso troppo tempo e desideriamo solo riabbracciarti forte.
Con affetto,
tua sorella Carlotta.
PSEUDONIMO: AGATA
Luino, 21 Giugno 1916.
Carissima Marta,
oggi inizia l'estate e mi viene spontaneo, ora che sei lontana e stai coraggiosamente
affrontando come crocerossina gli orrori di questa terribile guerra, pensare a come
questa stagione trascorrerà tanto diversamente dalle allegre e spensierate vacanze che
eravamo solite passare insieme.
Mi ricordo quando, finita la scuola, ci raggiungevi da Monza qui a Luino per
trascorrere sul lago qualche giorno in nostra compagnia: erano momenti speciali in
cui, durante le nostre lunghe passeggiate sul lungolago, scambiavamo tante
confidenze. Parlavamo con tanto entusiasmo dei nostri sogni e dei nostri progetti per
il futuro: il tuo grande desiderio, una volta diventata grande, era di aprire una piccola
pasticceria tanto graziosa, proprio come quella che avevamo visto durante una delle
numerose passeggiate per la città di Luino.
Il mio sogno, invece, era di diventare una maestra: ricordi quando mi scioglievo le
trecce raccogliendomi i capelli in un serio chignon e indossavo gli occhiali da lettura
della mamma atteggiandomi come un'austera insegnante che si aggirava tra i banchi
per controllare i lavori svolti dai bambini?
Penso che entrambe dobbiamo impegnarci a tener fede ai nostri sogni perché, una
volta che sarai tornata a casa, possano realizzarsi.
Poiché durante l'anno avevamo poche occasioni di vederci personalmente, quando ci
trovavamo non smettevamo mai di parlare perché entrambe avevamo molte cose da
raccontarci. Anche la sera, prima di coricarci, le nostre chiacchierate continuavano
sino a che mia madre ci rimproverava dicendo che si era fatto tardi ed era ora di
andare a dormire.
Chissà come trascorrono ora le tue sere? Spero che tu abbia trovato un'amica con cui
chiacchierare e distrarti un po' dopo giornate sicuramente massacranti, anche se spero
che il legame che ci tiene unite rimanga sempre unico e insostituibile.
Immagino che le tue giornate siano molto intense, impegnata a curare i nostri poveri,
ma valorosi soldati che ogni giorno rimangono feriti durante questo interminabile
conflitto. A questo proposito ho appreso con grande dispiacere che Giacomo, il mio
vicino di casa per il quale mi avevi rivelato di provare una tenera simpatia, ha subito
l'amputazione di una gamba che era rimasta martoriata a seguito dello scoppio di una
granata. Povero Giacomo, era così allegro e pieno di vita ed ora tornerà a casa
menomato per sempre! In ogni caso suo padre mi ha riferito che, anche dopo questa
tremenda disgrazia, il suo figliolo si ritiene fortunato per essere ancora vivo poiché a
seguito dello scoppio di questo ordigno, molti suoi compagni hanno perso la vita.
Ti ammiro molto per questa tua scelta molto coraggiosa che hai intrapreso e, se fossi
un po' più grande, mi piacerebbe essere lì, al tuo fianco, per darti un aiuto.
A volte mi sento un po' inutile e, anche se cerco di svolgere le mie mansioni domestiche
ed impegnarmi a fondo nello studio, vorrei partecipare più attivamente e
concretamente per aiutare i soldati al fronte.
In ogni caso mi colpisce molto pensare che nell'esercito siano arruolati molti giovani
che hanno solo qualche anno più di me... Anche da Luino numerosi ragazzi sono partiti
per il fronte e spero che tutti loro possano tornare nelle proprie case sani e salvi.
Ogni sera prego per tutti coloro che, purtroppo, sono in guerra, lontani dalla loro casa
e dai loro affetti e, soprattutto prego per te!
Non desidero altro che vederti presto e riabbracciarti quanto prima.
Appena puoi, scrivimi una lettera con tue notizie dal fronte.
Con immenso affetto,
la tua carissima cuginetta Agata.
PSEUDONIMO: AGATA
Luino, 12 Ottobre 1917.
Carissimo Primo,
chi ti scrive questa lettera è la signorina Olivia Torre, che fu per cinque anni la tua
maestra delle elementari.
Ho appreso la notizia della tua partenza per il fronte quando sono tornata a Luino per
far visita ai miei anziani genitori. Infatti, come ricorderai, mi sono trasferita da ormai
dodici anni a Torino per motivi di lavoro.
Ricordo ancora il tuo sguardo smarrito quando ti presentasti all'ingresso della scuola
il primo giorno delle elementari: con la tua manina paffuta stringevi forte la mano
della tua mamma che ti accompagnò fino al cancello e, dopo averti dato un bacio sulla
fronte, ti invitò ad entrare. Avevi gli occhi lucidi ma, come un vero ometto, riuscisti a
trattenere le lacrime.
Ti confesso una cosa: quel giorno anch'io ero molto agiata e nervosa poiché anche per
me si trattava del primo giorno di scuola... come insegnante.
Pur ostentando sicurezza e dispensando sorrisi ai bambini per farli sentire tranquilli e
a loro agio, dentro di me ero molto nervosa e agitata, poi, con il passare dei giorni e
delle settimane, tutto andò per il meglio: tu ed i tuoi compagni vi dimostravate bravi
scolari con tanta curiosità e voglia di apprendere ed io mi sentivo sempre più sicura e
serena nel mio ruolo di insegnante.
Scelsi il mio lavoro perché ho sempre adorato i bambini e l'ho sempre svolto con tanta
passione, consapevole del fatto che una buona istruzione è fondamentale per il futuro
delle generazioni.
Con tanto impegno e tanta dedizione mi dedicai ad insegnarvi a scrivere in bella
calligrafia, impugnando il pennino nella maniera corretta, e quante macchie
d'inchiostro sgocciolavano sulle pagine immacolate dei vostri quaderni!
Ora rabbrividisco pensando che c'è chi sta insegnando a te ed a tanti tuoi coetanei ad
imbracciare il fucile e che ogni giorno si riversa sul terreno il sangue di molti giovani
che combattono al fronte.
Poiché non vedo te ed i tuoi compagni da molti anni e l'ultima immagine che ho di voi
è quando ci salutammo l'ultimo giorno di scuola della quinta elementare, nella mia
immaginazione a volte mi sembra di vedere quegli stessi bambini con tanto di divisa
ed un fucile più grande di loro appostati nelle polverose trincee che soffrono freddo e
fame sopravvivendo in condizioni disumane.
Ragionando, poi, ricordo che sei ormai un forte e giovane uomo che sta affrontando
con coraggio questa tragica esperienza, ma che sicuramente tiene sempre vivi dentro
di sé i sani principi e gli ideali che ho sempre cercato di trasmettergli.
La guerra e le privazioni possono avvilire gli uomini nel corpo e nello spirito, ma tutti
devono sforzarsi di non abbattersi: per questo, caro Primo, ti dico con tutto il cuore di
non scoraggiarti mai perché quando questa folle guerra* terminerà tu possa
riprendere nelle tue mani quel futuro che iniziasti a costruire quando varcasti per la
PSEUDONIMO: ANNA
Luino, 17 Aprile 1916.
Cara Carlotta,
mi manchi molto.
Mi ricordo la nostra ultima giornata passata insieme; era il mese di agosto e
passeggiavamo lungo il Margorabbia e poi correvamo a piedi nudi nel prato, in cui
sbocciavano quei fiorellini gialli che noi chiamavamo “bottoncini dorati”. Te lo
ricordi?
E poi mi viene in mente quell’ enorme cespuglio di more nel campo della grande
quercia; raccoglievi le more e le mettevi nel tuo grembiule ed insieme ci sedevamo
all’ombra mangiando, ridendo e scherzando. I tuoi occhi erano davvero felici!
Qualche mese dopo sei diventata una crocerossina e sei partita. Mi avevi detto che
volevi essere utile alla patria e così hai fatto. Ma cosa fai oggi? Cosa vedono ora i
tuoi occhi? Vedono i soldati soffrire?
Qui la scuola continua. Il professore d’Italiano è stato chiamato al fronte un mese fa
e, al suo posto, è arrivata una giovane suora, ma non mi piace studiare con lei!
Mamma mi dice di avere pazienza.
Ti svelo un segreto: la mamma ti sta facendo un maglione per quando tornerai!
Papà ogni giorno va al lavoro alla posta, ma ha sempre l’aria triste; è il primo a
leggere le lettere e le cartoline che arrivano dal fronte. Ma la cosa che lo rattrista di
più è l’arrivo dei telegrammi che annunciano i morti, come quello che è arrivato
l’altro ieri indirizzato ai genitori di Luigi. Sul telegramma poche parole: “Soldato
Luigi Colombo caduto ieri mentre valorosamente respingeva nemico STOP”.
Scrivigli e dagli tue notizie.
Inoltre, alla messa della domenica, rimangono vuote tante panche; il nostro parroco,
don Gianfranco, si è offerto di fare il cappelano e benedire i soldati al fronte e svolge
la messa il vice-parroco aiutato da un gruppo di chierichetti.
Oggi, dopo la scuola, sono tornata nel campo della grande quercia, ma il cespuglio
era spoglio; è aprile ma fa ancora molto freddo. La natura sta appena rinverdendo.
In questi giorni tira un vento molto forte e il lago è agitato e scuro.
Mi sono seduta sull’erba, mi sono guardata attorno e mi sono sentita veramente sola.
Torna presto!
Con tanto affetto,
la tua sorellina Anna.
PSEUDONIMO: ANNA
Luino, 17 Aprile 1916.
Cara Carlotta,
mi manchi molto.
Mi ricordo la nostra ultima giornata passata insieme; era il mese di agosto e
passeggiavamo lungo il Margorabbia e poi correvamo a piedi nudi nel prato, in cui
sbocciavano quei fiorellini gialli che noi chiamavamo “bottoncini dorati”.
Te lo ricordi?
E poi mi viene in mente quell’ enorme cespuglio di more nel campo della grande
quercia; raccoglievi le more e le mettevi nel tuo grembiule ed insieme ci sedevamo
all’ombra mangiando, ridendo e scherzando. I tuoi occhi erano davvero felici!
Qualche mese dopo sei diventata una crocerossina e sei partita. Mi avevi detto che
volevi essere utile alla patria e così hai fatto. Ma cosa fai oggi? Cosa vedono ora i tuoi
occhi? Vedono i soldati soffrire?
Qui la scuola continua. Il professore d’Italiano è stato chiamato al fronte un mese fa
e, al suo posto, è arrivata una giovane suora, ma non mi piace studiare con lei! Mamma
mi dice di avere pazienza.
Ti svelo un segreto: la mamma ti sta facendo un maglione per quando tornerai!
Papà ogni giorno va al lavoro alla posta, ma ha sempre l’aria triste; è il primo a
leggere le lettere e le cartoline che arrivano dal fronte. Ma la cosa che lo rattrista di
più è l’arrivo dei telegrammi che annunciano i morti, come quello che è arrivato l’altro
ieri indirizzato ai genitori di Luigi. Sul telegramma poche parole: “Soldato Luigi
Colombo caduto ieri mentre valorosamente respingeva nemico STOP”. Scrivigli e
dagli tue notizie.
Inoltre, alla messa della domenica, rimangono vuote tante panche; il nostro parroco,
don Gianfranco, si è offerto di fare il cappellano e benedire i soldati al fronte e svolge
la messa il vice-parroco aiutato da un gruppo di chierichetti.
Oggi, dopo la scuola, sono tornata nel campo della grande quercia, ma il cespuglio
era spoglio; è aprile ma fa ancora molto freddo. La natura sta appena rinverdendo. In
questi giorni tira un vento molto forte e il lago è agitato e scuro.
Mi sono seduta sull’erba, mi sono guardata attorno e mi sono sentita veramente sola.
Torna presto!
Con tanto affetto,
la tua sorellina Anna.
PSEUDONIMO: SERENA
Luino, 27 Maggio 1916.
Cara Chiara,
mi manchi molto, specialmente oggi che il tuo ciliegio ha dato i primi frutti.
Ricordo che tu, lo scorso anno, studiavi sotto il tuo albero per diventare maestra e,
ogni tanto, quando ti veniva fame, prendevi una ciliegia e la mangiavi.
Ti prometto che conserveremo per te le ciliegie: di nascosto, il nonno ne metterà un po’
sotto spirito per te! *
Ricordi il tema per cui mi ero preparata tanto? Volevo dirti che ho preso un otto! Spero
che tu possa essere fiera di me. Tu eri bravissima a scuola, per cui non mi sorprese il
fatto che tu volessi insegnare ai bambini.
Vorrei che tu fossi qui per sentirti suonare il pianoforte: anch’io mi sono esercitata, su
tutti gli esercizi che mi hai lasciato prima di partire e, ora, li riesco a suonare molto
bene. A proposito di musica, sai che qualche sera fa Giacomo, il ragazzo di cui ti
parlavo, mi ha cantato una serenata molto melodiosa? Quando ha finito, io ho
applaudito e lui mi ha teneramente salutato.
A Messa, domenica scorsa, mi sono seduta vicino al tendone che ci divide dagli uomini:
ho riconosciuto Giacomo, era seduto di fianco a me!
Poi, all’uscita dalla Messa, nostra madre e la sua si sono fermate a discutere e noi
abbiamo avuto modo di parlare di molte cose…
Sai che posso rivelare solo a te certi segreti! Se ne parlassi con nostra madre, lei
rimarrebbe scandalizzata e replicherebbe che sono ancora troppo giovane e, se
chiedessi consiglio a qualche amica, per gelosia forse, mi direbbe qualche sciocchezza.
Quando sei partita Stella, la nostra cavalla, aspettava un puledro. Ebbene, ha partorito
Giovedì! Pensavamo di chiamarlo Fulmine, perché, appena è riuscito a reggersi sulle
zampe, ha cominciato a correre per il prato!
Dimmi se ti piace questo nome.
Il veterinario ha detto che Fulmine è in buona salute e che da grande potrebbe
diventare un buon cavallo da parata. Chissà se, una volta vinta la guerra, sfilerà qui
a Luino insieme ai nostri soldati!
Ho provato a fare uno schizzo del puledrino e, visto che mi è venuto molto bene, lo
accompagno alla lettera. Come potrai notare, sto continuando a prendere lezioni di
disegno e sto migliorando visibilmente.
Spero che questa lettera possa distrarti da ciò che di brutto stai vivendo al fronte…
Io non riuscirei, come te, a soccorrere così tanti uomini feriti brutalmente dal fuoco
nemico.
Mandami tue notizie!
Spero di rivederti presto,
la tua Serena.
*censura
PSEUDONIMO: CARLA
Luino, 30 Agosto 1916.
Cara Stefania,
ti scrivo perché, da quando sei partita per la guerra per fare la crocerossina, mi manchi
moltissimo. Soprattutto oggi che è il tuo compleanno…
Ricordo ancora l’ultimo compleanno che abbiamo trascorso insieme: avevamo
organizzato insieme la festa! Spero che quando tornerai, ne faremo una stupenda, come
quelle degli anni passati, in cui si mangiavano mestoli di polenta e si ballava con le
fanciulle del quartiere.
La nostra stanza, che abbiamo a lungo condiviso, è ormai trascurata: manchi proprio
tu … sei sempre riuscita a tenerla in ordine e pulita!
A volte, mi piacerebbe essere lì con te per farti compagnia ed anche per aiutarti a
curare i numerosi soldati feriti.
La mamma, quando pensa a te, si mette spesso a piangere ed io e nostro padre, pur
essendo lì, non riusciamo a consolarla.
Speriamo che tu possa tornare presto, lo spero soprattutto io!
Ricorda che noi tutti siamo lì con te, anche se sei lontana da casa.
Un incoraggiamento anche dalla nonna che, come te, ha fatto la crocerossina.
Un grande abbraccio,
tua sorella Alessia.
SANDRO D’ONCHIA
PSEUDONIMO: ETTORE
Luino, 23 Giugno 1916.
Caro Primo,
sono tuo fratello Marco. Come stai?
Adesso sono di fronte al fiume, dove tu ed io pescavamo sempre.
Ti ricordi quando abbiamo pescato quel luccio che abbiamo fritto e mangiato insieme
ai nostri amici?
Qui nostra madre continua a piangere per te e a fissare quel quadretto sul comodino
che ci ritrae dopo aver pescato il nostro primo pesce.
Nostro padre e anch’io siamo molto fieri del dovere che stai compiendo!
In casa si sente molto la tua assenza…tutti noi ci chiediamo sempre come tu stia
davvero in trincea.
Sto ancora aspettando una tua lettera, la attendo da mesi, sperando che non ti sia
accaduto nulla di grave.
Ti supplico di mandarmi tue notizie,
tuo fratello Marco.
PSEUDONIMO: PASQUALE
Luino 24 Ottobre 1916.
Caro Giacomo, fratello mio,
anche oggi hai sentito solo spari e visto compagni e nemici morire sotto i colpi delle
mitragliatrici? *
È straziante, non ce la faccio più ad aspettarti!
Per non pensare al conflitto, ricordo i bei momenti passati insieme, a quando
suonavamo e cantavamo canzoni dalle melodie stupende o giocavamo a nascondino
nel parco per poi rincorrerci intorno allo stagno.
Ora, invece, tu puoi sentire solo il frastuono delle bombe ed io il silenzio della tua
mancanza…
Un tempo, tu ed io amavamo sfidarci a scacchi: adesso la tua partita è ben diversa,
perché, se perderai, non potrai più chiedere la rivincita, perderai la vita!
Ci è pure sempre piaciuto fare delle gare di corsa e anche ora corri, ma se arriverai
per ultimo non ti daranno alcun premio di consolazione… non è così?
Quel mondo è contrario al nostro: tutto è crudele e ingiusto! *
Potevi forse opporti ai generali? No e non l’hai fatto per un profondo amore verso la
nostra patria e per sete di giustizia!
Dimmi: hai stretto nuove amicizie?
Tutta la famiglia ti abbraccia, in particolar modo nostra madre.
Tuo fratello Pasquale.
*censurato
PSEUDONIMO: PASQUALE
12 Novembre 1916.
Caro Giacomo,
sono il tuo maestro Pasquale. Ti ricordi di me, vero? Ero molto severo con te!
Da poco ho saputo della tua partenza al fronte e ti assicuro che questo fatto mi ha
rattristato molto. Combattere per la Patria e per la tua famiglia è un gesto nobile e
coraggioso, ma nello stesso tempo rischioso e doloroso.
Alle elementari non eri un bambino molto disciplinato e combinavi spesso dei pasticci.
Quando ne facevi una delle tue, mi arrabbiavo molto e ti tiravo due bacchettate sulle
mani. Tu soffrivi in silenzio, perché sapevi di essertelo meritato, ma dopo pochi giorni
ci ricascavi!
Una volta, giocando a nascondino, ti eri infilato nell’armadio dietro la cattedra e, devo
ammettere, che me ne sarei mai accorto se non fosse stato per quello starnuto!
Ricordo pure di quella volta in cui, per cinque lire, liberasti di nascosto dei lombrichi
che, strisciando, erano arrivati davanti alla tua compagna Margherita. Terrorizzata,
richiamò la mia attenzione con un urlo e, vedendoti ridere, intuii che eri ancora tu il
colpevole.
Nelle verifiche eri abbastanza bravo, tranne in Matematica: confondevi sempre le
addizioni con le sottrazioni!
Ora ti confido che mi sei sempre stato simpatico e ho sempre apprezzato la tua vitalità
e la tua generosità nei confronti dei tuoi compagni.
Tutti qua parlano della tua partenza… Io spero che questa guerra termini presto, in
modo da poterti vedere di nuovo a casa tra i tuoi cari.
Tuo padre è molto fiero di te, mentre tua madre piange spesso. Tuo fratello Aldo ti
considera un eroe e in classe ha fatto un disegno di te vestito da soldato.
Sei partito tra i primi e mi auguro che tornerai tra i primi!
Voglio che tu sappia che ti sono particolarmente vicino in questo momento.
Per qualsiasi necessità non esitare a scrivermi!
Con affetto,
il tuo vecchio maestro Pasquale.
PSEUDONIMO: EDVINO
Cremenaga, 22 Maggio 1916.
Caro Davide,
ormai è già quasi un anno che non ci sentiamo. Perché non scrivi?
Ti è accaduto forse qualcosa di grave?
Ti scrivo perché volevo farti gli auguri per il tuo ventunesimo compleanno e mi dispiace molto che non lo puoi festeggiare con noi.
Ieri sera, mentre riordinavo la tua camera come piace a te, ti ho pensato molto.
Nel sistemarla, mi è caduto l’occhio sul tuo letto, ormai vuoto da quasi un anno…
Poi, ho guardato a lungo l’unica foto di noi due posta sul comodino: era il tuo sedicesimo compleanno, come eri allegro!
Ti ricordi? Che festa meravigliosa! La festa più bella che abbia mai visto. I momenti
più divertenti sono stati quando tra amici ci siamo presi a secchiate d’acqua e quando
Mario, come al solito un po’ ubriaco, ha sbattuto la testa contro un albero, cadendo, e noi gli abbiamo ricoperto la faccia con la crema della torta!
Al tuo ritorno saremo pronti a farti una grande festa.
Mi ha fatto sentire meglio scriverti questa lettera: ti sento più vicino a me.
Un abbraccio,
tuo fratello Massimiliano.
PSEUDONIMO: GIUSTINO
Luino, 17 Gennaio 1916.
Caro Giovanni,
sono il tuo amico Francesco e ti scrivo per sapere come stai, visto che non ci vediamo ormai da più di sei mesi, da quando sei partito al fronte per combattere.
Ho saputo che hai eroicamente rischiato di morire per una pallottola alla gamba… Come ti senti ora? Sei in un ospedale o sei tornato in trincea?
Io e la tua famiglia ti stiamo aspettando impazienti, per poterti riabbracciare. Io,
inoltre, vorrei tanto scambiare con te confidenze.
Ricordi il tuo cagnolino? Quando sei partito era un cucciolo, mentre adesso è un bel
cagnolone che, appena sente pronunciare il tuo nome, corre davanti alla porta e aspetta il tuo ritorno.
Anche io, finché non ti vedrò, sarò sempre in pensiero per te!
Ti saluto con affetto e spero di aver presto tue notizie,
il tuo amico Francesco.
PSEUDONIMO: ANTONIO
Luino, 15 Aprile 1916.
Mio caro fratello,
è già un anno che sei lontano da casa; qui siamo tutti in ansia perché è da tanto tempo che non riceviamo tue lettere.
Nostra madre qualche volta piange, mentre nostro padre cerca di trattenersi.
Domani sarà il mio diciottesimo compleanno.
Fratello mio, speriamo che la guerra finisca presto!
Qualche giorno fa mi hanno comunicato che devo prepararmi per partire al fronte: ho paura, ma sono pronto anch’io a servire la patria con la vita!
Ho sistemato la nostra stanza e ho contemplato a lungo il tuo dipinto sullo scaffale,
che ritrae tutti noi sotto il melo. Ricordi? Proprio quel melo che nostro padre piantò quanto tu nascesti.
In questi giorni è fiorito ed il prato è coperto dai suoi petali.
Ci manchi tanto.
Ti vogliamo bene.
Con affetto,
Antonio.
PSEUDONIMO: LAURA
Luino, 12 Agosto 1918.
Cara Lara,
ci manchi molto.
Chissà cosa starai facendo in questo momento, quanti morti starai vedendo, quanti
feriti, pur non avendo esperienza, starai curando e quanto starai penando!
Anche noi stiamo soffrendo molto. Tu sei troppo lontana da noi e non possiamo più
godere di quel dolcissimo sorriso che avevi ogni giorno sul viso.
Eri sempre felice: i tuoi occhi erano pieni di gioia. E adesso? Hai ancora gli occhi pieni di gioia? C’è ancora il tuo sorriso?
È un dolore insopportabile non averti qui, non sentire più la tua dolce voce, non poterti consolare nei momenti difficili.
Immagino che anche noi ti manchiamo molto…
Mi spiace tanto che, in un momento così drammatico per la storia del nostro Paese, io non ti possa aiutare, proprio io che sono tua madre!
Mi ricordo quando avevi sette anni e già ti piaceva giocare a fare la mamma: hai lasciato un vuoto incolmabile nel mio cuore che nessuno, a parte te, riuscirà a colmare.
Tuo padre è molto orgoglioso di te, anche se anche a lui manchi. La piccola Sara è
spesso di malumore, perché non sei più con lei e non sa con chi giocare. Luisa, poi, è
disperata: il suo fidanzamento con Marco si è interrotto inaspettatamente perché lui
l’ha tradita con Marta e vorrebbe tanto il tuo appoggio. Infine, il tuo caro fratello Giacomo è avvilito, ma crede molto in te e sa che riuscirai a resistere.
Ricorda che tutti noi crediamo in te e, anche se non siamo dove sei tu, ti stiamo vicino,
nel profondo del tuo cuore. Non dimenticare: tu riuscirai a sopravvivere a tutto questo e tornerai a casa, accolta dal nostro caldo abbraccio.
Un bacio,
la tua mamma e la tua famiglia.
PSEUDONIMO: SARA
Luino, 5 Luglio 1916.
Cara Elisa,
mi manchi molto, soprattutto oggi che è il nostro compleanno.
Questa mattina, guardando fuori dalla finestra della mia stanza, ho osservato i due alberi che noi, sette anni fa e proprio in questo giorno speciale, piantammo insieme.
Ci regalarono queste due piante i nostri genitori e noi le andammo a interrare al centro del nostro giardino, l’una accanto all’altra.
Dopo quattro anni, le piante, ormai cresciute, iniziarono ad incontrarsi e i loro rami
si intrecciarono, formando un tetto di foglie. Tu, allora, mi dicesti che quelle due piante
erano come noi due: sempre unite!
Non puoi immaginare quanto manchi a tutti noi…
Nostra madre piange tutti i giorni, perché dispera che ti possa accadere qualcosa,
mentre nostro padre prova a consolarla, suonando col mandolino quelle stesse canzoni che improvvisava per noi quando, ancora piccole, avevamo paura del temporale.
Dalla tua ultima lettera abbiamo compreso quanto sia duro quello che voi crocerossine state facendo ed anche subendo.
Ricordo che tu ami molto disegnare, allora, oggi, sono entrata nella tua stanza e ho aperto il mobiletto al cui interno tu custodisci tutti i tuoi stupendi disegni.
Avevo già visto i tuoi disegni, tranne uno: quello in cui tu ed io, sotto i nostri alberi
dormiamo abbracciate. Dietro al foglio ho rinvenuto un tuo commento che dice così:
“Cara sorellina, ti voglio molto bene. Non è vero che sei fastidiosa! La mia vita senza di te non avrebbe senso. Io e te siamo gli alberi del nostro giardino”.
Mi sono commossa moltissimo!
Dopo ho guardato la tua scrivania e ho ritrovato i tuoi enormi libri ancora aperti. Ho
pensato a te che studiavi tantissimo, tutti i giorni, per prepararti agli esami che avresti dovuto sostenere a breve.
Ai piedi della scrivania ho visto una scatola: l’ho aperta e all’interno ho trovato molti
fogli, su cui vi erano scritte storie bellissime. Leggendole, mi è sembrato di averle già
ascoltate e, infatti, mi sono ricordata che erano le storie che mi raccontavi quando ero piccola.
So che tornerai a casa presto, stai tranquilla!
Mi farebbe molto piacere se tu mi rispondessi in fretta.
Buona fortuna,
la tua sorellina Sara.
PSEUDONIMO: MARIA
Luino, 20 Gennaio 1917.
Mio caro papà Salvatore,
oggi la mamma ha cucinato il tuo dolce preferito: la torta alle mele! Mi dispiace che tu non sia qui con noi ad assaggiarlo…
Mi è venuto così in mente quando l’estate scorsa, al lago, avevi portato una fetta di
quella buonissima torta e, dato che ti piace così tanto, non avevi voluto condividerla con nessuno.
Quanti tuffi poi mi facevi fare in acqua ed io, per obbligarti ad entrare ti bagnavo apposta!
Ora, cosa stai facendo lì al fronte?
La mamma mi riferisce le notizie che sono sul giornale, ovvero che la guerra sta
andando bene, ma tu … è da tanto che non ti fai sentire!
Tutti i giorni guardo fuori dalla finestra aspettando che arrivi.
Mi manchi molto,
la tua figlioletta Eleonora.
PSEUDONIMO: GIOVANNI
Luino, 21 luglio 1918.
Caro zio Marco,
questa mattina mi sono svegliato e ho pensato subito a te, perché è il tuo anniversario di matrimonio: quattro anni!
Ho ripensato a tutte le feste in cui ci divertivamo tantissimo a colpire barattoli, anche
se, una volta, con i sassi, ho rotto il vetro dell’osteria del nostro caro amico Roberto. Per fortuna è una persona mite e paziente e non si è arrabbiato con me!
Mi manchi veramente tanto: sono tre anni che non ti vedo…sono e tutti noi siamo sconvolti!
Zia Federica è disperata e teme per te.
Tuo padre, inoltre, stenta a vivere, da quando è stato licenziato sul posto di lavoro a
causa di un infortunio.
Mi sono reso conto che tu, in ogni situazione, sei sempre riuscito a trovare il lato
positivo. Questa volta, però, ci riuscirai?
Fin dal primo giorno della tua partenza ho pensato che saresti tornato presto, ma non
è stato così! Che sciocchi a credere che questo conflitto sarebbe durato poco!
Qui a Luino è esplosa l’estate, c’è un sole caldo e tutti sognano di stare al lago o a
passeggio, anziché lavorare senza sosta nei campi e in fabbrica!
Spero che mi risponderai presto e che tu possa tornare sano e salvo dalla guerra.
Un saluto,
il tuo nipote Giovanni.
PSEUDONIMO: ISABELLA
Luino, 17 Aprile 1916.
Cara Serena,
ci manchi moltissimo, soprattutto oggi che la primavera si fa viva e i campi di
granoturco si riempiono di meravigliosi fiorellini gialli, rossi e arancioni.
Questa mattina, dopo aver aperto il cancelletto davanti a casa, abbiamo visto il tuo
bellissimo melo che, finalmente, ha fatto i primi fiori.
Anche dal salotto e dalla tua camera si vedono le sue foglie verdissime e i suoi
meravigliosi fiori bianchi, che ci fanno ripensare ai tempi in cui, da piccole, ci
appoggiavamo al suo tronco robusto e tu ci raccontavi delle storielle avventurose.
Quando sei partita, quell’albero era lì in giardino simile ad un pezzo di legno senza
vita piantato nel terreno, mentre ora sta fiorendo e, tra circa due mesi, potremo mangiare i suoi buonissimi frutti.
Ma tu, ora, dove sei? Anche da te è già arrivata la primavera? Intorno a te, esistono ancora campi fioriti o si sono trasformati in campi improvvisati?
Ci manca moltissimo la tua voce allegra e spensierata, ma allo stesso tempo siamo
fiere di te, per la coraggiosa scelta che hai fatto.
Pensa anche tu un po’ a noi e, se sei in difficoltà, non esitare a scriverci.
Ti abbiamo scritto per farti sentire il nostro affetto e perché vogliamo sostenerti in
questa tua decisione coraggiosa.
Ti raccomandiamo di non scoraggiarti!
Tanti baci e infiniti abbracci,
le tue care sorelle Chiara e Isabella.
PSEUDONIMO: MATTIA
Luino, 8 Febbraio 1916.
Caro Alessandro,
ti ricordi di me? Sono il maestro Mattia Sartorio.
Sono già passati diversi mesi da quando sei partito per il fronte e ho saputo dai tuoi genitori che sei stato ferito al braccio destro e ora non riesci più a muoverlo…
Mi ricordo ancora quando scrivevi lunghi temi sulle tue fantasie!
Oggi, in una vecchia cartelletta, ho trovato un tuo scritto che parlava di pace e
felicità; ora sei sotto le bombe e gli spari e ciò mi rattrista molto.
Ho saputo che tuo fratello Giuseppe è stato ferito gravemente e non è sopravvissuto. Non trovo parole per consolarti.
Qui in paese, non ci sono più ragazzi della tua età, ma solo anziani, donne e bambini.
Tua madre mi ha detto che gli manchi molto.
Ogni volta che la vado a trovare, lei mi racconta di quando entravi in casa con le
ginocchia sbucciate per le cadute che facevi mentre giocavi con i tuoi coetanei a
nascondino fra i boschi. Appena finisce di parlare si mette a piangere e tuo padre cerca di calmarla.
Tuo padre è molto orgoglioso di te, ma ora che sei ferito, ti vorrebbe presto a casa.
Anch’io spero che tu possa tornare tra noi!
Il tuo vecchio maestro Mattia.
PSEUDONIMO: GIUSTINO
Luino, 18 Maggio 1916.
Caro Giovanni,
sono io, il tuo amico Giustino, e ti scrivo in quanto ho saputo della tua partenza per la
guerra!
Oggi sono andato al mercato e ho incontrato i genitori di Roberto, il nostro vecchio
compagno di scuola, e mi hanno detto che gli è stata amputata una gamba in quanto
gli hanno sparato.
Volevo chiederti come stai e se ti hanno dato uno di quei permessi che danno ai soldati
valorosi come te.
Hai avuto modo di incontrarti con mio fratello? Anche lui è partito per la guerra da
quasi un anno e non abbiamo più sue notizie…
Io e la mia famiglia siamo in pensiero per lui e pensiamo che sia morto!
Ti ricordi la tua amica Francesca? Adesso è venuta ad aiutarvi, è una crocerossina.
Fra due mesi verrò anch’ io a combattere per il nostro Paese; mentre aspetto cerco di
dare aiuto alla mia famiglia nei campi.
Sento la tua mancanza.
Ricordi l'escursione che abbiamo fatto insieme su in montagna?
Ci siamo rimasti una settimana per osservare gli stambecchi e, proprio quando
pensavamo di non vederne nessuno, ecco comparire dietro di noi un grosso stambecco!
Giovanni, spero che tu possa leggere questa lettera, perché la tua famiglia è molto
preoccupata, in quanto non ti sente da tantissimo tempo…
Ora devo andare a lavorare.
Tanti saluti,
il tuo amico Giustino.
PSEUDONIMO: OLIVIA
Voldomino, 7 Giugno 1916.
Caro Giuseppe, ti ricordi di me? Sono la tua vecchia insegnante, Giuseppina.
Sono appena ritornata in paese e ci tenevo a dirti che ho incontrato i tuoi genitori al
mercato di Luino e abbiamo parlato un po’ dei bei vecchi tempi.
Mi hanno raccontato che tu e Carlo siete partiti al fronte.
Immagino che sarà difficile per dei ragazzi come voi passare da una matita in mano a
una mitragliatrice!
Mi hanno detto pure che tu hai chiesto un permesso speciale al tuo superiore per
tornare a casa, ma che saranno poche le probabilità di ottenerlo.
Volevo ricordarti che oggi la tua sorellina riceverà la sua prima pagella; mi sono
accorta che ha i tuoi stessi voti, eccetto in disegno e in comportamento!
Sinceramente lei è meno scherzosa di te a scuola!
Racconta sempre di te e che tornerai vittorioso. Non aspetta altro che abbracciarti.
Se questo ti potesse strappare un sorriso, mi ricordo ancora di quella volta che avevi
preso un’insufficienza e che ti mettesti a piangere in classe. Tuo cugino Carlo ti venne
a consolare, si sa che anche lui è un bravo ragazzo!
Un caro saluto a te e a Carlo.
Buona fortuna,
la tua maestra Giuseppina.