asimmetrie informative e moral azzard
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Asimmetrie informative e moral azzard
Prof. Giuseppe Rose (Ph.D., M.Sc., University of London)�
Università degli Studi della Calabria
Politica Economica
Corso di Laurea in Economia Aziendale
Corso di Laurea Magistrale in Economia Aziendale
a.a. 2019 - 2020
In questa parte del corso iniziamo a studiare le asimmetrie informative
e come queste possono condurre ad un fallimento di mercato. In pratica,
prima vedremo come si de�nisce una asimmetria informativa e faremo degli
esempi semplici di fallimento di mercato. Successivamente, vedremo un caso
interessante di asimmetria informativa e fallimento di mercato noto come
problema dei salari di e¢ cienza, o modello dell�ozio (Shapiro e Stiglitz, 1984).
�Università della Calabria, Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza; E-mail : [email protected]; Homepage: www.ecostat.unical.it/Rose. Tel. 0984-492446.
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1 Asimmetrie Informative
L�informazione è completa quando tutti gli agenti coinvolti in un processo
di interazione sono a conoscenza di tutti gli elementi rilevanti in tale processo
e tutti gli agenti sanno che tutti sono a conoscenza di tali elementi e tutti
sanno che tutti sanno che tutti sono a conoscenza e così via per in�niti stadi
di conoscenza.
L�informazione è incompleta se uno stesso attributo di diversi agenti non
è noto agli altri agenti. Ad esempio in una contrattazione l�acquirente non
conosce il valore che il venditore da ad un bene ed il venditore non conosce il
valore che l�acquirente da ad un bene. Entrambi gli agenti sanno che l�altro
non conosce e sanno che l�altro sa che loro non conoscono ecc.
L�informazione è asimmetrica quando una caratteristica rilevante in un
processo di interazione è nota solo ad una agente economico ed è ignota agli
altri agenti economici. L�agente che possiede tale informazione sa che gli altri
non la conoscono e gli altri sanno che lui sa che loro non sanno e così via.
Che cosa comporta l�informazione incompleta?
Che cosa comporta l�informazione asimmetrica?
Intuitivamente, il primo ed il secondo teorema dell�economia del benessere
sanciscono in sostanza l�e¢ cienza Paretiana dell�equilibrio che si raggiunge
2
in una economia di mercato. Tali teoremi si basano, tra l�altro, sull�ipotesi
che l�informazione sia completa. Quando l�informazione è incompleta o asim-
metrica l�e¢ cienza dell�economia di mercato sparisce e può essere necessario
l�intervento pubblico.
Qui focalizzeremo l�attenzione su alcuni problemi di asimmetria informa-
tiva e tralasceremo i problemi dell�informazione incompleta.
Un esempio di ine¢ cienza generata da problemi di asimmetria informativa
è la legge di Gresham: "la moneta cattiva scaccia quella buona". Si immagini
una moneta d�oro che può essere ri�lata al �ne di coniare, con l�oro sottratto
da diverse monete, ulteriori monete. Si immagini che ogni moneta non ri�lata
acquista una certa quantità di beni (6 pecore) e che quando un venditore vede
la moneta non è in grado di stabilire se tale moneta è stata ri�lata oppure se
e¤ettivamente si tratta di una moneta buona (asimmetria informativa). In
questo modo, nel dubbio il venditore non è disposto a vendere più sei pecore in
cambio di una moneta, ma ne venderà una quantità inferiore. A questo punto
chi è in possesso di una moneta buona, anche se fosse un uomo completamente
onesto, poichè non otterrà 6 pecore in cambio della sua moneta, ma ne avrà
una quantità minore, egli ri�lerà la sua moneta e tratterrà con se l�oro in
eccesso. La conclusione è che alla �ne, per colpa di un�asimmetria informativa
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circa l�e¤ettivo quantitativo di oro all�interno di una moneta, non esisteranno
più monete buone, ma verranno scambiate solo monete ri�late.
Così come l�asimmetria informativa ha fatto sparire dal mercato la moneta
che valeva di più, qualora le asimmetrie informative riguardino le caratteris-
tiche di un bene o di un lavoratore, il risultato potrebbe essere che certi beni
spariscono dal mercato.
L�economista Akerlof (premio Nobel per l�economia) ha scritto un famoso
articolo intitolato "The Market of Lemons" che tradotto in italiano signi�ca
"il mercato dei bidoni" (un "bidone" in inglese è un "lemon", mentre un
"a¤are" è un "peach") nel quale prende ad esempio il mercato delle auto
usate e spiega come l�asimmetria informativa riguardo all�e¤ettiva qualità di
un�auto di seconda mano, fa si che si vendano solo "bidoni".1 Si consideri la
seguente situazione:
1Si noti che il lavoro di Akerlof è particolarmente importante in virtù dei concetti cheformalizza. La sua rilevanza va molto al di la della modesta importanza del mercatodelle auto usate, usato dall�autore solo come esempio in virtù del fatto che la valutazionedell�e¤ettivo valore di un�auto usata è un problema che tipicamente "terrorizza" moltistudenti.
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Acquirente venditore
Peach 3.000 2.500
Lemon 2.000 1.000
Esistono sul mercato auto usate buone (peach) e auto che sono dei bidoni
(lemon). I prezzi a cui il venditore e l�acquirente sono rispettivamente dis-
posti a vendere e ad acquistare le due tipologie di automobili sono indicati
sopra. Si supponga che l�acquirente non sia in grado di distinguere un peach
da un lemon, mentre il venditore conosce esattamente l�auto che sta vendendo
(asimmetria informativa sulla qualità dell�auto). Si assuma che il venditore
abbia 3 auto e che solo una di queste è un peach mentre due sono dei lemon
e si assuma inoltre che l�acquirente conosce tale distribuzione di probabilità.
Data questa distribuzione, il valore che un acquirente è disposto a spendere
per un auto usata è dato dal seguente valore atteso:
Va = 1=3 � 3000 + 2=3 � 2000 = 2:333: (1)
L�acquirente non è disposto a spendere più di 2.333 per avere un auto us-
ata. Si noti che, viste le valutazioni del venditore, egli non sarà mai disposto
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a vendere un�auto peach al prezzo di 2.333 poichè questa ha per lui un valore
di 2.500. L�acquirente sa, quindi, che egli non otterrà mai un auto buona
da questo venditore, di conseguenza egli non sarà disposto a pagare più di
1.500. In questa situazione, il mercato delle auto usate sarà caratterizzato
solo da bidoni. Non esiste mercato per le auto usate di buona qualità.
Il lavoro di Akerlof fa capire come qualora ci sia un�asimmetria informa-
tiva su una caratteristica di un bene, il bene di migliore qualità rischia di
uscire dal mercato.
Le asimmetrie informative possono essere di due tipologie.
1) Asimmetrie informative che si manifestano ex-ante ossia prima di con-
cludere un accordo o una transazione.
2) Asimmetrie informative che si manifestano ex-post ossia dopo che un
accordo è stato concluso.
La prima tipologia di asimmetria informativa genera problemi di selezione
avversa. In pratica, l�agente che possiede l�asimmetria informativa reagisce
ad essa (nel caso della moneta cattiva la reazione consiste nel dare meno
pecore) e la sua reazione fa si che egli peggiori la sua situazione (nel caso
della moneta, il fatto che vengono cedute meno pecore, fa si che nessuno
scambi una moneta buona e colui il quale possiede l�asimmetria informativa
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riduce la probabilita�di ottenere una moneta buona).
La seconda tipologia di asimmetria informativa genera invece problemi
di azzardo morale ossia comportamenti moralmente scorretti. Un esempio
semplice viene dato dal caso in cui un lavoratore contratta un salario con un
datore di lavoro e il salario che viene concordato prevede che il lavoratore si
impegni sul posto di lavoro. Se pero�il datore di lavoro non puo�controllare
l�impegno del lavoratore sul posto di lavoro, ecco che sorge il comportamento
moralmente scorretto, vale a dire il lavoratore puo�decidere di non impegnarsi
sul lavoro come aveva promesso di fare.
Di seguito illustreremo nel dettaglio le conseguenze per il mercato del la-
voro proprio di una asimmetria informativa legata all-impegno dei lavoratori.
2 Il mercato del lavoro in presenza di asim-
metrie informative
L�obiettivo di questa sezione è quello di iniziare a capire perchè il mercato
del lavoro non è mai caratterizzato dall�equilibrio tra domanda ed o¤erta di
lavoro (assenza di disoccupazione involontaria). In questo corso studieremo
un modello che spiega perchè esiste disoccupazione involontaria e quali sono
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le variabili che determinano l�entità della disoccupazione. Questo modello
e�noto come modello dei salari di e¢ cienza. Esistono diversi modelli che
spiegano l�esistenza dei salari di e¢ cienza. Noi studieremo il modello di
Shapiro-Stiglitz (1984) detto anche modello dell�ozio (shirking model). Tale
modello spiega l�insorgere della disoccupazione come conseguenza dei salari
di e¢ cienza.
I salari di e¢ cienza sono pagati dalle imprese a causa del fatto che i
lavoratori possono non impegnarsi sul posto di lavoro e le imprese non ri-
escono a monitorare l�impegno che essi profondono sul posto di lavoro. Il
problema che genera un equilibrio nel mercato del lavoro caratterizzato da
disoccupazione è la presenza di asimmetria informativa sull�impegno del la-
voratore. Per indurre l�impegno le imprese hanno bisogno di pagare salari
su¢ cientemente alti e devono generare un adeguato livello di disoccupazione.
Infatti, la presenza di disoccupazione è proprio l�elemento che fa "tremare"
il lavoratore il quale teme di perdere il posto di lavoro se scoperto ad oziare e
quindi deciderà di impegnarsi al �ne di ridurre il rischio di essere licenziato.
L�articolo scienti�co da cui il modello deriva è titolato "Unemployment as a
worker discipline device". Come vedremo il livello di disoccupazione di una
economia dipenderà dal potere di monopolio posseduto dalle imprese.
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3 Setup del modello
Si considerino una serie di lavoratori che hanno un orizzonte di vita in�nito.
In ogni singolo istante di tempo il lavoratore può essere occupato o disoccu-
pato. Qualore occupato, egli può decidere di impegnarsi sul posto di lavoro
(non-oziare) oppure può decidere di non profondere nessuno sforzo (oziare).
La funzione di untilià che ogni individuo ha in ogni istante di tempo dipende
dal suo status ed è data dalla seguente espressione:
utilit�a =
8>>>>>><>>>>>>:0 se disoccupato
w se occupato + ozio
w � e se occupato + impegno
(2)
dove w indica il salario reale pagato ai lavoratori ed e 2 f0; �eg indica il
costo dello sforzo. Si noti che si sta assumendo che il costo dello sforzo è
alternativamente o pari a zero (no impegno) o pari ad �e (costante e �sso per
tutti i lavoratori che si impegnano).
Fissiamo il seguente formalismo.
b! indica il tasso di licenziamento per motivi diversi dall�ozio.
q 2 (0; 1)! tasso di licenziamento per motivi legati all�ozio (probabilità
di essere scoperto ad oziare ed essere licenziati).
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a! probabilità che un disoccupato trovi lavoro.
Si noti che la somma b + q determina il �usso in uscita dall�occupazione
verso la disoccupazione, mentre il parametro a determina il �usso in uscita
dalla disoccupazione verso l�occupazione.
VE !indica il valore attuale di un lavoratore occupato che si impegna.
VS !indica il valore attuale di un lavoratore occupato che ozia (la lettera
S sta per "shirking").
VU !indica il valore attuale di un lavoratore disoccupato.
Si consideri VE: E�facile dare la sua de�nizione analitica. Infatti, in ogni
istante di tempo il valore di un lavoratore occupato che si impegna è dato
da:
w � e� b(VE � VU) (3)
dove il salario meno lo sforzo indica la funzione di utilità dell�individuo
nell�istante di tempo considerato. Allo stesso tempo però, poichè nello stesso
istante di tempo l�individuo rischia di essere licenziato con una probabilità
b il suo valore deve tenere conto di questo fatto. Per cui alla funzione di
utilità è necessario aggiungere il fatto che con probabilità b egli perde il suo
status (�b �VE) e con la stessa probabilità guadagna lo status di disoccupato
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(+b � VU). Abbiamo quindi spiegato perchè il valore in ogni istante di tempo
è dato dall�espressione (3). Noi abbiamo de�nito VE come il valore attuale
di un individuo che si impegna. Se ogni istante di tempo questo individuo
vale quanto indicato nell�espressione (3) per ottenere il suo valore attuale
dobbiamo dividere per il tasso di sconto (si ricorda che il valore attuale di
una rendita perpetua con rata costante è dato dalla rata diviso il tasso di
sconto). Per cui, indicando con la lettera � il tasso di sconto intertemporale
abbiamo:
VE =w � �e� b(VE � VU)
�(4)
ovvero:
�VE = w � �e� b(VE � VU): (5a)
Replicando lo stesso ragionamento, possiamo de�nire VS come segue:
�VS = w � (b+ q)(VS � VU): (6)
Si noti che in questo caso la probabilità di perdere lo status è data da
(b+ q) per il fatto che questo lavoratore sta oziando.
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In �ne, possiamo de�nire VU :
�VU = �a(VU � VE): (7)
Si noti che nella precedente espressione è considerata solo la possibilità
che il disoccupato che trova lavoro decide di impegnarsi (diventa VE e non
VS). Il perchè di questa ipotesi sarà più chiaro tra un attimo.
4 Soluzione del modello
Cosa determina la decisione dei lavoratori riguardo al loro impegno? Per
capirlo troviamo le condizioni che fanno si che un lavoratore sia indi¤erente
tra l�impegno ed il non impegno ovvero imponiamo:
VE = VS
e capiamo quando questa condizione è veri�cata.2 In altre parole se si sup-
pone che quando VE = VS i lavoratori optano per l�impegno, imponendo
questa condizione si trovano tutte le condizioni che devono essere veri�cate
a¢ nchè i lavoratori decidano di impegnarsi.
2Questo ci spiega perchè nella eq. (7) compare solo VE :
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Se VE = VS allora �VE = �VS per cui uguagliando la relazione (5a) con
la relazione (6) si ottiene:
w � �e� b(VE � VU) = w � (b+ q)(VS � VU) (8a)
poichè abbiamo imposto VE = VS; sostituendo e facendo gli opportuni pas-
saggi otteniamo che:
VE � VU =�e
q(9)
La precedente condizione deve essere veri�cata a¢ nchè i lavoratori si
impegnino. Mettiamola per un attimo da parte. Consideriamo l�eq. (7) e
sottraiamola alla (5a). Così facendo otteremo:
�(VE � VU) = w � �e� b(VE � VU)� a(VE � VU): (10)
Poichè dalla eq. (9) sappiamo che VE � VU = �eq; sostituendo questo
risultato nella precedente espressione e risolvendo rispetto a w troviamo:
w = �e+ (�+ b+ a)�e
q: (11)
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L�eq. (11) è l�equazione fondamentale del nostro modello. Essa ci dice
quanto deve essere grande il salario a¢ nchè i lavoratori decidano di impeg-
narsi sul posto di lavoro. E�opportuno fare le seguenti osservazioni.
Se:
�e "=) w ": Più è grande il costo dell�impegno più deve essere alto il
salario che induce lo sforzo.
� "=) w ": Più il futuro viene scontato più il salario deve essere alto.
All�individuo importa poco del futuro e molto del presente per cui gli importa
poco del fatto di perdere il lavoro e gli importa molto del costo dello sforzo.
Per avere lo sforzo bisogna pagare un salario che cresce al crescere di �:
b "=) w ": Maggiore è la probabilità di essere licenziato anche qualora
ci sia impegno, maggiore deve essere il salario al �ne di avere impegno da
parte dei lavoratori.
a "=) w ": Maggiore è la probabilità di trovare un lavoro qualora si
venga licenziati, maggiore è il salario che deve essere pagato per avere lo
sforzo.
q "=) w #: Maggiore è l�intensità del controllo e quindi la probabilità di
essere licenziati se scoperti ad oziare, minore deve essere il salario al �ne di
avere lo sforzo da parte dei lavoratori.
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5 Lo Stato Stazionario
Come abbiamo già detto, l�economia che stiamo considerando è un�economia
dinamica. Esiste uno stato stazionario di questa economia? In questo caso lo
stato stazionario è de�nito da una situazione in cui il tasso di disoccupazione
è costante. Se tale stato esiste è possibile capire quale deve esse il salario
in tale stato stazionario a¢ nchè tutti i lavoratori occupati in questo stato si
stiano impegnando. Vediamo:
Stato Stazionario =
8>>>>>>>>>>>>>><>>>>>>>>>>>>>>:
�usso in uscita dalla disoccupazione pari al
�usso in entrata nella disoccupazione
(quindi disoccupazione costante)
+
Non ozio.
Si indichi con �L la Forza Lavoro. Si indichi con L la quantità di occupati
nella singola impresa e si indichi con N il numero complessivo delle imprese.
In questo caso il numero degli occupati è dato da N �L mentre il numero dei
disoccupati è dato da (�L�NL): Lo stato stazionario è quindi identi�cato da
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questa condizione:
a � (�L�NL)| {z }�usso in uscita dalla disoccupazione
= bNL|{z}�usso in entrata nella disoccupazione
(12)
Si noti che poichè supponiamo che nello stato stazionario ci sia non ozio
il �usso in uscita dalla disoccupazione dipende solo da b e non dipende da q.
Risolvendo l�eq. (12) rispetto ad a otteniamo:
a =bNL
(�L�NL)(13)
Sostituendo la precedente espressione nella eq. (11) troviamo l�espressione
del salario che induce lo sforzo nel nostro stato stazionario:
w = �e+
��+ b(
�L�L�NL
)
��e
q: (14)
Poiché �L�L�NL non è altro che l�inverso del tasso di disoccupazione (disoc-
cupati/forza lavoro), indicando con la lettera u = �L�NL�L
il tasso di disoccu-
pazione e ricavandone il suo inverso 1u=
�L�L�NL otteniamo che:
w = �e+
��+
b
u
��e
q: (15)
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La precedente espressione (importantissima!!!!) è il così detto vincolo-di-
non-ozio (no-shirking-constraint NSC). Questa espressione ci dice come varia
il salario al variare della disoccupazione.
E� importante notare che il salario si riduce al crescere della disoccu-
pazione (@w@u= �b �e
q1u2< 0): l�intuizione economica di questo risultato è cru-
ciale (anche al �ne del superamento dell�esame): al �ne di ottenere l�impegno
dei lavoratori le imprese devono pagare un certo salario w: Questo salario è
tanto più piccolo tanto più grande è il tasso di disoccupazione che caratter-
izza l�economia. quindi per pagare bassi salari ed avere contemporaneamente
l�impegno dei lavoratori è necessario avere un alto tasso di disoccupazione.
Per capire bene è interessante vedere cosa accade al salario w se la disoccu-
pazione tende a zero:
limu!0
w ! +1: (16)
A parole: se non c�è disoccupazione non esiste un salario abbastanza alto
tale da indurre l�impegno dei lavoratori. Questo perchè anche se licenziati,
i lavoratori troverebbero immediatamente un altro lavoro visto che la vasca
dei disoccupati è vuota. La presenza di disoccupazione è quindi necessaria
a generare l�impegno da parte dei lavoratori (unemployment as a worker
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discipline device!).
6 Ma quanta disoccupazione?
Fino ad ora abbiamo capito che la disoccupazione è necessaria per avere
l�impegno dei lavoratori. Ma cosa determina l�entità del tasso di disoccu-
pazione? L�entità del tasso di disoccupazione sarà determinata dal livello
di concorrenza che caratterizza le imprese che operano in questa economia.
Vediamo.
6.1 Il caso della concorrenza perfetta
Per capire cosa determina il tasso di disoccupazione di una economia, è op-
portuno disegnare gra�camente il salario di non ozio (l�eq. 15). Nella Figura
1 è illustrato il NSC ovvero il salario in funzione del numero di occupati.
Si noti che la relazione è crescente poiche il numero degli occupati è legato
inversamente al tasso di disoccupazione (la disoccupazionme cresce andando
da destra verso sinistra ovvero da �L verso l�origine). Quando il numero degli
occupati si avvicina ad �L abbiamo zero disoccupazione e quindi il salario
diverge positivamente.
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Figure 1: Il vincolo di non ozio (NSC)
Al �ne di ottenere l�impegno dei lavoratori, il vincolo di non ozio deve
essere rispettato ovvero non è possibile stare al di sotto della curva NSC.
Si consideri adesso il lato delle imprese. I pro�tti � della singola impresa
sono dati da:
� = (ricavi totali)� (costi totali): (17)
Si supponga che la funzione di produzione sia data da:
y = f(L)
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dove y indica l�output prodotto da ogni impresa ed f(L) è una generica
funzione di produzione che ha le seguenti caratteristiche:
f 0(L) > 0 (più lavoratori assumo più produco) (18)
f 00(L) < 0 (l�incremento di output che ottengo al crescere dei lavotatori(19)
è sempre più piccolo) (20)
Si indichi con p il prezzo dell�output y in concorrenza perfetta e si indichi
con la letteraW il salario nominale pagato ai lavoratori (w = Wp).3 Possiamo
scrivere i pro�tti � dell�impresa come:
� = p � y �W � L (21)
ovvero:
� = p � f(L)�W � L: (22)
3Fino ad ora il nostro salario w è stato il salario reale. Adesso che abbiamo inserito iprezzi, dobbiamo distinguere il salario reale dal salario nominale.
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La quantità di lavoro L che massimizza i pro�tti dell�impresa è data da
quella quantità che soddisfa la seguente condizione:
@�
@L= 0: (23)
Per cui derivando la funzione del pro�tto (l�eq. 22) rispetto ad L e po-
nendola pari a zero otteniamo:
pf 0(L)�W = 0: (24)
Per cui:
W
p= f 0(L) (25)
ovvero
w = f 0(L) (26)
Questa espressione ci da l�epressione che massimizza i pro�tti dell�impresa
quando il livello dei prezzi p è quello di concorrenza perfetta. PoichèW=p = w
nella Figura 2 possimo disegnare la precedente espressione espressa in ter-
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mini di w insieme al vincolo di non ozio. Poichè noi sappiamo che f 0(L)
ha pendenza negativa (la sua derivata f 00(L) è negativa) troviamo una curva
inclinata negativamente che rappresenta le combinazioni di w ed L che sod-
disfano la condizione (26) ovvero massimizzano i pro�tti dell�impresa. Dalla
Figura 2 si può vedere che il livello di piena occupazione non può essere
raggiunto poiché esso non soddisfa il NSC. Il livello di occupazione mas-
simo compatibile con il NSC e che massimizza i pro�tti dell�impresa si trova
nell�intersezione tra la curva della produttività marginale del lavoro f 0(L) e
il NSC. Abbiamo quindi trovato il livello di occupazione (e quindi di disoc-
cupazione) che caratterizza l�economia che è caratterizzata da concorrenza
perfetta. Il tasso di disoccupazione che si ricava è anche detto tasso naturale
di disoccupazione.
6.2 Il caso della concorrenza monopolistica
E�facile vedere cosa accade al nostro livello di disoccupazione nel caso in
cui le imprese non operino in concorrenza perfetta. Nella precedente sezione
abbiamo de�nito p come il livello dei prezzi in concorrenza perfetta. Si con-
sideri adesso la possibilità che le imprese possano �ssare prezzi più alti di
quelli di concorrenza perfetta ovvero il prezzo �nale �ssato dalle imprese non
22
Figure 2: L�equilibrio nel mercato del lavoro con imprese che operano inconcorrenza perfetta: c�è disoccupazione
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è p bensì p(1+�) dove � indica il mark-up ovvero quanto le imprese riescono
a "ricaricare" i prezzi rispetto alla concorrenza perfetta. Si noti che se � = 0
siamo esattamente nel caso della concorrenza perfetta.
In questo caso il salario reale è dato da:
w =W
p(1 + �): (27)
Ooichè in concorrenza perfetta il salario reale era pari a w = W=p = f 0(L);
rispetto alla concorrenza perfetta il salario w è pari a:
w = f 0(L)1
1 + �: (28)
In questo caso il salario reale non è più fari alla produttività marginale
del lavoro ma è dato dalla produttività marginale del lavoro diviso (1 + �):
Il salario reale sarà quindi solo una frazione della produttività marginale del
lavoro. Tale frazione sarà sempre più piccola al crescere di �: Nella Figura
3 disegnamo la curva di domanda di lavoro nel caso di assenza di concor-
renza perfetta. E�facile vedere che maggiore è il potere di monopolio delle
imprese (� ") tanto più grande sarà il tasso di disiccupazione dell�economia.
L�intuizione economica è semplice le imprese hanno due meccanismi, colle-
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Figure 3: Implicazioni della mancanza di concorrenza perfetta sul livello didisoccupazione di equilibrio
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gati tra di loro per indurre i lavoratori ad impegnarsi: aumentare la disoccu-
pazione ed aumentare il salario. L�aumento del salario è costoso, l�aumento
della disoccupazione no. se le imprese vogliono fare pro�tti devono tenere
bassi i salari. Per far si che i lavoratori comunque decidano di impegnarsi
sul posto di lavoro con salari bassi è necessario generare una disoccupazione
maggiore.
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