attese e disattese - fiorella pini
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Tesi F.A.I.P. di Fiorella PINI.TRANSCRIPT
LIBERA UNIVERSITÀ
DI STUDI PSICOLOGICI EMPIRICI
Michel Hardy
- Counselor in Discipline Psicologiche Empiriche -
ATTESE E DISATTESE
DAL COMPLESSO DI CENERENTOLA ALLA
SINDROME DI BIANCANEVE
LA METAMORFOSI DEI RUOLI IN CHIAVE EMPIRICA
Fiorella PINI
Tesi LUMH e F.A.I.P. - 8 e 9 Giugno 2012
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È stata una mia sfida,
una mia lotta,
una mia personale vittoria …
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INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................................................................. 3
1. LA MIA CONSEGNA FAMILIARE ...................................................................................... 4
La nascita del Debito Empirico ............................................................................................. 6
L’Ordine.......................................................................................................................................... 7
Il Debito di base ....................................................................................................................... 10
Le mie strategie di compensazione .................................................................................. 10
2. BIANCANEVE O CENERENTOLA?................................................................................. 14
La sindrome di Biancaneve ................................................................................................. 15
Il complesso di Cenerentola ................................................................................................ 19
3. LA COPPIA INVERSA: la donna finta yang e l’uomo finto yin ...................... 23
Responsabilità .......................................................................................................................... 28
4. ANIMUS E ANIMA: l’integrazione dello yin e dello yang ................................ 30
Gli indicatori empirici ............................................................................................................ 32
Il senso di colpa ........................................................................................................................ 33
La risoluzione ........................................................................................................................... 34
5. LA METAMORFOSI EMPIRICA: il degrado, le alterazioni nella donna .... 36
La donna YIN ALTERATA ..................................................................................................... 37
La donna FINTA YIN ............................................................................................................... 39
La vittima rabbiosa: FINTA YIN – FINTA YANG .......................................................... 41
La donna FINTA YANG .......................................................................................................... 43
La donna YANG AUTENTICA ............................................................................................... 44
La Matrice d’Eccellenza: la donna YIN INTEGRATA .................................................. 46
CONCLUSIONI: L’ ARRENDEVOLEZZA ............................................................................. 47
Ringraziamenti ............................................................................................................................. 49
BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................. 50
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INTRODUZIONE
Vivi come credi.
Fai ciò che ti dice il cuore … e tienilo sempre presente,
una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali:
Canta, ridi, balla ama
e vivi intensamente ogni momento ,
prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.
- Charlie Chaplin -
Nel corso del mio percorso di evoluzione personale e dopo numerosi seminari e corsi in
diverse discipline ho incontrato il Magister Michel Hardy, il fondatore dell’Approccio
Empirico. La motivazione apparente della mia ricerca interiore era una mancanza di volontà
e un approccio sbagliato all’alimentazione.
Ho intrapreso questo nuovo viaggio nell’anno 2007, scoprendo l’approccio alla psicologia
empirica, ossia un nuovo antico concetto che ci ripropone le nostre dinamiche nascoste in
chiave diversa. Così la rabbia, la paura, la colpa, il rancore, il risentimento, la sfiducia e
l’amore possono essere superati attraverso un riconoscersi parte di un grande disegno,
l’ordine empirico. Riavvicinandosi a quell’ordine ritroviamo il bandolo della matassa che
spesso ci sfugge, scoprendo il nostro arretrato empirico ossia il debito.
Facendo un’analisi di questi sei anni ho avuto come beneficio la consapevolezza di queste
problematiche, anche se le resistenze nel volermele ammettere erano notevoli.
Per rientrare nell’ordine è necessario mettere in atto dei cambiamenti a livello della nostra
coscienza e sottoporsi a un processo interno di trasformazione indotto dal rientro nel libero
fluire. Questo processo di rientro, nel mio caso, si chiama Yinghizzazione, ossia il mio
riavvicinamento al codice Yin.
I Seminari più efficaci per me sono stati quelli legati alla rabbia, al senso di colpa e al
rancore: una forza distruttrice incontrollabile ma fonte preziosa, parte integrante del nostro
mondo emotivo e vitale, in grado di ridestare nell’individuo l’equilibrio emotivo stabile.
Come un’ondata inaspettata, ho preso consapevolezza di questa trasformazione, una volta
che era in atto e cominciava a destare i suoi primi effetti.
Mi auguro di trasformare tutti questi disagi, la rabbia nascosta, prendere sempre più atto
dei rancori, dei rimpianti, dei rifiuti e delle resistenze che mi mantengono al di fuori del
libero fluire. Mi sento ancora in viaggio …
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1. LA MIA CONSEGNA FAMILIARE
Mi è sembrato di appartenere a una famiglia “nella norma” fino a quando non scopri che
anche nelle famiglie nella norma, il debito accumulato può essere rilevante.
Alla base delle mie deviazioni, come sempre succede, ci sono i diritti empirici infranti della
mia gioventù: il mio “debito di base”, accumulato attraverso la consegna familiare errata.
All’origine di tutto: l’educazione, i principi morali fasulli, i tabù religiosi e quant'altro
acquisito da piccola nei rapporti con i genitori.
La violazione del diritto di essere amata mi ha portato a tutti gli sbagli e alle strategie
contro sistemiche intraprese nella mia vita riguardo all’amore: infatti, chi non è stato amato
non riuscirà ad amare, come me!
Così con molto dolore, ho appreso di aver sempre scambiato amore con dipendenza
affettiva, tramandando tale atteggiamento anche ai miei figli.
In considerazione del fatto che il bambino entra in contatto con questa strategia dal
momento del concepimento, non mi ero mai accorta fino a tale momento di questa
deviazione empirica, fino a quando non ho per la prima volta, sentito realmente l’amore:
uno sfarfallio energetico e luminoso che aveva a che fare con il mio “dare” incondizionato,
senza voler nulla in cambio.
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Nel mio caso personale, mia madre (casalinga) non mi ha potuto passare tutte le qualità
previste dal codice Yin per il semplice motivo che neanche lei non le aveva ricevute, così
tutta la mia vita è stata “alterata” ossia deviata attraverso un ruolo empirico deviato che si
rispecchia in tutti i miei ambiti vitali: scelta di coppia, educazione dei figli, rabbia, senso di
colpa, ecc.
Mio padre era poco presente, faceva la guardia notturna, con la conseguenza che mi
mancava un modello maschile in grado di passarmi una qualità sufficiente di energia Yang
genuina ai fini empirici.
La conseguenza che oggi più mi addolora è che anch’io non ho potuto trasmetterle ai miei
figli. E quanto dolore …!
Durante la mia infanzia, essendo la secondogenita, e i miei genitori volevano un maschio,
ho vissuto la mia infanzia con la sensazione che loro tenessero più in considerazione mia
sorella. Questo ha provocato in me delle ferite che mi porto ancora addosso e come parte
della mia consegna familiare. In diverse occasioni mi sono sentita messa da parte. Pur di
essere amata, ho fatto il “maschiaccio” non giocando con le bambole e preferendo giochi di
competizione per mettermi in risalto, essendo una compensazione a quello che ho sentito
come una richiesta implicita da parte loro.
Durante l’adolescenza non ho avuto, né dalla famiglia, né dalla scuola l’educazione sessuale
necessaria per affrontare le miei prime esperienze con l’altro sesso. Ne avevo solo parlato
con le amiche, consolazione assai magra e molto difficile da mettere in pratica.
Dal momento che la mia amica, all’età di 15 anni è rimasta in cinta al suo 1° rapporto
sessuale, sono rimasta traumatizzata e bloccata da quel momento in poi nel mio approccio
con gli uomini. Per quanto volessi essere corteggiata, non ho mai permesso ai miei
corteggiatori , né al mio 1° fidanzato, di avere approcci intimi fino all’età di 22 anni!
Per compensare la mancanza della carica primaria della madre (codice Yin) e quella del
padre (codice Yang), ho trovato la sicurezza della figura paterna in un uomo più maturo che
mi è stato in grado di controbilanciare la mia mancanza affettiva di cui mi sono innamorata,
pur sapendo di fare una scelta “sbagliata”.
Non avendo, quindi, mai conosciuto una carica Yang genuina, la scelta di mio marito era già
obbligata in partenza. François, l’uomo che ho scelto per la vita, corrispondeva al ruolo
empirico di un uomo finto Yin.
Per anni, apparentemente e agli occhi della gente, sembravamo una famiglia “normale”
nonostante che solo oggi riesco a comprendere quanto, ai fini empirici, eravamo alleati.
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In seguito, abbiamo avuto due figli: una femmina (adorata da mio marito in modo quasi
spasmodico), un maschio (coccolato e viziato da me oltre misura).
Ho sempre sentito un senso di colpa nei confronti dei miei figli per non avere dato
l’esempio di una “buona madre” e solo oggi comprendo che cosa questo avrebbe voluto
dire.
Scavando a fondo nelle mie attuali problematiche, diventa evidente quanto le situazioni
non espresse di disagio, ansia, rabbia, stress, rancore, tutti derivati da un’insufficiente
qualità d’amore e la mancanza di coccole e di affetto, hanno fatto di me la persona che
sono oggi.
Anche essere stati educati senza regole, ossia in maniera troppo permissiva, è stato vissuto
da me come mancanza d’amore, l’equivalente al sentirsi non amati e non compresi.
La nascita del Debito Empirico
Alla base di ogni deviazione empirica sta il proprio debito di base acquisito da piccoli. Esso si
sviluppa nei primi anni di vita attraverso il rapporto figlio-genitori, qualora quest'ultimo non
corrisponda ai parametri armonici. Ciascun debito di base è legato alla violazione del diritto
di essere amato del bambino, un suo diritto empirico ben preciso e come tale cautelato
dall'ordine. Una deviazione, questa, che plasma il futuro della persona, fungendo – da
questo momento in poi – da catalizzatore per ogni futura infrazione empirica. Da questa
violazione dipende non soltanto ogni suo futuro rapporto con l'amore, ma anche lo
sviluppo di tutte le sue qualità armoniche. Essa influisce sull'andamento della sua vita
futura come una calamita, determinando l'assetto delle strategie vitali del singolo. Infatti, il
modo, la frequenza e la natura di ogni futura infrazione è data dal rapporto con le sue
strategie di apertura, ossia con quelle d'amore. Le coazioni disarmoniche, ossia gli
atteggiamenti a ripetere che produrranno nuovo debito senza che egli ne sia cosciente,
dipendono dal debito di base.
Se il bambino acquisisce un debito di base ingente, anche la sua attrazione verso l'ombra
sarà consistente, nel caso contrario invece rimarrà collegato con quelli dell'amore. Come
ogni funzionamento dell'ordine è legato al suo flusso principale, il libero fluire, è proprio il
rapporto con l'amore a costituire il suo perno centrale. Ogni bambino, secondo l'esperienza
personale nei primi anni di vita, sviluppa precise strategie riguardo all'amore, ma è soltanto
il debito genitoriale a determinare le stesse.
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Il bambino entra in contatto con tali strategie dal
momento del concepimento, assomigliando da
quell'istante alla propria consegna familiare.
Di norma il piccolo acquisisce il proprio debito proprio
attraverso l'incapacità dei genitori di potergli donare
amore. Per quanto i genitori siano anche disposti a
dare affetto al proprio figlio, spesso si rivelano incapaci
a generare una qualità d'amore sufficiente ai fini empirici. Infatti quando il figlio nasce da
una coppia alterata, ossia proviene da un rapporto di co-dipendenza, neanche lui potrà
accedere all'amore da grande. Ciascun bambino prende la consegna familiare in primo
luogo attraverso le strategie d'amore della stirpe, tramandate attraverso i genitori: tutto ciò
che i genitori sono in grado di insegnare al figlio è ciò che loro stessi hanno appreso da
piccoli. Assieme alle loro strategie d'amore tramandano anche la consegna familiare della
stirpe, ossia quella proveniente dai loro genitori. In certe famiglie il debito personale è così
pronunciato che la madre non riesce neanche ad abbracciare i figli, nonostante sia colma
d'amore. In altre, invece, il bambino non riesce a fare un passo senza che i genitori lo
invadano, riversando tutta la loro ansia su di lui, scambiando paura per amore. In altre
ancora le richieste della madre costringono il figlio a mostrarsi come autonomo e
autosufficiente già in età precoce, infrangendo alcuni dei suoi diritti empirici più importanti.
E in altre viene "coccolato" troppo poiché gli arrivano solo gesti ansiosi e privi di forza
invece di un moto di forza incondizionata. Esistono anche rapporti in cui il bambino impara
a sentire di non essere mai abbastanza, che è sempre colpa sua o che ha bisogno di
guadagnarsi l'amore, sentendosi costretto a sviluppare la sindrome del "primo della classe".
Attorno alle strategie d'amore, createsi nel rapporto affettivo con la madre e il padre, il
figlio sviluppa durante l'infanzia tutte le altre strategie vitali.
L’Ordine
Esiste un Ordine al di là delle nostre regole, che spesso le contrasta, sfuggendo ad una
comprensione a prima vista. Un ordine naturale ed empirico, questo, che determina tutto
ciò che è.
Esso non dipende da convenzioni sociali, né da statuti o dottrine, non rispetta la nostra
volontà o i nostri desideri o credenze adeguandosi alla logica del ragionamento, ma segue
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dei parametri non plasmabili dell’uomo, determinando il movimento naturale di tutte le
cose.
Riconoscere tale ordine naturale a livello della nostra coscienza costituisce l’unica maniera
per poterci riavvicinare al suo fluire. Una dinamica, questa, che ci riconduce a prendere atto
dei veri rancori, rimpianti, rifiuti e delle resistenze che ci mantengono al di fuori dell’ordine.
Essa aggira la nostra mente, le nostre convinzioni e aspettative, superando le sue resistenze
e nel voler riconoscere ciò che è. Ed è proprio l’anima che si riconosce in tale
avvicinamento, affermando la sua appartenenza sul piano del nostro sentire.
Quest'ordine naturale ed empirico regola il libero fluire delle cose, comprendendo persino i
moti dell’anima e i suoi rapporti complessi. Non è la mente che vi può accedere, ma è il
piano del nostro sentire a creare il ponte naturale con ogni legge sistemica. L’ordine si
adopera attraverso regole empiriche che trovano i propri parametri di misura
esclusivamente nella natura del suo fluire, rimanendo nascoste alla coscienza dell’uomo.
Fino a quando l’ordine non è violato attraverso nostri comportamenti o atti illeciti, che
attuiamo basandoci sulle nostre convinzioni o opinioni acquisite, esso rimane celato alla
nostra vista. Così esse si manifestano come paura, colpa, rancore, risentimento, sfiducia,
apparendo ai nostri occhi come semplicemente fortuna o caso. Ciò che non consideriamo è
che tali moti emotivi nascono sempre da una violazione dell’ordine naturale, che
puntualmente ci riflette il suo stato di non equilibrio.
Le regole empiriche, quindi, sono date da un ordine più grande, che è all’origine di ogni
fluire naturale e di ogni moto esistente: l’ordine dell’Amore.
Per quanto tali moti siano variegati e suscettibili da persona a persona, le regole nascoste
che determina il loro funzionamento sono uguali per tutti. Chi non riesce a farsi amare, chi
non desta fiducia, chi trova sempre il partner inadatto o non si sente appagato da chi gli sta
intorno, interagisce con l’ordine nella stessa maniera, infrangendo le stesse regole di base,
a prescindere dal presupposto individuale di partenza.
Non ha importanza quale sia la strategia del proprio agire, la causa scatenante sul piano
pratico: che la persona si ponga in maniera troppo o troppo poco esuberante, con una
corazza ardita o senza la capacità di difendersi, i risultati convergono.
Ogni essere umano sviluppa meccanismi di difesa nei primi anni di vita, imparando così a
cautelare se stesso e il proprio mondo interiore. Si tratta di moti empirici che, una volta
sviluppatasi, aggirano il controllo cosciente e diventano veri e propri binari emotivi per il
resto della propria esistenza.
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Ciascun debito nasce da un dolore rimosso, e così anche ogni tipo di difesa è atto a
nascondere le proprie ferite emotive.
In ogni situazione, ogni momento, ciascun atto, ogni evento, interagiscono due polarità
complementari, ossia la carica Yang e quella Yin. E così che ogni istante porta ambedue le
cariche, sia quella primaria, data dal proprio sesso biologico, sia quella secondaria che
integra la sua parte opposta. Grazie a questo principio possiamo compensare la parte
mancante, una volta che si è evidenziata la sua mancanza.
Ogni uomo e ogni donna non sono altro che i massimi esponenti di un sistema, il quale li
concepisce in funzione del loro sesso biologico.
Si tratta di un ordine naturale che mette a disposizione di ogni singolo individuo un’eredità
silenziosa. Essa è stata acquisita durante milioni di anni d’evoluzione della specie e
contenuta al suo interno come bagaglio morfogenetico. Così non riceviamo soltanto quello
tramandato dalla nostra stirpe ma esso si estende indietro nel tempo. Un campo, quello
che riporta tutte le facoltà psico-emotive di entrambi i sessi identificandoli come principi
attivi che da sempre determinano l’essere maschile o femminile. Si tratta di un’eredità
empirica alla quale ogni singolo individuo può accedere solo quando è collegato con le
proprie radici biologiche. Perché sono proprio queste ultime a consentirgli di accedere alle
piene potenzialità della sua carica ovvero a tutti i principi attivi che al meglio lo esprimono.
Soltanto in tale caso un membro del sesso maschile si trasforma in un uomo e una femmina
sviluppa il suo essere donna cioè la capacità di essere contemporaneamente padre,
guerriero, saggio, cacciatore, seduttore e bambino come, dall’altra parte, la facoltà di
essere madre, sacerdotessa, seduttrice, dea del sesso, donna matura e soprattutto
bambina …
Entrambi i sessi possiedono diritti e
responsabilità diverse, già insiti nella loro
natura profonda, facoltà femminili e maschili
precise e inconfutabili. Quando non sono
espresse, si viene a creare una situazione di
disagio che è codificata come stress, rancore,
depressione e quant’altro l’anima rinnegata sa
generare.
Alla base di ogni disagio emotivo o psicologico
c’è un’infrazione dell’ordine empirico.
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Il Debito di base
Come cita il Magister Michel Hardy in uno dei suoi
manuali:
“La comparsa di un moto emotivo dominante
segnala sempre l’esistenza di un debito, qualsiasi
sia la sua qualità. Più pesante è la qualità di un
debito, più evidente diventa anche l’alterazione
emotiva correlata, necessaria per coprire la forza
disarmonica su un piano profondo”.
E così è stato anche per me. Questo può succedere perché ogni debito trattiene sempre un
dolore non evaso, e la paura di entrare in contrasto con questo dolore, non permette di
risolvere o riscattare il debito. Per questo motivo ci creiamo una serie di strategie
compensative, atte a tenere questo nostro dolore a un livello nascosto e inconsapevole
trattenuto, in modo da avvicinarvisi il meno possibile.
Chiunque, per non sentire il dolore lacerante, mette in atto un’infinità di strategie di
compensazione che, con il tempo, ho integrato nel mio bagaglio personale che neanche io
stessa sono più in grado di poter individuare come tale.
Esse sembrano ormai completamente “normali” per me, al punto da confonderle con il mio
carattere e la mia personalità. Strategie, queste, che con l’andare del tempo hanno formato
un vero e proprio copione, una maschera attraverso la quale affrontare il mio mondo, ossia
un vero ruolo compensatorio. Esso ha la funzione di ingannarmi costantemente attraverso
una precisa messa in scena che ha come un unico scopo quella di camuffare ermeticamente
il proprio debito arretrato.
Le mie strategie di compensazione
Per molti anni mi sono ostinata e rifiutata a non voler prendere coscienza dei miei
atteggiamenti “sbagliati” ai fini empirici. Frequentando i Seminari di Approccio Empirico ho
preso consapevolezza dei miei sistemi di auto-boicottaggio che m'impedivano di
“sentire”ciò che non mi ero ammesso da anni. La mia ricerca interiore mi ha reso più
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responsabile e comprensiva nei confronti dei miei genitori e mi ha aiutato ad accettare la
loro inadeguatezza, la loro incapacità di poter dare di più di quanto potevano.
Ora, dopo questo percorso, mi sento di sfilare un elenco dei miei auto-boicottagi più
evidenti:
non voler ammettermi di aver tradito i miei figli;
aver mancato da genitore infrangendo i diritti empirici dei miei figli;
non voler riconoscere quanto male ho fatto agli altri e a chi ho amato;
di aver tradito mio marito ed aver tenuto in piedi il rapporto solo per convenienza;
di non riuscire a farmi amare per quella che sono;
di non sentirmi appagata dalla vita e da chi mi sta attorno;
di aver aperto la porta ad una relazione extraconiugale illudendomi che si trattava
di una storia d’amore e non di sesso.
Per trovare finalmente pace, queste situazioni hanno bisogno di essere ammesse e
accettate come tali e passare attraverso il dolore e la disperazione di ciò che realmente è,
riscattando ogni debito.
Il debito è l’entità di dolore alla base di tutte queste scelte, ossia il mio senso di
inadeguatezza, la mancanza di merito, ma anche la mia esigenza di rivendicazione e la mia
rabbia verso il mondo.
Tutte le strategie di compensazione si sviluppano dal nostro debito di base, acquisito da
piccoli. Esso nasce da una mancanza d’amore e come tale trattiene sempre un dolore non
evaso. Si tratta di un meccanismo di protezione, sviluppatosi durante migliaia di anni di
evoluzione, che utilizza le strategie di compensazione per la tutela della nostra specie.
Il senso di colpa, la rabbia, l’ansia, la tristezza e una profonda solitudine, il vuoto interiore,
l’insicurezza sono le mie strategie di compensazione messe in atto per sommergere il mio
debito (=un’infrazione dell’ordine) sotto le macerie emotive dei miei successi, del
benessere economico, delle soddisfazioni professionali e lavorative e del progetto di
famiglia: soltanto i miei figli sono stati in grado di riempire i miei vuoti interiori (per quanto
questo effetto sia stato temporaneo e circoscritto).
Una delle mie personali strategie di compensazione è stata quella di rifugiarmi nel lavoro,
nascondendo dietro coperture puramente mentali e intellettive per non sentire la
sofferenza.
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Per compensare tutto ciò, mi gratificavo, mi premiavo, distraendomi e riempiendo i miei
vuoti con cibo, divorando dolci e carboidrati con voracità oppure acquistando
spasmodicamente vestiti.
L’effetto finale è che ho troppi vestiti, ma non mi piaccio più da anni per via della mia
sempre più pronunciata tendenza all’essere obesa.
Un altro tipo di compensazione è di mantenere rapporti di dipendenza affettiva attorno a
me, anche se il mio IO ipertrofico mi ha aiutato a “controsterzare” in questo modo, senza
l’amore di un partner sento il vuoto interiore come insostenibile, essendo una dipendenza
affettiva necessaria per calmare la mia ansia. Per questo motivo mi è difficile rompere la
relazione extra coniugale perché mi dà emozioni apparentemente nutrienti e appaganti,
anche se “saltuarie”, pur sapendo di infrangere l’ordine.
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Riscattarsi del proprio debito significa risalire al dolore trattenuto e trasformarlo attraverso
l’essere presente.
Si tratta di un percorso ancora da attuare, anche se mi sento sulla buona strada!
Con una consegna familiare disarmonica simile, si rende necessario elaborare e trasformare
gran parte del nostro debito, prima di poterci entrare a chiudere tutti i buchi emotivi in
atto.
Ed è questa la fase nella quale adesso mi trovo.
Ogni volta che un bambino riceve una qualità d’amore insufficiente, secondo i parametri
empirici dell’ordine, si apre un debito nei suoi confronti. Gli effetti possono essere
molteplici, coinvolgendo tutti le parti del suo Io e, più avanti, anche del Sé, qualora non
avvenga una risoluzione del conflitto. Ogni scostamento dal libero fluire, ossia
dall’equilibrio naturale, segnala un debito in atto.
Qualità di amore insufficiente descrive situazioni e comportamenti che si distinguono
attraverso restrizioni, o una libertà eccessiva, ma anche attraverso un senso di merito
alterato o uno stato di Ego iper-trofico. Questa consegna familiare è portata avanti da noi
stessi, muovendoci inconsapevolmente lontani dal libero fluire continuando ad accumulare
debito: portiamo avanti strategie di dipendenza e valori disarmonici invece dell’amore,
generando debito in ogni nuova generazione.
Poiché si rimane fedeli a ciò che ci è stato insegnato e a quanto la nostra stirpe ha
accumulato, agiamo automaticamente secondo gli stessi parametri e con gli stessi filtri
distorti.
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2. BIANCANEVE O CENERENTOLA?
"C'era una volta"...
Tutti siamo cresciuti con questa frase, scritta a caratteri gotici in libri illustrati. Tante favole,
racconti dai contenuti talvolta non adatti ai bambini, eppure paradossalmente oggi ci
troviamo ancora a riflettere su quelle favole.
Spesso dietro una splendida madre si nasconde la metafora della matrigna cattiva che,
inconsciamente, riflette sulla figlia ciò che avrebbe voluto essere e che la vita le ha negato.
Oppure la giovane donna che dopo tanti anni di lotta per l'emancipazione e conquiste si
accorge, di non riuscire a essere indipendente e continua ad essere una Cenerentola in
cerca del Principe Azzurro.
Questo lavoro ci avvicina a problemi di psicologia moderna attraverso un interessante
confronto con le favole della nostra infanzia.
Perché le donne sono così spaventate? Ora che all'improvviso è consentito loro di essere
autonome, si trovano nel loro intimo in subbuglio.
È la rinuncia a un'intera modalità caratteriale, o la prospettiva di dovervi rinunciare, a far
sentire le donne così lacerate; non vogliono sperimentare l'ansia che il processo di crescita
comporta.
Tutto è legato al modo in cui sono state allevate da piccole: non s'insegna loro a essere
sicure di sé e indipendenti, ma si fornisce loro occultamente il messaggio di continuare ad
essere dipendenti.
Dipendenti dalla Regina cattiva – l’archetipo della madre – come per Biancaneve e/o legate
al mito del Principe Azzurro, il fidanzato/marito, come per Cenerentola.
È solo quando la Regina sarà spodestata e il mito romantico sfatato, che la donna si
accorgerà che è la dipendenza a far paura e sarà finalmente in grado di far emergere che il
suo reale bisogno è l'indipendenza.
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La sindrome di Biancaneve
Niente è più imperioso nella mente delle bambine della richiesta della malvagia matrigna di
Biancaneve.
Il punto cruciale risiede in questa domanda: "Specchio, specchio delle mie brame, chi è la
più bella del reame?".
Lo sviluppo, sia interiore (emotivo) che sociale delle donne è ostacolato da un senso
nascosto di dipendenza.
Le donne sono ancora insicure, hanno poca considerazione di sé stesse.
II problema inizia nella prima infanzia. Nella mente del bambino, madre e figlio è
virtualmente una sola persona. Man mano che il bambino si sviluppa, diventa capace di
percepire la madre come separata, una persona con i propri interessi e che può lasciare. Il
bambino, e in particolar modo la bambina, non sarà mai in grado di sentirsi completo ed
integro finché non riuscirà a riconoscere la separazione e l'individualità di sua madre.
Questa separazione si crede non avvenga mai completamente, così le figlie tendono a
restare fissate al binomio madre-figlia. Il processo di "separazione-individuazione" si genera
quando il bambino passa dal non percepire la minima frontiera fra sé e sua madre, alla
percezione di sé come separato e completo.
È la costante mancanza di empatia da parte della madre che rende difficile, se non
impossibile, sviluppare un io stabile per la sua bambina.
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La lotta della figlia per separarsi dalla madre torna in superficie nell'adolescenza. Madre e
figlia diventano entrambe ansiose. Il fatto che la maturazione fisica della figlia avvenga in
un periodo in cui la madre è minacciata dalla perdita della sua gioventù intensifica la crisi
per tutte e due. La madre guarda a sua figlia per compensare la ferita inferta al suo orgoglio
dal processo d'invecchiamento.
È nell'adolescenza che una ragazza può iniziare a sentirsi soffocata e sopraffatta dalla
madre. Man mano che il suo corpo assume contorni femminili, la paura e la spinta della
primitiva identificazione con la madre, vengono ancora una volta in superficie.
Nel momento in cui la figlia inizia a provare disagio per la somiglianza con la madre, anche il
senso d'identità dalla madre è sfidato. Niente come la splendida adolescenza della figlia
può mandare in crisi una madre.
Durante l'adolescenza la lotta di una figlia per separarsi dalla madre può diventare
drammatica.
La madre può peggiorare una situazione già difficile quando vuole che sua figlia sia allo
stesso tempo remissiva e indipendente. Perché madre e figlia possano crearsi un qualsiasi
tipo di esistenza separata, la madre deve lottare con la figlia e la figlia con la madre per
realizzare il suo io. Le due donne sono unite in un'immagine speculare di se stesse. Le madri
guardano le figlie non solo per avere un'immagine di chi erano, ma anche di quello che
sarebbero voluto diventare; attraverso i risultati dei loro figli la loro vita avrebbe assunto
significato.
Man mano che la figlia mostra di avere meno bisogno della madre, questa diventa ansiosa
perché ha paura di perdere qualcosa su cui ha fatto affidamento per il suo senso d'identità.
L'ansia della madre fa credere alla figlia che la separazione recherà un disastro.
Le ragazze soffrono di un senso d'inadeguatezza e di mancanza di autostima. Questo senso
risale alla sensazione che si ha da bambina quando non si riceve un sufficiente
riconoscimento dai genitori. Ciò si trasmette nel profondo senso di essere difettose. Le
donne più degli uomini si preoccupano per una o più parti del loro corpo, credendole
inadeguate o brutte. Le ragazze pensano che l'estrema preoccupazione per l'aspetto sia
parte integrante della femminilità.
In realtà il loro coinvolgimento nella bellezza nasconde un bisogno di riconoscimento molto
maggiore di quanto potrebbe mai essere soddisfatto unicamente dal loro aspetto.
Le bambine che crescono con il senso che la mamma non le veda, restano con il desiderio di
riconoscimento che si traduce nello stimolo a ricercare l'attenzione.
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"Guardatemi!" è il grido di dolore dell'io non rispecchiato.
Il comportamento teso a richiamare l'attenzione nasconde profondi sensi d'inferiorità. La
bambina ha bisogno che i suoi tentativi di essere visibile siano accettati. È importante che i
loro genitori esprimano apertamente l'ammirazione per i propri figli. Le bambine le cui
esibizioni deludono i genitori, troveranno sempre più difficile esprimersi in modo gioioso e
disinibito.
Fintanto che l'amore di sé di una bambina è accettato dai suoi genitori, essa svilupperà una
forte identità e una sana stima di sé. Un'intensa focalizzazione su di una particolare parte
del corpo, può essere sintomo di una frammentazione dell'io, una condizione mentale in cui
l'io sente di non essere più tanto in grado di tenersi assieme.
Le donne distorcono quello che vedono nello specchio; in realtà quello che vedono è la loro
somiglianza alle loro madri (svalutate, passive, con una scarsa autostima).
Per proteggersi dalla sensazione di disistima di sé, spesso le ragazze si ripiegano su se stesse
costruendosi una visione personale e mentale d'insoddisfazione.
Niente è più imperioso, nelle menti delle bambine, della richiesta della malvagia matrigna
di Biancaneve: "Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?".
In Biancaneve è l'urgenza che sta dietro la domanda della regina ad essere così
terrorizzante. La regina non si fermerà davanti a nulla per ottenere quello che le serve per
gonfiare la sua stima di sé, fino al punto di uccidere Biancaneve. In questione è la sua
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sopravvivenza psichica. Il bisogno di essere la migliore, la donna più bella del reame, è
scatenato da profondi sensi d'inadeguatezza.
La terribile insicurezza, provata dalla regina, è una versione estrema di quello di cui molte
donne soffrono: un intenso bisogno di riconoscimento provocato da sentimenti di vuoto. La
mancanza di un adeguato rispecchiarsi nell'infanzia interferisce con la capacità di sentirci
complete: di amare e ammirare noi stesse.
Quando non siamo state rispecchiate da bambine, passiamo la nostra vita tentando di
trovare dei sostituti del calore e del conforto materni. Per la figlia non rispecchiata non ci
sarà mai abbastanza calore, sicurezza, comprensione.
La figlia non rispecchiata richiede un'attenzione maggiore dagli altri, a causa della
mancanza di attenzione della madre. Così le sue relazioni intime diventano estensioni della
sua interminabile battaglia con la Regina. Nella vita cercherà di individuare tracce di rifiuto
al minimo gesto e al più impercettibile raffreddarsi del tono di voce di un partner,
infuriandosi.
Nell'età adulta, le frustrazioni interferiscono con l'originaria ferita della madre. La bambina
ferita e vendicativa che è in noi prende il sopravvento, e di colpo noi perdiamo il controllo
su noi stesse. La donna “arrabbiata” si trova chiusa in una prigione, incapace di avere
fantasie, di avere un diverso tipo di lavoro, un diverso amore. Senza questa capacità è
condannata a rivivere il suo passato, innumerevoli volte. È delusa e ferita e si lascia andare
alla rabbia esplosiva.
Le madri sono per natura regine per i loro figli, che hanno bisogno di idealizzarle.
Normalmente la bambina supera, crescendo, questo bisogno. Questa regina è l'immagine
interiore che una bambina ha di sua madre, un'immagine che si focalizza solo su quanto c'è
di buono in lei: la bellezza della madre, la sua perfezione, il suo potere sono molto
importanti per lei. Da bambine piccole esageriamo tale potere in modo da poterne
attingere per la stima di noi stesse.
La scoperta da parte della bambina che la madre non è poi così onnipotente sarebbe
troppo devastante se essa non fosse in grado di rendere la madre, una figura reale. Le
qualità della madre diventano una parte di noi, contribuendo al nostro senso dell'io. Alla
fine sviluppiamo una visione più realistica della madre arrivando a vederla come una
normale mescolanza di qualità buone e cattive. Ma all'inizio la madre è la perfezione in
persona: la Regina.
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La "contro idealizzazione" della madre/Regina è un processo doloroso, ma fino a quando
questa illusione prevale, le relazioni più intime si deterioreranno in un ciclo interminabile di
senso di colpa e di risentimento verso la persona che manca di provvedere alla nostra
felicità.
Il complesso di Cenerentola
L'elemento che più di ogni altro blocca le donne è il bisogno di dipendenza, il desiderio
profondo che altri si prendano cura di noi. Può essere di tipo affettivo: si cerca di carpire
l'affetto o la protezione di qualcuno. La dipendenza implica una mancanza di
autosufficienza. Le donne hanno paura di fare affidamento su se stesse fino in fondo, per il
timore di finire sole, abbandonate e senza amore.
Il complesso di Cenerentola è un insieme di atteggiamenti, per lo più repressi, che tiene le
donne in una sorta di penombra e impedisce loro di usare fino in fondo mente e creatività.
Come Cenerentola le donne sono ancora in attesa di qualcosa, di qualcuno proveniente
dall'esterno che trasformi la loro esistenza, che sono alla ricerca del Principe Azzurro.
Il seme dell'indipendenza è piantato prima che il bambino raggiunga i sei anni, infatti,
l'eccesso di aiuto è distruttivo poiché per riuscire ad avere il controllo della realtà, è
necessario acquisire la capacità di tollerare le frustrazioni: se il genitore è pronto a prestare
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aiuto troppo in fretta, il bambino non sviluppa questa tolleranza. Per essere indipendenti
bisogna imparare che si può riuscire anche da soli.
Fondamentale e determinante è la figura del padre, poiché le figlie vedono in questa figura
un modello a cui fare riferimento. Non in tutte le famiglie, il padre è un modello sano di
riferimento, per cui le figlie idealizzano il Principe Azzurro, che è un personaggio archetipico
che appare in numerose fiabe.
Il Principe Azzurro è raramente caratterizzato in modo preciso; spesso di lui si sa solo che è
di bell'aspetto, coraggioso e romantico, e la sua figura rappresenta il vero amore che
premia l'eroina della fiaba al termine delle sue disavventure. Nella maggior parte dei casi, il
matrimonio fra l'eroina e il Principe Azzurro è l'elemento fondamentale che caratterizza il
lieto fine della storia.
Proprio il "vero amore" del principe per l'eroina è spesso il tratto che consente al principe di
“liberarla”.
Proprio perché è un personaggio simbolico, il Principe Azzurro è spesso citato nel linguaggio
comune per riferirsi a un ideale romantico di compagno o marito: "Aspetta il Principe
Azzurro" è una locuzione diffusa per riferirsi a una donna che abbia un ideale di uomo.
La vita comincia sul serio quando il Principe Azzurro bussa alla porta e le ragazze,
sistematicamente allenate a spogliarsi dei loro desideri più importanti e della
consapevolezza delle proprie capacità, diventano Cenerentole. Così rinuncia a sentirsi in
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sintonia con il proprio corpo, si separa dai suoi desideri profondi, mettendoli nelle sue
mani.
Quando essere desiderabili, si sostituisce al desiderare, l'attività sessuale diventa una
ricerca di conferma della propria importanza, della possibilità di essere amata.
Molte donne considerano il matrimonio come una scappatoia, una fortezza. Nello scegliere
il marito vanno in cerca del Principe che prometta di riscattarle da ogni responsabilità.
A completare questa illusione c'è l'idea che gli uomini siano come i genitori, forti, saldi,
desiderosi di proteggere e di dare aiuto, ma dopo essersi sposate sono bruscamente
disilluse: si rendono conto che i loro mariti non sono per nulla i super-uomini che si erano
immaginati prima delle nozze, ma anche loro hanno momenti d'insicurezza contro cui
lottare.
Il matrimonio diventa un modo per avere qualcuno che si prenda cura di lei ed essere
aiutata. La donna “brava bambina” ha bisogno, così, di tenere sotto controllo con assiduità
e attenzione il suo rapporto di coppia, per nascondere i propri conflitti interiori.
Il meccanismo di difesa principale della “brava bambina” è sentirsi nel ruolo della
“vittima”1, non riconoscendosi però in questa immagine ma definendosi come innocente,
buona, dolce o troppo sensibile.
C'è una correlazione tra la sindrome della “brava bambina” e il fatto di avere difficoltà ad
“arrendersi”, di cui parlerò più avanti.
1 Ai fini empirici la figura della “vittima” non esiste, rivelando che chi adopera tale strategia è
deviato/a (=allontanato/a) dalla propria matrice d’eccellenza.
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Queste due Fiabe sono il "Leitmotiv" della mia esistenza perché mi sono riconosciuta sia in
una come nell’altra.
Da quando ho incontrato l’approccio empirico ed ho conosciuto cosa significa la
metamorfosi dei ruoli empirici, posso affermare che una è il mio passato e l’altra sarebbe il
mio futuro se non avessi cominciato a controsterzare.
Ai fini empirici, controsterzare indica un processo di Yinghizzazione, ossia una
reintegrazione nell’ordine, in parole più semplici, vorrebbe dire riavvicinarsi ai principi
fondamentali del mio codice Yin, ossia il contenitore universale di tutte le qualità femminili.
Il complesso di Cenerentola si basa sul principio che lo Yin tende naturalmente ad
instaurare rapporti di co-dipendenza affettiva. Ciò significa che ha bisogno di qualcuno che
si prenda cura di loro, questo significa sempre essere alla ricerca del Principe Azzurro, e così
è successo anche a me.
Io ho scelto mio marito per scappare da una figura materna troppo ingombrante e da un
nucleo familiare nel quale non ho potuto acquisire un senso di merito sufficiente per
sviluppare un’autostima sana e genuina.
In questa fase si equivalgono il complesso di Cenerentola e la Sindrome di Biancaneve.
Poiché anche la mia mamma è stata ingombrante e con uno io ipertrofico come le matrigne
delle due Favole.
Ho scelto mio marito più grande di me (19 anni di differenza) proprio per il motivo per il
quale non sentivo di potermi proteggere a sufficienza.
Oggi mi rendo conto che sto per diventare una donna Finta Yang.
E’ così che ai fini empirici si chiama quel livello di degrado, ossia una vittima rabbiosa. Ciò
significa che sia ripercorrendo la stessa strada della matrigna di Biancaneve, ruolo che
sarebbe diventato predominante nella mia vita, se non avessi compreso l’importanza di
evadere il mio debito empirico. Ciò che sto facendo attraverso il mio percorso di Counselor
che dopo un cammino di sei anni mi ha portato fino a qui.
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3. LA COPPIA INVERSA:
LA DONNA FINTA YANG E L’UOMO FINTO YIN
Quando ho conosciuto mio marito, secondo l’approccio empirico ero una donna Yin
alterata e lui si trovava nel ruolo Finto Yin.
Io ero intrappolata nel ruolo della “brava bambina”, tipico per la donna Yin alterata. Ciò
significa disponibile, accondiscendente e sempre sorridente, mentre lui era il mio “Principe
Azzurro”, sembrando più risoluto e ‘navigato’ di me.
Io, ancora, non sapevo che, nella nostra relazione - entro il prossimo decennio - avrei
lasciato il ruolo della donna Yin alterata ossia il Complesso di Cenerentola, per entrare
anch’io nel ruolo Finta Yin e anzi andare perfino oltre.
Io non sapevo che mio marito sarebbe rimasto allo stesso punto di prima, e ciò che fino a
tal punto mi era sembrato così ambibile in un uomo, sarebbe diventato ciò che gli avrei
contestato. Così è andata!
Senza che ci accorgessimo, col passare dei decenni, sentivo sempre di più l’affiorare la mia
rabbia come previsto dalla metamorfosi dell’ordine. Così la nostra coppia iniziale, ai fini
empirici denominata “coppia alterata” si è evoluta nei decenni in una “inversa”, con tutte le
conseguenze che comporta.
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La rabbia è diventata il “leitmotiv” della mia vita, al punto che oggi non posso più guardare
in faccia a mio marito senza sentirla trasalire dal profondo del mio essere.
Solo oggi mi rendo conto che siamo diventati una perfetta coppia inversa, in cui lui si è
arreso alla mia angheria (prepotenza, critica e continue accuse) ed io non lo risparmio in
nessuna maniera. Trovo pace, soltanto dal momento in cui posso esternare la mia
disapprovazione e il mio giudizio nei suoi confronti, avendo fatto in modo che la nostra
coppia diventasse invisibile per entrambi.
“Facciamo un passo in dietro": una coppia empiricamente compromessa si distingue
attraverso il proprio disordine all’interno del rapporto. Si evidenziano attraverso liti
persistenti, battibecchi continui, atteggiamenti d’astio e rinfacciamento come anche la
mancanza di amorevolezza e di contatto fisico all’interno del nucleo. Ed è sempre la donna
a rinfacciare le cose, perché è questa la prerogativa della coppia inversa. Non è che per
questo mio marito è contento e felice, semplicemente che non trova più la forza di
controbattere la mia spinta aggressiva, cresciuta a dismisura con l’andare del tempo.
Un altro indizio, invece, è il pronunciato malessere personale nei suoi membri, ossia la
famiglia, anche senza che la coppia arrivi a un livello di logoramento definitivo. Questo vale
sia per gli adulti sia per i figli sia, attraverso quest'atmosfera emotiva, assimilano tutto il
debito familiare.
Ogni consegna familiare avviene sempre attraverso l’infrazione dei propri diritti empirici,
passando dai propri genitori alle nuove generazioni.
Ecco che mi ritrovo nel Regno di Cenerentola, lo stesso Regno destinato a mia figlia, qualora
lei non cominciasse a controsterzare come ho fatto io. Mio figlio, invece, ha preso le
sembianze e la carica energetica del suo genitore-guida, mio marito. Entrambi sono i miei
figli che amo tanto, ragione per la quale, questa circostanza, che soltanto oggi intravedo, mi
genera molto dolore.
Prendendo spunto dall’Approccio Empirico mi sono resa conto di aver scelto non tanto un
uomo (marito) “sbagliato”, quanto fosse il mio stesso bisogno, a esigere questa preferenza.
Non è lui, quindi, a essere stato la causa del mio degrado empirico, bensì il mio stesso
debito di base proveniente dalla mia famiglia. Non avrei potuto scegliere un marito
migliore, per quanto ai fini empirici la nostra relazione era già predestinata a non andare a
buon fine.
In genere l’uomo finto Yin che costituisce la scelta più consueta per la donna finta Yang,
essendo lui la compensazione ideale della sua carica mancante, ma nel nostro caso la
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polarità si è invertita. Mio marito, nonostante uomo finto Yin, ha preferito una donna più
accondiscende come me, ossia una Yin alterata... e così è stato!
François, nonostante che io lo amassi, ha dovuto confrontarsi sempre più con la mia parte
più arrabbiata che lentamente emergeva, man mano che passava il tempo.
Si tratta quindi sempre di un riconoscimento reciproco, quello tra due ruoli alterati, che
avviene nei primi minuti dell'incontro. Perché è in quell’istante che i partner si spartiscono i
ruoli all’interno della coppia. L’uomo finto Yin s'illude di essere il “capofamiglia”, non
riconoscendo il seme di scontentezza che la sua partner porta già in se e che - con l’andare
del tempo – crescerà esponenzialmente, fino a accusarlo di “non essere mai abbastanza”.
Così ogni donna Yin alterata con il tempo diventa una “furia”a tutti gli effetti.
La coppia non si attrae soltanto per l’affinità del debito ma anche per un meccanismo di
compensazione alterata. Apparentemente chi interpreta tali ruoli si sente completamente
normale ma non è in grado di generare una qualità d’amore sufficiente ai fini empirici. I
partner alterati si bilanciano nel carattere, equilibrandosi l’uno con l’altro e conferendosi un
senso di completezza e di sicurezza. In questa coppia l’indicatore della rabbia fa da
catalizzatore principale, poiché il senso di attrazione è sempre dato dalla compensazione
tra le parti. Come Michel Hardy osserva e descrive nella sua ”Grammatica dell’Essere”:
l’affinità del loro arretrato nasce dalle strategie d’amore apprese durante l’infanzia, le
strategie di rifiuto da parte dei genitori e i ruoli invertiti della coppia genitoriale. Ogni
persona sviluppa la propria carica grazie all’apporto del genitore dello stesso sesso, il quale
gli fa da “specchio vivente”. Si tratta di un meccanismo di rispecchiamento empirico,
attraverso il quale il piccolo sviluppa i propri moti di base. Infatti, chi è sottoposto alla
coppia inversa, in cui la parte Yang accudisce e quella Yin guida, non è più in grado di
accedere ad una carica primaria sana rimane orfano sia di padre che di madre, in quanto
nessuna delle figure preposte è in grado di esercitare il ruolo previsto dall’ordine.
L’affinità dell’ombra, presupposto necessario per ogni rapporto affettivo tra due persone si
può dedurre facilmente dal tipo di relazione dei propri genitori. Se i due partner riportano
debiti affini, essi provengono dai legami facsimili dei loro genitori. Così l’affinità empirica si
può costatare già dal tipo di legame che la loro famiglia originaria intrattiene, ossia dalla
qualità d’amore compromessa di entrambi. La paura li accomuna evidenziando l’affinità del
loro debito comune.
Oggi, quindi, mi ritrovo in una coppia inversa nella quale è sempre la donna a esercitare il
ruolo Yang, per quanto sia soltanto una copertura per le sue ferite. Di conseguenza l’uomo
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interpreta quello Yin, nonostante che anche lui cominci a sentire la propria rabbia forviante.
Si sente spodestato e umiliato, non trovando più una reale motivazione per rimanere nella
coppia. Allo stesso momento, però, è troppo dipendente dalla sua partner, nonostante il
costante senso di abbandono che lo persegue. Lei ormai fa bello e cattivo tempo secondo le
proprie lune, nonostante pretenda che lui faccia il capo famiglia quando e dove vuole lei.
L’uomo subisce i suoi umori per il quieto vivere, ma allo stesso tempo lei vorrebbe far
cadere la propria maschera riconoscendosi nella sua fragilità e spogliandosi delle
responsabilità. La donna finta Yang s'illude di voler fare a meno del posto di guida assunto,
ma lui non ne vuole ancora sapere, nonostante che senta accrescere la propria rabbia. Lui
preferisce ancora “nascondersi” dal mondo e dagli impegni più “grandi” di lui, rifugiandosi
dietro la forza Yang della sua compagna. Lei, in compenso, lo sollecita, lo sprona, lo
corregge, lo umilia, lo critica, e lo accusa, e lui, per sottile vendetta, si sottrae.
La finta Yang, avendo un rapporto compromesso con la forza maschile, rimane apposita-
mente accanto a un partner più “debole” di lei. Essa è quindi costretta ad assumersi le
responsabilità di questo suo bisogno, ossia - per quanto si lamenti - di agire in sua vece e di
rimanere nel ruolo dominante, avvertendo il peso di tale costrizione e percependo questa
situazione come infrazione del suo diritto profondo. Ogni donna possiede, infatti, il diritto
empirico di appoggiarsi ad un uomo portatore di carica Yang genuina. Non sa pero, che è lei
stessa a intrappolarsi in strategie, seguendo l’illusione fasulla che gli atteggiamenti di sfida
e potere le spettino di diritto. La donna finta Yang è portatrice di una bambina interiore
ferita e sfiduciata, per questa ragione non è capace di accedere alla propria parte
femminile. La tristezza, la malinconia, e la paura dell’uomo finto Yin le fanno da specchio e,
da un lato, la fanno sentire “a casa” generandole una tenerezza infinita. Lei s’illude di
essere nel pieno possesso della propria femminilità, non volendo ammettere le ferite
nascoste, (ovvero il dolore proveniente dall’infanzia) e rifiutandosi di riconoscere il suo
debito. Così nasconde la propria paura dietro una corazza dura e impietosa, nonostante che
in fondo si senta vulnerabile e incompresa e quindi desiderosa di essere protetta e
custodita.
La donna finta Yang non vuole prendere atto del suo doppio gioco, attraverso il quale
pretende contemporaneamente sia il ruolo di guida sia il volersi sentire sostenuta. Questa
sua ambiguità costituisce la condizione per sentirsi protetta e sicura, nascondendo il
proprio femminile ferito sotto una corazza decisa e risoluta.
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Per quanto lei s’illuda di essere un’esponente Yin straordinaria, sentendosi “femmina” a
tutti gli effetti, sfoggia soltanto alcune qualità dei principi attivi, quelli che più sono consoni
alla sua qualità del debito. La donna finta Yang si distingue però sempre per la mancanza
dei propri principi guida, ossia quelli di maggior rilievo ai fini empirici.
Per il resto esibisce atteggiamenti Yang farciti e alleggeriti attraverso un assetto femminile
di base, che lei scambia con qualità femminili. E’ in grado di adoperare una piattaforma
emotiva femminile in cui molti parametri maschili si addolciscono e acquisiscono di grazia e
di morbidezza, per quanto rimangano maschili. Così brilla più attraverso la sua schiettezza e
acutezza che attraverso la sua dolcezza, ed esibisce una spinta vitale piuttosto che
atteggiamenti vivaci, e adopera il controllo anziché la leggerezza. In questa maniera si
dimostra più incentrata su un io dominante che sulla capacità di saper accogliere gli altri.
Nonostante non abbia perduto i propri principi di base, non riesce a invertire la tendenza
del suo degrado. A dispetto del proprio malcontento è capace di abbandonare i vecchi
schemi di difesa, mantenendo sia l’uno sia l’altro, in altre parole sia l’atteggiamento di
controllo sia il profondo desiderio di mettersi al proprio posto. Lei, sentendosi spaesata
ogni qualvolta entra in contatto con il proprio femminile, non riesce a lasciar andare il suo
ruolo Yang, mentre il partner percepisce la propria impotenza ogni volta che gli viene
richiesto di assumersi delle responsabilità più scomode.
La finta Yang avverte la mancanza di uno spazio interiore sufficiente sentendosi costretta a
rispondere in maniera aggressiva e rabbiosa. Lei non è in grado di contenere il dolore del
proprio debito, e di conseguenza non ha spazio neanche per nessun altro. La rabbia
dell’uomo finto Yin è ancora più nascosta ed è fatta di rancori e risentimenti mai ammessi,
piuttosto che della “spinta in potenza” che gli permetterebbe di assumere il ruolo della
guida. Ed è per questo motivo che cerca una compagna in grado di mostrare la propria
aggressività con disinvoltura nonostante che il peso di subirne poi le conseguenze aumenti
giorno dopo giorno. Ogni donna finta Yang percepisce se stessa come femminile e continua
a sentirsi “femmina”. La sua spiccata capacità seduttiva e la maniera consapevole in cui
interpreta alcune strategie femminili la fanno sentire più evoluta delle altre esponenti del
suo sesso. La sua rabbia si manifesta anche attraverso un io ipertrofico e arrogante, il quale
si percepisce come modello d’eccellenza.
La finta Yang mette le proprie doti femminili a disposizione di uno stimolo vitale incessante,
sfruttandole e commercializzandole in modo maschile. I suoi moti inquinati da uno Yang
prorompente, frutto di un rispecchiamento empirico invertito. Per quanto la maggior parte
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delle sue strategie siano incompatibili con il codice Yin, come la continua ricerca della
convenienza, del controllo, dell’insistenza o del gioco di potere, lei s’illude di essere un
esempio femminile a tutti gli effetti. Sebbene abbia quest'opinione su se stessa, si sente
profondamente inappagata sempre alla ricerca di qualcosa, ed è perennemente bisognosa
di nuovo nutrimento emotivo per riempire il proprio vuoto. Per quanto in apparenza sia
soddisfatta e fiera di sé, potendo sfoggiare tanti argomenti a suo favore, è inaridita e
amareggiata a un livello profondo. Non ammette che sono queste qualità a tenerla lontana
dai propri principi guida, ossia dalla propria felicità. Pretende di essere già felice così come
sta, cercando di aggiustarsi continuamente la propria realtà. Così rinnega i valori femminili
ai quali non riesce ad accedere, dichiarandoli come obsoleti o denigranti per una donna
moderna. Nello stesso tempo, non si rende conto di delegittimare l’intero assetto
femminile e di violare costantemente le leggi dell’ordine.
L’uomo finto Yin si ritiene mascolino, nonostante usi la propria parte più femminile come
approccio verso il mondo. Lui vuole credere che la dolcezza, la sensibilità, la diplomazia, e
l’essere romantico, siano attributi fondamentali per un uomo “evoluto” e moderno, senza
considerare che si tratti, sì, di qualità importanti ma soltanto se poggiano su fondamenti
Yang. Il finto Yin, è convinto di essere un buon padre, anzi, forse un padre più valido di
tanti altri, poiché si sente più coscienzioso e attento verso i propri figli. Nel frattempo, però,
gli sfugge che tali atteggiamenti nascondono soltanto i suoi moti d’ansia, come tipico per il
suo ruolo. In mancanza di un modello empirico sano non sa riconoscere la propria
alterazione, che si mostra propria nella sua tendenza alla troppa cura e alla dedizione
troppo accentuata. Si fa vanto esattamente di ciò che ai fini empirici dimostra la sua
deviazione, senza comprendere le percussioni di questo suo atteggiamento.
La coppia invertita prevede nella psicologia empirica che i partner s’illudano di interpretare
un ruolo adeguato, ma che è soltanto la donna finta Yang a non comprenderlo, così lei
continua a ingannarsi pensando di fare la madre e lui il padre.
Responsabilità
In una coppia inversa le responsabilità maggiori, in altre parole le decisioni più importanti e
disagevoli, rimangono conferite alla donna finta Yang, per questo motivo si sente investita e
convalidata dai principi maschili. L’assenza di carica maschile del suo compagno rimane per
lei, uno stimolo persistente a esercitare il ruolo Yang, facendolo sembrare agli occhi di tutti
una necessità. In sua presenza l’uomo finto Yin si sente forte e sicuro, avendo finalmente
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trovato, grazie a lei, un accesso alla rabbia. In contempo soffre questa situazione a tal punto
che è obbligato a dissociarsi delle proprie emozioni, non essendo in grado di dare sfogo alla
propria amarezza, al risentimento e all’impotenza che prova. Il suo copione gli chiede di
saper contenere il risentimento nei confronti della sua partner, poiché teme il suo lato
aggressivo e la sua vendetta. Infatti, tutti gli uomini finti Yin sono dissociati dal loro sentire,
vivendo come propria realtà l’illusione dell’innocenza. Una separazione, questa, che
costituisce il prezzo empirico che gli è richiesto di corrispondere, e che la continua
violazione dell’ordine suscita.
Nella coppia inversa l’uomo Yin continua ad accumulare debito senza poter eliminare la
causa del disagio, essendo incapace di attaccare la propria compagna nel ruolo di guida. La
sua paura non gli permette di occuparsi della tutela e della difesa del proprio nucleo
familiare, poiché questo richiederebbe il pieno della sua carica. Così evita ogni atto di
decisione che potrebbe contrastare il volere della sua compagna, rinunciando al ruolo che
legittimante gli spetterebbe. Una rinuncia, questa, che suscita la continua ira della donna
finta Yang la quale non si sente né arginata né contenuta da lui. Anche lei desidererebbe un
uomo integrato sul quale poter fare affidamento, come previsto dal preciso diritto
empirico, per quanto in pratica non sarebbe in grado di poterlo sostenere. Lei si sente
attratta soltanto da ciò che le manca, ossia dalla dolcezza, dalla sensibilità e dalla
morbidezza di un uomo finto Yin che, attraverso i suoi atteggiamenti seduttivi la sa
ammaliare. Così, la sua delusione, attirando esclusivamente uomini con uno Yang più
debole del suo, è puntuale e inevitabile, provocando moti d’ira sempre maggiori contro la
specie maschile. La donna Yang, mettendosi in contatto con la sua ferita di base, la propria
femminilità repressa, l’unica e vera ragione per la quale esercita il potere Yang, nasconde
un bisogno d’amore interrotto verso la propria madre, figura dalla quale non si è sentita
amata abbastanza e alla quale non è riuscita a dimostrare il proprio amore.
L’uomo Yin, liberato dal dover sostenere le proprie responsabilità., si fa vanto della propria
alterazione sistemica vivendo il proprio debito come diritto legittimo in una società
moderna. Detiene il primato di essere l’unico a potersi affiancare alla donna Yang per
periodi prolungati, presenza insostenibile per una carica maschile sana. Così lei attira
soltanto esponenti del sesso maschile con i quali ogni rapporto di coppia è già destinato a
fallire in partenza. Ogni donna Yang, dopo un po’, è sempre scontenta del proprio
compagno Yin, criticandolo e denigrandolo per la sua poca consistenza maschile. Allo stesso
tempo non riesce a staccarsi da lui poiché è l’unico a saper riempire il suo bisogno affettivo.
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4. ANIMUS E ANIMA:
L’INTEGRAZIONE DELLO YIN E DELLO YANG
La cosa più difficile da scoprire nella nostra
psiche è quale aspetto assume la
rappresentazione del sesso opposto. Per la
donna è l'Animus, per l'uomo l'Anima.
Infatti, ogni donna porta in se un patrimonio
Yin inerente al suo sesso biologico, ma che
necessita contemporaneamente di una carica
Yang2 per essere autosufficiente.
Nella stessa maniera ogni maschio portatore
naturale di un patrimonio Yang, ha bisogno di integrare la propria carica principale con
quella Yin3 per poter essere armonico. Entrambe fanno parte della pienezza dell’essere
umano e hanno bisogno di svilupparsi in maniera sequenziale lasciando la precedenza alla
carica primaria (quella del proprio sesso biologico).
Per le donne è importante portare allo scoperto l’Animus represso e fino a quando rimane
oscura una parte di noi, possiamo sentirci attratti fortemente da un'altra persona
(generalmente del sesso opposto) che mostra qualche somiglianza con questa “figura
interiore”. Inconsciamente proiettiamo l'immagine interiore sull'altra persona, che subito
assume un aspetto molto desiderabile, la persona che avevamo sempre desiderato di
incontrare: l'”anima gemella”.
Tutto ciò che ci fa sentire incompleti appare nelle sembianze dell'amato. Lui o lei è tutto
quello di cui abbiamo bisogno per sentirci completi e ci aspettiamo che riempia gli spazi
vuoti della nostra casa e del nostro cuore.
Le donne non nascono compagne ideali, ma possono diventarlo. L’approccio empirico,
infatti, definisce come modello cui tendere per il sesso biologico femminile, quello della
donna Yin integrata.
Ogni donna ha bisogno di sapersi esprimere attraverso i moti guida del proprio essere, ossia
la sua luce, la morbidezza, l’accoglienza e il potere della dedizione, la cura, l’arrendevolezza,
la vivacità, l’essere emotiva, il sentire la commozione, e la tenerezza (da suscitare
2 Descritta da Jung come Animus.
3 Descritta da Jung come Anima.
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nell’uomo). L’approccio empirico definisce anche un modello per il sesso biologico
maschile: l’uomo Yang integrato4.
Non appena i veri bisogni delle donne “brave bambine” nascono e gli uomini non vogliono o
non riescono a soddisfarli, ne deriva una serie di scontri. Per uscire da questo "empasse" le
donne hanno bisogno di ritrovare il contatto con il loro Animus.
Per superare il conflitto tra il bisogno di dipendenza e quello di essere libere è necessario
un processo di “elaborazione del conflitto", fare uno sforzo consapevole e intenzionale per
districare i fili della matassa del nostro stato interiore.
Il conflitto tra il desiderio di essere libere e quello di restare chiuse e protette è alquanto
insidioso, ma ha anche un “vantaggio”: ci consente di rimanere ferme dove siamo e non
cambiare nulla dello stato di cose, seppure è ormai accertato essere una situazione di
infelicità.
Superare il conflitto vuol dire cercare le cause che lo provocano, in modo che non sussista
più il bisogno di essere scisse. Quando un filo di questa matassa si evidenzia, bisogna
seguirne il percorso: sono i nostri atteggiamenti incongruenti che, se scovati e analizzati,
possono portarci al filo conduttore del conflitto nascosto.
Tenere i conti di quel che succede sul piano emotivo, vuol dire mantenere giorno per giorno
il contatto con la realtà ed evitare che si sviluppi una fonte continua di collera nei confronti
dei propri bambini e dell'uomo con cui si vive, evitando di lasciare che le cose scivolino via
da sole, ma fermarsi, sedersi e sentire cosa sta succedendo, in che direzione si convogliano
le energie e scoprire qual è la fonte della propria gratificazione.
Domande del genere sono parte del processo che bisogna fare per trovare il proprio
equilibrio. Tenere aggiornati i conti, vuol dire impegnarsi con le possibilità della vita, dare il
via al proprio cambiamento e alla propria crescita, anziché aspettare che succeda qualcosa,
diventare padrone di se stesse, assumersi la responsabilità della propria esistenza.
Nel momento in cui ci assumiamo la responsabilità dei nostri problemi, si viene a creare
uno spostamento cruciale del centro di gravità dagli altri a noi stessi. Iniziarne così ad avere
a nostra disposizione una maggiore quantità di energia, che prima veniva dispersa.. Quando
4 L’uomo “maschio” possiede il diritto (=obbligo) di essere guerriero, saper proteggere e difendere il
proprio nucleo. Possiede il diritto alla guida avvalendosi di capacità concettuali e strategiche
superiori alla donna, di un senso di orientamento innato e di regolarità e costanza. Lui sa intuire un
ordine adeguato a tale scopo, esprimendosi attraverso la concretezza e tutta la progettualità del
caso. Si fa valere attraverso l’autorità conferitagli.
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non abbiamo più bisogno di difenderci e proteggerci possiamo utilizzare quella stessa
energia, che è diventata disponibile, per fare degli sforzi più positivi.
Pian piano diveniamo meno inibite, meno bloccate dall'ansia e dalla paura, meno represse
dalla mancanza di autostima. Così abbiamo la possibilità di acquisire una spontaneità
emotiva, una vitalità interiore che permei di sé tutto quello che facciamo.
Essa nasce dalla convinzione di essere la fonte principale di forza della propria vita e porta a
quella che è definita "spontaneità d'animo", ossia la capacità di non fingere, di essere
sincere sul piano emotivo, di riuscire a mettere tutte se stesse nei propri sentimenti, nel
proprio lavoro, nelle proprie convinzioni.
Le donne che si sono liberate, scoprono tutto a un tratto di avere l'energia per impegnarsi,
si aggrappano tenacemente alla vita, ormai libere di seguirne gli alti e bassi.
Gli indicatori empirici
Man mano che gli effetti del debito diventano insostenibili, non riusciamo più a fare finta di
nulla. Soltanto qualora le alterazioni empiriche, da noi stessi create per compensare il buco
emotivo, superino una soglia preoccupante, iniziamo a percepirle come minacciose e fuori
dalla norma. Questo accade quando il nostro debito è diventato già così ingombrante da
incidere in maniera pesante sulla nostra vita. Solo allora ci accorgiamo che sarebbe indicato
“contro-sterzare”, poiché questa tendenza rischia di compromettere l’intera esistenza.
Tuttavia fino a tal momento evitiamo accuratamente ogni presa di coscienza sul fatto che
potrebbe essere lo specchio di una posizione empirica compromessa.
Una responsabilità scomoda, questa, che ci riporta le nostre responsabilità non evase,
presentandocele come un debito empirico maturato con il tempo.
Secondo degli indicatori che l’ordine utilizza per segnalare l’arretrato, ogni squilibrio
favorisce alcuni moti emotivi o ne accresce altri: qualora fosse la rabbia5 il segnalatore
preposto a una data infrazione, esso s’impone su qualunque altra emozione; così anche la
paura6 prevarica su qualsiasi altro moto naturale, insito nel sentire genuino del singolo;
nello stesso modo il senso di colpa o quello dell’inadeguatezza generano lo stesso effetto,
imponendosi sul suo equilibrio di base.
5 Gli indicatori empirici Yang sono: la rabbia, il rancore e l’arroganza.
6 Gli indicatori empirici Yin sono: la paura, il senso di colpa e la mancanza di autostima.
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Il senso di colpa
Più ognuno di noi prova a nascondere il dolore del proprio debito, più diventeremo un
catalizzatore attraendo persone che rispecchiano quella stessa qualità di dolore.
Chi cerca sempre partner impossibili o difficili, chi entra in relazione che già dall’inizio sono
predestinate a fallire, chi si sente attirato esclusivamente dalle qualità dell’ombra altrui in
quanto più accattivanti e fascinose.
Nel caso delle coppie inverse, costituite da una donna Yang e un uomo Yin, si manifesta il
gioco del "tira e molla": una dinamica conosciuta anche come "odio e amore”, ossia
attrazione morbosa e insofferente verso il partner e incapacità di lasciarlo. Nonostante
l'altro si evidenzi continuamente come inadeguato, ossia come troppo invadente o
remissivo, è la dinamica della co-dipendenza affettiva a sovrastare ogni dolore, che instaura
il classico rapporto tra “vittima e carnefice”.
Tutte le volte che siamo coinvolti in attimi spiacevoli o risultati dannosi di situazioni o scelte
sbagliate che ci competono neghiamo la nostra responsabilità.
Una delle prime responsabilità è di saper accettare l’inadeguatezza dei propri genitori, la
loro incapacità di poter dare di più di quanto sono riusciti a conferirci, affrontando il
rancore nei loro confronti.
Questo è il prezzo empirico da pagare per entrare nel ruolo dell'adulto, uscendo dal
bisogno del bambino.
Il singolo cresce soltanto quando è disposto a evadere il proprio debito e accettare il dolore
insito in esso.
I “bravi bambini” e le “brave bambine” non sanno ancora sostenere la propria colpa,
neanche quando diventano genitori. Essi si mantengono lontani dal proprio dolore,
esorcizzandolo in tutte le maniere. Di conseguenza non sono in grado di riempire il proprio
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ruolo empirico, rimanendo sempre in richiesta verso i propri figli. Così l'abbandono della
propria innocenza costituisce, una necessità empirica di primo rango in ogni processo di
crescita, trattandosi di un movimento interiore per affermare i propri principi.
Molti esponenti del genere maschile e femminile giocano a essere uomini e donne, ma in
verità non hanno mai abbandonato il ruolo del piccolo. Si propongono come modelli
attendibili senza avere i requisiti empirici necessari. Il solo fatto di essere genitori biologici
non garantisce ai figli le qualità che derivano da una fonte energetica sana e genuina: ogni
genitore, portatore di un debito ingente, si distingue in primis attraverso la mancanza
d’amore.
Spesso sono bambini capricciosi e ansiosi, travestiti da madri o da padri, che soffocano i
loro piccoli in un mare di smancerie. Non che le loro coccole siano fuori posto, ma sono
prive di ogni forza armonica. Non sono tanto le coccole in sé, bensì l'ambiente generale in
cui vengono fatte che si rivela come contro armonico, rivelandosi prive di forza e destinate
a rimanere atteggiamenti vuoti.
Si tratta delle stesse donne che, al momento in cui avrebbero bisogno di esercitare il
proprio potere incondizionato, passano soltanto ansia o indifferenza rabbiosa. Si tratta
degli stessi uomini che, al momento in cui avrebbero bisogno di esercitare il ruolo del
padre, si mettono in richiesta o fanno da madre.
Così la consegna familiare trasmette strategie di dipendenza e valori disarmonici invece che
amore, generando il debito di ogni nuova generazione.
La risoluzione
L’ordine riconosce soltanto un’unica entità di “scambio” ai fini di riscattare il proprio
debito: il dolore. Attraverso dei passaggi precisi l’uomo entra nel dolore finora rinnegato,
fino a trasformarlo lentamente in qualcosa di diverso.
Questo processo passa attraverso la consapevolezza, il pentimento e la lenta integrazione
della nuova, scomoda realtà. Questo sviluppo d'integrazione lento e faticoso si chiama più
comunemente “accettazione”. Perché ogni maturazione dell’uomo, ogni sua crescita
personale, passa attraverso questo confronto e nasce dal fatto di aver attraversato un
passaggio di dolore preciso. Esso gli fa acquisire maggiore spessore umano, concretezza e
presenza. Soltanto esplorando e integrando la propria zona d’ombra si può accedere a uno
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stato empirico naturale e completo, collegandosi maggiormente con il livello della
coscienza sistemica.
Ogni avvicinamento alla zona d’ombra esige l’abbandono del proprio stato d’innocenza,
costringendo la persona ad accostarsi al proprio arretrato empirico. Così entra in contatto
con le sue ferite nascoste, la rabbia, la colpa e l’amore mancato, risalendo lentamente alle
proprie strategie di auto-boicottaggio. Tale confronto accresce la sua consapevolezza
poiché gli permette di aprire nuove crepe nella corazza della coscienza personale, e
comincia ad avere visioni più vicine alla realtà empirica e quindi è obbligata ad aprirsi a ciò
che è. Un avvicinamento, questo, che può svolgersi esclusivamente sul livello empirico,
ossia attraverso la fenomenologia del proprio sentire, rimettendosi in contatto con le
emozioni bloccate o rinnegate. Soltanto penetrando negli arretrati e rievocando i
sentimenti sommersi, la persona riesce a entrare nuovamente in contatto con il fluire delle
cose. In questo processo affronta la sua paura, i suoi rancori, la vergogna, l’imbarazzo e il
senso di colpa, man mano che prosegue nel percorso. Ogni volta che smaschera dei tabù
personali, trasforma i propri limiti e le sue false credenze, evadendo una parte del debito.
Così l’unica maniera per potersi avvicinare a un equilibrio reale e oggettivo è dato quindi
dall’integrazione delle due parti: lato luce e lato ombra. L’ordine riconosce l’inclusione
come unico principio vitale, poiché ogni moto differente, codificato come esclusione, si
basa su strategie di chiusura. Solo così può generare una realtà empirica stabile e non
compromessa, attraverso un atto d'integrazione.
Disattendo le sue regole, direttive e aspettative dei propri genitori, “tradire” le proiezioni
della famiglia a favore dei propri talenti e interessi è un passaggio tanto fondamentale
quanto difficoltoso per ogni figlio.
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5. LA METAMORFOSI EMPIRICA:
IL DEGRADO, LE ALTERAZIONI NELLA DONNA
Si tratta di un principio fondamentale che, nel nostro approccio empirico è denominato
metamorfosi che è il degrado lento e inesauribile e progressivo di ogni ruolo alterato, in
altre parole, una brava bambina diventa una furia.
La base di ogni problema è legato al modo in cui siamo state cresciute da piccole: non ci
hanno insegnato ad essere sicure, indipendenti, adeguate, con scarso riconoscimento e
mancanza di autostima da parte dei nostri genitori.
Il problema inizia nella prima infanzia. Crescendo è importante che noi impariamo a far uso
dei messaggi provenienti dal nostro corpo.
Ogni donna o uomo nasce YIN: durante il suo percorso di crescita cambiando da bambino
ad adulto vive una metamorfosi empirica. Si tratta di una trasformazione lenta ma
inevitabile che riconosce il dolore accumulato e rinnegato come suo unico catalizzatore.
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La donna YIN ALTERATA
L’approccio empirico chiama “la brava bambina” o donna Yin alterata evidenziando i
seguenti comportamenti: una carica femminile in eccesso che non sa contenere e non
controbilanciata dalla carica opposta maschile, sempre piccola e innocente, altruista,
crocerossina, santa, vittima ma senza l’ANIMUS, contrappeso naturale per ogni femminile.
Manca della carica aggressiva e non ha la forza necessaria per far valere i suoi bisogni e i
suoi desideri.
La donna Yin alterata appare gentile, amabile, mite, dal punto di vista fisico non possiede
tratti fisici aggressivi ma dolci, si presenta impaurita e timida, a volte raggiante, ma sempre
con atteggiamenti misurati. Quando entra in contatto con la sua bambina interiore, diventa
giocosa e vitale, così sono i suoi tratti infantili a distinguerla. Non vuole essere vista, non ha
un proprio posto, “ non si merita”.
La donna Yin alterata non è attratta da un uomo Yang sano, ma un uomo Yang alterato o
finto Yang, perché ha bisogno di una smisurata necessità di sicurezza che lei non ha in sé,
mancando la forza primaria maschile, l'ANIMA.
Come per l’uomo Yin, la donna Yin alterata manca del modello genitoriale sano, la cui causa
è la debolezza della carica primaria materna a cui fare riferimento.
Come per il finto Yang, anche la donna Yin alterata, essendo portatrice di uno Yin eccessivo,
potrebbe apparire una Yin integrata. Sia nell’aspetto che nel fare, si dimostra morbida,
premurosa, totalmente dedita alla famiglia e disponibile con tutti.
Entrambe hanno un lato femminile ben sviluppato per quanto la donna Yin alterata,
usandolo come strategia di difesa, ne manifesta l’eccesso, mentre l’altra, ne trae tutta la
sua forza..
Non avendo integrato in maniera armonica i due opposti, la donna Yin alterata presenta
problematiche molto affini a quelle dell’uomo Yin, mancandole il sostegno e la forza della
carica secondaria, Yang. Subisce il mondo esterno in quanto carente di carica aggressiva
genuina che la rende incapace di dire no e che anche nella sfera sessuale si ripercuote con
una libido debole o inesistente che le fa subire il rapporto col partner.
Certa che per essere degna d’amore, debba necessariamente soddisfare desideri e bisogni
altrui, la donna Yin alterata, manifesta il principio Yin dell’accoglienza in maniera eccessiva,
è accondiscendente, dolce e mielosa così oltremisura da diventare invadente, quasi
appiccicosa. Essendole funzionale rivestire il ruolo della “brava bambina” al fine di ricevere
consensi, rende in tal modo forzate e innaturali le sue doti femminili.
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Cresce così, in lei, la sensazione di amare troppo, di essere all’interno della coppia quella
che non riceve amore sufficiente a ricambiare ciò che dà, non sentendosi mai corrisposta in
maniera appagante. Naturalmente, non potendo accedere a un sentimento genuino, tutto
ciò che esprime, non è altro che un surrogato di ciò che lei crede essere amore. Sviluppa
una forte dipendenza dall’altro e crea, a sua volta, dipendenze da sé, è portata a fare tutto
da sola per potersene poi lamentare; nelle relazioni interpersonali evita accuratamente
argomenti scomodi, situazioni che la costringano a esprimere il suo pensiero, specie se in
contrasto con quello dell’altro, e ogni approccio diretto che le crei disagio.
Alla base di tali atteggiamenti vi è la paura che guida il suo vivere, la paura di essere
perennemente minacciata dalla possibilità del dolore, fisico ed emozionale. Il suo apparire
timida ed impaurita, le consente più facilmente di eludere situazioni di questo tipo.
Naturalmente, la conseguenza di tutto ciò, è un accumulo sempre più ingestibile di rabbia
che, aumentando il suo debito empirico, determina il passaggio dal ruolo di vittima a quello
di vittima rabbiosa, accedendo al ruolo di finta Yin.
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La donna FINTA YIN
Con il passare del tempo la donna Yin
alterata accumula rabbia, che cresce a
dismisura; col tempo dietro la
maschera della "brava bambina", si
nasconde una vittima rabbiosa ossia
donna “finta Yin”.
A differenza della donna Yin alterata,
che si crede ancora nel limbo
dell'innocenza, percependosi come
pura e immacolata, la finta Yin ha cominciato la sua lotta quotidiana col vendicarsi per le
ingiustizie subite. In questa dimensione vorrebbe però evitare a tutti i costi di essere
smascherata e scoperta, per ciò che realmente è, ossia una persona arrabbiata.
Tutta la rabbia e il rancore accumulato nello stato alterato, crea inevitabilmente delle
trasformazioni di cui l’essere non è consapevole. Il passaggio da un ruolo all’altro avviene in
maniera impercettibile.
Mentre la donna alterata è ancora nel ruolo di vittima, non si rende conto che la sua
ingente quantità di rabbia non può più essere contenuta ed è così costretta ad assumere
atteggiamenti diversi per poterla manifestare suo malgrado. Tale livello di rabbia che
distorce la percezione di se stessa e del mondo che la circonda e che agisce come indicatore
passivo, subentra alle caratteristiche specifiche della donna Yin alterata, cioè paura e sensi
di colpa, che sono gli indicatori attivi.
Questo cambiamento, ha come prima conseguenza, la nascita di un sentimento di rivalsa
che alimentandosi via via arriva al livello più elevato proprio della vittima rabbiosa, fino a
sviluppare un vero e proprio istinto omicida. Il tutto, sempre ben mascherato dall’immagine
della “brava bambina” vittima innocente, ancora molto disponibile e che ancora utilizza
l’eccesso d’amore, come merce di scambio.
In realtà, negli atteggiamenti della finta Yin, cominciano a essere sempre più evidenti
stonature e discordanze dovute all’incapacità di controllare la sempre maggiore spinta
aggressiva.
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Si crea così una fase di scissione, da un lato la disperata esigenza di rimanere innocente,
dall’altro il crescere di un bisogno di vendetta per i torti che sente d’aver subito e per la
delusione delle aspettative disattese.
Anche se il suo fascino potrebbe catturare ruoli maschili più “evoluti”, il partner col quale
può instaurare un rapporto è il finto Yang, che è il suo opposto. Superata la fase
dell’innamoramento, tale rapporto si spoglia del falso perbenismo rivelando i suoi
atteggiamenti aggressivi, delegittimando il partner e assumendo lei stessa il ruolo di guida
della coppia nella totale inconsapevolezza di entrambi.
Il suo forte senso di colpa la spinge però, a rimediare agli atteggiamenti aggressivi con altri
più dolci ed accondiscendenti, sviluppa inoltre, una tendenza alla critica ed al giudizio che si
rivela essere per lei una importante valvola di sfogo che, però, non manifesta apertamente.
In questa fase, caratterizzata da una maggiore spinta rabbiosa, la donna finta Yin si concede
una libertà sessuale mai vissuta prima, comincia a godere della propria fisicità superando i
sensi colpa. Diventa più maliziosa e seduttiva ma in maniera sempre molto “innocente”.
Comincia a sfogare la propria rabbia ma solo con chi sente più debole, continuando, in
realtà, a reprimere il suo campo sensoriale, a sfuggire situazione “scomode” e prediligendo
gli aspetti più frivoli e superficiali della vita.
La sua scissione interiore, il suo stato di debito sempre maggiore, la porta a violare le leggi
dell’ordine, allontanandosene sempre di più.
Continuando a pensare che siano sempre gli altri a farle del male, inizia però a manifestare
la sua rabbia omicida, infliggendo ora lei dolore agli altri, ma percependosi sempre come
vittima innocente.
Fisicamente, la donna finta Yin si presenta con bacino, spalle e collo bloccati, anche
l’andatura di conseguenza è rigida ma piuttosto spedita, nel complesso, manca di
naturalezza e scioltezza.
Nelle forme più avanzate può manifestare movimenti più sensuali, quasi felini ma sempre
rivelatori di forza Yang.
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La vittima rabbiosa: FINTA YIN – FINTA YANG
Il ruolo della vittima
rabbiosa caratterizza il
passaggio da un estremo
all’altro ma non è conte-
nuta negli estremi stessi.
Ogni ruolo intermedio,
(donna finta Yin e donna
finta Yang, uomo finto Yin
e uomo finto Yang) cioè, è
caratterizzato dal ruolo della vittima rabbiosa, che la metamorfosi sistemica prevede
obbligatoriamente.
Il ruolo della vittima rabbiosa non può esistere nella fase dello Yin alterato perché, in tale
fase, l’accumulo della rabbia è ancora piuttosto debole. Nello Yin alterato, infatti,
l’indicatore empirico attivo è la paura, che maschera la rabbia con l’assunzione di
atteggiamenti Yin.
Al contrario, nella fase opposta, quella dello Yang alterato, il ruolo della vittima rabbiosa
non è presente perché la rabbia, indicatore empirico attivo di questa fase, è talmente forte
da aver provocato un irreversibile indurimento dell’anima, trasformando la rabbia stessa in
odio.
Di conseguenza, nell’alterazione Yin, l’indicatore empirico passivo è la rabbia, che,
persistentemente rinnegata, provoca una degenerazione morbosa dello stato alterato. La
conseguenza di ciò, provoca inevitabilmente un aumento del debito empirico che, pegno
l’estromissione dall’ordine, la persona dovrà comunque affrontare, riscontrando sempre
maggiore difficoltà.
Nell’alterazione Yang, invece, l’indicatore empirico passivo è la paura, che
persistentemente rinnegata, nasconde, attraverso la manifestazione di uno spirito
guerriero, la paura profonda, quella della morte.
In questa situazione di alterazione, più l’essere tenta di ignorare l’esistenza degli indicatori
empirici passivi, più si evidenzia il tentativo dell’ordine di rimediare, a fin di bene,
aumentando la presenza degli indicatori stessi.
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Ai fini di un'integrazione sistemica, però l’ordine spinge fortemente verso una
compensazione forzata, cioè verso la necessità di integrare tali indicatori.
Ma la persona, attraverso strategie vitali, giustifica e legittima il suo rifiuto verso di essi,
impedita sempre dalla paura di affrontare il suo dolore.
Ogni suo agire, quindi, e ogni sua scelta è basata sul tentativo di compensare il proprio
debito empirico.
Un’infinità di aspetti e sfumature diverse caratterizza il processo di metamorfosi della
vittima rabbiosa da un ruolo all’altro, ma c’è un aspetto che li accomuna tutti, e cioè il
sentirsi “bravi bambini innocenti”. Essi, cioè, totalmente incapaci di riconoscere le proprie
responsabilità, giustificano tutto il loro agire, trovando negli altri o nelle situazioni
circostanti, la causa dei loro disagi.
Di norma, la fase della vittima rabbiosa si sviluppa dopo l’infanzia, periodo in cui il sistema
prevede, quale diritto naturale di ogni essere, lo stato d'innocenza e di dipendenza.
Tuttavia, il sistema, pur riconoscendo l’assenza di colpa, riconosce nella persona, anche in
questa fase, la sua responsabilità nei confronti dell’ordine.
Può accadere, nel caso di un bambino non desiderato o portatore di una consegna familiare
pesante, che il degrado empirico avvenga in maniera precoce, addirittura nel ventre
materno.
E’ il dolore a stabilire l’innescarsi del processo di alterazione: quanto più da bambini si è
provato dolore tanto prima si accede alle fasi Yang alterate.
Lo stesso dolore, però, potrebbe intrappolare nell’eccesso opposto Yin, non consentendo
alla persona di accedere per nulla nel ruolo dell’adulto, manifestando così un persistente
stato infantile.
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La donna FINTA YANG
Empiricamente c’è una trasformazione in “ vittima rabbiosa” o donna finta Yang.
Dal punto di vista sistemico, la finta Yang è la vittima rabbiosa progredita sempre volta a
coprire la propria fragilità attraverso l’apparenza aggressiva. Si tratta sempre della bambina
innocente e spaventata che tenta di salvarsi dal mondo intero con strategie difensive
maschili. Il desiderio di salvare la propria innocenza da un lato e, dall’altro la forte spinta a
vendicarsi, le crea un enorme conflitto interiore. La sua rabbia è, ormai tale, da non
permetterle di fare più buon viso a cattivo gioco.
Scivola così nel ruolo di vittima-carnefice costringendosi all’autoinganno di una realtà tutta
sua che le permetta di non sentirsi “cattiva”. Vive sempre un conflitto tra paura e rabbia ma
col tempo, la sua tendenza a retrocedere e a subire si trasforma in spinta in avanti, è infatti,
più diretta, intraprendente, assume atteggiamenti autenticamente Yang finalizzati
esclusivamente a proteggersi. La donna finta Yang, si rivela anche capace di esprimere doti
femminili, come l’amore incondizionato anche se di norma, si aspetta qualcosa in cambio.
Nella sfera affettiva attrae un partner finto Yin del quale compensa la mancanza di senso di
sicurezza. La strategia seduttiva prevede dimostrazioni di autonomia e d'indipendenza. Ma,
con il consolidarsi della relazione, la donna finta Yang rivela tutta la sua fragilità e
dipendenza, pur rimanendo colei che detta legge, delegittimando, denigrando e
mortificando il partner e perpetuando, in tal modo, la sua vendetta contro il maschile.
Del resto, il suo bisogno di predominio è tale, che pur desiderando un partner forte, ne
sceglierà sempre uno disposto a farsi mettere in ginocchio.
Tale situazione non fa altro che aumentare il suo livello di rabbia che però non le permette
di abbandonare il partner, la sua dipendenza emotiva non glielo permette.
Il legame sempre più degradato e morboso si sposta completamente nel lato ombra: i due
esseri non sono più tenuti insieme dalla compensazione delle loro virtù, ma dall’instaurarsi
di una situazione di dipendenza dal dolore.
Il forte desiderio di vendetta della donna finta Yang non è, però, rivolto solo nei confronti
del maschile. In realtà, ogni donna finta Yang ha subito l’”assenza” della propria madre, è,
per questo, una donna che si sente fortemente tale, ha sviluppato grandi capacità seduttiva
ma che, in realtà, è segregata nel proprio femminile. Grazie alla sfida persistente riesce a
liberarsi dalle inibizioni che nascondevano il desiderio di vendetta anche nei confronti di un
femminile per il quale prova astio e rancore smisurati.
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La donna YANG AUTENTICA
“Hanno denaro, successo …ma non
sono felici, … sentono che qualcosa
manca, … non riescono più a trovare un
partner affettivo adeguato e a vivere
relazioni appaganti, come se
l’incantesimo si fosse infranto e il
rapporto amoroso confuso,
attorcigliato, perduto…
Le donne di una volta si sono
trasformate, hanno indossato i panni dei loro uomini anzi, li hanno sostituiti, …imitati
…sfidati, al punto da assumerne le sembianze psicologiche, comportamentali e perfino
fisiche.
Sono donne in carriera, seducenti, aggressive, competitive e vincenti sull'uomo che,
generalmente, a lei si accosta …l'esemplare maschile, il cavaliere ‘servente’ e ‘silente’.
La donna ha cambiato la sua identità femminile? Dove sta andando e quale è il prezzo da
pagare, per aver scavalcato i confini storici, sradicandosi dalla sua vera natura? Dietro
l’apparente trionfo delle quote rosa e dell’emancipazione consolidata si nasconde un
disagio crescente che ha investito l’intero mondo femminile ?”
La donna Yang, pur mantenendo un aspetto esteriore femminile a volte anche
prorompente, è caratterizzata dall’aver completamente sostituito, nella sua metamorfosi
empirica, le caratteristiche Yin con quelle Yang.
La spinta maschile enorme che ha attivato per proteggersi dalla sofferenza derivante dai
suoi bisogni insoddisfatti e dalla conseguente incapacità di donare amore, hanno portato la
donna Yang ad allontanarsi, fino a perderle, dalle proprie facoltà di cuore, principio attivo
Yin che si manifesta attraverso il “dare”.
La donna Yang, esattamente come l’uomo Yang alterato, è colei che desidera ormai solo
soddisfare uno smisurato bisogno di vendetta, attivando solo tutti gli aspetti propri del lato
ombra.
A tal scopo, attinge magistralmente solo dai lati ombra sia Yin sia Yang, rivelandosi esperta
stratega.
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Inganno e perfidia sono le sue armi più affilate che
utilizza ormai completamente libera da scrupoli e
freni inibitori.
La sua strategia più efficace è indossare
un'impenetrabile maschera da donna affabile,
gentile, disponibile.
La sua capacità di dare molto nasce dal bisogno di
acquisire potere e rendere l’altro debole al punto
da togliergli autonomia e dignità, fino ad
annientarlo completamente, succube quest’ultimo del fascino e del carisma di cui è
portatrice.
Il suo profondo disprezzo per la vita le consente di attivare schemi auto lesivi e annientanti
in grado di non arrestare la sua spinta rabbiosa neppure di fronte alla morte.
A livello molto profondo, esiste in lei un forte bisogno di espiare.
Nell’ambito professionale, la sua esuberanza maschile e la sua astuzia femminile le
consentono di raggiungere i massimi livelli di potere, ottenuti sempre tramite norme prive
di scrupoli e di considerazione altrui, manifestando il male in ogni ruolo che ricopre.
Tale condizione la porta completamente fuori dall’ordine, il suo degrado è arrivato al limite
massimo e non è possibile alcun recupero.
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La Matrice d’Eccellenza: la donna YIN INTEGRATA
Le strategie d’amore sono, per il genere umano la strada maestra per raggiungere il proprio
“Stato di eccellenza” ossia una condizione che da sempre traccia la soluzione empirica
ideale per ogni ruolo che sappiamo interpretare.
Esiste, infatti, una diversa matrice d’eccellenza per ogni ruolo empirico, la stessa che lo
collega ad un ordine prestabilito. Non scordiamo mai che l’essere uomo o donna costituisce
un vero e proprio ruolo al fine dell’ordine.
Ogni consegna familiare alterata, ogni eredità disarmonica della stirpe, ogni forma di
debito, personale o collettivo che sia, indica in un primo luogo uno squilibrio dell’energia di
base che proviene dalla propria stirpe, della quale i genitori sono soltanto i massimi
esponenti. Più l’adulto si avvicina alla matrice d’eccellenza del proprio femminile o maschile
ossia al codice Yin o Yang, più si accosta anche a uno stato “integrato”, unica condizione
sana e genuina ai fini empirici.
L’integrato è un preciso modello empirico. Esso può essere raggiunto soltanto
gradualmente nel tempo, attraversando consecutivamente i vari ruoli previsti dall’ordine.
La sua massima espressione è quella del buon padre e della buona madre, condizioni
empiriche che non possono essere raggiunte se prima non si passa attraverso i ruoli del
piccolo e dell’adolescente per poi, in seguito entrare in quello dell’adulto e soltanto dopo in
quello della madre o del padre.
Esiste, infatti, una differenza notevole tra il semplice essere genitore “fisiologico” (per la
semplice capacità di saper procreare) e quello di entrare nel ruolo della madre o del padre
ai fini empirici.
La matrice d’eccellenza, ossia il codice Yin e Yang, stanno alla base di tutti questi ruoli,
essendo un loro trampolino di lancio per ogni evoluzione.
Ciascun avvicinamento alla matrice d’eccellenza indica anche un’elaborazione del proprio
debito di base, ossia al bagaglio contro-sistemico acquisito durante l’infanzia.
Per entrare in quello dell’adulto, invece è necessario riscattare il proprio debito. Per questa
ragione la maggior parte delle persone entra nel ruolo empirico dell’adulto spesso soltanto
in età avanzata invece che al fine della pubertà (se non ci entra!).
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CONCLUSIONI: L’ ARRENDEVOLEZZA
“Sassi e conchiglie che il mare ha posato sulla riva, onde come braccia protese a donare
tesori nascosti che si svelano al mondo con forza dirompente o con arrendevole dolcezza….
Ricordi di passeggiate, chini sulla riva alla ricerca dei colori più belli, delle forme più
inconsuete...o di parole custodite dal mare per continuare ad assaporare questa atmosfera,
le parole e i destini sono affidate al cammino delle maree...”
(dal libro “Le parole che non ti detto”)
Nella Società moderna prevalgono sempre di più i parametri Yang, a scapito di quelli Yin,
apparentemente più deboli e meno efficaci dei primi. Infatti, è la donna, a voler essere più
forte, autosufficiente ed equiparata al popolo maschile, aspirando a strategia Yang invece
di valorizzare le proprie.
L’arrendevolezza è uno dei principi Yin meno immediati e confusi a prima vista con
atteggiamenti di sconfitta e di disagio.
L’arrendevolezza nasce da un'altra qualità Yin: la fiducia, indispensabile per sapersi
“arrendere” alla vita e affidarsi al fluire delle cose, conferendo un tocco di sano “fanatismo”
dimostrando l’accettazione profonda e assoluta dell’esistenza.
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L’arrendevolezza esprime la capacità di accogliere ogni cosa in maniera incondizionata,
senza speculazioni o calcolo di convenienza.
Ogni donna riesce ad accedere a questo moto, segno di forza femminile non inquinata
qualora il suo Yin non sia alterato o sofferente.
Dopo sei anni di lavoro con Michel Hardy, solo ora mi sento in grado di percepire a livello
profondo il bisogno di arrendermi, di cedere le armi, di abbandonare posizioni tenute per
una vita, di accettare e di approvare anche i lati indesiderati o temuti.
Sento il bisogno di autenticità e chiarezza per onorare e sostenere la scala di valori
fondamentali dell’essere umano.
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Ringraziamenti
Vorrei terminare facendo l’augurio a tutte le donne di ritrovare la propria.
“via di casa” attingendo all’essenza femminile della nostra natura: i principi Yin.
Questo viaggio interiore è stato ricco di momenti intensi, di dolore e di forti
emozioni.
Questo cammino continua ogni giorno ad ogni modo, ogni giorno posso cadere,
ma posso poi rialzarmi.
Un grazie di cuore al mio Professore Michel Hardy per l’amore e la dedizione
al suo “sapere”. Ineguagliabile è la sua Missione di fare del "Suo popolo" un
esercito d'amore inviato tra la gente a dissipare i contrasti relazionali, a fondare
rapporti autentici di conoscenza improntati sull’amore incondizionato.
La sua scuola di vita ci forma e ci fa crescere nel suo esempio d'amore.
Un grazie particolare a Carmela per l'aiuto, il sostegno, la dedizione, la cura e la
presenza che mi ha dato per la preparazione della tesi.
Grazie anche a tutti i compagni dell’Accademia conosciuti in questi sei anni che
con me hanno vissuto questa esperienza di cammino verso la luce.
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BIBLIOGRAFIA
HARDY M., “La Grammatica dell’Essere”, Dispense dell’Accademia del Sé,
Bologna, 2007-2012.
FROMM E., “L'arte di amare”, A. Mondadori, Milano 1956.
BALESTRO P., “La terapia delle coccole”, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo,
Milano 1993.
DOWLING C., “La sindrome di Biancaneve”, RCS Libri, Milano 1998.
DOWLING C., “Il complesso di Cenerentola”, RCS Libri, Milano 1992.
DOWLING C., “Signore in rosso”, RCS Libri, Milano (1999).