bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb &xulrvlwj bbbbb ·...

5
Storie di mare: il relitto del Malakoff Paolo Ponga _________________________________________________________________________Curiosità_____ Pag. 1-5 Il gommone manovrato dalla mia amica Tatiana, istruttrice e guida subacquea del diving di Cala Galdana, plana velocemente su di un mare piatto come una tavola e di un blu intenso come solo il nostro Mediterraneo sa essere in una giornata di metà giugno che preannuncia l’inizio dell’estate. La costa sud dell’isola di Minorca scorre velocemente davanti ai miei occhi, alternando baie sabbiose a rocce a strapiombo sul mare e regalandomi un’overdose di bianco verde e blu. Finalmente rallentiamo, ed ancoriamo davanti ad un roccione che si staglia in mezzo al mare, poco davanti alla costa minorchina: si tratta dello Scoglio del Governatore e qui scenderemo per l’esplorazione del Malakoff, il relitto più celebre delle Baleari. Una veloce preparazione, indossiamo l’attrezzatura sopra le mute, ci diamo l’ok e . . . via, veloci sotto la superficie del mare. L’acqua è ancora fresca e ringrazio la muta pesante che mi protegge; immediatamente la mia attenzione passa però al fondo del mare, dove si intravede di già, per la splendida visibilità delle acque minorchine, la sagoma del relitto adagiato a 39 metri di profondità. La nave appare molto rovinata: è stata infatti molto lavorata negli anni ‘50 da una società di recuperi, che alla caccia di materiali ferrosi, ha divelto e portato in superficie tutto quanto poteva poi rivendere. Rimane sul fondo la stiva carica di cemento induritosi con l'acqua del mare, dalla quale salgono costole di metallo ed è attualmente ricoperta da uno spesso strato algale. Come sempre accade, la presenza del relitto ha attirato un quantitativo importante di fauna marina, che qui è venuta a vivere ed a riprodursi: in mezzo alle lamiere si intravedono cernie, saraghi, murene e scorfani, mentre sopra la mia testa è tutta una nuvola di castagnole e sardine mentre un grosso branco di barracuda staziona verso la superficie. Non è raro trovarvi anche pesci di passo e grosse razze ormai così difficili da vedere in Mediterraneo. Ma quale era la storia del Malakoff? Quale la tragedia che l’ha affondato e lo ha fatto riposare sul fondo del mare? Come spesso accade nella storia della marineria, il Malakoff non nasce con questo nome e vive un’esistenza travagliata. La nave viene varata nel 1903 dalla Northumberland Shipbuilding Company a Howdon-on-Tyne, vicino a Newcastle in Inghilterra, col nome di SS Franconia per conto di una ditta armatrice austroungarica di Trieste, la Tripcovich

Upload: others

Post on 16-Nov-2020

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: BBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBB &XULRVLWj BBBBB · 2017. 5. 20. · 6wrulh gl pduh lo uholwwr gho 0dodnrii 3dror 3rqjd bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb&xulrvlwjbbbbb

Storie di mare: il relitto del Malakoff Paolo Ponga

_________________________________________________________________________Curiosità_____

Pag. 1-5

Il gommone manovrato dalla mia amica Tatiana, istruttrice e guida subacquea del diving di Cala Galdana, plana velocemente su di un mare piatto come una tavola e di un blu intenso come solo il nostro Mediterraneo sa essere in una giornata di metà giugno che preannuncia l’inizio dell’estate.

La costa sud dell’isola di Minorca scorre velocemente davanti ai miei occhi, alternando baie sabbiose a rocce a strapiombo sul mare e regalandomi un’overdose di bianco verde e blu.

Finalmente rallentiamo, ed ancoriamo davanti ad un roccione che si staglia in mezzo al mare, poco davanti alla costa minorchina: si tratta dello Scoglio del Governatore e qui scenderemo per l’esplorazione del Malakoff, il relitto più celebre delle Baleari.

Una veloce preparazione, indossiamo l’attrezzatura sopra le mute, ci diamo l’ok e . . . via, veloci sotto la superficie del mare.

L’acqua è ancora fresca e ringrazio la muta pesante che mi protegge; immediatamente la mia attenzione passa però al fondo del mare, dove si intravede di già, per la splendida visibilità delle acque minorchine, la sagoma del relitto adagiato a 39 metri di profondità. La nave appare molto rovinata: è stata infatti molto lavorata negli anni ‘50 da una società di recuperi, che alla caccia di materiali ferrosi, ha divelto e portato in superficie tutto quanto poteva poi rivendere. Rimane sul fondo la stiva carica di cemento induritosi con l'acqua del mare, dalla quale salgono costole di metallo ed è attualmente ricoperta da uno spesso strato algale. Come sempre accade, la presenza del relitto ha attirato un quantitativo importante di fauna marina, che qui è venuta a vivere ed a riprodursi: in mezzo alle lamiere si intravedono cernie, saraghi, murene e scorfani, mentre sopra la mia testa è tutta una nuvola di castagnole e sardine mentre un grosso branco di barracuda staziona verso la superficie. Non è raro trovarvi anche pesci di passo e grosse razze ormai così difficili da vedere in Mediterraneo.

Ma quale era la storia del Malakoff? Quale la tragedia che l’ha affondato e lo ha fatto riposare sul fondo del mare?

Come spesso accade nella storia della marineria, il Malakoff non nasce con questo nome e vive un’esistenza travagliata.

La nave viene varata nel 1903 dalla Northumberland Shipbuilding Company a Howdon-on-Tyne, vicino a Newcastle in Inghilterra, col nome di SS Franconia per conto di una ditta armatrice austroungarica di Trieste, la Tripcovich

Page 2: BBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBB &XULRVLWj BBBBB · 2017. 5. 20. · 6wrulh gl pduh lo uholwwr gho 0dodnrii 3dror 3rqjd bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb&xulrvlwjbbbbb

Storie di mare: il relitto del Malakoff Paolo Ponga

_________________________________________________________________________Curiosità_____

Pag. 2-5

Diodato & Co., società di Navigazione, Rimorchi e Salvataggi, fondata nel 1895; la società è riuscita a superare il travagliato XX secolo e le due guerre mondiali, si chiama attualmente Tripmare, ed è ora un’avanzatissima ditta specializzata in salvataggi, recuperi e lavori antinquinamento.

È uno splendido steamer, una nave a vapore di 113 metri di lunghezza con una stazza lorda di 4.637 tons ed un dislocamento di 7.437 tonnellate; è mossa da una motrice a triplice espansione a tre cilindri che le consente una velocità di 10 nodi. Il ponte di comando è centrale ed è dotato di cabine assai spaziose per l’epoca; il progetto della casa costruttrice è risultato talmente vincente da volerlo replicare in 46 unità.

Allo scoppio della Grande Guerra il Franconia si trova negli Stati Uniti ancora neutrali e rimane nel porto di Filadelfia fino al 1917, quando viene venduto alla Kerr Navigation Corporation di New York, e viene rinominato USS Keresaspa; poco dopo viene requisito dalla US Navy a scopi bellici ed assegnato ai Corpi Veterinari con il n°18 (Figura 1).

Figura 1 - Immagine del Malakoff quando era di proprietà della Kerr Navigation e si chiamava USS Keresaspa

Nel novembre 1918, al termine del conflitto, dopo una serie di lavori effettuati alle stive, viene caricato con 400 cavalli e muli e salpa con direzione il porto di La Pallice, presso la Rochelle in Francia; durante il viaggio incappa però in due furibonde tempeste che ne causano vari danni ed uccidono 53 poveri animali.

Page 3: BBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBB &XULRVLWj BBBBB · 2017. 5. 20. · 6wrulh gl pduh lo uholwwr gho 0dodnrii 3dror 3rqjd bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb&xulrvlwjbbbbb

Storie di mare: il relitto del Malakoff Paolo Ponga

_________________________________________________________________________Curiosità_____

Pag. 3-5

Al ritorno negli States vengono effettuati i lavori di riparazione e la nave viene quindi ceduta per breve tempo alla American Shipping Co. Di New York; nel 1921 viene poi venduta alla Oceana Sea Navigation Company di Budapest, e rinominata Pannonia, ricomincia a viaggiare per il mondo (Figura 2).

Figura 2 - Immagine del Malakoff quando si chiamava Pannonia e navigava per l’Oceana Sea

Nel 1927 l'ultimo passaggio di mano: viene ceduta alla Societe’ Auxiliaire des Chargeurs Francais, con sede legale a Parigi, ma sede operativa a Rouen, la splendida città francese posta nella valle della Senna e capitale della Normandia; acquista quindi il suo ultimo nome, Malakoff, dal paese situato nella cintura parigina.

La nave viene destinata ai commerci con le colonie d’oltremare francesi: dall’Africa orientale e l’oceano Indiano, alla Guadalupa e Martinica nei Caraibi, alla lontana Polinesia Francese la vecchia nave si fa onore trasportando semilavorati verso terre lontane ed importando materie prime verso la madrepatria.

Nel dicembre 1928 si trova ad Anversa, in Belgio, dove carica sacchi di cemento, barre di ghisa, ceramiche e piccoli macchinari che dovrà trasportare in Madagascar e sull’isola della Reunion; sulla coperta viene anche assicurato il piccolo yacht del capitano Quemper a cui è stato tolto l’albero e tutto ciò che potrebbe essere perso durante il lungo viaggio verso l’Africa. Salgono a bordo i 35 componenti dell’equipaggio e due signore: la moglie del capitano e dell’ingegnere di macchina.

Il Malakoff percorre quindi le coste di Francia e Portogallo e raggiunge le Colonne d’Ercole davanti alla Spagna, navigando in direzione del Canale di Suez.

Ma poiché ogni storia di mare che si rispetti deve avere in se’ qualcosa di misterioso, a questo punto accade l’inaspettato: il mercantile non prosegue seguendo le linee della costa nordafricana come sarebbe logico, ma devia

Page 4: BBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBB &XULRVLWj BBBBB · 2017. 5. 20. · 6wrulh gl pduh lo uholwwr gho 0dodnrii 3dror 3rqjd bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb&xulrvlwjbbbbb

Storie di mare: il relitto del Malakoff Paolo Ponga

_________________________________________________________________________Curiosità_____

Pag. 4-5

verso nord, verso le Isole Baleari: un improvviso cambio di rotta per recarsi a Marsiglia per un altro carico, oppure stava trasportando merce per destinatari sconosciuti? O invece si è trattato di un mero errore, davvero grossolano, di navigazione? Purtroppo non lo sapremo mai . . .

Quello che è certo è che quella notte di gennaio, il 2 gennaio 1929, il mare era in tempesta, la visibilità praticamente nulla ed il destino attendeva e reclamava il Malakoff.

Gabriel Pons e Juan Clar, i due guardiani del faro d’Artrutx posto all'estremità sud occidentale dell'isola di Minorca, uscirono a controllare che tutto funzionasse a dovere; accertati di questo, cercarono di scrutare il mare con i loro binocoli, ma le onde erano talmente alte da impedirne la visuale e tornarono così all'interno del faro. In quel momento il Malakoff passava loro davanti, senza che gli uomini di guardia sulla nave riuscissero a scorgerne la luce, sbagliando così, fatalmente, la rotta.

Il capitano dormiva nella sua cabina, quando fu svegliato improvvisamente da un tremendo scossone; vestito com’era corse nella plancia di comando per accertare i danni: la nave era ferma contro un ostacolo che per le terribili condizioni del tempo sembrava un’altra nave. Ordinò così l’indietro tutta, ed il mercantile si staccò dallo Scoglio del Governatore, a 6 km dal faro, permettendo all’acqua di penetrare con forza nello scafo.

Ben presto ci si rese conto della gravità della situazione ed il capitano ordinò di mettere a mare le scialuppe e di abbandonare la nave: sulla prima vennero imbarcate le due donne oltre a 23 uomini di equipaggio, sulla seguente altri 4 uomini; il capitano ed il capo ingegnere lavoravano alacremente con i 6 marinai rimasti per liberare lo yacht fissato in coperta. Improvvisamente, dopo soli 7 minuti dallo schianto, il Malakoff scomparve sotto la superficie del mare, ed i vortici causati dall’affondamento trascinarono sott’acqua anche la prima scialuppa e le persone terrorizzate su di essa. Il capitano Quimper ed il Capo Ingegnere erano rimasti a bordo ed erano affondati con la nave.

I sei uomini a bordo invece, gettatisi in mare al momento dell’affondamento, nuotarono nel mare agitato per un’ora, sopravvivendo miracolosamente, fino a trovare una scialuppa scampata alla furia delle acque; il mare li portò nelle vicinanze del faro dove, gridando aiuto, furono alla fine sentiti dai due guardiani che faticosamente li salvarono traendoli a terra.

La scialuppa rimasta con il secondo ingegnere, 2 fuochisti e Manqua, un marinaio malgascio, venne investita da un’onda, rovesciandola; i 4 uomini nuotarono esausti, fino ad intravedere la salvezza: lo yacht del capitano, sopravvissuto alla tragedia.

Salirono quindi sulla barca che, priva com’era di tutto, era in balia del mare; tormentati dalla sete e dalla fame galleggiarono per 6 giorni fino ad essere visti e recuperati dal mercantile Ville de Paris; il marinaio malgascio, ormai impazzito per la sete e gli stenti, era però finito in mare e di lui si erano perse le tracce.

Durante l’affondamento erano così perite 27 persone, oltre a Manqua; 9 erano fortunosamente sopravvissute.

Page 5: BBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBBB &XULRVLWj BBBBB · 2017. 5. 20. · 6wrulh gl pduh lo uholwwr gho 0dodnrii 3dror 3rqjd bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb&xulrvlwjbbbbb

Storie di mare: il relitto del Malakoff Paolo Ponga

_________________________________________________________________________Curiosità_____

Pag. 5-5

Figura 3 - Modello del Malakoff

Come sempre accade, il mare ha preso la vita, ma la vita dona alle specie marine che nei resti della nave sono andati a vivere e riprodursi.

Il Malakoff ora è entrato a far parte di un progetto di conservazione dei relitti minorchini finalizzato a 3 scopi:

1) ecologico, finalizzato all’aumento della biomassa e della biodiversità delle specie marine

2) culturale, per mantenere vivo il ricordo dei naufragi avvenuti lungo le coste dell’isola

3) economico, per i proventi derivanti da un nuovo turismo, quello subacqueo.

Una tragedia dimenticata potrà così essere ricordata e rivissuta da coloro che continueranno, così come per ogni relitto, a fare immersioni nella Storia.

Paolo Ponga